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Autore: Ily Briarroot    03/01/2023    1 recensioni
Questa storia partecipa alla Challenge "Love beyond romance" indetta da Mari Lace sul forum "Ferisce la penna".
"Vorresti trascorrere queste ultime ore insieme a lui e hai lottato con te stessa per convincerti che l'allontanarlo – almeno questa sera – ti avrebbe permesso di portare via un bel ricordo della persona che ti ha sempre salvato la vita."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The loneliest


Percepisci il rumore di passi leggeri dietro la porta e stringi istintivamente il cuscino sulla testa.
No, non stasera.
Stasera vorresti stare sola; dire addio non è semplice. Hai bisogno di tempo, hai bisogno di ricomporti, di recuperare tutte le energie e la disperazione perse tra le lacrime che ti solcano il viso senza indugio.
Senti appena voci concitate nel corridoio, ma non hai il coraggio di muovere un muscolo.
Stringi un pugno, nonostante le mani tremanti, e lo avvicini agli occhi socchiudendo le palpebre.
La porta si spalanca e ti sembra quasi di poter vedere ogni movimento della persona sulla soglia, nonostante tu sia stesa sul letto di spalle.
“Cos'è questa, Haibara?”.

La voce di Shinichi è determinata, ma non solo. Noti la punta di sbigottimento e di rabbia mal trattenute nel suo tono.
Respiri profondamente, ma non osi fiatare. Lui non deve vederti così, hai giurato a te stessa di non mostrare mai il minimo cedimento, non di nuovo.
“Allora?”.

Lo conosci, sai benissimo che non demorderà.
Sospiri e allontani il cuscino, voltandoti appena. Cerchi di asciugare in fretta le tracce umide sugli zigomi, ma sai perfettamente che si tratta di una mossa inutile.
Ti sollevi, poggiando la schiena contro la parete alle tue spalle, e volti lo sguardo nella sua direzione.
Il bambino sulla soglia della stanza ti osserva immobile, ma quasi non riesci a incrociare i suoi occhi dietro il riflesso della montatura scura.
È serio. Dannatamente serio.

“Non avresti dovuto trovarla” dici con un sorriso amaro, la voce che trema appena. Di colpo, la convinzione che hai da giorni crolla inesorabilmente sotto quello sguardo accusatorio.
Shinichi stringe appena la lettera, l'espressione tesa.
“Mi spieghi cosa significa?” chiede, il tono che non ammette repliche.

Non sopporti più l'atmosfera che si é creata; la tensione è palpabile, l'angoscia ti sta divorando.
Vorresti trascorrere queste ultime ore insieme a lui e hai lottato con te stessa per convincerti che l'allontanarlo – almeno questa sera – ti avrebbe permesso di portare via un bel ricordo della persona che ti ha sempre salvato la vita.

Lui che ti protegge.
Lui che ti sorride.
Lui che ti dà la forza di andare avanti.

E invece ti ritrovi ad avere nella mente la sua immagine che ti fissa, che ti scruta e che ti accusa. Forse proprio come la prima volta.

“Ho scritto due righe per te e per il dottor Agasa. Ecco, nel caso in cui... “.
Shinichi abbassa il volto e piega il foglio, infilandolo nella tasca della giacca.
“Hai deciso di esporti, non è così? Vuoi sacrificarti”.

Pieghi le ginocchia e le stringi al petto, mentre il corpo inizia a tremare quasi impercettibilmente.
“Siete tutti in pericolo, Kudo. È meglio così”.
“Lo credi davvero?”.

Shinichi entra in camera e si avvicina al letto, sedendosi sul materasso senza aspettarsi alcun permesso. Ora puoi vederli davvero, gli occhi blu che ti osservano, che ti scalfiscono anche l'anima.
I resti della corazza che stai cercando di sostenere sono ancora lì, da qualche parte, e resistono soltanto perché eviti di rifletterti in quello sguardo indagatore.
“Haibara, perché lo stai facendo di nuovo?”.
Stavolta la sua voce è più morbida del previsto e ti lascia perplessa qualche attimo. Essendo così vicino, il detective può percepire ogni tuo sussulto, ogni tremolio. Ogni debolezza.
T'imbarazza, ti senti a disagio; sei preda di una sensazione che non riesci a controllare, credevi fosse paura ma non è così. Non totalmente.

Non vuoi lasciarlo e lo sai. Non vuoi lasciare la vita e quello che ti ha offerto di buono negli ultimi tre anni.

“Cosa intendi?” mormori, cercando un coraggio che non trovi.
“Ti avevo detto di non scappare dal destino” continua lui, soffermandosi per pochi istanti nei tuoi occhi verdi, “pensavo che avessi capito”.
“Sei tu che non capisci, Kudo!” alzi la voce, e crolla l'ultimo, piccolissimo resto di quel muro che provi disperatamente a ricostruire. “A breve scopriranno chi sono, se non lo hanno già fatto! Se rimango, verranno a uccidervi tutti”.

Shinichi non risponde e percepisci le lacrime premere per scivolare nuovamente sulla pelle.
“Vuoi consegnarti così?” ti chiede poi, senza lasciare trapelare emozioni. “Credevo fossimo una squadra, invece non mi hai detto nulla”.
“Se non l'ho fatto è stato per evitare questa conversazione” rispondi, riuscendo a ricomporre un certo distacco complicato da mantenere.
“Avevo il dubbio che tu stessi architettando qualcosa, per fortuna sono venuto a controllare”.
“Perché lo fai, Kudo?” bisbigli appena, nascondendo gli occhi ormai pieni di lacrime sotto la frangia ramata. “Perché mi rendi tutto complicato? Perché sei qui nonostante non ti abbia chiesto aiuto? Non sto scappando, sto affrontando una volta per tutte il mio destino”.

Non puoi vederlo ora, ma lo senti sempre su di te.
Infili la mano nella sua tasca e tiri fuori la lettera sgualcita, senza il coraggio di aprirla.

“Sapevamo entrambi che sarebbe dovuta andare così. Voglio che la apriate solo una volta che non ci sarò piú. Non vi ho mai ringraziato per tutto... “ un singhiozzo ti coglie impreparata, scuotendo il tuo intero essere. Per alcuni attimi non riesci a proseguire, la visuale sfocata e il respiro spezzato dal pianto. Non devi cedere, non ancora, “... tutto quello che avete fatto per me. Questi anni sono stati i più belli della mia vita”.

Lui scuote la testa istintivamente, strappandoti la carta dalle mani.
“Basta, smettila di parlare così” afferma serio, lasciandola cadere a terra, “sai che non te lo permetterò mai. Non è l'unica soluzione, abbiamo-”.
“-Kudo” lo interrompi debolmente, tirando appena su col naso. Il detective ti guarda, rispettando i tuoi tempi. “Mi basta che tu stia con me stasera. Per favore. Non parliamone più”.

Vedi i suoi occhi sgranarsi, l'agitazione che cerca di celare dietro le lenti.
Dopodiché annuisce, assecondando la tua richiesta silenziosa, quella che probabilmente ha compreso ma che non gli dirai mai.

Aiuto, Kudo.

Il giovane detective ti si avvicina silenziosamente e si sporge verso di te, cingendoti le spalle con le braccia.
Solo allora sei libera di sfogare tutto, di far crollare il muro. I singhiozzi scuotono anche le sue spalle esili, mentre il calore che emana il suo corpo riesce pian piano a calmarti e ad annullare pensieri che fanno male.
Per questa notte, va bene così.




 

  
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