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Autore: sasdavvero    03/01/2023    0 recensioni
[Blue Lock]
Isagi realizzava lentamente molte cose.
Certo, su alcune non faceva alcuna fatica, su altre doveva starci a pensare un po', su altre ancora, beh…
Diciamo che poteva essere alquanto cieco.
Isagi non era un ragazzo da considerare ansioso, eppure, in quel momento, aveva un buco nel petto che l’avrebbe fatto affondare nelle viscere della terra, non fosse che, beh, c’era il marciapiede.
Dio, quanto odiava l’ansia.

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feat. un delfino di peluche, Isagi che pensa troppo e appuntamenti-non-appuntamenti.
[Blue Lock - Isagi/Bachira - lievi spoiler per il manga menzionati per il contesto]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nota: è la mia prima bllk ff, e non so quanto IC siano (ho fatto del mio meglio), quindi se avete feedback di alcun genere fatemi sapere!!

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Isagi realizzava lentamente molte cose.

Certo, su alcune non faceva alcuna fatica, su altre doveva starci a pensare un po', su altre ancora, beh…

Diciamo che poteva essere alquanto cieco.

Isagi non era un ragazzo da considerare ansioso, eppure, in quel momento, aveva un buco nel petto che l’avrebbe fatto affondare nelle viscere della terra, non fosse che, beh, c’era il marciapiede.

Dio, quanto odiava l’ansia.

“Isagi!” sentì una voce familiare chiamarlo, si voltò di scatto e un sorriso prese posto sul suo volto pensieroso.

“Bachira, sei in ritardo,” alzò una mano in aria e, anche questa volta, non riuscì a schivare il karate chop che l’altro gli fiondò in testa.

Non che gli desse fastidio.

“Sei tu che sei in anticipo,” ribatté Bachira, un sorriso anche sulle sue labbra.

“Di cinque minuti, sì, è da mezz’ora che—”

“Dettagli, dettagli! Allora, dove si va?”

Dove si va?

Dire che Isagi non sapesse dove volesse andare era una bugia, eppure, la sua testa era vuota di ogni cosa.

Ogni cosa.

Mandare quel Ti va di uscire uno di questi giorni? a Bachira era stata un’impresa probabilmente più ardua del suo goal contro la U-20. Prima di mandarlo si era scervellato su qualsiasi cosa avessero potuto fare, avrebbe voluto trovare qualcosa di… poco ovvio, possiamo dire.

Eppure, ogni idea che gli veniva in mente faceva sembrare quell'uscita come un appuntamento, ai suoi occhi, almeno.

Questo era stato abbastanza da fargli scartare troppe opzioni.

Troppo ovvio, troppo ovvio, non vorresti mica che capisca, no?

Non vorresti mica perderlo, no?

Alla fine, la scelta era stata la più semplice.

“Da questa parte,” disse iniziando a camminare, “c'è un campo qua vicino, pensavo di fare uno contro uno, che dici?”

Bachira sembrava al settimo cielo. “Fatti sotto, chi perde più volte paga la cena.”

La cena? Erano appena le tre di pomeriggio, Isagi sorrise. “Sicuro, andiamo.”

Giocare a calcio con Bachira era divertente, lui era il tipo di persona che lo faceva risvegliare, in qualche modo, certo, non era straordinario come qualcuno come Rin, per dire, ma Isagi non poteva proprio paragonare i due.

Sapeva solo che Bachira gli infondeva un coraggio, una strana forza che lo spingeva ad andare oltre i suoi limiti, era…

Sì, divertente.

Per quanto fossero in competizione, riuscire a divertirsi così tanto era davvero liberatorio, quando non si sente solo il peso del E se perdessi? e, ora più che in altri momenti, si può pensare solo a giocare per giocare, dando il massimo e sempre, sempre—

“Tutto bene, Isagi?” Bachira si fermò dal dribblare. “Ti vedo un po' perso.”

Isagi sperò solo che non si notasse lo spaesamento sul suo viso. “Tutto bene, a volte penso troppo.”

“È naturale, no?” sorrideva. “Con un’arma come la tua soprattutto c'è sempre da pensare, è stancante anche quello, vero?”

“Già, beh,” con uno scatto troppo veloce si fiondò sulla palla, riuscendo a stento a rubargliela, senza sorpassarlo, “anche te non sei messo meglio.”

Bachira rise. “Devi solo provarci.”

Isagi era troppo preso dall’esplosione di pensieri che era scattata nella sua mente con quella risata per registrare davvero quello che aveva detto, ma scosse la testa e sorrise, prima di far ricominciare lo scontro.

Non pensare, si diceva, non serve pensarci ora.

Va bene così.

Va bene così.

Erano le cinque e mezza quando si trovarono sudati, esausti, e in parità.

“Con questa chiudiamo,” propose Isagi, “ho una fame boia.”

Bachira annuì. “Mi sa che mi serve una doccia però.”

Isagi sorrise, prima che il suo volto non si facesse serio di nuovo, nella sua testa non avrebbe voluto far pagare la cena a Bachira, più che altro perché aveva organizzato lui l’uscita, e si sentiva quasi in dovere di offrire, ma allo stesso tempo non voleva perdere.

Per nulla.

Eppure…

“Cazzo,” sbuffò quando Bachira iniziò a correre verso la porta, fece uno scatto che sentiva le gambe in fiamme, ma la palla entrò comunque.

Fanculo. “Un’altra.”

“Va che perdi di nuovo,” Bachira gli fece la linguaccia ma dio santo—

“Sta’ zitto—”

“Ti rode tanto pagare la cena?”

“Non è quello— anzi, a proposito,” per favore non capire, per favore fa’ che non sia ovvio, “casa mia non è lontana, perché una doccia serve anche a me.”

Bachira lo fissò un attimo.

Rise. “Sicuro! Ma ho vinto io.”

“No, un’altra—” ma anche lui rideva, e, alla fine, presero su il pallone e si incamminarono verso casa di Isagi chiacchierando di nulla e tutto.

*

“Sono a casa!” chiamò Isagi mentre si toglievano le scarpe all’entrata.

“Bentornato! È andata tutto bene l’uscita?” lo salutò sua madre, si presentò nel corridoio e rimase immobile un attimo.

Un grosso sorriso squarciò il suo volto. “Ah! Tu devi essere Bachira Meguru, giusto? Yoichi a volte ci parla dei suoi amici del Blue Lock.”

Bachira sorrise, fece un inchino. “Esatto! È un piacere, madre di Isagi.”

“Puoi chiamarmi Iyo, nessun problema!” sembrava davvero felice di vederlo, Isagi non capiva perché. “Ora andate a lavarvi, che sennò vi prendete un malanno.”

“Sì, sì, ora andiamo,” Isagi fece cenno a Bachira di seguirlo su per le scale.

“Hai un cambio?” gli chiese. “Il bagno è questa porta qua.”

“Mhh, nop, non pensavo avremmo giocato.”

“Ti presto una tuta,” non è ovvio, è una cosa normale, no?

No?

“Grazie mille,” Bachira gli sorrise e porca puttana dio santo ma cristo—

“Di nulla,” non pensare, ti prego non pensare— “Fai in fretta che serve anche a me.”

“Sì sì,” e scomparve dietro la porta del bagno.

Dio santo.

Isagi non ce la poteva fare.

Non ce la poteva proprio fare.

Sospirò.

“Ma’!” chiamò mentre scendeva le scale. “Usciamo a cena.”

“Sicuro, Yoichi?” sua madre era ancora in cucina. “Posso prepararvi qualcosa se volete.”

“Nah, abbiamo scommesso,” e poi, non lo so, ma…

“Ti diverti davvero tanto a giocare, vero?” gli chiese sua madre, Isagi rimase un attimo interdetto.

“Che vuoi dire?”

“Che si vede quanto ci tieni, al calcio…” sorrise, gli fece l’occhiolino, “e a quel ragazzo.”

Ti prego, no. “Mamma—”

“Abbiamo conosciuto sua madre sugli spalti l’altra settimana,” continuò a raccontare Iyo. “È simpatica! Anche se non abbiamo potuto chiacchierare troppo perché volevamo tutti vedere come sarebbe andata la partita, ma sono felice che ti sia fatto degli amici nel Blue Lock, è stata davvero una buona opportunità, non credi?”

“Mamma…” sospirò, sorrideva. “Sì, davvero una buona opportunità.”

Iyo annuì. “Avvisami quando esci, così ti do qualche soldo, okay? Dove andate di bello? E lavati, che prendi freddo.”

“Ora vado, ora vado, non so ancora dove ceneremo, si vedrà, immagino.”

Sorrideva. “Fai colpo, Yoichi! E non stare con le spalle rigide, che si capisce che sei in ansia.”

“Non ho le spalle rigide—” un ping dal telefono lo distrasse dalla conversazione.

Bachira

vestiti?🥺🥺👕👖🧦
6:27 PM

“Vado a fare la doccia,” stava già praticamente correndo su dalle scale, “a dopo!”

Si mise a cercare nell’armadio in camera qualcosa di decente per Bachira e trovò una tuta nera molto a caso e una maglia blu.

Sarebbero andati bene.

Il suo cuore batteva a mille per nessun motivo apparente mentre bussava alla porta del bagno. “Ho i vestiti!”

“Grazie mille!” Bachira spalancò la porta e gli rubò dalle mani i vestiti. “Dammi un attimo e il bagno è tuo.”

“Sicuro!” ti prego tipregotipregotiprego— “Fai pure con calma.”

Dio santissimo.

Non era nemmeno che non l’avesse mai visto nudo, Bachira era il tipo di persona che se ne fregava di chi lo vedesse o non lo vedesse, non era chissà che cosa, non—

Ma perché sono così?

Sospirò, una volta gli ebbe lasciato il bagno si fiondò in doccia e si lavò il più velocemente che poté, tentando di pensare solo alla fame che continuava a salire, già pregustando la cena, anche se era ancora da decidere.

“Ci sono,” si presentò in camera sua venti minuti dopo, “dove vuoi andare a mangiare?”

“Uh? Uhmmmm,” Bachira si tolse le cuffie, “non ne ho idea, non so cosa c'è qua.”

“C'è qualcosa che vorresti mangiare?”

“Tu che vuoi magiare?”

Eh no eh. “Boh? Possiamo farci un giro e vedere, qua attorno c'è… un ramen bar, un posto che fa tempura… ci sono dei ristoranti, ma molti sono quasi…”

“Mhh, ramen? Non ne ho idea.”

“Ci sta.”

“Bella,” si alzò dal letto, “andiamo allora!”

Isagi annuì.

Prese un respiro, vederlo così felice, sorridente come al solito, lo faceva sentire leggero, tanto che l’ansia quasi comparve.

Bachira era davvero in grado di migliorargli l’umore.

Non poteva essere più felice, loro, insieme a cena, era…

Non era importante dare un'etichetta ad un'uscita così, voleva solo che andasse tutto bene.

Era sicuro che sarebbe andato tutto bene.

*

Diciamo che l'ansia tornò quando arrivarono al ramen bar, Isagi sperava di averla scacciata del tutto, eppure…

“Tu che prendi?” chiese Bachira mentre leggeva il menù.

“Il 13, lo prendo sempre quando vengo qua.”

“Ci sta, ci sta,” sembrava abbastanza indeciso. “È buono?”

“Molto, un po' piccante, non so se ti piace.”

“Ye.”

“Nice.”

“Consigli?”

“Alquanto.”

“Bella!! Allora lo prendo anche io!” gli sorrise, di nuovo, Isagi non—

“A proposito,” parlò mentre aspettavano nel silenzio il ramen, “quanto puoi stare? Hai un orario per tornare a casa?”

Bachira ci pensò su. “Mhh… l’ultimo treno è alle dieci e qualcosa, pensavo di prendere quello, o uno prima, dipende quanto stiamo in giro.”

Isagi annuì. “Capito, capito.”

“Piuttosto—” Bachira si interruppe, sorrise al cameriere che aveva portato da mangiare, “grazie per il pasto! Hai sentito gli altri?”

“Grazie per il pasto!” Isagi prese su un po' di noodles, scosse la testa. “Non ancora, pensavo di scrivere uno di questi giorni.” Avevo già l’ansia di scrivere a te, figuriamoci se ho pensato di scrivere agli altri.

“Uscire tutti insieme sarebbe figo, possiamo andarci a prendere un caffè, che dici?”

“Sarebbe bello, sì, col fatto che ci vedevamo tutti i giorni o quasi, un po' si sente la mancanza.”

“Verissimo,” Bachira bevve un sorso di brodo, “comunque ‘sto ramen è davvero buono! Ora mi viene da andare a cercare un posto così anche a casa mia.”

“Vero? Sono davvero bravi qua, poi sicuro ce n'è uno anche da te,” Isagi gli sorrise, non capiva se avesse caldo perché faceva caldo nel locale, perché il suo cuore continuava ad andare a mille, o per via del togarashi.

Magari tutte e tre le cose.

Finirono di mangiare che era abbastanza tardi, non che se ne fossero resi conto, in verità, nessuno dei due si preoccupò di controllare l’ora, erano rimasti a chiacchierare un po' troppo tempo, e dopo cena si erano messi a vagare per le strade della città, Isagi non capiva se la tensione che sentiva ci fosse davvero o se se la stesse immaginando, non era davvero importante, in verità, perché era…

Bello.

Passare del tempo con Bachira era bello, che fossero nel Blue Lock o che stessero giocando uno contro uno o che fossero in quel momento, in un contesto così diverso, solo, insieme, era…

Bellissimo, davvero.

Isagi prese un respiro, rilassò le spalle, “Uh—”

“Ohh, Isagi! Una sala giochi!” Bachira gli prese la mano e lo trascinò verso l’arcade e Isagi stava letteralmente per svenire ed era così strano, non capiva perché improvvisamente ciò che faceva lo mandasse tanto in tilt, non gli era mai successo.

Bachira era diventato…

Troppo.

Troppo.

Non sapeva bene quando era passato dal ragazzo strano al suo migliore amico, forse quando si erano allenati insieme? O forse quando i Top 3 l’avevano rubato dalla sua squadra? Non lo sapeva davvero, ma la sua mano era calda nella propria e gli infondeva un senso di calma e agitazione che non aveva mai provato.

Non capiva nulla di quello che stava succedendo, ma era…

Bello.

Anche questo era davvero bellissimo.

“Scommetto che riesco a vincere qualcosa,” Bachira stava praticamente schiacciando la faccia contro il vetro di uno di quei giochi dove bisogna prender su dei peluche. “Guarda quello là!! Non è carinissimo? Ti giuro che lo vinco, fosse l’ultima cosa che faccio.”

Isagi stava solo cercando di non impazzire che Bachira continuava a stringergli la mano dio santo—, il suo sguardo cadde su un peluche di un delfino, era grigio-azzurro e aveva dei piccoli occhi luminosi, era un peluche, era carino, sì.

“Sai che i delfini sono i miei animali preferiti?” gli disse Bachira mentre inseriva un gettone nel gioco.

“Davvero?” ma quando cazzo è carino dio mio—

“Mh! Hanno una faccia felice, sembrano simpatici, sono anche davvero intelligenti— mi guardi a lato quanto devo spostarmi?”

Isagi dovette, a suo malgrado, lasciargli la mano per andare a lato della macchinetta, gli indicò dove doveva posizionarsi, eppure…

“Cacchio,” Bachira fu pronto a inserire un altro gettone, “stavolta lo becco.”

Solo al settimo tentativo si fermarono, più che altro per mancanza di gettoni, l’umore allegro di Bachira sembrava essersi quasi definitivamente spento, Isagi non l'aveva mai visto così abbattuto, soprattutto perché almeno due volte era quasi riuscito a prenderlo, eppure, non c’era stato nulla da fare, quel maledetto pupazzo non voleva proprio essere vinto.

“Vado a piangere in bagno,” fece finta di asciugarsi una lacrima, “cioè, scherzo, ma devo andare in bagno, mi aspetti qua?”

Isagi annuì. “Va bene, se ti serve qualcosa scrivimi, o chiamami.”

“Oke!” e solo quando scomparve nella sala affollata Isagi si girò verso la macchinetta.

Prese un respiro, non sapeva perché non avesse detto a Bachira di avere altri tre gettoni, ma…

Era la sua occasione.

Forse.

Incrociò le dita e ne inserì uno, l’ormai familiare musichetta del gioco si fuse con il chiacchiericcio della sala, mentre Isagi si sentiva quasi come se fosse sul campo, concentrato al massimo per vincere quel maledetto pupazzo.

Era più difficile di quanto sembrasse, ma Bachira l’aveva mosso abbastanza da rendere più facile la sua cattura.

Il primo gettone andò che era finito il tempo e Isagi era stato troppo meticoloso nel cercare di essere sul punto più esatto, col secondo gettone tentò di cambiare strategia, ma il pupazzo cadde dalla mano meccanica prima che potesse finire nella piccola botola.

Ultima possibilità, ora era in un punto su cui non aveva mai provato, un unico, ultimo tentativo per riuscire a vincere, le sue mani sudavano, gli facevano male gli occhi per la luce abbagliante del gioco, eppure, non c’era il tempo di aspettare, Bachira sarebbe tornato a momenti, doveva darsi una mossa.

Respirò, rilassò le spalle, e inserì l’ultimo gettone.

Veloce, preciso, cuore a mille, controllò più e più volte la linea di caduta della mano, senza la fretta di dover finire prima dei venti secondi, si concentrò solo di essere il più in linea possibile, e lasciò che la mano cadesse sul piccolo delfino allo scadere del conto alla rovescia.

E in quel momento—

“Sì cazzo!” non ci credeva.

Dio santissimo, sì.

Prese il peluche dalla macchinetta con mani tremanti, era…

Morbido.

Era un delfino, e l’aveva vinto.

Dio santo, avrebbe pianto dall’ansia—

“Isagi?” cristo santissimo—

Isagi quasi si prese un colpo, si voltò di scatto, il pupazzo nascosto dietro la schiena, e si trovò faccia a faccia con Bachira.

“Uhh—”

“L’hai vinto??” sembrava estasiato, il suo sguardo si illuminò e gli corse incontro, un grosso sorriso stampato sul suo volto. “Wa! Incredibile!! Posso vederlo?”

Isagi non riusciva a parlare, ma gli porse il peluche e Bachira lo prese con cautela dalle sue mani.

“È bellissimo… guarda che faccia!!” e vederlo così, felice in quel modo così… da lui, vedere i suoi occhi gialli pieni di luce mentre gli mostrava quel peluche che così tanto si erano impegnati a prendere gli scaldava il petto di un calore così sopraffacente che Isagi davvero non—

“È per te,” disse solo, abbassò lo sguardo, “se— se lo vuoi.”

“Scherzi? L’hai vinto tu—”

“Ma ti piaceva, no? Non è un problema per me, posso vincerne un altro un’altra volta.”

Bachira lo guardava fisso. “Delfi.”

“Uh—?”

“Ti piace come nome?”

“Uh… sì, ci sta!”

“Bella!” fece un passo, allungò una mano verso di lui. “Grazie.”

Isagi non—

Sorrise, prese la sua mano nella propria. “Di nulla.”

“Andiamo? Sennò perdo il treno.”

Lui annuì, e si misero a correre verso la stazione, arrivarono stremati e ansimanti che mancavano pochi minuti all’arrivo del treno, eppure, era…

Nessuno dei due lasciò la mano dell’altro.

“Grazie— per l'uscita,” Bachira stava ancora riprendendo fiato, “è stato divertente, da rifare!”

“Sicuro, sarebbe bello,” Isagi gli lanciò un sorriso, era…

Non avrebbe voluto che se ne andasse.

Dio, era come se già sentisse la sua mancanza, come se già non fosse più con lui, estenuante, pesante senso di vuoto nel petto mentre prendeva profondi respiri, era…

“Hey?”

Si voltò a guardarlo, il suo solito sorriso sulle labbra, i suoi grandi occhi gialli, le sue guance avevano una nota di rosso che non aveva mai visto su di lui, Bachira si avvicinò, troppo, troppo, Isagi non riusciva a respirare.

Non ci riusciva, eppure, quando il suo volto scomparve dietro le sue palpebre chiuse, quando solo sentiva il calore delle sue labbra sulle proprie, gli sembrò quasi di respirare per la prima volta, gli sembrò quasi di essere davvero, davvero, vivo.

Felice.

Bello, bellissimo, non—

“Grazie di tutto,” sussurrò Bachira sulle sue labbra, la sua mano sul suo viso era calda, il suo pollice gli accarezzava delicatamente una guancia, “davvero.”

Isagi non riusciva a parlare, l’unica cosa che riuscì a fare fu buttarsi di nuovo sulle sue labbra, mezzo sorriso sul suo volto, si mosse dalla sua immobilità e lo strinse a sé, lui, lui, era lui ed era lì e—

Isagi poteva essere davvero cieco, a volte.

Certe cose bisognava fargliele capire in modo così esplicito da non lasciare nemmeno l’ombra di fraintendimenti, per fargli vedere che ciò che pensava era giusto, e, beh, diciamo che ora, finalmente, poteva vedere quanto fosse vero.

Poteva dire di averci visto giusto, e non c’era niente che avrebbe potuto battere quel senso di euforia e sollievo che lo invase quando Bachira rise tra un bacio e l’altro.

Era davvero la soddisfazione più grande che avesse mai avuto.

E per quanto già gli mancasse appena lo lasciò, sapeva che era vero, che non era perso.

Ci sarebbe stata sicuramente una prossima volta.

___________

altra nota: vi lascio il mio tumblr che c'è un disegnino su sta storia lol

   
 
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