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Autore: Anown    04/01/2023    0 recensioni
Duncan, il giovane principe di Atene si stava dirigendo a Creta con i fanciulli scelti come sacrifici per una missione.
La storia è una sorta di parodia del mito di Arianna.
Coppie: Gwen/Duncan-Duncan/Courtney Courtney/Scott
Accenni: Gwen/Trent Leshawna/Harold (non sono sicura di classificarli come coppia in senso romantico in questa storia... ma in realtà a causa del contesto potrei avere dubbi su tutte le coppie... uhm...)
Personaggi: Courtney, Duncan, Harold, Leshawna, Scott, Dawn, Gwen, Heather
Personaggi più secondari: DJ, Ellody, Kitty, Emma, Zoey, Scarlet
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, LeShawna, Scott | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Kitty ed Emma, le Muse della commedia e della geometria si erano materializzate sul ponte dell'imbarcazione diretta a Nasso per informare la maggiore di loro dell'incredibile successo che avevano avuto nel far capire all'ex principessa di Creta che doveva convincere il suo compare Dio del vino a fermare i fallimentari piani di conquista dell'Olimpo.
Leshawna, scettica nonostante desiderasse dare fiducia alle sorelline, si rivolse verso Heather che in quanto Musa della storia avrebbe dovuto sapere se qualcosa era cambiato o meno nei piani della squilibrata coppietta di Nasso.
Heather scosse le spalle, poi sorrise e canticchiò: -Hanno fallito, miseramente fallito, epicamente fallito!-
Leshawna diede una gomitata ad Heather.
Emma sembrava offesa e frustrata -Come ho potuto fallire?- rimuginò.
Mentre Kitty era incredula: -Ma ero sicura che i sentimenti della principessa al risveglio fossero molto meno bellicosi!- si girò verso Emma -Se solo mi avessi lasciato gestire la situazione da sola! Dovevi per forza intrometterti con quegli stupidi discorsi sul rimanere single?!-
-Io e quella ragazza eravamo spiriti affini!- ribattè Emma -Se mi avessi lasciato scoppiare quella coppia mal assortita per il bene della ragazza, sarebbe rinsavita di sicuro!-
-Non è che solo perchè il ragazzo per cui avevi perso la testa si è rivelato un arrampicatore sociale più interessato al suo migliore amico che a te, allora tutte le coppie devono lasciarsi!- ribattè Kitty, ma quando vide il volto sconvolto della sorella fece immediatamente un passo indietro: -Scusami... ma sarebbe un bene se ti lasciassi quella storia alle spalle e dessi una nuova possibilità all'amore, invece di tifare sistematicamente perchè le coppiette che vedi facciano una brutta fine...-
-Sono perfettamente capace di essere obbiettiva, Kitty! Non mi lascio influenzare dalla mia storia personale!-
Mentre Leshawna le osservava riflettendo sul da farsi, Heather richiamò la sua attenzione : -Ehi capa!- le disse sarcastica. -Non dovresti interromperle?-
-Solo se le cose degenereranno troppo. Non sono delle bambine, sarebbe offensivo e diseducativo se mi comportassi come se fossero delle infanti...-
-Come mai non hai reagito perdendo le staffe?-
-Al fatto che abbiano fallito la missione intendi?- Leshawna sospirò. -Ho capito che se voglio che le cose vengano fatte bene, è meglio che me le faccia da sola.-
-Da sola, eh?- ripetè Heather fissando il ragazzino con la vista difettosa seduto poco distante. Sapeva che Leshawna gli aveva lasciato un incarico.
-Ehi, ragazzino orbo.- disse Heather accovacciandosi vicino a lui. L'espressione di Harold si fece infastidita, sembrava di cattivo umore. -Come mai questo muso lungo?- gli chiese carezzandogli il capo con tono di presa in giro. -Ora che le sorelline hanno fallito, sai che dovrai sporcarti le mani?-
-Potresti ignorare la mia presenza, cortesemente?- disse il ragazzino puntandole contro la piccola lama che utilizzava per graffiare le sue tavolette cerate.
-Se mi infilzi di nuovo con quel coso, ti prometto che non vivrai abbastanza a lungo da vedere l'alba.- Heather lo minacciò, ma il ragazzino sbuffò senza mettere a posto la lama. “Perchè non sono capace di mettergli paura? Che problemi ha?” Si chiese Heather infastidita.
Il ragazzino nel mentre si mise a guardare Leshawna che si rivolgeva ad Emma e Kitty.
Non sentivano bene cosa si stessero dicendo, ma le due sembravano essersi calmate e Leshawna forse per salutarle gli stava ponendo le mani sulle teste. Heather non era sicura di quanto Harold potesse capire della scena ma sembrava attento.
-Quindi non è solo una spaccona... ha veramente una sorta di aura autorevole...- commentò lui con un misto di ammirazione e fastidio. Percependo la perplessità di Heather, Harold si spiegò meglio: -Qualunque fosse la ragione per cui quelle due stavano bisticciando, si sono fermate e hanno risolto quando Leshawna ha deciso di congedarle, ma non sembra che abbiano paura di lei quindi devono percepirla come autorevole...- ripetè.
Heather pensò di aver sottovalutato la percezione visiva del giovane umano o magari lui compensava davvero il suo difetto visivo con qualche potere divinatorio o di lettura delle emozioni.
La Musa della storia guardò con fastidio la sorella che si comportava affettuosamente con le altre sorelline.
La ragazza si accorse di avere addosso gli occhi spenti e poco utili di Harold che la guardavano con curiosità: -Che c'è?!- chiese bruscamente Heather. Harold le accarezzò la testa. Heather si stranì ma non si sentì particolarmente furiosa, era troppo perplessa per arrabbiarsi.
-Eh, aspetta... mi stai accarezzando la testa perchè pensi che sia gelosa di Leshawna che si comporta di merda con me, ma è tutta carina con le altre?- chiese Heather offesa.
Nel suo essere un ragazzino svampito, Harold annuì innocentemente.
Heather lo guardò storto, poi lo immobilizzò, gli tolse il copricapo di legno e gli grattò la cute con le nocche per dispetto.
Il ragazzetto emise un verso strozzato per la sorpresa, poi provò a liberarsi con scarsi risultati.
-Ah, mi fa piacere che tu sia finalmente riuscita a trovare un compagno di giochi della tua età, Heather.- disse Leshawna interrompendoli. -Che vi ho fatto di male?- chiese vedendo che i due sembravano un po' schivi nei suoi confronti.
La Musa accarezzò la testa del ragazzetto e della sorella, i due emisero una specie di squittio, arrossirono, indietreggiarono, infine si fecero ancora più guardinghi come se si fossero sincronizzati.
-Sì... mi fa molto piacere che andiate d'accordo...- ripetè Leshawna un po' spaesata. Il ragazzetto sembrava particolarmente teso, non lo biasimò. Gli scompigliò i capelli un po' per dispetto, poi con un sorriso di apprensione, si allontanò.
-E' inquietante quando non vuole ucciderti...- commentò Heather.
-E' spesso poco incline ad uccidere...- “Non sempre, ma spesso.” pensò nervoso.
-Con te forse...- disse Heather infastidita.
-Voi due dovreste decisamente risolvere i vostri problemi familiari e affettivi.- Heather reagì facendo il verso del vomito. -Molto, molto matura...-

Quel lungo viaggio d'andata, finalmente, era quasi finito.
L'ex principe, ora re, di Atene uscì sul ponte dell'imbarcazione. Nel farlo scorse un'imbarcazione più piccola e bassa che stava attraccando al porto. Sul suo ponte vide una pallida figura femminile dai lunghi capelli scuri.
Era così esaltato da quella presenza che per un attimo scordò della sua missione e delle circostanze che l'avevano portato a conoscere la ragazza, così cercò di richiamare la sua attenzione per salutarla.
Quando si accorse dell'errore si accovacciò di scatto per nascondersi alla vista della ragazza.
Afferrò due persone che avevano avuto la sfortuna di avvicinarsi a lui in quel momento e pensando che potessero essere riconosciute dalla ragazza, le portò giù con sé facendole atterrare di faccia.
Gli sfortunati erano DJ e Harold.
-Che diamine ti prende?!- piagnucolò DJ, ma Duncan gli fece cenno di fare silenzio e cercò di tenerlo giù.
-Morirai di sicuro...- mormorò Harold alzando leggermente il capo. Senza motivo apparente, DJ svenne. Harold si sentiva il naso e il labbro superiore bagnati, con la lingua verificò che fosse sangue. -Quello che dovrebbe farti da scorta ha paura del sangue?- chiese ricollegando il sangue e lo svenimento.
-Forse sì... o forse è colpa della tua brutta faccia. Ora stai zitto.- sussurrò Duncan.
-Morirai di sicuro...- mormorò di nuovo Harold innervosendolo ulteriormente.
Duncan non sapeva se fosse una minaccia, il modo del ragazzetto per comunicare disappunto, o un intuizione sul futuro, sapeva solo che gli dava sui nervi.
-Che fate voi tre li a terra?- chiese Leshawna avvicinandosi. -Ragazzino... che ti è successo alla faccia?- chiese con apprensione vedendolo perdere sangue.
-Potresti controllare cos'è che ha messo paura a questo idiota?- le chiese Harold infastidito.
Duncan sbuffò ma non si preoccupò che Gwen potesse vedere Leshawna, tanto non si conoscevano.
-Una ragazza.- disse Leshawna compiaciuta. -Una ragazza molto, molto graziosa.-
-Sono stato spinto a terra per una ragazza?!- Harold protestò.
-Si tratta della sorella della principessa che hai abbandonato qui, vero?- chiese divertita.
-Visto che sembri interessata a conoscerla, non è che le chiederesti perchè si trova qui e quanto sa di... di quello che ho fatto a sua sorella?- non sapeva quanto fidarsi di lei e si era pentito di averla attirata sull'imbarcazione servendosi di Harold, ma da come la guardava, era sicuro che lei volesse avvicinarsi alla ragazza in ogni caso quindi decise di approfittarne.
La Musa con fare allegro scene dalla nave.
-Deve esse una specie di maniaca...- commentò Duncan fra sé e sé.
-Se vedere qualcosa di attraente fa rincretinire così, sono contento di non riuscire a mettere a fuoco le persone... sono certo che non è neanche così carina!- rimuginò Harold giocherellando con la lancia che il ragazzetto aveva cominciato ad utilizzare come bastone per ciechi, come se fantasticasse sul rendere la principesse minore di Creta un kebab...
Nonostante l'atteggiamento di ostilità verso una ragazza per cui forse Duncan provava interesse, l'atteggiamento puerile del ragazzetto lo distrasse e intrattene.
-E' successo qualcosa? Sembri piuttosto inviperito, piccolo orbo.-
-Intendi a parte per il fatto che “qualcuno” mi ha fatto sanguinare il naso?!- chiese Harold infastidito, dopo sospirò e fece una confessione. -Qualcuno mi ha commissionato un lavoro... si tratta di un compito un po' stressante...-
-Ah, capisco...- era una frase di circostanza, non aveva idea di che tipo di lavoro potesse essere commissionato ad un ragazzetto magrolino e con una ridotta capacità visiva.
-Mio re...- pronunciò Harold con titubanza, non gli piaceva chiamarlo in quel modo e Duncan era più a disagio che compiaciuto nel sentirsi chiamare in quel modo dal ragazzetto. -Se ti dessero un compito sgradevole ma importante, tu lo porteresti a termine comunque mettendo da parte i tuoi sentimenti negativi?- gli chiese serio.
Duncan capì perchè si era rivolto a lui come re, sperava di parlare col Duncan su cui gravavano delle responsabilità. -Se qualcosa non mi piace trovo la scappatoia per non farla.- ma Duncan rispose da delinquente. -Se si è abbastanza furbi, un modo per sottrarsi alle situazioni o alle conseguenze sgradevoli lo si trova sempre.- affermò sicuro di sé.
-Ah, sì? Ed è per questo che ti stai nascondendo dalla sorella della tua amante abbandonata?-
-Amante? Giuro non averle mai fatto nulla! Inoltre sono qui per chiederle scusa e farle capire che il nostro matrimonio non era cosa di essere celebrato in modo da farle ritirare la maledizione ma non doverla sposare comunque. Per quanto riguarda Gwen... vedrò come risolvere anche questa situazione...-
-Prima o poi dovrai pagare le conseguenze delle tue azioni.-
-Ma non è questo il giorno! Inoltre non sei stato tu a suggerirmi di sbarazzarmi della principessa?-
Harold arrossì poi si sfogò -Ti ho solo messo in guardia! Non ti ho mai detto di abbandonarla su un' isola sconosciuta traumatizzandola! Se sei davvero così furbo avresti potuto trovare un altro modo per farle capire che sposare un emerito idiota come te era una pessima idea! La tua tattica geniale per ottenere quello che vuoi è traumatizzare e schiacciare chi ti è scomodo?!-
-Ok ragazzino, il tuo re non vuole più sentire le tue lamentele inutili.- disse Duncan fingendosi impassibile.
-Re spazzatura.-
-Qualcun altro mi considererebbe saggio per il fatto che tengo vicino e ascolto un mio detrattore. E misericordioso perchè non lo butto a mare...-
-Provaci, sono un ottimo nuotatore!- lo sfidò Harold. I due rimasero semplicemente a fissarsi per qualche secondo. Poi Harold allentò la tensione sospirando. -In conclusione, possiamo dire che tu non sia il tipo da sacrificarsi per dovere, giusto?-
-Esiste qualcuno che lo è? Tu lo sei?- gli chiese Duncan scettico.
Harold sembrò pensarci. -Non esiste nessuno per cui sacrificarmi. E se la mia morte giovasse a qualcuno cercherei di restare in vita... perchè dovrei sacrificarmi per il bene di qualcuno a cui non devo nulla, a cui non tengo e che non è mai stato gentile con me? Perchè dovrei dare priorità alla vita di qualcun altro?- disse cupo con un tono vagamente aggressivo.
A Duncan venne istintivo pensare che a causa della sua situazione, il ragazzo avesse avuto molte opportunità per accumulare risentimenti e invidie. -Se una divinità ti desse l'arma giusta, temo che faresti una strage...- avrebbe voluto dirlo per scherzare e cercò di farlo. Ma si fidava di Leshawna abbastanza poco da pensare che per noia avrebbe anche potuto fare il favore al ragazzetto di dargli un' arma sovrannaturale.
Harold lo guardò confuso, poi offeso. -Solo perchè non voglio sacrificarmi per gli altri, non significa mica che li voglia morti. Le vite valgono tutte allo stesso modo, la mia non vale meno di quella altrui, e visto che io sono io, le darò priorità, idiota. Intendevo solo questo. Anche tu avevi detto di non essere tipo da sacrificarsi, no?- sbuffò, poi chiese con serietà. -Ma questo, significa che nemmeno tu hai qualcuno per cui sacrificarti?-
Duncan scosse la testa. Harold si chiese se fosse o meno una cosa triste. Ma facendosi più obbiettivo si chiese in che modo tutto ciò influisse sulla sua missione. Cosa avrebbe concluso parlando con Duncan senza che lui fosse consapevole del perchè di quei discorsi? -Duncan, se per salvare te stesso dovessi uccidere qualcuno che ti ha messo nei guai per errore, cosa faresti? Ti sentiresti in colpa?- chiese più diretto.
-Boh.- rispose Duncan poco collaborativo infastidendo Harold. -Tu cosa faresti?- gli chiese più costruttivo come per accontentarlo.
-Vorrei puntare su un altro modo per risolvere il problema, se ci fosse.- ammise Harold. -Tendo a parteggiare naturalmente per chi ha tutti contro per... motivi legati alla mia storia personale... se dovessi uccidere qualcuno di cui tutti vogliono liberarsi perchè ha fatto qualcosa che li mette in pericolo ma non l'avesse fatto volontariamente, ci starei male.-
-Ti auguro di non trovarti mai in questa situazione allora...- commentò Duncan sentendosi a disagio. -Perchè 'sto ragazzino si apre così tanto?- chiese fra sé e sé. -Per tua fortuna, nessuno chiederà mai ad un cieco di combattere una battaglia. Ma non so se in una situazione come quella riusciresti a pensare e a vedere l'esercito nemico come composto da altri esseri umani.-
-Probabile, ma se l'altro sta cercando attivamente di ucciderti la cosa diventa diversa...- commentò Harold un po' infastidito da ciò che Duncan aveva mormorato sottovoce. -Hai ragione, ti ho raccontato molte cose. Perchè non mi racconti anche tu qualcosa in modo che possa tenere a te e alla tua incolumità?- propose con un tono innocente. Non era sicuro nemmeno lui di cosa volesse ottenere. Voleva sentirsi motivato a non assassinarlo? Ma era il suo compito se le cose si mettevano male.
Duncan fu un po' perplesso poi scoppiò a ridere. -Grazie ma non ho bisogno della tua protezione.-
Harold si incupì, poi sorrise rassegnato. -Ovviamente.- mormorò. Dopo essersi alzato con fatica, si congedò.
Duncan sentì DJ stiracchiarsi, poi il gigantesco ragazzo parlò: -Dovresti fare più attenzione ai suoi sentimenti.- gli disse apprensivo.
-Perchè? Ti sta simpatico?- chiese Duncan canzonandolo.
-Forse un po', ma il punto non è questo, ho avuto l'impressione che... No, niente, lascia perde. Ma dovresti essere più attento ai sentimenti degli altri in generale.-
-Più attento ai sentimenti di chi?- chiese una voce femminile che lo colpì alle viscere.
Duncan alzò il capo e si rimise in piedi, mentre Leshawna guidava Gwen sul ponte -Ehi!- disse Duncan sforzandosi di sorridere.
Se Gwen si era rivolta a lui senza aggressività probabilmente non sapeva che aveva mollato sua sorella su quell'isola, ma non poteva non essere estremamente nervoso.
Anche Gwen sembrava sorridere con nervosismo. Forse qualcosa la turbava, oppure stava cercando di nascondere delle intenzioni omicide nei sui confronti?
-Come mai ti sei buttato a terra subito dopo avermi chiamata, prima?-
-Oh, ecco... ho visto un mio sottoposto cascare.- disse indicando DJ che lo guardò storto. -Così mi sono preoccupato e mi sono chinato per assicurarmi della situazione.- DJ lo guardava ancora più storto.
-Ah, che cosa gentile da parte tua...- disse la ragazza un po' stranita e sospettosa.
-Beh, sono un eroe, non dimenticarlo.- rispose Duncan. Aveva voglia di tirare un calcio agli stinchi di DJ che non gli stava reggendo affatto il gioco, ma si trattenne per amore delle apparenze. -Comunque, quale felice coincidenza ti porta qui?- le domandò. Dopo l'espressione ansiosa di Gwen si rese conto che non avrebbe dovuto usare la parola “felice” per sicurezza, ma era tardi.
-Non ne ho idea.- confessò l'ansiosa ragazza sentendosi stupida. -Ho fatto un sogno che non ricordo bene ma che mi ha lasciato la sensazione di dover venire qui e beh... eccomi.-
Leshawna intervenne: -Visto il mondo in cui viviamo e le sue vicende familiari, in realtà la principessa ha fatto più che bene a seguire la sensazione che il sogno le ha lasciato.- disse dando un'amichevole pacca sulla spalla alla ragazza. -Non sei stata affatto stupida, non si può mai sapere quando si tratta di un semplice sogno e quando si tratta di una visione mandata da una divinità dispettosa.-
-E tu ne sai molto di divinità fastidiose ovviamente.- si lasciò sfuggire Duncan. Ma Leshawna decise di far finta di nulla.
Gwen guardò per un attimo con sospetto la donna. Non era sicura di chi o cosa fosse ed era istintivamente guardinga nei confronti di chi si mostrava troppo gentile e interessato.
Poi si sentì in imbarazzo e distolse lo sguardo. “In realtà, nei confronti di Duncan ho abbassato la guardia... e l'ho fatto anche con quell'altro ragazzo anni fa...” -Duncan, tu invece come mai sei qui?- chiese tesa. “E' davvero una coincidenza che si trovi qui anche lui? È per mettere alla prova la mia lealtà di sorella?”
-Affari commerciali.- si giustificò prontamente Duncan. -Sono venuto di persona perchè mi annoiavo a stare fermo ad Atene. Sai, non mi sono ancora abituato al mio nuovo ruolo.- disse cercando di apparire rilassato.
-Nuovo ruolo?- ripetè Gwen. Era leggermente infastidita, non le piaceva quando gli altri perdevano tempo a dare per scontate cose che i loro interlocutori non potevano conoscere.
-Sono diventato il sovrano di Atene...- disse Duncan con un tono molto meno vivace, ma più sincero.
-E già trascuri i tuoi doveri lasciando la città con la scusa dello stringere di persona dei patti commerciali? Non c'era bisogno venissi di persona.- Gwen sospirò. La leggera antipatia che traspariva dal suo tono era sincera. Non avendo una grande stima di suo padre come re, le veniva spontaneo guardare con fastidio gli accenni di disinteresse per il governare da parte di un governante.
Ma percependo per un attimo del dispiacere negli occhi di Duncan si dispiacque. -Scusami, sono nervosa per tutta questa storia del sogno. Mi trovo qui ma non so perchè e cosa diavolo dovrei fare.-  per giustificarsi, la ragazza disse una mezza verità. -Ops! Scusa, devo essermi instupidita! Se sei diventato re, significa che tuo padre è morto... condoglianze...- disse imbarazzata.
-Tranquilla, non è che abbia passato chissà quanto tempo con mio padre e che lo conoscessi chissà quanto bene.- minimizzò Duncan. Dall'esterno non era comprensibile se in realtà fosse in lutto o meno. -Comunque, posso prestarti un uomo della mia scorta per accompagnarti nel tuo peregrinare a Nasso alla ricerca di un obbiettivo.- le propose gentilmente Duncan. “Così che ti tenga lontano dall'imbatterti accidentalmente in tua sorella! Sopratutto prima che le abbia parlato io e prima che lei riesca miracolosamente a non avercela più con me e a vedere il mio averla abbandonata come una cosa con dei risvolti positivi, fatta per degli ottimi motivi!” più ci pensava, più gli sembrava di essersi ingarbugliato in una matassa inscarbugliabile. Era meglio non pensare troppo e seguire l'istinto! Se la sarebbe cavata come al solito! Forse...
-Beh, accetto la tua gentile offerta, grazie...- In realtà avrebbe voluto parlare con lui in privato e passarci un po' più tempo insieme, ma non poteva permetterselo. Era il promesso sposo di sua sorella, ne era attratta e l'aveva pure baciato in un attimo di follia... avrebbe voluto parlargli pure di quello e di molte altre cose. Forse se l'avesse conosciuto meglio, l'interesse nei suoi confronti sarebbe morto. Ma non era il caso di rischiare...
“Sono una sorella terribile, non gliel'ho ancora chiesto...” -Come sta quella catastrofe ambulante di mia sorella?- chiese Gwen cercando di darsi un tono più leggero. Inizialmente le sembrò che Duncan fosse sbiancato, ma si autoconvinse che era solo una sua impressione e che stava proiettando sul giovane re le sue di ansie.
-Bene.- si limitò a dire Duncan.
A Gwen parve che la donna piccola, in realtà poco più bassa di lei, e scura che l'aveva guidata stesse ghignando divertita. Per un attimo le venne il dubbio che lei e Duncan fossero amanti. Fortunatamente potè rinunciare immediatamente a quell'impressione. Più che da amanti con una relazione animosa, Duncan e la misteriosa donna si osservavano come fratelli che non andavano d'accordo e che speravano di veder fallire l'altro per poterlo prendere in giro.
Ma da quale fallimento di Duncan era divertita la donna?
Anche l'alto e imponente uomo della scorta che era caduto a terra sembra guardare Duncan con aria di rimprovero.
Forse a causa della propria codardia, Gwen decise che ci fossero dei dissapori all'interno del gruppo ma che non c'entravano con sua sorella e che la tensione appesantita quando l'aveva nominata fosse solo una coincidenza.

Seguendo l'ordine di Duncan, DJ era andato con Gwen. Il giovane soldato, inesperto e incompetente, non era sembrato affatto affranto nel separasi da Duncan per cui stava provando scarsa sopportazione già dalla fine della missione a Creta. Ma allo stesso tempo si era mostrato teso nel seguire Gwen.
Duncan ci stava pensando solo ora, ma era possibile che il giovane fosse a disagio nel nascondere a Gwen la vera ragione per cui si trovavano a Nasso e il comportamento poco da gentiluomo che Duncan aveva tenuto nei confronti della sorella della ragazza?
“Cazzo! Questo alla prima occasione vuoterà il sacco!” pensò nervosamente mentre vagava alla ricerca di Courtney.
Aveva lasciato ad alcuni suoi uomini il compito di indagare nei villaggi vicini. Lui aveva deciso di occuparsi di zone più tranquille e boscose. Anche se la conosceva poco, sentiva che la principessina incazzata e imbarazzata avrebbe preferito stare con il minor numero di persone possibile attorno.
Il ragazzo stava viaggiando portandosi dietro solo Ellody, sperando che potesse trovare un modo intelligente per comunicare con Courtney, e Harold, che fungeva da ostaggio/portafortuna con il compito di mettere la Musa della poesia epica dalla sua sua parte.
Ma Leshawna aveva seguito Gwen... Duncan non sapeva come interpretare quella situazione. Gli era sembrato di avvertire una sorta di tensione fra la Musa e il ragazzetto. Prima di separarsi, la fastidiosa divinità, per dispetto gli aveva tolto il copricapo legnoso per accarezzargli la testa e Harold si era tirato indietro con un'espressione stizzita.
Leshawna sembrava averla presa bonariamente ma ora Duncan pensava “E se quella decidesse di essere più interessata a Gwen che ad Harold? Vuoterebbe il sacco prima di DJ? Si alleerebbe con Gwen e Courtney contro di me e passerei dalla sfortuna portata dal risentimento di Courtney al ritrovarmi direttamente una divinità contro?”
Sicuramente Harold non lo stava aiutando ad essere meno nervoso. Il ragazzetto lo seguiva battendo ritmicamente la sua lancia sul terreno ricoperto di foglie secche.
La mente stressata di Duncan in un primo momento si chiese se produrre quel suono non fosse un modo per comunicare a distanza con la Musa. “Cospirano contro di me?” in realtà tutti gli strani discorsi fatti con il ragazzino e DJ gli avevano lasciato una sgradevole sensazione.
Sospirò e decise che era improbabile e che in generale era inutile preoccuparsi che il ragazzetto e la Musa potessero comunicare a distanza. Se la fastidiosa ragazza tendeva ad entrare nella sua testa quando dormiva, forse per creare qualche collegamento mentale aveva bisogno che il ragazzo si trovasse in uno stato di coscienza alterato e in quel momento il ragazzino solitamente distratto sembrava stranamente vigile.
“E' solo teso come lo sono io, come lo è DJ e come lo è Ellody che da quando è cominciata l'esplorazione non dice mezza parola. Il piccolo orbo non sta escogitando nulla di strano alle mie spalle... non ho motivo di preoccuparmi della sua vicinanza a Leshawna...” si disse cercando di autoconvincersi.
Notò che battendo la lancia, Harold metteva in fuga i vari animaletti nascosti in mezzo al fogliamene. Forse in realtà il motivo per cui produceva quel fastidioso rumore non era né il nervosismo, né un tentativo di dargli sui nervi. Forse lo faceva per spaventare e allontanare animali che potevano mordergli i pedi, in particolare per allontanare eventuali serpenti.
Buttando uno sguardo indietro, Duncan confermò un sospetto. Harold era scalzo.
Duncan sbuffò. -Se sei così spaventato dall'essere morso sui piedi, potevi semplicemente chiedere dei calzari a qualcuno! Detesto quelli che restano fermi in una situazione del cazzo pur di fare le vitt...-
Harold lo interruppe pungendolo sul fianco con la lancia. -Cretino, secondo te sono scalzo perchè mi piace soffrire o perchè mi piace il brivido di essere morso? Inoltre, cretino, secondo te, quei sandali ti proteggerebbero davvero da un morso?- il ragazzetto aveva un'espressione abbastanza indisposta. -Ho scelto di rimanere scalzo perchè sono più a mio agio se posso percepire il terreno su cui cammino. Mi spiace se il mio battere la lancia ti innervosisce, ma sto proteggendo anche i vostri di arti inferiori se non te fossi accorto.- Harold sospirò, gli sembrava di parlare con un bambino. Ellody lo appoggiò e Duncan si sentì un po' imbarazzato e molto infastidito.
I tre ripresero la marcia e Harold continuò a battere ritmicamente la lancia creando di tanto in tanto un via vai di lucertoline e insetti fra le foglie.
-Non c'era un altro cieco che ha cambiato sesso perchè aveva ucciso una coppia di serpenti che si accoppiava?- chiese Duncan dopo diversi minuti di silenzio. -Se fossi una donna ti verrebbe più facile sposarti, forse ti conviene trovarli i serpenti anziché spaventar...- Duncan venne di nuovo punto dalla lancia.
-Uhm...- Harold era di nuovo corrucciato, ma sembrava che ci stesse riflettendo. -Non mi sembra conveniente.- concluse.
“Fa sul serio? La mia era una presa in giro... Questo qui ne ha di problemi.” pensò Duncan.
-Comunque Tiresia divenne cieco dopo, quando cambiò di sesso ci vedeva ancora.- precisò Harold.
Ellody chiese: -Perchè uccidere due serpenti che si stanno accoppiando?- non le sembrava molto razionale. Harold per risponderle si limitò ad un “Boh”
Dopo il momento di curiosità, Ellody tornò muta e moscia. Duncan continuava a chiedersi cosa avessero i due mocciosi, erano più strani del solito, o forse era colpa del suo stato d'animo irrequieto. Il fatto che il ragazzetto rosso sembrasse interessato a rimanere dietro di lui come se lo volesse a portata di lancia sicuramente non aiutava, ma Duncan essendo, anche se di poco, più grande, alto, sicuramente più vedente e con più muscolatura. Non si sentiva minacciato! O non voleva... il suo orgoglio non glielo permetteva...
Dopo diverso tempo, Harold si lasciò sfuggire un sospiro nervoso, poi bisbigliò qualcosa di incomprensibile ed Ellody si allontanò velocemente dai due compagni.
-Devo parlarti...- mormorò Harold poco entusiasta mentre gli puntava contro la lancia. Al ragazzetto sarebbe stato sufficiente distendere le braccia per infilzarlo o almeno per provarci visto che la forza del ragazzino non sembrava molta.
-Quindi il lavoro che ti è stato commissionato è questo?- chiese Duncan mantenendo la calma mentre condivideva il poco entusiasmo di Harold.
Il ragazzetto rosso non rispose vocalmente, si limitò ad una specie di sorriso nervoso appena percepibile. -Dobbiamo parlare, calmo...- ripetè poi.
Ma Duncan, guardingo sulle reali intenzioni del ragazzo, provò a spostarsi dalla traiettoria della lancia per testare meglio la situazione. Sembrava inutile, indipendentemente da quanto velocemente si muovesse la punta della lancia di Harold continuava a seguirlo come se il ragazzo potesse vederlo chiaramente. Quando la lancia si mostrava troppo corta per poter tenere Duncan a portata di infilzamento, Harold stesso si spostava.
Ad un certo punto, un po' scocciato, Harold diede un colpo di lancia nell'aria a pochi centimetri di distanza da Duncan in un punto in cui l'ex principe stava per andare. -Potresti cortesemente stare fermo? Grazie...- disse Harold rassegnato. Era come se con quell'affondo di lancia il ragazzetto volesse comunicargli che poteva anche prevedere i suoi movimenti oltre che seguirli pedissequamente.
Duncan ripreso fiato, strisciando i piedi sul terreno cominciò a capire. Oltre che aiutandosi con ciò che poteva vedere, Harold lo stava seguendo grazie al rumore che Duncan produceva muovendosi sul terreno ricoperto quasi interamente da foglie secche.
-Quindi hai messo in fuga le lucertole per non avere altri rumori a distrarti?- chiese Duncan.
-Riesco a distinguere il tuo passo da quello di una lucertola, ovviamente.- disse Harold un po' offeso. -Ma posso essere molto perfettino se voglio... volevo che il suono fosse il più pulito possibile.- disse parlando piano e lentamente come se temesse che Duncan potesse muoversi mentre era distratto dalla propria voce.
L'ex principe che fino a poco prima si era trattenuto, decise di tirare fuori la spada. Harold con un colpo preciso, gliela fece sfuggire e con un altro colpo veloce, spostò la spada sul terreno dietro di sé.
Duncan sbuffò notando che legata all'elsa c'era una cordicella con un ciottolino all'estremità che forse facendo rumore rimbalzando contro l'arma aveva permesso ad Harold di seguirne meglio i movimenti con le orecchie.
Con la coda dell'occhio Duncan poteva percepire Ellody che con nervosismo osservava la scena. Era palesemente complice di Harold, forse era stata proprio lei a collegare il sassolino all'arma.
-Ripeto... voglio solo parlarti...- disse Harold sempre più scocciato nonostante parlasse a bassa voce.
Duncan avrebbe potuto architettare qualche arzigogolata strategia per levarsi da quella situazione...
ma decise semplicemente di scappare in avanti sperando che a causa della sua titubanza, Harold, non riuscisse a lanciargli contro la lancia a mo' di giavellotto.
Effettivamente Harold non gli lanciò contro la lancia. -Uffa...- mormorò fra sé e sé. Gettò a terra il copri capo e lo scialle che potevano intralciarlo, prima di ficcare la lancia nel terreno e sfruttarla per lanciarsi in aria e atterrare sulla schiena di Duncan facendogli perdere l'equilibrio.
Harold gli bloccò i polsi dietro la schiena con un lembo di tessuto e rimanendogli inginocchiato sopra la schiena gli puntò sul collo una piccola lama.



Angolo dell'autrice:

Eccomi qua, puntuale come sempre! O anche no...


Chiedo venia -_-'
In ogni caso, spero che il capitolo e la storia possano piacervi ed essere di vostro interesse.
Inizialmente il capitolo non doveva finire in questo modo, ma stava diventando troppo lungo così ho preferito spezzarlo.
Spero che abbiate passato le migliori feste possibili e che la befana vi porti tanti dolci!
Troppo infantile?
Allora spero che il cibo di Natale e capodanno non vi sia rimasto sullo stomaco e che abbiate passato dei momenti felici indipendentemente dalle circostanze. Se non fosse così, vi auguro che i tempi migliori arrivino presto. Buon inizio anno a tutti.
Vi ringrazio per avermi seguita fin qui. I vostri pareri sono come sempre i benvenuti, fanno sempre piacere.
Alla pros...

Duncan: -EHI, ASPETTA!

Cosa?

Duncan: -Questo è il primo capitolo in cui compaio decentemente dopo secoli e lo fai finire così? Credevo di essere il protagonista!

Beh... in realtà nelle mie intenzioni iniziali la protagonista era Courtney, ora la storia è più corale a seconda del capitolo, ma a dire il vero nella mia primissima idea, non comparivi nemmeno ^^'
La storia era direttamente ambientata dopo l'abbandono di Courtney/Arianna.

Duncan: -Quindi... Morirò così? Da personaggio secondario... e da capro espiatorio per le azioni di altri personaggi stronzi tanto o più di me?

Harold: -Le storie con quello che inizialmente appariva come l'ero che si corrompe, fa un passo falso e crepa, facendoti dispiacere perchè ricordi com'era all'inizio, sono così emozionanti ^^

Duncan: -Sta indietro Satana!

Riferimento mitologico sbagliato... Inoltre... Duncan era un... eroe all'inizio della storia? Non mi sembra. Ma credo abbia il tempo per redimersi, Harold ha detto che vuole solo parlargli, no?

Duncan: -E tu ti fideresti di quel saltimbanco?

Harold: -Quel saltimbanco mi sembra degno di fiducia :)

Alla prossima!

Duncan: -Spero di sopravvivere e che quest'autricettucola si sbrighi... Ciao gentaglia!

Harold: -Ciao, ciao.

Autricettucola? ç_ç
Ho l'impressione che non ci tenga molto a sopravvivere dopo tutto... Uhm...
  
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