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Autore: Coso96    05/01/2023    2 recensioni
[Hazbin Hotel]
[Hazbin Hotel]
[Helluva Boss]
Frank è un semplice ragazzo di campagna, ma ha sempre vissuto con un senso di insoddisfazione inspiegabile.
Un giorno, però, delle creature di nostra conoscenza attentano alla sua vita, facendo sorgere finalmente un interesse da tempo perduto.
Cosa dovrà scoprire? Chi lo vuole morto ovviamente. Preparatevi a scoprire l'avventura del primo umano che decise di entrare negli inferi per pura noia.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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“Nota del tizio che scrive.”
Non è passato un anno, quindi la considero una vittoria. Vorrei dire una cosa prima che iniziate: il paradiso è visibile dall'inferno di hazbin hotel, si nota nel pilot... e basta, buona lettura.







“Girone della superbia, ufficio di Cherri Bomb.”


Un piccolo Hellhound si affrettò per entrare nell'ufficio della sua padrona.
“Mia signora, Seviathan è mo...”
“Lo so già, dimmi qualcosa che non so.” Ordinò Cherri.
“Non è stato il nostro uomo ad ucciderlo, ma la sorella. Ha tentato di ammazzare pure la principessa, ma il nostro uomo l'ha salvata.”
“E che ne è stato della principessa dell'invidia?”
“Uccisa dalla regina in persona.”
“Hm, che vantaggioso giro di coincidenze. Non mi aspettavo la morte di entrambi gli eredi dell'invidia, ma meglio così. Per quanto riguarda le anime pure che abbiamo accumulato,  a quanto stiamo?”
“665, mia signora.”
Cherri si leccò le labbra e puntò il suo occhio sul paradiso, il posto da dove venivano gli sterminatori.
“Manda tutti gli Hellhound che ho a disposizione nel settimo girone e siate pronti. Non appena la regina sarà morta, dovrete liberare uno degli ecatonchiri.”
“Mia signora, è sicura di voler proseguire con il piano?”
Un verso stizzito uscì dalla bocca della ciclope.
“Il piano è iniziato quando è morto Vox, ormai non si può più tornare indietro. Pagheranno per ciò che mi hanno tolto.” 


“Girone della superbia, Hazbin Hotel.”


Il mortale teneva lo sguardo fisso sull'anello che lo manteneva in vita. Mancavano nove giorni alla sua dipartita e doveva ancora eliminare due bersagli, uno dei quali sembrava virtualmente invincibile.
“Frank?”
Millie entrò nella stanza del giovane Callahan con un sorriso timido tra le labbra.
“Blitzo ti sta aspettando.”
Frank si alzò dal letto sul quale era seduto e si diresse verso la stanza del capo della I.M.P.
“Allora, come devo chiamarti ora? Ammazza overlord o ammazza angeli, quale preferisci?” Chiese Millie scherzosamente.
“Quindi le voci sono arrivate pure qui, eh?”
“Voci? La città non parla d'altro. Anche se nessuno ha capito perché hai ucciso gli overlord, ti dispiace dirmelo?”
“Per il puro gusto di farlo.” Mentì lui. Anche se l'avevano collegato alle morti degli overlord, non erano ancora riusciti a collegarlo a Cherri Bomb, il che era positivo.
“Oh, sadico. Mi piace.”
Arrivarono di fronte alla stanza di Blitzo dopo aver superato una rampa di scale.
“Entra pure, hai voluto tu questo incontro dopotutto.”
Il mortale sorrise. Millie aveva ragione: al suo ritorno dal girone dell'invidia, aveva chiesto espressamente di parlare con Blitzo e aveva rifiutato di dare spiegazioni..
Fissò il pomello della porta per qualche secondo prima di entrare.
“Ed ecco la star del girone della superbia!” Esclamò Blitzo saltando giù dal letto. “Cosa posso fare per te?”
“Ho saputo che hai una relazione con un certo Stolas.”
“E questo sarebbe importante perché...?”
Il mortale si sedette sul pavimento.
“Voglio incontrarlo.”
Lo sguardo di Blitzo si inscurì.
“Perché?”
“Ho saputo che vogliono attentare alla vita di sua figlia.”
“Hm, e dove hai avuto questa informazione?”
“Uno degli overlord che ho ucciso.”
Ovviamente il mortale stava mentendo, gli serviva solo una scusa  per avvicinarsi a Stolas. Non sapeva di cosa era capace il suo bersaglio, per questo avrebbe seguito il consiglio di Cherri Bomb  rapendo la figlia.
“Fammelo chiamare.” Disse Blitzo prendendo il cellulare.
Dall'altro capo del telefono sopraggiunse la voce di Stolas, palesemente felice che il suo compagno l'avesse chiamato.
“Oh, Blitzi, mi sei mancato tanto. Ho saputo del tuo ufficio, mi dispiace.”
“Grazie, Stolas, ma non ti ho chiamato per sollazzarmi. Un mio conoscente mi ha appena detto che vogliono attentare alla vita di tua figlia.”
“Cosa?!?!?!” Gridò Stolas.
“Già.” Disse Blitzo sturandosi l'orecchio. “Volevo solo avvertirti, così almeno potrai tenerla d'occhio.”
Il principe deglutì.
“Blitzi, mia figlia non è in casa, ha detto che andava in uno di quei locali per adolescenti, credo si chiami... Il Mattatoio.”
“Conosco il posto, è piuttosto vicino all'hotel, vuoi che vada io?”
“Sei l'unica persona al quale affiderei la vita di mia figlia, Blitzi.”
Il piccolo imp arrossì.
“Lascia fare a me.”
Una volta chiusa la chiamata, Blitzo prese le chiavi della sua auto dal comodino e si diresse verso l'uscita.
“Andiamo, mortale, vediamo se questa storia ha del vero.”
Frank abbozzò un sorriso, seguì l'imp fuori dall'edificio e salì sull'auto.


Il Mattatoio era un locale situato al centro di Pentagram City. Era un luogo dove la maggior parte dei demoni si riuniva per bere, scopare e strafarsi di sostanze, di solito tutte e tre le cose insieme.
Nonostante fosse tenuto abbastanza bene per essere un locale pieno di demoni strafatti, il mortale non poté fare a meno di notare l'enorme buttafuori all'ingresso. Era così grosso che sembrava che i suoi muscoli stessero per esplodere.
“Non puoi entrare.” Ringhiò il buttafuori senza cambiare espressione.
“Calmati, ragazzone, siamo qui solo per affari, usciremo subito.” Disse Blitzo.
Il buttafuori vide il mortale alle spalle del piccolo imp e ghignò.
“Oh, l'ammazza overlord, oppure dovrei dire ammazza angeli? Tu puoi entrare se vuoi, ma l'imp resta fuori.”
Il piccolo imp, irritato dal rifiuto del buttafuori, incrociò lo sguardo con il mortale e puntò il dito artigliato su di lui.
“Bah, mi tocca aspettare fuori, vai a prendere la figlia di quel pervertito ed esci subito da questo postaccio.”
“Ok.” Replicò Frank.
Una volta dentro, il mortale si rese conto che gli avventori del locale erano troppo strafatti o ubriachi per accorgersi della sua presenza, quindi si diresse verso il bancone, dove una specie di demone pianta con un teschio di paglia gli servì una bibita frizzante.
“Offre la casa, ammazza angeli.”
Il mortale prese un sorso e iniziò a guardarsi intorno. La figlia del suo bersaglio doveva essere vicina, ma in mezzo a  quel caos e con tutti quegli avventori ubriachi sembrava impossibile individuare qualcuno. Frank iniziò a pensare che forse la ragazza era semplicemente tornata a casa, quando una voce femminile attirò la sua attenzione. 
“Ehi, tu sei l'ammazza angeli, giusto?”
Davanti a lui si presentò una specie di demone gufo, molto simile a Stolas, se non fosse stato per il suo vestiario gotico. La ragazza aveva uno strano pezzo di carta tra le mani e un'espressione eccitata sul volto.
“Mi fai un autografo? E potresti dedicarlo ad Octavia?”
Il giovane Callahan squadrò per bene la ragazza. Doveva essere la figlia di Stolas, ma c'era qualcosa che non andava: perché gli stava chiedendo un autografo? 
Frank rimosse quel pensiero e si limitò a prendere il pezzo di carta dalle mani di Octavia.
“Hai una penna?”
La ragazza gli passò la penna che aveva in tasca, con la quale il mortale procedette con lo scrivere una dedica per la sua... fan?
“Grazie di cuore, lo appenderò nella mia stanza.” Squittì Octavia saltellando come una bambina alla quale avevano dato una caramella.
“Ho sentito che si parla molto di me.”
“Non immagini quanto. I territori degli overlord che hai ammazzato sono finiti nelle mani di Alastor e Cherri Bomb e il girone dell'invidia è nel caos da quando sono  morti i suoi eredi. Dicono che eri alla festa quando sono morti, è vero?”
“Ero lì.”
“Wow, ed è vero che hai incontrato la regina in carne ed ossa?”
“Mi ha quasi ucciso, quindi direi di si.”
“Super wow, allora, che ci fa un pezzo grosso come te in un postaccio del genere?”
Un ghigno sadico comparve sul volto del mortale.
“Potrei farti la stessa domanda, figlia di Stolas.”
La ragazza arrossì vistosamente.
“Oh... quindi sai chi è mio padre.”
“Ne ho una vaga idea, si.”
“Quindi saprai anche la mia situazione familiare.”
“So solo che si scopa l'imp che ci sta aspettando fuori, quindi ti suggerisco di prendere le tue cose e seguirmi.”
“Blitzo è qui?” Disse Octavia in modo disgustato.
“Il buttafuori non lo ha fatto entrare, ma io e lui siamo venuti a prenderti.”
“Perché?”
“Tuo padre lo ha ingaggiato per proteggerti e per riportarti a casa, io mi sono solo unito a lui.”
“Bah, tipico di papà, si preoccupa sempre troppo.”
Il mortale si accese un sigaro.
“Allora, verrai con noi?”
Octavia sospirò.
“Non penso di avere altra scelta, non voglio che papà si preoccupi troppo.”
“Bene, andiamo via da questo postaccio.”
Frank prese un ultimo sorso della sua bibita e si avviò verso l'uscita, seguito dalla giovane demone.
Una volta fuori, e dopo aver salutato il buttafuori, i due incontrarono Blitzo nel parcheggio del locale.
“Vedo che...?!?!”
Un pugno veloce e preciso mise KO il piccolo imp in un istante, lasciando Octavia piacevolmente sorpresa ma anche un tantino preoccupata.
“Perché l'hai fatto?”
Il mortale colpì il fianco della ragazza, facendole perdere i sensi, per poi chiamare Cherri Bomb con il suo cellulare.
“Frank, amico mio, come sta il mio sicario preferito?”
“Sono al mattatoio. Ho la figlia di Stolas, ora che faccio?”
“Wow, non sei il tipo che perde tempo, eh? Comunque, c'è un vecchio sito di costruzioni a nord del mattatoio, che grazie agli overlord che hai ucciso è diventato il mio territorio, quindi non dovrai preoccuparti di passanti molesti.”
“Perfetto, ti contatterò a lavoro finito.”
“Ah, Frank... Non c'è bisogno che ti dica di non mandare tutto a puttane, vero?
“Non ti preoccupare.”
Il mortale frugò nelle tasche di Blitzo e prese il suo cellulare, per poi chiamare Stolas.
“Blitzi, spero che vada tutto be...”
“Ho tua figlia...”Lo interruppe Frank.
La voce sensuale di Stolas divenne un ringhio rabbioso.
“Chi sei?! Cosa vuoi?!”
“Chi sono non è importante, voglio che ti presenti al sito di costruzioni a nord del mattatoio entro due ore, altrimenti tua figlia farà una brutta fine.”
“Va bene, solo... non farle del male, ok?”
La voce rotta con cui disse quelle parole colpì il mortale: non sembrava un demone assetato di fama e potere come gli overlord che aveva eliminato, sembrava solo... un padre preoccupato.
“Non fare tardi.” Ordinò il mortale poco prima di chiudere la chiamata, legare Blitzo e Octavia con delle corde trovate nel bagagliaio e buttarli sul sedile posteriore dell'auto.
Mentre si dirigeva verso il sito di costruzioni, il mortale diede un occhio (AH! Perché ha un occhio)
al cielo e puntò il suo sguardo sul paradiso. Un sorriso malinconico decorò il suo volto.
“Emma, spero che tu stia bene lassù.”
“Chi è Emma?” Chiese all'improvviso Octavia, facendo sbandare il mortale, che investì un povero imp che chiedeva l'elemosina sul marciapiede.
“E tu da quando sei sveglia?!?” Gridò Frank mentre si rimetteva in carreggiata
“Non mi hai colpito così forte. Comunque... chi è Emma?”
“Davvero vuoi sprecare fiato per una domanda del genere? Non vuoi chiedermi perché ti ho rapita?”
“Fammi indovinare: vuoi uccidere mio padre e mi hai preso come ostaggio perché non hai idea di che poteri abbia.”
Il mortale la guardò perplesso attraverso lo specchietto della macchina: ci aveva preso su tutti i fronti.
“Sei una ragazza perspica...??”
“Il tuo piano non funzionerà.” Lo interruppe Octavia.
Il giovane Callahan ghignò.
“Hm,  e perché lo pensi?”
“Un mortale non può sconfiggere un demone del calibro di mio padre.”
“Dicevano lo stesso degli overlord, ma sono ancora qui.”
“La fortuna finisce per tutti, anche per te.”
Il mortale sbuffò.
“Tu parli troppo.”
“Forse. Allora, chi è Emma?”
“Non molli l'osso, eh? Era mia moglie.”
“Era, eh... quindi è morta, giusto?”
“Sempre più perspicace.” Replicò il mortale in tono sarcastico.
“E cosa ti fa pensare che non sia qui in mezzo ai peccatori di questa città? O che non sia già morta a a causa di uno sterminatore?”
“Mia moglie era una persona semplice, non meritava l'inferno.”
“Come il 90% delle anime che si trovano qui. Tutti  pensano di non meritarlo, ma alla fine finiscono sempre nella stessa merda.”
“Non mia moglie... ne sono certo.”
Il mortale fermò l'auto davanti al sito di costruzioni, scese da essa, prese in spalla Blitzo e Octavia e li legò alla base di un'enorme gru, poi... cominciò semplicemente ad attendere.
L'attesa non fu lunga, perché un portale si aprì di fronte al ragazzo, rivelando la esile ma elegante figura di Stolas.
“Avevo detto due ore, sei in anticipo.” Disse Frank poggiando la canna della sua pistola sulla testa di Octavia.
“Octavia, stai bene?!” Gridò Stolas.
“Sto bene, ma sbrigati a liberarmi.”
Stolas serrò gli occhi e li puntò su Frank.
“Il mortale che ha messo sottosopra l'inferno. Cosa vuoi da me e mia figlia?”
“Da tua figlia? Niente. Ma voglio la tua testa.”
Una vena pulsante comparve sul cranio del demone gufo.
“Hai fatto un grave errore rapendo mia figlia.”
Il demone gufo sbarrò gli occhi e trasformò il mortale in una statua di pietra in un istante.
“Ce ne hai messo di tempo per usarlo, papà.”
Stolas si avvicinò alla figlia e al suo Blitzi e li slegò grazie alla sua telecinesi.
“Oh, povero Blitzi, questo barbaro ti ha ridotto proprio male.” Disse il demone gufo accarezzando l'occhio nero del suo compagno.
“Che ne farai di lui, papà?” Chiese Octavia indicando la statua di Frank.
“Hm, lo useremo per abbellire il mio giardino.”
Un'aura bluastra circondò la statua del mortale e la sollevò da terra.
“Su, andiamo a casa, Octavia.”
“Hai intenzione di portarti Blitzo?”
“Beh, credo di meritarmi un premio per averlo salvato e lui è l'unico che può scoparmi.”
“Disgustoso.”
Non appena attraversarono il portale, Stolas poggiò la statua vicino ad una pianta carnivora delle dimensioni di un uomo adulto e si diresse in camera da letto insieme al corpo privo di sensi di Blitzo.
“Che schifo.” Sbuffò octavia mettendosi le cuffie alle orecchie per evitare di sentire qualsiasi cosa avrebbero fatto lì dentro.




“2 ore dopo.”




Blitzo si svegliò con un peso opprimente sul torace, che si rivelò essere il corpo nudo di Stolas.
“Oh, Blitzi, finalmente sei sveglio.” Sussurrò il demone gufo strofinando il becco sul petto del suo compagno.
“Stolas? Dove sono? Che è successo?”Chiese con la vista ancora offuscata dalla botta che aveva preso.
“Sei in camera mia. Ti ho trovato legato ad una gru insieme a mia figlia, quindi ho pensato di portarti a casa con me.”
Il piccolo imp si ricordò improvvisamente di tutto.
“Quel mortale bastardo, mi ha colpito lui!”
“Non ti preoccupare, Blitzi, me ne sono occupato io.”
“Occupato? In che senso?”
“L'ho pietrificato e l'ho usato come arredo per il mio giardino, sembra che volesse la mia testa. Che mortale sciocco. Ma basta parlare di lui, non mi merito un premio per averti salvato?”
Blitzo si alzò di colpo dal letto, si avvicinò al guardaroba di Stolas e prese un fucile a pompa.
“E quello da quanto tempo sta lì?!” Chiese il demone gufo.
“Ce l'ho lasciato io dalla mia ultima visita. Sai, nel caso ci avessero attaccato durante una delle nostre notti.”
“E che hai intenzioni di farci?”
“Distruggere la statua di quel traditore!”
“Ohoh, non credo sia necessario, è bloccato nella pietra, non può scappare, ma se ti può far sentire meglio, verrò con te.”
Blitzo e Stolas si diressero verso il giardino, ma quando arrivarono, non videro nessuna statua simile a Frank.
“Oh, cielo.”
“Ehi, Stolas, sicuro di averlo messo in giardino?”
“Ne sono certo.”
Il boss della I.M.P  prese il telefono di Stolas e digitò il numero di Loona.
“Qui Loona, chi parla?”
“Loona, sono Blitzo.”
“Oh...ciao. Dove sei sparito?”
“Sono al castello di Stolas, porta qui Millie e Moxxie, dobbiamo ammazzare il mortale.”
“Certo, ma non penso che Millie e Moxxie saranno d'accordo.”
“Digli di venire o li licenzio!”
“Va bene, va bene, ma stai calmo.”
Blitzo attese per quindici minuti nella sala da pranzo del castello, ma quando i suoi colleghi arrivarono, l'unica con una parvenza di interesse era Loona, mentre Millie e Moxxie sembravano chiaramente contrari alla morte del mortale.
“Dobbiamo proprio farlo fuori?” Chiese Millie stringendo la sua fidata ascia.
“Millie, Moxxie, ha colpito me, ha rapito Octavia e, da quello che mi ha detto Stolas, il suo obbiettivo è la sua testa, e ora sta nascosto da qualche parte in questo castello. Dobbiamo trovarlo e farlo fuori.”
“Dividiamoci, così lo troveremo prima.” Propose Loona.
“Non ce ne sarà bisogno.”
Gli imp, Loona e Stolas si girarono di scatto verso la voce che aveva appena parlato: alle loro spalle, parzialmente pietrificato e con una benda sull'occhio buono, Frank aveva un'espressione... calma, anche se provata dalla pietrificazione.
“Se avessi saputo che quel tipo era in grado di pietrificare con lo sguardo, mi sarei bendato già prima.”
“Come ti sei liberato?” Chiese Stolas sbalordito.
“Non ne ho idea, so solo che questo anello ha iniziato a brillare in modo strano.” Disse Frank indicando l'anello che lo manteneva in vita. “Ma ora basta parlare di me, ammazziamo te!”
Nonostante fosse bendato e non ci vedesse un ragno dal buco, il mortale si lanciò su Stolas con una precisione quasi chirurgica, gli afferrò il cranio con la sua mano gargantuesca e lo sbatté con violenza sul pavimento, facendogli perdere i sensi.
Prima che potesse anche solo estrarre la pistola e fare fuori il demone gufo, un colpo di arma da fuoco disarmò il mortale, facendo volare la sua arma ai piedi di Moxxie.
“Basta così.” Disse in tono freddo il piccolo imp con un fucile fumante puntato sulla testa del mortale. 
“Bel lavoro, Moxxie! Ora ammazzalo!” Sibilò Blitzo.
Il piccolo imp deglutì e iniziò a parlare.
“Non so perché tu voglia uccidere Stolas, ma ho un debito nei tuoi confronti.” Moxxie guardò la moglie, la quale gli sorrise caldamente. “Vattene da qui e dimentica Stolas, altrimenti saremo costretti ad ucciderti.”
Il mortale iniziò a ridere in modo maniacale e si tolse la benda, per niente intimorito dai fucili puntati sulla sua persona.
“AHAHAHAHAHA! Uccidere me? Voi? Vi devo ricordare come è finita l'ultima volta?”
Moxxie sparò un colpo di avvertimento ai piedi del mortale.
“Stavolta non falliremo.”
L'espressione sul volto del mortale divenne seria.
“Quindi siamo in un impasse. Io voglio morto Stolas, mentre voi no.”
“Oh, guarda, il nostro amico conosce il francese.” Lo sfotté Blitzo poco prima di fargli saltare le cervella con un colpo di fucile a pompa.
“Blitzo, stavo cercando di convincerlo ad andarsene!!” Lo sgridò Moxxie.
“Che te ne fotte, tanto ormai è morto.”
“E così finisce la storia del mortale che mise sottosopra gli inferi.” Aggiunse Loona. “Sapete, un po' mi mancherà, era un tipo interessante.”
“Non iniziare pure tu, Loona, avremmo dovuto farlo fuori già da tempo.”
“Ehm, Blitzo, gli umani smettono di muoversi dopo un colpo in testa, giusto?” Chiese Millie.
“Che domande del cazzo fai, Millie?! Ovvio che smettono di muoversi!”
“Allora perché il corpo di Frank ha le convulsioni?”
Millie aveva ragione: il corpo di Frank era in preda alle convulsioni, mentre l'anello che aveva al dito brillava di rosso. Lentamente, la testa del mortale iniziò a riformarsi, il tutto sotto lo sguardo attonito dei membri della I.M.P.
“Che cazzo succede?”Chiese Blitzo.
“Sembra che si stia... rigenerando? Gli umani possono farlo? Non lo sapevo.”
“Certo che non possono farlo, Millie. Basta con le cazzate!”
“Non dovremmo... fare qualcosa?” Intervenne Loona.
“Tipo cosa?!”
“Tipo, non so, sparargli prima che la testa si rifor... oh, fa niente, troppo tardi.”
Il mortale aprì l'occhio all'improvviso a causa di un dolore lancinante al dito: l'anello con l'emblema a forma di teschio, oltre a brillare di rosso, ora era ricoperto di spine, che sembravano succhiare il sangue dal suo corpo.
“Alastor... che diavolo mi hai dato?” Ringhiò Frank mentre si teneva il dito dolorante.
I membri della I.M.P e il mortale iniziarono a sentire uno strano disturbo radio.
“Oh, cazzo.” Imprecò Blitzo.
Il demone della radio si manifestò al centro della stanza, palesemente divertito dallo spettacolo che i membri della I.M.P avevano messo su.
“Complimenti, complimenti, davvero bravi, avete quasi ucciso il mortale, ma avete fatto un grave errore.”
Dei tentacoli neri afferrarono i membri della I.M.P, immobilizzandoli.
“Non mi farò certo privare del mio intrattenimento da qualche demone minore.”
“Pensavo che la nostra collaborazione fosse finita dopo Vox, che ci fai qui, demone radio?” Bofonchiò Frank mentre cercava in tutti i modi di non perdere i sensi a causa del dolore al dito.
“Niente di che, ho sentito che l'anello si è attivato del tutto, quindi sono passato a vedere come te la cavavi.”
“Attivato? Che vuoi dire?”
“Hai ricevuto ferite letali di recente?”
Il mortale guardò Blitzo, il quale rispose con una linguaccia.
“Dovrei... essere morto?”
“Ora ti rimangono cinque giorni.”
“Cosa?!?”
“Non ti sorprendere, curare ferite letali richiede molta magia demoniaca, è normale che serva un sacrificio da parte tua. Ti avevo detto che ci sarebbe stato un prezzo da pagare, no?”
Il dolore al dito sparì improvvisamente, insieme alle spine attorno all'anello.
“Il dolore... è sparito.”
“Questo vuol dire che l'anello ha fatto il suo lavoro, ma ti sconsiglio di prenderti altre pallottole in testa. Sai, non vorrei che morissi prima del tempo.” Sibilò il demone della radio.
Il mortale sbuffò e raccolse da terra la sua revolver angelica.
“Oh, ora hai intenzione di uccidere Stolas, vero? Ti dispiace se guardo?
Frank puntò la pistola sul corpo privo di sensi del demone gufo.
“Fa ciò che vu...”
“FERMO!!!” Gridò Blitzo.
“Hm? E perché dovrei ascoltarti?”
“Ehm, ehm”
Il capo della I.M.P cercò di pensare ad un modo per uscire da quella precaria situazione, ma dopo aver visto i volti terrorizzati di sua figlia e dei suoi colleghi, l'unica cosa che gli rimaneva da fare... era supplicare.
“Ti prego... non ucciderlo.”
La risata del mortale fu talmente imponente da rimbalzare sulle pareti del castello.
“Una richiesta interessante, ma purtroppo.” 
Frank premette il grilletto, uccidendo a sangue freddo il demone gufo.
“Molto bene. Ora che ne facciamo di voi?” Sibilò Alastor.
Il demone radio avvicinò la bocca al volto impaurito di Loona e si leccò le labbra
“Sono mesi che non mangio un hellhound.”
“Liberali, demone radio.” Ordinò il mortale.
“Hm?”
Alastor fu preso alla sprovvista da quella strana richiesta.
“Sei sicuro, mortale? Sai che potrebbero vendicarsi se non te ne occupi ora, vero?”
“Non lo faranno.”
Frank si avvicinò ai membri della I.M.P, ancora immobilizzati dai tentacoli evocati da Alastor,  e prese il grimorio dalla giacca di Blitzo.
“Questo lo prendo io se non ti spiace. Moxxie, Millie, mi siete stati molto utili, pure tu Blitzo. Senza di te, non sarei mai riuscito ad ammazzare Stolas.”
Il piccolo imp non rispose: i suoi occhi erano fissi sul cadavere del suo compagno. Le lacrime iniziarono ad offuscargli la vista, la gola iniziò a bruciare, mentre i tentacoli evocati da Alastor mollavano la presa su di lui e i suoi colleghi. Blitzo si inginocchiò a terra: era colpa sua. Tutta colpa sua.  Se avesse fatto fuori quel mortale come gli avevano commissionato, Stolas sarebbe ancora vivo. Se non avesse ascoltato Moxxie e Millie, Frank sarebbe morto già da un pezzo. Se avesse...
“GHAAAAAAAAAAAAAAH.”
Accecato della furia, Blitzo si lanciò su Frank con un pugnale alla mano, ma il mortale lo neutralizzò colpendolo con il calcio della sua arma.
“Fatti un altro pisolino.”
“Blitzo!!” Gridò Loona mettendosi tra il padre e il mortale che l'aveva colpito.
“Portalo via, lupetta. La prossima volta non sarò così generoso.”
Loona ringhiò e prese in spalla il padre.
“Pensavo fossimo amici...” Sussurrò Millie con le lacrime agli occhi, consolata dal marito.
“Voi mi avete risparmiato in passato, ora io risparmio voi. Il debito è saldato, ora sparite!” Replicò il mortale.
“Giusto per evitare incidenti scomodi, non siete più i benvenuti nell'hotel.” Aggiunse Alastor aprendo un portale per l'ufficio della I.M.P. “Ho ricostruito il vostro ufficio con i miei poteri, così potrete tornare a fare il vostro lavoro, anche se senza il grimorio dubito possiate fare qualcosa.”
I membri della I.M.P, sconfitti e sconsolati, attraversarono il portale, non prima di dare un ultimo saluto al loro amico caduto.
“Che ne dici di aprire un portale pure per noi? Qui ho finito.” Disse il mortale.
“Mi dispiace dirtelo, signor Callahan, ma il tuo lavoro qui non è ancora finito.” Sibilò Alastor sparendo nel terreno attraverso un portale.
All'inizio il mortale non capì le parole di Alastor, ma quando vide Octavia sull'uscio della porta, gli occhi fissi sul cadavere del padre.
“Papà?!” Gridò lei buttandosi sul corpo del genitore.
La ragazza provò invano a muoverlo, a sentire il battito. Ma era tardi ormai.
Tese la mano per reggergli la testa, per rivedere il volto del suo ormai defunto padre. 
Frank osservò la scena  in silenzio per diversi secondi: una figlia che piange un genitore morto. Si sentiva in colpa? No, no, in realtà stava già pensando ad un modo per eliminare il suo ultimo bersaglio. Si diresse verso l'uscita del castello, ma una singola frase lo fermò sul posto.
“Dove hai intenzione di andare?” Ringhiò Octavia alzandosi in piedi, mentre le lacrime rigavano il suo viso. 
Il suo respiro si fece più pesante, scintille di fiamme viola cominciarono a uscire dal suo becco, come se il suo odio verso l'assassino del padre stesse alimentando quelle fiamme.
Ai piedi della ragazza si formò un cerchio di fuoco viola, si susseguirono altre fiamme del medesimo colore che intrecciandosi  formarono  un pentagramma. 
Il calore che emanava sembrava più ardente del sole stesso.
L'aria divenne sempre più insostenibile, come se quelle fiamme stessero bruciando tutto l'ossigeno di quella stanza, sembrava di essere dentro un forno.
Un ultimo impeto di calore investì il mortale, facendogli chiudere per un momento l'occhio buono. Quando lo riaprì, si ritrovò di fronte un enorme gufo demoniaco fatto di fiamme viola.
“Hm, un trucco niente male, peccato che tuo padre non abbia avuto il tempo di farlo.” Disse il mortale avvolgendo il suo rosario scarlatto attorno alle nocche della mano destra.
L'essere si avventò sul mortale per ghermirlo con i suoi artigli affilati, ma questi reagì schivando con un balzo all'indietro, per poi colpirlo con un violento calcio sul becco.
La demone cadde a terra a causa del colpo, ma il mortale non ne era uscito indenne.
“Maledizione!!” Imprecò Frank accarezzandosi l'ustione di secondo grado sulla gamba: probabilmente non era stata una buona idea colpire un gufo fiammeggiante.
Octavia si rialzò da terra, ed iniziò ad emanare uno stridio così assordante da far sanguinare le orecchie del  mortale, che, in preda al dolore, si buttò a terra tenendosi la testa.
La creatura sputò una palla di fuoco viola su Frank, ma questi si riprese e deviò il colpo con la mano armata di rosario.
Il mortale prese un profondo respiro e si lanciò sulla demone, le afferrò il becco fiammeggiante, stringendo i denti per resistere alle ustioni, e la sbatté sul pavimento. Caricò il gancio destro e colpì con tutta la forza che aveva in corpo il becco della creatura, fratturandoglielo in più parti. 
Normalmente i poteri di un demone si affievoliscono dopo essere entrati a contatto con un oggetto sacro, ma questa regola si basava sull'oggetto, sulla potenza del demone e su altri fattori. E in questo caso la potenza del demone sovrastava di molto il potere della reliquia.
“Che diavolo?”
La demone spinse via il mortale con una poderosa zampata e gli sputò una raffica di palle di fuoco addosso, ma lui non si fece trovare impreparato e iniziò a correre intorno alla creatura per evitare il bombardamento. Non appena smise di sparare, il mortale accorciò le distanze col gufo fiammeggiante e lo colpì con un portentoso montante. Octavia arretrò stordita, ma stavolta c'era qualcosa di diverso: le sue fiamme si stavano indebolendo e ciò voleva dire solo una cosa. 
“Sembra che dovrò colpirti più volte se voglio che il mio rosario faccia effetto.”  Ringhiò Frank caricando un terzo colpo.
La demone approfittò del momento per creare un buco sul tetto del castello sputando una palla di fuoco violaceo, afferrare il mortale e alzarsi in volo. Frank iniziò ad urlare di dolore a causa delle ustioni che gli artigli fiammeggianti del demone gli stavano causando, ma ora la sua preoccupazione era un'altra: scendere da mille metri di altezza senza spiattellarsi al suolo.
Il Mortale si divincolò  parzialmente dalla presa e riuscì a liberare il braccio armato di rosario, con il quale, in un impeto di adrenalina, colpì la zampa della creatura, rendendo finalmente nulle le sue fiamme.
La demone iniziò a perdere quota, i suoi occhi cominciarono ad appesantirsi, mentre una schiuma bianca cominciava a fuoriuscire dal suo becco.
Non appena arrivarono a terra, il mortale si controllò le ustioni sul corpo: sembravano gravi, ma ora doveva occuparsi dell'enorme demone gufo che vomitava schiuma bianca dal becco.
Si buttò sulla creatura e iniziò a percuoterla a suon di pugni, finché non tornò ad essere la esile figura di Octavia.
“Che cosa... è successo?” Si chiese l'adolescente poco prima di essere afferrata per il collo dal mortale. I ricordi tornarono come un fulmine a ciel sereno: il cadavere del padre e il mortale... no, il mostro che l'aveva ucciso.
“Perché?” Chiese mentre la presa sul suo collo si stringeva sempre di più e le lacrime rigavano il suo viso.
Il mortale allentò la presa.
“Informazioni, mia cara. Semplici informazioni.” 
“E pensare che all'inizio ti ammiravo, ma in realtà non ti interessa nessun altro a parte te stesso,  a parte il mostro che uccide senza alcun motivo!”
“Mostro? Io? Sei tu quella che si è trasformata in un gufo fiammeggiante e mi ha aggredito.”
“Io... cosa?”
“Non importa.”
Il mortale avvolse il suo rosario scarlatto attorno al collo della ragazza e iniziò a stringere.
“Non posso permettere ad un demone come te di tornare  a vendicarsi, sei troppo pericolosa. E non posso sprecare il mio ultimo proiettile, ma credo che questo rosario sarà sufficiente. Ma sappi una cosa... non desideravo la tua morte.”
La ragazza iniziò a piangere a causa delle ustioni di quarto grado che si stavano formando attorno al collo, ma prima di esalare l'ultimo respiro, sussurrò un'unica parola.
“Mostro...”
Il mortale si sedette vicino al cadavere per riprendere fiato. Si guardò le mani e notò che stavano tremando. Pensò alle ultime parole di Octavia. Era nel torto? Insomma, stava solo uccidendo dei demoni, suo nonno aveva passato la vita ad esorcizzarli, era nel torto anche lui? Certo, Charlie sembrava un demone di buon cuore, persino Vaggie gli aveva salvato la vita contro Velvet, ma c'era qualcosa di sbagliato stavolta. Non era come quando aveva ucciso gli overlord, no. Adesso si sentiva solo come se avesse ucciso un padre e una figlia.
Prese il cellulare e chiamò Cherri Bomb.
“Allora, Frank, vedo che sei sopravvissuto, deduco che il tuo lavoro sia andato bene.”
“Ho dovuto eliminare pure la figlia, ma sono vivo.”
“Hai ucciso pure Octavia??!!” Esclamò Cherri Bomb sbalordita.
“Si... non ho avuto scelta.”
“Cazzo, amico, sua madre e Paimon non la prenderanno bene, ma dubito ti interessi.”
“Infatti non mi interessa...” Replicò il mortale mentre guardava la sua mano tremante.
“Ora ti manca solo la regina e finalmente saprai chi ti vuole morto.”
“Qualche idea su come potrei ucciderla?”
“Beh, potresti prendere in ostaggio sua figlia, con Stolas ha funzionato.”
“Levatelo dalla testa, Charlie è mia amica.”
“Amica? Ti ricordo che vuoi uccidere sua madre, imbecille. Come pensi che reagirebbe se lo scoprisse?”
“E se la uccidessi senza farmi scoprire da Charlie?”
“Se hai un piano, vai dove ti porta il cuore, amico.”
Il mortale attaccò il telefono.
“E così  muore l'erede degli Ars Goetia, hai una predisposizione ad uccidere eredi o sbaglio?” Disse il demone della radio comparendo alle spalle del mortale.
“Non sono stato io ad uccidere Helsa e Seviathan, Alastor.”
“Al contrario, mio caro, sono morti a causa tua. Mai sentito parlare dell'effetto farfalla?”
“Sai troppe cose per un demone che non può uscire da questo girone.”
“Ho i miei agganci.” Replicò il demone della radio aprendo un portale per l'hotel.
Una volta attraversato il portale, il mortale si ritrovò la faccia spazientita di Charlie a pochi centimetri dal viso.
“Frank, dove sei stato? Sono ore che ti cerco!”
La principessa notò le ustioni sul corpo del mortale e cambiò subito espressione.
“Oh mio diavolo, ma sei ferito! Vado a prenderti della pomata, tu resta qui.”
“Sto bene, non ti preoccupare.”
“Baggianate, levati quegli stracci bruciacchiati, ci penso io a te.” Disse la principessa andando a prendere il medicinale. 
Frank sbuffò, si tolse la maglietta e si sedette su un divano, nello stesso istante Charlie tornò con la pomata tra le mani.
“Scommetto che sei andato di nuovo a litigare con qualche demone, almeno ne è valsa la pena?”
Il mortale ricordò il volto disperato di Octavia alla disperata ricerca di aria.
“No... “ Disse con un'espressione vacua, lo sguardo fisso sul vuoto.
“Hai scoperto chi ti vuole morto?”
“Non ancora, ma ci sono vicino.”
La principessa schiaffò la pomata sulla schiena del ragazzo, il quale ringhiò infastidito, ma sopportò il dolore.
“Comunque, mia madre vuole parlarti.”
Il mortale aguzzò l'udito.
“Cosa?!”
“Dice che ha una sorpresa per il mortale che ha salvato sua figlia.”
Frank si alzò di scatto, facendo sobbalzare la principessa.
“Dove si trova in questo momento?”
“L'ho chiamata due ore fa, dovrebbe essere qui a momenti.”
Frank iniziò a pensare: ucciderla davanti a Charlie era fuori questione, probabilmente non sarebbe nemmeno riuscito a premere il grilletto in sua presenza. Avrebbe dovuto dividerle, ma sapeva che ciò non sarebbe bastato. Aveva avuto un assaggio di cosa era capace la regina degli inferi, quindi uno scontro diretto non era tra le opzioni.
Il suono di una macchina interruppe i suoi pensieri.
“Oh, credo sia arrivata.”
Lilith entrò nell'hotel con un sorrisetto sornione tra le labbra.
“Mamma!” Gridò euforicamente Charlie buttandosi a braccia aperte sulla madre.
“Charlotte, che bello rivederti!”
La regina vide il mortale mezzo nudo e coperto parzialmente di pomata.
“Ho interrotto qualcosa?”
“Charlie si stava occupando delle mie ustioni. Vuoi unirti a lei?” Chiese Frank mostrando la schiena alla regina. 
“Oh, cielo, che ti è successo?”
“Ormai non me lo chiedo neanche più, pensa che quando l'ho conosciuto aveva tutti e due gli occhi.” Disse Charlie spalmando la pomata sulla schiena di Frank.
“Non sono qui per questo, ma per fare un dono all'uomo che ha salvato mia figlia.”
Il mortale sbuffò.
“Se in quelle curve non hai un biglietto con su scritto il nome di chi mi vuole morto o di chi vuole morta Charlie, dubito mi interesserà.”
“Frank!” Lo sgridò Charlie
La regina ignorò il commento sulle sue curve e proseguì.
“Charlie me ne ha parlato al telefono, le mie guardie si stanno occupando dei vostri casi, ma sono ad un vicolo cieco.” Spiegò la regina.
“Deludente.”
“Non fare quella faccia delusa, sono sicura che il mio dono ti piacerà.”
“Va bene... Dov'è?” Chiese il mortale spazientito.
“Dovremo prendere la limousine, ma ci arriveremo in dieci minuti.”
   
 
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