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Autore: Princess Kurenai    07/01/2023    0 recensioni
Akaren Week | Day 7 - Body Swap
Sopra di lui c'era il suo corpo. Gli occhi erano sgranati, terrorizzati e irosi. Il viso era sporco di sangue, così come le mani che si erano artigliate sugli indumenti che Akaza aveva indossato.
Era orribile.
Era quella l'immagine che Kyojuro aveva di lui?
«Cosa mi hai fatto?» gridò il Pilastro. Era agitato e confuso. La voce tremava e Akaza era certo di non avere abbastanza forza per contrastarlo.
«Kyojuro , calmati!» cercò di dire. «Sono nella tua stessa situazione e se continui così farai del male al tuo corpo!»
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hakuji/Akaza, Kyoujurou Rengoku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'AkaRen Week 2022'
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Si continua a recuperare con le fic che non ho mai messo in italiano della AkaRenWeek. Non sono fierissima della fic, ma spero vi piaccia lo stesso!

Erano trascorsi sei mesi da quando Akaza si era scontrato con Kyojuro sui resti del Treno Mugen, e per quanto assurdo, da quel momento in poi la Terza Luna Crescente non era più stata in grado di togliersi dalla testa il Pilastro della Fiamma.

Aveva cercato di ignorare quell’ossessione, ma alla fine non aveva potuto fare a meno di cercare sempre più frequentemente Kyojuro, dapprima nel nosocomio nel quale era stato ricoverato e poi alla residenza dei Rengoku.

All’inizio le sue erano state visite sporadiche e rapide, intervallate da brevi ‘chiacchierate’ che i primi tempi si riducevano al “Diventa un demone!” e al ferreo e testardo rifiuto da parte del Pilastro.

Lentamente però Akaza aveva iniziato a trattenersi sempre di più e alle richieste di Akaza si erano aggiunti altri argomenti, che andavano da quelli più serie e complessi a quelli piacevolmente futili .

Non era solo divertente e rilassante passare il tempo con Kyojuro, ma era anche eccitante e pericoloso perché, pur senza ammetterlo ad alta voce, sapevano entrambi di aver smesso da tempo di considerarsi ‘nemici’ .

In sei mesi il loro rapporto era cambiato, e forse anche per quel motivo Akaza si permise di prendere sul serio la battuta di Kyojuro, quando quest’ultimo gli aveva proposto di raggiungerlo la notte successiva per andare verso il Santuario di Hachimangu e godersi i festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno.

Akaza era quasi certo che il Pilastro non fosse serio ma… non aveva potuto fare a meno di giocare con lui. Voleva vedere che faccia avrebbe fatto quando si sarebbe presentato per quell'appuntamento.

Era quindi andato a rubare un kimono in un negozietto di un distretto non lontano dalla zona di competenza del Pilastro della Fiamma e, una volta indossato, cercò di dare al suo aspetto una forma meno demoniaca e più umana .

Lo stava facendo per stuzzicare Kyojuro, ma anche per passare dell’altro tempo con lui e cercare di capire cosa della mondanità umana affascinasse così tanto il Pilastro da spingerlo a rifiutare ancora e ancora la sua proposta di diventare un demone.

Aveva quindi atteso fuori dalla dimora dei Rengoku non appena era calato il sole, muovendosi un po’ nervoso in quegli indumenti che gli sembravano eccessivamente troppo pesanti e scomodi per combattere - anche se, ovviamente, non aveva nessuna battaglia da affrontare.

Sentì subito la presenza di Kyojuro farsi più vicina, seguita dalla sua voce squillante e allegra, e mettendosi più diritto Akaza attese che il Pilastro superasse la porta d’ingresso.

Lo avrebbe riconosciuto ?, si chiese all'improvviso.

Non era solito assumere un aspetto umano - il compito che gli aveva assegnato Muzan non prevedeva l’infiltraggio - e si sentiva a disagio con quella ‘maschera’ . La sua pelle era meno pallida del solito - meno grigiastra - ed era priva delle linee color dell'inchiostro che la percorrevano. I capelli non erano più rosa ma neri come la notte, mentre gli occhi erano di un blu a suo dire anonimo.

Non aveva un aspetto memorabile . Forse solo le ciglia, lunghe e rosa, potevano sembrare vagamente interessanti, ma per il resto il suo aspetto non era nulla di speciale. Non era come Kyojuro, che con i capelli color del fuoco e lo sguardo oro e rosso sembrava poter rivaleggiare quasi con il sole.

Kyojuro attirava lo sguardo di tutti su di sé.

«Andiamo, Senjuro!»

Lo scorrere dello shoji d’ingresso della Casa dei Rengoku spinse Akaza a sfoderare il suo miglior sorriso, che si allargò quasi maliziosamente quando vide il Pilastro assumere un’espressione sorpresa.

Lo aveva riconosciuto subito, notò la Terza Luna Crescente sentendo un piacevole calore in petto ed osservando il Pilastro da capo a piedi, ammirandone il kimono rosso e l’haori con una tenue gradazione dal bianco all’arancio. 

«Kyojuro~» lo salutò.

«Che… cosa ci fai qui?» domandò l’Ammazza Demoni avvicinandosi a lui mentre il fratello, che stava indossando i suoi calzari sulla porta d’ingresso, li stava fissando con malcelata curiosità.

«Mi hai invitato tu, non ricordi?» insinuò, aspettandosi l’imbarazzo del Pilastro, ma quest’ultimo riuscì ancora una volta a sorprenderlo.

Kyojuro infatti sorrise, come se fosse realmente felice .

«Non credevo saresti venuto… ma ti trovo stranamente bene, » commentò il Pilastro, squadrandolo da capo a piedi. «L’aspetto umano ti dona, o lo consideri un insulto?»

«Lo considero ingiusto ,» si lamentò invece Akaza senza smettere di sorridere. «Tu puoi vedermi così ed io non posso vederti come un demone… non pensi sia ingiusto nei miei confronti?»

Kyojuro rise e quel suono riempì le orecchie di Akaza come una piacevole carezza. Quando rideva tutto il viso dell’Ammazza Demoni si illuminava e il demone sentiva quasi il bisogno di avvicinarsi e toccarlo, come per assicurarsi che fosse reale.

«Bel tentativo,» concesse il Pilastro. «Ti… comporterai bene?»

«Non mi sono sempre comportato bene con te?»

L’indice di Kyojuro puntò il suo occhio bendato, ma non sembrò per nulla offeso o arrabbiato, anzi: le sue labbra si erano piegate in un sorrisetto compiaciuto e malizioso.

«Mi sono già scusato per quello. E anche tu hai cercato di uccidermi,» si difese, scacciando via l’improvviso desiderio di coprire la bocca del Pilastro con la sua.

Non era nuovo a quegli impulsi. La sua ossessione per Kyojuro era sempre stata un piccolo campanello d’allarme e Akaza non si era sentito poi così sorpreso nel rendersi conto di volere il Pilastro per sempre con sé, non solo per combattere e allenarsi.

In ogni caso, doveva ringraziare il suo autocontrollo e il timore di perdere l’amicizia di Kyojuro, che lo avevano aiutato a nascondere i suoi sentimenti.

«Aniue?» Senjuro li raggiunse poco dopo, occhieggiando curioso Akaza che non poté far altro se non rivolgergli un mezzo sorriso.

Era incredibile quanto fossero simili fisicamente i due Rengoku, ma era anche assurdo quanto invece fossero nettamente differenti quando si parlava di spirito combattivo.

Ciononostante, Akaza aveva smesso dopo qualche mese di provare disgusto nei confronti del ragazzino… forse perché era davvero importante per Kyojuro, o forse perché aveva visto del coraggio in lui quando aveva più volte affrontato la testardaggine del fratello maggiore, quando questo cercava di affrettare i tempi di guarigione - lo stesso Akaza gli aveva dato ragione: per quanto desiderasse combattere ancora contro il Pilastro, sarebbe stato controproducente se avesse allungato i tempi di recupero con qualche follia.

«Senjuro… lui è…» Kyojuro lanciò un’occhiata ad Akaza, cercando un aiuto. Il nome della Terza Luna Crescente era noto al giovane, era colui che aveva ferito il Pilastro, di conseguenza non poteva presentarlo in quel modo e ne erano entrambi consapevoli.

«Kaza,» si presentò il demone senza troppe difficoltà, optando per l'opzione più semplice e sicuramente meno complicata da attuare. «Immagino tu sia il fratellino di Kyojuro.»

Senjuro si mostrò un momento a disagio per l’utilizzo nel nome del fratello - era una cosa molto familiare , ma ad Akaza non erano mai interessati i nomi delle famiglie -, ma non sembrò voler commentare oltre, infatti annuì con un piccolo sorriso.

«Rengoku Senjuro,» si presentò con un inchino. «Felice di fare la tua conoscenza, Kaza-kun…»

«Spero non ti disturbi la sua presenza,» riprese Kyojuro un po’ imbarazzato. «L’ho invitato ma credevo non avrebbe… fatto in tempo a venire con noi.»

«Siete amici? Anche lui è un Ammazza Demoni?» chiese curioso il ragazzino, forse cercando di comprendere la relazione tra i due.

«Uh… no. Non è un Ammazza Demoni!» esclamò prontamente il Pilastro con tono più allegro, come se la sola idea fosse comica alle sue orecchie. Lo stesso Akaza si sentì particolarmente divertito e infatti non trattenne una risata, negando a sua volta l’appartenenza a quell’organizzazione.

«Siamo solo… ottimi amici, » disse e quello sembrò bastare a Senjuro per accettare la presenza di Akaza.

«Io sono pronto! Possiamo avviarci se vogliamo!» disse, mostrandosi esaltato all’idea di andare alla festa per l’ultimo dell’anno.

Akaza non vi prendeva parte da tanto tempo. In realtà, si rese conto, non ricordava la sua vita umana e non aveva mai partecipato a quegli eventi da quando era un demone. 

Perché avrebbe dovuto?

Inoltre, gli anni non avevano senso per lui, visto che era immortale, e di conseguenza, quella era la prima volta che vi prendeva parte.

«Allora muoviamoci!» concesse Kyojuro e dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Akaza si avviò, affiancato sia dalla Terza Luna Crescente che da Senjuro.

Inizialmente fu il silenzio a caratterizzare quel primo tratto di strada che li avrebbe portati, nel giro di una decina di minuti, al Santuario di Hachimangu, ma dopo un po’ fu il Pilastro a cercare di riempire quella quiete.

«Quindi dove vogliamo andare come prima tappa?» domandò con le orecchie leggermente arrossate.

Era chiaramente a disagio e Akaza non faticava a intuirne il motivo. Lui stesso trovava assurda l'idea di fingersi un umano e di passeggiare con il Pilastro della Fiamma e suo fratello, eppure erano lì. Tutti e tre insieme, e non provava alcun senso di pentimento. Si trovava proprio dove voleva essere.

«Sono un ospite, mi affido a voi,» rispose il demone, lasciando gravare la scelta sul ragazzino che come prime proposte indicò dei cibi tradizionali e di alcuni senko hanabi.

Grazie a quel breve scambio di parole, Senjuro iniziò a sciogliersi un poco in presenza di Akaza, rivolgendogli sin da subito qualche domanda riguardo il suo rapporto con il fratello. Per quanto rilassato, sembrava nutrire qualche dubbio… e Akaza lo trovò davvero interessante.

Senjuro non era fisicamente un pericolo, ma la sua mente lavorava velocemente ed era chiaramente intelligente.

«Come vi siete conosciuti, Kaza-kun?» domandò ad un certo punto, forse trovando strano che suo fratello stesse frequentando un qualcuno al di là degli Ammazza Demoni.

Era un lavoro impegnativo e che gli dava ben poco tempo per svagarsi - era un po’ triste, considerò Akaza, perché Kyojuro era fantastico e non aveva altro se non la sua missione… come demone avrebbe sicuramente avuto più libertà.

«Durante la missione al Treno Mugen,» rispose sincerò Akaza, osservando Kyojuro irrigidirsi un poco. «Mi trovavo lì ed ho incontrato Kyojuro… e da quel momento non sono più riuscito a separarmi da lui~»

Le guance del Pilastro si colorarono un poco e Senjuro ridacchiò invece, forse comprendendo un qualcosa che al fratello era sfuggita.

«Quindi sei tu il misterioso visitatore che passa le notti a parlare con mio fratello?» domandò il ragazzino e in quel momento fu Akaza a mostrarsi spiazzato.

«Come?» esalò il demone, mentre Kyojuro fissava Senjuro con l'occhio sgranato.

«Non sono uno sciocco, aniue,» fece presente Senjuro notando lo sguardo del fratello. «Questa per me è solo una conferma.»

«Credevo di… essere stato discreto,» bofonchiò il Pilastro, e Akaza non poté non dargli ragione. Lui stesso non si era mai reso conto di Senjuro… forse perché troppo interessato e affascinato da Kyojuro per prestare attenzione al resto, soprattutto se non si trattava di un pericolo.

«Sono felice che siate amici,» riprese il ragazzino. «Mio fratello sembra più felice da quando vi frequentate,» ammise facendo ancora imbarazzare il Pilastro.

«Ah davvero?» sorrise Akaza guardando Kyojuro.

«Non esageriamo, d’accordo?» borbottò, strappando una risata sia al demone che al fratellino, che stava rapidamente ottenendo un ruolo di tutto rispetto nella mente di Akaza.

Difficilmente si sarebbe aspettato di sentirsi a suo agio in quel momento così mondano e umano, ma forse era la presenza dei due Rengoku a rendere tutto così facile. Non poteva esserne certo, ma dall’altra parte non poteva neanche escluderlo.

L’unica cosa della quale si sentì certo è che quelle ore in compagnia dei due fratelli trascorsero rapide - forse troppo - e quando raggiunsero il Santuario dopo la mezzanotte, per concedersi la prima preghiera dell’anno, Akaza si sentì quasi deluso dal fatto che fosse tutto finito.

Avrebbe riaccompagnato a casa i due Rengoku, e anche se avrebbe rivisto Kyojuro una delle notti successive, non poté non pensare al fatto che se Kyojuro fosse rimasto umano… niente sarebbe stato eterno.

Era logico. Gli umani erano destinati a spegnersi lentamente.

Con quel peso sullo stomaco, Akaza imitò i due fratelli nel rito del hatsumode e, più per dare corda ai due che per una reale credenza, si ritrovò ad esprimere il desiderio che Kyojuro potesse diventare come lui almeno per un giorno , per fargli capire quanto essere un demone lo avrebbe reso più forte. Non avrebbe più temuto la morte o le ferite, la vecchiaia… sarebbe stato fortissimo e sarebbero stati insieme per sempre.

Akaza era certo che prima o poi Kyojuro avrebbe compreso che era destinato ad essere un demone. Una persona fantastica come lui non poteva morire e perdere lentamente tutta la sua forza e lo spirito combattivo.

Fu con quel pensiero che il demone, dopo aver riaccompagnato a casa i due Rengoku - ed aver scompigliato affettuosamente i capelli di Senjuro -, si allontanò nella notte riprendendo il suo normale aspetto demoniaco e abbandonando gli abiti umani che aveva indossato fino a quel momento.

 

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Quando Akaza si era svegliato non aveva potuto fare a meno di pensare: “Quando mi sono addormentato?”

Non era da lui 'dormire’ e di certo non lo aveva mai fatto su un futon. Sbatté più volte gli occhi, rendendosi conto di non riuscire ad avere il totale controllo di quello sinistro, che sembrava essere avvolto da qualcosa.

Ci mise qualche istante per iniziare a superare la confusione e quando mise a fuoco un soffitto illuminato dal sole, il demone non poté non balzare in piedi per cercare un rifugio.

Il suo movimento gli sembrò fiacco, diverso dalla sua solita reattività. Avvertì anche un dolore al fianco, ma in qualche modo il timore del sole lo aiutò ad ignorare quelle sensazioni.

Sentiva il cuore in gola, e con lo sguardo che iniziò a correre lungo tutte le pareti illuminate della stanza si rese conto di essere in trappola .

Non conosceva quella camera, ma al tempo stesso gli sembrava familiare.

Dove si trovava? Era stato catturato? Non ricordava niente.

I raggi del sole non entravano direttamente nella camera per fortuna, ma erano chiaramente visibili fuori dallo shoji socchiuso.

Era in trappola.

Cercò di calmarsi e solo in quel momento, con la schiena schiacciata contro la parete, si rese conto di non essere per davvero in sé.

Sulla sua pelle sentiva il peso estraneo di alcuni indumenti e dei capelli sfiorargli la pelle del collo e del viso. Gli odori che lo circondavano, così come i rumori, erano meno accesi e come se non bastasse non vedeva nulla dall’occhio sinistro.

Alzò una mano per toccarsi il viso, ma la bloccò a mezz’aria nel vederla … umana.

La pelle era di un rosa caldo, le dita mostravano alcune piccole cicatrici e i calli di chi era solito maneggiare per ore l’elsa di una katana.

«Cosa…» esalò e alle sue orecchie giunse come un eco una voce non sua.

Era la voce di Kyojuro… era la sua voce.

L’agitazione lo fece scivolare per terra con un tonfo, e la strana sensazione di familiarità che aveva provato nel guardare la camera svanì nel comprendere che si trovava nella stanza di Kyojuro.

Che cosa significava tutto quello?

Non riusciva a capirlo ma tentò ugualmente di ricordare cosa fosse accaduto la notte prima per averlo portato… a quello.

Era andato al Santuario per l’ hatsumode insieme a Kyojuro e suo fratello e dopo aver lasciato i Rengoku si era rintanato in una piccola grotta nella Valle di Todoroki, non lontana dalla dimora di Kyojuro, con l'intenzione di allenarsi fino al tramonto… ma non era successo nulla di strano.

Eppure era lì, nel corpo di Kyojuro.

Come per assicurarsene, sollevò le mani per tastare il viso. Senti la stoffa della benda che copriva l'occhio sotto la punta delle dita, la forma del naso e della bocca. Leccò le labbra con la lingua, percorrendo poi il profilo dei denti senza trovare le ormai familiari zanne.

Era tutto così anormale.

Le mani scesero prima sul collo e poi sul petto coperto dallo yukata da notte che Kyojuro era solito indossare, ritrovandosi a sobbalzare nel sentire una fitta di dolore al fianco.

Akaza era nuovo a quel tipo di dolore.

Lo provava per le torture di Muzan, ma quello? Era diverso.

Una ferita del genere nel suo corpo demoniaco sarebbe guarita in un attimo… quello però lasciò interdetto. Era quello il dolore che giornalmente Kyojuro affrontava quando si alzava dal letto?

Akaza sapeva che le ferite che gli aveva inferto erano gravi e che il recupero sarebbe stato lento - dopo sei mesi non era ancora guarito del tutto -, ma… riusciva davvero a sopportarlo ogni giorno? A comportarsi come se non facesse male?

Non che il demone avesse bisogno di chissà quale conferma, ma quello rendeva Kyojuro ancor più fantastico.

Le mani si fermarono sull’obi dello yukata e lì Akaza si bloccò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Sospirò, tentando di riprendere i suoi ragionamenti a mente più lucida - e di smettere di esplorare il corpo del Pilastro, perché non gli apparteneva, e per quanto curioso era certo che a Kyojuro non avrebbe fatto piacere… e Akaza ci teneva a non deluderlo.

Il primo pensiero logico che riuscì ad afferrare era una conclusione più che ovvia: se lui si trovava nel corpo del Pilastro, era possibile che Kyojuro si trovasse nel suo di corpo. E quello era un problema.

Come avrebbe reagito Kyojuro nel corpo di un demone? Non che Akaza avesse paura di chissà quale gesto dell’Ammazza Demoni… ma temeva ugualmente la sua reazione.

Doveva quindi raggiungerlo e assicurarsi che… che stesse bene? Era strano da dire visto che sicuramente Kyojuro nel suo corpo era praticamente imbattibile - così come Akaza aveva ‘ereditato’ il dolore del Pilastro era ovvio pensare che quest’ultimo avesse ottenuto la sua forza.

Si mise in piedi ed iniziò a frugare nei fusuma della camera Kyojuro alla ricerca di qualcosa di comodo da poter indossare. Doveva raggiungere la grotta nella quale si era rintanato la notte prima e sperare di trovare una soluzione o spiegazione a quell'assurdo scherzo della natura che ancora non riusciva a spiegarsi.

Il pensiero di raggiungere la grotta, tuttavia, gli fece stringere lo stomaco. Come avrebbe fatto? Il sole era alto e…

«Il sole…» mormorò Akaza sorpreso, guardando verso lo shoji che dava sull’ engawa . La tenue luce solare attraversava la porta senza però lasciar passare dei veri e propri raggi solari, e quella promessa di calore incantò per qualche momento il demone.

Poteva muoversi alla luce del sole? Poteva sentire il calore di quei raggi sulla sua pelle? Poteva davvero?

Restò con la bocca aperta e con passo incerto si accostò allo shoji , aprendolo lentamente.

Si tirò subito indietro quando il sole gli colpì la mano, ma non sentì odore di bruciato né dolore… solo un piacevole tepore che lo spinse a fare un passo all’esterno, permettendo al sole di investirlo in pieno.

Era così luminoso da fargli male all’occhio - e come riusciva Kyojuro a vivere con solo un occhio?! - ma era stupendo e piacevole. Così bello che Akaza sentì il cuore battere furiosamente e le gambe arrendersi fino a farlo cadere in ginocchio sull’ engawa .

Quelle sensazioni erano forti e intense, non si era mai reso conto di provare una tale nostalgia del sole. Era facile dire di non poter sentire la mancanza di un qualcosa che non si conosceva, ma gli era bastato sentire la calda carezza di quei raggi per fargli capire quanto fosse bello poter camminare sotto la luce del sole. Quanto gli fosse mancato.

«Aniue? Stai bene!?» la voce di Senjuro lo fece sobbalzare, e subito il ragazzino gli fu accanto come per aiutarlo ad alzarsi, forse preoccupato.

«Va… va tutto bene!» riuscì a dire, restando di nuovo spiazzato dalla voce di Kyojuro che, in quel momento, gli apparteneva.

«Sicuro?» domandò Senjuro mentre Akaza si rimetteva in piedi da solo.

Il demone annuì, incerto su come articolare le sue sensazioni… ma soprattutto come fingere di essere Kyojuro davanti agli occhi di suo fratello. Il ragazzino non era stupido e si sarebbe subito reso conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto.

«Senjuro… devo andare a cercare Kaza,» tentò di dire, meno tempo passava in quella casa, con le persone che conoscevano tutte le abitudini di Kyojuro, meno rischiava di farsi scoprire.

«Oh… non vuoi prima fare colazione? Ho già iniziato a prepararla,» rispose Senjuro con un piccolo sorriso e Akaza non poté non annuire, lasciandosi trasportare da un nuovo desiderio e da un’altra sensazione che fino a quel momento era rimasta celata dietro l’ignoto: la fame.

Era abituato alla fame , quella per i corpi e il sangue umano, ed era altrettanto abituato a controllarla e a mantenere la calma. Ma il corpo di Kyojuro sentiva una fame diversa, e lui stesso la stava provando insieme alla curiosità.

Per i demoni il cibo degli umani era tossico - tanto quanto inalare il glicine -, ma con quel corpo Akaza sapeva di poter… mangiare.

«Ti raggiungo subito, mi… mi cambio e sono subito da te,» rispose, ricevendo un’occhiata sospettosa da parte di Senjuro.

«Sei sicuro di stare bene?» gli chiese ancora. «Sembri strano… riguarda Kaza-kun? »

Akaza si irrigidì e tentò di assecondarlo, sperando in quel modo di sviare i dubbi del ragazzino.

«Sì,» rispose infatti. «Ho davvero bisogno di vederlo ma, ho anche tempo per fare colazione con te. Non preoccuparti,» aggiunse, cercando di sorridere come era solito fare Kyojuro.

Era certo di non aver fatto una buona imitazione, ma forse la sua tensione e il fantomatico bisogno di vedere ‘ Kaza’ giocavano a suo favore. Infatti Senjuro annuì e ricambiò il sorriso.

«Ho un’idea… posso mettere la colazione per te e per Kaza-kun in un contenitore. Non voglio trattenerti,» disse gentile per poi farsi un poco più serio e quasi imbarazzato. «Sai… ieri ho desiderato che voi due… cioè… voglio vederti felice, aniue! E Kaza-kun sembra renderti felice

Akaza sentì il viso andargli a fuoco, sorpreso dalla sincerità e dall’affetto del ragazzino che, forse a sua volta stravolto dalla sua dichiarazione, si diede alla fuga promettendogli di preparare in un attimo i contenitori con la colazione.

Il demone rimasto solo sospirò e si passò una mano sul viso… Senjuro aveva davvero desiderato quello? Era davvero convinto che Kyojuro fosse più felice in sua presenza?

Gli sembrava assurdo visto che era stato lui stesso a portarlo ad un passo dalla morte… eppure erano diventati amici.

Rientrò all’interno della stanza, cercando di capire quali abiti indossare - per quanto il sole fosse piacevole, il corpo di Kyojuro avvertiva anche il freddo e non poteva uscire con abiti troppo leggeri… anche se soffocanti.

Trovò un giusto equilibrio con un kimono in pesante cotone e, pur sentendosi tremendamente legato nei movimenti, lasciò la camera del Pilastro. Senjuro era andato verso destra quando era uscito e, visto che non conosceva la casa di Kyojuro, Akaza si diresse verso quella direzione sperando di trovare presto altri indizi.

Fortunatamente trovò subito il ragazzino che gli porse un sacchetto con dentro dei contenitori, dai quali proveniva un piacevole odore che fece fremere lo stomaco di Akaza. 

Sentiva la bocca riempirsi di saliva ma sapeva di doversi trattenere, voleva mangiare ma al tempo stesso sapeva di dover trovare Kyojuro.

Ringraziò Senjuro e, dopo aver ricevuto un accorato " Buona fortuna, aniue" da parte del ragazzino, lasciò la casa.

Tentò di muoversi più rapidamente possibile senza causare fastidi al corpo di Kyojuro, e prese la strada per la valle. Come demone avrebbe raggiunto quel luogo in pochi minuti, ma era un umano in quel momento e fu costretto a camminare più lentamente.

Era comunque piacevole camminare sotto il sole, osservare le nuvola bianche, sentire i rumori delle persone che uscivano a fare le loro commissioni e tutta quella mondanità che Akaza non aveva mai vissuto in quanto demone.

Si sentiva vivo, ed era strano. Quel corpo provava dolore e non era forte come il suo, ma al tempo stesso si sentiva vivo come non mai . Era quello ciò che impediva a Kyojuro di accettare di diventare un demone?

Come sarebbe stato per una persona luminosa come il Pilastro della Fiamma rinunciare a tutto quello? Per Akaza era stato facile, non ricordava la sua vita da umano e non aveva mai sentito la mancanza di quelle sensazioni… ma Kyojuro?

Il corpo dei demoni era perfetto sotto ogni punto di vista, ma l'immortalità poteva battere la sensazione del sole sulla propria pelle?

Akaza non si sentiva più così certo della sua risposta.

Quando raggiunse la valle sentì la tensione crescere sulle sue spalle, fino a diventare più pesante.

Sarebbe stato strano vedere Kyojuro nel suo corpo, di quello ne era certo… ma non sapeva in quali condizioni lo avrebbe trovato.

Era preoccupato, soprattutto quando raggiunse la grotta e sentì dall'interno la sua voce intimare di andare via con rabbia e paura.

«Kyojuro?» lo chiamò e un secondo dopo si ritrovò per terra, un forte dolore al fianco con un corpo a schiacciarlo contro il terreno. I contenitori preparati da Senjuro erano caduti per terra, ormai inutilizzabili.

Sopra di lui c'era il suo corpo . Gli occhi erano sgranati, terrorizzati e irosi. Il viso era sporco di sangue, così come le mani che si erano artigliate sugli indumenti che Akaza aveva indossato.

Era orribile.

Era quella l'immagine che Kyojuro aveva di lui?

«Cosa mi hai fatto?» gridò il Pilastro. Era agitato e confuso. La voce tremava e Akaza era certo di non avere abbastanza forza per contrastarlo.

«Kyojuro , calmati!» cercò di dire. «Sono nella tua stessa situazione e se continui così farai del male al tuo corpo

Il Pilastro però non si mosse. Sembrava non avere più il controllo di sé, probabilmente a causa dei sensi più acuti dei demoni, della fame e della paura.

«Calmati, Kyojuro,» riprese Akaza, tentando di dare alla sua voce un tono calmo. «Cerchiamo una soluzione per tornare normali, insieme. »

Kyojuro dopo un momento di esitazione si allontanò di scatto, rintanandosi di nuovo nel profondo della grotta.

«S-stammi lontano, Akaza…» balbettò, ma il demone rimettendosi in piedi lo ignorò.

«Andrà tutto bene, Kyojuro,» gli disse.

«No! Non andrà tutto bene!» gridò il Pilastro. «Ho fame ! Capisci? R-rischio di u-ucciderti! La fame non se ne va… ho… cercato…»

Akaza trattenne il respiro, ma riuscì a restare ugualmente calmo.

«Il sangue… di chi è? »

Il respiro di Kyojuro era veloce e quasi agonizzante.

«Una lepre… n-non voglio uccidere nessuno… ma ho fame… »

La testardaggine di Kyojuro gli stava impedendo di compiere qualche gesto irreparabile ed era ammirevole. Akaza ne era infatti sorpreso, ma era altrettanto convinto che non sarebbe riuscito a resistere a lungo senza nutrirsi.

«Cerca di resistere,» lo incoraggiò. «Non hai bisogno di mangiare per essere forte. Quello è il mio corpo e so che può resistere senza cibo. E tu sei il Pilastro della Fiamma, non un demone.»

Un singhiozzo schiaffeggiò le orecchie di Akaza. Era strano sentire il suo corpo emettere simili suoni, sentire la paura nella sua voce .

«C-come fai… a resistere?» domandò Kyojuro. Era chiaramente terrorizzato e Akaza si fece coraggio, attraversando la grotta fino a raggiungere l'altro.

«Mi concentro sull'allenamento. Concentrati su qualcos'altro. Sulla respirazione, o su qualsiasi altra cosa,» disse con voce ferma.

Il Pilastro trattenne il respiro, mostrandosi nervoso e teso per la vicinanza di Akaza, sicuramente non si fidava di quel corpo e del suo istinto. Era chiaro temesse di ferire qualcuno, e si stava sforzando il più possibile per mantenere il controllo.

Era comunque ammirevole la sua forza di volontà. Avrebbe facilmente potuto uccidere qualcuno, attaccare chi entrava in quella valle, ma aveva invece ucciso un animale per cercare di battere la fame… anche se sembrava essere stato inutile. Difficilmente la carne e il sangue animale erano abbastanza per i demoni, erano soluzioni temporanee ma pur sempre insufficienti.

«Kyojuro… concentrati sulla respirazione. D'accordo?» tentò ancora.

«È… difficile,» esalò il Pilastro. «Sento t-tanti odori… e dei rumori… è troppo intenso. »

Akaza annuì.

«Lo so… ma so anche che puoi farcela,» lo incoraggiò, azzardandosi a prendergli le mani. Lo sentì sobbalzare ma quel contatto sembrò aiutarlo, forse era la vicinanza con il suo corpo.

«Continua a parlare…» mormorò Kyojuro, tentando a quel punto di fare quanto gli era stato consigliato. «Cosa… cosa è successo? Perché siamo così…»

Il demone scosse il capo, iniziando a sua volta a respirare lentamente come per imitare l'altro.

«Non saprei…» ammise. «Quando mi sono svegliato… ero nel tuo corpo.»

Kyojuro annuì mormorando un basso: «Stessa cosa…»

Per un momento calò il silenzio e Akaza tentò subito di riempirlo per aiutare il Pilastro a concentrarsi.

«È un peccato che tu prima mi abbia steso, Senjuro aveva preparato la colazione e… desideravo tanto assaggiarla,» svelò e Kyojuro sbuffò.

«Mi dispiace ma potresti non… non parlare di mangiare? »

«Scusa,» rispose Akaza, era sinceramente dispiaciuto dal non poter mangiare qualcosa come un umano , ma comprendeva anche il disagio di Kyojuro, quindi tentò di cambiare discorso. «Ieri sera… è stato bello.»

«Anche per me è stato bello…» ammise il Pilastro.

Ogni tanto perdeva la concentrazione, poteva sentirlo dai battiti del suo cuore e dal respiro irregolare, ma riusciva prontamente a recuperarlo.

«Non mi aspettavo che tuo fratello sapesse delle mie visite,» aggiunse. «Inoltre sembra quasi approvarle. Anche se dubito lo farebbe se sapesse chi sono in realtà.»

«Io ti ho accettato, lo farebbe anche lui,» mormorò Kyojuro.

«Vuole vederti felice,» gli fece presente Akaza ironico e anche un poco amareggiato dal fatto che il desiderio di Senjuro si sarebbe potuto realizzare solo se lui, come Terza Luna Crescente, avesse smesso di esistere. «Ha anche espresso quel… desiderio…»

Improvvisamente si bloccò.

Desiderio.

«Kyojuro… credo… sia colpa mia,» ammise pur incredulo. Gli sembrava assurdo oltre che impossibile, ma… quella situazione era già fuori dalla norma e la spiegazione doveva esserlo a sua volta.

«Cosa?» gracchiò il Pilastro.

«Ho desiderato che tu potessi capire come è essere un demone, che almeno per un giorno potessi essere come me e vedere che il corpo di un demone è perfetto, forte che non ha niente da temere…» ammise. «Ma non intendevo questo

Akaza, guardando il Pilastro in viso, non poté non pensare di non aver mai visto un'espressione così sorpresa sul suo volto.

«Io… ho le mie colpe allora…» rispose Kyojuro. «Ero felice di… vederti come un umano…ed ho desiderato che ti ricordassi come era vivere in quel modo. Per farti capire perché non diventerò mai un demone.»

Avevano espresso due desideri simili seppur diversi. Era stato quello a far partire quella strana sequenza di eventi?

«È assurdo…» ammise Akaza guardando le loro mani ancora unite. «Ma… hai ragione. Ho capito cosa si prova ad essere umani, seppur per poco…»

«Akaza…»

« Il sole soprattutto ,» disse tenendo lo sguardo basso.

«Io non mi sono mai sentito più forte e pericoloso. È… intossicante, ma terrificante,» svelò a sua volta Kyojuro. «Non… non potrei mai essere un demone…»

Akaza annuì, per nulla sorpreso da quell’affermazione, ma non si sentì dispiaciuto oppure offeso. Era sciocco per lui buttare via la sua intera esistenza da demone per un singolo abbraccio dei raggi solari, ma era lì a sperare di poter uscire di nuovo sotto il sole come… come un umano.

«Troveremo una soluzione, Kyojuro,» gli disse. «Non sarà di sicuro permanente.»

Voleva crederci anche se, ovviamente, non ne era poi così sicuro. Il fatto che il loro desiderio si fosse esaudito era fuori di testa e forse dovevano semplicemente… andare di nuovo al tempio ed esprimere di nuovo il desiderio?

Aveva senso come ragionamento e lo espose subito al Pilastro che annuì.

«Sì, potrebbe funzionare,» commentò, prendendo un altro profondo respiro, sembrava che gli esercizi di respirazione e il parlare lo stessero aiutando a mantenere il controllo, infatti Akaza non sentiva più nessun pericolo o tremore.

Kyojuro aveva un ottimo controllo e, probabilmente, si stava abituando al corpo che lo ospitava - Akaza era abituato all’inedia.

«Dobbiamo tornare noi stessi… non possiamo restare così. Non prenderla come un’offesa… ma non mi piace essere te ,» riprese il Pilastro, accennando un primo sorriso, timido e incerto.

«A me non dispiace,» ribatté invece Akaza scrollando un poco le spalle. « Il tuo corpo non è niente male

«Non avrai…» il tono leggermente acuto di Kyojuro - anche se detto con la sua voce - fece ridacchiare il demone.

«Ti rispetto troppo Kyojuro per farti una cosa del genere. Anche se avrei ovviamente potuto, così come avresti potuto tu,» gli fece presente.

«Non lo farei mai!» esclamò il Pilastro cercando di ritirare le mani per l’imbarazzo, ma Akaza gli impedì di allontanarsi ridendo.

«Se devo essere sincero: non mi sarei offeso ,» dichiarò. «Anzi, ne sarei anche lusingato…»

«Non dire certe cose con il mio corpo,» si lamentò Kyojuro.

«Effettivamente è strano,» ammise Akaza improvvisamente colpito da un pensiero che lo portò a borbottare un: «Ci sono anche cose che vorrei fare ma sarebbero strane »

«Me ne pentirò, lo so… ma che tipo di cose?»

In quel momento fu Akaza a sentirsi fortemente in imbarazzo. Più volte, soprattutto nell’ultimo mese, aveva pensato a Kyojuro in modo diverso. Aveva provato dei desideri al di là dell’amicizia che, con difficoltà, si era formata tra di loro.

Desiderava baciarlo, stringerlo a sé e sentire il suo corpo. Ma farlo in quel modo? Con Kyojuro nel suo corpo… sarebbe stato tremendamente strano.

«Combattere ?» tentò Akaza per non dire ciò che in realtà stava pensando, ma dallo sguardo che gli rivolse il Pilastro comprese che non se l'era bevuta.

«Il mio corpo mostra l’imbarazzo molto più visibilmente del tuo,» gli fece presente. «E… se è quello che penso io, sarebbe strano: lo ammetto

Akaza rimase in silenzio per poi guardarlo con l’occhio sgranato.

«Kyojuro…»

Il Pilastro lo guardò negli occhi in quella che Akaza riconobbe come la sua espressione più diretta e coraggiosa, quella che usava quando ammetteva qualcosa di fortemente imbarazzante senza però provare il minimo disagio - era strana sul viso del demone e sarebbe sicuramente stata più convincente se l’avesse fatta nel suo corpo.

«Non è il momento giusto. Inoltre mi sembrerebbe idiota farlo proprio ora, soprattutto quando avremo potuto farlo in molti altri momenti,» dichiarò infatti ed Akaza si fese avanti sporgendosi verso di lui.

«Per me è il momento giusto!»

Era pronto a correre il rischio che Kuojuro stesse pensando a qualcos’altro, ma se anche il Pilastro stava provando i suoi stessi sentimenti… doveva provarci.

Se entrambi volevano la stessa identica cosa, perché continuare a rinunciarci?

Kyojuro lo guardò tremendamente serio, ma i suoi occhi scesero rapidamente sulle labbra di Akaza tornando però di nuovo a cercare lo sguardo del demone.

«Sarebbe come baciare me stesso,» si lamentò un poco. «Inoltre… devo mantenere il controllo e…»

Akaza lo zittì senza permettergli di continuare, aveva smesso di ascoltarlo subito dopo che aveva pronunciato la parola ‘baciare’.

Dopo un momento di esitazione, il Pilastro sembrò volersi rilassare contro di lui e mosse le labbra contro le sue per assecondarlo, forse lasciandosi guidare dall’istinto.

Ma… era strano . Akaza sentiva sulla bocca il sapore del sangue animale che ancora sporcava il volto di Kyojuro e… gli sembrava davvero sbagliato. Non tanto il bacio in sé ma le sensazioni che stava provando. Erano nei corpi sbagliati e quella sorta di estraneità si sentiva tutta.

Si separarono poco dopo e il demone non poté non sentirsi quasi preso in giro.

«Non è giusto che il nostro primo bacio sia stato così… strano, » si lamentò.

«Hai insistito tu,» gli fece presente Kyojuro, ma la sua voce era leggera e quasi felice.

«Volevo farlo, lo aspettavo da troppo tempo! Potevi dirmelo prima che volevi baciarmi!»

Il Pilastro, che sembrava aver ormai trovato del tutto il controllo del corpo - abitudine fisica oppure si era semplicemente concentrato su qualcos’altro, poteva essere entrambe le cose ad essere sinceri -, si concesse una risata un poco imbarazzata.

«Potrei dire lo stesso. Ti ho anche dato un appuntamento e ti ho presentato a mio fratello, mi sembravano abbastanza chiare le mie intenzioni!»

Akaza rimase interdetto.

«Pensavo fosse uno scherzo, non che mi stessi corteggiando!»

«Non so neanche come si corteggia una persona, men che meno un demone!» gli fece presente Kyojuro ridendo ancora, sembrava davvero che il peso di quella situazione avesse abbandonato le sue spalle, e che un’ingenua gioia e leggerezza avessero preso possesso del suo animo.

«Sei felice Kyojuro?» gli domandò il demone curioso, ripensando inconsciamente al desiderio di Senjuro.

Il Pilastro si fermò e sorrise, ed anche se quel sorriso era sul volto di Akaza e non sul suo, la Terza Luna Crescente avvertì lo stesso calore in petto che lo aveva accompagnato durante quei mesi.

«Lo sono. Sono davvero felice,» ammise sincero.

«Allora i desideri di tutti, anche se in un modo un po’ contorto, si sono realizzati,» commentò Akaza, avvicinando di nuovo il volto a quello di Kyojuro. «Ricordami di baciarti di nuovo quando saremo tornati nei nostri corpi,» gli disse prima di dargli un altro bacio più leggero e rapido.

Quel contatto generò in Akaza un brivido, si sentì quasi strattonato e improvvisamente libero. Non era certo di riuscire a definire quella sensazione, ma gli sembrò quasi di aver ritrovato il suo ‘ giusto posto’.

Si allontanò sorpreso e sbatté più volte gli occhi con sollievo e incredulità nel vedere davanti a sé il viso di Kyojuro che, a sua volta, aveva assunto un’espressione sollevata.

«Come…?» esalò il Pilastro, portandosi le mani al viso come per assicurarsi che fosse davvero il suo.

«Siamo tornati in noi!» esclamò Akaza senza nascondere la propria eccitazione che strappò in Kyojuro una nuova risata - era piacevole sentirla di nuovo provenire dal corpo del Pilastro.

«Come ti senti?» gli chiese Kyojuro a quel punto.

«Come sempre, il che è positivo. Tu?»

«Un leggero dolore al fianco, ma nulla che non possa sopportare,» ammise il Pilastro.

«L’unica cosa che mi dispiace è non aver mangiato nulla come umano,» svelò Akaza. «Forse avrei dovuto fare colazione con Senjuro.»

Il Pilastro si fece un poco serio nel sentire quelle affermazioni e Akaza cercò subito di mostrarsi meno dispiaciuto di quanto non fosse. Avrebbe continuato a pensare al piacevole profumo del pasto preparato dal fratello di Kyojuro e anche al piacevole calore del sole sulla sua pelle, ma in quel momento aveva ben altre priorità.

«Ma ormai siamo qui. Tutto è tornato alla normalità e va bene così!»

«Akaza… senti…» il Pilastro della Fiamma sembrò sul punto di dire qualcosa ma rimase zitto.

«Cosa vuoi dirmi?» lo interrogò subito il demone, ma l’altro scosse il capo.

«Ne parleremo più avanti, questo… questo non è il momento adatto,» rispose Kyojuro. 

C'era qualcosa che Kyojuro voleva dire, era chiaro, ma forse non era pronto ad affrontare quell'argomento in quel preciso istante - non dopo aver passato la mattinata nel corpo di un demone.

«E se non sbaglio dovevo ricordarti di baciarmi di nuovo, giusto?» ricordò il Pilastro.

Akaza rise, rivolgendogli un sorriso malizioso.

«Difficilmente me ne sarei dimenticato, Kyojuro!» dichiarò e senza attendere altro baciò di nuovo il Pilastro. Ed era finalmente perfetto .

   
 
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