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Autore: Clementine84    08/01/2023    0 recensioni
“Come ti chiami?” le aveva chiesto lui, rendendosi conto solo in quel momento che non aveva notato nessun cartellino con il nome.
“Emily, ma tutti mi chiamano Emi” aveva risposto lei. “E tu sei?”
Donnie aveva strabuzzato gli occhi, sorpreso. Possibile che non l’avesse riconosciuto?
La ragazza, però, continuava a fissarlo con espressione curiosa, quindi dedusse che non aveva idea di chi lui fosse.
“Donald,” disse, porgendole la mano “ma tutti mi chiamano Donnie”.
Emi gli aveva stretto la mano ed entrambi avevano esclamato, nello stesso momento “Piacere”, dopodiché erano scoppiati a ridere.
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Se Donnie la voleva morta, quello era sicuramente un buon modo per ottenere il suo scopo.
La persona in piedi, davanti a lei, era Nick Carter dei Backstreet Boys, la celebrità per cui aveva una cotta pazzesca da ragazzina.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Carter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 9 - Walk of life

 

Don't stop believin'

 

Emi attraversò le porte scorrevoli della sezione Arrivi dell’aeroporto di Los Angeles, spingendo il pesante carrello con tutti i suoi bagagli. Nonostante avesse già spedito la maggior parte della sua roba a casa di Nick, era comunque partita con tre enormi valigie che, adesso, stava faticando a gestire.

Nick le aveva già scritto avvisandola che la stava aspettando, quindi iniziò a guardarsi in giro, cercando di individuarlo.

All’improvviso, lo vide venirle incontro, con un mazzo di fiori in mano e un sorriso che avrebbe illuminato una città intera.

Prima che lei potesse fare qualsiasi cosa, la prese tra le braccia e la strinse forte, affondando il viso nel suo collo, poi le posò le mani sulle guance e la baciò, profondamente ma con dolcezza.

Emi sentì le gambe tremare e le venne quasi da piangere dalla felicità. Non lo vedeva da quasi un mese e gli era mancato da morire e, ora, sapere che sarebbe restata lì con lui in pianta stabile, le sembrava troppo bello per essere vero.

“Benvenuta” le disse Nick, sorridendole e porgendole i fiori.

Emi ricambiò il sorriso e rispose “Grazie, anche per questi. Non era necessario”.

Il ragazzo si strinse nelle spalle e replicò “Volevo fare le cose per bene”. Poi la guardò negli occhi e confessò “Mi sei mancata tantissimo”.

Emi si strinse di nuovo a lui e concordò “Mi sei mancato tanto anche tu e non mi sembra ancora vero di essere qui”.

“Non dirlo a me,” ammise Nick “avevo una paura folle che non scendessi da quell’aereo”.

“E perché non avrei dovuto?” gli chiese lei, sorpresa.

“Non lo so,” disse lui, scuotendo la testa “per le ragioni più disparate. Volo cancellato, ritardi o, semplicemente, potevi aver cambiato idea e non volerne più sapere di me”.

Emi rise e alzò gli occhi al cielo, poi analizzò la situazione.

“Ti ho scritto prima di decollare, quindi sapevi che stavo partendo, il volo era diretto e non potevo perdere coincidenze”.

Nick alzò le mani, in segno di resa, e commentò “Lo so, lo so. È da stupidi. Solo che non vedevo l’ora di averti qui con me”.

Emi gli sorrise, si alzò sulle punte e gli stampò un bacio sulla guancia.

“Sono qui” lo rassicurò “e non vado più da nessuna parte”.

Nick sorrise a sua volta e ironizzò “Senti come suona bene?”

Emi scoppiò a ridere e tornò alle cose pratiche, facendo un cenno verso il carrello con le valigie e chiedendogli “Mi aiuti con quelle?”

Nick annuì, la prese per mano e, insieme, spinsero il carrello verso l’auto che il ragazzo aveva lasciato nel parcheggio.

Una volta caricate le valigie nel bagagliaio, salirono in macchina e Nick mise in moto. Poi, prima di partire, guardò Emi con aria raggiante e le domandò “Pronta ad andare a casa? Nacho non vede l’ora di rivederti”.

Emi sorrise e annuì, pensando che non era mai stata più pronta per qualcosa in vita sua.

“Sì,” gli disse, eccitata “andiamo a casa”.

Arrivati a Malibu, mentre Emi salutava Nacho, che le si era praticamente scaraventato sui piedi non appena aveva varcato la soglia di casa, Nick scaricò le valigie dall’auto e le lasciò all’ingresso. 

Rialzatasi da terra, con Nacho sempre alle calcagna, Emi guardò il ragazzo e, con un sorrisetto sfrontato, gli chiese “Stessa stanza dell’altra volta?”

Lui la abbracciò e le diede un bacio sul collo, facendola divincolare per il solletico, poi rise e replicò “Non ci provare, ti voglio con me, nel mio letto”.

Emi si voltò, gli prese il viso tra le mani e incollò le labbra alle sue, sussurrando “Per una volta siamo d’accordo”.

Nick sorrise e, con sguardo malizioso, la prese per mano e la trascinò su per le scale, verso la camera da letto.

Le valigie avrebbero dovuto aspettare.

⁓ * ⁓

“A che ora devi essere in aeroporto?”

Alla domanda di Emi, Nick smise di masticare e ingoiò il boccone di pancakes che stava mangiando.

“L’aereo atterra alle 11:00, quindi devo essere là almeno per le 10:30” rispose, bevendo un sorso di caffè.

Emi annuì, poi fece una carezza sulla testa di Nacho, che, come al solito, era accovacciato ai suoi piedi, e si alzò per mettere il piatto nella lavastoviglie.

Nick la osservò aggirarsi per la cucina e si stupì, per l’ennesima volta, di come sembrasse perfettamente a suo agio. 

Ottobre era appena iniziato ed Emi era con lui da sole due settimane, ma Nick non ricordava nemmeno più come fosse la sua vita senza di lei. 

Emi, d’altra parte, si era ambientata alla perfezione nella nuova casa e si stava adattando anche alla nuova vita. Certo, svegliarsi ogni mattina accanto al ragazzo che amava era un gran bell’incentivo e, per quanto sdolcinato potesse suonare, Emi si innamorava di lui sempre di più ogni giorno che passava. 

Ovviamente la convivenza aveva portato alla luce tutta una serie di manie e piccoli vizi con cui la ragazza avrebbe dovuto fare i conti, ma non erano nulla di così tragico e, per lo più, Emi li trovava terribilmente divertenti.

A parte il fatto che Nick non avesse idea di come si faceva la lavatrice. Quello era un problema e doveva essere risolto al più presto, infatti, ora era lui l’addetto al bucato e stava imparando molto velocemente.

Nick era talmente innamorato di Emi ed entusiasta di averla lì con lui che qualsiasi difetto la ragazza potesse avere non lo notava nemmeno. E poi gli aveva già insegnato a fare la lavatrice, qualcosa che non aveva mai imparato a fare, dato che era in tour per la maggior parte del tempo e, quando stava a casa, portava i vestiti a lavare o, semplicemente, ne comprava di nuovi.

Mentre si domandava come avesse fatto a vivere senza di lei, prima di conoscerla, la ragazza gli si avvicinò e gli passò le braccia attorno a collo, baciandogli una guancia.

“Grazie per la colazione,” gli sussurrò, poi, avviandosi verso le scale, aggiunse “vado a farmi una doccia e poi preparo la camera degli ospiti per Howie”.

Nick annuì distrattamente, poi restò a fissarla, rapito, mentre si allontanava, con la maglietta che usava per dormire che oscillava sul fondoschiena a ogni gradino, lasciando intravedere di tanto in tanto le mutandine.

Rispondendo a un impulso improvviso, Nick si alzò di scatto e le andò dietro, seguendola su per le scale e annunciando “Vengo anch’io”.

Quando la raggiunse, al piano di sopra, la trovò che lo aspettava sulla porta della camera da letto.

“Vieni anche tu dove?” gli chiese, sorpresa.

“A fare la doccia” rispose lui, mettendole le mani sui fianchi e spingendola all’interno, verso il bagno.

Emi spalancò gli occhi ed esclamò, decisa “Nick, no”.

“Perché?” piagnucolò lui, mettendo il broncio e sfoderando il suo sguardo da cucciolo indifeso, a cui sapeva che Emi non riusciva a resistere.

“Perché devi andare a prendere Howie e se entri nella doccia con me arriverai in ritardo” lo rimproverò, poi, osservandolo meglio, aggiunse “e non guardarmi in quel modo, non è leale”.

“Quale modo?” chiese lui, facendo il finto tonto “Non ti sto guardando in nessun modo particolare”.

“Sì, invece,” insistette lei “e lo fai apposta perché sai che non riesco a dirti di no”.

Nick ridacchiò e ammise “Può darsi”, prima di iniziare a baciarle il collo.

Emi chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito.

“Okay,” cedette, prendendolo per mano e trascinandolo in bagno “ma sarà una doccia veloce”.

“Velocissima” le assicurò lui, sfilandosi la maglietta.

Come previsto, Nick arrivò all’aeroporto in ritardo ma, fortunatamente, la valigia di Howie fu l’ultima a essere consegnata, quindi, seppur ansimante, riuscì ad accogliere l’amico quando oltrepassò le porte scorrevoli.

“Hai fatto una corsa?” gli chiese Howie, dopo averlo salutato.

Mentre andavano verso l’auto, Nick tentò di giustificarsi, dicendo “Ho avuto un imprevisto…” poi, però, si rese conto che l’amico lo conosceva troppo bene e qualsiasi bugia si fosse inventato per spiegare il ritardo non se la sarebbe mai bevuta, quindi decise che non valeva nemmeno la pena di provarci. Si voltò a guardarlo, con un sorrisino malizioso, e ammise “Non è vero, ho fatto tardi per fare la doccia con Emi”.

Howie alzò un sopracciglio, colpito, e domandò “La doccia con Emi, eh?”

“Sì, beh, lei ha fatto la doccia, io ho fatto…altro. A lei” specificò Nick, ridacchiando.

Howie scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulla spalla, commentando “Bravo, playboy” e facendo ridere anche Nick.

Poi, mentre erano in auto, diretti verso Malibu, Howie gli chiese “Allora, a parte il sesso nella doccia, di cui non voglio avere altri particolari, come va con Emi?”

Nick sorrise e, senza togliere gli occhi dalla strada, rispose “Alla grande. Mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere senza di lei, prima”.

“In effetti ce lo siamo chiesti spesso anche noi,” sentenziò l’amico “specialmente conoscendo il tuo concetto di igiene”.

Nick staccò una mano dal volante e gli mostrò il dito medio, osservando “Molto spiritoso”, poi però aggiunse “Guarda che non sono più un ragazzino e so badare a me stesso. Il più delle volte almeno”.

Howie ridacchiò e scosse la testa, scusandosi “Lo so, lo so. Stavo solo scherzando. Mi piace prenderti in giro, lo sai, devo vendicarmi per tutti gli scherzi che mi facevi da ragazzino”.

Nick lo guardò divertito con la coda dell’occhio e commentò “Allora mi sa che dovrai prendermi in giro ancora per moooooolto tempo”.

Questa volta fu Howie a mostrare il dito medio all’amico.

Con il traffico di Los Angeles, i due ragazzi arrivarono a casa di Nick che ormai era quasi l’una. Emi non c’era, ma Nick trovò un biglietto sul bancone della cucina che diceva che era andata a far giocare Nacho sulla spiaggia e che sarebbe rientrata presto. Accanto, c’era un vassoio con alcuni sandwich e un altro bigliettino che diceva Vi ho lasciato qualcosa da mettere sotto i denti, prima che vi mettiate a lavorare.

Nick accompagnò Howie nella camera degli ospiti, in modo che potesse sistemarsi, poi mangiarono qualcosa, iniziando a parlare della canzone che dovevano scrivere.

I ragazzi stavano ormai lavorando al nuovo album da mesi e speravano di riuscire a farlo uscire prima della fine dell’anno. Purtroppo, però, c’erano stati degli imprevisti che avevano rallentato i lavori e avevano dovuto posticipare la pubblicazione all’anno successivo. Così, quando si era presentata l’occasione di esibirsi per la parata di apertura natalizia dei parchi Disney e gli era stato concesso di scegliere se cantare il loro vecchio brano Christmas Time o un altro brano, magari un classico della tradizione, tutti e cinque avevano pensato che potesse essere carino registrare una nuova canzone natalizia da pubblicare come una sorta di regalo alle fan, per ringraziarle del supporto e scusarsi per della lunga attesa per il nuovo album.

Rochelle era incinta e in procinto di partorire, quindi AJ cercava di stare il più possibile con lei, nel caso succedesse qualcosa prima del previsto. Aveva promesso che si sarebbe fatto vedere, ma non poteva lavorare al pezzo come avrebbe voluto, quindi Howie si era offerto di andare per un po’ in California per buttare giù la canzone con Nick. Anche Leigh, la moglie di Howie, era incinta del loro secondo figlio, ma la data prevista per il parto era più avanti, quindi il ragazzo si sentiva più tranquillo ad allontanarsi per un po’, rispetto all’amico.

Non era la prima volta che Nick e Howie collaboravano alla stesura di un pezzo e tra i due c’era una buona intesa, quindi erano fiduciosi di riuscire a produrre qualcosa di buono velocemente, in modo che gli altri potessero raggiungerli per registrare e tutto fosse pronto per l’esibizione, la cui registrazione era prevista per il 4 di novembre.

Nick aveva anche chiesto aiuto a due famosi produttori musicali che vivevano nei dintorni e con cui avrebbero avuto un incontro nei giorni seguenti, ma i ragazzi volevano arrivare con qualcosa di pronto su cui lavorare.

Subito dopo mangiato, quindi, si chiusero nello studio di Nick e iniziarono a darsi da fare.

Quando riemersero, circa tre ore dopo, furono attirati verso la cucina da un delizioso profumino che riempiva la casa e trovarono Emi ai fornelli, che spadellava qualcosa di ignoto ma decisamente promettente.

Non appena li vide, la ragazza si avvicinò ad Howie e lo salutò con un abbraccio. 

Si erano visti una sola volta, ma il ragazzo era stato molto carino con lei ed Emi sentiva che avrebbero potuto diventare buoni amici. 

Anche se non la conosceva, gli chiese notizie di Leigh e della gravidanza, dopodiché spedì entrambi i ragazzi sul terrazzo, dicendo che gli avrebbe portato un bicchiere di vino e degli stuzzichini.

Mentre la aspettavano, Howie rivolse a Nick un sorrisino irriverente e lo canzonò “La tua fama a letto dev’essere davvero meritata se riesci a farti trattare così”.

Nick scoppiò a ridere e replicò “Lo è, ma mi tratta così perché mi ama e io amo lei”.

L’amico alzò gli occhi al cielo e fece un fischio, poi smise di scherzare e gli disse, serio “Sono contento di vederti finalmente sistemato e felice, Nick. Davvero. Si vede che sei sereno”.

Nick sorrise e annuì, confermando “Sì, lo sono. Per la prima volta nella mia vita, sento che ho davvero tutto quello che desidero”.

Howie restò da Nick per circa una settimana, poi, quando la canzone fu finalmente pronta, si unirono anche gli altri ragazzi per inciderla. 

La sera del 18 ottobre, dopo una giornata intera passata in studio di registrazione ad apportare i tocchi finali al brano, Nick invitò tutti i ragazzi a cena a casa sua, prima che ognuno se ne tornasse a casa propria, il giorno seguente.

Fu una bella serata, molto più rilassata rispetto alla cena che avevano fatto tutti insieme a New York, ed Emi si godette ogni momento, senza più preoccuparsi di dover fare una bella impressione su nessuno. Nonostante la pancia ormai enorme, venne anche Rochelle e i ragazzi passarono tutto il tempo a prendere in giro AJ, facendogli venire dubbi sulle sue capacità di fare il papà.

Dopo cena, quando tutti se n’erano già andati, Nick e Howie diedero una mano a Emi a sistemare la cucina.

Mentre posavano gli ultimi piatti sporchi sul tavolo, Howie si fermò a osservare Emi, che stava caricando la lavastoviglie. Notando che la ragazza indossava una maglietta dei Nirvana, Howie si voltò verso Nick e osservò “Devi regalarle qualche maglietta dei Backstreet Boys”.

“Ne ha almeno una decina” replicò il ragazzo, sbrigativo.

“E perché non le mette?” domandò Howie, curioso.

Nick fece spallucce e rispose “Le usa come pigiama”.

Howie guardò Nick, che fissò a sua volta l’amico. Poi, non appena si accorse che Howie aveva aperto la bocca per parlare, lo bloccò, intimandogli “Non lo fare”

“Cosa?” farfugliò Howie, interdetto.

Nick gli lanciò un’occhiataccia e insistette “So cosa stai per dire e non farlo”.

In quel momento, furono interrotti dalla voce di Emi, che aveva seguito lo scambio di battute, fingendo, però, di essere troppo impegnata per prestarci attenzione.

Guardando entrambi con aria maliziosa e un sorrisetto sulle labbra, dichiarò, serena “Ti assicuro che me ne basta e avanza uno solo a letto e le magliette sono solo per il suo ego”.

Howie restò a fissarla a bocca aperta, chiaramente scioccato dal commento, che evidentemente non si aspettava. 

Nick scoppiò a ridere e scosse la testa, sentenziando “Hai già passato troppo tempo con AJ”.

“Ehi, anche la battuta che stava per fare Howie non era per niente innocente” si giustificò Emi, fingendosi offesa.

“Infatti anch’io ho passato troppo tempo con AJ” constatò Howie, ripresosi dallo shock, facendo scoppiare tutti a ridere.

⁓ * ⁓

“Allora, raccontami” esclamò Martha, sedendosi sul letto e guardando Emi che sistemava i bagagli.

Era dicembre e, di comune accordo, Emi e Nick avevano deciso di andare a passare il Natale dai genitori della ragazza, in Connecticut.

Era stato Nick a proporlo. Aveva chiesto a Emi cos’avrebbe voluto fare a Natale e lei aveva risposto che non ne aveva idea, dato che di solito lo trascorreva con la sua famiglia. 

Non era né un suggerimento né una richiesta. Emi era talmente felice di avere Nick che non le importava dove avrebbero passato le feste o cos’avrebbero fatto. 

Qualche giorno prima erano andati a comprare l’albero di Natale e l’avevano addobbato, con Nacho che tentava di rubare le decorazioni e Nick che lo rincorreva per la casa, mentre Emi rideva. Successivamente, mentre erano accoccolati sul divano a bere cioccolata calda, ammirando le lucine dell’albero, entrambi avevano confessato all’altro che era esattamente così che si immaginavano il Natale.

Emi non poteva essere più felice di così, ma, quando Nick le aveva suggerito che avrebbero comunque potuto andare in Connecticut dai suoi genitori, com’era solita fare, Emi aveva accettato la proposta, felice di rivedere la sua famiglia.

Erano stati accolti calorosamente dai signori Williams, entusiasti di rivedere la figlia e colui che ormai consideravano come un genero, anche se Nick ed Emi non erano sposati.

Poiché anche Tom, Martha e il piccolo Leo erano ospiti dei genitori, Emi e Nick avrebbero dormito nella vecchia stanza di Emi che, per l’occasione, era stata rimodernata. Il minuscolo letto singolo di quando era ragazzina era stato sostituito da un comodo letto a due piazze e, soprattutto, tutti i poster di Nick alle pareti erano stati tolti, in modo tale che il ragazzo non si sentisse in imbarazzo, e i muri erano stati ridipinti di un tenue color verde menta.

Emi guardò le pareti spoglie e si ritrovò a pensare che, in qualche modo, un po’ i vecchi poster le sarebbero mancati. Forse doveva far stampare una bella foto di lei e Nick insieme e appendere quella, invece.

“Quindi?” la incalzò Martha, impaziente.

Emi smise di fantasticare e tornò alla realtà, sorrise alla sorella e le chiese “Cosa vuoi sapere?”

“Tutto” rispose Martha, con un sorrisino malizioso.

Emi alzò gli occhi al cielo e, rassegnata, si sedette sul letto accanto a lei, pronta a essere sommersa da una raffica di domande.

“Spara” la spronò, con un sospiro.

Martha le rivolse un sorriso a trentadue denti e iniziò.

“Com’è la California?”

“Figa” rispose Emi. Poi precisò “Beh, non è che abbia visto molto, in effetti. Los Angeles è molto incasinata, ma decisamente interessante, e Malibu, dove abitiamo, è un gioiellino”.

“Malibu, hai detto niente” commentò Martha, poi proseguì “E la casa com’è?”

“Bella. Dà direttamente sulla spiaggia, sembra di essere in Hanna Montana” scherzò Emi, facendola ridere.

“Ti trovi bene?” le chiese ancora ed Emi annuì.

“Certo, mi sto ambientando…”

“Intendevo a vivere con Nick” la interruppe Martha.

Emi sorrise e annuì di nuovo.

“Sì,” confermò “mi trovo bene”.

Martha restò a fissarla, curiosa. Era chiaro che voleva sapere di più ed Emi decise di accontentarla.

“Vuoi sentirmi dire che vivere con lui è tutto ciò che ho sempre desiderato?” le domandò “Sì, è così. Lo amo. Credo di non essere mai stata tanto innamorata di qualcuno in vita mia. È la mia anima gemella, Martha, ne sono certa. E so che lo credevo anche di Derek, ma ti assicuro che non mi sono mai sentita così quando stavo con lui”.

“Così come?” volle sapere Martha.

Emi sospirò e ammise “Così completa”.

Martha allungò una mano sul piumone, fino a stringere quella della sorella, poi le sorrise e le disse “Non sai quanto mi fa piacere vederti così felice, sorellina. Te lo meriti”.

Emi non trovò nulla da replicare, quindi si limitò a stringere a sua volta la mano della sorella e a sorriderle.

“E poi mi piace Nick” aggiunse Martha, in tono ironico.

Emi alzò un sopracciglio e commentò, sarcastica “Mi stupirei del contrario”.

Entrambe le ragazze scoppiarono a ridere, poi, quando si calmarono, Martha le domandò ancora “Senti, devo chiedertelo. È tutto vero quello che si dice su di lui?”

Emi, che immaginava dove la sorella volesse andare a parare, ma sperava di sbagliarsi, replicò “Relativamente a…?”

“Dai che hai capito” la incalzò Martha, dandole un colpetto sul braccio.

Emi rise e scosse la testa, poi rivolse alla sorella un’occhiata furba e si decise ad accontentare la sua curiosità.

“Oh, sì” confermò “è tutto dannatamente vero”.

Nel frattempo, Nick era rimasto di sotto con i genitori di Emi e suo cognato che, però, era uscito in giardino a far giocare Leonard.

La signora Williams aveva preparato del caffè e si erano riuniti a berlo seduti intorno al caminetto acceso.

Nick notò che al centro del salotto troneggiava un grosso albero di Natale, molto simile a quello che lui ed Emi avevano addobbato nella loro casa di Malibu, e istintivamente sorrise. La signora Williams se ne accorse e gli domandò “Ti piace il nostro albero?”
Nick annuì e rispose “Somiglia molto a quello che abbiamo fatto io ed Emi a casa nostra”.

La donna sorrise, felice che il ragazzo avesse detto nostra e non mia. Voleva dire che ormai considerava la figlia parte integrante della sua vita.

“Allora, ragazzo,” si intromise il marito “come ve la passate tu ed Emily?”

Nick si voltò verso il padre di Emi, concentrando la sua attenzione su di lui.

“Molto bene,” disse “Emi si è ambientata e pare che la California le piaccia. Il mio cane la adora e non mi sembra vero averla con me”.

Il signor William sorrise, soddisfatto, poi chiese ancora “E che progetti avete?”

Nick si mise più comodo sul divano e iniziò a spiegare.

“Fino a febbraio sono abbastanza libero, infatti io ed Emi abbiamo parlato di fare una vacanza da qualche parte. Poi, a marzo, io e i ragazzi iniziamo a registrare il nuovo album. I pezzi sono quasi tutti pronti, ma vanno incisi per bene, per ora abbiamo solo delle demo. A maggio inizieremo il tour e, dato che sarà una cosa piuttosto lunga e non mi andava di lasciare Emi a casa da sola, le ho proposto di seguirmi. All’inizio non era molto convinta, aveva paura di essere un peso, anche se le ho assicurato che mi sarebbe pesato di più non vederla per mesi e che, comunque, tutti i ragazzi portano le compagne in tour. Poi, però, le ho presentato Justin, il nostro fotografo, e abbiamo valutato che, mentre è in tour con noi, Emi può collaborare con lui e fare pratica come fotografa per eventi. È una figura molto richiesta a LA, in questo momento, e scrivere sul curriculum di aver fatto da aiuto al fotografo ufficiale dei Backstreet Boys costituisce un bel biglietto da visita per assicurarsi eventuali ingaggi futuri”.

“Emi ha sempre sognato di fare la fotografa” dichiarò sua madre, con un sorriso.

Nick annuì e le assicurò “Lo so e voglio aiutarla a realizzare questo desiderio”.

In realtà, non era necessario che Emi lavorasse, Nick poteva tranquillamente provvedere a entrambi ed era più che felice di farlo ma, allo stesso tempo, sapeva che Emi odiava starsene con le mani in mano e voleva aiutarla a realizzare il suo sogno di diventare fotografa. Se, poi, avesse deciso di farla diventare una professione vera e propria o, invece, si sarebbe limitata a continuare a seguirli in tour e a postare le foto sui social dei ragazzi, a Nick non importava. Voleva solo che Emi fosse felice e stesse il più possibile insieme a lui. Inoltre, da un po’ di tempo, lo stava aiutando a gestire i suoi profili Twitter, Facebook e Instagram e Nick aveva scoperto che era dannatamente brava, quindi poteva seriamente farla diventare un’occupazione a tempo pieno.

“È carino da parte tua volerla aiutare” osservò suo padre, colpito.

Nick scosse la testa e sentenziò “Gliel’avevo promesso e poi è brava e sono davvero convinto che possa fare grandi cose”.

La signora Williams aprì la bocca per dire qualcosa ma, in quel momento, Tom e Leo rientrarono in casa dal giardino e il bambino trotterellò attraverso la stanza, fino ad arrampicarsi sulle gambe della nonna, farfugliando “Colata”.

La donna rise e spiegò, a beneficio di Nick “Vuole la cioccolata”. Poi si rivolse al bambino e gli disse “Ma certo, adesso la nonna ti fa la cioccolata” dopodiché si alzò, con il piccolo in braccio, e, scusandosi con Nick e il marito, si diresse verso la cucina, seguita da Tom, che nel frattempo tentava di togliere gli stivaletti sporchi di fango dai piedini del figlio.

Rimasti soli, il signor Williams riportò l’attenzione su Nick e gli sorrise.

Il ragazzo ricambiò il sorriso, stupito di come non si sentisse più sotto esame a parlare con il padre di Emi. Non sapeva se avesse a che fare con il fatto che sapeva di piacergli oppure che l’uomo aveva accolto con entusiasmo la notizia della sua relazione con la figlia, ma Nick ormai si sentiva a suo agio con Bob Williams e la cosa gli faceva estremamente piacere.

“Sai, ragazzo, devo confessarti una cosa” gli disse l’uomo, bevendo un sorso di caffè. 

Anche Nick bevve un sorso dalla sua tazza e poi restò a rigirarsela tra le mani, in attesa di sentire cos’aveva da dirgli il padre di Emi.

“Quando Emi ci ha comunicato che aveva intenzione di trasferirsi in California per venire a vivere con te, non ero proprio entusiasta. Nulla contro di te, sei un bravo ragazzo, ma temevo che si sentisse un pesce fuor d’acqua laggiù, specialmente dato che il tuo lavoro ti costringe spesso a stare lontano da casa. So cosa vuol dire lasciare sola la tua compagna e non volevo che Emi soffrisse la stessa solitudine di sua madre. Adesso, però, vedo che stai facendo tutto quello che puoi perché non solo questo non succeda ma, soprattutto, perché la mia Emi si trovi bene e si costruisca un futuro là in California con te”.

Nick sorrise, colpito dalle sue parole, poi confessò “La amo, Bob, e voglio che sia felice tanto quanto lo sono io ad averla accanto”.

Bob ricambiò il sorriso di Nick e sentenziò “Bravo ragazzo”.

In quel momento, nella testa di Nick scattò qualcosa e, senza nemmeno riflettere, si sentì dire “A questo proposito, avrei bisogno di parlarti un momento, un giorno di questi”.

L’uomo si fece serio e domandò “C’è qualche problema?”

Nick scosse la testa.

“No, nessun problema,” lo rassicurò “voglio solo chiederti una cosa e ho bisogno che siamo soli”.

Bob annuì e gli propose “Ma certo. Magari potremmo andare a giocare a golf, uno di questi giorni. Tu giochi a golf, Nick?”

Il ragazzo fece sì con la testa.

“Una partita di golf mi sembra un’ottima idea” concordò, sorridendo.

⁓ * ⁓

“Lascia, ti porto io la valigia”.

Emi guardò Nick che, nel frattempo, la prese per mano, e scosse la testa.

“Non ce n’è bisogno, tranquillo. Posso fare da sola” lo rassicurò.

“Sicura?” chiese conferma lui ed Emi annuì.

“Okay, allora vado al desk a vedere se la macchina è già pronta” dichiarò.

La ragazza gli sorrise.

“Okay, ti aspetto qui” gli disse, sedendosi in uno dei posti lì accanto.

Nick ricambiò il sorriso e si allontanò, lasciando Emi a guardarsi intorno, nell’aeroporto affollato.

Era metà febbraio ed erano appena atterrati in Florida. Avevano passato l’inverno a parlare di concedersi una vacanza prima che Nick si chiudesse in studio con i ragazzi per registrare l’album e poi partissero per il tour. Erano solo idee buttate all’aria, ma poi, per Natale, Nick aveva regalato a Emi due biglietti aerei per la Florida e il tutto era diventato improvvisamente reale. 

A quanto pareva Nick aveva un casa a Key West. Ci aveva abitato per qualche anno, tra il 2002 e il 2006 circa, prima di trasferirsi in California. Le Isole Keys gli piacevano ed era affezionato alla casa, quindi non l’aveva mai venduta.

Per quanto a Malibu vivessero sulla spiaggia, entrambi amavano il mare e Nick le parlava continuamente di quanto fossero fantastiche le Keys quindi, quando le aveva regalato i biglietti proponendole di passare qualche settimana nella casa che aveva là, Emi aveva accolto l’idea con entusiasmo. 

Dato che Leigh, la moglie di Howie, aveva dato alla luce il piccolo Holden appena il giorno prima, i ragazzi avevano deciso all’ultimo di cambiare i biglietti aerei e volare su Orlando, invece che su Miami, per fare visita agli amici e conoscere il nuovo arrivato. Dopodiché avrebbero proseguito in auto fino a Key West, dove si sarebbero fermati un paio di settimane.

Mentre aspettava Nick, l’attenzione di Emi fu catturata da una scena che si stava svolgendo di fronte a lei. Un ragazzo alto, con brillanti occhi verdi, che le ricordava un po’ Kevin, si avvicinò alla donna seduta accanto a lei e le disse “Vieni, mamma, l’auto è pronta”.

La donna gli sorrise e accettò la mano che gli porgeva, domandandogli “Hai già chiamato tuo fratello?”

Il ragazzo ricambiò il sorriso e rispose “Sì, John ci aspetta a casa”.

“Oh, non vedo l’ora di conoscere la sua fidanzata” commentò la donna, entusiasta.

“Ehi, sei pronta?”

La voce di Nick la distrasse ed Emi alzò di scatto la testa, finendo a specchiarsi negli occhi azzurri del ragazzo.

“Pronta” gli disse, alzandosi e prendendolo per mano.

Avviandosi insieme verso l’auto che avevano preso a noleggio, Nick le domandò “Contenta di rivedere Howie?”

Emi annuì.

“Sì e anche di conoscere finalmente Leigh, James e il piccolo Holden, ovviamente” rispose, eccitata.

Nick sorrise.

“Ti piaceranno” le assicurò.

Dopo aver caricato i bagagli in auto, Nick partì alla volta dell’ospedale dov’era ricoverata Leigh. 

Emi lo guardò e decise di condividere con lui ciò che le passava per la testa da quando avevano lasciato l’aeroporto.

“Nick?” azzardò, richiamando la sua attenzione.

Il ragazzo le lanciò uno sguardo con la coda dell’occhio, continuando a prestare attenzione alla strada.

“Sì, dimmi amore” la spronò lui.

Emi sorrise. Nick aveva preso l’abitudine di chiamarla amore e, per quanto non fosse assolutamente una novità, Emi continuava a sentire le farfalle nello stomaco ogni singola volta. Chissà cos’avrebbe detto la se stessa quindicenne se avesse saputo che Nick Carter, il ragazzo perfetto che le sorrideva dai poster alle pareti, adesso non solo le sorrideva realmente, ma addirittura la chiamava amore.

“Devo chiederti una cosa, ma prima prometti di non arrabbiarti” esordì.

Nick la guardò di sottecchi, vagamente preoccupato.

“Perché dovrei arrabbiarmi?” le domandò, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa.

Emi sospirò, prima di decidersi a sputare il rospo.

“Perché so che sei molto suscettibile sull’argomento, però…beh, ormai viviamo insieme, dici che mi ami…”

“Perché ti amo,” la interruppe Nick, interdetto “ne dubiti ancora? Cosa devo fare per convincerti?”

Emi scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, commentando “Ecco cosa intendevo quando ho detto che sei suscettibile. E non ti ho nemmeno ancora detto cosa voglio”.

Nick le lanciò un’occhiata preoccupata ma, notando che non sembrava arrabbiata, si lasciò scappare una risatina.

“Scusa” farfugliò.

Emi gli appoggiò una mano sulla gamba e si sporse per dargli un bacio sulla guancia.

“Punto uno: ti amo e non dubito del tuo amore, idiota che non sei altro, solo che mi stupisco ancora ogni giorno che tu abbia scelto proprio me”.

Nick le prese la mano, se la portò alle labbra e la baciò, ribattendo “Sei la mia anima gemella e non c’è nessun’altra con cui vorrei stare a parte te, quindi smetti di stupirti”.

Emi rise, poi proseguì “Punto due: appurato che ci amiamo entrambi, voglio sperare che passeremo il resto delle nostre vite insieme, non è così Mr Carter?”

Nick annuì, con il sorriso sulle labbra, e confermò “È così, ormai ti ho conquistata e non puoi più vivere senza di me”.

La ragazza scoppiò a ridere e scosse la testa.

“Ovviamente la caratteristica che mi ha fatto innamorare di te è la tua modestia” sentenziò, ironica.

Anche Nick scoppiò a ridere e concordò “Ovviamente”.

“Punto tre,” continuò Emi, decisa ad arrivare al suo obiettivo “Se contiamo di stare insieme per sempre, dobbiamo essere sinceri al cento per cento una con l’altro. Niente segreti”.

“Io non ho segreti con te,” replicò Nick, vagamente offeso “sai tutto di me e quello che non sai, puoi sempre chiedermelo”.

Emi annuì, soddisfatta, e decise di approfittare subito dell’offerta di Nick, dicendo “In realtà c’è qualcosa di te di cui so molto poco ed era proprio di questo che volevo parlare”.

“Sarebbe?” le chiese lui, incuriosito.

Emi prese un respiro profondo e confessò “La tua famiglia”.

Come prevedibile, Emi notò subito la mascella di Nick irrigidirsi. Era evidente che il ragazzo era a disagio e a Emi dispiaceva averlo messo in quella posizione ma, sebbene Nick le avesse parlato dei genitori e dei suoi fratelli, lei sentiva di non sapere in realtà nulla di loro. Era cosciente del fatto che non corresse buon sangue tra il suo ragazzo e la famiglia, ma, nonostante questo, a Emi avrebbe fatto piacere conoscerli. Spesso si domandava se i genitori di Nick sapessero che il figlio aveva una ragazza e che viveva con lei. Inoltre, si chiedeva se sarebbe piaciuta alla famiglia del ragazzo come lui piaceva alla sua. Erano piccolezze che non toglievano nulla al loro rapporto, ma Emi sentiva comunque come se mancasse un tassello nella loro vita felice e voleva tentare di sistemare le cose.

Dopo un tempo che le parve infinito, Nick sospirò e si decise a rispondere.

“La mia famiglia non è un segreto, amore, anzi. Tutti ne sanno molto più di quanto dovrebbero. Abbiamo sempre avuto un rapporto difficile e, dopo come si sono comportati quando è morta Leslie, ho deciso che ne avevo avuto abbastanza. E questo è tutto quello che c’è da sapere, sul serio”.

Il ragazzo allungò una mano e prese quella di Emi nella sua. Lei gli sorrise e si giustificò “Lo so e non è che non ti creda, è solo che mi sembra brutto che tu abbia conosciuto la mia famiglia ancora prima che fossimo una coppia, mentre io non conosco nessuno dei tuoi”.

Segretamente commosso dalla sensibilità della ragazza, Nick ricambiò il sorriso e la rassicurò “Se ci tieni tanto, posso sentire Angel e organizzare di vederci, quando torniamo dalla vacanza”.

Emi annuì e accolse l’idea con entusiasmo.

“Ma certo, mi piacerebbe conoscere tua sorella,” ammise, poi aggiunse “però, stavo pensando, tua madre non abita da queste parti?”

“Sì,” confermò Nick, senza riflettere “abita a Tampa con il suo nuovo compagno”.

“E dici che le farebbe piacere cenare con noi?” azzardò Emi, timorosa.

Approfittando del fatto di essere fermo a un semaforo, Nick si voltò a guardare Emi, stupito.

“Vuoi conoscere mia madre?” le domandò, perplesso.

Emi si strinse nelle spalle e rispose “Perché no?”

“Oh, per una montagna di ragioni, in realtà” sbottò lui, poi, rendendosi conto che, forse, Emi avrebbe potuto prenderla male, precisò “E nessuna di queste ha a che fare con te, te lo assicuro”.

Emi ridacchiò e distolse lo sguardo, ma Nick si accorse che desiderava veramente conoscere sua madre. Non capiva perché, ma Emi era cresciuta in una famiglia amorevole e, probabilmente, l’idea che lui, invece, non sentisse la particolare necessità di avere vicina la sua le risultava incomprensibile.

Il semaforo diventò verde ma, prima di rimettere in moto, Nick lanciò un’occhiata a Emi, che stava fissando qualcosa fuori dal finestrino.

“Ci tieni davvero così tanto?” le domandò.

La ragazza gli rivolse un timido sorriso e annuì.

“Mi piacerebbe” confermò.

Vedendola così a disagio, Nick si sentì un verme. Lì, seduta accanto a lui, c’era una ragazza fantastica, che lo amava davvero per ciò che era e non solo per la sua fama o per i suoi soldi, una ragazza che conosceva tutto di lui perché con lei Nick aveva lasciato cadere la maschera che indossava sempre davanti al mondo e che, per qualche ragione che ancora non aveva capito del tutto, aveva deciso che la versione di lui senza maschera le piaceva ancora di più di quella su cui fantasticava da ragazzina. Dato che, ormai, le aveva aperto il suo cuore ed era fermamente intenzionato a tenerla con sé per sempre, Nick valutò che il minimo che potesse fare era assicurarsi che fosse il più felice possibile, con lui. E, se questo significava sopportare un incontro con sua madre, beh, forse poteva farcela.

“Okay,” cedette, con un sospiro “proverò a sentire se stasera è libera”.

“Davvero?” esclamò Emi, incredula.

Nick annuì e, osservandola con la coda dell’occhio, notò che aveva gli occhi che brillavano e, istintivamente sorrise. 

Adorava farla felice. 

Allo stesso tempo, però, sapeva di doverla mettere in guardia da quello che la aspettava.

“Ti avviso, però: non ti piacerà” le disse.

Emi si strinse nelle spalle e sentenziò “Correrò il rischio di scoprirlo da sola”.

⁓ * ⁓

Jane Carter fu piuttosto stupita quando ricevette una telefonata dal figlio maggiore. 

Non lo sentiva da un anno e credeva che avesse deciso di troncare tutti i rapporti con lei. Aveva sue notizie dagli altri figli e, ovviamente, dai media, quindi sapeva che stava bene e anche più o meno cosa stava facendo. 

Nick era sempre stato un ragazzo difficile, ma anche quello che, tra tutti i suoi figli, le aveva dato più soddisfazione. Jane aveva capito subito che il ragazzino aveva talento e, infatti, ne aveva avuto conferma quando era stato preso nei Backstreet Boys. 

I primi tempi erano stati fantastici: viaggi oltreoceano e il totale controllo della carriera e dei guadagni di Nick. Poi, però, il ragazzo era cresciuto e, anche a causa della cattiva influenza degli altri ragazzi del gruppo, che Jane era certa gli avessero fatto il lavaggio del cervello, Nick aveva iniziato a voler prendere le decisioni da solo e, soprattutto, a voler sapere come e quando venivano spesi i suoi soldi, fino a desiderare addirittura amministrarli da solo. Così erano iniziate le prime liti e Jane aveva dovuto mollare la presa, concentrandosi su Aaron, il figlio minore, e tentando di fargli ripercorrere i passi del fratello per avere, così, un'altra gallina dalle uova d’oro che, auspicabilmente, dato che non aveva nessuno, a parte lei, a mettergli strane idee in testa, non le avrebbe voltato le spalle come aveva fatto Nick. 

Il figlio maggiore aveva tentato di sistemare le cose, aveva perfino comprato una bella casa in California per tutta la famiglia, ma poi non era andato a vivere con loro, preferendo mantenere un certo distacco, e questo non era andato giù a Jane, che aveva continuato a farlo sentire in colpa, ogni volta che ne aveva avuto occasione, costringendolo a fare di tutto per elemosinare il suo affetto. 

Avevano avuto alti e bassi ma, tutto sommato, il suo piano aveva sempre funzionato e ogni volta che si era trovata a corto di soldi, aveva contattato Nick, trovando una scusa per farlo sentire in colpa, ed era sempre riuscita a spillargli dei quattrini. Non andava fiera del suo comportamento, ma il suo rapporto con il figlio era sempre stato quello e ormai c’era ben poco da fare per sistemare le cose. Inoltre, dal suo punto di vista, in quanto quello che guadagnava di più, spettava in qualche modo a Nick occuparsi della famiglia. 

Così, quando Leslie era morta, aveva pensato che fosse l’occasione giusta per perpetuare il suo piano e aveva, neanche troppo velatamente, incolpato Nick della morte della sorella. Evidentemente doveva aver tirato troppo la corda, però, perché il figlio si era nuovamente allontanato e non lo sentiva da più di un anno. 

La cosa l’aveva incuriosita e irritata allo stesso tempo. Da un parte si chiedeva chi diavolo si credeva di essere Nick per pensare di non avere più bisogno di lei che, comunque, era la sua famiglia e, dall’altra, si interrogava su cos’avesse decretato quel cambio di atteggiamento nel figlio. Così, quando Nick l’aveva chiamata, dicendole che era in Florida e che avrebbe avuto piacere di portarla fuori a cena, aveva subito accettato, vedendo riaccendersi la speranza di poterci guadagnare qualche soldo. Bastava farlo sentire in colpa per non essersi fatto sentire per tutto quel tempo e per non essersi nemmeno presentato al funerale di sua sorella, e Jane era un’esperta in quel giochetto. Nell’eventualità che non funzionasse, ci avrebbe comunque rimediato una cena gratis. E poi, Jane era curiosa di capire dove Nick avesse trovato la forza di starle lontano così a lungo.

Quindi, quando si presentò al ristorante in cui Nick aveva prenotato, dicendo che la stavano aspettando, e fu accompagnata al tavolo, si stupì di trovare una ragazza seduta accanto al figlio.

Mentre si avvicinava, Jane la scrutò e si stupì di come le sembrasse ordinaria. Lunghi capelli castani, profondi occhi marroni, pelle chiara, con una leggera abbronzatura e un bel sorriso sincero. Era carina, questo sì, ma molto distante dalle donne a cui Nick si accompagnava di solito. La cosa, già di per sé, la sorprese. 

Poi, quando si avvicinò al tavolo e la ragazza si alzò per salutarla, sorridente, Jane iniziò a pensare che ci fosse davvero qualcosa che non quadrava.

Nick la salutò con un bacio sulla guancia.

“Ciao, mamma, grazie di essere venuta” le disse, freddo. Poi rivolse alla ragazza un gran sorriso e aggiunse “Ti presento Emily, la mia ragazza”.

Jane la guardò e lei le sorrise, tendendole una mano.

“Piacere di conoscerla, signora Carter”.

Jane accettò la mano che le porgeva, ma, mentre gliela stringeva, la fissò con sguardo gelido.

“Non sono più la signora Carter,” precisò “io e il padre di Nick abbiamo divorziato”.

“Oh, mi scusi” farfugliò lei, imbarazzata.

Nick le lanciò un’occhiataccia e Jane aggiunse “Puoi chiamarmi Jane”.

Durante la cena, Jane si finse interessata al racconto di come Nick avesse conosciuto Emi, così si faceva chiamare la ragazza, e di come si fossero innamorati. Ci tennero anche a farle sapere della melensa sceneggiata che lei aveva fatto a Nick per riconquistarlo, dopo che lo aveva in qualche modo respinto, e Jane dedusse che la ragazza doveva aver avuto bisogno di qualche tempo per realizzare la fortuna che le era capitata tra le mani ma, quando se ne era resa conto, aveva fatto di tutto per non farsela scappare.

Jane non riusciva a credere ai suoi occhi. 

Suo figlio e quella ragazza sembravano davvero innamorati e lei non pareva avere particolari mire di popolarità, ma si accontentava di stare con lui. Il che aumentava la stima che aveva di lei, dato che doveva essere piuttosto brava per fingere in maniera così convincente.

Jane sospirò, senza farsi vedere, e si stupì di come suo figlio non fosse cambiato. Nick era sempre stato buono di cuore e, fin da bambino, aveva sempre visto il buono nelle persone, finendo per fare la parte dell’ingenuo che viene puntualmente fregato. Jane lo sapeva bene perché lei stessa aveva giocato su quella sua debolezza. Finché era lei a farlo, però, era lecito, dopotutto era sua madre. Ma pensare che una qualsiasi sciacquetta sconosciuta avesse abbindolato a tal modo suo figlio, la faceva andare su tutte le furie.

Chi si credeva di essere quella Emily e come pensava di poter far credere a Nick che lo amasse veramente per quello che era?

Jane sapeva che era solo interessata ai suoi soldi e alla sua fama, doveva per forza essere così, ed era suo dovere far aprire gli occhi al figlio.

Attese, quindi, fino a che Emily non si allontanò per andare in bagno e, non appena si ritrovò sola con il figlio, gli chiese, a bruciapelo “Si può sapere a che gioco stai giocando, Nick?”

Il ragazzo, che si era voltato a guardarla, con un sorriso soddisfatto, pronto a chiederle cosa ne pensasse della donna di cui era innamorato, spalancò gli occhi e restò a fissarla, spiazzato.

“Scusa?” farfugliò, non riuscendo a trovare nulla di meglio da dire.

Jane sospirò e ripeté la domanda, cercando di essere più precisa.

“A che gioco stai giocando con lei?”

“Non sto giocando a nessun gioco,” replicò lui, indispettito “mi sono innamorato. Ti risulta così difficile da credere?”

Jane scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, commentando “Innamorato? Di nuovo?”

“Non capisco cosa intendi” sentenziò Nick, visibilmente offeso.

“Lo sai benissimo, invece” lo ammonì lei, prima di aggiungere “Anche l’ultima volta, quando mi hai presentato…come si chiamava?”

“Lauren” le andò in aiuto il figlio, seccato.

“Ecco,” proseguì Jane “anche quando mi hai presentato Lauren sostenevi di esserne innamorato”.

Nick sospirò e fece roteare gli occhi, dichiarando “Era diverso. Credevo di amarla ma, poi, quando le cose si sono fatte serie, mi sono sentito soffocare e sono scappato”.

“E cosa ci sarebbe di diverso, questa volta?” gli domandò Jane, in tono vagamente canzonatorio.

Nick le rivolse un’occhiata gelida e annunciò “Che con Emily le cose sono già diventate serie e non solo non sono scappato, ma voglio addirittura chiederle di sposarmi”.

A quelle parole, a Jane si gelò letteralmente il sangue nelle vene.

Se Nick avesse davvero sposato quella sciacquetta e si fosse costruito una famiglia con lei, avrebbe significato la fine di tutti i suoi piani di manipolarlo, nonché la possibilità di ottenere qualsiasi cosa da lui, puntando sul suo senso di responsabilità verso l’unica famiglia che avesse mai conosciuto - anche se Nick sosteneva che i ragazzi del gruppo fossero la sua seconda famiglia, Jane non aveva mai dato peso a quella che considerava, ovviamente, un’idiozia. La famiglia era qualcosa che affondava le sue radici in un legame di sangue o, come nel caso della minaccia incombente, in un’unione legale ufficiale, come il matrimonio.

Gli occhi ridotti a due fessure, la donna guardò il figlio e sibilò “Spero che tu stia scherzando”.

Nick, però, scosse energicamente la testa e dichiarò “No, perché dovrei? La amo e voglio passare tutta la vita con lei”.

“Ti rendi conto che le interessano solo i tuoi soldi e la sua fama, vero?” lo incalzò la donna, nervosa.

Qualcosa, nel tono di voce fermo e sicuro del figlio, l’aveva spaventata a morte. Non aveva mai visto Nick così sicuro di qualcosa in vita sua o, meglio, forse era successo quando aveva deciso di entrare nei Backstreet Boys e, vedendo com’era andata, la cosa non contribuiva certo a tranquillizzare Jane.

Nick si lasciò sfuggire una mezza risatina di sufficienza e, scuotendo la testa, sentenziò “Eccolo qui, me lo aspettavo un commento del genere. È così dannatamente da te. Solo perché per te valgo qualcosa solo grazie ai miei soldi e al mio lavoro, non significa che siano tutti così, sai? Emi è diversa”.

Cercando di non dare a vedere quanto il commento piccato del figlio le avesse dato fastidio, Jane insistette “Questo è quello che vuole farti credere”.

“E sai cosa c’è?” la sfidò lui, deciso “Le credo. Mi fido molto più di lei di quanto mi fiderò mai di te”.

“Nick,” disse Jane, in tono più dolce, cercando di calmarlo “è chiaro che quella donna ti ha fatto il lavaggio del cervello. Non fare cazzate”.

Alzandosi in piedi di scatto, Nick la guardò con disprezzo e dichiarò “L’unica cazzata è stata sperare di poter recuperare il nostro rapporto quando è evidente che, come al solito, l’unica cosa che ti interessa è assicurarti che continui a finanziare la tua triste esistenza”.

Jane stava per ribattere, rimproverandolo per la mancanza di rispetto nei suoi confronti e intimandogli di sedersi e smetterla di dare spettacolo nel locale, ma, proprio in quel momento, Emi decise di tornare dalla toilette e, notando un po’ di concitazione al tavolo, si fermò in piedi, a pochi passi da Nick.

“Cosa succede?” gli chiese, guardandolo con aria preoccupata.

“Prendi la borsa, ce ne stiamo andando” rispose lui, sbrigativo.

“Nick, per favore, non fare il bambino” tentò di farlo ragionare Jane, imbarazzata dalla scenata pubblica.

Nick, però, scosse la testa e, allungandosi per prendere la borsa di Emi, replicò “Il problema è proprio che ho smesso di fare il bambino e non puoi più controllarmi, non è vero, mamma?”

Dopodiché prese la ragazza per mano e la trascinò letteralmente verso l’uscita, sotto gli occhi curiosi degli altri avventori.

Arrancando dietro a Nick, tra gli sguardi stupiti della gente intorno a loro, Emi faticava a capire cosa fosse successo nel breve lasso di tempo in cui era stata in bagno.

A un certo punto, decise che aveva bisogno di risposte e, non appena raggiunta la cassa, dove Nick si fermò per pagare, puntò i piedi e richiamò la sua attenzione.

“Nick”.

“Cosa?” sbottò lui, scortese, voltandosi a guardarla con gli occhi fiammeggianti di collera.

La ragazza alzò un sopracciglio e gli rivolse un’occhiata severa, prima di rimproverarlo “Non so cosa sia successo là dentro, ma di sicuro io non ho fatto nulla, quindi non usare quel tono con me”.

Sentendosi tremendamente in colpa, Nick le strinse forte la mano che teneva nella sua, poi sospirò e ammise “Hai ragione, scusami”.

In tono decisamente più dolce, Emi gli domandò “Mi spieghi, per favore?”

Nick scosse la testa e disse “Non c’è nulla da spiegare, mia madre riesce a tirare fuori il peggio di me, ogni volta. Capito adesso perché preferisco non vederla?”

Cercando disperatamente di venirci a capo, Emi chiese, ancora “Cos’ha fatto?”

“Ha insinuato che tu stessi con me solo perché sono ricco e famoso” confessò, dispiaciuto.

La ragazza gli rivolse un timido sorriso e gli posò una mano sul braccio, sussurrando “Sai che non è così, vero?”

Con suo grande sollievo, Nick annuì e la rassicurò “Certo che lo so, so che mi ami, non è questo che mi preoccupa”. Poi, notando che Emi continuava a fissarlo con aria persa, si decise a spiegare “Quello che non sopporto è che si permetta di pensare questo di te quando, invece, è esattamente quello che fa lei da tutta la vita”.

Guardando il ragazzo che amava ferito da colei che avrebbe dovuto dimostrargli affetto incondizionato, Emi non riuscì a fare a meno di odiare un pochino Jane. Non la conosceva e, onestamente, poco le importava cosa pensasse di lei, ma non sopportava di vedere Nick stare così male e tutto a causa di sua madre.

Liberando la mano da quella di Nick, gliele appoggiò entrambe sulla vita e si sporse fino sfiorargli le labbra in un bacio.

“Mi dispiace,” gli sussurrò “specialmente perché sono stata io a insistere per incontrarla”.

Il ragazzo scosse la testa e le sorrise.

“Non è colpa tua,” la tranquillizzò “non potevi saperlo”.

“Ma tu mi avevi avvisata e io non ho voluto darti retta” obiettò Emi, pentita.

Nick scrollò le spalle e sospirò.

“Non importa,” disse “però adesso andiamo via di qui”.

Sulle prime, Emi annuì, desiderosa di accontentarlo e farsi perdonare per averlo messo in quella situazione. Poi, però, ci ripensò e, con aria decisa, gli propose “Tu vai, io torno a parlarle”.

Nick strabuzzò gli occhi e scosse la testa.

“No,” obiettò “non ne vale la pena, davvero”.

A Emi, però, non andava giù il modo in cui la donna aveva trattato il ragazzo e sentiva il bisogno di farglielo sapere, in qualche modo, quindi insistette “Sì, invece. Tu torna in albergo, ordina del vino e riempi la vasca, mentre mi aspetti. Non ci metterò molto”.

“E come tornerai, se prendo la macchina?” le chiese lui, premuroso.

“Chiamerò un taxi, non ti preoccupare” la rassicurò Emi.

Nick sospirò. Non gli piaceva l’idea che Emi parlasse da sola con sua madre, ma la discussione di poco prima l’aveva stremato e non aveva la forza di opporsi.

“Come vuoi,” cedette “ma non lasciarti toccare da quello che ti dirà. È bravissima a manipolare le persone”.

Emi annuì e gli diede un altro bacio sulle labbra, poi lo guardò uscire dal ristorante, agitando una mano in segno di saluto.

Quando la porta si richiuse alle spalle di Nick, Emi fece dietro front e tornò sui suoi passi, diretta al tavolo dove avevano lasciato Jane.

Vedendola ritornare, la donna le rivolse uno sguardo stupito e le domandò “Cosa ci fai qui e dov’è Nick?”

Emi spostò una sedia e prese posto di fronte a lei, annunciando “Nick se n’è andato”.

“E perché non sei con lui?” chiese Jane “Vuoi proseguire la sceneggiata?”

Ignorando volutamente il tono irriverente della donna, Emi le sorrise e dichiarò “Credo che noi due abbiamo iniziato con il piede sbagliato, Jane”.

La madre di Nick non rispose, si limitò a fissarla con aria di superiorità, così Emi proseguì “Ascolta, non me ne frega niente di cosa pensi di me, ma amo Nick e odio vederlo stare male per causa tua, specialmente perché sono stata io a insistere per incontrarti”.

A quelle parole, Jane non riuscì più a fingersi impassibile e lasciò trasparire tutto il suo stupore, spalancando gli occhi e domandando “Sei stata tu?”

Emi annuì, tranquilla, e spiegò "Checché ne dica, Nick soffre per il fatto di non avere un buon rapporto con la sua famiglia, così ho pensato che potesse essere una buona occasione per provare a sistemare le cose. Puoi anche non credermi, ma lo amo davvero e voglio vederlo felice”.

Non sapendo cosa dire, Jane restò a fissare la ragazza seduta davanti a lei, cercando di leggere nel suo sguardo per capire quanto fosse sincera. Poi, non riuscendo a trovare traccia di finzione nei profondi occhi marroni di Emi, sospirò e si decise e parlare.

“Io e Nick abbiamo sempre avuto un rapporto difficile” si giustificò.

“Lo so” ammise Emi “e sono certa che il suo orgoglio non abbia aiutato a sistemare le cose, ma nemmeno sparare a zero su di me ti farà guadagnare la sua simpatia, lo sai vero?”

“Sono solo preoccupata per lui…” farfugliò la donna, cercando un appiglio per spiegare il suo comportamento.

Pur intuendo che stava mentendo, Emi le sorrise e annuì, commentando “Immagino”. Poi aggiunse “Ma voglio rassicurarti: non sono i soldi o la fama di Nick che mi interessano, anzi, il fatto che sia famoso è quello che mi ha trattenuta dal ricambiare subito il suo interesse. Vedi, io sono una ragazza normale e non conosco affatto il mondo di cui fa parte Nick. Inoltre, non ho avuto esperienze idilliache sul fronte sentimentale, in passato, e temevo di poter rimanere ferita. Non riuscivo a credere che uno come lui potesse davvero essere interessato a una come me e volevo evitare di farmi male di nuovo”.

“E poi cos’è cambiato?” le domandò Jane, improvvisamente interessata.

Emi alzò impercettibilmente le spalle e confessò “Poi ho capito che lo amavo troppo e che, pur di stargli vicina, potevo passare sopra alla storia della fama”.

Colpita dalla sincerità della ragazza, Jane le rivolse quello che doveva essere il primo sorriso della serata e sentenziò “Sembri sincera”.

“Perché lo sono,” le assicurò Emi “non riuscirei mai a stare con qualcuno che non amo solo per interesse, la vita è troppo breve per non provare a essere felice”.

“E lo sei?” le chiese la donna, sinceramente curiosa.

Emi annuì, decisa, e confermò “Lo sono”.

“Ed è merito di Nick?” volle sapere ancora Jane.

“Ed è anche merito di Nick” precisò Emi.

Jane le sorrise, di nuovo, indecisa se fidarsi e provare a confidarsi con lei oppure continuare a trincerarsi dietro quella facciata di finta ostilità.

La verità era che non aveva nulla contro la ragazza seduta di fronte a lei, anzi, a dirla tutta le piaceva. Era solo gelosa e preoccupata di perdere il monopolio delle attenzioni del figlio, specialmente a livello economico.

Alla fine, decise di fidarsi del suo istinto e rischiare.

“Nick ti ama” le disse, sincera, ed Emi sorrise, felice.

“Lo so,” concordò “non solo me lo dice, ma me lo dimostra ogni giorno. E anch’io faccio del mio meglio perché sappia quanto lo amo”.

“Sono felice che abbia finalmente trovato qualcuno che lo apprezzi per quello che è” confessò la donna, cogliendo Emi di sorpresa.

La ragazza si limitò a sorriderle, dopodiché le chiese “Posso dirgli che ti dispiace per la discussione?”

Ancora infastidita dalla reazione, a suo avviso esagerata, del figlio, Jane scrollò le spalle e sentenziò “Come ti pare, tanto non farà alcuna differenza”.

Emi piegò leggermente la testa di lato e obiettò “Forse, ma sono convinta che lo farebbe stare meglio”.

Le due donne restarono a fissarsi per qualche altro istante poi, decretando che la conversazione poteva considerarsi conclusa, Emi si alzò e porse una mano a Jane, che la strinse.

“Piacere di averti conosciuta, Jane, e grazie per la chiacchierata” le disse, con un sorriso.

“Piacere mio, Emi” ricambiò lei.

Poi Emi si voltò e si diresse nuovamente verso l'uscita, senza guardarsi indietro, certa che lei e la madre di Nick non sarebbero mai diventate migliori amiche, ma almeno aveva senza dubbio guadagnato il suo rispetto e, soprattutto, la certezza che non avrebbe più fatto soffrire Nick con il suo atteggiamento manipolatorio. 

Quando Emi tornò in albergo, trovò Nick sdraiato sul letto che guardava distrattamente la TV.

Non appena lei mise piede nella stanza, però, spense il televisore e la salutò, sorridente.

“Ehi”.

“Ehi,” ricambiò lei, togliendosi le scarpe e sistemandosi accanto a lui sul letto “cosa guardavi?”

Nick la tirò a sé, passandole le mani attorno alla vita, e le posò un bacio sui capelli.

“Una vecchia puntata di Friends” rispose.

“Quale?” volle sapere lei, interessata.

“Quella dove Phoebe scopre che Monica e Chandler stanno insieme” precisò il ragazzo.

Emi sorrise e commentò “Una delle mie preferite”, dopodiché si coprì gli occhi con le mani e iniziò a imitare l’iconica battuta del personaggio di Phoebe, urlando my eyes, my eyes!

Nick ridacchiò, poi però si lasciò vincere dalla curiosità e le domandò “Com’è andata?”

Emi posò le mani su quelle del ragazzo e intrecciò le dita con le sue, prima di rispondere “Bene”.

“Davvero?” chiese Nick, incredulo.

Emi annuì e confermò “Abbiamo chiarito”. Poi aggiunse “Ha detto che le dispiace”.

“Per cosa?” si informò lui.

“Per essersi comportata male con te”.

Nick si lasciò sfuggire un sogghigno e scosse la testa, obiettando “Bel tentativo, ma non me la bevo”.

Emi alzò gli occhi al cielo e sospirò, prima di ammettere “Okay, non ha detto proprio così, ma sono sicura che sotto sotto le dispiace davvero”.

Il ragazzo liberò le mani dall’intreccio con quelle di Emi e ne posò una sulla guancia della ragazza, facendola voltare verso di lui, in modo da poterla guardare negli occhi.

“Apprezzo quello che stai cercando di fare, davvero, ma non è necessario” sentenziò. “Non devi mentirmi per farmi stare meglio. Mia madre è così, lo so, e ormai me ne sono fatto una ragione. Ci sono stato male per un sacco di tempo ma, alla fine, ho capito che, per quanto mi sforzassi di piacerle, a lei interessano solo i miei soldi e non le importa di avere un rapporto con me se non può ottenerli. Fa schifo, ma le cose stanno così, purtroppo. E, con gli anni, ho scoperto che continuare a frequentarla richiede troppe energie da parte mia e mi lascia sempre deluso, quindi ho semplicemente smesso di provarci. Non mi serve qualcuno che mi ricordi costantemente quanto sia inadeguato, sono bravissimo a farlo da solo”.

Emi gli sorrise, poi gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio sulle labbra.

“Non sei inadeguato,” lo rassicurò “so che ti senti così, ma ti assicuro che non è vero. Sei una brava persona e il miglior fidanzato che si possa avere, credimi”.

Nick non poté fare a meno di sorridere, sentendo i complimenti della ragazza, ma Emi non aveva ancora finito.

“Detesto che lei ti faccia sentire così perché non te lo meriti” proseguì “e mi dispiace aver insistito per incontrarla. Credevo che stessi esagerando, invece avevi perfettamente ragione a non volerla vedere. Scusami”. 

Nick si strinse nelle spalle e scosse la testa.

“Non importa,” dichiarò “ormai è andata. Non voglio più pensarci”.

Emi annuì e concordò “Discorso chiuso”.

Nick le sorrise e lei ricambiò, poi si avvicinò al viso del ragazzo per baciarlo di nuovo e, nel farlo, gli sussurrò “Allora, hai riempito la vasca?”

“No,” rispose lui, scuotendo lievemente la testa “perché non sapevo quando saresti tornata e non volevo che l’acqua si raffreddasse. Ma lo faccio subito”.

“Ottimo,” constatò Emi “io intanto ordino del vino e poi ti raggiungo di là”.

Detto ciò, si alzò dal letto e, mentre si avvicinava al telefono sul comodino, per ordinare il servizio in camera, sollevò il vestito che indossava, sfilandoselo dalla testa e lasciandolo distrattamente cadere sul pavimento.

Nick restò a fissarla, rapito, osservando attentamente ogni suo gesto, mentre la ragazza si sedeva sul bordo del letto e parlava con la reception, chiedendo che le portassero una bottiglia di vino.

Terminata la telefonata, Emi si accorse della presenza di Nick alle sue spalle, ancora seduto sul letto nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato. 

Gli rivolse uno sguardo sorpreso e gli domandò “Che c’è?”

Con un sorrisino malizioso, Nick si alzò dal letto e le si avvicinò, lentamente.

“Pensavo che la vasca può aspettare,” annunciò “adesso voglio fare l’amore con la mia ragazza”.

Mentre Nick la faceva stendere sul letto, posizionandosi sopra di lei, Emi si lasciò sfuggire una risatina e dichiarò “Anch’io voglio fare l’amore con il mio ragazzo, ma tra poco ci porteranno il vino”.

“Aspetteranno” sentenziò Nick, iniziando a baciarle il collo.

Emi chiuse gli occhi, abbandonandosi alle sensazioni provocate dalle labbra di Nick che correvano sulla sua pelle, poi, però, si riscosse e, approfittando della vicinanza al viso del ragazzo, gli sussurrò all’orecchio “E se lo rendessimo più divertente?”

In men che non si dica, gli occhi azzurri di Nick furono su di lei, spalancati dallo stupore.

“Cos’hai in mente?” le domandò, incuriosito.

Emi sorrise e, passandogli le mani dietro al collo, propose “Non l’ho mai fatto nella vasca”.

Le labbra di Nick si curvarono in una smorfia divertita, mentre replicava “Io sì, ma non con te e mi sembra un’ottima idea”.

Emi scoppiò a ridere, poi gli appoggiò le mani sul petto e lo spinse via, per potersi mettere a sedere.

“Allora vado ad aprire l’acqua,” annunciò “tu ritira il vino e poi raggiungimi di là”.

Il ragazzo annuì, visibilmente eccitato all’idea di cosa lo aspettava di lì a poco. Emi gli diede un bacio e si diresse verso il bagno, dove aprì l'acqua e iniziò a versarci un’abbondante dose di bagnoschiuma al fiore di loto.

Quando, dopo aver ritirato il vino e i bicchieri, Nick raggiunse la sua ragazza in bagno, la trovò già immersa nella vasca, i capelli raccolti in uno chignon sulla nuca e gli occhi chiusi, che si godeva la sensazione di relax data dall’acqua calda e dal profumo avvolgente del bagnoschiuma. 

Nick posò la bottiglia e i bicchieri sullo sgabello accanto alla vasca, dopodiché si tolse frettolosamente i vestiti e raggiunse la ragazza, immergendosi dietro di lei.

“Ciao” sussurrò lei, appoggiando la schiena contro il petto del ragazzo.

“Ciao” ricambiò Nick, iniziando a baciarle il collo.

Emi sospirò e piegò la testa di lato, così da lasciare campo libero alle labbra del ragazzo, che scesero lentamente verso la spalla.

“Vediamo di risollevare le sorti di questa serata” le bisbigliò all’orecchio, facendola sorridere.

⁓ * ⁓

“Posso aiutarti in qualche modo?” domandò Emi, guardando il suo ragazzo con aria preoccupata.

Nick alzò la testa dallo scomparto su cui stava trafficando da almeno mezz’ora e, nonostante il sudore che gli imperlava la fronte, tentò di rivolgerle un sorriso rassicurante.

“No, tranquilla. Adesso ne vengo a capo” minimizzò, fingendo di avere tutto sotto controllo.

La realtà, però, era che non era affatto così.

Quella mattina, quando lui ed Emi erano saliti sulla sua barca con l’intenzione di fare una gita su un’isoletta al largo di Key West, Nick si aspettava che l’imbarcazione si avviasse al primo colpo, com’era sempre accaduto. Invece, stava cercando di accendere il motore da una mezz’ora buona, senza ottenere il benché minimo risultato. L’unica cosa che aveva capito era che doveva essere entrata dell’acqua nel motore, ma non aveva la più pallida idea di come fare per risolvere il problema.

“Lo sai che non mi importa molto di vedere quell’isola e mi va benissimo stare con te sulla spiaggia o in piscina, vero?” cercò di tranquillizzarlo Emi, vedendolo chiaramente in difficoltà.

Nick, però, scosse la testa, ostinato.

“Non se ne parla,” dichiarò “ho promesso di portartici ed è quello che farò, costi quel che costi”.

Emi alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Nick era cocciuto come un mulo e non c’era verso di fargli cambiare idea, se si metteva in testa qualcosa. Era inutile, quindi, tentare di convincerlo che, davvero, quella gita non era poi così importante, per lei, e le sembrava già un sogno essere lì a Key West con lui.

Rassegnata, tornò a sedersi sul ponte, lasciandolo trafficare sottocoperta.

Nick sospirò e si lasciò sfuggire un lamento, tirando un pugno al metallo su cui aveva le mani.

In qualsiasi altra occasione, avrebbe rinunciato, avrebbe chiesto scusa a Emi e l’avrebbe portata a cena in un posto carino, per farsi perdonare. 

Ma non quel giorno. 

Quel giorno, raggiungere l’isola era di fondamentale importanza perché aveva intenzione di chiedere a Emi di sposarlo.

Aveva pianificato tutto nei dettagli, chiedendo addirittura il permesso a suo padre, in occasione della visita alla famiglia di Emi durante le vacanze di Natale.

Una volta ottenuto il consenso di Bob, le aveva comprato un bell’anello e si era messo a pensare a un modo romantico e originale per farle la proposta.

Sapeva di volerlo fare durante la vacanza a Key West, ma voleva trovare un modo originale.

A un certo punto, aveva avuto un’idea e l’aveva condivisa con Brian.

“Voglio sotterrare l’anello e poi fingere di aver trovato un tesoro” gli aveva annunciato, entusiasta.

La reazione dell’amico, però, non era stata esattamente quella che si aspettava.

“Nick, no” aveva obiettato, categorico.

“Perché?” gli aveva chiesto Nick, deluso.

Brian aveva sospirato, poi, con lo stesso tono che avrebbe usato per parlare a suo figlio Baylee, aveva risposto “Devo davvero spiegarti perché non è opportuno sotterrare un diamante da tre carati nella sabbia, Nick?”

“Avevo intenzione di lasciarlo nella scatola, non sono così idiota” aveva replicato Nick, sbuffando.

L’opinione dell’amico, però, non era cambiata e aveva continuato a insistere “Me ne rallegro, ma anche così mi vengono in mente almeno dieci modi in cui qualcosa potrebbe andare storto e rovinare il momento”.

Così, Nick aveva abbandonato l’idea di sotterrare l’anello, puntando su qualcosa di più sicuro, ma altrettanto d’effetto, e aveva deciso di portare Emi su un’isoletta praticamente deserta e raggiungibile soltanto in barca, offrirle un bicchiere di vino e farle la proposta mentre guardavano insieme il tramonto da un punto panoramico che conosceva.

Questo, ovviamente, prima che quella stupida barca si mettesse a fare i capricci e, mentre malediceva il motore, riversandogli contro tutti i peggiori insulti che conosceva, gli tornò in mente la conversazione avuta con Brian e si trovò a pensare che, quasi sicuramente, tra i dieci modi che Brian aveva immaginato, quello che gli stava rovinando i piani in quel momento non fosse contemplato.

Ormai rassegnato all’idea che il suo progetto fosse andato a monte, Nick tirò un calcio al motore che emise un sibilo, poi un borbottio e, inspiegabilmente e inaspettatamente, si azionò, mettendo finalmente in moto la barca.

La testa di Emi comparve immediatamente dall’apertura.

“Ehi, ce l’hai fatta” esclamò, sorridente.

Nick ricambiò il sorriso e annuì, ironizzando “Con le buone maniere si ottiene tutto”, dopodiché tornò sul ponte e si mise al timone, conducendo la barca in mare, diretta verso l’isolotto che era stato la sua meta fin dall’inizio.

Dopo aver attraccato al largo della spiaggia dell’isola, i due ragazzi scesero a terra ed Emi iniziò ad insistere perché si facessero una nuotata. Nick, che avrebbe apprezzato un bel bagno, dopo la fatica fatta per azionare quella maledetta barca, dovette suo malgrado convincerla a rimandare perché aveva l’anello nella tasca del costume e non poteva certo rischiare di perderlo in mare.

Non sapendo bene che scusa inventarsi, però, propose a Emi di andare a fare una passeggiata e la ragazza acconsentì, seguendolo lungo una piccola scogliera, fino al punto panoramico da cui, secondo il suo piano, avrebbero dovuto guardare il tramonto. 

Solo che era decisamente troppo presto per il tramonto e non è che potevano restare lì delle ore.

Con la mente che lavorava a tutta velocità, Nick passò in rassegna le varie possibilità, senza trovarne nessuna che lo soddisfacesse del tutto.

Nel frattempo, l’anello sembrava essere diventato improvvisamente pesantissimo e a Nick sembrava quasi di sentirlo bruciare nella tasca.

L’unica cosa a cui riusciva a pensare era che non lo voleva più tenere, voleva liberarsene il prima possibile, consegnandolo alla legittima proprietaria.

A un certo punto, si rese conto di non farcela più e, mandando al diavolo il tramonto e il resto del piano, si voltò verso Emi e le prese una mano.

La ragazza si girò per guardarlo, sorpresa da quel gesto improvviso, ma sorridente.

Quando, però, Nick tentò di inginocchiarsi sulla roccia su cui si trovavano, Emi gli rivolse un’occhiata confusa.

Sulle prime, non capì cosa stava succedendo e, preoccupata che il ragazzo fosse inciampato o, peggio, si fosse fatto male, fece per abbassarsi verso di lui, aprendo la bocca per parlare.

Nel momento in cui si vide comparire un anello davanti agli occhi, però, si bloccò, la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, improvvisamente conscia di cosa stava accadendo, ma incapace di reagire in alcun modo.

Guardandola con gli occhi luccicanti, Nick balbettò “Emi, ti amo e voglio passare tutta la vita con te. Vuoi sposarmi?”

Combattendo contro il groppo in gola che le impediva di parlare, Emi deglutì un paio di volte, prima di rispondere.

Ogni singola fibra del suo essere le stava dicendo di dire sì e buttargli le braccia al collo, ma c’era un tarlo che la preoccupava e non le permetteva di seguire la sua volontà.

Cercando di non scoppiare a piangere, farfugliò “Lo sai, vero, che non potrò mai darti la famiglia che hai sempre sognato?”

Nick scosse la testa e obiettò “Non è vero”.

“Sì, invece” insistette Emi. “Sai che io…”

“Lo so,” la interruppe Nick, senza smettere di guardarla negli occhi “ma so anche che io e te siamo già una famiglia e mi basta. E, se in futuro lo desidereremo, la famiglia si potrà allargare, in qualche modo. Quello che voglio, adesso, sei tu. Siamo tu e io. Per sempre”. 

“Davvero?” gli chiese lei, soffocando a stento un singhiozzo.

Nick annuì e confermò “Davvero”. Poi aggiunse, con un debole sorriso “I’m forever yours, faithfully. Ricordi?” 

Emi fece sì con la testa e si chinò per dargli un bacio sulle labbra.

Nick ricambiò, ma poi le chiese conferma “Allora? Era un sì?”

Emi annuì di nuovo e rispose “Sì. Sì, ti sposo, Nick Carter”.

Mentre un sorriso gli illuminava il viso, Nick si alzò ed Emi gli buttò le braccia al collo, lasciandosi sfuggire un paio di singhiozzi.

Stringendola tra le braccia, Nick non riusciva a smettere di sorridere e, completamente sotto shock, ammise “Wow…io…non so cosa fare”.

Con gli occhi ancora colmi di lacrime, Emi scoppiò a ridere e consigliò “Dovresti mettermelo al dito”.

Lasciandosi coinvolgere dalla comicità del momento, Nick ridacchiò e disse “Ah, già”, dopodiché prese la mano sinistra di Emi e le infilò l’anello, per poi portarsi la mano della ragazza alle labbra e baciarla.

Commossa, Emi restò a fissare il bellissimo diamante che Nick le aveva regalato, ancora incredula di ciò che era appena successo, finché il ragazzo non le prese il viso tra le mani e, guardandola fissa negli occhi, le sussurrò “Ehi, ciao futura signora Carter”.

“Ciao, futuro marito” replicò lei, divertita.

“Okay, adesso, se vuoi, possiamo fare il bagno” annunciò Nick, per sdrammatizzare.

Emi, però, scoppiò a ridere e scosse la testa “Non penso proprio, ho troppa paura di perdere l’anello”.

“Guarda che puoi sempre toglierlo” le fece notare il ragazzo, pratico, ma Emi fece di nuovo no con la testa e dichiarò “Non ci penso nemmeno, credo che non lo toglierò mai più”. Poi, arrossendo leggermente, confessò “Devo averlo sempre sotto gli occhi per convincermi che è tutto vero e non sto sognando”.

Nick rise e la baciò di nuovo, prima di rassicurarla “È vero, tranquilla. Altrimenti staremmo facendo entrambi lo stesso sogno e non credo che sia possibile”.

Emi gli cinse la vita con le mani e, alzandosi sulle punte per avvicinarsi al suo orecchio, bisbigliò “Non lo so, ma, nel caso, non svegliarmi”.

  
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