Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Melisanna    10/01/2023    0 recensioni
Si svegliò nella morsa di un dolore impietoso, che gli affondava le zanne nella schiena e nel ventre. Si svegliò in una corsia di ospedale, tra i lamenti dei malati e puzzo di disinfettante e materia organica. Si svegliò febbricitante e in preda a vertigini violente che gli impedivano di distinguere il sopra dal sotto e gli causarono un onda violenta di nausea.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Diego Brando, Johnny Joestar
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le ragioni della vita


 
La prima volta Johnny aveva avuto il naso rosso e gli occhi gonfi per il pianto, dopo l’ennesima sconfitta.

Aveva sporto il labbro inferiore in un broncio da bambino e l’aveva guardato con pupille colme di odio, il braccio alzato e il pugno stretto in una minaccia silenziosa. Diego non aveva battuto ciglio. Era abituato all’odio. Era abituato ad essere picchiato. Lo avevano picchiato gli stallieri e i Lord, perché non era stato abbastanza veloce, perché aveva rovesciato un secchio o perché un cavallo stava male. O semplicemente perché era lì.

E da quando correva lo picchiavano fantini e proprietari che non sopportavano che un orfano venuto dal nulla tagliasse sempre il traguardo per primo. Non potevano batterlo in pista. Perciò lo picchiavano. Non avrebbero mai osato farlo davanti a Lord Wallgrave, ma bastava che il suo padre adottivo non li vedesse. Tutti sapevano che Diego era troppo orgoglioso per andare a lamentarsi con lui.

Diego era abituato all’odio, perciò non aveva battuto ciglio. E Johnny aveva abbassato il pugno e invece di picchiarlo lo aveva afferrato per il colletto e l’aveva baciato.

E quello Diego non l’aveva messo in conto. Quel bacio l’aveva mandato in frantumi. Non si era mai accorto prima di averlo desiderato dalla prima volta che aveva visto Johnny, i suoi capelli d’oro rosso e i suo occhi che si riempivano così facilmente di lacrime. Diego invidiava il modo in cui Johnny piangeva. Diego non era in grado di piangere, la sua sofferenza era un grumo che pesava tra il petto e la gola, come un nodo soffocante e non si spostava. Ci era così abituato da non accorgersene neppure più. Invece Johnny piangeva, come aveva pianto la prima volta che l’aveva visto, bambino, davanti a un fratello morto e un topo bianco, con la stessa disperazione, la stessa autocommiserazione e la stessa sincerità. Diego invidiava quelle lacrime. Le invidiava e desiderava baciarle e berle e asciugarle.

Ma Johnny sembrava avere capito, in un qualche modo segreto e istintivo, che quello che lui desiderava era affetto e non gli concedeva che feroce lussuria, che lo avvinghiava e lo tratteneva e lo paralizzava, quanto più dolore gli causava.

Diego era abituato all’odio, era abituato ad essere picchiato, ma non era abituato ad essere baciato e morso e accarezzato, a un corpo snello e androgino che strusciava contro il suo. Non era abituato a Johnny.
Johnny era il suo tutto eppure non era niente. Era ciò che aveva, senza mai possedere. Gli si concedeva solo per il piacere di sfuggirgli.

Diego era succube della sua vitalità, della crudele limpidezza con cui affrontava la vita, si abbandonava al pianto con la stessa passione con cui si abbandonava alla rabbia e alla gioia e al sesso.
E Diego lo invidiava e lo desiderava.

Da quando lo aveva portato via dall’ospedale, Johnny non aveva mai pianto e non l’aveva mai baciato. Sembrava prosciugato, privato di quell’energia con cui aveva sempre vissuto. Diego lo guardava fissare il mondo con sguardo opaco e spento e si macerava chiedendosi cosa potesse fare per riportarlo indietro. Preferiva il Johnny che lo odiava a questo, che ringraziava con tono monocorde e si lasciava mettere a letto come una bambola, immemore dell’orgoglio bruciante che lo aveva sempre animato.

Gli scansò i capelli dalla fronte, senza che Johnny reagisse in alcun modo, continuando a fissare il cielo oltre la finestra.

Non era più pallido e smagrito come quando l’aveva trovato in ospedale, ma lo sguardo vacuo che aveva negli occhi era per Diego altrettanto spaventoso. La luce della luna gli disegnava ombre bluastre sul viso, evidenziandone gli zigomi affilati. Diego avrebbe voluto chinarsi a baciarli, invece sospirò silenziosamente e fece per allontanarsi.

In quel momento, la mano di Johnny si mosse stringendo il lenzuolo, in una gesto da fanciullo impaurito. Senza riflettere, Diego la sfiorò con la propria e Johnny gli afferrò le dita. Dopo un po’ le sue palpebre tremarono e si abbassarono finalmente sugli occhi azzurri.

Facendo attenzione a non ritrarre la mano, Diego si sedette sul letto accanto a lui.


 
La tenuta di Brando contava di un piccolo maniero, affidatogli da Lord Wallgrave, circondato da un ampio giardino all’inglese, tutto erba verde e alberi frondosi e di oltre seicento ettari di terra adibiti a pascolo.

Johnny guardava gli uomini affaccendarsi intorno ai lavori per le stalle dalla finestra della sua stanza. Brando si era scusato, perché al pianterreno c’erano solo saloni e cucine e aveva dovuto dedicargliene una al primo piano. Così, ogni volta che voleva salire in camera, era costretto a chiamare un robusto servitore, che in ogni caso lo seguiva ovunque, e farcisi portare in braccio.

Un tempo si sarebbe sentito ferocemente in imbarazzo in una situazione del genere, ma, adesso, niente aveva più importanza. Sapeva perfettamente che l’accordo fra lui e Brando non era altro che una copertura e che il suo stato dipendeva unicamente dalla dubbia generosità del suo ex-rivale. Johnny non capiva cosa volesse veramente e non voleva neppure capirlo, prendeva ciò che arrivava senza porsi domande. Cos’era la sua vita, ormai, se non un sopravvivere strisciando giorno dopo giorno, sperando che Brando non si stancasse di quel suo giochetto?

Il suo padrone di casa correva instancabile da un cantiere all’altro, controllando ogni parte del lavoro, energico ed entusiasta, sotto la sua patina compassata. Quando erano ragazzi, Jonathan era stato convinto che quell’aria snob e quell’accento aristocratico fossero il risultato della sua educazione nobiliare, ma, crescendo, aveva realizzato che la maggior parte dei lord erano assai meno impostati di Brando. Lui non sarebbe riuscito a essere più rilassato o ad avere un accento meno marcato senza che emergessero le sue origini proletarie e il ruvido cockney che non aveva mai perso del tutto e gli sfuggiva se appena beveva un bicchiere di troppo.

E forse era per quello se Brando era l’inglese, e il fantino, più morigerato che Johnny avesse mai conosciuto. Mentre lui incedeva negli alcolici, cercando di perdere coscienza il più rapidamente possibile, Brando beveva pressoché solo tè e caffè, guardandolo con un’espressione di superiorità e compatimento che Johnny detestava. Magari era per quello che lo aiutava, per bearsi dei suoi successi davanti all’inutile storpio che aveva osato sfidarlo.

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo i suoi pensieri. Johnny avrebbe voluto urlare che lo lasciassero in pace, ma neppure la sua intimità era più sua “Entrate, è aperto”. Sentì la porta che si apriva e poi silenzio.
Si voltò appena e incontrò lo sguardo di Brando, fermo sulla soglia, che lo fissava “Come state oggi?”
Scrollò le spalle “Non ho più molto dolore”. Per quello che valeva.

Brando gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla “Ritroverete la voglia di vivere, Jonathan. Dovete ritrovarla. Ho bisogno di voi”.

A Johnny sfuggì un sorriso amaro “Se è quello che volete, saprò ben fingere che sia così”.

Le labbra di Brando si tesero in una linea dura “Non parlate così. Non è questo che voglio. Dov’è finito l’uomo che conoscevo? Che non si arrendeva mai neppure alla centesima sconfitta?”

“È questo che volete, Diego? Riavere il rivale da umiliare?”

“Non siete mai stato questo per me”.

Johnny abbaiò una risata crudele “Perciò lo facevate senza nemmeno rendervene conto!”

“Non potete farmi un colpa dell’aver sempre voluto vincere. Vincere correttamente, qualsiasi cosa dicano di me. Se pensavate che vi volessi con me per questo, come avete potuto accettare di seguirmi?”

“Cos’avrei dovuto fare? Siete l’unica possibilità che mi è rimasta!”

Brando chinò la testa, stringendo i pugni “In questo caso…” mormorò “In questo caso… farete ciò che vi ordino”.

Johnny gettò indietro il capo, una luce di sfida negli occhi, felice che fosse finalmente venuto allo scoperto “Qualsiasi cosa”.

“Devo comprare una fattrice e un puledro. Preparatevi, voglio che veniate con me e mi aiutiate a scegliere”
e uscì con poche ampie falcate, sbattendo la porta dietro di sé.
  
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