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Autore: EleAB98    11/01/2023    3 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO IV


 

«Come mai sei così silenziosa?»

Amanda si riscosse dopo qualche istante, come se un tonfo sordo non le avesse permesso di captare nell'immediato la domanda di Alessandro. Aveva passato tutta la notte ad arrovellarsi il cervello per quel tipo, e tuttora, nonostante tra poche ore avrebbe dovuto riaccogliere l'ennesima fiumana di lettori, non riusciva a non pensarci. Le parole di quell'uomo le rimbombavano costantemente nella testa. Si immaginò persino che lui le pronunciasse con quel tono di voce profondo e autoritario che le aveva provocato una sensazione di stordimento tale da non riuscire quasi più a capire dove si trovasse.

Dio, Amanda! Non ti starai facendo abbindolare da quello lì! si ammonì, gli occhi puntati sugli scorci di paesaggio che s'intravedevano dal finestrino del treno.

«L'ultima volta che sono stata a Milano ero con il mio ex», rispose lei, sputando la prima cosa che le era venuta in mente. Pensava che Alessandro l'avrebbe presa per pazza se gli avesse anche solo accennato del suo immotivato coinvolgimento per un perfetto sconosciuto – e che tra l'altro aveva visto da vicino per mezzo minuto.

Evviva la sincerità, cara Amanda.

Sospirò. Non che gli avesse detto una stupidaggine: Milano era proprio l'ultima città in cui era stata con Daniele, a pochi mesi dalla rottura definitiva. Quella breve vacanza sarebbe dovuta servire a ravvivare un rapporto che, ormai da tempo, aveva subito una forte battuta d'arresto. Senza contare che lui era diventato terribilmente geloso e non meno scorbutico, e questo non aveva affatto migliorato la loro già precaria situazione. Ma in quel momento... a tutto stava pensando, fuorché alla sua precedente relazione.

«Capisco», disse l'altro, lo sguardo fisso davanti a sé. «Non dev'essere facile convivere con un ricordo simile.»

«Direi di no. Ma alla fine ci si abitua. Solo che... alle volte è difficile non ripensare al passato.»

«O al presente...» Alessandro la scrutò con la coda dell'occhio. «Sicura che non stai pensando a uno di quegli sbarbartelli

«Io? Ovvio che no», rispose Amanda, smontando la sua congettura all'istante.

Complimenti. Stai diventando una bugiarda cronica.

Certo, quello  non era proprio un ragazzo di primo pelo, però...

Si trattenne dal sospirare di nuovo e cercò di scacciare – per l'ennesima volta – il pensiero di quell'uomo che, non sapeva spiegarsi il perché, l'aveva incuriosita oltre misura.

Come si sarebbe fatto perdonare? continuava a domandarsi, sempre più perplessa.

«D'accordo. Ma devo chiedertelo... hai trovato così seccante la storia delle lettere?»

Amanda si concesse un sorriso incerto. «Alla fine no. Diciamo pure che le ho trovate abbastanza infantili, per certi versi. Quindi, più che fastidio, direi di aver provato imbarazzo e divertimento insieme.»

«Tutte quante?» indagò lui con malcelata curiosità.

Amanda lo guardò stranita. «Perché ti interessa tanto?»

Per qualche istante, regnò un silenzio tombale.

«Tra te e il tuo ex... com'è finita?» domandò infine lui, cambiando bruscamente argomento.

Amanda, che in fondo non aspettava altro, rilassò le spalle e si accasciò sul sedile. «L'ho lasciato io. Ero arcistufa delle sue manie di controllo. E poi... tra noi due, a dire il vero, non c'è mai stata un'intesa particolare. Tuttora mi chiedo come abbia potuto starci insieme per quasi tre anni.»

«Be'... si vede che l'amavi. No?»

«Sì, anche se non sono mai riuscita a confessarglielo. C'era sempre qualcosa che mi faceva desistere. Forse perché, per molti versi, non eravamo compatibili. Nonostante tutto, ho sempre creduto che con il tempo avremmo costruito qualcosa di importante. Quando c'è il sentimento tutto è possibile, mi dicevo.» Scrollò la testa. «Ma l'amara verità è che il sentimento non basta. Si devono avere progetti e passioni comuni, altrimenti, prima o poi... tutto finisce. Io e Daniele, in effetti, eravamo troppo diversi.»

Alessandro annuì. «Non posso darti torto», si limitò a dire.

«E tu?» domandò la ragazza, gli occhi intrisi di una fervente curiosità.

«Io... cosa

«A quando risale la tua ultima relazione?»

L'agente strinse le labbra. «Devo proprio parlarne?»

«Caspita... è stata così disastrosa?»

«Abbastanza. Vedi... io e lei non eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Al contrario di te, sono stato io a lasciare Anna. Di punto in bianco mi sono accorto di non provare i suoi stessi sentimenti, e così... ho preferito chiudere. Lei però non l'ha presa bene.»

«Posso immaginarlo», commentò Amanda. «Non è mai bello ricevere un colpo simile.»

«E non è bello nemmeno trovarsi dall'altra parte della barricata», replicò Alessandro, lo sguardo fisso su quello di lei.

«Concordo. È sempre difficile lasciare una persona con cui si è condiviso tutto di sé.»

«Già. Ma anche questo fa parte della vita.»

«Hai ragione. Aspetta un secondo, però. Mi hai appena detto di averla lasciata di punto in bianco... in quale occasione, esattamente?»

Alessandro sorrise appena. «Qualche anno fa, sono stato vittima di un evento piuttosto particolare che mi ha fatto capire che non l'amavo abbastanza... Magari un giorno te lo racconterò.»

«Perché non ora?» domandò lei, sempre più incuriosita.

«Perché tra un paio di minuti dobbiamo scendere dal treno», si giustificò lui, facendole l'occhiolino. «Avanti, cominciamo ad avviarci.»

Senza attendere oltre, prese in mano il suo bagaglio e, più che conscio di non aver quasi per nulla soddisfatto l'interesse di Amanda, percorse in tutta fretta l'affollato vagone dirigendosi verso l'uscita.

 

§

 

«Avevo quasi dimenticato quanto fosse bello aggirarsi per le vie di Milano», commentò Amanda, lo sguardo trasognato, un travolgente sorriso impresso sul volto. Era completamente soggiogata dai numerosi negozi che l'affascinante Galleria Vittorio Emanuele ospitava. Sebbene non adorasse particolarmente lo shopping, il fascino esercitato dalle vetrine che la circondavano riusciva ad attirarla in ogni dove.

Alessandro, che stava dimostrando una pazienza infinita – di tanto in tanto sbuffava e alzava gli occhi al cielo –, la seguiva in lungo e in largo come un perfetto segugio, stando ben attento a non perderla di vista. Per certi versi, quasi incarnava le vesti di un novello maritino che, seppur annoiato, non poteva fare altro che sopportare i capricci di una consorte costantemente assoggettata all'acquisto compulsivo di una qualche cianfrusaglia che in tutta probabilità sarebbe presto finita nel dimenticatoio, come di qualche souvenir o capo d'abbigliamento che potesse sfoggiare nelle occasioni speciali.

«E io avevo quasi dimenticato quanto una donna potesse essere esigente», commentò Alessandro, le mani infilate nelle tasche del lungo cappotto invernale, scuro quanto i suoi capelli, che a causa del vento dicembrino erano più scompigliati del solito. «Non hai ancora finito con quella roba?» le chiese, notando che Amanda aveva estratto un altro vestitino dall'appendiabiti del negozio cui erano entrati.

«Allora? Come mi sta?» fece lei, ignorando il suo commento seccato, quindi gli mostrò l'abito in questione e se lo mise sopra, senza però indossarlo.

Alessandro, che per un breve istante aveva rivolto la propria attenzione al suo cellulare che si era messo d'improvviso a squillare, si ammutolì. L'aggeggio che teneva tra le mani, tra l'altro, continuava a trillare senza sosta, eppure l'agente non se ne curò. Colto di sorpresa, guardò alternativamente Amanda e la mise da lei scelta – che evidenziava, a differenza di quanto indossava la ragazza in quel momento, una profonda scollatura –, e sulle prime non seppe cosa dire. Poi, come da copione, inarcò un sopracciglio, incurvando le labbra in una smorfia che Amanda non riuscì a decifrare. «Tutta questa sciccheria non ti si addice», appurò, serio. «Ciononostante... non è malaccio», concluse, di nuovo gli occhi fissi sul telefono.

«Seriamente?» squittì l'altra. «Non potrei mai indossare un vestito così appariscente. Guarda, ci sono strass ovunque. Per non parlare della scollatura. E poi... è dorato! Io detesto il dorato!» esclamò, fingendosi scandalizzata.

«Be', si può sempre cambiare di tanto in tanto.» Alessandro ripose il telefonino nella tasca dei pantaloni. «Allora...» Tornò a guardare Amanda, le braccia conserte. Stirò le labbra in un sorriso ironico. «Hai intenzione di presentarti in libreria con quello, oppure—»

«Ma non ci penso nemmeno!» scattò Amanda, lanciandogli un'occhiata truce.

«Tranquilla, stavo solo scherzando! È che pensando a quei ragazzotti, sai com'è... se ti vedessero con quest'abito, perderebbero direttamente la via di casa.»

«Ah-ah. Non me lo ricordare.»

«C'è una cosa che mi sfugge, però... se disprezzi così tanto quel vestito, perché mi hai chies—»

«Perché è per Monica, la mia migliore amica!» rispose Amanda. «Lei ci va matta per questi vestiti. E se a me non sta così malaccio, a maggior ragione starà benissimo a lei.»

«Aaah... Questo spiega tutto», dichiarò lui, scuotendo la testa. «Dai, sbrigati. Non manca molto.»

«Sissignore

Amanda si affrettò a pagare l'abito e uscì dalla boutique. Alessandro, però, non mancò di afferrarle la mano per poi trascinarla, senza tanti complimenti, lungo il sentiero che portava a La Mondadori.

«Cos'è, hai forse il terrore che possa fermarmi di nuovo?»

«Voi donne siete imprevedibili», affermò lui, svicolando tra i passanti senza mollare la presa.

Amanda si abbandonò a un risolino sommesso. «Sì, forse un po' lo siamo. Ma pure voi maschietti, a dirla tutta.»

Senza volerlo, i pensieri della ragazza tornarono . Sospirò appena, il cuore pieno di speranze. Chissà se l'avrebbe rivisto.

 

La sensazione era sempre la stessa. Sarebbe stata sempre la stessa. Il profumo dei libri – che Amanda trovava afrodisiaco – a invaderle le narici, una cascata di storie a fare da contorno alla sua, uno sgargiante tripudio di colori che le faceva girare la testa. Quel posto, inutile dirlo, sapeva di casa. Sapeva di una passione che non sarebbe mai morta.

La giovane scrittrice era stata accolta da una cospicua massa di persone che, appostatesi dinanzi alla libreria, avevano voluto a tutti costi un suo autografo. E lei, ovviamente, non gliel'aveva negato. Aveva cercato, d'altro canto, di giostrarsi tra un gruppetto di ragazzine urlanti che le avevano chiesto un selfie e un inquieto Alessandro che aveva tentato, peraltro senza successo, di placare quell'assalto animalesco.

«Come stai?» gli aveva chiesto Amanda una volta rifugiatisi nella libreria, l'ilarità che si leggeva chiaramente sul suo viso.

«Non credevo fossi così impegnativa», aveva risposto l'altro, ancora senza fiato.

Amanda, a fronte di quella battuta, era esplosa in una sonora risata.

«Quel branco di orsi stava per uccidermi e tu ridi?»

La ragazza scosse la testa. A distanza di pochi minuti dall'inizio della presentazione, serbava ancora nella mente l'espressione torva di Alessandro, che in verità – poteva giurarlo ­– era tremendamente felice per lei.

Sorrise, emozionata e non meno impaziente. Buona parte del pubblico era già lì, seduto dinanzi a lei, gli occhi intrisi di aspettativa. Amanda li aveva guardati uno per uno. Nessuna traccia di lui.

Ma è naturale! pensò. Sarebbe una pazzia se...

Il brusco rumore della porta la fece sobbalzare. D'istinto, rialzò lo sguardo. Un altro paio di ragazzi erano entrati nel negozio e, guardandola di soppiatto, presero posto nell'accogliente Sala Lettura completa di tutto: persino di un sontuoso rinfresco che, al termine della tanto agognata presentazione, avrebbero magari consumato in tutta tranquillità.

Giornalisti permettendo, si disse la ragazza, guardando con ingordigia delle appetitose tartare di salmone, ricoperte da un sottile velo di plastica.

Scostò lo sguardo da tutto quel ben di Dio. Fame nervosa. Non poteva che essere quello. Certo, lei adorava le tartare al salmone, però...

Un altro tintinnio. Ogni qualvolta sentiva quel rumore – spiegato dal fatto che sulla soglia vi era un piccolo cimelio indiano che agiva da sonaglino –, il cuore di Amanda saltava dritto in gola.

Strinse i pugni. Doveva concentrarsi. Cercò Alessandro con lo sguardo e, nel frattempo, si apprestò a cominciare. Lui, al solito, si era sistemato nell'angolo sinistro della sala accanto a uno dei tanti dipendenti del posto. Era in piedi, dritto come un fuso, benché la gamba destra fosse leggermente piegata in avanti per via del piede che aveva appoggiato al muro. Un leggero cenno del capo la spinse a cominciare il suo sproloquio. Finalmente tornò a sorridere, gli occhi fissi sulla platea.

Era il suo momento. E questa volta, nessun ragazzo dall'aria insolente – già ne aveva adocchiato qualcuno! – gliel'avrebbe rovinato.

 

Doveva essere trascorsa una mezz'ora, al più una quarantina di minuti. Gli occhi di Amanda saettavano continuamente da un punto all'altro scrutando per benino la folla, come a voler monitorare una situazione che, tutto sommato, le sembrava stabile. Provava una certa curiosità. Si sentiva perfino coraggiosa. O forse sperava che tra i tanti volti che vedeva dinanzi a sé potesse riconoscere quel viso affusolato e l'espressione integerrima che l'accompagnava?

Amanda scosse impercettibilmente il capo. Lui non c'era! Perché ostinarsi con quell'assurda fantasia?

Non fece neanche in tempo ad ammonirsi per bene, che un familiare scampanellio le fece voltare di scatto la testa. Le mancò la terra sotto i piedi. Capelli scuri tendenti al grigio, cipiglio severo, uno sguardo che non lasciava trasparire alcunché.

Non riusciva a crederci. Lui era lì! Aveva mantenuto la promessa!

Per un brevissimo istante, i loro sguardi s'incrociarono. Amanda dovette trattenersi dal sorridere come una scema, tanta era l'emozione che, dentro di lei, si era accesa d'improvviso, come per magia. Non riusciva a spiegarselo, ma si sentiva in qualche modo attratta da lui. Non le era mai successo di provare una curiosità così fervente per qualcuno che nemmeno conosceva. Certo, alcune volte le era capitato di incontrare dei ragazzi per strada e di averli giudicati dei gran fighi, ma quell'uomo non apparteneva certo a quella categoria. Eppure, aveva quel non so che. Un suo perché; un perché che Amanda, almeno da una parte, temeva di scoprire, ma la cui conoscenza, al di là di tutto... anelava profondamente.

Qualcosa di misterioso la spingeva verso di lui, e la ragazza era certa che non si trattasse di attrazione fisica. Quella, semmai, sarebbe venuta dopo. Ovvio che lui avesse un fascino tutto suo, non si poteva certo negarlo – tantomeno essergli troppo indifferente. Ripensò per un istante al suo ex ragazzo. Certo, sin dall'inizio l'aveva trovato carino, ma la vera e propria spinta fisica verso Daniele si era scatenata in lei soltanto da quando avevano cominciato a uscire insieme. Di base c'era comunque un interesse di fondo, malgrado i primi tempi si fossero accontentati di scambiare quattro chiacchiere sul lavoro come due semplici amici. Amanda sapeva che le sue mire, in realtà, sarebbero state ben diverse, ciononostante non si era affatto premurata di sbarrargli la strada. Molto semplicemente, lo voleva anche lei. E alla fin fine, il fuoco della passione era esploso tutto insieme.

Una cosa era sicura: quell'uomo, anche solo a vederlo, le suscitava un'emozione particolare. E se avesse potuto anche solo assaggiarne l'essenza, ne sarebbe stata davvero felice. La sua voce, poi... aveva sempre avuto un debole per quel tono di voce, doveva ammetterlo.
Insomma, nel complesso lo trovava interessante. E questo, almeno al momento, sembrava persino trascendere dalle sue caratteristiche fisiognomiche.

L'uomo, guardatosi un attimo intorno, decise di rimanere in piedi. D'altronde, non c'era più nemmeno un posto libero. A braccia conserte – libro di Amanda alla mano – s'appoggiò a una colonnina posta vicino all'entrata, lo sguardo fisso su di lei. La giovane scostò il suo dopo qualche secondo, incapace di sostenere l'intensità. Ripensando al bigliettino che le aveva scritto, cominciò ad agitarsi un po', tanto che a un certo punto dovette riformulare una frase che le era uscita dannatamente male.

Alzò gli occhi al cielo.

Quant'era difficile parlare di un qualcosa a raffica mentre, sotto sotto, si stava pensando a tutt'altro! Si morse la lingua, quindi accantonò quei maledetti retropensieri e si apprestò a terminare la presentazione del suo libro. Dopo un'altra mezz'ora abbondante, calò il sipario.

 

Anche stavolta, si mise a firmare libri a destra e a manca come una disperata. Fortunatamente, a parte qualche sguardo adorante di troppo a cui Amanda decise di non dar credito, in quell'occasione non accadde nulla di eclatante.

O quasi.

A pochi minuti dalla fine dell'evento, il misterioso signore che aveva fatto ritardo si presentò dinanzi alla ragazza. Lei lo squadrò per pochissimo, la gola secca. Non le riuscì di capire se, una volta raggiuntala, stesse o meno sorridendo. Senza dire una parola, le porse il libro. La giovane lo afferrò prontamente, pregando in sordina che la biro le rimanesse ben salda nella mano. Quando Amanda aprì il romanzo alla terza di copertina, il suo cuore perse un battito.

 

Signorina Amanda, dipendo in tutto e per tutto dalla risposta che mi fornirà alla "domanda di rito" evidenziata a pag. 53.

 

Poco più sotto, a margine, c'era scritto:

 

Se la risposta è sì (e non è certo tenuta a darmela ora), mi troverà al caffè all'angolo tra una ventina di minuti.

 

Amanda era semplicemente sbigottita. Le sfuggì un ampio sorriso. Poco più sotto, un'altra frasetta che non si sarebbe mai aspettata:

 

Dimenticavo... spero che almeno mi concederà il suo autografo (le giuro che stavolta non ho lasciato proprio niente in macchina...).

 

La ragazza si trattenne dal ridere e appose la propria firma sul manoscritto, quindi corse a pag. 53.

 

«Desidera forse un caffettino, Capitano mio Capitano?»

 

Amanda sorrise. L'uomo aveva scelto quella frase per invitarla a prendere un caffè. Scosse la testa, cercando di nascondere la sua incredulità. In tutti i suoi libri, il sottoposto più fidato – e non meno grottesco – del detective Beltrand aveva sempre suscitato molta ilarità nei lettori, nonché a lei stessa, che ne aveva sempre scritto ridendo di gusto. Amanda richiuse il libro e lo restituì all'uomo misterioso, che stavolta abbozzò un sorriso. Senza attendere oltre, le sussurrò un grazie e si congedò.

Amanda, dal canto suo, aveva continuato a guardarlo mentre si allontanava, senza voltarsi indietro. Ovviamente, anche se non aveva avuto il tempo di dirgli una sola parola, la risposta a quella domanda era .

   
 
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