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Autore: Agueda    13/01/2023    0 recensioni
"Luna e Sole, fuoco in mare. Primordiale fame di noi due, Lentamente, affondare Tra le onde fino ad annullarsi Eclissi "
Settembre 2019. Chiara, venticinque anni, si sveglia una mattina e decide di scappare dal caos di Palermo e dall'indifferenza del suo compagno per rifugiarsi a Los Angeles, lontano da tutto e da tutti. Durante il suo soggiorno a Los Angeles incontra una vecchia conoscenza di suo fratello, lei l'aveva lasciato ragazzino, ed intanto lui, è diventato un uomo a cui nessuna donna può resistere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madness serie '
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Capitolo Quattro

Quando salì sulla moto di Carlo, le sembrò di essere tornata proprio indietro nel tempo, quando marinava la scuola con i compagni di classe per andare fuori città con il motorino.

Quello però non era un Ciao sgangherato, ma una moto super figa che si addiceva benissimo al suo proprietario che ci salì sopra porgendole un casco nero.

“Sei pronta?”, chiese lui alzando il sopracciglio

Chiara ebbe la sensazione che lui si riferisse a qualcos’altro. Tutto in quel ragazzo la faceva pensare a qualcos’altro. Qualcos’altro riguardante il sesso. “Non correre”, rispose lei urlando.

Si sentì come se con quel viaggio avesse premuto il pulsante di accensione. Finalmente la giostra della vita stava ripartendo e lei non vedeva l’ora di montarci sopra.

 

Carlo, indossava una camicia di lino nera che svolazzava al vento. Lei cercò di reggersi ai sostegni posteriori, solo che quando accelerò sul lungo oceano, si ritrovò incollata a lui.

“Scusa”, le venne spontaneo dire, un po’ a disagio per aver appena spiaccicato le tette sulla sua schiena.

Lui si girò leggermente e rispose con un sorriso divertito:

“Scusa di cosa?”.

“È meglio se ti reggi a me”, le ordinò tornando a concentrarsi sulla strada.

Chiara obbedì molto volentieri e strinse le braccia intorno al corpo caldo e muscoloso di Carlo. Quando scese dalla moto era strafatta di testosterone e adrenalina. Quasi quasi non ce la faceva nemmeno a camminare.

Non c’ erano aggettivi   per descrivere Carlo; ma se proprio li avesse cercati, si sarebbero potuti sintetizzare tutti in uno solo e cioè selvaggiamente sexy.

Capelli spettinati con un po’ di gel, barba curata, altro che oasi nel deserto! Era come portare un drogato ad Amsterdam, un obeso in pasticceria, un bambino al luna-park. Lui era tutto questo e molto di più, solo che lei non poteva lasciar trapelare quel pensiero.

-cazzo, mi sembra natale!!

-perché???

-Chiara, sei un regalo meraviglioso, ci voleva proprio il tuo arrivo.

il suo sguardo e la sua voce erano talmente profondi che lei indietreggiò.

 

Meno male che quando aveva scelto Los Angeles pensava di essere al riparo dalle tentazioni trattandosi del suo amico e invece era finita dritta dritta nella tana del lupo. E ci stava sguazzando dentro senza ritegno!

Arrivati, all’ Elisir, le luci erano soffuse e l’ambiente esclusivo la misero per un secondo in agitazione, però quando sentì la mano di Carlo sostenerla alla base della schiena, si sentì di nuovo a suo agio, al suo fianco. Si immaginò che quella mano scendesse fino alla sua coscia nuda fino al centro delle gambe, per poi entrare decisa nella sua intimità.

“A cosa stai pensando?”, chiese lui con una faccia che non prometteva niente di buono.

“È meglio se non te lo dico”, fu la risposta inequivocabile di lei e il ragazzo si schiarì la voce spogliandola con gli occhi. Andarono incontro a Felix che coordinava i ragazzi della security all’ingresso.

 

Chiara lo salutò anche se lui mantenne la giusta distanza. Carlo e Felix si squadrarono cercando di capire cosa stesse pensando l’altro, poi Carlo decise di fidarsi, anche perché non aveva molte alternative. “Te la affido, mi raccomando”, disse lanciandogli uno sguardo d’ammonizione che non sfuggì alla ragazza.

“Carlo tranquillo. So badare a me stessa. Penso proprio che sopravvivrò, anzi spero anche di divertirmi”, gli fece un occhiolino di intesa.

Carlo tranquillo un cazzo!

Dio, quanto avrebbe voluto afferrarla per i capelli e baciarla fino a farla rimanere senza fiato.

Una bruttissima sensazione che non avvertiva da quanto si era lasciato con la sua ex, lo fece rabbrividire.

Si era sempre sentito inattaccabile in quella città, mentre da quando Chiara era arrivata, oltre a perdere il controllo di sé stesso, si era reso conto di essere vulnerabile.

Lei era sua e voleva proteggerla, peccato che lei invece volesse fare di testa sua. Magari finendo tra le braccia del primo bastardo che le capitava. Strinse i pugni. Ci voleva subito uno shot di tequila ghiacciata per digerire quel pensiero nefasto.

Mentre il ritmo di BurakYeter & Cecilia Krull - My Life Is Going On (BurakYeter Remix)

gli entrava nelle vene, si fece largo tra i primi avventori del club e prese posto dietro al bar.

Due colleghi stavano già servendo vari cocktail, ma lui in qualità di barista acrobatico e attrazione della serata, poteva permettersi di arrivare più tardi, anche perché poi sarebbe stato lui a fare i conti e a chiudere cassa come al solito. Il proprietario si fidava solo di lui. Una scossa elettrica lo colse scuotendolo da capo a piedi. Per cercare di togliersi di dosso l’eccitante sensazione della pelle di Chiara attaccata alla sua, iniziò a far roteare le prime bottiglie. Doveva concentrarsi, doveva guardare qualsiasi altra donna, tranne lei.

Mora, bionda, rossa, bianca non avrebbe fatto differenza. L’importante era distrarsi da quel fastidioso pensiero fisso che lo tormentava da quando qualche ora prima aveva accolto la sua amica nella sua nuova vita.

Le ore passavano, ed il locale era pieno di gente, davanti a lui c’era gente che si ubriacava, e che chiedeva drink, gente che ballava, gente che sniffava della meglio maniera.

Ad un certo punto si voltò verso uno dei tavoli e vide Chiara ballare con un ragazzo e fu lì che i loro guardi s’incontrarono e fu sfida a primo colpo!!!! Maledetto Felix! Come aveva potuto lasciarla al tavolo con quel playboy. A fine serata gliene avrebbe dette più di quattro. Nel frattempo sfogò la sua frustrazione nel lavoro al ritmo di Imagine Dragons - Believer.

Una ragazza, ubriaca fradicia, salì nel bancone e iniziò a toccargli i muscoli sotto la camicia, Lui stette al gioco, ma fu subito fermato da un altro braccio. Era il braccio di Chiara.

“Bellezza, scendi e vattene, ora è il mio turno.”

Dopo quelle parole, salì sul bancone e disse una frase all’ orecchio di Carlo.

“Facciamo come ai vecchi tempi, facciamogli vedere chi sono Chiara e Carlo”

“Cosa hai in mente??”

“Fidati e vedrai”.

Cazzo era ubriaca, ma restava sempre la donna più sensuale che lui abbia visto. Si sdraiò sul bancone, aprendo la bocca provocante.

Nel frattempo la clientela davanti al bancone era diventata per lo più maschile e quando videro il barista lanciare due bottiglie in aria per poi versare il liquido di entrambe direttamente in bocca alla sventola sul bancone, scoppiarono in un boato di eccitazione facendo il doppio delle ordinazioni. Gli occhi di Carlo, iniziarono a brillare come non mai alla vista della sua amica che dimenava il fondoschiena a ritmo di musica proprio sopra di lui. Erano un’accoppiata molto pericolosa che portavano scompiglio raccoglievano centinaia di dollari di mance. Lei lo provocava con il suo corpo e con lo sguardo. Lui la assecondava non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso. Aveva bisogno di un altro shot di tequila e di ghiaccio nelle mutande.

Basta. Devo smetterla di bere, altrimenti finirò per scoparmela qui sopra il bancone.

Ordinò a sé stesso completamente stregato dalla sensuale bellezza di quella donna, che la sfiga aveva voluto fosse la sorella del suo amico e quindi intoccabile.

Ma più si imponeva di non toccarla e più la voleva afferrare per quei fianchi sinuosi e farla sua in un unico gesto urgente. Gli tornò in mente la sua confessione come un flash. Quel coglione del fidanzato non se la scopava da una vita. Cazzo, una donna così lui se la sarebbe scopata come minimo tre volte al giorno, se non di più.

Un grave problema si era sollevato nei suoi jeans appena l’aveva vista uscire dalla camera degli ospiti. Era di una bellezza totale e paralizzante. Sperò con tutte le forze che passasse, invece la sua eccitazione non faceva che crescere e a stento riusciva a lavorare senza correre al bagno a farsi fare un servizietto dalla prima ragazza disponibile.

I clienti applaudirono eccitati come lui all’ennesima prodezza di Chiara che si muoveva esperta, come se avesse ballato su un bancone chissà quante volte. La serata volgeva al termine e i clienti erano impazienti di avere i loro ultimi drink, quindi Carlo riprese in mano la situazione al bar, mentre Felix accompagnava Chiara nello spogliatoio.

Ormai non si reggeva più sui tacchi e barcollò. Quella serata era un incubo che sperava solo finisse al più presto, anche se era sicuro che il peggio dovesse ancora arrivare.

Il locale si stava svuotando e lui prima di iniziare a fare i conti alzò lo sguardo per controllare dove fosse Chiara

-Ti sta aspettando fuori, cercò di tranquillizzarlo Felix ottenendo l’effetto contrario.

-È là fuori da sola e ubriaca? Amico, stasera giuro che ti ammazzo, lo minacciò saltando fuori dal bar con una bottiglia ancora tra le mani per andare a cercarla. La trovò appoggiata al muro vicino alla sua moto con tre ragazzi più ubriachi di lei che cercavano di farla salire sulla loro macchina. Lei gli rivolse uno sguardo di aiuto e lui vide rosso.

In un nanosecondo ruppe la bottiglia sul muro e prese alle spalle uno dei tre puntandogliela alla gola.

Per fortuna anche Felix li raggiunse, costringendoli con le cattive ad andarsene.

Chiara sembrava spaventata a morte.

 

-Tutto bene? le chiese protettivo.

 -Sì però adesso portami a casa, ti prego.

 

Carlo l’avrebbe voluta immediatamente accontentare, peccato dovesse ancora chiudere la cassa e in più non era sicuro che lei ce l’avrebbe fatta in moto.

-Forse è meglio se torni con Felix in macchina. Io finisco qui e ti raggiungo, ok?

Lei era delusa ma acconsentì.

“Fai presto”.

 

A Carlo non era piaciuto per niente il comportamento di Felix quella sera, solo che non aveva alternative migliori.

 

-Non la lasciare nemmeno un secondo, comandò all’amico e scomparì all’interno per finire il suo lavoro. Contò rapidamente le mance. Cristo, aveva fatto il doppio del solito grazie alla folle idea di Chiara.

Montò sulla Monster ansioso di tornare a casa e volò sulla strada pregando di non incontrare nessuna pattuglia della polizia. Con tutto l’alcol che aveva in corpo e a quella folle velocità, lo avrebbero sbattuto in galera e buttato la chiave.

Arrivato a casa trovò Chiara distesa nel divano.

Lei dorme beata mentre fuori c’è la terza guerra mondiale, pensò Carlo portandola nella camera nella camera, dove alloggiava lei. Aveva sognato tutta la notte di sbatterla sul letto, però di sicuro non in quello stato. Le tolse le scarpe e la giacca, sperando che lei si risvegliasse nel frattempo, invece nulla.

Avrebbe potuto anche lasciarla dormire così, solo che magari non gli sarebbe più capitata l’occasione di vederla nuda e si sa, l’occasione fa l’uomo ladro. Le sfilò piano la canotta e il reggiseno. Trattenne il respiro e iniziò a sfilarle gli shorts sotto i quali si trovava un delizioso perizoma azzurro che lui avrebbe tanto voluto strappare per farle sentire quanto la desiderasse. Sotto si intravedeva una sottile striscia di corti peli pubici.

 

“Carlo “, lo chiamò nel sonno.

“Chiara”, le rispose subito lui alzandosi e ricoprendola con il lenzuolo.

Per un attimo i loro occhi rimasero agganciati, poi lei li richiuse e allungò una mano verso i bottoni tirati dei suoi jeans.

“Ti voglio”, biascicò mentre la bloccava a malincuore.

Non gli era mai capitato di dire di no a una donna, però non gli piaceva assolutamente farlo con un’ubriaca. La voleva da morire, solo che voleva che lei fosse lucida mentre se la scopava. Era chiedere troppo?

 Porca troia, erano appena ventiquattro ore che lei era qui a Los Angeles e già gli aveva sconvolto la vita, i piani e tutto il resto. Stava scoppiando quasi una terza guerra mondiale. Era un uragano in continua evoluzione. Era l’apocalisse per eccellenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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