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Autore: Fiore di Giada    13/01/2023    1 recensioni
Partecipante alla challenge "Angst Time" con il prompt 14, ossia "Dolore".
Seguito della fic "Il prezzo della vittoria".
Sandokan, con dolore, pensa al suo migliore amico e si tormenta per la sua tragica fine.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di luce lunare filtrava da una finestra e inargentava le pareti e il pavimento della stanza, mentre, di tanto in tanto, il richiamo delle fregate rompeva il silenzio.
Sandokan, seduto sul letto, si rigirava tra le dita lo zuk.
La gemma del monile, sfiorata dalla luce della lune, palpitava d'una flebile luce argentea.
Il re, d'istinto, strinse le dita attorno al gioiello, mentre le lacrime tremarono nei suoi occhi. Nessun calore riscaldava quel monile.
Gli pareva di avere tra le mani un gelido blocco metallico.
Eppure, quel monile era l'ultimo, triste ricorro del suo amato fratellino.
Yanez... Non doveva finire così... – mormorò. Suyodhana non aveva esitato a servirsi di lui e a trasformarlo in una marionetta umana, priva di emozioni.
Erano stati costretti a battersi dalle magie infide di quell'essere indegno.
Si irrigidì. Aveva lottato contro quel demonio e, pur con estrema fatica, lo aveva sopraffatto.
Quando la luce aveva inondato la caverna, aveva creduto che l'incubo fosse finito.
Suyodhana non avrebbe più usato gente innocente per compiacere le sue brame di dominio!
Ma la sua gioia si era infranta, come un vaso caduto sul pavimento, quando si era avvicinato al corpo di Yanez.
Un gelido biancore copriva il suo viso e il suo petto era fermo.
Nemmeno una macchia di sangue macchiava quel volto, simile a quello di un uomo addormentato.
Ma quel sonno era eterno.
Sandokan continuò a rigirarsi tra le mani lo zuk. Il suo amico era stato sepolto sotto una vite di giada dai fiori viola e azzurri.
Ma la bellezza di quel luogo non attenuava la pena sua, di Marianna, di Kammamuri e dei suoi compagni.
Quante volte aveva visto Kammamuri chino sotto quel vitigno fiorente, gli occhi rossi di lacrime?
A quella vista, il suo coraggio si congelava e ritornava nel palazzo, il cuore greve di vergogna.
Non riusciva a non sentirsi colpevole di quella tragedia, nonostante le rassicuranti parole di Marianna.
Le sue dita, leggere, sfiorarono ancora lo zuk. Quel monile, a cui il suo fratellino era tanto legato, aveva sentito gli estremi, dolorosi battiti del suo cuore.
Una risata amara, quasi spettrale, sollevò le sue labbra e, con un gesto rabbioso, lanciò il pendente sul pavimento.
Lo zuk rimbalzò per tre volte, riempiendo la stanza di un tintinnio metallico, poi cadde con un debole tonfo.
Che stupido... Che stupido... – ripeté il principe, il viso umido di lacrime. Attraverso quell'oggetto, aveva creduto di potere stabilire un contatto con lui.
La disperazione lo costringeva a credere a qualsiasi idiozia, pur di non precipitare la mente nel vuoto della solitudine.
Con la morte tragica di Yanez, gli pareva di essere solo, prigioniero di una tenebra infinita.
Si vergognava di tale, egoistica sensazione, ma la sua mente non riusciva ad allontanarla.
Aveva perduto una parte dell'anima e non riusciva a ritrovarla.
Con un debole lamento, si lasciò cadere sul pavimento e si strinse la mano sul petto. Le sue lacrime, per quanto sincere, non avrebbero ridato al corpo gelido dell'amico il calore della vita.
Eppure, non voleva controllare la sua pena dirompente.
Perdonami amico mio... Dovrei essere forte, ma non ci riesco. Almeno per ora, non ci riesco... – sussurrò, mentre il lugubre richiamo degli uccelli notturni rompeva il silenzio della notte.




   
 
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