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Autore: ArIeL_91    13/01/2023    0 recensioni
Due sconosciuti, Ray ed Anna. Sono usciti da poco ognuno da una storia diversa e si scoprono vicini di casa. Avranno il coraggio di lasciarsi i loro trascorsi alle spalle?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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BINARIO 21, CIVICO 33


 
Ray si era addormentato quasi subito, e si era svegliato il giorno dopo con il pensiero di Anna, aveva capito che qualcosa non andava , perché aveva lo sguardo triste come se fosse costretta a fare qualcosa che non le andava. Accese il telefono mentre cercava dei jeans puliti dentro il cassetto, e sullo schermo vide alcuni messaggi: ce n’era uno di Elisa che gli ricordava il solito appuntamento pomeridiano e uno di Michael che gli chiedeva che fine avesse fatto. Iniziò a rispondere ad Elisa dandole appuntamento alle quindici in aula e poi ne mandò uno ad Ilaria per parlarle delle lezioni. Una volta vestito provò a fare una telefonata ad Anna, sicuramente doveva già essere a lavoro, gli sembrò comunque strano che non gli avesse mandato il buongiorno come tutte le mattine. Il telefono squillò a vuoto per qualche minuto, Ray si convinse che magari Anna fosse oberata di lavoro e decise di riprovarci più tardi, così chiamò Mike mettendolo in vivavoce mentre con una mano guidava la sua bici in direzione dell’università. << Mike >> , << ieri sera ero con Anna te lo avevo detto >> << no non l’ho sentita era strana ieri >> << nel senso che era triste, è stata molto fredda con me ieri sera >> << si aveva avuto una giornata pesante, davvero, spero che non centri Luca >> << ma no, ieri ha fatto una scenata assurda su di noi quando eravamo piccoli, poi ti racconto meglio >> << beh, si, ho lezione alle dieci , ci vediamo li >> chiuse la chiamata e andò verso il bar per fare colazione con il suo amico. C’era solo un tavolino libero, quella mattina faceva un freddo assurdo , Ray entrò nel bar sedendosi in quell’unico posto, e scaldandosi le mani nel termosifone alle sue spalle, si guardò intorno,  le prime luci natalizie rendevano l’atmosfera calda e accogliente, c’era tantissima gente che chiacchierava nei tavoli vicini. Dopo qualche minuto, Michael si sedette di fronte a lui togliendosi il giubbotto di pelle nero, << eccomi >> gli disse sorridendo, << un caffè >> disse poi guardando il cameriere che si era avvicinato al loro tavolo << anche per me grazie >> continuò Ray e poi riprese a guardare il ragazzo intento a rispondere ad un messaggio. << Era Marta, ha detto che prova a chiamare Anna da ieri, ma non le risponde >> disse posando il telefono sul tavolo << te l’ho detto ieri mi è sembrata molto strana, ha avuto una conversazione con Luca di mattina >> rispose Ray sedendosi meglio << di che genere? >> gli chiese il rosso << mi ha raccontato che hanno parlato del fatto che è stato dipendente dall’alcool per diversi anni, e che io l’ho bullizzato nonostante lui mi fosse amico >> concluse Ray sottovoce << mi ricordo che Luca era dei nostri tempo fa, poi non so che cavolo è successo ha cambiato atteggiamento >> << dice che l’ho sempre messo in disparte e che non ho mai riconosciuto il valore della sua amicizia >> riprese il biondo pensando alle parole di Luca del giorno prima. << Sarà frustrato, probabilmente Anna lo avrà rifiutato e ora vuole fare la vittima >> esclamò Michael bevendo il suo caffè tutto in un sorso, << spero che lui non centri niente perché per lei sono disposto a qualsiasi cosa >> Ray stava guardando fuori dalla vetrina del bar, si sentiva nervoso e l’unica maniera che aveva per calmarsi era sapere che Anna stava bene.  I due si alzarono mezz’ora dopo dal tavolo << vedrai che magari era solo un po’ stanca >> gli disse Mike dandogli una pacca sulla spalla prima di entrare in macchina << lo spero >> gli rispose Ray << ci sentiamo più tardi >> , vide Michael chiudere la portiera dell’auto e poi sparire dopo aver fatto una manovra contromano. Ray si era sempre chiesto come facesse Michael ad essere sempre così positivo, era l’unico che sapeva fargli guardare l’altro lato della medaglia quando in lui si facevano spazio i pensieri negativi. Il freddo gli fece realizzare che era rimasto sul ciglio della strada a fissare il vuoto, prese così la sua bicicletta e andò verso l’aula per la lezione. Ai soliti banchi più o meno a metà aula si accorse che il posto accanto a Roberta era libero così arrivato in anticipo di qualche minuto si sedette accanto a lei. << Buongiorno >> le disse sorridendo , la ragazza alzò lo sguardo verso di lui << ciao Ray >> gli rispose ricambiando il sorriso poi tornò a scrivere sul suo quaderno << Dani? >> le chiese, << mi ha scritto stamattina che non sarebbe potuto venire , si è svegliato con un brutto raffreddore >> gli rispose << più tardi gli porto gli appunti >> concluse << ci tieni tanto a lui vero? >> le chiese Ray di getto mentre usciva fuori dalla borsa penne e quaderni, << beh, si è ovvio è il mio migliore amico >> Roberta si girò verso di lui e Ray le sorrise leggermente << non in quel senso scemo >> gli disse spingendolo con un braccio , << dai, secondo me sareste una bella coppia >> riprese Ray , << non ho mai pensato a Dani in quel senso… >> << magari dovresti >> la interruppe il ragazzo << tu sai qualcosa che io non so >> continuò Roberta spostandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, << può darsi >> esclamò ridacchiando, poi entrambi si misero a prendere appunti per non restare indietro. Poco prima della fine dell’ultima lezione Ilaria rispose al suo messaggio dicendogli di vedersi finita la lezione con Elisa, << io vado ci vediamo domani per studiare, salutami Dani >> disse Ray rivolgendosi a Roberta, la ragazza gli sorrise, << proverò a pensarci >> gli disse mentre andava via, Ray contraccambiò il sorriso e andò al bar per pranzare. Ritrovatosi solo, prese il telefono dalla tasca con l’intenzione di chiamare Anna. Il telefono squillava a vuoto, la chiamò di nuovo,  ma non gli rispose mai nessuno. Ray cerco di restare tranquillo, era molto preoccupato, anche perché non aveva risposto neanche a Marta. Continuò a mangiare il suo panino cercando di non pensarci troppo poi avendo finito abbastanza presto andò verso l’aula in attesa di Elisa per le lezioni. Attraversò i corridoi salutando alcuni colleghi di corso, stava per girare l’angolo quando da lontano vide dentro l’aula Ilaria ed Elisa che discutevano animatamente, si appoggiò al muro e tentò di ascoltare la conversazione. << perché gli hai detto che sei mia cugina? >> << Ila , ma perché dovrei mentirgli? >> << ti avevo detto che dovevi solo togliere di mezzo la sua ragazza , nient’altro >> << senti, ne ho abbastanza dei tuoi giochetti, quello è un bravo ragazzo >>  Elisa stava per andarsene e Ray si tirò indietro, << cos’è ti sei innamorata? Fai la fila >> << senti Ila, io non mi sono innamorata di nessuno, pensavo fosse uno dei tanti coglioni che ti porti a letto, invece è un ragazzo con la testa sulle spalle, e ama la sua ragazza >> << Elisa, fai qualsiasi cosa, portatelo a letto se necessario ma quella li deve sparire >> << io non ho intenzione di fare niente, oggi stesso annullo le lezioni, tu sei fuori di testa >> , << vuoi per caso che dica a tua madre che ti scopi Mattia? >> << questo è un ricatto >> sentì Elisa urlare, ed ebbe l’istinto di entrare nella stanza << abbassa quella vocina, vedi di farlo lasciare e nessuno saprà mai niente >> disse Ilaria, e Ray vide che stava per andarsene, a quel punto decise di entrare applaudendo sonoramente, << complimenti, bel teatrino Ila >> << ti posso spiegare >> rispose Ilaria rossa in viso per la vergogna, Elisa si fece da parte << no, non mi devi spiegare nulla, ho già sentito abbastanza, eppure Michael me lo aveva detto che non mi dovevo fidare di te >> disse  il ragazzo << e invece io no, come un coglione pensando che avessi capito e che volessi solo darmi una mano da buona amica quale per me eri >> continuò marcando di più l’ultima parola, << sono anni che ti sto vicino, che ti aiuto, poi è arrivata quella li, dal nulla ed ha rovinato tutto >> urlò Ilaria attirando l’attenzione di alcuni ragazzi, Ray chiuse la porta, << abbiamo già affrontato questa discussione, smettila di essere ossessionata da me , io non ti ho mai fatto credere di provare altro e non so più come cazzo dirtelo >>  << hai pure usato una ragazzina per farmi lasciare , ma che persona sei? >> urlò Ray di rimando, Ilaria scoppiò in lacrime << vaffanculo Ray >> disse lanciando un quaderno che aveva in mano sui banchi vuoti poi uscì sbattendo la porta alle sue spalle. << io non centro nulla >> esclamò dopo qualche secondo Elisa che era rimasta in silenzio, << lo so, che cazzo hai fatto con questo Mattia per farti ricattare così >> disse Ray senza pensarci due volte, si sentiva arrabbiato e deluso,  << scusa non sono affari miei >> disse subito non appena se ne rese conto, Elisa si sedette accanto a lui, << è il mio fratellastro, Ilaria ci ha scoperti in un locale e mi ha ricattata >> disse la ragazza abbassando lo sguardo << all’inizio comunque io non volevo, mi aveva detto che dovevo solo far ingelosire la tua ragazza nient’altro >> << è comunque un comportamento meschino >> aggiunse Ray, << lo so hai ragione >> << Ilaria a volte è proprio una stronza >> concluse Elisa, << ti capisco comunque se non vuoi più continuare le lezioni >> disse poi prendendo il suo zaino e avvicinandosi alla porta, << se la tua intenzione è quella di studiare per me non c’è problema >> le rispose Ray alzandosi, << no , si certo, io ho davvero bisogno di quelle ripetizioni >> concluse, << ci vediamo tra un’ora qui in aula, io devo fare una telefonata >> disse Ray poi uscì di corsa lasciando la ragazza sola.  Ray era visibilmente sconvolto da quello che aveva sentito, e pensò che forse Anna aveva capito qualcosa ed era per quello che la sera prima era così fredda con lui, decise così di chiamarla nuovamente, ma anche quella volta il telefono continuava a squillare a vuoto. Non sapeva più che fare, avrebbe voluto portare avanti l’orologio fino a sera per rivederla. Ancora incredulo per come si era potuto fidare nuovamente di Ilaria, raggiunse Elisa in aula dopo aver raccontato a Michael quello che gli era successo. La lezione con la ragazza fu molto più tranquilla, lei aveva smesso di fargli gli occhi dolci o le battutine che fino al giorno prima lo distraevano, ed in più era riuscito per un paio di ore a non pensare ad altro. << domani non riesco ad esserci nel pomeriggio, va bene se facciamo qualche ora mattina? >> le chiese mentre rimetteva il libro dentro lo zaino, << si va bene >> rispose Elisa << grazie Ray davvero, non meriti un amica come mia cugina >> concluse la ragazza poi la vide uscire dall’aula un po’ demoralizzata. Ray restò ancora qualche minuto a riflettere su come Ilaria potesse essere così ossessionata da lui, e cercò anche di capire se mai lui le avesse dato modo di pensare altro, magari in maniera inconscia, cioè senza intenzione. I suoi pensieri furono interrotti dal bip del suo telefono, lo prese subito sperando che fosse Anna, invece era un messaggio di Marta “ hai sentito Anna? “ , in quel momento Ray fu preso dal panico, Anna non rispondeva dalla mattina a nessuno, chiamò subito Marta. << pronto Marta >> << no, non l’ho sentita >> << lo so che non è da lei >> << come staccato? >> << da quanto tempo? >> << io a quello li lo ammazzo >> << vado a lavoro da lei >> << certo a dopo >> , chiuse la chiamata e velocemente uscì dall’aula e andò verso la sua bicicletta, era nervoso e preoccupato, corse muovendo i pedali come se fosse ad una gara , tanto che arrivò davanti il laboratorio del dottor Gentile con il fiatone. Lasciò la bici vicino ad un palo della luce, e corse verso il portone, sul citofono suonò più volte , ma non rispose nessuno , erano quasi le diciannove, pensò che magari anche Anna fosse di rientro, stava per andare via quando il portone si aprì lasciando uscire Luca, << dov’è Anna? >> << non so dove sia la tua ragazza >> rispose Luca passando davanti a lui senza degnarlo di uno sguardo, Ray lo afferrò per un braccio e lo trascinò contro il muro << dove cazzo è Anna? >> gli ripetè << Ray ma che cazzo vuoi? >> rispose Luca arrabbiato liberandosi dalla presa di lui, << non è venuta a lavoro oggi >> disse poi , Ray si passò una mano tra i capelli, non sapeva davvero cosa fare, << non ti ha detto cosa doveva fare? >> continuò il ragazzo mentre qualche lacrima gli solcava le guance, Luca si fermò a guardarlo per un attimo  << non so niente, mi dispiace >> disse il biondo abbassando lo sguardo, e Ray si accorse di una strana malinconia la stessa che aveva Anna la sera prima, << Luca, se sai qualcosa, per favore dimmi dov’è Anna >> gli urlò il ragazzo, vide Luca entrare in macchina e accendere il motore, Ray si sentiva perso , pensò addirittura di andare alla polizia per denunciare la scomparsa, dopo qualche minuto l’auto di Luca si fermò nuovamente davanti il laboratorio, il ragazzo lo vide scendere dalla macchina di fretta, << senti , io non ti ho detto nulla, Anna è partita, è andata da sua madre, non vuole essere cercata, starà bene >> disse Luca tutto d’un fiato, Ray restò sconvolto per un paio di secondi, << che vuol dire è partita? >> gli chiese, << è tornata a Roma da sua madre >> << ho cercato di dirle che era meglio avvisarti, ma non ha voluto, mi ha fatto promettere di non dirti niente, ma… >> riprese Luca, << ma secondo me non era giusto >> concluse, Ray istintivamente lo abbracciò , << grazie >> gli disse , per la prima volta sentì che Luca gli era vicino, che non voleva fargli del male o ferirlo, salì in sella alla sua bici e corse verso casa, lasciando Luca sul ciglio della strada. Arrivò a casa di fretta dando prima una breve occhiata alla cassetta della posta, dalla quale fuoriusciva una busta bianca come quella delle lettere, un po’ stropicciata, la prese pensando fossero le solite bollette da pagare ed entrò nel portone rendendosi conto che quella lettera non aveva ne un mittente ne un destinatario, così l’apri di fretta mentre si sedeva sul divano della cucina:
“ Caro Ray,
Sono stata tentata fino all’ultimo se lasciarti o meno questa lettera. Sono una vigliacca, non ho saputo guardarti negli occhi e dirti che dovevo andare via. Mia madre non sta bene, e nessuno a parte me può starle vicino adesso. Avrei voluto parlartene di persona ma non ho avuto il coraggio , perché so che saresti stato disposto ad abbandonare tutto pur di seguirmi. Non voglio questo per te. Quando leggerai questa lettera io sarò già lontana chilometri. Tu ricomincia. Non hai bisogno di una come me, hai bisogno di un amore forte che sappia restare, che non ti dica bugie, che non sia così complicato come invece sono io. Complicata e piena di rimpianti. Ti ringrazio, però, perché quando ho pensato che l’amore non esisteva sei arrivato tu, con quegli occhi grandi come il cielo, mi hai dimostrato giorno dopo giorno che si può ricominciare, a credere. A sperare. Non cercarmi Ray. E’ stato già difficile lasciarti una volta, non ne sopporterei un’altra.
Con tutto l’amore del mondo
Anna. “
Ray strappò quella lettera tra le lacrime , maledicendosi per come non si fosse accorto di come stava realmente Anna, senza pensarci due volte uscì velocemente dalla cabina armadio un borsone, mise dentro un paio di maglioni e qualche cambio, non sapeva bene dove andare e dove cercarla così chiamò Michael , << Mike, mi daresti un passaggio in stazione? >> << Anna è partita, me lo ha detto Luca >> << mi fido di Luca >> << è andata da sua madre >> << non ne ho idea , se riesci chiedi a Marta se sa qualcosa >> << grazie , io scendo tra cinque minuti >> chiuse la telefonata e anche la borsa, non ricordava nemmeno cosa ci avesse messo dentro, l’unica cosa che sapeva era che doveva andare da lei. Michael arrivò subito e Ray salì in macchina accorgendosi che c’era anche Marta, << allora? >> gli chiese proprio lei, << sono stato al laboratorio, ho incontrato Luca e mi ha parlato del fatto che la madre di Anna non stava bene e doveva tornare da lei >> << ha detto che non vuole che io la cerchi >> disse Ray sconvolto << in tutto questo stamattina ha litigato con Ilaria, perché la stronza voleva far lasciare lui e Anna >> aggiunse Mike ridendo, << che troia >> esclamò Marta << sapete dove posso trovarla? >> continuò Ray << io forse si, tempo fa ha mandato un messaggio a sua madre dal mio telefono, posso provare a telefonare lei, magari mi sa dire qualcosa >> << prova >> esclamò Ray, e Marta chiamò,  dopo un paio di squilli rispose qualcuno << Anna >> << sono Marta >> << aspetta non chiudere, so che non vuoi , ma sono preoccupata per te, non ti sei fatta sentire più >> << Anna ma pensi che le persone possano dimenticarti così da un giorno all’altro? >> << dimmi dove sei >> << hai bisogno di me >> << si che ne hai bisogno >> << vengo un paio di giorni solo io >> << Ray sta bene, gli dirò che sei da me per qualche giorno >> << no Anna, devi dirglielo >> << dai dammi l’indirizzo >> << va bene, ciao >> . Marta chiuse il telefono mentre annotava su un pezzo di carta l’indirizzo che poi consegnò a Ray, << Via trefondi , 33, Roma >> ripetè Ray non appena arrivarono alla stazione, << stai attento >> disse Michael abbracciando il suo amico, << salutamela e dille che è una stronza per non avermi detto niente >> esclamò Marta sorridendo, << il treno parte tra venti minuti, grazie per il passaggio , sono stato così in ansia >>  rispose Ray e poi facendo un cenno con la mano ai due ragazzi andò verso il binario ventuno, lo aspettava una lunga notte senza chiudere occhio.
 
 
 
 
La sveglia di Anna suonò inesorabile alle sei del mattino, la ragazza si stropicciò gli occhi togliendosi la coperta che si era messa indosso durante la notte, con suo enorme stupore si accorse che era riuscita a dormire, aveva ancora i vestiti della sera prima e un sacco di fazzoletti sparsi nel letto. Si alzò malinconica e si buttò dell’acqua fredda sul viso per svegliarsi, allo specchio vedeva il suo viso pallido , vedeva il riflesso di tutti i suoi errori e del dolore che avrebbe procurato a Ray. Aveva gli occhi ancora rossi per le lacrime e la matita degli occhi sfocata ai lati. Si vestì velocemente e chiuse la valigia dovendo togliere qualche maglione di troppo,controllò un po’ tutto, dai fornelli alle finestre, era tutto in ordine, fermo, calmo, come se niente avesse più vita dentro quella casa. Il cuore le martellava prepotente nel petto mentre si sedeva sulla sedia e con la mano tremante cercava di scrivere una lettera a Ray. Non voleva in nessun modo che lui sapesse qualcosa, ma le parole di Luca la fecero riflettere parecchio. Tutti meritano una spiegazione, così provò a buttare giù qualche parola.
Caro Amore mio…
Ray…
Strappò i fogli due o tre volte poi con quel poco di coraggio che aveva iniziò:
“Caro Ray,
Sono stata tentata fino all’ultimo se lasciarti o meno questa lettera. Sono una vigliacca, non ho saputo guardarti negli occhi e dirti che dovevo andare via. Mia madre non sta bene, e nessuno a parte me può starle vicino adesso. Avrei voluto parlartene di persona ma non ho avuto il coraggio , perché so che saresti stato disposto ad abbandonare tutto pur di seguirmi. Non voglio questo per te. Quando leggerai questa lettera io sarò già lontana chilometri.
Tu ricomincia.
Non hai bisogno di una come me, hai bisogno di un amore forte che sappia restare, che non ti dica bugie, che non sia così complicato come invece sono io.
Complicata e piena di rimpianti.
Ti ringrazio, però, perché quando ho pensato che l’amore non esisteva sei arrivato tu, con quegli occhi grandi come il cielo, mi hai dimostrato giorno dopo giorno che si può ricominciare, a credere.
A sperare.
Non cercarmi Ray.
E’ stato già difficile lasciarti una volta, non ne sopporterei un’altra.
Con tutto l’amore del mondo
Anna. “
Anna lasciò cadere la penna sul tavolo, cercò di rileggere tutto senza piangere ma ormai l’inchiostro su alcune parole era abbastanza sbiadito. Non era il massimo e si odiava per non averglielo detto di persona , pensava davvero quelle cose di lei e pensava pure di non meritare un amore come quello che Ray le aveva dato. Piegò con cura il foglio e lo mise dentro una vecchia busta bianca di qualche bolletta pagata mesi fa, la mise poi in tasca e andò verso la porta. Non aveva idea ne di quando ne se mai sarebbe riuscita a tornare, era vero che avrebbe dovuto portar via tutte le sue cose ma non sapeva se avrebbe potuto farlo lei di persona. Anna aprì la porta facendo molta attenzione a non fare rumore, uscì la valigia e chiuse la porta davanti a se. Prima di scendere giù per le scale diede un ultima occhiata alla porta di Ray, esattamente ad un passo dalla sua, aveva il cuore in gola per la rabbia e la tristezza di quel momento. Dentro di lei si stava combattendo una guerra tra il bussare alla porta di Ray ed abbracciarlo forte ed il voler scappare il prima possibile. Con tutta la forza che si trovava in corpo prese la valigia e scese giù nell’atrio, con la mano libera infilò la busta dentro la cassetta della posta di lui, il pensiero che almeno gli avesse dato una spiegazione la fece sentire un po’ più sollevata, lui avrebbe capito. Era una giornata nuvolosa di fine Novembre ed il freddo rendeva il viso di Anna rosso come se l’avessero presa a schiaffi, si avvicinò al parcheggio dei taxi per cercare di arrivare in anticipo in stazione, uno degli autisti le si fermò davanti aiutandola con la valigia, << alla stazione per favore >> disse poi entrando in macchina, quella mattina non c’era per niente il sole ma lei aveva messo degli occhiali scuri per piangere di nascosto, ogni volta che realizzava ciò che stava facendo non riusciva a trattenere le lacrime. Il cielo cupo le regalava un motivo per non sorridere a nessuno, e per chiudersi dentro ai suoi pensieri. Qualche minuto dopo arrivò in stazione , scese dalla macchina e si recò in biglietteria, << un biglietto per Roma termini >> disse al ragazzo dietro il bancone << sono cinquanta e venticinque centesimi >> le rispose , Anna uscì i soldi dal suo portafoglio azzurro, poi prendendo il biglietto cercò sul tabellone dei treni il binario esatto, << binario ventuno >> disse sottovoce guardando da un lato e dell’altro dei corridoi, poi andò verso destra, mentre dalla tasca dei suoi jeans sentì la suoneria del suo telefono, lo prese velocemente, sullo schermo c’era la scritta Ray, lo lasciò suonare abbassando il volume, anche se fu tentata più volte a rispondere. Anna si sedette su una panchina che dava sul binario ventuno, il treno doveva ancora arrivare, sullo schermo del suo telefono c’erano diversi messaggi di Marta e tre chiamate perse,oltre a quella di Ray, qualcuna anche della sera prima, aprì la chat di Marta ed iniziò a scriverle qualcosa che poi non riuscì ad inviare, le dispiaceva moltissimo non averla avvisata e nemmeno salutata ma Anna era stanca di dire addio, lo aveva detto un sacco di volte e forse non sapeva più neanche come fare. Il modo in cui si stava comportando era oggettivamente sbagliato e lei lo sapeva, ma nelle sue intenzioni c’era la felicità degli altri, e non la sua. Mise di nuovo il telefono in tasca e stringendosi nella sua sciarpa beige si avvicinò al treno che si era appena fermato, Salì e cercò posto vicino alle finestre, il treno era semivuoto, e per lei era un vantaggio, avrebbe viaggiato in tranquillità senza sguardi di troppo. Anna aveva perso la voglia di sorridere, ma da un lato pensava che sua madre aveva bisogno di lei e non poteva lasciarla da sola, si convinse che era la cosa giusta da fare mentre poggiava la testa sul sedile guardando il paesaggio scorrere fuori. Non se ne rese nemmeno conto , Anna si svegliò a poche ore dall’arrivo, si era addormentata e non aveva nemmeno sentito il telefono vibrare più di una volta, infatti sullo schermo c’erano diverse chiamate perse di Ray, le si spezzava il cuore a non poterlo richiamare, perché sapeva che avrebbe fatto in modo di farsi dire dove stava andando, così cancellò le sue chiamate ed invece ne fece una a sua madre. << pronto mamma >> << sai chi sono? >> << no va bene chiedevo così >> << sto scendendo a Roma, tra un paio di ore arrivo >> << a dopo >>, chiuse il telefono e tirò un respiro di sollievo, sua madre sembrava lucida e capace di riconoscerla, e questo la fece stare più tranquilla per il resto del viaggio. Anna arrivò alla stazione di Roma termini più stanca del previsto nonostante avesse anche riposato parecchio, si sentiva molto scossa da tutto quello che le stava accadendo, fece in tempo a prendere il primo autobus che l’avrebbe portata a casa sua. Quell’autobus Anna lo prendeva sempre da ragazzina quando andava al liceo, la sua scuola si trovava lontano da casa e spesso era costretta ad alzarsi molto presto la mattina quando non andava con Giulia la sua migliore amica, infatti suo padre a volte riusciva a dare un passaggio anche ad Anna. Si ricordò di un sacco di momenti passati insieme a lei,  di come le loro strade dopo il liceo si erano totalmente divise, lei aveva messo su famiglia da poco, si era sposata l’anno precedente ed aveva avuto una bellissima bambina, Giulia non  l’aveva invitata nemmeno al matrimonio, ma dopotutto non poteva aspettarsi altro, erano passati veramente tanti anni. Il bus numero 504 la fermò esattamente alla parallela di casa sua, Anna scese facendo fatica a tirare giù la sua valigia. Si guardò intorno, con l’aria esterrefatta, gli alberi erano quasi tutti spogli, e c’erano un gran numero di foglie gialle e arancioni per terra quasi a formare un tappeto, Anna ci camminò sopra per un po’ facendo finta di essere su una passerella, ogni volta che andava verso casa sua lei tornava un po’ bambina, si chiese anche se non avesse aspettato fin troppo tempo per tornare giù. La giornata era abbastanza tranquilla erano  quasi le diciassette ed era quasi buio, il treno infatti era rimasto fermo quasi due ore per un guasto , così si affrettò a dirigersi verso casa sua. Il civico numero 33 di via trefondi, aveva un numero scritto più grande e uno più piccolo, questa cosa l’aveva sempre fatta ridere, era stato suo padre quando lei era piccola ad acquistate durante una vacanza i numeri del civico che si ricordava fosse solo il numero tre, invece di trentatré , quindi quando tornò ne sostituì solo uno, ad Anna piaceva un sacco ed infatti lo aveva sempre lasciato così anche dopo che suo padre si trasferì. << mamma apri >> disse Anna al citofono dopo aver suonato più volte, poi entrò trascinando la valigia su per le scale. << tesoro >> disse sua madre abbracciandola, << come stai? >> le chiese subito Anna ricambiando l’abbraccio << tutto bene, come sei pallida Anna , stai bene? >> la ragazza fece cenno di si dirigendosi verso la sua camera. Posò la valigia accanto al suo letto ancora esattamente per come lo aveva lasciato lei l’ultima volta. La sua camera aveva una finestra molto grande dalla quale spesso Anna si affacciava per guardare il piccolo giardino sotto casa sua, al piano di sotto infatti, ci abitava una signora anziana che però si prendeva cura in modo maniacale del suo giardino, in primavera era sempre uno spettacolo di fiori e ad Anna piaceva un sacco. Aprì la finestra proprio per affacciarsi e guardando giù si rese conto che il giardino non era più molto curato, << la signora qui giù sta bene? >> chiese Anna a sua madre che nel frattempo si era seduta sul letto, << in realtà non la vedo da un po’, perché me lo chiedi? >> la ragazza chiuse la finestra velocemente mentre per la testa le passava la possibilità che la signora stesse male, << si prendeva sempre cura del suo giardino, ho visto adesso che è trasandato >> le disse , sua madre si alzò di scatto << ti preparo qualcosa di caldo, sarai molto stanca >> Anna annuì distrattamente e poi la vide uscire dalla camera chiudendosi la porta alle spalle. La camera di Anna aveva le pareti azzurre e tante foto che la ritraevano ai compleanni , con le amiche e qualcuna anche di quando era piccola, aveva ancora appesa una sciarpa del concerto di Tiziano Ferro di un paio di anni prima, c’era andata con Bea , una delle sue migliori amiche dei tempi del liceo, si ricordava ancora di essere rimasta senza voce per giorni per quanto aveva urlato e cantato. Bea si era trasferita in Francia per un lavoro molto importante a cui aveva fatto domanda, Anna era stata molto contenta nel vederla realizzata anche se la sua amicizia le sarebbe mancata. Dopo svariati minuti di contemplazione del vuoto la ragazza si alzò malinconica e iniziò a disfare la valigia, pensando a Ray, le mancava già moltissimo, pensò anche a Marta, che avrebbe passato qualche giorno con lei e questo la fece in qualche modo sentire un po’ più sollevata, Ray sarebbe stato bene senza di lei, Anna ne era convinta, avrebbe potuto concentrarsi sui suoi obiettivi, l’università , il lavoro , comprarsi una macchina e una casa, senza di lei, ma ce l’avrebbe fatta. Anna finì di posare tutti i maglioni e i vestiti nei suoi cassetti ormai semivuoti, quasi per ora di cena, e dalla cucina arrivò un odore che lei conosceva benissimo, sua madre le aveva preparato il suo piatto preferito, si guardò un attimo allo specchio della sua stanza , leggermente impolverato sulla cornice blu, osservò i suoi occhi , le guance rosee e il collo lasciato scoperto dal suo maglione viola, si accorse subito della collana, l’aveva li da quando Ray gliel’aveva messa, Anna sorrise debolmente e tolse lo sguardo dallo specchio prima che quel sorriso si trasformasse nuovamente in un mare di lacrime.
   
 
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