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Autore: Davide Albertazzi    14/01/2023    0 recensioni
Jakson è al collasso! Mentre una siccità devastante ne prosiuga il fiume e blocca la diga, due pattuglie spariscono nel nulla durante una spedizione in città. Saranno Ellie e Joel, aggegatisi alla squadra di soccorso, a dover fare luce sul mistero, ma nell'America devastata dall'apocalisse, il confine tra predatore e preda è labile come una nuvola di spore.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ellie, Joel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tommy fece un sospiro e bevve un sorso di birra.
Calda.
Il sole del primo pomeriggio inondava spietato la sala di controllo della diga, trasformando quello stanzone pieno di pulsanti e bottoni in una specie di sauna che puzzava di polvere e catrame.
Davanti a lui, oltre una parete di vetro incrinata in vari punti, lo strapiombo cadeva verticale per centinaia di metri come un’immensa cascata di cemento armato, finendo poi per conficcarsi nel terreno ghiaioso.
Alzò gli occhi.
Oltre la voragine, in lontananza la valle si estendeva placida in tutte le direzioni, pennellata dal giallo intenso dei campi di mais quasi maturi, mentre al centro, come una macchia scura arroccata accanto al letto del fiume secco, la città di Jackson si ergeva fiera, circondata dalla sua alta muraglia di legno.
Bevve un altro sorso.
Era preoccupato.
Due pattuglie erano sparite nelle rovine della città a sud, e nemmeno la terza squadra che aveva inviato, quella con suoi uomini migliori, tra cui persino suo fratello dava segni di vita.
Sarebbe voluto andare con loro, oh se ci sarebbe voluto andare… ma Maria gli aveva ordinato di proteggere quella dannata diga, e quello che Maria diceva a Jackson era la legge.
Scosse la testa.
Ma cosa andava a pensare… dopotutto Joel e gli altri erano partiti all’alba di quello stesso giorno, era OVVIO che non fossero ancora tornati anche se….
La porta si spalancò di colpo e un uomo con i capelli brizzolati ed un paio di baffoni spioventi irruppe di colpo con un fucile in mano.
“Tommy” gridò trafelato “le sentinelle hanno avvistato un …veicolo a motore non identificato che procede a tutta velocità lungo la strada per la diga!”
“Un’automobile funzionante nel bel mezzo dell’apocalisse?” esclamò Tommy voltandosi di scatto e sollevando le sopracciglia “Porca puttana… lo sapevo che c’era qualcosa che non andava…” poggiò la birra sul tavolo lì accanto ed afferrò il fucile da caccia appoggiato su uno dei quadri di controllo “Suona l’allarme e manda gli uomini alle postazioni… vediamo cosa vogliono questi stranieri” e tirò indietro l’otturatore caricando il proiettile.
Il baffuto annuì, poi corse fuori dalla sala di controllo.
Un attimo dopo il suono tagliente di una sirena sferzava l’aria.
Tommy scosse la testa.
Se prima era preoccupato per Joel ed Ellie, ora temeva davvero il peggio.
Fece un respiro ed uscì dalla stanza.
In quello che gli sembrò un istante si ritrovò sui camminamenti di metallo che, protetti da nugoli di filo spinato arrugginito, circondavano la vecchia fortificazione che la Fedra aveva prima di dover evacuare per chissà quale motivo.
Il baffuto lo raggiunse.
“Laggiù!” disse indicando con il dito grassoccio un punto lungo la strada  serpeggiante che risaliva la montagna.
Tommy stinse gli occhi.
Un polverone avanzava rapido lungo la via sterrata e ad ogni secondo si faceva sempre più vicino.
“Ho provato a guardare con il binocolo…” disse il baffuto “Ma quella dannata nuvola di terra secca mi impedisce di vedere chi c’è a bordo. Anche se mi sono sembrate minimo quattro persone…”
“Dannata siccità…” sibilò Tommy lanciando uno sguardo di sbieco agli abeti che anche a quella quota davano segni di sofferenza.
Il polverone si faceva sempre più vicino, e dalla nuvola emergeva sempre di più la figura di un vecchio pickup, accompagnato dal sordo e grattante rombo del motore.
“EHI VOI INTRUSI!” gridò Tommy a pieni polmoni “FERMATEVI ED IDENTIFICATEVI!”
Ignorandolo il veicolo immerso nella sua aura di gracchianti borbottii proseguì imperterrito la sua corsa.
“Non si fermano e non si identificano… forse vogliono… sfondare il portone?” domandò il baffuto aggrottando la fronte
“Oh ora mi ascolteranno!” esclamò Tommy imbracciando il fucile.
Rapido mirò e sparò, colpendo il terreno a pochi centimetri dal muso del pickup.
Una nuvoletta di polvere si sollevò all’unisono con il rimbombo dello sparo mentre il veicolo inchiodava precipitosamente.
 
 
“Ma che cazzo di problemi ha Tommy?” gridò Ellie sollevandosi dopo che la frenata improvvisa l’aveva mandata a sbattere contro il fianco del pianale.
“Ah dannato paranoico…” Mormorò Joel “È stata Maria a renderlo così…”si sporse dal finestrino “Tommy Cristo santo ma ti sembra questo il modo di accogliere tuo fratello?” gridò a pieni i polmoni.
“Joel? Ma che diavolo…” rispose di rimando una voce molto simile alla sua “Scusa io… ah cazzo aprite il portone!”
Pochi secondi dopo il vecchio cancello di acciaio ruotò sui cardini e Joel rimesso in moto il veicolo con una leggera imprecazione entrò all’interno del cortile fortificato.
Mentre gli uomini si assiepavano attorno a loro, con un gesto secco spense il motore, tirò il freno a mano e scese.
“Io… mi dispiace” biascicò Tommy venendogli incontro “Erano sparite due pattuglie... poi un veicolo… voi eravate a cavallo quando…”
“Non ora Tommy!” rispose Joel “Abbiamo un ferito, gli servono cure mediche, ora!” e con un gesto della mano indicò Anne ed Ellie che, aiutate dal baffuto e da un altro paio di uomini accorsi subito in loro soccorso, stavano scaricando  delicatamente Frank dal pianale.
“Oh, merda!” esclamò Tommy vedendo il braccio amputato “Ma che gli è successo? E dove sono Barry e gli Smith?”
“Lo ha morso un runner, ma la mogliettina gli ha staccato il braccio prima che i Cordyceps entrasse in circolo! Quanto agli altri…” abbassò gli occhi “Non ce l’hanno fatta…”
“Oh cazzo…” mormorò Tommy “Sono stati gli infetti?”
Joel scosse la testa “No, banditi, un’imboscata!”
“Ah fottuti bastardi!” esclamò Tommy “Quando la smetteranno di attaccarci?”
“Non è tutto fratello” sussurrò Joel avvicinandosi a pochi centimetri dal suo viso “A guidarli… era una Luce”
“Una… Luce?” rispose Tommy aggrottando la fronte “Pensavo fossero morti tutti…”
“Beh questo puoi considerarlo una specie di zombie…” si indicò il petto fasciato “Uno zombie con una memoria di ferro visto che si ricordava perfettamente di me… comunque né lui né i suoi ci daranno più problemi ma…”
“Joel allora? Gli hai detto dell’orda?” esclamò Ellie materializzandosi improvvisamente alle sue spalle
“Orda?” domandò Tommy aggrottando la fronte.
“Sì orda…” disse Joel “Quei bastardi prima di morire avevano dirottato una gigantesca orda, ti parlo di migliaia di infetti lungo il fiume secco per… beh per distruggere Jackson e saccheggiare poi le rovine…”
“Migliaia di infetti, in marcia verso la città?” mormorò Tommy sbiancando “Il muro… non reggerà mai”
“No, per questo dobbiamo aprire la diga!” esclamò Ellie “Sarà come tirare lo sciacquone!”
“Sì, sì mi sembra un’idea sensata…” rispose Tommy, poi si voltò “EARL!” gridò a pieni i polmoni “Chiama i tuoi, c’è un’orda lungo il fiume e dobbiamo aprire la diga per affogarli!”
“Che cosa?” domandò con aria stralunata un uomo sulla cinquantina con in testa un caschetto giallo da cantiere che lo identificava come capo tecnico della diga “Tommy… non è possibile! Noi stavamo approfittando del fatto che la centrale fosse quasi ferma per fare dei lavori di manutenzione… se apriamo le paratie ora potremmo danneggiare i sistemi in maniera irreparabile… o peggio non riuscire più a chiuderle e spazzare via Jackson assieme all’orda…”
“Dannazione!” esclamò Tommy “Quanto vi serve per tornare operativi?”
“Un’ora, un’ora ed un quarto penso” rispose Earl grattandosi la testa.
“Potrebbe bastare…” disse Joel “Ma saremmo davvero sul filo del rasoio…”
“Potrebbe bastare…” rispose Tommy “Earl, prendi i tuoi uomini, prendi tutti quelli che ti servono e rendete questa cazzo di diga operativa… Joel, Ellie andiamo alla radio, dobbiamo avvertire Jackson di prepararsi a combattere!” e così dicendo di avviò seguito dagli altri due.
 
 
I raggi obliqui del sole inondavano la sala di controllo della diga, facendola ribollire come una pentola a pressione.
Ellie, seduta su una poltrona girevole, tamburellava nervosamente con le dita su uno dei braccioli mentre Joel sistemato accanto a lei con indosso la tuta di un tecnico per rimpiazzare la camicia ormai inservibile, si grattava le bende pulite che gli fasciavano il petto.
Quell’attesa era sfinente.
Un piccolo tavolino di metallo con poggiata sopra una radio portatile era stato sistemato a fianco dei pannelli di controllo, pannelli attorno ai quali Earl grondante di sudore si stava dando da fare con l’impegno di sei uomini, fermandosi di tanto in tanto solo per sbraitare qualche istruzione nell’interfono peri suoi uomini nella sala macchine.
“Diga qui Jackson mi ricevete?” gracchiò la radio con una voce femminile.
Tommy in piedi lì accanto si gettò come un falco sul microfono, lo afferrò e rispose.
“Qui diga, ti sento forte e chiaro Maria! Come procede?”
“I tuoi uomini sono arrivati Tommy” rispose la donna “E ho fatto sistemare sulle mura chiunque fosse in grado di usare un’arma… ma sono arrivati anche loro! Le sentinelle hanno avvistato l’orda entrare nella gola due minuti fa”
“Merda…” mormorò Tommy
Come sentì le parole di Maria Ellie si alzò di scatto, afferrò il binocolo che si era fatta dare dal baffuto prima che se ne andasse e corse alla vetrata.
Rapida lo inforcò e scrutò la valle.
Ciò che vide le diede i brividi.
Una marea senza fine di infetti avanzava lungo il letto del fiume nella direzione di Jackson mentre le avanguardie dell’orda, composte da decine di runner inferociti avevano già risalito il grato del fiume e correvano verso le mura dalle quali iniziavano ad esplodere i primi spari.
“Per ora riusciamo a tenerli a bada…” gracchiò Maria nella radio “…a voi quanto manca?”
“Quanto ci manca Earl?” domandò Tommy voltandosi di scatto “Tra quanto possiamo aprire le paratie?”
“Un momento” disse l’uomo raddrizzandosi il casco, poi si piegò verso l’interfono “Ragazzi rapporto!”
“Ci siamo quasi capo!” rispose una voce dall’altra parte “Manca poco”
“Che cazzo vuol dire poco?” abbaiò Earl “Dammi una percentuale cazzo...”
Ci fu un istante di pausa.
“Ottanta percento direri” rispose in fine la voce.
“Ottanta percento” ripeté Tommy nella radio “Resisti ancora un po’ Maria! Ce la potete fare”
“Certo che ce la possiamo fare” rispose la donna con un sottofondo di spari “ma fate presto, chiudo”
Ellie continuò a scrutare la valle attraverso le lenti del binocolo.
Nonostante la sicurezza nella voce di Maria la situazione si faceva peggiore ogni attimo che passava.
Come formiche i runner si assiepavano contro la muraglia di tronchi tentando furiosamente di arrampicarsi sul legno secco incuranti dei proiettili e delle molotov che gli piovevano addosso da ogni direzione, mentre più indietro il grosso dell’orda stava iniziando lentamente a risalire il greto.
Joel nervoso si alzò in piedi si scatto e raggiunse Ellie che senza dire una parola gli passò il binocolo.
L’uomo scrutò nelle lenti con aria corrucciata.
“Novanta percento” gracchiò la voce dell’interfono.
La porta della sala di controllo si spalancò con un cigolio.
Frank ed Anne entrarono con passo veloce.
“Come procede con la diga?” domandò la donna guardandosi attorno “Avete affogato i bastardi?”
“Manca poco…spero” rispose Ellie voltandosi di scatto “Come va il braccio Frank? Cristo abbiamo davvero avuto paura di perderti stavolta!”
L’uomo pallido in volto fece un sorriso un po’ da ebete e si indicò il moncherino avvolto in un ammasso di bende bianche che odorava di disinfettante “Tutto bene…” disse sollevando il pollice del braccio sano “…molta… morfina…”
“Tommy, Tommy rispondi…” gracchiò la radio
Rapido l’uomo afferrò il microfono e premette il pulsante di comunicazione.
“Maria ti ricevo che succede?”
“Il portone sud si sta crepando… ed una parte dell’orda ha risalito il greto” disse parlando ad alta voce per superare il rumore degli spari mescolato alle grida degli infetti “Dovete sbrigarvi… non so per quanto resisteremo ancora…”
“Ricevuto…” rispose Tommy poi con un balzo scattò di lato tendendo il filo della radio e scansando Earl “Quanto manca ancora DANNAZIONE?” gridò direttamente nell’interfono.
“Direi novantacinque percento!” rispose la voce dall’altro lato “i sistemi non vanno più veloci se urli Tommy!”
“Novantacinque…” mormorò Earl “Posso iniziare la sequenza di rilascio… Tommy scostati”
L’uomo sollevò le mani e si allontanò tornando alla sua postazione.
Rapido Earl fece scrocchiare le nocche, poi con la fronte che grondava di sudore si abbassò sul pannello di controllo.
Tre file di interruttori luminosi lampeggiavano davanti ai suoi occhi.
Muovendo rapido le dita abbassò la prima serie.
“Protocolli di sicurezza esclusi” mormorò.
Abbassò la seconda serie.
“Circuiti dei motori delle paratoie …chiusi”
Appoggiò le dita sull’ultima serie.
“Ragazzi?” urlò nell’interfono.
“Cento percento capo semaforo verde!”
“Era ora!” esclamò Ellie.
“Ricevuto, apertura paratoie!” esclamò Earl, poi abbassò l’ultima fila di interruttori.
Un istante dopo un leggero rumore iniziò ad udirsi, rumore in pochi secondi si trasformò in rombo che scosse tutto l’edificio facendo tremare sedie e quadri di controllo.
Fulminea Ellie si voltò appoggiandosi alla grande vetrata crepata.
Alcuni metri sotto di lei, dalle paratie aperte un muro di acqua precipitava verso terra come fosse una sostanza solida.
Rapida la cascata urtò il terreno trasformandosi in un’onda che violenta scivolò lungo il letto del fiume secco gettandosi senza pietà sull’orda di infetti.
In un attimo le acque si riempirono di corpi agonizzanti che la corrente violenta trascinava lontano.
“Qui Jackson…” gracchiò la radio “ce l’avete fatta che il cielo vi benedica! L’onda ha spazzato via il grosso dell’orda che ancora si trovava nel fiume… ne è rimasto qualche centinaio sotto al muro ma ora la situazione è sotto controllo!” fece una pausa “Grazie Tommy…”
“Ah io non ho fatto niente…” rispose l’uomo “…qui diga chiudo…”
Con un grido di gioia Frank e Anne si abbracciarono e si diedero un bacio.
Joel con un sorriso paterno passò un braccio sulle spalle di Ellie e lei sorridendo gli si appoggiò al petto, strappandogli un grido di dolore per le ferite appena medicate.
Earl con il caschetto ancora calato sul capo ripeté rapido a ritroso la procedura richiudendo le paratie della diga.
Pochi secondo dopo l’acqua smise di fluire.
“Non ci credo che ce l’abbiamo fatta…” esclamò Tommy buttando sul tavolo il microfono della radio “Mi viene voglia di festeggiare… ci vorrebbe un brindisi”
“Penso di poterti accontentare…” rispose Earl sollevandosi dal pannello di controllo.
Sotto lo sguardo contrariato di Tommy l’uomo si voltò, raggiunse uno degli armadietti che coprivano la parete alle sue spalle, lo apri e ne estrasse una bottiglia di whisky ed un pacco di bicchieri di plastica usa e getta che avevano l’aria di essere stati usati molte volte, ma mai gettati.
“Non ci posso credere…” Ridacchiò Anne “Non avete molto da fare qui alla diga vero?”
“Ogni lavoro ha i suoi tempi morti…” rispose laconico Earl riempiendo i bicchieri e distribuendoli ai presenti
“A cosa vogliamo brindare?” domandò Tommy afferrando il suo
“Io dire di brindare ai nostri eroi” disse Earl alzando il bicchiere verso Ellie, Joel Frank e Anne “I salvatori di Jackson!”
“Io direi a quelli che non ce l’hanno fatta…” lo corresse Joel alzando il suo bicchiere.
“Giusto! A Barry e gli Smith” gli fece eco Ellie.
“Io invece…” disse Frank sollevando il braccio sano “Voglio brindare a tre persone in particolare! Alla mia dolce mogliettina che oggi mi ha staccato un braccio salvandomi la vita, alla nostra cara Ellie che mi ha dimostrato che una fiamma ossidrica è un ottimo strumento di pronto soccorso e a quel fottuto runner…”
Anne lo guardò alzando un sopracciglio.
“…a quel fottuto runner che almeno ha auto la decenza di mordermi il braccio sinistro e non il destro”
“Cretino…” ridacchiò Anne dandogli un colpetto.
Tutti bevvero.
Ellie fece una smorfia.
Wisky di qualità terribile a quella temperatura era più una tortura che un piacere, ma a nessuno sembrava importare.
Stringendo il bicchiere si voltò verso Joel.
Una domanda la tormentava.
“Joel...” mormorò.
“Sì Ellie?” domandò l’uomo abbassando gli occhi su di lei.
“Ti volevo chiedere… al cantiere… il capo dei banditi, quello delle Luci… lui nei suoi deliri… l’ho sentito parlare di una cura e… anche tu l’hai nominata quando stava per uccidermi… ma…” fece un sospiro “…tu mi avevi detto che le Luci avevano stabilito che era impossibile …usarmi per crearne una…”
“Ellie…” rispose Joel con tono paterno “…erano solo i deliri di un pazzo, e io direi o farei qualsiasi stronzata per salvarti la vita… non c’era nulla di vero nei… deliri di oggi!” si sporse e strappò la bottiglia di mano ad Earl “Bevi un altro goccetto dai!”disse con un’improvvisa vampata di gioia “E non pensare più a quel pazzo!”
“Sì ma…”
La porta si spalancò di colpo ed una quindicina di tecnici della diga irruppero nella cabina di comando.
“E così avete iniziato a festeggiare senza di noi eh?” esclamò il più vicino “Bel capo sei Earl!” si voltò “Dai Joel versa qualcosa anche a noi!”esclamò facendo un gesto con il braccio.
“Con piacere!” rispose l’uomo, poi afferrò il pacco di bicchieri che Earl aveva abbandonato sulla radio e si diresse verso di loro.
Ellie lo guardò allontanarsi.
Lo conosceva troppo bene per non accorgersi di quando mentiva.
Aveva sempre nutrito dei sospetti su quanto fosse accaduto sul serio con le Luci ed i discorsi del pazzo erano un’ulteriore conferma.
Ma c’era solo un modo per saperlo con certezza.
Vuotò il bicchiere in un colpo.
Doveva andare a Salt Lake city, e ci doveva andare da sola!
   
 
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