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Autore: KurryKaira    14/01/2023    0 recensioni
La storia narra degli avvenimenti che avvengono dopo che Ash ha vinto la Lega. Ogni protagonista ha ormai la sua vita e ognuno è preso dalla propria storia d'amore. Ash spera di incontrare Serena al più presto, Misty lavora con Tracey a Celestopoli, Vera è coordinatrice con Drew, Lucinda con Kenny, Spighetto insegna a Burgundy l'arte degli intenditori e Jessie e James se la dovranno vedere con il Team Rocket stesso!
Il resto dei compagni di viaggio di Ash sarà sempre presente all'interno della storia a far compagnia a questi innamorati. Ps. I nomi nel racconto (a parte quelli dei pokémon e delle città) saranno quelli originali (Es. Satoshi, Musashi, Kojiro ecc) Ps2. La fic non tiene conto degli eventi dopo xyz, Ash infatti vince la Lega di Kanto all'interno della fic.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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- Oh che disdetta! Quando verrà a saperlo darà testate al muro!-
Il bambino sorrise per educazione a un'affermazione che non riusciva del tutto a cogliere, ma la mamma della ragazza chiarì:- Serena non è a Borgo Bozzeto al momento- ridacchiò, incontrarsi per quei due sembrava impossibile!
Satoshi perse il sorriso e il suo volto assunse un'espressione piuttosto scocciata, ma il destino lo stava facendo apposta o cosa? Per una volta che cercava almeno lontanamente di sembrare interessato a una relazione gli andava tutto storto! " Va beh" pensò sempre un po' nervoso  " in ogni caso sono qui per la Lega come prima cosa, se incontro Serena bene, se no pazienza" salutò la madre sempre un po' arrabbiato e andò via. La donna lo guardò ridacchiando ancora, aveva cercato di essere educato più che poteva ma la rabbia gliela si leggeva in faccia, che caratteraccio! Proprio come sua figlia, pensò ridendo di gusto.
Satoshi guardò la mappa di Kalos, viaggiare da solo non era il suo forte, cercò di capire come raggiungere Luminopoli, nella speranza che almeno Citron e Eureka fossero lì! Poi distratto si fermò a osservare una corsa di alcuni Rhyhorn ricordando quante cose nuove aveva scoperto a Kalos e in generale nei suoi viaggi. Guardò il suo Pikachu e scambiandosi uno sguardo di sfida disse:- Siamo qui! Godiamoci ogni cosa!- Tornò dalla mamma della sua performer preferita:- Come posso partecipare alla corsa?- Chiese contento e la donna provò per lui ancora più affetto.
 
Intanto la ragazza dai capelli magenta e il convalescente entravano di soppiatto nello sgabuzzino delle provviste, non c'era roba in abbondanza quanto Musashi sperava ma meglio di niente, cercò di arruffare un po' di roba ma poi, ancora una volta, inciampò su delle vecchie scope. Per la paura si afferrò all'amico trascinandolo con sé per sbaglio in uno degli armadietti aperti che riempivano la stanza. Lui, sempre per sbaglio, afferrandosi all'anta se la chiuse dietro. In parole semplici si chiusero in un armadietto stretto che impediva appena loro i movimenti.
- Stupida- le disse nervoso.
- Grr!- Non seppe controbattere anche se voleva tantissimo.
Lui tentò di aprire dall'interno per liberarsi ma scoprì che l'anta si era bloccata.
- Che fai?- Disse lei ancora rossa di rabbia:- Che aspetti ad aprire?-
Lui le urlò ancora più in collera:- Ci sto provando genio, ma dall'interno non si apre!-
- Cosa?!- Ora il panico regnava totale in lei. A far loro compagnia un paio di vecchi manici di scopa e solo un po' di luce entrare dalle fessure orizzontali, tra l'altro lì dentro erano costretti a un contatto quasi forzato. Questo non era sinonimo di disagio per loro, tanta era l'abitudine di stare vicini nei momenti più disparati ma ritrovare il viso malconcio e adirato di lui così vicino al suo portò la donna ad un lieve imbarazzo. Spalancò gli occhioni azzurri sbattendoli più volte, mentre nel portarsi la mano al petto per sbaglio sbatté contro quello di lui che si voltò ritrovandosi ancora più vicino. Lei, impacciata, per scagionarsi dalle colpe, sorrise come una bimba, lui sbuffò.

In una casetta a Duefoglie, nello stesso momento, nella sua cameretta, una ragazzina piangeva ancora disperata al telefono con un'amica.
- Quasi non ti riconosco- le disse dolcissima quest'ultima.
- Scusa, sto rovinando anche la vostra giornata, non solo la mia vita!- Disse ancora più triste.
- No no!- Disse la coordinatrice di Hoen ridendo:- Non è un problema che tu mi chiami piangendo! Mi sembra solo assurdo che tu lo faccia! Sei tipo la ragazza più sicura di sé che abbia mai conosciuto!-
- Vero?...- tirò su col naso:- E chi andava in giro a dire che l'amore è una cosa bella deve volare via alla velocità della luce!- Scherzò con rammarico:- Io non volevo provare un sentimento simile, ti distrugge.-
- Lo so- sorrise Haruka:- Ma ti assicuro che un giorno si aggiusterà tutto. Forse rimarrà qualche cicatrice ma ti alzerai e andrai avanti!-
- Facile dirlo per te. Hai un ragazzo meraviglioso...-
Haruka ridacchiò contenta:- E' vero, ho un ragazzo meraviglioso!!- Non era d'aiuto, si ricompose:- Kengo non l'hai più sentito?-
- Non risponde ai messaggi... snif.-
Haruka espirò:- Passerà Hikari. Passerà a lui e passerà a te. Vorrei poter fare di più..-
- Ma non puoi lo so. Anzi, grazie del supporto...-
- Hai pensato di chiedere il parere...- pensò la ragazza di Petalipoli e quella di Duefoglie completò:- ...del più grande rifiutato della Terra?? Sì ci stavo pensando giusto ora!- La trovarono entrambe una buona idea e chiusero la chiamata salutandosi calorosamente.
Compose in fretta il numero del sopraccitato:- Takeshi!- Lui rispose subito.
- Hikari, ciao. Come stai?-
La ragazza non riuscì di nuovo a trattenere un pianto e l'ex compagno di viaggio non poté fare a meno di ascoltarla. Pensò le stesse cose di Haruka, era irriconoscibile, lei che prendeva sempre tutto come una sfida e non si tirava indietro mai! L'amore è terribile, lo sapeva bene anche lui, non a caso era stato chiamato in causa. - Secondo te... cosa sta pensando Kengo?- Voleva sapere da lui, come reagiva un uomo innamorato dopo un rifiuto secco? Takeshi, piangendo anche lui, le disse che molti uomini si allontanano per orgoglio ferito, e probabilmente lo stesso valeva per Kengo. Ma non valeva per Takeshi, lui non aveva orgoglio se si parlava di donne e il discorso si spostò sui problemi del dottore disperato e Hikari ebbe almeno per quel giorno, assurdamente, modo di calmarsi. - Grazie, amico disperato più di me.-
- Consolati- sorrise adesso lui:- C'è sempre qualcuno più disperato, magari non più di me, ma tu sei nella norma- si prese in giro da solo:- E passerà- le disse anche lui:- Passa sempre- aggiunse:- Ricorda che in questo mondo nessuno è unico e insostituibile, nessuna persona merita il tuo dolore.-
Lei prese sonno poi, in quelle coperte stropicciate, col cellulare in mano e un sorriso stampato in viso; Takeshi era unico e insostituibile pensò contraddicendolo.

Passarono un paio di minuti di silenzio imbarazzante in quell'armadietto quando lei, che aveva lasciato tutta la collera a lui e cercava di essere radiosa e adorabile (era colpa sua d'altronde se stavano lì), tentò di iniziare un discorso:- Vedrai che...- lui la interruppe alzando ancora la voce:- Che devo vedere?!- Lei si zittì quasi spaventata:- Sono stanco Musashi!- Continuò prendendo troppa aria:- Basta, basta con queste pazzie! Ma vedi come mi hanno ridotto?!- Si indicò le ferite:- E metti che il mio bel faccino non guarisca del tutto eh?! Hai idea di quanto conti la bellezza per me o ancora non hai imparato a conoscermi bene?!- Lei non sapeva rispondere, quasi le venne da piangere. Kojiro era davvero un figo quando alzava la voce contro gli altri ma non quando lo faceva contro di lei. Strinse i pugni la ragazza:- Certo che lo so!- Gli disse:- Anzi, è una delle poche certezze che ho su di te!- Lui sbuffò, lei continuò:- E che collezioni inutili tappi e ti piace l'ananas- le altre due certezze. Lui rispose cinico:- Inutile sarai tu- mai insultare i suoi tappi. - Che stai cercando di dirmi?!- Riprese lei il discorso con un groppone in gola, se continuavano a urlarsi contro in quel posticino non avrebbero avuto più aria.
- Mi sono stancato- ripeté lui ora con voce più pacata:- Abbiamo lasciato il Team Rocket, smettiamola di essere i cattivi.-
Lei si stupì e si spaventò tantissimo, smetterla di essere cattivi? E come si viveva da buoni? Era forse impazzito?!
- Insomma- continuò lui sorridendo adesso:- siamo ottimi lavoratori e lo sai benissimo! E guarda come siamo belli- le strinse le braccia tra le mani:- Da buoni non sarà difficile vivere per noi, è come cattivi che non siamo granché.-
Lei non riusciva più a rispondere, aveva ancora quegli occhioni lucidi sbarrati che guardavano tremando quelli dell'altro.
- C'è un'altra cosa che voglio dirti- disse lui adesso con voce fin troppo ferma e le braccia di lei ancora tra le mani che stringevano forte:- Ho avuto modo di riflettere su una cosa in questi giorni senza di te.-
" Oddio" pensò stranamente lei come prima cosa, perché non aveva detto senza di voi? Quel senza di te la uccise " oddio, eccolo. Sta per ammettere il suo totale disprezzo nei miei confronti" le mani le tremarono " ha dato a me tutte le colpe, tutte quelle botte e quelle ferite le ha reputate colpa mia. Anche tutti i fallimenti" i suoi occhi smisero di essere lucidi, anzi, quasi si seccarono, il corpo era rigido e i denti stretti " odia i miei capricci, le mie urla e le mie assurde manie. In questi giorni..." trattenne il fiato " ...si è accorto di quanto la sua vita sia migliore senza di me. Dio..." pensò infine odiando sé stessa " ...quanto lo posso capire."
- Io ti amo- le disse invece lui contro ogni previsione.
- Sono quello che sono, viziato, piagnone e saccente. Non pretendo nulla da te ma era giusto che tu lo sapessi. E odio queste tue uscite folli che ci portano sempre a queste situazioni sì- un po' diede ragione ai suoi pensieri:- Ma io ti am- volle ripetere non riuscendoci, perché appena il cuore di lei capì il concetto i suoi pugni si allentarono, i suoi occhi tornarono lucidi, la bocca vellutata si aprì appena e la sua espressione divenne quella di una bellissima giovane regina innamorata, e lo baciò. Lo baciò senza permettere più alla sua lingua di proferir parola, e a lui andava bene. Si abbandonarono istantaneamente l'uno all'altra come se fossero nel loro magico castello di diamanti e non in un vecchio e umido sgabuzzino. Non si accorsero davvero di quanto tempo passarono lì dentro ad amarsi, in silenzio, più che potevano prima che qualcuno interrompesse il loro fiabesco momento.
Era l'infermiera proprietaria della struttura, che aprì loro la porta, donandoli la libertà. Fin troppa, adirata li cacciò dal centro pokémon.
Nyasu li trovò fuori dalla porta in un vistoso imbarazzo. Porse loro dei cornetti caldi appena comprati senza fare troppe domande e mai gli furono più grati.

Passarono poi altri giorni e Satoshi finalmente incontrò i suoi amici di Luminopoli. Non erano soli, Iris era ancora con loro!
Eureka lo abbracciò forte, altrettanto fece Iris innervosendolo.
- Sei cresciuto- le disse la futura maestra drago:- Ma solo in altezza. Di cervello sei il solito bambino!-
- Tu non sei cresciuta nemmeno in altezza!- Litigarono. Citron rimase in silenzio ad osservarli col sorriso, in realtà, al solito, osservava solo Satoshi. Iris, viperella, saltò dietro le spalle al biondino per poi spingerlo tra le braccia del caro amico:- E salutalo per bene!- Gli disse:- Non fai che ripetere quanto ti manca!- Citron imbarazzato si tirò indietro:- No, non è vero che non faccio che ripeterlo!- La sorella rise di gusto, Satoshi ne era contento:- Mi mancate anche voi- rispose sfiorando con forza la spalla dell'ex compagno di viaggio.
- Tu no- aggiunse poi a Iris facendole una linguaccia, si inseguirono un po' intorno a un albero con l'intento di picchiarsi.
Eureka li fermò:- Ti sei sentito con Serena?-
- Non sono riuscito a incontrarla- rispose Satoshi ancora un po' nervoso:- Sembra che il destino sia contrario.-
Citron:- Che intendi?- Curioso sbatté quegli occhi da fanciulla.
Satoshi ridacchiò:- Ci diamo spesso una sorta di appuntamento ma poi non ci becchiamo mai!-
- Una sorta di appuntamento?- Accigliò Iris:- Tu non sei mai chiaro.-
- E Dent?- Le chiese l'amico sapendo che ultimamente stavano spesso insieme. - Eeeh Dent- rispose lei come a dire "chi l'ha più visto":- E' stato con noi qualche tempo fa. Poi ha incontrato Cabernet e ciao.-
- Nel senso che lei l'ha rapito e imbavagliato?- Ebbe lo stesso presentimento di Eureka e quest'ultima rise di gusto.
- Quanta ingenuità! Sei proprio un bambino!- Diede lui un colpetto sulla nuca, stava per rincorrerla di nuovo quando ricevette un messaggio da Hikari. " Ti voglio bene" diceva il messaggio, la cosa lo turbò, era strano.
" Tutto ok?" Le scrisse.
" Sì. Vorrei non commettere più certi sbagli e da adesso in poi voglio essere chiara con i miei sentimenti."
Il ragazzo prese colore e lo notarono tutti. Iris:- Che messaggio hai ricevuto??-
Eureka preoccupata:- E' di un ragazza che non è Serena??-
Satoshi:- S... sì. E' di una ragazza. E'... E' Hikari- rivelò.
" In che senso?" Le rispose il ragazzo nel panico.
" Non è una dichiarazione eh. Oddio, spero di non aver fatto una gaffe. Ti voglio bene come amico!"
Satoshi sospirò tra la gioia e l'amarezza, un apprezzamento da Hikari era in realtà piuttosto lusinghiero.
" Ti voglio bene anche io" le rispose allora lui " Sei la mia migliore amica" le scrisse col cuore in mano sperando di poterla consolare, perché anche uno scemo come Satoshi percepì dell'amarezza in quei messaggi.
" La prossima volta nel mio viaggio passo da Sinnoh!"
" Ci conto!" gli mandò la emoticon di un batti cinque e lo stesso fece lui sorridendo.
Eureka sempre più nervosa:- Allora??-
Satoshi:- Ha solo detto che mi vuole bene!-
Eureka nel panico, Iris curiosissima. - Come amica!- Ribadì scontroso Satoshi. - Mi sembrava assurdo!- Disse Iris:- Lei è troppo per te!- Lui cercò di afferrarle una ciocca di capelli per dispetto ma poi Citron si intromise:- Ti vogliamo bene tutti- disse con gote leggermente arrossate e la solita schiena china. Satoshi sbatté più volte le ciglia.
Citron:- Io personalmente penso questo. Ti devo tante cose. E sì, manchi sempre.-
L'aria quasi si fece pesante. Poi Satoshi sorrise:- Anche voi mancate- ripeté ma le parole di Satoshi sembravano sempre gettate al vento. Quanti cuori avrebbe lasciato ad attenderlo proprio come lo attendeva sua madre?
Il vento li riportò alla realtà e proprio Citron riprese il discorso riprendendo fiato:- Allora, che intenzioni hai?-
- Sono passato a salutarvi ma penso che mi dirigerò verso la Lega di Kalos. Si terrà in questi giorni vero? Vorrei assistervi perché un giorno ho intenzione di riparteciparci!- Guardò Citron allungando lui il pugno in attesa del pugno dell'altro:- Quel giorno ci risfideremo in palestra, amico mio!-
- Sì- rispose l'altro mentre le due ragazze incoraggiavano felici la loro amorevole rivalità.
E il ragazzo di Biancavilla accompagnato sempre e solo dal suo fidato Pikachu proseguì il suo viaggio solo verso la Lega di Kalos.

Non troppo tempo dopo, una sera di luna crescente, la finestra della stanza di Hikari venne colpita da un sassolino. La ragazza era in pigiama e con i capelli stranamente scompigliati (era sola in casa, ogni tanto se lo poteva permettere se nessuno la vedeva), studiava qualcosa china alla scrivania illuminata solo da un abat jour. Come sentì il rumore del sasso si voltò vedendone altri lanciati. Stranita e leggermente impaurita raggiunse quei vetri. La sua bocca si spalancò come i suoi occhi blu quando si accorse che il suo più caro amico d'infanzia era lì, arrampicato su per il muro vicino la finestra.
- Aiutami ad entrare- le disse e lei così fece.
- Ma che diavolo fai?! Esistono le porte sai?-
Il ragazzino paffuto ridacchiò un po' rosso in viso mentre lei lo tirava ancora per il braccio aiutandolo ad entrare.
- Non volevo che tua madre sapesse. Non avevo voglia di parlare con altri!- Disse sincero.
- Sono sola in casa- disse lei cinica.
- Ah- fatica sprecata:- Potevi dirlo prima...-
- Se solo rispondessi ai messaggi- si voltò lei allora nervosa mentre però il cuore le batteva ancora a mille. Poi ricordò di essere in pigiama e di avere i capelli scompigliati. Lo sapeva! Lo sapeva che non doveva trascurarsi nemmeno quando era sola in casa! Maledizione! Sperò solo che nella stanza non ci fosse luce a sufficienza a evidenziare i suoi difetti (semmai ne avesse). Senza mai guardarlo negli occhi cercò disperatamente quel pettine che i suoi fidati compagni di viaggio le regalarono. Lui intuì vedendola rovistare nel beauty case:- Ti prego non dirmi che cerchi un pettine per sistemarti quei capelli, Pikari- le disse e lei che gli dava le spalle lasciò la presa lasciando ricadere quel pettine. Come l'aveva chiamata? Anche quando nacque quel nomignolo aveva degli orribili capelli, per carità adesso non erano così disordinati, forse poteva anche permettersi di non pettinarli. Ma aspetta, non era questo il punto. L'aveva richiamata Pikari. Non trattene un groppo in gola. Si voltò con sguardo severo:- Che vuoi?- Gli chiese fredda:- Perché sei qui dopo che per settimane sei sparito?!-
Lui respirò profondamente e poi sorrise prendendola in giro:- Mi sono ricordato di non averti dato un'opinione su quel vestito che avevi alla gara!-
Lei, parallela all'armadio dove il vestito era custodito, strinse i pugni innervosendosi non poco:- L'ho capita benissimo quel giorno la tua opinione!-
Kengo:- E come? Se non ti ho detto nulla.-
Hikari:- Ci conosciamo da un sacco di anni, mi basta uno sguardo per capirti!-
Lui sbuffò:- Vero- le disse poi avvicinandosi piano, delicato, lei sussultò. Lui poi deviò traiettoria sedendosi sul suo letto.
- Ehi, chi ti ha dato il permesso?!- Sbraitò lei. Lui le fece cenno di sedersi accanto e lei arrossì. Lo assecondò poi, dopo un attimo di esitazione, e si sedettero a gambe incrociate, uno di fronte all'altra su quel letto ordinato. I volti illuminati a metà dalla luce calda dell'abat jour mentre il vento sbatteva piano contro la finestra.
- Eri bellissima Pikari- le disse lui sincero e lei si calmò stupita. - Sei sempre bellissima, anche adesso con quei capelli scompigliati e questo pigiamone azzurro. Per questo semplicemente ho trovato inutile quello spacco e quella scollatura provocanti. Tutto qui. Scusa se sono sembrato cattivo, non volevo ferirti.-
Lei cercò di rimanere seria e con sguardo severo, ma tratteneva solo ancora una volta la voglia di piangere. Dove voleva arrivare?
- Ed è davvero per dirmi solo questo che sei qui?-
- Mi è giunta voce...- continuò lui in un sorriso non sostenendo il suo sguardo:- ...non prendertela a male ti prego...- prese fiato:- ...che sei disperata.-
Lei sgranò gli occhi e strinse i pugni tremando. Che figura! Che figura stava facendo davanti ai suoi occhi? Lei disperata?! Per uno come lui? Per un uomo! Quando mai?!
Ma in realtà sì, lo era eccome, era disperata, dannazione!
Ma chi gliel'aveva detto?? Aveva parlato con Haruka e Takeshi ma era sicura che loro non avessero modo di raggiungere le orecchie di Kengo. 
E allora chi?
- E' stata Nozomi- rivelò lui e la posizione rigida di lei cedette.
- Nozomi?- Ripeté non credendoci. L'unica con cui non aveva più parlato. L'unica a cui non aveva mai detto in faccia la verità e cioè che era ormai incontrollabilmente innamorata persa del suo amico d'infanzia Kengo. Amico che aveva più volte rifiutato e che adesso per questo motivo la evitava. Perché lei odiava vederla così, e odiava le donne deboli, e lei sembrava così debole in quel periodo. Lei che debole non era stata mai.
Ma forse quell'amica, alla fine, era quella che più di tutti teneva alla sua felicità. Strinse di nuovo i pugni, le labbra si morsero.
- Ero disperato anche io Pikari- le disse infine lui trattenendo un singhiozzo:- Per questo ti evitavo.-
- Allora mi ami ancora!- Gli urlò lei preda di mille emozioni non trattenendo più due lacrime.
Lui rimase colpito da quella reazione così poco pacata. - Perché io ti amo moltissimo! E tornassi indietro ti direi di sì, ti direi di sì sempre! Tornassi indietro farei tutto con te e nel futuro farei di tutto con te!- Abbassò la testa lasciando i capelli scompigliati coprirle il volto mentre lui a quell'allusione arrossì vistosamente. - Spero in un futuro prossimo- terminò lei ingoiando tutta la saliva che aveva in bocca:- Spero tu possa perdonarmi. Guardami, ho accettato di mostrarmi a te per come sono in realtà- mostrando il suo pigiama e i capelli arruffati. E lui non disse nulla, sorrise e basta sfiorandole la mano.
- Voglio baciarti- rivelò lei vergognandosi tremendamente.
- Puoi farlo- le rispose. E sfiorando le sue labbra lei capì che rincorrere il suo sogno con lui accanto poteva essere ancora più emozionante.
Rimasero a guardare la luna e a raccontarsi aneddoti sul loro passato per lunghe ore, solo tenendosi la mano.

Era quella stessa sera, a Kalos, che si teneva l'inaugurazione della Lega.
Il campione di Kanto se ne stava a guardare quelle luci e quei fuochi fuori dallo stadio che piano piano si svuotava, con aria sognante. Un giorno sarebbe stato il campione di tutto e sarebbe diventato un vero Maestro pokémon. Accarezzò il suo Pikachu guardando le stelle, come quella notte a Kanto.
Il vento era un po' freddo ma il suo cuore era così caldo che non gli importava.
Aveva viaggiato tanto, veramente tanto. Aveva incontrato tanti amici fidati che gli avevano permesso di crescere e di arrivare fino a dove era arrivato. Ma il suo viaggio infinito doveva essere appunto infinito, e non poteva fermarsi.
Poteva continuare anche solo, l'importante è che accanto a lui ci fosse sempre il suo amato Pikachu e che lungo il percorso ci fossero ottimi rivali. Sorrise, era bello viaggiare in compagnia, ma poteva essere bello anche starsene un po' da soli con i propri progetti, pensò, prima di accorgersi della sua presenza.
Andavano via tutti, piano piano, pensava di essere l'unico a guardare quello stadio spegnersi aspettando l'inizio delle gare il giorno dopo.
Ma lei era lì, a pochi metri da lui, e respirava affannosamente, doveva aver corso.
I capelli le erano cresciuti un po' dall'ultima volta che l'aveva vista. Ma era cambiata anche la statura di lui, ora era leggermente più alto di lei.
Si sorrisero.
- Scusa il fiatone- disse lei:- nonostante tutto sono arrivata tardi anche sta volta!-
Lui le si avvicinò non perdendo il sorriso e lo sguardo sognante.
- Sapevo di trovarti qui- continuò lei:- la mamma mi ha detto che eri a Kalos e io...- prese fiato ancora mentre lui le era sempre più vicino:- ...io sapevo di trovarti qui!-
Le prese non troppo delicatamente il volto arrossato e spigliato tra le mani e ricambiò quel bacio che tempo e tempo prima lei aveva dato a lui dicendogli addio.
Lei sfiorò con le sue le mani dell'altro continuando quello scambio di labbra. Poi sorrisero di nuovo.
- Domani cominciano le prime fasi della Lega. La guarderai con me?-
Gli occhi azzurri di lei brillavano in quelli carbone di lui:- Certo- gli rispose piena di gioia.
Forse avrebbe lasciato un po' di cuori ad attenderlo ma stare solo in realtà non faceva per lui.
E i giorni di sole successivi guardarono da quelli spalti quella Lega mozzafiato, tifando ed esultando insieme, divertendosi e amandosi profondamente. Quella volta a Satoshi andò bene anche essere un semplice spettatore perché quella volta era in una compagnia diversa, non era un amico né un rivale e in quei giorni scoprì che c'erano tante cose che ancora non conosceva della vita e aveva intenzione di scoprile tutte. Sfiorò appena la coscia della ragazza per attirare la sua attenzione per poi indicare affamato dei venditori ambulanti passare tra gli spalti. Lei gli abbassò il cappello indispettita e poi comprò una porzione di dolce per entrambi. Fu felice di pulirgli lo zucchero dal viso con un bacio e lui per un po' si soffermò a guardare la straordinaria bellezza della giovane donna, perdendo di vista addirittura l'incontro.
- Oh no! Guarda che mi hai fatto fare! Smettila di distrarmi!- Pensò poi dispiaciuto tornando alla sfida tra pokémon.
- Cosa? Che c'entro io?!- Disse lei difendendosi per poi ridere di gusto. Ma lui la guardò ancora, pensò in quel momento di essere il ragazzo più fortunato del mondo, campione di pokémon e ragazzo della più bella performer di Kalos. Ridacchiò soddisfatto stringendole la mano nella speranza di non lasciarla più. 
- Io non voglio farti soffrire come soffre mia madre- disse poi, dopo che il campione venne proclamato e gli spalti si svuotarono definitivamente per quell'annata, guardava il vuoto avanti a sé ma le teneva sempre la mano e lei lo guardò in una curiosa tensione.
- Ma io non cambierò. Per questo ti chiedo una cosa...-
- Dimmi.-
- ...seguimi in questo viaggio infinito- la guardò negli occhi splendendo come pochi:- Saremo Regina e Campione di Kalos insieme. Ti va?-
Che domanda stupida, davvero che domanda stupida! Lasciò cadere la testa sulla sua spalla e rimasero a guardare quello stadio vuoto. Salutarono dall'alto, ridendo, gli spazzini che pulivano i coriandoli dell'incoronazione e si lasciarono trasportare da quella dolce fantasia.
- Insieme- rispose lei a quella ovvia domanda.

E finalmente Satoshi e i suoi compagni di viaggio poterono essere felici, rincorrevano i loro sogni più innamorati che mai.
Kenji rimase con Kasumi a gestire la più bella palestra che Celestopoli avesse mai avuto. Lui collaborava con lei anche in alcuni spettacoli, il rude pirata e la bella sirena facevano impazzire tutte le coppiette innamorate. Lui realizzò anche un poster da appendere all'entrata, rappresentava un Tentacool che avvolgendo la sirena, Kasumi, la innalzava verso il suo principe, Kenji; e la ragazza restava minuti interi ad ammirarlo, ma l'osservatore pokémon era abbastanza sicuro che non ammirasse il loro amore.
Haruka e Shuu continuavano a lavorare coi loro fidati compagni. Lui era sempre freddo, ma lei sempre felice. Lo conosceva bene il suo scorbutico innamorato, faceva il disinteressato ma lo vedeva sorridere di nascosto quando sfogliando un giornale trovava degli articoli che parlavano della sua principessa di Hoen.
Hikari e Kengo invece continuarono ad essere avversari in tutte le gare che affrontarono, ma una volta terminate, chiunque dei due fosse il vincitore (o magari nessuno dei due) si scambiavano un bacio e punzecchiandosi continuavano insieme quel viaggio per diventare super coordinatori.
Dent passò molte delle sue giornate a insegnare a Cabernet come lavora un intenditore di livello A, lei lo odiava. Lo odiava un po' di meno quando invece, anziché l'arte del sommelier, insegnava lei qualcos'altro di più proibito.
E dopo un lungo viaggio Satoshi tornò a Kanto impugnando la famigerata coppia di Kalos, scese da quel treno mano per mano con la sua inseparabile compagna di avventure e di vita.
Di ritorno verso casa i due innamorati e Pikachu notarono due persone e un pokémon un po' strambi. Se ne stavano in aperta campagna sotto un arco di fiori, lei vestiva di un vistoso e fin troppo appariscente abito bianco, lui uno smoking dello stesso colore. Bevevano uno spumante insieme a quel gattone incravattato. Sembravano tremendamente felici.
Satoshi li riconobbe e loro, anche se lontani, forse lo percepirono. Si voltarono e i loro tre sguardi incrociarono quelli di quel bambino ormai cresciuto e il suo inseparabile giallissimo pokémon.
Si sorrisero e poi, semplicemente, ognuno proseguì per la sua strada.


  
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