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Autore: dirkfelpy89    15/01/2023    7 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 1, Undici Anni e Mille Dubbi

 



I Black, il fatto era noto a tutti i Purosangue più importanti, erano da sempre considerati come una famiglia composta da membri estremamente permalosi e orgogliosi.
La diceria, tramandata da secoli, di come i membri di quella famiglia fossero pronti a scattare, a litigare, per qualsiasi offesa, a trattare i membri delle altre famiglie come fossero inferiori, aveva attratto su di loro tutta una serie di maldicenze che finalmente poterono trovare sfogo in occasione della festa per l'undicesimo compleanno di Marius Sirius Black.
Un compleanno veniva automaticamente considerato, da tutti i membri delle Sacre 28, come l'occasione di mettersi in mostra, di organizzare feste sontuose per ricordare a tutti gli invitati la grandezza, la prosperità e la generosità della famiglia del festeggiato. Una perpetua lotta di apparenze.
In questo i Black erano maestri tremendamente orgogliosi.

Quel trenta luglio, Black Manor venne tirata a lucido, pronta a ospitare più di cinquanta invitati dell'élite magica, e nonostante la festa fin da subito si fosse mostrata ben organizzata e sontuosa al punto giusto, sulla casa era calata ben presto un'atmosfera cupa e ansiosa.
Gli ospiti rapidamente smisero di commentare il buon gusto dei padroni di casa per il mobilio scelto, o per le pietanze preparate, ma si concentrarono piuttosto su un succoso gossip che entro pochi minuti fece il giro della casa.
Pareva infatti che il giovane Marius, che quel giorno avrebbe compiuto la fatidica età di undici anni, non avesse ancora ricevuto la lettera da Hogwarts.

"Un ritardo è possibile," commentò zio Sirius, accendendosi distrattamente una pipa, "ma quegli zucconi sembra che non vogliano capire!"
"Io stessa ricevetti la mia lettera agli inizi di agosto," si inserì nella conversazione zia Elladora.
Erano le due del pomeriggio e i membri più stretti della famiglia si erano riuniti lontano da orecchie indiscrete, per commentare l'andamento della festa.
"Sì, però ognuno di noi aveva già dato segni inequivocabili di magia nel sangue," zia Belvina esalò, mangiando una tartina. "Che sia un…"
"Non lo dire neanche per scherzo," la rimbeccò Elladora, scuotendo la testa, indignata. "Semplicemente, a volte capita che la magia sia latente e che poi esploda tutta insieme."
"Non potremmo chiedere al ritratto di Phineas?" Chiese Violetta, la madre del festeggiato, con la sua solita voce fioca e appena udibile.
Per tutta risposta si guadagnò un'occhiataccia da parte degli altri Black.
"Ci abbiamo già provato, ma solo il preside in carica può gestire l'invio delle lettere, accedendo ai registri che si trovano all'Ufficio Misteri," spiegò Sirius, alzando le spalle. "L'influenza di nostro padre, o perlomeno del suo ritratto, non arriva a tanto."

"Non ci resta che aspettare e vedere come si evolverà la situazione."
La voce di Cygnus interruppe la conversazione.
L'uomo, il padre del ragazzo, fino a quel momento era rimasto in disparte, perso nei suoi pensieri, dando ben poca importanza a quelle chiacchiere da salotto.
Dalla sua posizione defilata riusciva a intravedere parte del salone principale, dove gli invitati erano intenti quasi sicuramente a sparlare nel futuro di suo figlio.
Miserabili.
Avvoltoi pronti a commentare e criticare ogni piccolo passo falso, la loro unica magra consolazione perché non gli restava altro da fare, di fronte alla potenza dei Black.

"Marius è un Black, la questione è risolta. Smettiamo di discutere di queste stupidaggini e torniamo ad occuparci della festa."
Sibilò l’uomo, accendendosi la pipa.
Gli altri, a disagio come se fossero stati beccati con le mani nella marmellata, annuirono a quelle parole ma era evidente, dalle loro facce, che non fossero per niente convinti dell'affermazione dell'uomo.

/ / / / / / /

Marius puntò la bacchetta magica verso il sasso distante qualche metro, dritto davanti a lui.
Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi.
Assaporò il silenzio carico di tensione, il corpo e l'anima tesi alla ricerca delle vibrazioni che la magia esercitava tutto intorno.
Rimase in quella posizione per quasi un minuto, i sensi all’erta, quando finalmente riaprì gli occhi.
Sì, adesso poteva sentire qualcosa, distintamente aveva captato nell'aria le vibrazioni giuste… i radi peli sulla nuca e sulle braccia si erano alzati.
Brandì la bacchetta magica e disse, sicuro, "Wingardium Leviosa!"

Niente.
Il sasso non si alzò, né tantomeno si mosse anche solo di un centimetro.
"Maledizione…" sussurrò Marius, abbassando gli occhi e la bacchetta.
"Stai andando troppo importanza al momento e al gesto tecnico. Deve essere un qualcosa di naturale, che deve venire da dentro di te!"
Cassiopeia, la sorella maggiore, riprese la sua bacchetta, la puntò verso lo stesso sasso e in qualche istante quello volò a diversi metri di altezza.
"Semplice, naturale…" spiegò Cassiopeia, lo sguardo puntato sul fratello.
"Forse per te," borbottò Marius, imbronciato.

Nonostante i suoi genitori avessero cercato in ogni modo di nascondere le loro perplessità, Marius era un ragazzo intelligente ed al corrente del tarlo che divorava i Black. Lo conosceva bene perché era il medesimo che lo stava azzannando, in quel momento.
Perché, a quasi un mese dall'inizio della scuola, non aveva ancora ricevuto la lettera?
Anzi no, a pensarci bene il dubbio era un altro: perché a distanza di un mese non aveva ancora dimostrato di avere sangue magico nelle vene?
In undici anni non era riuscito nemmeno a far cambiare colore al suo gatto!
Aveva provato e riprovato, di nascosto dai familiari, a eseguire qualche semplice, stupido, incantesimo letto nei libri del fratello o della sorella, eppure aveva fallito ogni volta.

"Le cose a questi punti sono due," Pollux, fratello maggiore di Marius, disse, il tono gelido. "O, improvvisamente, in questo mese mostrerai doti che hai nascosto per undici anni… oppure sei un Magonò."
Ecco fatto, in maniera tutt'altro che delicata suo fratello era arrivato al nocciolo della questione, alla domanda che ormai divorava Marius dall'inizio dell'estate.
"Forse avrà bisogno della sua bacchetta, questa è la mia," interloquì Cassiopeia, indicando la bacchetta che teneva tra le mani, "ma nostro padre si rifiuta di comprargliene una, fino a quando non riceverà la lettera da Hogwarts, quindi…"
"Quindi sei fregato," sussurrò Pollux, rivolto verso Marius.
Il ragazzo strinse i pugni, sentendo la rabbia montargli dentro.
“Non è vero, io…” borbottò.
“Io cosa? Avanti, affatturami, fammi qualcosa. Ah no, non puoi!” Pollux ridacchiò, accendendosi una sigaretta. Cassiopeia alzò gli occhi mentre Marius ribolliva dentro.
Possibile che suo fratello negli ultimi mesi non facesse altro che prenderlo in giro? Possibile che non capisse la paura che lo attanagliava?
Sua sorella perlomeno ci provava ma quel… bastardo…

Fece per parlare ma improvvisamente un piccolo "Pop" annunciò l'arrivo della loro Elfa Domestica, Daisy.
"Padroncini," l'Elfa squittì, "padron Cygnus mi ha detto di riferirvi che la festa sta per finire e che è necessario che rientriate per salutare gli ospiti!"
"Che palle," borbottò Pollux, gettando la sigaretta per terra.
"Arriviamo," si intromise Cassiopeia. "E noi continueremo questo discorso un'altra volta, d'accordo?"

Marius annuì, chinò il capo e si avviò verso casa.
In realtà l'unica cosa che avrebbe voluto davvero fare era rinchiudersi in camera e nascondersi da tutto e tutti.
Difficile farlo quando era l'attrazione principale della festa.

/ / / / / / /

Il resto del pomeriggio si rivelò abbastanza orribile, in linea con le aspettative di Marius.
Dovette sorbirsi un paio d'ore di sorrisi falsi, discorsi noiosi e allusioni, a volte neanche tanto velate, al fatto che non avesse ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts.

Finalmente, alle sette di sera, Marius poté rifugiarsi nel suo luogo sicuro, la camera da letto. Chiuse la porta, si infilò il pigiama, e rimase finalmente da solo, in pace, sotto le coperte.

Davvero era un Magonò?
Al solo pensiero il bambino senti l'ansia divampare nel petto.
Davvero lui sarebbe stato la pecora nera della famiglia, la delusione più grande nella storia dei Black?
Si sforzava di non pensarci, di non dare retta alle malelingue, a quel pomeriggio dove inevitabilmente era finito sotto la lente d'ingrandimento degli invitati, e non per una buona ragione, ma alla fine quella giornata aveva lasciato delle crepe nelle certezze di Marius.

Lentamente arrivarono le nove di sera e il festeggiato non era ancora riuscito a placare i suoi dubbi quand'ecco che la porta improvvisamente si aprì ed entrò suo padre, Cygnus.
Anche lui pareva piuttosto provato da quella giornata, si sedette in fondo al letto del figlio e i due rimasero in silenzio, osservandosi intensamente.

L'uomo scrutò il viso del figlio, come se potesse riuscire a capire se fosse o meno un Magonò semplicemente dalla forma del volto.
"C'è qualcosa che non va, padre?"
La voce di Marius interruppe il filo dei pensieri di Cygnus.
"Oggi ti sei comportato in maniera piuttosto strana, Marius. C'è qualcosa che non va?" Chiese.
Aveva trascorso tutto il pomeriggio cercando di evitare il figlio, provando a eludere quel discorso così doloroso.
Ma alla fine aveva capito che trincerarsi dietro un muro di silenzi non sarebbe servito a nulla. Era giunta l’ora di affrontare le paure di Marius.

"S… sono un Magonò, padre?"
La voce del figlio arrivò bassa e tremolante.
"Sei un Black," rispose Cygnus, come se quel fatto di per sé implicasse la risposta alla domanda.
Lo sguardo vuoto di Marius lo indusse a continuare.
"...sei un Black, quindi già solo il fatto che tu nomini quella parola è disdicevole."
"Ma io…"
" Devi smetterla di dare retta a tuo fratello maggiore," Cygnus lo interruppe. "Tira fuori il carattere, impara a difenderti e soprattutto smettila di piagniucolarti addosso, non è così che un Black si comporta!"
Marius abbassò la testa, stringendo le lenzuola con le mani.
"Sei un Black, mio figlio. La questione è chiusa, adesso smettila di tormentarti e dormi," concluse l'uomo, bruscamente, alzandosi dal letto.
Il figlio, visibilmente più rilassato, annuì.
"Grazie padre, buonanotte," sussurrò.
"'Notte."

L'uomo uscì, chiuse la porta e rimase per qualche secondo in silenzio, gli occhi chiusi.
Poi, non sentendo più altri rumori provenire dalla camera, si avviò per i corridoi bui di Black Manor, diretto verso il salotto degli arazzi.
In ogni dimora appartenente ai Black era presente un arazzo pressoché completo della famiglia Black ma solo quella dimora, la principale, possedeva l'originale, un'arazzo enorme, splendido e che risaliva fino al medioevo.
Là Cygnus rimase per diverse ore: osservare l'albero genealogico della sua famiglia lo rilassava da sempre, fin da quando era bambino e si avventurava per quei corridoi così tetri e affascinanti. Il suo sguardo si posò più e più volte sul nome del figlio minore.

Con lui si era dimostrato sicuro, perché è così che un capofamiglia Black deve comportarsi, eppure quella giornata non aveva fatto altro che aumentare i suoi dubbi.
E se davvero Marius fosse stato un…
Non avrebbe certo potuto tenerlo in famiglia, se per il primo Settembre non avesse ricevuto la sua lettera per Hogwarts la sentenza sarebbe stata chiara e allora lui avrebbe dovuto bruciare il nome sull'arazzo.
Uno scandalo senza precedenti avrebbe colpito i Black. Certo, poteva sempre dare colpa alla moglie e ai suoi geni difettosi, ma dubitava di poter uscire bene da quella situazione.
Ancora prima di essere un marito, o un padre, era un Black e il bene della famiglia doveva andare oltre quello dei singoli membri.

Se Marius fosse stato un… lui, Cygnus, sarebbe stato pronto, anche se con la morte nel cuore, a fare il suo dovere.

/ / / / / / /

Ho sempre desiderato scrivere una long su marius Black, l’unico membro della famiglia Black Magonò.
Che cosa gli è accaduto? Ha cercato vendetta verso la famiglia o si è semplicemente arreso? Marius è già apparso in alcune delle mie opere, perciò, approfittando della challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna" ho deciso di scrivere interamente una long su di lui!

Spero vi piaccia, in caso fatemelo sapere! Appuntamento al 15 Febbraio!

  
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