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Autore: Chemical Lady    16/01/2023    0 recensioni
[[ Spoiler su tutto Tokyo Ghoul :re - Presenza di personaggi OC nella storia ]]
La figura che troneggiava su di lei sembrava un angelo.
Distinta, si stagliava verso il cielo possente, spezzando il buio notturno con la sua bianca presenza. Il cappotto candido cadeva fino al terreno, immacolato ad eccezione di qualche piccola ma visibile goccia di sangue. Una costellazione vermiglia, spaventosa, che impregnava il tessuto sovrapponendosi ad altre più vecchie, marroni e rapprese, ad alta velocità.
Il volto, invece, pareva quello di un demone. Gli occhi dall'innaturale sclera nera spiavano impassibili e annoiati il solo superstite della squadra Hidaishi.
Riversa sul marciapiede, in una pozza della sua stessa urina, c'era una ragazza dai capelli neri, che spuntavano arruffati da sotto il casco della divisa antisommossa del CCG. Teneva gli occhi ambrati fissi su quelli del ghoul dalla maschera rossa, incapace di distoglierli.
Sto morendo , si diceva in una lenta litania. Sto morendo.
Aiko Masa, vent'anni sprecati a compiere scelte inutili, stava morendo.
[[ Quinx Squad center ]]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sasaki Haise, Sorpresa, Un po' tutti, Urie Kuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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僕は孤独さ  No Signal

Parte settima: Il caso Re.

 

 

 

 

« Come procede il caso, Ai-Ai?»

L’agente dallo spettinato bobcut nero si voltò verso la suadente voce di Eto, mentre passava un asciugamano sul viso per portare via il sudore dalla fronte. « A rilento », rispose prima di prendere una garza dalla sacca nera in cui di solito buttavano un po’ tutto quello che poteva servire lì nella diciannovesima sede di Aogiri. Anche se potevano rigenerarsi in fretta, i ghoul erano i primi a voler coprire ferite o bruciature per arginare almeno un poco l’odore di sangue nell’aria. Era un qualcosa che pareva agitare gli animi. « Il quartiere di Kamata è sempre stato un casino per colpa della yakuza. Sasaki ha richiesto della documentazione urgente riguardante tutti i boss che lavoravano nella circoscrizione, i loro contatti con i ghoul…. Ci ho mandato uno dei Quinx a ritirarla*, il Laoshi voleva che ci allenassimo un po’ oggi. Dal mio trasferimento, è davvero difficile per me allontanarmi dallo Chateau senza attirare troppo l’attenzione.»

La Bambina con le Bende la osservò mentre si fasciava il braccio, su cui una brutta ustione cosparsa di qualche unguento che la mora doveva essersi portata da casa, faceva bella mostra di sé.

« Hai la giornalista alle calcagna? »

« Non ancora, ma ho visto quella donna circuire Itou tante volte. Arriverà anche a me prima o poi ».

Shukumei era ancora uno dei tanti visi fra la folla, per lei. La copertura era ancora solida e non doveva giustificarsi troppo su dove andasse. Il legame con Urie non era suggellato, Sasaki non era un capo restrittivo.

Quei giorni, che parevano lontani anni luce ma risalivano a meno di un anno prima dell’incidente con Noriko, erano ancora relativamente sereni. Certo, per quanto la sua vita potesse essere serena.

Con un panno di cotone ripulì la lama del dao, prima di riporlo con cura nel fodero. Il fatto che Eto la fissasse con il volto sorretto dalle mani non la infastidiva. Era diventato normale per loro passare il poco tempo a disposizione così, cullate dai pensieri e dal silenzio.

Tatara se ne era già andato, per cui non si sarebbero tenute brevi riunioni o ordini da incastrare in modo machiavellico con tutti i suoi impegni.

« Tornerai dal caro Kaneki ora, Ai-Ai?»

Aiko stava finendo si sistemare le sue cose, quando le venne fatta quella domanda che trovò un po’ strana.

« Credo di sì. Hai un incarico per me? », le chiese allentando appena la presa della maschera dietro alla sua nuca.

Eto si dondolò in avanti, prima di sospirare attraverso le bende. « Stai diventando forte con la spada…. ma la kagune? Quella la alleni? »

« Ci provo, ma mi sembra di essere un autodidatta. Sasaki non fa altro che allenare i Quinx alla resistenza fisica per verificare che i loro riflessi siano sempre all’erta. Devo anche far finta di non esserlo sempre per via di Tatara e farmi atterrare, ogni tanto.»

Era faticoso fingersi così poco abituata a venire sorpresa, agli agguati, al dolore lancinante che toglie il fiato quando si incrina una costola…

Lei queste ce le doveva sopportare quando era ancora umana e non aveva il privilegio di guarire in poche ore.

« Ti piacerebbe se fossi io ad addestrarti a usare la kagune, Aiko-chan?»

Masa si era voltata verso Eto con uno scatto, guardando ammirata la donna. « Vuoi…. Darmi delle lezioni?»

« Credo ne basterà una sola. La forza della kagune non viene dal kakou, ma da qui». L’indice di Eto andò ad appoggiarsi sulla sua stessa tempia, nascosta dalle bende sporche con cui si schermava agli altri per non farsi riconoscere. « L’immaginazione e la creatività saranno le tue alleate.»

« E cosa dovrei immaginare?»

Eto arricciò il naso, facendo increspare la garza, prima di risponderle. « Tutto ciò che vorrai. È questa la parte migliore: la mente non conosce limiti che non si autoimpone. Osserva. »

La kagune di Eto strisciò da sotto la stoffa della mantellina vinaccia. Nonostante fosse un kokakou, sembrava una liana sottile, simile alla coda di un bikakou. Altre protrusioni si ramificarono da essa, tutte assumendo colori differenti, arricciandosi su loro stesse fino ad assumere la sagoma delle ali di una libellula dalle sgargianti sfumature. Risplendevano e pulsavano.

« Devi solo immaginarlo. Ora anche tu hai questo potere, sarebbe proprio un peccato sprecarlo. »

 

Capitolo quaranta

 

 

 

 

Aiko Masa, sento che un po’ te lo aspettavi, di risentire la mia voce. In verità, se me lo concedi, mi piace illudermi che ora tu sia stupita, sgomenta difronte alla mia più raffinata macchinazione. Mi rendo conto che sia difficile stupire una persona come te, ma voglio provarci lo stesso. Sappi però che è il mio ultimo atto in questa commedia degli errori. Nessun gran ritorno, nessun colpo di scena.

Soprattutto, nessun lieto fine.

Voglio raccontarti la mia storia, da capo, senza censure né fraintendimenti. Senza più omissioni perché quando avrò finito di incidere queste cassette, la Morte entrerà da quella porta. Forse anche prima, ma sarebbe uno spreco. Ci ho messo tutta la mia anima nella più grande missione della mia vita e non voglio venire dimenticata.

Non voglio che questa storia venga dimenticata.

Per cui eccomi qui.

Il mio nome per intero è Shukumei Kurei e nelle mie vene scorre il sangue dei Washuu. Però quasi nessuno si è appellato a me con questi nomi. Ne ho avuti tanti in passato, troppi. Ho avuto così tante identità da perdere me stessa. Mi hanno chiamata Lisca, mi hanno dato un raiting poco lusinghiero, e hanno ucciso il mio migliore amico.

Cos’altro mi hanno fatto le colombe? Mi hanno reso una quinque? Questo sarebbe anche troppo crudele, considerando chi se ne occupa…

Ad ogni modo, per tutta la vita sono scappata, rifugiandomi dietro nomi fittizi per diventare una sopravvissuta. Anche se sono molto più di tutto questo.

Anche i miei genitori non hanno fatto altro che fuggire, ma loro perché stavano combattendo per qualcosa di giusto. Il loro amore, la loro libertà. Entrambi sono morti prima che io comprendessi davvero quanto importante sia lottare per quello in cui si crede. Ho sprecato la mia vita facendomi domande, cercando risposte e non ho davvero vissuto pienamente. Mi sono innamorata, ho trovato un lavoro che adoravo, amici che mi volevano bene. Ma è sempre stato a metà, perché non ho mai smesso di cercare V. E ora V ha trovato me.

Sai, i miei genitori si sono conosciuti lì, nel Sunlit Garden. Mio padre era un agente e mia madre veniva sfruttata come ghoul da riproduzione. Non sono nemmeno certa che quello fosse davvero mio padre, ormai, vista la situazione, ma mi amava e io l’ho sempre amato per cui io sono certamente sua figlia. Come potrebbe essere altrimenti? Lui ha rinunciato alla libertà per donarla a mia madre e a me. La mamma è stata la mia famiglia e lei era una persona migliore di quanto posso esserla stata io. Ha aiutato tanti ghoul, tanti ragazzi, prima mi venisse portata via.

Per questo io sto aiutando te, per onorare la sua memoria. Ho appreso cose, cercando V, che saranno più utili a te che a me. Così che si possa dire che è valsa la pena essere morta per questo.

Aiko Masa, i Washuu sono ghoul. Ogni singolo componente di quella famiglia lo è e V è il loro piccolo e letale esercito personale. Il Giardino Soleggiato è il luogo in cui allevano agenti, generando ibridi quasi tutti mezzi umani. Tra loro c’è Arima, figlio del Presidente Tuneyoshi. Anche Nimura Furuta è uno di loro. Uno di noi. Lui è il peggiore di loro e dovrai guardarti alle spalle perché tu non hai un vantaggio ora che ti ho fatto questa confessione. Lui sa già tutto di te, è collegato ad Aogiri e ai Clown in modi e maniere che non so spiegarmi. Ma è la sola conclusione a cui sono arrivata. Credo che lui sia Souta, un pezzo grosso fra i pagliacci, ma è bravo a coprire le sue tracce. Una cosa di cui sono sicura però è che lui e Arima sono alle dipendenze di un uomo chiamato Kaiko e per V fanno il lavoro sporco. Non so chi di loro mi ucciderà, se verrò invece riportata al Giardino per prendere il posto di mia madre. Farò di tutto per morire e non permetterglielo.

Per quel che riguarda te, non sprecare la tua vita come ho fatto io. Nella chiavetta che ti ho lasciato ci sono le prove che incriminano Eto in quanto Gufo col Sekigan. Foto e video sulla vera identità di Takatsuki Sen che si è procurato un mio caro amico. Mai avere un portatile con telecamera e microfono. C’è anche qualcosa su Furuta e le sue attività coi Clown, forse non abbastanza da accusarlo, ma qualcosa per la disciplinare sì. Se sei nei guai, devia l’attenzione di Marude da te, buttandolo nella fossa dei leoni.

Esci dal giro, liberati.

Vendicati di Eto e riprenditi la tua vita.

Patteggia, rivela tutto e poi prendi Urie e vattene in Thailandia finché puoi.

Io mi pento di non averlo fatto, di non aver preso Ivak ed essermene andata.

… Non aspettare di fare una brutta fine, perché questo è il solo finale che avrai se non smetti di fare il doppio gioco. Scegli la parte giusta, quella che ti farà sentire viva.

E fallo per te stessa. 

Addio, Mei.

 

 

 

Aiko non si era mai data malata in quasi cinque anni di servizio. Sette se si contava anche l’accademia. Aveva avuto dei giorni di permesso perché era rimasta ferita o troppo coinvolta emozionalmente, come dopo la morte di Orihara o l’attacco nella Ventesima, ma non aveva mai deliberatamente deciso di rimanere a casa. Non aveva mai sentito un luogo sicuro abbastanza per poterlo fare.

Arrotolata sotto le coperte aveva detto a Urie di non sentirsi bene e aveva chiamato il suo capo per avvertire che quel giorno non si sarebbe presentata. Non aveva avuto paura della risposta di Arima, e quando questi le disse che poteva prendersi qualche ora per riposare, lei a malapena ringraziò, buttandogli il telefono in faccia e rimettendosi a dormire come se quella fosse la sola cura alla sua anima in pena. Non le interessava delle conseguenze.

Era già nei guai e sentiva di star affogando in essi.

Non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Mei. Tutto quello che le aveva detto in quella maledetta cassetta. Sapeva alcune delle cose che la ragazza le aveva rivelato, ma altre non le avevano nemmeno mai sfiorato la mente. Sapere che Furuta era a conoscenza di ogni suo sporco segreto la metteva a disagio e la faceva sentire fragile. Non solo. L'intero castello di carte che si era costruita attorno in quegli anni stava crollando inesorabilmente. Ormai troppe persone sapevano chi fosse davvero, quanto fosse compromessa. Hsiao lo aveva scoperto, Ivak lo aveva saputo, Spaventapasseri lo sapeva, Kaneki ci sarebbe presto arrivato. Aiko credeva che persino Urie lo sapesse ma semplicemente stava negando a se stesso la verità. Lo diceva sempre, che non avrebbe più perso nessuno. Non dopo Shirazu.

Marude sospettava di lei e Masa era a conoscenza del fatto che è quello fosse il suo problema principale. Da quando Eto l'aveva lasciata alla mercé di tutti questi errori, che accumulandosi avevano creato una voragine nella sua credibilità, si sentiva esposta ed era conscia che non sarebbe riuscita ad affrontare la tempesta che Marude le avrebbe riversato addosso da sola. E lui non l’avrebbe risparmiata dopo quello che aveva fatto a Noriko.

Il fatto di essere rimasta senza l'appoggio di Aogiri la esponeva totalmente. C'erano tante cose che non avevano alcun senso nella sua testa e una di queste era perché fosse ancora viva nonostante la mole di informazioni che aveva contro la cellula terroristica. Si era quasi convinta del fatto che Eto dovesse avere un piano, come un impietoso Dio, o che magari Tatara aveva chiesto e ottenuto di poterla salvare per pura pena nei confronti della sua disgraziata allieva.

Il problema più grande rimaneva il suo debito con Uta. Quello non aveva idea di quando e come lo avrebbe ripagato. Si stava convincendo che presto o tardi sarebbe andato a reclamarlo e a quel punto lei non avrebbe potuto fare nulla se non esaudire le sue richieste, perché per la prima volta da quando ne aveva memoria era davvero sola. Aogiri l'aveva tenuta imprigionata nella sua rete di bugie, ma allo stesso tempo l'aveva sempre protetta. Aiko era convinta che nonostante tutto non importava quanto le cose sarebbero andate male, non importava se mai l'avessero scoperta; avrebbe sempre trovato un porto sicuro fra le fila di Aogiri. Quella sicurezza le era stata tolta nel momento in cui l'avevano allontanata, nel momento in cui Eto l’aveva allontanata. Se l'avesse uccisa, anche se in quel momento Aiko voleva, le avrebbe risparmiato una morte assai peggiore di quella a cui sarebbe andata incontro.

Il problema più grande rimaneva il suo debito con Uta. Quello non aveva idea di quando e come lo avrebbe ripagato. Si stava convincendo che presto o tardi sarebbe andato a reclamarlo e a quel punto lei non avrebbe potuto fare nulla se non esaudire le sue richieste, perché per la prima volta da quando ne aveva memoria era davvero sola. Aogiri l'aveva tenuta imprigionata nella sua rete di bugie, ma allo stesso tempo l'aveva sempre protetta. Aiko era convinta che nonostante tutto non importava quanto le cose sarebbero andate male, non importava se mai l'avessero scoperta; avrebbe sempre trovato un porto sicuro fra le fila di Aogiri. Quella sicurezza le era stata tolta nel momento in cui l'avevano allontanata, nel momento in cui Eto l’aveva allontanata. Se l'avesse uccisa, anche se in quel momento Aiko voleva, le avrebbe risparmiato una morte assai peggiore di quella a cui sarebbe andata incontro.

Per una soffiata da una delle tante persone che ormai sapevano.

C'erano però altre cose che proprio non riusciva a comprendere. Come la chiave della coclea che Yamamto le aveva fatto avere. Perché a lei? Cosa doveva farci? Sarebbe potuta essere un'ottima merce di scambio proprio per liberarsi del debito con Uta, ma questi cosa ne avrebbe fatto? Avrebbe liberato Donato Porpora e lei questo non lo voleva.

Era l’ultimo Ghuol che Mikito Urie aveva catturato e non voleva sputare sul suo retaggio, aveva già preso Kuki senza meritarlo.

Non sapeva più cosa volere e cosa non volere, cosa fare e cosa non fare. Era perseguitata dalla consapevolezza che non sarebbe mai guarita dopo tutte le cose che erano successe. Le cose che aveva fatto e aveva subito. Non aveva mai superato tutti i traumi si erano accumulati anno dopo anno da quando Tatara le aveva detto che sarebbe stato meglio morire nell'attacco della Ventesima. Non aveva superato la notte in cui l'Anteiku aveva smesso di esistere e lei con esso. Non aveva superato tutte le cose orribili che le avevano fatto fare, tutte le persone che aveva dovuto – e anche voluto- fare fuori, tutte le missioni che aveva sabotato. Ciò che le era successo nel Corniculum e poi anche durante lo scontro nelle fogne erano ancora ferite fresche, che sanguinavano silenziose, ma non si era mai fermata troppo a riflettervi e non aveva mai concesso alla paura di mangiarla come stava succedendo in quel momento. Per anni era andata avanti a testa bassa, ignorando tutto persino, se stessa e i suoi bisogni, il dolore fisico e quello psicologico, la fame e la fatica, solo per sopravvivere. Ma sopravvivere la sua era la sola cosa che era davvero in grado di fare, perché non aveva idea di come si vivesse. La felicità che provava era data da altri. Urie la rendeva felice, così come i ragazzi dello Chateau , quelli diciannovesima…

Però tutto il resto era come polvere su di lei, sull’inferno che diventato era la sua vita, sulla reputazione che ormai era lesa perpetuamente.

Era tanto, troppo da affrontare, e quel piumone le sembrava pesare quintali appoggiato sopra il suo esile corpo trasformato per sempre da un'operazione che lei non aveva nemmeno voluto, ma che l'aveva resa potente in un modo che lei faceva venire le vertigini e le aveva creato dipendenza.

Chi era lei? Chi era Aiko Masa? Cosa voleva davvero? Che futuro avrebbe potuto avere se l'avesse fatta franca? Urie avrebbe comunque amata? Anche dopo aver scoperto che tipo di persona fosse?

Come poteva pretendere di essere amata se nemmeno lei amava se stessa.

Per cui che motivazione c'era di alzarsi dal letto, vestirsi di tutto punto, uscire di casa e fingere di essere una persona che non era? Lo aveva fatto per così tanti anni da essere satura di tutta quella falsità. Odiava se stessa al punto tale che non aveva voglia di continuare a vivere ma allo stesso tempo che ripudiava l'idea di morire. Aveva le foto e aveva i video che Mei le aveva procurato, ma avrebbe mai tradito Eto? Perché non pensavo che l'avrebbe mai fatto. Non sapeva quale fosse il sentimento che provava per quella donna, forse la sindrome di Stoccolma? Forse era la gratitudine di averla resa la persona che era? Ma che persona era? Capace di sopravvivere a tutto come uno scarafaggio. Senza dubbio, qualche deviato giochino mentale doveva averglielo fatto, perché Masa non voleva che la sua liberazione corrispondesse all'incarcerazione di una persona con un'ideale tanto nobile. Perché lei in quegli ideali che Aogiri spargeva col sangue sui marciapiedi di Tokyo, Aiko ci credeva.

…Non sapeva se affrontare la situazione o no. Denunciare o no. Andare avanti con la sua vita o lasciare che la arrestassero. Dire tutto quanto l'uomo che amava, che avrebbe dovuto sposare di lì a qualche mese, e vedere tutto l'odio il disprezzo sul suo viso o lasciare perdere, e godere il tempo che avevano assieme consapevole che non sarebbe stato abbastanza.

E quel piumone diventava sempre più pesante, quella morsa sempre più soffocante, e  Aiko era consapevole che non era la persona giusta per giocare il ruolo della vittima, perché in quella situazione ci si era messa da sola. Eto l’aveva anche costretta ad entrare in Aogiri, ma lei non aveva chiesto aiuto. Non lo aveva fatto con Koori e Take, o con Sasaki e Urie. Né con nessun altro. Aveva impersonato Labbra Cucite per anni e le era piaciuto. Certo, non aveva mai smesso di avere paura di Eto e Tatara, ma era arrivata ad aiutarli anche quando avrebbe potuto omettere. Anche quando aveva avuto la possibilità di scappare.

La cassetta non le avrebbe aperto gli occhi, le cose che Mei aveva detto le sapeva già, ma non avrebbe più potuto ignorarla.

Per cui rimase stesa per ore e ore, cercando di trovare un senso nella sua vita. Quando nessuno andò a cercarla, quando venne solo sommessa di messaggi che le auguravano di sentirsi meglio e lunghi sproloqui di Ivak sulla possibilità che Mei fosse viva, nel Giardino Soleggiato, si arrese al fatto che era quello il motivo per cui non aveva mai risolto nulla.

Perché aveva sempre atteso che qualcun altro prendesse le decisioni per lei.

Il piumone si fece leggero solo quando, per la prima volta, realizzò che Arima non sarebbe andato a prenderla per costringerla a lavorare. Che per la prima volta, poteva prenotare un biglietto aereo per qualsiasi località fuori dal Giappone perché Eto non le avrebbe impedito di scappare.

Guardando la tela bianca che Urie aveva appoggiato sul trepiedi senza però toccarla, si sentì solamente una piccola macchia in un enorme dipinto. Non era più niente, era solo un agente come molti altri.

Era una ragazza come molte altre.

Il suo passato non l’avrebbe mai potuto cancellare, ma poteva nasconderlo sotto al letto e andare avanti.

Quello era il più grande smacco che avrebbe potuto fare ad Eto.

Imparare a vivere.

Combattere per quello in cui credeva senza delineare una fazione, ma vivendo alla giornata.

Così si alzò e si disse che poteva fare una valigia o vestirsi e andare in ufficio.

Col cellulare controllò i voli per l’estero, ne trovò alcuni per la Thailandia.

Ci pensò su davvero, di andarsene e poi scrivere una cartolina a Urie che solo lui avrebbe capito per vedere se l’avrebbe o no raggiunta.

Un piano le si delineò in mente, ma poi pensò a Kenta. Pensò ad Hakatori e a Tatara. Pensò a Sasaki, Saiko e i Quinx.

Pensò alla guerra che stava arrivando e capì che lei, in quella guerra, aveva un ruolo.

Che per qualcosa Eto doveva averla addestrata.

Che aveva Arima da cui imparare quanto possibile per sopravvivere un’ultima volta.

Così si mise un completo, prese le valigette e chiamò un taxi.

E sorrise.

Perché aveva scelto lei e per quanto facesse paura, finalmente avrebbe preso a incolpare solo se stessa se tutto fosse andato male.

Era più di quanto avesse mai avuto.

 

Due settimane passarono velocemente e per la metà di Novembre, nessuno ricordava più cosa fosse successo fra Aiko e Noriko. Altre vicissitudini si erano succedute. Una squadra era stata del tutto distrutta da Shikorae. C’erano state segnalazioni di attività sospette nella dodicesima. La S3 aveva lavorato strenuamente sulla ricerca dei fedeli al Re col Sekigan, ma nessuno di loro aveva portato a termine nulla di fatto. Era disarmante il numero di missioni a cui dovevano partecipare. Aiko era abituata a una o due grosse operazioni al mese. Con la squadra Arima ne aveva almeno tre a settimana. Ogni piano di assalto era preceduto da diversi meeting, dalla pianificazione di ogni singola massa, dalla boria dei capi squadra che sapevano di avere bisogno di loro mano li volevano troppo presto attorno, per paura di vedere il merito per ricadere sulle loro spalle. Cosa che poi puntualmente avveniva. Aiko non si era mai sentita così tanto popolare come in quelle due settimane. Superato l'assestamento e ‘l'incidente’ con Noriko, poteva tranquillamente definirsi una delle piccole stelline nascenti della CCG. Sapeva di aver ottenuto una posizione lavorativa che non meritava, ma che in tanti bramavano. Lei stessa, quando è entrato a far parte della CCG, mi aveva sognato di raggiungere la vetta. Perché lavorare come braccio destro di Kishuo Arima voi era la vetta. Ora doveva solo ottenere promozioni, concentrarsi sulla carriera, uccidere ghoul. ovviamente quelli giusti, quelli che lei nella sua presunzione avrebbe deciso di uccidere.

Con la metà di novembre arrivarono anche le promozioni. Sapeva di aver ottenuto risultati davvero importanti. Il caso Embalmer e tutti gli altri che aveva risolto nella squadra Quinx,  i servizi che aveva reso come tecnico forense e l'aver salvato la vita a più persone durante l'esplosione della bomba nella sede centrale, ai civili durante le missioni, ai suoi compagni di squadra, la candidavano a pieni voti per diventare agente di classe superiore.

Non credeva però che ci sarebbe riuscita. Lei stessa riconosceva, per quanto poco si sentisse in colpa, che ciò che le era stato condonato nel momento in cui aveva quasi ucciso la psicologa dipartimentale, fosse stato un errore troppo grande che aveva messo in discussione tutte quelle vittorie ottenute negli ultimi sei mesi.

Fu Arima a dirle che sarebbe stata promossa a prima classe nella cerimonia del quindici novembre. Aveva convinto il direttore che visti i risultati che Aiko aveva ottenuto in squadra e singolarmente, e tenendo conto che la causa dell’attacco a Noriko era dovuto ha un problema legato al suo livello di cellule RC, anche lei meritasse di venire promossa come d'altronde era apparentemente stato deciso dopo lo scontro con Tatara.

Anche Naoki venne promosso a primo livello, così come diversi altri agenti provenienti dalle più disparate squadre. Tutti gli occhi però erano su di lei, l’agente che aveva quasi ucciso un collega, ma che ne aveva salvati altri due. Masa suscitava opinioni molto contrastanti fra le mura del CCG.

Con riluttanza il direttore Washuu la passò di grado, pronunciando il suo nome velocemente, a mezza bocca, ma senza perdere la professionalità. Non le venne data però nessuna medaglia, nonostante meritasse che le venisse riconosciuto che la sua vita era stata messa in pericolo nel momento in cui si era frapposta fra Tatara e i suoi sottoposti.

Raggiungere il grado di agente superiore all'età di ventidue anni era cosa assai rara, ma nessuno se ne stupì davvero. Era successo anche a Koori e tutti coloro che Arima mi aveva preso sotto la sua ala.

Il giorno stesso in Aiko venne promossa, Riko Noriko diede le sue dimissioni dopo più di vent'anni fra quelle mura, nonostante l'affetto che la legava a Yoshitoki Washuu. Decise che non sarebbe tornata dopo il congedo per malattia a servire in una causa che permetteva a persone come Aiko Masa di potere portare un'arma. Di essere un'arma. Il CCG che l’aveva formata, che l’aveva fatta diventare la professionista che era aveva cessato di esistere da molto tempo. Lei non sarebbe stata una pedina in un gioco malato in cui tutti chiudevano un occhio e coprivano l'altro solo per ottenere grandi risultati.

Masa lo venne a sapere da Ivak durante il rinfresco. Sentì come un peso sollevarsi dal suo petto, uno piccolo rispetto a tanti altri che la soffocavano, ma comunque ho uno in meno.

 

Aiko era l’agente con il grado più alto lo Chateau, nella settimana di preparazione al Festival sportivo che avrebbe coinvolto ogni dipartimento della CCG. Si trattava di un evento importante che ricorrevo ogni due anni; doveva essere una sorta di celebrazione al lavoro di squadra e all'amicizia che legava indissolubilmente gli agenti a prescindere dalla squadra di appartenenza. Ma la verità era che la competizione era alle stelle. La maggior parte delle indagini proseguirono, ma nell'assurdo alcune squadre che avevano piste fredde sospesero le attività per dedicarsi anima e corpo all'allenamento. Successe anche la squadra Arima. Tanti appostamenti erano stati decisi e un paio vennero anche fatti, ma la lentezza con cui il loro caso andava avanti permetteva al caposquadra di attuare una vera e propria politica di bullismo sui membri della S3. Masa sapeva che lui non era l'unico a pensare che la sconfitta non era contemplabile; Akira Mado, che si era unita alle unità dello Speciale Houji nel momento in cui i Quinx erano stati assorbiti dalla S2, aveva messo insieme un gruppo per la staffetta che sembrava promettente. Mentre i biglietti andavano a ruba non solo fra le famiglie degli agenti ma anche fra civili curiosi, tutti cercavano un modo per accaparrarsi almeno una delle medaglie in palio. Le opzioni erano molte; il salto in alto, i 1000 metri, la scherma, il lancio del peso e  quasi tutte quante quelle branche dell'atletica leggera che Aiko aveva praticato solamente in Accademia. Niente però era come la staffetta. Tutte le squadra bramavano a piazzarsi primi proprio in quella disciplina perché indicava non solo abilità fisiche notevoli ma anche sinergia fra i compagni di squadra. Lei ormai si era abituata alla tensione pre gare; quando era nella squadra Hirako si erano piazzati quarti, un risultato di tutto riguardo. Nella squadra Itadashi lei era stata messa in panchina nonostante le gambe lunghe e la giovane età, però si ricordava il tifo che aveva fatto per i suoi compagni, urlando i loro nomi così forte da avere un abbassamento di voce. Quell'anno aveva vinto la gara di salto in alto femminile, ma era felice che fossero state cancellate le categorie di genere, perché gli agenti donna erano un quinto degli agenti uomini.

Tutto sommato era anche divertente, di tanto in tanto, prendersi una settimana per dimenticarsi della morte in ogni sua sfaccettatura per ritrovare un po’ quella gioia di passare del tempo insieme ai colleghi senza riflettere su chi avevano perso o su chi avrebbero presto dovuto dire addio.

Arima però aveva fatto del Festival un vero e proprio inferno in terra. Aveva scrupolosamente diviso tutti quanti così da coprire quanti più sport individuali possibili. Aveva messo Nimura nella corsa a scatto, Naoki nel lancio del giavellotto, Sasaki nella scherma, Hirako nei 1000 metri, Aiko in quasi tutte le competizioni che riguardavano la resistenza, così come del resto aveva fatto con se stesso. Che perdesse o vincesse la staffetta, la S3 era la squadra che tutti gli anni portava a casa più medaglie di qualsiasi altra. Venivano appese tutte quante in ufficio, non tanto come vanto per il caposquadra, ma come ricordo a tutti i presenti nella stanza che il duro allenamento a cui venivano sottoposti dava dei risultati che potevano riscontrare semplicemente alzando gli occhi sulla parete. Era pura motivazione, quella motivazione che lui non sapeva esprimere a parole, ma con gesti come quello, il quale  mostrava l'orgoglio che provava per gli uomini che lui stesso si era scelto.

Quell'anno però ci sarebbero stati anche i Quinx. certo Arima ne aveva ben due in squadra, ma Urie poteva contare su cinque corridori geneticamente modificati. Aiko dubitava che le prestazion di Saiko e di Hige sarebbero state degna di nota, ma gli altri tre avrebbero dato a tutti filo da torcere, soprattutto Hsiao a cui era stato dato il doppio giro dal momento che non erano in sei.

Tempo prima Sasa che aveva scherzato sostenendo che Arima li avrebbe fatti correre attorno a Tokyo finché non si fosse ritenuto soddisfatto del loro tempo. Non avevano circumnavigato la città, ma unanimi erano piuttosto sicuri che chilometri che avevano macinato correndo e correndo in quella settimana avrebbero tranquillamente potuto cerchiare Tokyo almeno due volte. Almeno questa era la sensazione che aveva Masa ogni volta che si stendeva a letto la sera sentendo i muscoli delle gambe tirare e ricordandosi che quantomeno se lei si fosse mai stirata un muscolo quello si sarebbe rigenerato subito.

 

« Dal momento che mancano solo tre giorni alle gare, assegnerò a tutti incarichi più leggeri». Arima si era mostrato come un Dio indulgente pronto regalare ai suoi uomini un po’ di ristoro prima di una giornata importante. In realtà voleva solo che si allenassero di più nella cora, ma non lo disse ad alta voce. « Take e Sasaki, voi due sarete di riposo. Avete diritto a tre giorni di ferie, vista la vostra anzianità di servizio». Masa si era sentita incredibilmente invidiosa, ma andava anche detto che i due non avevano mai preso una pausa o un giorno di permesso da che lei aveva a memoria. « Naoki e Furuta, da voi mi aspetto un lavoro sugli archivi del dipartimento riguardanti i casi aperti a cui la S3 ha partecipato nell'ultimo anno. » La notizia non era stata accolta con gioia, ma era comunque un lavoro migliore di tanti altri che avevano svolto nelle ultime tre settimane. « Aiko, come ben saprai, la nostra squadra è stata invitata a partecipare alla cerimonia di apertura del nuovo anno di corsi presso La Prima Accademia Junior della CCG. Mi hanno chiesto di fare un discorso, ma io non ho proprio il tempo di prepararlo. Voglio che partecipi le attività dell'accademia e prende il mio posto nella giornata di inaugurazione. Saranno solo due giorni, il terzo potrai unirti a Furuta e Ikari. »

Si era illusa per un istante che le avrebbe dato un giorno libero.

Ma lei in fondo più giornate se n'era già presa una.

La Morte Bianca lascio la stanza, mentre tutti quanti si mettevano al lavoro. Sasaki lasciò effettivamente l'ufficio, mentre invece Hirako continua indisturbato a battere sulla tastiera del suo computer, come se non avesse appena ricevuto tre giorni di ferie.

Aiko era basita. « Come può aspettarsi che io possa prendere il suo posto e fare un discorso? » Non era davvero una domanda quella che aveva posto, quanto più l'esternazione di una certa frustrazione interiore. « Tutti quanti mi odieranno! Si aspettano lui, il miglior agente della CCG, e si troveranno me, un agente colluso che ha quasi ucciso la psicologa dipartimentale. »

« Vuoi fare a cambio? », chiese Ikari, ruotando gli occhi verso l'alto. «Detesto il lavoro d'archivio, ero così felice quando ho scoperto che non avrei fatto internato in questa squadra. Odio la burocrazia sotto ogni punto di vista e mi ritrovo dover amministrare quella di un'intera squadra. »

« Ma suvvia suvvia, Ikari-kun, ci divertiremo da morire. Laggiù negli archivi puoi prenderti tutte quante le pause che vuoi, nessuno viene mai controllare », gli disse fiducioso Furuta. Più lo guardava più Aiko pensava fosse improbabile che dietro quella persona così strana, all'apparenza amichevole, potesse celarsi un tanto mirabile nemico. Fece comunque buon viso a cattivo gioco e sorrise, apparentemente appoggiando il collega nella sua opera di convincimento verso il più giovane della squadra.

« Ne farei volentieri a cambio, ma sono certa che Arima-san non sarebbe felice. »

« Almeno potrai passare del tempo col tuo fidanzato», le fece notare Nimura, sorridendo smaliziato e lanciandole una pallina di carta. « Sicuramente vorranno presentare anche tutti quanti i meriti della Quinx Squad, così da potersi accaparrare qualche nuovo pezzo di carne a cui impiantare il kakuo. »

«Potrai anche parlare della tua esperienza in questo senso », aggiunse Hirako senza alzare gli occhi dallo schermo. « Ci sono persone hanno preso l'operazione con leggerezza, ma dovrebbero tutti essere al corrente di cosa comporta. In fondo ti allenerai con loro, mangerai con loro, parlerai con loro. Non che io sia un esperto, ma rendere i nostri cadetti più consapevoli dei rischi di questo lavoro comporta è un dovere di ogni agente di livello superiore. Adesso stai lavorando come uno dei rappresentanti delle migliori squadre della CCG, loro non lo sanno che cosa hai fatto Noriko, vedranno soltanto un agente così giovane ma già membro della squadra d'elite».

«Take-san ha ragione, Aiko-san. Farei di certo un figurone! »

 

 

«Matsuri ti ha per caso chiesto di fare un discorso, domani?»

Seduta sulla panchina, Aiko chiuse la borraccia e la ripassò a Urie. Lui la mise al sicuro nello zainetto, prima di voltarsi a guardarla. « Mi ha chiesto di preparare una breve introduzione alla squadra Quinx e alla vita allo Chateau. Mi ha anche detto di evitare esplicitamente di parlare le conseguenze dell'operazione per impiantare l'organo predatorio. A quanto pare il Direttore ha paura che questo potrebbe spaventare le reclute ».

« Hirako Voi sostiene che gli agenti di livello superiore dovrebbero rendere partecipi i cadetti dei rischi legati al mestiere. Non è una cosa facile sopportare tutto questo potere, soprattutto se si ha una giovane età. »

« È un bene che ci sia anche tu allora, dal momento che io non sono un agente di livello superiore».

« Ti brucia ancora che sia stata promossa prima di te?»

« Solamente un po’. Mi rifarò sicuramente quando vincerò la staffetta a squadre.»

La ragazza sbuffò una risatina pregna di amarezza. « Se non vinciamo noi, sono abbastanza sicura che Arima ce la farà pagare. Posso almeno sapere la struttura della vostra squadra così da sapere contro chi dovrò correre?»

« Perché, tu quale turno hai? Conoscendo Arima-san, avrà sicuramente messo i più lenti per primi, i più bravi per secondi e quelli non umani a recuperare il tempo perso vedi giri finali. »

Aiko sorriso beffarda. « La strategia di Arima-san è tutto meno che ovvia, ma scommetto che questa è la tua. Povero Hige, sarà nervosissimo di aprire la corsa, ma farlo fare a Saiko sarebbe rischioso».

Il giovane non rispose, alzandosi dalla panca e sistemandosi i guanti sulle mani. Faceva freddo, ma i loro corpi predisposti all'adattamento rendevano più facile quell'allenamento extra serale a cui nessun’altro lo Chateau aveva preso parte. Aiko era abbastanza sicura che fosse stato tuto progettato per lasciarli soli, ma quella situazione era tutto quel che romantica.

« Coraggio Ai,  finiamo questo allenamento. Domani ci aspetta una giornata lunga e dobbiamo sembrare riposati.»

« Io non sembrero mai piu riposata perché non riposerò mai più finché non sarò morta.»

« Dopotutto sei un agente di classe superiore », la prese in giro sottilmente, increspando le labbra in un sorrisetto e precedendolo. Aika sbuffò e una nuvoletta di condensa le apparve di fronte al suo viso.

Fece per seguirlo, magari superarlo, ma notò una figura vicino al chiostro al margine del parco. Non gli si avvicinò, ma permise che i loro sentieri si incrociassero vicino al cancello che conduceva di nuovo la strada.

« Yuuhei», lo chiamo con sollievo, guardando il giovane dai capelli rossi.

Soldato le sorrise, le mani affondate nel giubbotto imbottito e le occhiaie di chi non sta dormendo molto bene. « La libertà ti dona ma sembri un po’ emaciata. »

« Non sono poi così libera in effetti, ma non credo che dovrei lamentarmi. Non abbiamo molto tempo, ma vorrei sapere perché sei venuto a cercarmi esponendoti così tanto. »

« Otome ringrazia per il messaggio che le hai fatto trovare», le fece sapere. Aiko aveva fatto in modo di lasciare un bigliettino in uno dei luoghi di predazione di Hakatori, in codice e in cinese. Lo aveva scritto male con la mano non dominante, la destra, per distorcere la grafia. Le aveva semplicemente detto di sparire per un po’.

« Ne sono lieta», rispose tenendo gli occhi sulla strada per vedere se Urie fosse tornato indietro a cercarla. « Come va a casa? »

Fu strano, ma le venne da dire così. Casa. La sede della diciannovesima.

« Regna il caos», le disse lui, iniziando già ad allontanarsi. « Regna il caos un po’ ovunque. Ti terrò aggiornata.»

« Stai al sicuro.»

« Anche tu, Aiko-senpai».

In pochi passi sparì oltre il cancello, mentre lei avanzava sulla strada cercando di recuperare un po’ di strada. Nella sua testa aveva già la scusa del crampo che l’aveva rallentata….

…Ma non sapeva che Urie l’aveva osservata in disparte, come aveva già fatto in altre occasioni.

In silenzio, ma consapevole.

 

 

 

Aiko raramente si era sentita fuori posto come in quel momento. Stretta in un altro dei completi eleganti di Shukumei color avorio, aveva allentato la cravatta argentea, ma non si era azzardata a mettere mano alla camicetta nera. Aveva chiesto a Saiko di acconciarle i capelli lunghi, così da non averli sul viso e si era truccata poco come da suggerimento di Urie. Aveva poi indossato il lungo trench argentato e si era presentata nella sede centrale della prima accademia con un certo anticipo, accompagnata dal capo dei Quinx che sedeva alla sua sinistra.

Aveva lavora al discorso per due giorni, prima di decidere che avrebbe per lo più improvvisato.

Mai si sarebbe aspettata di vedere arrivare Take, a darle sostegno.

A modo suo, naturalmente.

« Sei il vice caposquadra, dovresti parlare tu della S3. »

« Non sono mai stato un gran oratore. »

Nemmeno lei, almeno se paragonata a Koori Ui, che aveva illustrato  i pregi e i difetti della S1, di cui era il direttore esecutivo. Così come la S3, erano le migliori squadre per gli attacchi estemporanei, con la differenza che la S1 lavorava per lo più allo smantellamento delle organizzazioni di ghoul. Non a caso, Koori aveva condotto l’inchiesta del caso Rose. Che fosse poi finita male aveva peso, certo, ma non al fine del discorso. Aiko aveva letto sui loro volti ammirazione nell’osservare uno dei pupilli di Arima.

Matsuri era stato molto meno bravo e carismatico. Aveva sbocconcellato qualcosa sulla S2, su come fosse delle varie divisioni, quella tattica. I grandi piani nascevano fra le menti della S2. Poi si era lasciato andare in un monologo davvero poco motivazionale su come metà di loro non sarebbe stata composta da buoni agenti, di quanto il dipartimento di Tokyo si stesse rammollendo affidando cariche sempre più importanti a incompetenti – alludendo nemmeno troppo velatamente a Ui- e di come il requisito fondamentale per ogni buona colomba fosse la sete di conoscenza.

« Il nemico, per sconfiggerlo, devi conoscerlo.»

Aiko aveva trattenuto un sorrisetto pensando al fatto che, detto da un ghuol contro i ghou, fosse ironico. Peccato che solo lei poteva saperlo.

Si sporse in avanti per lanciare un’occhiata a Ui, il quale impassibile scosse il capo in modo appena percettibile.

Urie fu il più equilibrato di tutti loro. Un  po’ come lo era stato Hoji quando lei stesse era in accademia e ascoltava i discorsi degli agenti che aprivano il semestre scolastico di metà anno.

Però non disse nulla sulla pericolosità dell’intervento. Si limitò a presentare il progetto Quinx, a elogiare Matsuri per la sua conduzione del team e anche il dottor Chiba per la maestria nel prendersi cura della loro salute.

Masa abbassò gli occhi quando tornò a sedersi senza avere detto nulla su quella piccola pecca che era il rimanere, per tutta la vita, sospesi a metà fra due mondi. Di quanto psicologicamente fosse massacrante. Di quanto male facesse aver perso Shirazu sapendo che, se fosse stato umano, si sarebbe fermato prima.

Hirako le diede una gomitata e lei, con un piccolo sospiro, si alzò. Fra gli studenti si diffuse un leggero mormorio, che cessò nel momento in cui Aiko sistemò il microfono. Questo gracchiò, prima di lasciare spazio a una pausa. Posò le mani sul leggio e si voltò appena.

Hirako alzò il pollice e fece un cenno.

Luce verde.

« Il mio nome è  Masa Aiko e sono un agente di prima classe del comando anti-ghoul». Non notò nessuno lanciare occhiate a un compagno o sussurrare qualcosa. La paranoia che la stava divorando non le aveva fatto pensare che, alla fine, si era distinta solo per due cose: la soluzione del caso Embalmer e aver affrontato Tatara. Noriko era stato l’ennesimo insabbiamento. Era normale infondo, anche il padre di Akira aveva collezionato una serie di insabbiamenti notevoli, così come Hachikawa.

Non era speciale.

Era un agente con un pessimo comportamento come ce n’erano tanti.

« Oggi sono qui in rappresentanza della S3 e faccio le veci del mio partner, il classe speciale Arima Kishou».

« La S3….»

« Come è giovane…»

« Anche io voglio entrare nella S3.»

I mormorii vennero zittiti dal rettore dell’accademia, che richiamò al silenzio tutti i cadetti. Aiko aveva nel frattempo ricevuto una botta di autostima che le riempì il petto come un venticello primaverile. « Come molti di voi sapranno, la S3 si occupa delle missioni più importanti, come la difesa degli uffici principali della CCG e come copertura alle altre squadre per le missioni ad alto profilo. Se dovessi riassumere la S3, direi che è la squadra che Difende; laddove la S1 attacca e la S2 pianifica, la S3 compie un lavoro fondamentale all’interno dell’organico investigativo. Nell’ultimo anno, la squadra ha abbattuto oltre duecento ghoul nell’arco di cinquantadue diverse occasioni. In più, la S3 è incaricata di indagare ed eliminare i membri dell’Albero di Aogiri e il Gufo col Sekigan ».  Fece una pausa, mentre tutti gli occhi erano su di lei. Sentiva anche quelli di Matsuri a bruciarle la nuca. Quelli di Marude, che avrebbe chiuso la giornata parlando in vece al direttore Yoshitoki. « Nella S3 non è possibile entrare semplicemente candidandosi a una squadra. Dovete venire scelti dallo speciale Arima, che dirige infatti solamente di poche unità, di cui due spiccano: la squadra principale di cui faccio parte anche io e la compagnia di Elitè, la S0, della quale i nomi dei membri non sono rivelati per scopi tattici. Ci sono anche altre squadre, come quella del prima Hachikawa, ma a cui vengono delegati lavori differenti. Quindi, è mia convinzione che chiunque possa entrare nella S3. »

Di nuovo, si diffuse un mormorio diffuso.

Lei guardò di nuovo Take, indecisa. Urie corrugò le sopracciglia perplesso nel notare quello scambio di sguardi, ma alla fine Aiko si voltò di nuovo verso gli studenti.

« Con rispetto, dissento da quanto detto dallo speciale Washuu. La CCG non si sta affatto rammollendo. I nostri nemici si sono semplicemente fatti più furbi. Conoscono le nostre mosse e conoscono i nostri intenti. Io non sono molto più grande di voi e nemmeno lo speciale Ui, men ché meno il primo livello Urie, ma è mia convinzione che la CCG diventerà più forte proprio grazie all’impegno dei giovani. Grazie a come ci rapporteremo in futuro nei confronti dei ghoul. Perché sì, un nemico per sconfiggerlo devi conoscerlo, speciale », disse voltandosi di tre quarti verso Matsuri, che stava fumando di rabbia repressa. Kuki socchiuse le labbra per lo stupore di fronte a un così tanto sfrontato gesto. Certo, Aiko era sempre stata sfacciata e non poteva dire che andasse d’accordo con Matsuri, ma quando notò la luce che colorava gli occhi di miele della ragazza, ne lesse gli intenti. Lei lo voleva umiliare, abbassarlo, e questo non era un comportamento tipico di Aiko. Non c’era l’ombra di un sorriso beffeggiatorio sul volto ovale della Masa, ma una serietà granitica che quasi ne cambiava i connotati. « Bisogna prima di tutti conoscere se stessi, i propri limiti e la propria forza. Per questo invito ogni studente che mi sta ascoltando a dare il massimo. Ognuno di voi può diventare un membro di queste tre divisioni, anche della S3, sfruttando quello che a mio avviso è il solo requisito che vi renderà agenti degni di questo nome: la curiosità. Siate curiosi, comprendete la natura dei ghoul e allora capirete come diventare bravi abbastanza da sopravvivere alla guerra del genere umano contro questo nemico naturale. Io è così che sono arrivata fin qui, chiedendomi il perché di ciò che stavo facendo. Chiedendomi perché i ghoul si comportano nella maniera in cui si comportano. Solo mettendo in discussione le convinzioni arbitrarie e le antiquate nozioni con cui vi infarciscono la mente qui dentro, farete carriera. Tutta via,  non credo che salire di grado velocemente sia il punto focale nel voler diventare agente. Chiedetevi prima di tutto per cosa combattete, poi una volta compreso questo, troverete il vostro posto. Non ha alcun senso che io ora vi spieghi chi siamo e cosa facciamo nello specifico,  che vi butti lì due o tre frasi motivazionali per farvi studiare di più. Non ha nemmeno senso che provi a spiegarvi cosa significa per me o perché la S3 è così speciale… o perché Arima Kishou è così straordinario. Ognuno di voi è prezioso, unico, non è un esperimento sociale né un catino in cui rovesciare altisonanti aspettative. Scegliete davvero se volete diventare agenti attivi o se, piuttosto preferireste lavorare dietro a una scrivania, perché scoprirlo durante la prima missione non sarà piacevole. »

 

 

 

 

« Ti avevo detto che sarebbe stata una pessime idea mandare me.»

« Il tuo discorso a me è piaciuto.»

« Se eri lì, potevi parlare tu stesso. Perché diavolo mi hai dato campo libero? Adesso Matsuri mi odia ancora di più.»

Urie non aveva scollato gli occhi da Arima dal momento in cui era entrato nel suo campo visivo. La Morte Bianca aveva applaudito al discorso di Aiko, spezzando il silenzio che era venuto a crearsi a causa di quelle parole così…. dirette. Sincere. Quando era in accademia, Urie non si era mai sentito dire nulla di simile. Lo avevano imbellettato di parole rigurgitanti buoni propositi e grandi azioni. Questa tracotanza che si era accesa in lui di fronte al discorso del classe speciale Marude durante l’apertura del semestre scolastico lo avevano condotto fino all’adesione alla Quinx Squad.

Il suo applauso aveva generato quello che Aizawa chiamava il miracolo di Arima: tutta la sala aveva risposto all’applauso che aveva messo tutti a tacere nemmeno tre secondi prima. Tutti ne avevano parlato, il classe speciale Ui aveva detto di appoggiare ogni singola parole mentre i classe speciali Aura e Tanakamaru, rappresentanti delle prime due Divisioni, si erano trovati in difficoltà nel rivolgersi agli studenti dopo quella sorta di richiesta alla rivolta di pensare.

Aiko aveva spostato il focus dall’uccidere i ghoul al capirli e a quanto aveva detto Matsuri in un impeto di pura rabbia, una volta sceso dal palco, non era mai successo un simile scandalo dalla fondazione della CCG.

Perché era quello il punto.

Un agente della S3 aveva detto a dei cadetti che dovevano capire i ghoul, conoscerli per vincere, e Arima aveva applaudito a quelle parole.

« Non so che gioco stia facendo Kishou, ma non sta ridendo nessuno», aveva soffiato Washuu prima di lasciare la palestra. Urie aveva compreso pienamente cosa intendesse. I cadetti erano entusiasti,  quasi tutti per lo meno, facevano domande ai tre rappresentanti della S3 mentre i volti degli agenti veterani si facevano via via sempre più scuri.

« Cosa sta succedendo a Macchan? », aveva chiesto Saiko mentre di accostava a lui.

Entrambi guardavano questa donna alta, coi capelli raccolti e il viso stanco, con un leggero sorriso malinconico. Non c’era entusiasmo nelle azioni che compiva, né energia nelle risposte che elargiva.

Era seria.

Composta.

E Urie quasi non la riconobbe quando fece un inchino come si deve e lasciò la sala dietro al suo capo, senza degnare di uno sguardo nessuno, pronta a tornare al lavoro.

Senza degnare lui di uno sguardo.

« Non ne ho idea.»

La spiazzante consapevolezza che no, non l’avesse, lo paralizzò.

 

 

 

 

« Sei molto silenziosa, oggi.»

Aiko non smise di guardare Tokyo scivolare veloce oltre la protezione del finestrino, appoggiando ad esso la tempia, prima di sospirare. « Sono state due giornate molto lunghe, in accademia. Credevo mi avresti messo a lavorare con Furuta e Ikari oggi, invece mi hai fatta girare come una trottola per tutta la Cochlea. »

C’erano diversi ghoul ‘reclamati’ dalla S3, per la maggiore da Sasaki, che dovevano venire eliminati quel mese. Aiko aveva letto dossier, parlato con i prigionieri e con i responsabili delle indagini ad essi collegati. Poi aveva spuntato una casella.

L’aveva stancata emozionalmente e fisicamente il dover decidere se porre fine a una vita spuntando una casella.

Avrebbe preferito avere una quinque in mano.

Le sarebbe sembrato meno disumano.

« Mi sarebbe tanto piaciuto partecipare alla festa d’autunno della Prima Accademia Junior coi Quinx, stasera.»

« Loro sono la tua famiglia?»

Gli occhi da gatto di Aiko si erano spostati sull’uomo alla guida.

Arima non era un gran chiacchierone, ma quando si trovava insieme a un membro della sua squadra, poteva diventare quasi logorroico. Quasi.

Aiko si era chiesta cosa volesse dire essere un Dio e guardare dei piccoli fantocci di carne dall’alto. Forse lo incuriosiva.

« Erano anche la tua, una volta.»

« Lo sono ancora, ma sono sotto la guida di Matsuri adesso.»

Ironico.

I Quinx erano stati creati perché c’era la necessità di avere un agente che potesse essere migliore di Arima e chi aveva avuto la direzione del progetto? Arima. A chi l’aveva passato, quando Sasaki era tornato da lui? All’agente che più di tutti l’avrebbe voluto screditare.

Ironico.

« Potrai salutarli quando mi accompagnerai a casa». Aiko si era messa a sedere diritta. Stavano viaggiando su un ponte, verso una zona della quarta circoscrizione che non conosceva bene. Aveva smesso di chiedere ad Arima cosa dovessero fare quando lui aveva smesso di dare risposte concrete. Certo, non che ne avesse mai date. « Si tratta di un tracciamento o un supporto?»

« Prego? »

« Il lavoro che dobbiamo fare ora. Non stiamo andando lì? »

« Stiamo andando a casa, Aiko.»

Quelle parole le fecero gelare il sangue nelle vene, perché lei non sapeva di preciso dove si trovassero. Persa così tanto nel ricordo delle occhiate che Marude e Matsuri le avevano lanciato, non aveva prestato attenzione agli svincoli.

Si ammutolì e Arima non aggiunse altro.

Quando parcheggio di fronte a un capannone dall’aria dimessa, Aiko sentì la cena risalirle in gola. « Cosa pensi succederà ora?»

Non rivedrò mai più Kuki.

Non parlerò mai più a Tatara.

Finisce tutto in questo posto isolato?

« Come lo hai scoperto? »

Arima non apprezzava che gli venisse risposto a una domanda con un’altra, ma non disse niente.

Uscì dalla macchina e prese le quinque dal baule. Quando vide che Aiko non sembrava intenzionata a muoversi, scaricò anche le sue, assieme a una borsa di plastica nera.

Lei non seguì i suoi movimenti. Riflettè sul fatto che stretta in quello stupido completo non avrebbe avuto la possibilità di estrare la kagune appena scesa dal veicolo.

Ma poi…. Perché?

Arima l’avrebbe fatta fuori senza nemmeno impegnarsi.

Forse poteva scappare, ma non c’erano tetti a cui aggrapparsi, muri dietro cui-

Il bussare delle nocche dell’uomo contro il vetro quasi le fermò il cuore. « Andiamo, siamo già in tardo.»

Non diede segno di voler rispondere alla sua domanda o di averla sentita.

La guardò scendere dall’auto, con capo abbassato, prima di metterle in mano le sue quinque. La precedette, mentre nella mente di Aiko si susseguivano mille scenari. Doveva attaccarlo mentre le dava le spalle?

Perché le aveva messo in mano le valigette, se doveva abbatterla?

Lo sapeva davvero?

Continuò a seguirlo per inerzia, quella famigliare sensazione di rassegnazione a consumarla dall’interno…

Ma non morì nemmeno quella volta.

Arrivata all’interno del capannone, vide Ui seduto su un materasso da palestra, intento a fumare. Accanto a lui, in piedi con la quinque appoggiata alla spalla, c’era Take. Sasaki sedeva in fondo allo stanzone, con addosso quei guanti rossi accecanti.

Tre ragazzini molto giovani completavano in quadretto. Anche loro erano su uno dei materassini, due seduti e uno steso. Appena videro Arima misero via le carte con cui stavano giocando e il ragazzino dai capelli azzurrini si mise composto come tutti gli altri, che si erano alzati.

« Cosa sta succedendo?»

Aiko trasalì quando realizzò che lei aveva post quella domanda.

Arima le lanciò la busta nera, che lei prese al volo, lasciando cadere la valigetta di Aus a terra.

« Mi dispiace che perderai la festa dell’accademia, stasera. Koori?»

« Ci penso io».

L’agente dal caschetto scuro le si avvicinò e, appoggiandole la mano sulla spalla, strinse piano. Poi sorrise. « Benvenuta nella S0, Aiko ».

Anche l’altra valigetta venne appoggiata al suolo e quando Aiko mise le mani nella busta che Ui le stava indicando con un cenno del capo, trovò un lungo cappotto argentato, pieno di stringhe e con un grande cappuccio. La stessa giacca che ogni altro membro lì presente indossava.

I membri della S0.

Si sentì così stupida.

Arima, Hirako, Ui, Hairu….

E quel trench, così specifico. Unico.

Ma sempre sotto ai suoi occhi.

« Sono nella S0, ora?», mormorò confusa, spaesata.

Take sospirò. «Certo che poteva anche dirtelo che stasera saresti venuta in missione con noi».

« Abbiamo avuto una soffiata sulla posizione degli smoking bianchi», le aveva detto Koori e lei aveva ringraziato lo smarrimento che provava, capace di coprire l’orrore che aveva sentito a quelle parole. « Entriamo in azione ora, ma non temere. Tu starai nella retroguardia con Take, dal momento che non conosci le nostre formazioni.»

Hirako aveva annuito, prima di notare tre facce apparire oltre le sue spalle, incuriosite e sospettose. « Per queste questioni, abbiamo qualche minuto in elicottero. Prima vanno fatte le presentazioni. »

 

 

Continua…

*rimando al litigio che hanno avuto Aiko e Urie nel capitolo nove, a causa di questa documentazione che Urie ha dimenticato! Ho pensato fosse carino ricordarlo, visto che quel capitolo è stato scritto a febbraio 2017!
  
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