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Autore: julietmarie_98_98    16/01/2023    0 recensioni
è ambientata in un futuro, non tiene conto della morte dell'ispettore Paolo libero nella 4 stagione della serie.
è la storia dell'amore tra Giulia e Paolo raccontata attraverso vicende personali e professionali dei due protagonisti che li porterà a fare un viaggio interiore...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 3

 

Giulia era nel pieno di una nuova indagine, assorbita completamente dal suo lavoro, si sa lei è una workaholic. Passa le sue ore in commissariato facendo tardi la sera senza accorgersene. Quando il suo cellulare emise il suono di un messaggio, le prese un colpo da quanto era concentrata.

Era Paolo che le chiedeva di bere un caffè l’indomani insieme. Da una parte voleva accettare, dall’altra parte sapeva che forse non era totalmente giusto dopo i loro trascorsi, alla fine combattuta su cosa fare accetto, alla fine penso è un semplice caffè non accadrà nulla.

La mattina dopo si presento al bar dove si erano dati appuntamento, lei varco la porta del bar con un misto di emozioni che riusciva a controllare molto bene. Lo vide seduto a uno dei tavolini vicini alla vetrata, lo osservo per un attimo, non lo vedeva da un anno e quella situazione era per lei imbarazzante.

Si avvicino a lui e lo salutò „ Ciao” disse, si tolse il cappotto grigio e la borsa appoggiandola sullo schienale della sedia di legno rossa. Lui la fissava e questo le creava imbarazzo „sei sempre più bella di come ti ricordavo” disse lui guardando il cambiamento che aveva apporto, aveva i capelli lunghi con i boccoli, era truccata in modo leggero, era diventata ancora di più una donna molto curata. Erano visibilmente in imbarazzo entrambi, si poteva palpare nell’aria quell’imbarazzo, così Paolo per smorzare quella situazione le chiese „come stai?”

„Bene, oberata di lavoro come sempre, ma non mi lamento e tu?”

„Io sto bene dagli artificieri, anche se mi manca lavorare con la tua squadra” disse abbassando lo sguardo

„Non mi sembra ti sia molto dispiaciuto, un anno fa” disse lei con un velo di delusione nella sua voce e nel suo volto

„Giulia non è stato semplice prendere quella decisione, lo sai anche tu” disse Paolo

„No non lo so, visto che mi ha messo le tue dimissioni sulla scrivania e non mi hai neanche salutata”

„Perché tu hai accettato e disposto il mio trasferimento?, avevi il potere di non accettare sei un commissario”

Lei ribatte subito: „ che cosa avrei dovuto fare? Tenerti inchiodato qui?”

„Non è questo il punto”

„Qual’è il punto Paolo dimmi? Forse mi sono persa qualcosa” disse ostile

„Perché fai così, perché sei sempre sulla difensiva, come se tutte le persone che hai intorno a te ti vogliano in qualche modo ferire o farti del male”

„Tu mi ha presentato le dimissioni, e io ho accettato”

„Pensavo che non le avresti accettate”

„Perché avrei dovuto non accettare? Io non sono nessuno per tenerti legato in un posto dove non trovi più nulla e non è giusto farlo, sarebbe stato un comportamento egoista da parte mia. Perché mi hai chiesto di vederci per parlare delle tue dimissioni di un anno fa?” Disse Giulia

„No, avevo voglia di vederti”

„Vedermi? Non mi vedi da un anno Paolo” disse lei arrabbiata

„Sarò sincero con te: ho avuto un’altra storia, che è naufragata”

„Mi dispiace” disse lei

„Sai perché è andata male? Perché c’è un altra donna nel mio cuore. Io l’ho fatta andare male di proposito perché non era lei la donna della mia vita” disse lui guardandola intensamente negli occhi

Giulia non disse nulla, si capiva che la frase aveva detto si riferiva a lei

„Mi dispiace Paolo”

Vorrei potessimo continuare a vederci?” Chiese lui impaurito della reazione che poteva avere la donna a quella domanda

„ per cosa? Continuare a vederci” disse lei

„Lo sai bene, Giulia” disse lui prendendole la mano

„No, non so più nulla dal momento in cui mi avevi lasciata” disse guardandolo dritto negli occhi, mentre lei cercava di nascondere le sue emozioni.

„Sei arrabbiata lo capisco mi sono comportato come un coglione, me lo merito, ma ora sono qui a chiederti perdono Giulia. Non è stato facile prendere la decisione di lasciarti ma non potevo continuare a vederti che buttavi via la tua vita per una guerra inutile” disse lui

„Tu mi chiedi scusa dopo un anno? Dopo che ti sei fatto i fatti tuoi. E mi vieni a parlare di guerra inutile? Erano i miei genitori che sono morti in un attentato, merito di sapere la verità e loro meritano giustizia, ma non puoi capire, nessuno può!” disse arrabbiata e urlandoli contro, prese il capotto grigio e la borsa si alzo e se ne andò senza guardarsi indietro. Paolo si alzo di scatto dalla sedia di legno rossa e usci dal bar correndo, la insegui e la fermo prendendola per il polso „Giulia ti prego, lo so che è importante per te sapere chi è l’assassino dei tuoi genitori, ma non è giusto che tu butti via la tua vita per combattere una guerra che ti farà uccidere, perché vuoi punirti in quel modo?” Le disse dolcemente accarezzando una coccia di capelli castano

„Paolo se mollo non so più chi sono” disse lei con gli occhi lucidi

„Sarai sempre tu, ma non puoi continuare a vivere nascondendoti in questo modo. Sei la donna più forte, combattiva, testarda che io abbia mai conosciuto, ti meriti la felicità anche se non sarà con me” disse lui aveva capito che metterla alle strette non serviva a nulla, solo ad allontana di più da lui, aveva forse un’altra occasione e non voleva sprecarla, anche perché sapeva che non ne avrebbe avuta un’altra.

Decise di lasciarla in pace per un paio di giorni, non voleva starle con il fiato sul collo ed essere pressante perché sapeva che comportandosi in quel modo l’avrebbe solo allontanata e non era quello che voleva.

Giulia era completamente presa e assorbita dall’indagine in corso che si era dimenticata che Paolo non l’aveva più cercata.

Si rese conto che erano le 22 passate e si accorse che era come al solito l’ultima ad andare via dal commissariato. Si alzò stanca dalla sedia, spense il computer, mise in ordine in modo sommario la documentazione dell’indagine che stava seguendo su un traffico di droga gestito da cosa nostra, prese la borsa e il capotto e usci dall’ufficio.

Stava guidando verso casa, non c’era molto traffico vista l’ora era quasi normale. Le piaceva guidare quando era sera tardi, con le luci dei lampioni accesse, la rilassava in qualche modo.

Parcheggio la macchina sotto casa, prese le chiavi per aprire il portone, si reco nel suo appartamento, quando arrivava la sera era il momento più difficile della giornata perché pensava a Paolo, alle loro serate insieme a mangiare pizza sul divano o accollati sotto la coperta a guardare un film.

 

   
 
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