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Autore: Ephram    16/01/2023    0 recensioni
Un mondo in rovina. Prospettive di futuro per due ragazzi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un caldo vento secco smuoveva l'erba secca della prateria del Kansas.
Non piovendo da diversi mesi l'erba era ridotta ad una distesa di spighe e ciuffi giallastri come lo zolfo.
Eppure l'autunno era alle porte, solitamente vista come la stagione delle piogge torrenziali e dei temporali.
Presto le foglie dei restanti alberi ancora verdi avrebbero cambiato colore in una miriade di colori dal giallo al rosso acceso, come in una seconda strana primavera.
Dopo la Grande Guerra del 2027 tutto era cambiato per sempre.
Niente più elettricità, niente più commercio, niente più era come prima.
Nemmeno il clima era più lo stesso.
Fosse per cause naturali o meno, stava già cambiano da prima che il Conflitto ci togliesse tutto il resto, ora tutti vivevano di resilienza.
Prima di esso si parlava di una crisi delle macchie solari che stava cambiando il clima da stagioni secche seguite da inverni molto più rigidi.
Forse questo era il caso...
-Finalmente ti ho trovato.- la sedicenne Martha, una delle poche ragazze rimaste in città di mia conoscenza mi raggiunse mentre stavo seduto sul vecchio muro di mattoni pieno di graffiti sbiaditi dal tempo. Uno dei tanti simboli del nuovo mondo post-moderno.
-Ciao, mi stavi cercando?- chiesi incuriosito.
-Mi stavo annoiando in città, quindi mi sono messa a cercarti, - si giustificò lei -ti va di fare due passi?-.
-Certo, perché no.-
Martha aveva sedici anni, di poco più bassa di me, esile, lunghi capelli biondi e un viso semplice. Sembrava fuori posto in quel mondo dopobomba. Come fosse nata nell'epoca sbagliata.
Io mi chiamavo Eric, avevo diciannove anni, ero di poco più alto di lei, magro e corti capelli castani quasi rasati.
Un ottima evenienza contro i pidocchi.
In città ci conoscevamo quasi tutti in questo margine di età.
I pochi ragazzi rimasti in città se ne erano andati in cerca di posti migliore in cui vivere. Di quelli che conoscevo non avevo più sentito notizie.
Sapevo che la fuori scorazzavano branchi di animali selvatici affamati, come i coywolf e i lupi veri e propri.
Girare a piedi per le strade dissestate, dove non giravano più auto, soprattutto da soli senza essere armati di fucile, o qualcosa di simile era poco raccomandabile.
Soprattutto perché gli animali selvatici non erano l'unico problema, giravano anche bande di predoni.
Eredità del crollo del vecchio sistema giudiziario degli evasi di galera quando tutto era venuto a mancare e soprattutto di chi pur di sopravvivere aveva fatto scattare l'interruttore mentale che divideva l'animale/l'uomo.
Nel frattempo nel nuovo mondo non nascevano nemmeno più figli.
Sentivo già prima del Dopobomba che alcuni esperti denunciavano che i periodi di bassa attività delle macchie solari erano correlati nel medioevo con periodi di bassi tassi di natalità.
Meno figli. Meno persone.
Se a ciò assommavamo i periodici aumenti di radioattività portata dal vento, gli inverni freddissimi ecc.. lo spopolamento era inevitabile.
Una sola parola: Annientamento.
Io e Martha facemmo due passi lungo la strada dissestate, attraverso la quale lungo le crepe nell'asfalto l'erba aveva più volte messo radici cercando inutilmente di crescere, prima di finire a sua volta seccata dal calore eccessivo di quest'ultimo durante i calori estivi.
Di tanto in tanto alcune carcasse di vecchie auto abbandonate e pesantemente ossidate costeggiavano i bordi, o addirittura ostruivano la vecchia strada, rovesciate su un lato.
-Partirai anche tu?- mi chiese Martha dando voce ai miei pensieri.
-Non ne sono sicuro, ma credo di si purtroppo.- risposi dando un calcio ad una lattina arrugginita.
-Dove andrai?-
Davanti a noi un grosso camion, in parte annerito da un incendio trascorso e in parte ossidato dal tempo, i cui copertoni sgonfi toccavano terra da quando avevo memoria, ci tagliava la strada. Lo costeggiammo addentrandoci ai lati della carreggiata tra l'erba alta.
Secca come paglia.
-Probabilmente mi dirigeró verso le Montagne Rocciose.-
Ci sedemmo tra l'erba a parlare.
-Cosa pensi di trovare lì?- mi chiese lei perplessa.
-Non lo so, onestamente, ma sento che è il posto giusto.- dissi guardando davanti a me, assorto nei miei pensieri. -Quale altro sennó?-.
-Sai, forse saró egoista, ma una parte di me non vorrebbe che tu partissi. Qui in città non è rimasto più nessuno, ormai.-
Martha fece un sorriso forzato abbassando lo sguardo giocando con una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi.
La guardai.
-Perché non vorresti?-
-Perché poi mi sentirei...rimarrei sola.-
Questa dichiarazione mi sorprese ancora di più. Non sapevo cosa risponderle.
Lei per sua risposta, seduta accanto a me, sollevò lo sguardo sul mio. Sembrò persino arrossire.
Quell'istante di silenzio sembrò durare a lungo, quindi nei nostri sguardi, silenziosamente la vidi piegare piano il viso di lato facendo oscillare i lunghi capelli biondi, e avvicinarsi leggermente.
Inconsciamente il mio sguardo scese sulle sue labbra, sempre più vicine, poi sul suo viso.
Mi avvicinai a mia volta, senza rendermene conto. Ormai eravamo vicinissimi.
Sentivo il cuore battere a mille.
Martha azzerò le distanze.
Un lungo istante. Troppo breve.
Quando si staccò, ancora vicinissima, capii appena ciò che mi sussurrò.
-Portami con te.-
Quindi azzerò nuovamente le distanze senza darmi il tempo di rispondere.
Dopo un lungo istante la sentii schiudere le labbra tra le mie, con un breve respiro.
Il bacio divenne più intenso, mentre piegando il capo ulteriormente come lei sentii la sua lingua toccare la mia in lenti movimenti intimi che assecondai.
Un vento mite soffió facendo ondeggiare l'erba secca della prateria mentre il bacio pulsava tra di noi.
Allungai una mano verso la sua, tra l'erba, incrociando le mie dita con le sue.
Il vento continuò a soffiare.
Quando ci staccammo, lei mi guardo quasi speranzosa, mentre il vento scompigliava i suoi capelli.
-Va bene.-
Lei sorrise. Poi mi abbracciò, stringendosi a me, e facendomi scivolare di proposito tra l'erba secca. Sentii il calore del suo corpo invadermi. Dopo un lungo momento si sciolse dal suo abbraccio e con le braccia che ancora mi circondavano il collo, il suo viso incontrò il mio.
Ci baciammo per minuti lunghissimi, l'uno sull'altra tra l'erba secca, talvolta rotolando in una tempesta di capelli dorati tra di essa.
Ormai era tramonto. Poi vennero le stelle..







 

 

   
 
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