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Autore: Milly_Sunshine    17/01/2023    1 recensioni
Una serie di one-shot slegate le une dalle altre, per personaggi, tematiche e forma, accomunate dal fatto che la voce narrante senta di vivere una vita che non le appartiene.
24/7 = TORTA AL CAFFÈ: a una festa a sorpresa organizzata in occasione di un compleanno, gli amici della festeggiata vogliono dimostrarle quanto la conoscano bene, fallendo miseramente.
SONO UN SOGNATORE: un uomo che vive una vita che non sente sua ha un momento di evasione con una donna conosciuta in discoteca, con la quale può finalmente recitare la parte di chi vorrebbe essere, o mentire ancora di più di quanto non faccia nella vita quotidiana.
LA PUNTA DELL'ICEBERG: una donna adulta che soffre di autolesionismo e disturbi alimentari, disillusa dalla mancanza di supporto, in quanto adulta, da adolescenti nella sua stessa situazione, si rassegna ai propri problemi imparando a conviverci.
NON ERA COLPA SUA: una ragazza incontra quello che sta per diventare il suo ex fidanzato, con l'intento di spiegargli le ragioni interiori per cui lo sta lasciando, consapevole che sarà difficile farsi capire.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24/7 = TORTA AL CAFFÈ

Mi guardo allo specchio e penso che l'abito che indosso sia perfetto per stasera. Me l'ha passato mia cugina, perché non le entra più. È scuro, ha una fascia sotto al seno e poi si allarga, scendendo fino alle ginocchia. Indossare l'abito giusto non salva la vita, ma la facilita, ed è curioso proprio come il vestito di un'altra sembri perfetto per il mio corpo.
Nasconde i chili persi in nome della carriera, quindi non dovrò sorbirmi prediche del tipo "dovresti smetterla di inseguire il mondo della moda, che offre corpi che non esistono nella realtà". Avrei due osservazioni: prima di tutto i corpi che la moda propone nella realtà esistono, semplicemente non sono sani, e sentirsi dire "non sei sana" è molto meglio che sentirsi dire "non esisti", poi, in secondo luogo, non ne so niente della moda. Salto i pasti perché quasi ogni giorno i miei colleghi del gruppo con cui svolgo i progetti universitari saltano il pranzo. La più saccente di tutti mi ha detto che si fanno pause solo se le fanno tutti gli altri e che chi non si allinea non è degno di una laurea in international business. Forse è proprio così, ma la laurea in international business è la mia unica possibilità: dopo quasi cinque anni di studi, non posso dire alla mia famiglia che quello che faccio mi fa schifo, posso solo prendere la laurea, poi cercarmi un posto come commessa o come segretaria. Meglio come segretaria: le commesse devono sorridere ai clienti e a me non piace sorridere... e non mi piace farlo specie quando il telefono squilla a tradimento.
Rispondo, è Pietro.
"Sei libera adesso?"
"Mhm... non proprio."
"Ti rubo solo dieci minuti. Sono sotto casa tua. Appena puoi, scendi. Ti devo fare vedere una cosa."
"Non puoi salire tu?"
"No, devo portarti in un posto... ma ti assicuro che facciamo presto."
Sospiro, poi mi arrendo.
"Va bene, scendo."
"Grande, Anna, sapevo che non avresti detto di no! Sei una vera amica!"

Cinque minuti più tardi scendo le scale, con ancora l'abito smesso di mia cugina e un paio di scarpe eleganti, quelle che vorrei mettere per la cena di stasera. Così, se qualcuno dovesse notare che sembro uno stecco, osserverei che la colpa è delle scarpe, che hanno i tacchi troppo alti e mi fanno apparire troppo slanciata.
Salgo sulla vecchia Punto di Pietro.
"Allora?" gli chiedo.
"Allora se hai pazienza, ti porto dove ti devo portare."
Non so se esserne delusa o meno. Non si è nemmeno ricordato di farmi gli auguri. È il mio compleanno, oggi, l'ultimo compleanno da studentessa universitaria, se tutto va bene. Se ne è dimenticato, ma pazienza. Un tempo credevo fosse il ragazzo perfetto per me, ma chiaramente non lo è. Mi sforzavo di crederlo, solo perché avevo maturato l'assurda convinzione che da qualche parte dovesse esserci un partner ideale e che il nostro dovere fosse quello di rintracciarlo e di costruirvi una vita insieme. Non riesco a credere di essermi convinta di una simile assurdità.
Mentre ci penso, Pietro mi porta di fronte a casa di Luciana.
"Perché siamo qui?"
"Perché Luciana mi ha chiesto se potevo portarti a casa sua oggi a quest'ora."
"Poteva chiamarmi e chiedermelo."
"Era convinta che mi avresti detto di no. Dice che io sono l'unico che ascolti davvero."
Mi mordo la lingua per non ribattere. Accidenti a me quando, a vent'anni, ho confidato a Luciana che Pietro mi piaceva. Si è messa in testa che quello status duri vita natural durante. Visto il suo discutibile senso dell'eleganza, non oso immaginare quali film si farà quando vedrà come mi sono vestita "per il suo invito". Ricomincerà con le sue assurde fantasie... e il peggio, in tutto questo, è che, in un modo o nell'altro, me la sono cercata.
Sospiro.
Pazienza, me la caverò anche stavolta, ho affrontato sfide peggiori nella vita, anche se al momento non me ne viene in mente nemmeno una.
Scendiamo dalla macchina. Sono io a suonare il campanello e non sono per niente felice di come gli eventi abbiano iniziato a condizionarmi contro la mia volontà.

Sono dentro casa da meno di un minuto e già un dubbio esistenziale mi assilla: quanto è scorretto da uno a dieci scappare a gambe levate dal luogo in cui è stata organizzata la mia festa di compleanno a mia insaputa? Direi più o meno uno e mezzo, ma solo perché dovrei tornare a casa a piedi sui tacchi, passando accanto a tante siepi che, come ogni mese di maggio, riversano sulle strade l'odore troppo forte dei loro fiori.
Luciana sorride.
"Siccome ti piacciono le sorprese, abbiamo deciso di fare qualcosa che ti sarebbe piaciuto senz'altro."
No, non mi piacciono le sorprese. Com'è possibile che i miei amici non sappiano niente di me?
Faccio uno sforzo per non insultare nessuno. In fondo sono stati gentili.
"Grazie, ma i tuoi dove sono?"
"Sono andati al mare, questo weekend."
"Oh."
"Stai tranquilla, non disturbiamo nessuno."
Disturbiamo me, ma non ha importanza, non c'è bisogno di affermarlo davanti a una persona felice come non mai di quello che ha fatto per me.
Per me.
Per me.
Voglio sbattere la testa contro al muro, ma non posso: tra me e il muro ci sono Francesca e sua sorella Sabrina.
Francesca mi guarda con aria critica.
Poi, alla fine, mi pone la domanda che ho cercato di evitare come la peste.
"Sei dimagrita, per caso?"
"Mhm... no."
"Secondo me dovresti rivolgerti a un nutrizionista."
"Non sono dimagrita, stai tranquilla."
"Cos'hai mangiato per pranzo?"
Siamo seri?! Francesca vuole controllare cos'ho mangiato per pranzo?
Per fortuna Sabrina interviene in mio aiuto. Si ricorda dell'esistenza di un'altra persona, che a quanto pare oggi non c'è.
"Hai sentito Mirella, di recente?"
"Sì, ogni tanto."
"È vero che lei e suo marito si sono lasciati?"
"Penso di sì."
Francesca interviene: "Dopo solo due anni di matrimonio e con un bambino di un anno... ho sempre saputo che anche questo grande amore sarebbe fallito. A proposito, tu che la senti più spesso, sai perché si sono lasciati? Ho sentito dire che suo marito si è già messo insieme a un'altra donna."
Trovo paradossale che sia stata organizzata una festa di compleanno a mia insaputa solo per estorcermi informazioni sulla vita coniugale di una nostra comune amica, ma mi limito ad affermare di non provare un morboso interesse per la vita privata di Mirella. Dopotutto è vero.

Giovanna è arrivata puntuale oggi, deve essere un'occasione speciale, dato che di solito è in ritardo di ore.
Viene verso di me e mi chiede subito di Vincenzo e Vanessa.
"Chi sono quei due? Non li ho mai visti."
Vorrei dirle che, se si fosse presentata puntuale, qualche volta, di tanto in tanto, forse li avrebbe incontrati. Di solito andavano a casa prima del suo arrivo, perché Giovanna ama fare la star e farsi attendere.
Le dico che sono due amici di Luciana, che vedo di tanto in tanto.
"Ma sono fidanzati?" vuole sapere Giovanna.
"Penso di sì."
"Secondo me non fanno una bella coppia insieme. Vanessa è troppo bassa, in confronto a lui. Non so se..."
"Shhhh" le intimo.
Vincenzo sta arrivando alle sue spalle. Non so cosa voglia da lei, ma mi accorgo con orrore che vuole qualcosa da me.
"Dimmi una cosa, Anna, secondo te posso fumare qui in casa?"
"È casa di Luciana" replico. "Penso che dovresti chiedere a lei."
"Ma sei tu la festeggiata..."
"Non mi sembra comunque il caso di decidere se tu puoi fumare a casa d'altri, ti pare? Comunque puoi andare in cortile, nessuno ti dirà niente."
Vincenzo va verso il cortile.
L'unica persona che non ho ancora visto è Vanessa.
Vado verso il soggiorno, non ci sono ancora entrata.
C'è un tavolo pieno di cibo spazzatura che gradirei evitare.
Mi verso un bicchiere di Coca Cola e finalmente degno Vanessa di un minimo di attenzione. È in piedi accanto a Pietro, i due parlano voltando le spalle al televisore che trasmette il gran premio di Montecarlo.
"Io e Vincenzo ci abbiamo messo quattro ore per preparare la torta" sta dicendo Vanessa. "Avevo detto a Vincenzo che doveva conservarla in frigo, ma si è dimenticato. Spero che non abbia fatto nulla."
Pietro annuisce. Qualcosa mi suggerisce che stia solo facendo finta di ascoltarla e, per questa ragione, provo per lui la massima stima.

Rimango in soggiorno, mentre Vanessa mi prende da parte per farmi domande personali non richieste.
Si è fissata che Vincenzo si sia preso una cotta per me e vuole accertarsi che non sia a sua disposizione.
"Ma... davvero non sei fidanzata?"
"No."
"Francesca mi ha detto che ti conosce fino dalle superiori e che non le hai mai presentato un tuo ragazzo."
"È così."
"Ma sarai pure stata a letto con qualcuno in tutti questi anni."
"Sì" mento.
È più facile che spiegare che non sono mai stata a letto con nessuno perché non sono mai riuscita a sopportare nessuno dei miei ex per più di una settimana, nel corso della quale ci vedevamo una volta, al massimo due.
"E adesso frequenti qualcuno?" vuole sapere Vanessa. "In quel modo, intendo..."
Pietro mi salva la vita, venendo a raggiungermi per indicarmi le immagini sulla TV, di due vetture incidentate sotto al tunnel.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" mi chiede.
Mi dirigo verso il tavolo, anche se non c'è niente che mi attiri, solo per levarmi di torno Vanessa.
Che pomeriggio paradossale.
Da un altro lato, tuttavia, comprendo come mai mi fossi presa una cotta per Pietro, qualche anno fa. Per quanto lo veda solo come un amico, quasi come un fratello, al giorno d'oggi, è l'unico che si comporta in modo quasi normale.
Quasi.
Portarmi alla festa a mia insaputa è stato un colpo basso anche da parte sua, ma non fa niente, ci sono cose peggiori nella vita, tipo il fatto che prima o poi mi verrà servita una fetta di torta e, se non dovesse piacermi, mi sorbirò una predica sull'alimentazione.
Infatti, come sospettavo, quando la torta arriva è la fine.

Fin da bambina temevo questo momento, alle feste, perché non ho mai amato i dolci. A volte, se andava bene, c'era qualcosa che trovavo gradevole, ma inizio a sospettare che non accadrà oggi.
"Vanessa e Vincenzo hanno fatto la torta" mi informa Francesca. "Mi hanno chiesto un consiglio, dato che non sapevano che cosa ti piacesse."
"E...?"
"E siamo arrivati tutti insieme a una conclusione. Abbiamo pensato a che cosa piace a tutti..."
"E cosa piace a tutti?"
"Il caffè. Hanno preparato una torta al caffè."
Il caffè piace a tutti, dopotutto.
Piace a tutti, tranne che a me, eppure non ho modo per scamparla. Potrei fingere di sentirmi male, ma poi mi chiederebbero se dopo i pasti vado in bagno a vomitare, cosa che voglio evitare a tutti i costi.
Poi, all'improvviso, mi viene l'idea.
Quando Liliana distribuisce i piattini con la torta, me ne faccio dare uno.
Pensano che mi piacciano le sorprese, che conosca i fatti privati altrui, che abbia una vita sessuale attiva e tanto altro. Mentre sono in soggiorno, li sento, a turno, mentre sparlano davanti a me delle attività che mi piacciono.
Non sanno niente di me.
Non fanno caso a me.
Tengo la mia torta in mano e attendo, guardando chi la divora con maggiore avidità. Francesca sembra detenere questo prezioso record, che mi verrà molto utile.
Non appena le sette persone che condividono con me il soggiorno si diradano un po', mi fermo lì.
Afferro un piattino vuoto, lasciato da qualcuno sul tavolo e tengo nell'altra meno il piattino pieno, con la torta che non ho toccato.
Raggiungo Francesca e, davanti agli altri, glielo porgo.
"Vuoi una seconda fetta?"
Annuisce.
"Ne volete anche voi?" chiedo agli altri. "Ve la porto."
Tengo alto il piattino vuoto come se fosse un trofeo.
Pensano tutti che abbia mangiato la torta, che sia diventata finalmente "come loro".
Non solo: nei prossimi giorni il mio metabolismo verrà molto elogiato, quando i miei amici mi contatteranno per chiedermi come ho trascorso la sera del mio compleanno.
"Sono stata a una cena con i miei parenti. Non è andata male."
"La torta non ti ha dato fastidio, quindi?"
"No."
"Vanessa e Vincenzo ne saranno contenti. Hanno tentato di avvelenarci tutti, a quanto pare. Sei l'unica che non ha fatto indigestione."
Pensavo di avere vissuto ventiquattro anni per andare verso il nulla, invece in tutto questo tempo sono riuscita comunque a fare qualcosa di sensato: ho scoperto che a volte è un bene evitare le torte al caffè.

   
 
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