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Autore: MollyTheMole    17/01/2023    1 recensioni
Tanti anni prima, suo padre aveva detto loro di trasferirsi in Giappone, che lì sarebbero stati al sicuro. Sarà anche stato vero, ma da quando era arrivato nella terra del Sol Levante gliene erano successe di tutti i colori. Insomma, quante possibilità c'erano di trovare uno stalker particolare, un dinamitardo narcisista, tutta la famiglia Mouri - piccoletto iettatore incluso - nonché Gin, Bourbon e compagnia bella, tutti dentro lo stesso centro commerciale? Per non parlare di lei. Solo quel giorno gli stava facendo perdere dieci anni di vita.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jodie Starling, Rei Furuya, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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5.

C'era una possibilità su un milione che due come voi finissero con il lavorare insieme e innamorarsi l'uno dell'altra.

 

Sentì la suoneria del telefono dentro l’auricolare e rispose alla chiamata.

- James.-

- Sta andando tutto bene. Non è stato necessario il nostro intervento. Chianti si è ritirata. Gin è ancora lì, ma suppongo che ormai abbia capito l’inghippo.-

- E’ arrivata Vermouth, vero? Ho sentito la moto.-

- Sì. Credo che, senza di lei, Bourbon sarebbe stato spacciato.-

- Quindi Kir è al sicuro?-

- Non credo che Gin abbia altri motivi per ucciderla. Con Jodie come va?-

- Sono riuscito a rintracciarla prima che imboccasse la porta. Ho creato un diversivo.-

- Sospetto che non sia sufficiente, Akai-kun. Gin è ancora lì e Vermouth è nei paraggi. Smithson dice che l’ha vista svoltare nella strada adiacente, ma non l’ha vista uscire.- 

- Forse sta aspettando Bourbon.-

- Riesci a trattenere Jodie ancora per un po’?-

- No, ormai è partita di corsa verso l’uscita… Aspetta un attimo!-

La folla infatti, invece di imboccare la porta e dirigersi ciascuno verso le proprie case, prese a tornare indietro. 

Rimase positivamente sorpreso da quella situazione. Gli stessi che fino a quel momento avevano scalpitato per andarsene dal centro commerciale, adesso stavano facendo a gara per rientrare di gran carriera.

Va’ a capire le persone.

Una signora quasi lo centrò in pieno, mentre il bambino che trascinava lo calpestava sui piedi per benino. 

Ben presto la gente si accalcò in massa di fronte ad un bancone dove un paio di commesse spaurite stavano cercando di venire a capo del mistero tanto quanto lui.

- Ci regalerete buoni per diecimila yen, vero?-

Buoni da diecimila yen?

Nonostante il susseguirsi di dinieghi da parte delle commesse, la folla non demordeva.

Scorse Ran Mouri che cercava di prendere le distanze da quella massa assetata di buoni sconto e decise che valeva la pena rivolgerle la parola.

- James? E’ successo qualcosa che ha spinto la folla a tornare indietro. Qualcuno ha messo in giro la voce che stanno distribuendo degli ingenti buoni sconto.-

- Dici che è stato il ragazzino?-

- Può essere. Adesso mi informo, ho appena visto Ran Mouri che cerca di filarsela. Se tanto mi dà tanto, Jodie è stata travolta dalla folla come me.- 

- Tieni gli occhi aperti.-

- Ti aggiorno.-

Cercò di squagliarsela a suon di permesso, scusate, sumimasen eccetera eccetera, scivolando nella calca senza riuscirci troppo bene.

Ad un certo punto, alzò il braccio e tentò il tutto e per tutto.

- Mouri-san, chotto matte kudasai!-

La giovane Ran si voltò immediatamente a guardarlo e gli sorrise a distanza.

- Subaru-san, quanto tempo!-

- Anche voi siete rimasti prigionieri del falso dinamitardo?-

- Oh, sì! Mio padre ha risolto il caso!-

Poi, la giovane guardò il soffitto pensierosa.

- Beh, con un piccolo aiuto…-

Shuichi si mise a ridere.

- Oggi è una strana giornata! Che cosa sta succedendo adesso?-

- Non saprei, la gente dice che stanno distribuendo dei buoni sconto, ma non credo che sia vero. Diecimila yen, diamine. Farei la fila anche io, se fosse reale.-

- Cosa ti fa pensare che non sia vero?-

Ran fece un grosso sorriso.

- Che il centro commerciale andrebbe fallito!- 

Alla loro sinistra si aprì uno spiraglio tra la folla e la giovane Ran decise di approfittarne.

- Le chiedo scusa, Subaru-san, ma questa massa di gente è opprimente. Le dispiace se raggiungo mio padre?-

- Assolutamente no, anzi, mi farebbe piacere conoscerlo. E’ così tanto tempo che sento parlare del celebre Sleeping Kogoro!-

- Oh, sono sicura che gli farà piacere incontrarla. Venga, mi segua!-

Brava, adesso portami dal piccoletto.

Gli piaceva Ran Mouri. Era una brava ragazza. Era forte e coraggiosa, determinata, ma allo stesso tempo gentile e pacata, educata. Una ragazza di solidi principi.

Gli ricordava tanto Akemi. 

Era felice che sua sorella si fosse fatta degli amici, persone per bene come lei. 

Masumi meritava il meglio.

In un angolo del corridoio laterale c’erano Kogoro Mouri, visibilmente annoiato - e forse ancora un po’ anestetizzato - e il piccolo Conan, che sbirciava apparentemente incuriosito da dietro la parete.

Shuichi la sapeva più lunga.

Oh, si sarebbe divertito a mettere un po’ in difficoltà il piccoletto.

- Dei buoni d’acquisto, eh?-

Conan sobbalzò e sgranò gli occhi non appena lo vide.

Era palese che non si aspettava la sua presenza al centro commerciale. 

- Non è certo un metodo raffinato. Non potevi fare altrimenti, per far spostare i clienti?-

- S-signor Subaru?-

Ran Mouri si fece avanti, tutta felice e del tutto ignara dello scambio segreto in corso tra Shuichi e il suo fidanzato rimpicciolito. 

- Ha detto che durante il caso del dinamitardo si trovava sul nostro stesso piano!-

Gli occhi di Conan saettavano da Ran a Shuichi dietro le lenti dei suoi finti occhiali.

- P-perché è qui?-

Shuichi fece spallucce, cercando di essere credibile nei panni della sua maschera.

Tira. La colla ha tenuto per troppo tempo. E la parrucca prude.

Non vedo l’ora di togliermi questo coso. 

- Avevo da fare alla Teito Bank, vicina a questo grande magazzino. Quando sono uscito dalla banca vi ho visti, così vi ho seguiti per chiamarvi, ma sono stato coinvolto in quella faccenda!-

Kogoro sopì a stento uno sbadiglio, ma non abbandonò la sua espressione scocciata.

- Allora poteva parlarci quando era in quel piano…-

Che simpaticone.

- Sembrava che foste molto impegnati. Non stava lavorando, detective Mouri?-

E quando mai? Tu per la maggior parte del tempo dormi.

Il trambusto vicino a loro continuò, mentre la gente si incaponiva a chiedere dei buoni inesistenti. 

Shuichi scorse Jodie, il capo chino e l’espressione sconsolata, che si riuniva a Camel. Il giovane canadese le mise una mano sulla spalla per confortarla, e Jodie, riconoscente ma recalcitrante, scivolò da sotto la sua mano e lo invitò a seguirla con un sorriso. 

Tutto era andato bene. Stavano tornando da James e nessuno era morto.

Anche se Shuichi aveva la sensazione di non aver fatto niente. 

Kogoro approfittò della sua temporanea distrazione per rivolgersi di soppiatto a Ran, credendo di non essere sentito da nessuno. 

- Questo chi è?-

- E’ Subaru Okiya, studente di un corso di specializzazione! Abita temporaneamente a casa di Shinichi perché l’appartamento dove viveva è andato bruciato!-

Kogoro fece oh con la bocca un secondo prima che Shuichi si rivolgesse nuovamente a lui.

- Lieto di conoscerla, detective Mouri. Ho sentito parlare spesso di lei.-

- Ma cosa significa che Conan avrebbe fatto spostare i clienti?-

La ragazza è sveglia.

- Oh, niente d’importante.-

Abbassò gli occhi sul piccolo Conan, che sembrava decisamente confuso e spaesato.

Per una volta. Segnerò questo giorno sul calendario. 

- Semplicemente un branco di stupidi lupi che ha fallito nel cacciare la preda!-

- La Teito Bank è lontana dal posto dove abita, vero? Perché ha messo lì il denaro?-

Shuichi non sapeva se Kogoro lo avesse in antipatia o se fosse semplicemente curioso. Certo era che, se non avesse avuto un piano - e se non fosse stato bravo ad improvvisare - quelle domande lo avrebbero messo in difficoltà.

Ne approfittò per dare qualche indizio al ragazzino senza rivelare troppo.

- Beh, ci sono andato per un altro impegno.-

Il nanerottolo mangiò prontamente la foglia.

- E quale?-

- Ricordi che c’è stata una rapina in quella banca? Siccome un mio conoscente è stato filmato nel servizio del telegiornale su quella faccenda, ho pensato che si servisse di quella filiale e ci sono andato. Tutto qui! Se va in quella banca, deve abitare qui vicino, perciò speravo di incontrarlo!-

- E c’è riuscito?- borbottò Kogoro mentre mirava nemmeno troppo velatamente verso l’uscita. 

- In quel reparto ho visto un uomo che gli somigliava, ma purtroppo era un’altra persona, perciò non gli ho rivolto la parola.-

Conan sembrò comprendere il sottile significato delle sue parole e si accigliò.

Il ragazzino non delude mai.

- Lo conosco bene da tanto tempo, perciò non posso scambiare un altro per lui! Credo, però, di avervi annoiato anche troppo. Lieto di avere fatto la sua conoscenza, detective Mouri. Sono un suo grande fan.- 

Per la prima volta da quando avevano cominciato a conversare, Kogoro gonfiò il petto e si passò una mano nei capelli, compiaciuto. 

Shuichi fece l’occhiolino a Conan e si dileguò tra la gente, diretto verso casa.

 

C’era stato un tempo in cui aveva creduto che abbandonarla per un’altra donna fosse sufficiente a farsi odiare.

Chi non l’avrebbe fatto? 

C’era stato un tempo in cui aveva apprezzato la sua maturità. Aveva dimostrato di saper convivere con le scelte degli altri, di saperle capire, di poter essere un’ottima collega, un’amica fedele nonostante i loro trascorsi. 

Si era illuso che lo avesse dimenticato, talmente tanto da poter fingere la propria morte con la convinzione che, al massimo, la sua collega avrebbe pianto un po’ e sarebbe andata avanti. 

Invece aveva assistito all’avvilente spettacolo di quel giorno.

Shuichi non sapeva spiegarsi come fosse possibile che, dopo tutto ciò che le aveva fatto, Jodie gli fosse ancora vicino.

Devota era il termine giusto. Lo seguiva con una devozione che aveva del trascendente, di una purezza quasi filosofica.

Shuichi cercò di mettere insieme i pezzi di quella faticosa giornata mentre si dirigeva verso casa, cercando di non pensare, di anteporre il lavoro alla vita privata come aveva sempre fatto.

Inseguire il mio scopo.

Bourbon deve essere fermato o definitivamente depistato.

Questo, però, non è possibile. 

 

- No, Shuichi!-

 

Non ti distrarre.

Devo parlare con Yusaku e Yukiko. E’ probabile che Bourbon combini qualcosa nei prossimi giorni. 

 

- Non devi uscire!-

 

Non. Ti. Distrarre. 

Dobbiamo escogitare un piano per separare la persona di Subaru Okiya da quella di Shuichi Akai agli occhi di Bourbon.

 

- Ti hanno teso un agguato!- 

 

Conviene tenere fuori i miei colleghi, o includerli nel piano?

 

- Ti prego, fermati!- 

 

Smettila. Di. Pensarci.

Lei si caccerà ancora nei guai.

Dirglielo potrebbe prevenire altri suoi colpi di testa.

O forse no.

 

- SHUICHI!-

 

Sospirò e compose il solito numero di telefono.

- James?-

- Ragazzo.-

- E’ arrivata?-

- Sana e salva, anche se con il fianco destro un po’ ammaccato. Che è successo?-

- Abbiamo avuto uno scontro nella hall del centro commerciale per impedirle di uscire.-

- Progressi con Bourbon?-

- Nemmeno uno, ma ho scoperto che conosce il numero privato di Kogoro Mouri. Sospetto che presto verrà a capo del nostro piano, se continua così. Ho in programma di parlare con i coniugi Kudo, vediamo che cosa riusciamo ad inventarci. Ti faccio sapere. Nel frattempo, per favore, tieni gli occhi aperti.-

 

 

Posso dirti che cosa penso?

 

 

Ci sperava, eh. In cuor suo, però, sapeva che lui e suo fratello non stavano parlando della stessa cosa.

 

 

Lo so già.

 

Ah, davvero?

 

Se anche quest’ultimo piano dovesse funzionare e  io riuscissi ad imboscarmi ancora una volta, posso considerarmi miracolato.

 

 

Sullo schermo del telefono comparve la scritta Kichi sta scrivendo…

 

 

Non fare lo gnorri. Sai di che parlo.

 

 

Shuichi chiuse gli occhi e sospirò. 

 

 

Allora non serve.

 

 

Kichi sta scrivendo… però, comparve lo stesso. 

 

 

Sei un cretino.

 

Grazie.

 

Davvero, sei un grandissimo cretino.

 

Non c’è bisogno di dirlo due volte.

 

 

Shuichi l’introverso, lo strambo, il mostro aveva sempre avuto una regola, stabilita di comune accordo con la sua controparte.

Quando si trovava perso, scriveva a suo fratello.

Fratello che amava fare il moralista e il santarellino, ma sapeva il fatto suo e ne aveva combinate più di quanto gli piacesse ammettere.

 

 

Cioè, tu le hai scritto un messaggio.

 

 

Shuichi sospirò. Di nuovo.

 

 

.

 

Le hai scritto un messaggio a mano.

 

 

Cercò di svicolare.

 

 

Sei duro di comprendonio, oggi.

 

 

Ma Shukichi non voleva saperne di demordere.

 

 

Con la tua calligrafia.

 

Per forza. Non ho ancora una tastiera incorporata tra i miei gadget.

Sarà il prossimo strumento che chiederò ad Agasa, date le circostanze. 

 

Spiritoso. E non ci hai pensato, che avrebbe potuto riconoscerla?

 

 

Shuichi sospirò per la terza volta di fila.

 

 

Vuoi girare il coltello nella piaga?

 

E adesso stai cercando di vendermi la bubbola che il tuo capo ti aveva detto di dirle la verità e hai colto l’occasione?

 

 

Beh, non era una bubbola.

Almeno, non proprio.

 

 

Non è una bubbola.

 

Se non è una bubbola è una fanfaluca. Una pinzillacchera. Scegli tu come chiamarla dal tuo folto vocabolario londinese, ma io non ci credo che tu sia così scemo da fare una cosa del genere con uno che va in giro con la tua faccia a cinque metri di distanza.

 

 

Provò a raccontarsi che, anche se era stata chiaramente una mossa discutibile, l’aveva fatta perché in quel momento era sotto pressione ed era da solo, ed era stata la prima cosa che gli era venuta in mente.

Provò a convincersi, e non funzionò. 

 

 

Perché diciamocelo, è una scemenza. Lavorate insieme. Siete stati insieme, bontà divina. Avrà visto la tua calligrafia centinaia di volte. 

Per non parlare del resto di te.

 

 

Shukichi gliel’aveva appena offerta su un piatto d’argento e non potè esimersi dal controbattere. 

 

 

Ah, se vogliamo parlare di questo, ne ho di aneddoti da raccontare. Di solito andavo a ripescare mio fratello quando si metteva nei guai con le ragazze, lo sapevi?

 

Non stiamo parlando di me, ma di te

 

Allora aiutami, invece di sputare sentenze.

 

Vuoi proprio sapere come la penso?

 

Magari. E’ mezz’ora che aspetto.

 

Io penso che tu sia ancora innamorato di lei.

Che è ammirevole, considerato che questi anni sono stati un casino totale.

 

 

Sentire la verità fa sempre male, soprattutto quando si cerca di negarla con ogni fibra del proprio essere. 

Per questo, quando poteva, Shuichi andava da suo fratello. Lui era la bocca della verità, l’amara realtà nella quale ogni tanto aveva bisogno di fare un bagno per uscire dalla sua mania del controllo.

Per quanto fosse perfettamente a conoscenza del fatto che il suo fratellino aveva irrimediabilmente ragione, però, non era ancora pronto a dargliela vinta. Almeno, non del tutto. 

 

 

Cosa sento io non importa. Il punto del discorso, qui, è lei.

 

Ah, scusa, me l’ero perso. 

 

Sarcastico.

 

Dici davvero? Comunque, se il punto del discorso è Jeraldine

 

Jodie.

 

Come vuoi, se il punto del discorso è lei, non mi pare che sia meno coinvolta di te.

 

 

Come dargli torto.

 

 

Che è quello che non mi spiego.

 

Perché non te lo dovresti spiegare? Quando eravamo adolescenti mi fregavi sempre tutte le ragazze.

 

Mai successo.

 

Falla finita di fare lo scemo. Guardavano solo te, io ero il fratello di quello bello.

Anzi, peggio. Il fratellino di quello bello.

 

Non pensavo di essere stato così invadente.

 

Invadente? E’ stata una grazia! Almeno qualcuna mi filava se tu non la guardavi. I vantaggi di avere un fratello figo ci sono. 

 

 

Se l’obiettivo di suo fratello era stato farlo ridere, dovette ammettere che c’era riuscito.

Anche ai maschietti piace sentirsi esteticamente apprezzati ogni tanto, anche se il commento viene dalla bocca di un fratello rompiscatole.

 

 

Possiamo mantenere un tono serio, per cortesia?

 

Ok, siamo seri. 

Avete tutto in comune. Non qualcosa, tutto.

Avete perso la famiglia, la giovinezza, la chance di scegliere che vita fare.

C’era una possibilità su un milione che due come voi finissero con il lavorare insieme e innamorarsi l’uno dell’altra.

Io credo nella ferrea logica dello Shogi, ma ogni tanto al karma ci devo credere.  

 

 

Il telefono rimase muto per un secondo.

Shuichi era seduto, impalato, mentre rifletteva su quanto suo fratello aveva appena scritto.

Si sentiva la testa chiusa in una boccia per pesci rossi piena d’acqua. Sapeva che quello che stava leggendo era la realtà dei fatti, quella che aveva sempre voluto evitare. Quella che, di conseguenza, era sfuggita completamente al suo controllo.

E a lui non piaceva per nulla che qualcosa sfuggisse al suo controllo. 

Accettare di prendere in considerazione quella realtà significava anche dover scendere a patti con tutta una serie di altre circostanze, corollario della prima, che mettevano seriamente in discussione tutte le sue certezze. 

Lo schermo rimase fermo immobile quasi quanto lui.

Poi, d’un tratto, Kichi sta scrivendo… apparve di nuovo. 

 

 

Dovresti dirle la verità.

 

 

Una parte di Shuichi, quella maniaca del controllo, si indignò convinta che suo fratello non riuscisse proprio a capire.  

 

 

E lasciare che commetta un’altra leggerezza in futuro?

 

Ah, quindi ammetti che ci tieni?

 

Piantala. Sto cercando di proteggerla. 

 

Come oggi?

Perché, scusa, tu oggi che hai fatto, se non una leggerezza?

Bella grossa, eh. Non dico altro che poi ti offendi.

 

 

Quello fu un bello schiaffo in faccia.

 

 

Tu oggi hai fatto esattamente quello che hai rimproverato a lei. E non mi risulta che tu abbia dato tutta questa grande mano alla tua spia, soltanto - o quasi - perché eri troppo preso dal seguire Josephine

 

Jodie.

 

O come si chiama.

Senti, io capisco che le vuoi bene. Per Yumi-tan farei lo stesso. 

Però devi renderti conto di quando non funziona e cambiare strategia, prima che sia troppo tardi.

 

 

C’era poco da dire, aveva ragione.

Suo fratello aveva maledettamente ragione.

 

 

E allora che faccio? Le dico tutto?

 

Non vedo perché non dovresti.

 

Mah, io qualche ragione ce l’avrei. Per esempio, l’ho lasciata per mia cugina.

 

E non lo sapevi. Quando l’hai scoperto sei stato peggio di come è stata lei quando l’hai lasciata.

 

Cugina che poi ho ucciso.

 

Tecnicamente è stato Gin, tu hai cercato di salvarla come adesso stai facendo con Shiho.

 

Andiamo, Kichi, se tutto questo non fosse mai successo

 

No, ti interrompo subito.

Se mamma non parla, non è colpa tua. E Akemi era dotata di libero arbitrio, santa polenta. Se ha fatto quello che ha fatto, è perché lo ha scelto. 

Disgrazia, sì. 

Hai una parte di responsabilità, anche. 

Però non dire che non le hai dato scelta, perché non è così.

Ti ricordi che cosa le hai scritto nell’ultimo messaggio che le hai mandato?

E ti ricordi quante volte abbiamo già affrontato questa conversazione?

Basta, Nii-san. Capisco che hai paura, ma è ora di darsi una mossa. Mi fa pena, quella ragazza. 

Vuoi lasciare aspettare Jolene un altro po’?

 

Jodie.

 

Jo e tagliamo la testa al toro. Visto? E’ destino! Hai sempre avuto una cotta per Jo March.

 

Spiritoso.

 

E tu sei noioso. 

 

 

Shuichi gettò la testa indietro sul bracciolo del divano.

Shukichi aveva ragione. Aveva sempre avuto ragione. 

E stavolta non c’era proprio nient’altro da dire.

 

 

E comunque io stavo seguendo Bourbon.

 

Che seguiva lei. Poco cambia.

 

 

Sospirò.

Per la quarta volta. E sonoramente. 

Cavolo, aveva bisogno di riprendere il controllo di sé e della sua vita prima che diventasse un’abitudine.

Yukiko l’avrebbe subissato di domande. 

Decise di prendere il toro per le corna.

 

 

Io non posso.

 

E allora la prossima volta la tua cara Jo farà di peggio.

 

No, non hai capito. Posso dirle la verità. Non posso tutto il resto. Non posso darle quello che vuole. Peggio, non posso darle quello che merita. 

Sarebbe meglio per lei se mi dimenticasse.

 

Ma non lo fa. Prendine atto. Se non lo ha fatto in sette anni, non lo farà mai più.

 

Preferisco condannare me che lei. Che vita le offro, una dove dovrà indossare per sempre una maschera di lattice?

Hai visto la mia faccia?

 

No, questa mi manca e non vedo l’ora di vederla!

 

Non è così divertente essere un altro, sai? 

A parte che posso dire tutte le cose assurde che mi pare, tanto la gente non sa che sono io.

 

Ha i suoi vantaggi, visto?

 

 

Kichi sta scrivendo… rimase sullo schermo per un bel po’, e Shuichi, in cuor suo, già si stava preparando alla filippica etico - filosofica che il fratello stava per inviargli.

Una filippica che si meritava in pieno, beninteso.

Shukichi aveva ragione, su tutta la linea, ma la paura non si dissipa con un pistolotto moraleggiante su quale sia la cosa giusta da fare. 

Quella se ne va solo con una buona dose di coraggio.

Un coraggio che lui non sentiva di avere.

 

 

Seriamente, se lei è contenta, contenti tutti.

Senti, Nii-san, non credere che non ti capisca. Siamo tutti dei ricercati. Da quello che ho capito, lo è anche lei. Non sappiamo quanto tempo ci resta per vivere la vita che abbiamo. Possiamo scegliere se permettere a quelli là di condizionarci al punto di non viverla, o se mandarli a quel paese e provarci. Quando sarà il momento, potremo dire di essercela goduta e di non avere rimpianti.

Tradotto, puoi scegliere di darle una vita di tribolazioni condivise con te, o una vita di tribolazioni patite da sola e lontano da te.

Che forse è una tribolazione in più.

 

 

Quando erano piccoli, Shukichi lo aveva ribattezzato Dice il Saggio. 

Incredibile come il tempo avesse ribaltato le posizioni. Una volta era stato lui quello che se ne usciva con considerazioni sulla vita e sull’esistenza. Adesso, era suo fratello a dargli lezioni.

 

 

Grazie, Shukichi.

 

Oh, cielo. Si sono aperte le acque del Mar Rosso? Sono arrivate le cavallette?

 

Cretino. Sono serio. Mi sei stato d’aiuto.

 

Ti senti meglio?

 

Sì. E mi sento anche scemo.

 

Era l’ora che tu te ne accorgessi.

 

Ah. Ah. Ah. Simpaticone.

 

Di nulla, scemo. Datti una mossa. Non voglio essere il primo a sposarmi. 

Mamma e papà avevano scommesso su di me. Devo farli perdere.

 

Adesso non correre troppo.

 

E tu non correre troppo poco. 

Muoviti, lumaca. 

E cerca di non essere socialmente imbarazzante con lei.

 

 

Shuichi alzò un sopracciglio e ripensò a Jodie mentre giocava ai videogames.

 

 

Lei lo è forse più di me.

 

Allora non so se la voglio conoscere.

 

A papà piacerebbe.

 

 

L’aveva scritto senza pensare. Gli era venuto spontaneo. Come se il suo cervello avesse voluto fornirgli una prova ulteriore che Shuichi, nonostante gli anni, non era mai riuscito a togliersi dalla testa il papà. 

Il telefono rimase muto per un istante.

Poi, vibrò un’ultima volta per poche, semplici parole.

 

 

Ne sono sicuro, Nii-san.

 

 

LA TANA DELLA TALPA

 

Anche questa fatica è finalmente finita. In ritardo - e me ne scuso - ma è finita.

Spero che vi sia piaciuta. Se qualcuno di voi sente di lasciare una recensione qua e là, sarò ben felice di leggerla!

Grazie a tutti coloro che hanno seguito questa storia e al loro interesse.

Ci vediamo in giro.

Vostra, 

 

Molly.

  
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