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Autore: Milly_Sunshine    17/01/2023    1 recensioni
Una serie di one-shot slegate le une dalle altre, per personaggi, tematiche e forma, accomunate dal fatto che la voce narrante senta di vivere una vita che non le appartiene.
24/7 = TORTA AL CAFFÈ: a una festa a sorpresa organizzata in occasione di un compleanno, gli amici della festeggiata vogliono dimostrarle quanto la conoscano bene, fallendo miseramente.
SONO UN SOGNATORE: un uomo che vive una vita che non sente sua ha un momento di evasione con una donna conosciuta in discoteca, con la quale può finalmente recitare la parte di chi vorrebbe essere, o mentire ancora di più di quanto non faccia nella vita quotidiana.
LA PUNTA DELL'ICEBERG: una donna adulta che soffre di autolesionismo e disturbi alimentari, disillusa dalla mancanza di supporto, in quanto adulta, da adolescenti nella sua stessa situazione, si rassegna ai propri problemi imparando a conviverci.
NON ERA COLPA SUA: una ragazza incontra quello che sta per diventare il suo ex fidanzato, con l'intento di spiegargli le ragioni interiori per cui lo sta lasciando, consapevole che sarà difficile farsi capire.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SONO UN SOGNATORE

Ho scelto proprio lei per due ragioni: la prima che rientra a pieno nei miei standard in fatto di estetica, la seconda che l'ho vista sbadigliare e non ho potuto fare a meno di chiedermene il motivo. Sono arrivato a una conclusione facile: probabile che per lei non fosse un giorno di riposo, oggi, ma che abbia lavorato, magari fino a tardi. Mi sono detto "è perfetta per me", anch'io, come lei, non ho intenzione di fare le ore piccole, stasera.
Quando mi sono avvicinato stava tenendo d'occhio l'orologio e si guardava intorno con aria impaziente. Ora che sto parlando con lei, ho già intuito il motivo, ma è meglio fingere di non avere fatto congetture.
"Sei qui da sola?" le chiedo, ad alta voce, per farmi sentire.
"No" risponde. "Sono con delle amiche."
Fingo di non avere sentito.
"Come hai detto?"
Sorride.
"Hai ragione, la musica è troppo alta." Scandisce meglio le parole, come se ce ne fosse bisogno. "Sono con delle amiche." Porta di nuovo lo sguardo verso il polso. "Non so dove siano andate a finire. Mi avevano detto che a quest'ora saremmo andate a casa."
Più la fisso e più mi sembra la mia donna ideale, vorrei tanto chiederle se posso darle un passaggio, ma è ancora troppo presto.
"Io sono solo" la informo, "E stavo per andare a casa, ma dato che devi aspettare le tue amiche, posso farti un po' di compagnia. Ti va di bere qualcosa?"
Scuote la testa.
"Sono astemia."
"Se ti può consolare, non bevo mai alcolici quando devo guidare" la informo, con aria da secchione. Non che stia mentendo, non adesso, almeno: non sono l'uomo perfetto che mi dipingo, ma ci tengo abbastanza sia alla mia patente sia alla mia vita. "Possiamo prendere una bibita, oppure un caffè."
Sorride di nuovo.
"Vada per il caffè."
Mi fanno impazzire le ragazze che sorridono e con lei passerei tutta la notte, se solo potessi.

Andiamo verso il bar, ordiniamo i caffè e, nell'attesa, osservo: "Sono proprio un maleducato. Non mi sono ancora presentato."
Rimediamo subito.
Ci presentiamo.
Si chiama Melissa e ha trentasei anni, due in più di me.
"Ti porti molto bene gli anni che hai."
Mi strizza un occhio.
"Vuoi dire che in realtà sono vecchia?"
Rido di gusto.
"No, figurati. Poi mi sento un po' vecchio anch'io. Non sarei mai dovuto venire in questo posto. Non sono un tipo da vita notturna. O meglio, in un'altra vita avrei anche potuto esserlo, ma la mattina inizio a lavorare presto e il weekend non è tanto diverso."
Melissa annuisce.
"Ti capisco."
Ci comprendiamo a pieno e mi bastano dieci minuti per valutare le sue intenzioni. Sono esattamente come le mie, quindi è arrivato il momento di passare oltre. Quello che succede dopo è un copione già scritto: Melissa scrive un messaggio alle amiche, informandole di avere trovato un accompagnatore disposto a scarrozzarla fino a casa. Non le ho ancora chiesto dove abita... spero non troppo lontano, perché - me lo ripeto, perché a volte mentire a sé stessi illude che tutto sia reale - domani mattina devo alzarmi presto per andare a lavorare.
Ne parleremo strada facendo, dopotutto bisogna essere disposti a prendersi qualche rischio, quando avviene per una giusta causa. Melissa legge i messaggi di risposta delle amiche, che sembrano felici di potere prolungare la loro nottata.

Meno di quindici minuti di strada, Melissa abita in una bella palazzina di periferia. Accosto, aspettando che scenda dalla macchina.
Non scende.
Penso che il meglio debba ancora venire, ma una brutta notizia mi attende.
"Ti farei salire in casa, per offrirti qualcosa da bere..."
Sorrido.
"Ma...?"
"Ma non saremmo soli."
Cerco di non sospirare troppo forte, per non apparire sgradevole.
"Pazienza. Potremmo rimandare la 'bevuta' a un'altra volta"... un'altra volta che purtroppo non ci sarà.
Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto, perché Melissa mi piace davvero, anche se non potrà esserci un futuro tra di noi. Inizia a piacermi ancora di più quando mi fa un'allettante proposta.
"In casa mia c'è mia sorella che dorme, ma se hai sete ho qualcosa da offrirti in cantina."
Sono certo che, se avessi uno specchio davanti, in questo momento potrei vedere i miei occhi brillare.
Mi fanno impazzire le cantine. Non me lo faccio ripetere due volte: scendo dall'auto e le apro perfino la portiera.
La seguo all'interno dello stabile, pronto a consumare la nostra 'bevuta' e penso che sono stato un uomo fortunato. Non capita tutti i giorni, o tutte le sere, di conoscere la donna giusta e sono sempre più sicuro che Melissa lo sia. Consumiamo la nostra passione nella cantina, senza pensare al tempo che scorre, senza pensare che si stia facendo tardi, senza pensare a quello che verrà dopo.
Poi, quando arriva il dopo, le lascio tra le mani un biglietto da visita. La faccio sorridere: si aspettava qualcosa di diverso, forse uno scambio di contatti sui social network.
"Chiamami" le raccomando, prima di andarmene.
"Certo" risponde Melissa, "Ti chiamerò."
La saluto con un sorriso.
"È stata una bella serata. Peccato che mi tocchi scappare. Il lavoro mi aspetta, domani mattina."

L'avventura notturna con Melissa è un pensiero che mi accompagna mentre torno a casa, facendomi riflettere su quello che sono e su quello che avrei potuto essere. La vorrei davvero un'altra vita, un'esistenza libera da ogni costrizione, un'esistenza da passare accanto a una come Melissa, oppure accanto a una Melissa diversa ogni notte.
Entro in cortile, lascio lì l'auto, è troppo tardi per perdere tempo a metterla nel garage: sono quasi le due di notte e ho ancora qualcosa di importante da fare.
Prendo fuori il cellulare, fantasticando per un attimo di trovare un messaggio da parte di Melissa, anche se so che non è possibile. Sul biglietto da visita che le ho lasciato c'era il falso nome con cui mi sono presentato accompagnato da un numero di telefono inesistente, quello che, nelle mie rare serata come questa, rifilo alle partner che mi intrigano al punto tale da sentirmi in colpa, se dovessi rivelare loro la verità. Non tutte potrebbero capire, quando nemmeno io riesco a comprendere me stesso.
Cerco qualche articolo, ne leggo due o tre. Poi vado a cercare anche un video, la finale di Champions League in meno di cinque minuti. È stata una partita monotona, mi bastano gli highlight per sentirmi come se l'avessi vista davvero.
È un pensiero che mi dà conforto mentre scendo finalmente dall'auto, pronto per entrare a casa. Apro la tasca della giacca, prendo fuori la fede e me la rimetto al dito, poi giro piano la chiave nella toppa, perché i bambini dormono. Spero che dorma anche mia moglie, perché so che mi crederebbe, se le riferissi che la ragione per cui sono rientrato così tardi è che ho perso la cognizione del tempo, quindi sono rimasto al bar fino a quest'ora con i miei amici nonostante la partita che abbiamo visto insieme fosse finita da un pezzo. Meglio che continui a dormire, del tutto ignara dell'ora del mio ritorno.
Sono di nuovo fortunato, non mi sente nemmeno mentre mi infilo a letto accanto a lei, accennando ancora a lasciarmi andare alle fantasie su una vita nella quale non ho una famiglia, su una vita nella quale sono libero come vorrei. Domani mattina mi sveglierò, come le altre volte, senza sapere se sono un sognatore o se sono solo uno stronzo.

   
 
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