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Autore: EleAB98    19/01/2023    3 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO V


 

Era tutta un fremito. Se inizialmente provò un viscerale entusiasmo per l'imminente appuntamento con quell'uomo, dopo qualche minuto dovette affrontare, senza che potesse cavarsi fuori dall'impaccio, una corposa massa di giornalisti che l'avevano trattenuta anche più del dovuto, tant'è che la ragazza non ebbe nemmeno il coraggio di guardare l'ora.

Se ne sarà sicuramente andato, pensò, sconsolata. 

Con aria seccata, uscì a passo svelto dalla libreria e ringraziò il cielo che Alessandro, poco dopo le interviste, fosse scappato nel negozio accanto alla disperata ricerca di un vinile da spararsi una volta tornato in patria. Svoltò l'angolo ed entrò nel CaféNoir, il cuore che batteva forte. Si guardò intorno e, come sospettava, non lo vide. Gli avventori del locale le regalarono un'occhiata curiosa. Alcuni di questi lei li riconobbe persino, e un profondo senso di fastidio la colse non appena uno di loro – il solito maschio alpha, perlomeno secondo Amanda – le aveva rifilato l'ennesimo sorrisetto impertinente. Visibilmente delusa si trascinò, a passo stanco, verso l'angolino più remoto del bar, sperando di non ricevere ospiti sgraditi.

Un giovane barista le andò subito incontro. «Desidera?» le chiese in tono gentile.

Amanda, sulle prime, non fiatò. Una parte di sé avrebbe tanto voluto chiedergli se avesse notato un uomo alto, dall'aria integerrima e dai folti capelli grigiastri aggirarsi nei pressi del locale – o se addirittura vi fosse entrato –, ma alla fine ci rinunciò. «Un vermouth rosso, per favore», gli rispose, annoiata. A malapena lo stava guardando, concentrata com'era sul cellulare che aveva estratto dalla borsa.

«Prendo lo stesso della signorina», proruppe poco dopo una voce, che Amanda riconobbe all'istante.

Le cadde quasi lo smartphone dalle mani, quindi cercò immediatamente di ricomporsi.

«Mi scusi tanto, non volevo spaventarla», disse lui, le mani in tasca. «È che sa, non vedendola arrivare mi sono fatto un giretto nei pressi del negozio accanto.»

Amanda abbozzò un sorriso. «Quello di musica?»

«Esatto.»

Alessandro 2, pensò, divertita. 

«Trovato qualcosa di interessante?»

«Non proprio», rispose l'altro, facendo spallucce. «A dire il vero, cercavo un vinile piuttosto raro.»

Amanda notò con sorpresa che ancora non osava sederglisi accanto. 

Che uomo discreto! 

«Prego», lo invitò, indicandogli il posto libero adiacente al suo. «Non vorrà gustarsi il suo vermouth in piedi.»

«Molto gentile da parte sua, la ringrazio», rispose prontamente l'altro, accomodandosi accanto alla ragazza, rispettando comunque le dovute distanze. Si guardarono per un tempo sufficientemente lungo perché Amanda potesse captare il colore dei suoi occhi: erano di un verde intenso, proprio come i suoi. E lo rendevano ancora più affascinante.

«Grazie a lei per avermi aspettato. Sa, non l'avrei biasimata se avesse deciso di andarsene. Ma i giornalisti mi hanno praticamente assaltata.»

«Non si preoccupi», rispose lui, scuotendo la testa. «Ho immaginato. Non che fossi sicuro che lei sarebbe venuta, anzi. Però...» Fece spallucce, quindi aggiunse: «E comunque, direi che siamo pari... D'altronde ho fatto ritardo anch'io, no?»

Amanda scostò lo sguardo per un momento. Malgrado l'affermazione da lui pronunciata, il suo sorriso appena accennato non sembrava affatto allegro. Sembrava, a ben guardare, intriso di una velata – quanto palpabile – malinconia. Ma per quale motivo? La giovane arrestò quella domanda sul nascere, decidendo di non dar credito a quell'impressione. Ammetteva di sentirsi, almeno in parte, leggermente intimidita, ma dall'altra... quello sguardo, non sapeva perché, aveva il potere di catturarla completamente, e lei non voleva che lui se ne accorgesse, o almeno... non così in fretta.

«Cosa stava cercando di preciso in quel negozio?» gli domandò, tornando al "discorso vinili".

L'uomo, che nel frattempo aveva preso a fissare un punto indefinito del locale, si riscosse di colpo. «Come dice? Oh, soltanto Friendliness degli Stackridge. Vado pazzo per quel disco del '72.»

«Anch'io vado matta per gli anni '70, sa?»

Gli occhi di lui parvero illuminarsi. «Ma non mi dire!»

«Proprio così. Le dicono niente i Genesis, gli Yes, gli Emerson Lake & Palmer? La mia lista sarebbe ancora lunga, ma mi fermo qui. Ammetto, però, la mia totale ignoranza su questi... come ha detto che si chiamano?»

«Stackridge. Comunque... non la facevo così esperta.»

Amanda scrollò le spalle. «Tradizione di famiglia», gli disse, con una certa noncuranza. Quella parola le faceva ribollire lo stomaco, ma in quel momento non voleva pensarci. «Anche se negli ultimi tempi mi sono avvicinata molto alla musica di Pat Metheny. Lo conosce?»

«Se lo conosco?» ribatté lui, sempre più colpito. «Metheny è sempre stato uno dei miei chitarristi preferiti. Ma ammetto di non ascoltarlo da anni.»

Proprio in quel frangente, il barista portò loro i vermouth che avevano ordinato e, dopo averlo ringraziato, presero a sorseggiarlo con molta calma.

«Sa che le dico, allora?» riprese Amanda, il bicchierino tra le mani. «Voglio proprio ascoltare l'album di cui mi ha parlato. Mentre lei, invece, si riascolterà un classico del buon Metheny

L'altro accolse di buon grado la sfida. «Perfetto. Scelga lei quale. Così la prossima volta, sempre se vorrà, le dirò le mie impressioni e... e lei, magari, potrà dirmi le sue.»

Amanda sorrise. Quel sempre se vorrà le scaldò il cuore, la delicatezza di quell'uomo era davvero impressionante.

«Mi farebbe molto piacere», gli rispose, pregustando già la loro prossima chiacchierata.

«Benissimo, allora», fece lui, quindi si scolò l'ultimo sorso di vermouth. «Anche se forse, sa... potrebbe avere qualcosa di meglio da fare che stare qui a discutere con me. Laggiù ci sono un paio di ragazzi che la stanno guardando con una certa, come dire... insistenza.»

Amanda avrebbe voluto che un tifone la risucchiasse all'istante. «Speravo tanto che non li notasse», mormorò, sentì il suo viso letteralmente in fiamme.

«Penso che debba semplicemente abituarsi a tutto questo. Ormai è una celebrità, no? E non dovrebbe vergognarsene», le confidò.

La ragazza tornò a guardarlo. «È che... fa' niente, lasci perdere.»

«Posso capire il suo disagio», disse lui. «Ma comunque... possiamo sempre fingere di non vederli, non trova?

Quell'affermazione le strappò un sorriso. «Ha ragione. Posso... posso farle una domanda?»

«Di che genere?» replicò lui, guardandola a malapena.

Ma è davvero così timido? pensò Amanda, quasi sorpresa che al mondo esistesse una persona più riservata – e sfuggente – di lei.

In verità, anche lei stava morendo dall'imbarazzo, sebbene stesse cercando di non darlo a vedere. «Che cosa l'ha colpita dei miei libri?» domandò in un sussurro. Non era solita chiedere cose del genere ai suoi lettori, ma questa volta la curiosità ebbe la meglio.

L'espressione di lui si fece più distesa. «In primis, il suo stile di scrittura. Ha un qualcosa di non comune, non saprei spiegarglielo, però... a me personalmente ha coinvolto molto. Scrivere dei gialli non è cosa facile, e lei ci è riuscita molto bene.»

Amanda si emozionò non poco a quel commento. «Ha letto... ha letto tutta la saga?»

«Impossibile non farlo», rispose l'uomo, tornando a concentrarsi sul bicchiere di vermouth ormai vuoto.

«Be', in tal caso, devo proprio ringraziarla.»

«Ringrazi se stessa, piuttosto. Il merito è suo.»

«Caspita, mi sembra di risentire Alessandro», disse lei per tutta risposta, mentre gli occhi dell'uomo si erano di nuovo incastrati nei suoi.

«Sarebbe?»

«Il mio agente letterario. Mi dice praticamente la stessa cosa ogni volta che lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per me.»

«E ha ragione. Certo, di sicuro lui avrà fatto bene il suo dovere, ma la penna è la sua.»

Proprio in quel momento, il cellulare di Amanda squillò. Lo estrasse appena dalla tasca della sua giacca e fu tentata di rifiutare la chiamata. Si trattava proprio di Alessandro. 

Parli del diavolo...

«Risponda pure. Non mi offendo», dichiarò l'altro, esortandola con un leggero cenno del capo.

Le labbra di Amanda si piegarono in un sorriso di circostanza. Estrasse l'apparecchio e fece scorrere l'indice sullo schermo. «Sì? Oh, giusto un caffè al bar. Anzi, un vermouth», si corresse, guardando l'uomo che gli era accanto con la coda dell'occhio. Per la prima volta, lo vide sorridere davvero

Forse perché sapeva di non essere osservato? 

Amanda ne approfittò per guardarlo meglio. Giacca scura dal taglio elegante, una polo blu scuro e pantaloni del medesimo colore. Ai piedi un paio di Timberland formato stivale, chiaramente abbinate al resto. Tutto sommato un abbigliamento semplice, che di certo non le dispiaceva. «D'accordo, Ale, ho capito», continuò. «A più tardi.»

Amanda riattaccò.

«Mi scusi davvero, di tanto in tanto il mio agente vuole assicurarsi che non mi perda per le vie di Milano», gli disse, in tono vagamente ironico. «Neanche fossi una bambina...»

«Non sia mai che perda troppo di vista la sua scrittrice preferita», commentò lui, nascondendo un sorriso. «Comunque sia, la lascio andare... lungi da me dal trattenerla troppo a lungo.»

Senza attendere risposta alcuna, si alzò dal divanetto in similpelle e Amanda fece lo stesso. Non le sarebbe dispiaciuto rimanere ancora un po' con lui, ma comprendeva che non avesse tutto il giorno. «La ringrazio tanto della chiacchierata.»

«Grazie a lei per aver accettato l'invito.»

Amanda gli porse la mano e lui, dopo aver esitato un attimo, gliela strinse. «Per me è stato un vero piacere.»

Lui sorrise appena. «A presto, allora.» Fece per voltarsi, ma proprio in quel momento ci ripensò. «Oh, dimenticavo... Federico Lapi», le disse, porgendole di nuovo la mano.

La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa. Ricambiò timidamente la stretta. Quanto era stata scema a non chiederglielo subito? «Piacere di conoscerla», ripeté, sorridendogli. «Whatercolors. 1977», aggiunse poi, sperando che lui potesse capire a cosa si riferisse.

Effettivamente, lui accennò un sì con la testa. «Lo riascolterò senz'altro.»

Amanda raccattò le sue cose e si preparò a raggiungere Alessandro, senza smettere di osservare Federico con la coda dell'occhio. Uscito fuori dal locale, lo vide accendersi una sigaretta.

Il sorriso di lei non scomparì. 

Be', qualche vizietto doveva pur averlo, si disse, quindi si costrinse a scostare lo sguardo.

   
 
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