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Autore: AliaLexi    21/01/2023    0 recensioni
Parodia circa family friendly scritta capitolo per capitolo
Il lettore vivrà le avventure del protagonista Eragon, varie sventure e drammi com'era solito nel medioevo. Dai sassi verranno fuori lucertole volanti e il giovane verrà addestrato per essere il primo Volatore dopo secoli dalla scomparsa delle suddette lucertole. Si andrà esplorando il disagio intrinseco nella storia di questo feto sedicenne senza portare offesa allo scrittore o alla saga in generale, è stata scritta solo per divertimento e senza intenti offensivi.
Fate compagnia al nostro eroe!
(Andando avanti con la lettura giuro che migliora, una volta finito di parodizzare il libro intero revisionerò i capitoli.)
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 - Post sbornia e rettili alati





   Non era passato nemmeno un minuto da quando l'uovo di Pasqua si era schiuso che la lucertola iniziò a fissare l'eroe nell'oscurità. Nemmeno un giorno di vita e già stalkerava. Precoce.

    Tuttavia Eragon non era così interessante. Era solamente un sedicenne spaventato in pigiama. La bestia volante perse subito la voglia di osservare quella stupida faccia sbigottita e cominciò ad esplorare la stanza.

    

    Il rettile era della grandezza di un gatto adulto. Sperando che non avesse anche lo stesso carattere stronzo, il feto sedicenne si avvicinò per osservarlo meglio attraverso lo stramaledetto buio. Ma accendersi una lampadina? Una candela? No, eh?

    La lucertola aveva le scaglie color blu, gli occhi color blu, le ali color blu, le zampe color blu e la coda color blu. Eragon era un genio. Identificò l'animale come di colore blu. Daje. Come avesse fatto a capirlo nel pieno della notte resta un mistero.

    Il problema era che le uniche cose non blu del gatto non gatto erano artigli, zanne e spine che armavano quel minuscolo aggeggio vivente per uccidere e sbranare. Eragon, giustamente, decise di avvicinarsi ancora di più.

    Glielo paghiamo un corso di sopravvivenza? Dai, colletta e si vola. Letteralmente. *Tu-tum cha*

    

    Col palmo sfiorò la pelle squamata della lucertola grossa. E il suo cervello esplose.

    Un dolore tale da uccidere cento e uno uomini palestrati alla riscossa gli martellò il corpo in ogni sua parte. Gli sembrò di star andando a fuoco. Mille spade gli trafissero il cranio in un macabro e sadico alternare di turni. Il mignolo del piede destro sembrò sbattere più volte contro lo spigolo di un mobile, forte. Era tutto troppo doloroso, specialmente il dolore al mignolo del piede. Quello era micidiale.

    Eragon restò lì a terra con braccia e gambe intorpidite, mani e piedi non li sentiva più. Le dita sembravano essersi staccate dal corpo, tale era l'insensibilità in quei punti. Era sdraiato a terra, immobile. Traumatizzato a vita.

    Tuttavia non riusciva a smettere di pensare che quello era davvero un animale volante. Ceh, era una figata assurda! E, tecnicamente parlando, lui poteva potenzialmente (Garrow permettendo) diventare un Volatore delle leggende. Era andato in trip.

    

    Uscito dal trip dopo qualche minuto, Eragon riuscì finalmente a muoversi e, rialzandosi, decise di accarezzare nuovamente la lucertola volante. Si avvicinò ancora al rettile e gli accarezzò il muso.

    Stavolta, invece dei patimenti dell'inferno e delle mille spade infilzate nel corpo, sentì soltanto un formicolare odioso al braccio. Ma erano dettagli.

    Però solo in quel momento il giovine si accorse di avere il palmo della mano tagliuzzato manco fosse una girella alla cannella. Non fece una piega.

    La lucertola si lasciò accarezzare solo per pena nei confronti del feto sedicenne mentre questo si faceva di nuovo i viaggi mentali e fissava il vuoto.

    

    Ad un certo punto, mentre Eragon pettava l'animale in modo inquietante, un pensiero insistente e incredibilmente forte lo perseguitò. Una fame tremenda gli attanagliò lo stomaco e immagini di polli secchi e spugnosi gli attraversarono gli occhi. Che fosse già ora di fare colazione? No, non era nemmeno passata mezzanotte. Ma allora perchè aveva fame così di colpo?

    Si scopre che la lucertola alata in realtà è Charles Xavier degli Xmen e sa comunicare con la mente.

    Nei libri non si sa come Eragon ci sia arrivato in così poco tempo, ma non lo credo tanto intelligente da intuire una roba del genere. Paolini mi deve spiegazioni.

    

    Siccome la fame comunicata dal gatto non gatto era tale da far venire fame anche ad Eragon, il giovane eroe si decise ad alzarsi dal letto e a scendere in cucina per procurare della carne secca con cui nutrire il quadrupede blu che aveva in camera sua.

    Mentre Garrow si faceva i suoi viaggi notturni all'interno della catapecchia deserta, Eragon lo notò, nuovamente sonnambulo, costruire torri di sedie e sgabelli sopra ad un tavolo (chi mi trova la cit si merita una medaglia).

    Lo ignorò bellamente e arraffò quelle strisce di carne secca che gli servivano. Tornò in camera di corsa e si chiuse la porta alle spalle.

    Il tonfo del legno massiccio non si udì manco per sbaglio per merito del casino che stava ancora facendo Roran dalla stanza accanto, picchiando ogni parete possibile.

    

    In quattro e quattr'otto, il piccolo gatto non gatto si ingozzò della carne secca che coso aveva portato in stanza. Subito dopo la scorpacciata, cadde riverso a terra con una panza da mangiatore professionista. Ruttò anche con uno sbuffo di fumo nero.

    Eragon era in estasi e continuava a fantasticare su quanto sarebbe stato figo diventare un Volatore ufficiale. Con la medaglia consegnata da Obama e tutte le solite cose cerimoniose del medioevo dark fantasy. Si addormentò in overdose da trip di questo genere.

    

    La mattina successiva, proprio all'alba, Eragon era stranamente sveglio. Roran picchiava ancora le pareti della propria stanza facendo casino, ma l'eroe si era ormai abituato. Un pazzo sotto steroidi non poteva impedirgli di dormire.

    Il gatto non gatto era appollaiato sulla colonnina del letto di Eragon e stava fissando il sorgere del sole dalla finestra. Adesso il feto poteva ben notare il colore delle squame della lucertola. Adesso ha senso, Paolini.

    La girella di cannella che aveva sulla mano, invece, era diventata argentea. Pensò di poterla nascondere tenendo le mani sporche di fango e schifo. Come scusa avrebbe potuto dire che i germi erano l'unica cosa capace di dare un sapore ai polli secchi che avevano.

    

    In grande fretta, Eragon si precipitò in cucina portandosi appresso l'animale. Recuperò un bel po' di carne, degli stracci e qualche pezzo di cuoio. Uscì di casa facendo meno rumore possibile, quindi tanto.

    L'aria all'esterno era frizzante, merito della bamba che imbiancava tutto il panorama. Il giovine si sentì subito energico e partì a razzo verso il bosco - o foresta che fosse - che aveva dietro casa per cercare un posto dove abbandonare momentaneamente la lucertola blu.

    Trovò un bellissimo albero spoglio e triste sopra una collinetta, i rami grigi che si aggrappavano al vento come scheletriche dita morenti e imploranti. Era il posto perfetto in cui lasciare un animale nato da poche ore.

    

    L'eroe si approprinquò subito a costruire una cuccetta sopra l'albero con gli stracci e i pezzi di cuoio che aveva portato con sé. Seguendo un tutorial su youtube, riuscì a mettere insieme qualcosa che poteva sembrare, forse, un rifugio vagamente stabile. Lo stesso albero scricchiolava e si piegava sotto il peso del giovine.

    Riempì la cuccia di carne secca e ci infilò di prepotenza la lucertola, la quale continuava a guardarlo come la gente normale guarderebbe una persona vestita col solo costume da bagno in pieno inverno.

    «Finchè resterai qui non ti farà male nessuno.» disse l'eroe all'animale volante, ma quello continuava a guardarlo storto «Devi restare qui, d'accordo, fra?» ritentò il giovine.

    La lucertola non fece una piega.

    "Resta qui". Gli intimò Eragon per via mentale, stavolta irritato per il fatto che quell'animale non capisse un tubo. Ripetè quelle parole più volte finchè il gatto non gatto non sembrò capire perfettamente. Poi il nostro eroe scese dall'albero con un triplo carpiato e fece ritorno a casa.

    

    Una volta arrivato in camera, si sbarazzò subito del guscio di quello che alla fine era un uovo e buttò tutto fuori dalla finestra. Colpì erroneamente un passante a una decina di miglia di distanza.

    Gli altri due non avrebbero minimamente notato l'assenza del tessssssssoro di Eragon, dopotutto non potevao comunque comprarci nulla quindi l'avevano già dimenticato.

    Quando si trovarono tutti per la colazione COL LORO DANNATISSIMO POLLO, Roran accennò a dei rumori nella notte. Peccato che fosse stato lui a farli e che né Eragon né Garrow avevano veramente dormito. Ma la conversazione non durò a lungo, conoscevano tutti i brutti effetti degli steroidi di quell'epoca e non volevano far spaventare troppo Roran.

    

    La giornata passò in fretta per il giovane eroe. Le mani le tenne sempre coperte di schifo così da non mostrare il segno che la lucertola blu gli aveva lasciato. Per qualche motivo per lui era divertente non lavarsi mai le mani, e per fortuna che non era tempo di peste.

    

    Quando tutti i lavori della giornata furono terminati, Eragon sgattaiolò nuovamente via di casa per andare a vedere se l'animale alato era ancora vivo. Con sua sorpresa sì, era ancora vivo e stava azzannando altra roba con quelle zanne e denti carini carini.

    Eragon aveva portato delle salsiccie rubate alla dispensa della catapecchia per darle alla lucertola, ma quella sapeva cacciare da sola, quindi darle le loro scorte di cibo per l'inverno era una bruttissima idea. Il giovine le diede lo stesso perchè oramai sembrava brutto negare altro cibo a quel buco nero di un gatto non gatto.

    Proprio mentre l'animale stava consumando i suoi insaccati, Eragon si rese conto che non conosceva l'identità di genere e nemmeno il genere di quella lucertola. Non si fece scrupoli a prenderla sottosopra rischiando di farle rimettere il pranzo, e questo solo per controllare se ci fossero segni distintivi. Non ne trovò.

    «Va bene, tieniti i tuoi segreti.» sospirò il ragazzo sottovoce, rimettendo la lucertola a terra.

    

    Eragon, da quel momento in avanti, iniziò a passare molto tempo con l'animale, esploravano il bosco insieme e lui gli parlava dei suoi problemi adolescenziali. Insieme prendevano in giro Roran - anche se la lucertola non parlava, gli squittii che emetteva alle battute dell'eroe sembravano risate. Insieme giocavano a caso e raccoglievano tutte le siringhe perse per la foresta con lo scopo di fare la raccolta differenziata.

    Il gatto non gatto cresceva in fretta e nel giro di pochi mesi fu abbastanza grande da arrivare alla vita dell'eroe. Non era ancora abbastanza grande da poterlo cavalcare, ma Eragon continuava imperterrito a farsi i suoi film mentali. Con la connessione mentale che avevano, ad ogni modo, potevano guardare in streaming tutti i suoi trip allucinogeni. Meglio del Netflix che offriva Brommo il fantastico agli abitanti di Carnevale.

    

    Ci sono altre cose che Paolini racconta e che a noi poco frega. Di base passa tempo e questi due fanno amicizia mentre il drago cresce. Ecco, avanti veloce.

    

    Ben presto, intorno alla fattoria dove abitavano i tre sfigati, iniziò a riempirsi di visibili ed enormi pile di merda di lucertola grossa. Eragon non poteva farci nulla, era costretto ad andare via col gatto non gatto e lasciare casa sua.

    Prima però gli serviva un nome da dare a quella cosa, non poteva continuare a chiamarla lucertola volante, eh. E poi per viaggiare servivano i documenti, quindi doveva farne anche per l'animale. Dunque, approfittando dello shopping mensile di Roran, decise di accompagnarlo a Carnevale per andare a trovare Brommo in cerca di consigli.

    

    La sera prima di partire, Eragon uscì di casa e andò a trovare il gatto non gatto per spiegargli che sarebbe stato via un po' e che non doveva cagare troppo vicino a casa sua. La lucertola era ovviamente irritata da ciò e fece un po' la stronza giusto perchè sì. Eragon tentò di calmarlo con film mentali belli, ma l'animale non accennava a starsene buono.

    "Eragon". Si lamentò mentalmente la lucertola, frustando l'aria con la coda.

    Incredibile, sto coso aveva una coscienza e un cervello. L'eroe rimase F4, osservando la lucertola negli occhi sconcertato.

    "Eragon". Disse di nuovo mentalmente il gatto non gatto. Era molto sad, ma al nostro eroe servivano veramente un nome e dei documenti per quel coso, quindi doveva andare.

    Girò i tacchi e se ne tornò a casa con lo stomaco sottosopra dalla novità.

    "Quel coso parla..."

 
   
 
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