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Autore: EleWar    23/01/2023    7 recensioni
Ogni storia d'amore che si rispetti, ha i suoi alti e bassi, ma solo la potenza del sentimento fa superare tutti gli ostacoli. Quali difficoltà dovranno affrontare, ancora, Ryo e Kaori per essere finalmente e definitivamente felici?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Stasera mi sono accorta di due cose:
- 1 che era ora di aggiornare essendo passati già 5 giorni;
- 2 che il capitolo è cortino bene eh eh eh eh! ‘^_^
Mi perdonate?
Nel frattempo ne approfitto per RINGRAZIARVI INFINITAMENTE per le rec, per le visite, per la simpatia, per la fiducia, per i complimenti, per… tutto!
Vi abbraccio
Eleonora

 
 
 
Cap. 8 - Kaori hai vinto
 
 
“Kaori??? Kaori dove sei?”
 
Ryo era appena rientrato in casa, felice di aver sbrigato presto l’impegno con Umibozu e impaziente di rivedere la sua socia.
Era già arrivato a metà soggiorno quando percepì un cambiamento, come se la casa stessa potesse mandargli un messaggio.
S’incupì, e il sorriso gli morì sulle labbra.
Cosa era successo?
Perché tutti quegli oggetti rotti e sparsi in giro?
Istintivamente portò una mano al calcio della pistola celata sotto la giacca.
Aveva già avvertito la mancanza della compagna: non era lì nella stanza, ma nemmeno nello stabile intero; non fiutava pericoli di sorta, però in tutto quel relativo disordine c’era, in più, una nota sbagliata.
 
Guardingamente si aggirò per il soggiorno, fra i frammenti di vetro e i cocci dei vari ninnoli che, valutò, erano stati infranti direttamente sul pavimento, con notevole forza, o scagliati sulle pareti, dove riconosceva distintamente i segni dell’impatto che aveva scalfito l’intonaco.
 
Solo una persona avrebbe potuto fare un tale disastro, e quella era indubbiamente la sua irascibile fidanzata che, ad essere sinceri però, si era notevolmente calmata dopo che lui si era avvicinato a lei e aveva deposto le armi.
 
Il vasetto, che fino a quella mattina conteneva il prezioso fiore del bouquet di Miki, il segno del loro amore appena sbocciato, il simbolo di future e dolcissime promesse da mantenere, giaceva sul tappeto che ne aveva parzialmente assorbito l’acqua.
Il contenitore era stranamente intatto e il fiore stava già appassendo; irrazionalmente lo sweeper pensò che avrebbe dovuto salvare quel fiorellino, prima che fosse troppo tardi, e si affrettò a raggiungere l’acquaio tenendo in una mano il vaso e nell’altra il trycirtis, senza stringerlo, col timore di rovinarlo ulteriormente.
 
Kaori era furiosa, aveva spaccato tutto ciò che le era passato per le mani, ipotizzò il socio, ma per una strana ragione aveva risparmiato il loro fiore; poteva forse significare che il motivo di tanta rabbia non fosse imputabile a lui?
D'altronde, ultimamente non le aveva dato motivo di arrabbiarsi, aveva rigato dritto, si era comportato bene, sia quando erano in giro in mezze alle altre persone – alle altre donne, piuttosto – sia quando erano insieme.
Le aveva ripetutamente dato prova di tenere a lei e di essere profondamente innamorato; stava cercando di fare del proprio meglio per non deluderla e renderla felice, e davvero non si capacitava di essere lui la fonte dei suoi furori.
Si stava forse sbagliando?
 
Era entrato in casa felice di poterla ritrovare lì che lo aspettava; si era pure sbrigato a sistemare quella faccenda giù in città, giusto per poter tornare prima da lei, e invece…
Il fatto che Falcon li avesse invitati a pranzo, finiva decisamente in secondo piano rispetto a quel casino che lui aveva o non aveva combinato.
 
Si lasciò cadere con un sospiro di frustrazione sul divano.
 
Cosa diavolo stava succedendo?
Con chi altri avrebbe potuto litigare e infuriarsi, quell’amore di ragazza, se non con lui?
Nemmeno Reika era capace di provocarle tutto quel risentimento; a dirla tutta neanche tutte quelle ochette che erano transitate nella loro vita, l’avevano fatta andare fuori di testa come dimostrava di aver fatto quella mattina.
Kaori era troppo buona per sbottare e scazzarsi con qualcuno che non fosse lui; lei era affettuosa, comprensiva, amava tutti, trovava il bello e il buono in ognuno, era pronta al perdono, era empatica, era una santa…
Chi, o cosa, poteva averla esasperata a tal punto?
Per una frazione di secondo, Ryo pensò che forse era passato di lì Mick e l’aveva insidiata, ma Kaori lo avrebbe preso a martellate, sicuramente; inoltre si poteva dire tutto, di quello yankee da strapazzo, tranne che fosse un molestatore vero, qualcuno che seriamente importunasse le donne.
E poi la sua magnifica socia era capacissima di difendersi da lui, e di certo non scagliandogli addosso oggetti innocui e poco pericolosi.
 
No, c’era di sicuro un’altra spiegazione e, più ci pensava, più s’innervosiva.
Non gli piaceva non riuscire a capire il perché delle cose… e se Kaori fosse stata in pericolo?
Se qualcuno avesse tentato di rapirla o farle del male e, nel tentativo di difendersi, gli avesse tirato addosso l’impossibile?
Eppure non c’erano segni di lotta: a parte quegli oggetti infranti, regnava il solito impeccabile ordine, e in ogni caso se un nemico qualsiasi avesse tentato di portarla via contro la sua volontà, la sua partner avrebbe cercato di lasciare delle tracce per lui, per Ryo: degli indizi che gli avrebbero fatto capire chi fosse il balordo di turno, quanti fossero, se fossero armati e di cosa, e via dicendo.
Era in gamba la sua socia.
 
Si mosse a disagio sul comodissimo divano, che ultimamente ne avrebbe potute raccontare di belle, e che invece ora gli sembrava cosparso di spine e rovi.
Fece per accendersi una sigaretta – tanto Kaori non era in casa – ma il solito accendino era scarico.
Istintivamente guardò verso il ripiano dove sempre ne teneva uno di scorta e, appallottolato in un angolo, vide un foglietto di carta con delle scritte, blu su bianco.
Incuriosito e stupito di non averlo notato prima, raggiunse il mobile e prese il grumo di carta; prima ancora di aprirlo sapeva già cosa contenesse, quali frasi e quale significato avessero quelle parole: si maledisse fin nel profondo del suo cuore.
 
“Idiota, idiota, idiota!” Si ripeteva dandosi pugni sulla testa “L’ha trovato, l’ha trovato! Ma come ho potuto, come ho fatto?”
 
A quel punto già girava in tondo come un leone in gabbia, sbuffando, imprecando e insultandosi.
Aveva rovinato tutto, aveva combinato la solita cazzata, non era affatto il più furbo sweeper del Giappone: era un farlocco, un bamboccio qualsiasi, che non è in grado nemmeno di distruggere una lettera compromettente e che si lascia cadere dalle tasche i frammenti che ne rimangono, dopo averla stracciata.
 
Adesso anche lui avrebbe voluto scagliare con rabbia gli oggetti sul muro e sul pavimento, ma non ce n’erano più, ci aveva già pensato la sua incazzatissima fidanzata.
 
Urlò!
E il suo grido riecheggiò per l’appartamento deserto.
Che cazzo aveva combinato?
Ma poi si riscosse all’improvviso.
Scartò l’involto e lesse le poche ma inequivocabili frasi: Kaori era andata sicuramente all’appuntamento.
Che ore erano?
Doveva far presto, forse nulla era ancora perduto.
 
Afferrò al volo le chiavi della Mini e, un minuto dopo, era già lanciato a tutta velocità per le vie di Shinjuku.
 
 
 
 
oOo
 
 
 
 
“Ka-Kaori… ma sei proprio tu?” si sentì apostrofare la sweeper.
 
La ragazza voltò la testa e si trovò faccia a faccia con Yuki, la Regina di Arimania.
 
“Yuki!” rispose più allarmata che sorpresa.
 
Per stare dietro ai vaneggiamenti di quel moccioso e di sua madre, aveva perso di vista la sua sorvegliata speciale, ed era finita per attirarne addirittura l’attenzione: che razza di professionista era?
Ryo non avrebbe avuto tutti i torti a sgridarla.
Si guardò intorno imbarazzata, nemmeno il socio fosse lì davvero.
Questo gesto non sfuggì alla regina che, con un tono troppo speranzoso per i gusti di Kaori, chiese:
 
“Ryo… Ryo è qui con te?” E anch’essa girò lo sguardo tutto intorno.
 
Nel frattempo, madre e figlio si erano allontanati, più discretamente di come si erano presentati, ed ora restavano solo le due donne a fronteggiarsi.
 
Una vestiva un corto giubbetto di pelle, sopra jeans attillatissimi che ne evidenziavano le lunghe gambe atletiche; una zazzera di capelli color mogano incorniciavano un viso dolce e delicato, e due grandi occhi stupiti e vispi, catturavano l’attenzione ad ogni sguardo.
L’altra era il cliché di una giovane donna in vacanza studio, il cui portamento tradiva nobili ascendenti e un’innata attitudine al comando.
Di quest’ultima, tutto si sarebbe potuto dire, tranne che non avesse carisma e appeal, ma non era nulla in confronto alla naturale bellezza di Kaori, che incontenibile strabordava dalla slanciata figura ritta davanti alla Regina.
Solo allora Yuki di Arimania si accorse di una cosa importantissima, che aveva sottovalutato, se non considerato, già dalla prima volta, e cioè che Kaori era bellissima, ed ebbe come un’illuminazione.
 
Colpita dalla sua constatazione, abbassò lo sguardo, quasi in segno di sconfitta, a riordinare le idee; Kaori la sentì appena mormorare:
 
“Che stupida… che stupida sono stata… a non averlo capito subito!”
 
Quando rialzò lo sguardo a fissare la giovane sweeper, che ammutolita e a corto di parole le stava innanzi, finalmente Yuki parlò chiaramente:
 
“Bene, Kaori. Direi che hai vinto… hai vinto di nuovo!” e le sorrise enigmaticamente, un misto di rimpianto, sarcasmo, dolore.
 
   
 
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