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Autore: LadyPalma    23/01/2023    2 recensioni
"Vi avevo detto che per i miei servigi mi avreste ripagato a tempo debito, ricordate? Beh, quel tempo potrebbe essere adesso. Sposate me".
Alicent/Larys
What if. Segue gli eventi del libro, ma con determinati cambiamenti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicent Hightower, Altri, Larys Strong
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Larycent [Alicent/Larys]'
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Capitolo 8.





Sventare la vendetta da parte dei Neri non può essere sufficiente per sentirsi al sicuro, specialmente perché le numerose indagini avviate da Otto non conducono a nessun risultato sperato. I cadaveri di Sangue e Formaggio – questi i nomi dei due aggressori materiali – sono stati dati in pasto a Sunfyre ma risalire ai mandanti è impossibile. Le misure che si tentano di attuare (più guardie, più controlli) sono fragili, come fragile è il giovanissimo regno di Aegon: questi sono i pensieri che percorrono gli stessi membri del Concilio verde ma che nessuno osa esprimere.

Ad alta voce, si parla invece degli eserciti numerosi che confluiscono sempre più ad Harrenhal, radunandosi sotto i vessilli di Daemon e del bisogno di trovare presto alleati. Otto scrive missive su missive, mentre non risparmia battute sagaci all'indirizzo del marito della figlia, il formale Lord di Harrenhal.

"Lord Larys intanto ha salvato la vita ai miei figli, ed è anche uno storpio. Tu, invece, cosa stai facendo esattamente, caro nonno? Scrivere altre lettere? No: abbiamo finito" abbaia il re, ingollando vino su vino, fremente di ira e d’impazienza. Il giorno stesso, convoca il nonno nella sala del trono e gli strappa la catena da Primo Cavaliere gettandola a Ser Criston. "Sono stufo di gente che parla solamente, hanno osato tentare di ammazzare i miei figli nel mio stesso palazzo, voglio il sangue e il fuoco".

Ed è quello, forse, il momento in cui qualsiasi speranza residua di risolvere il conflitto tramite la diplomazia viene frantumata. Mentre Otto cade in disgrazia e Criston Cole ascende all'improvviso, Larys approfitta del favore che ha conquistato presso il re per rendersi utile. 

"Non sono in grado di fare altro che scrivere, Vostra Maestà, ma questo documento forse sarà di vostro gradimento" dice con una punta di ironia, mostrando un elenco di tutti coloro che si sono espressi a favore di Rhaenyra o, addirittura, sono stati presenti alla sua incoronazione a Roccia del Drago. 

Con la lista dei ribelli in mano e dei bersagli concreti per la sete di sangue, la prima vera battaglia non impiega molto a essere giocata: a Riposo del Corvo, durante la spedizione per piegare gli Staunton, due draghi si scontrano ed è la prima ma anche ultima impresa di Aegon. La notizia della morte di una temibile avversaria, la Regina che non fu Rhaenys Targaryen, non è motivo di gioia se a riportarla è il re stesso chiuso in una lettiga e quasi sul punto di morte.

Invoca la morte, Aegon, invoca la mamma. Torna il bambino che non è mai stato davvero, e Alicent, che tante volte lo ha disprezzato se non perfino odiato, non lo lascia da solo un secondo. Trascorre le giornate al suo capezzale, curando personalmente le sue ustioni e versandogli il latte di papavero. Piange silenziosamente, prega, dorme su una sedia con la testa e le braccia posate sul letto del figlio.

"Dovresti riposarti, Alicent, se succede qualcosa ti chiameranno" le dice Larys il quarto giorno di quell'agonia.

Alicent è il ritratto della stanchezza, i suoi movimenti sono lenti come lenta è la sua capacità di reazione. L'uomo pensa quasi che non l'abbia sentito, invece lei alla fine ruota il capo e lo guarda.

"Verrai nelle mie stanze stanotte?" chiede in un sussurro, quasi si vergognasse della sua stessa richiesta, e Larys annuisce semplicemente.

La sera, quando rientra nelle sue stanze dopo l'ora del lupo, lo trova seduto al tavolo da pranzo davanti al cibo ormai freddo.

"Mi perdonerai se ho già mangiato, sarebbe stato un peccato far raffreddare queste delizie. In ogni caso ti ho fatto portare diverse portate, deve essere da giorni che non mangi un pasto decente".

La donna scuote la testa quasi infastidita e non degna il cibo neanche di uno sguardo. "Non ho fame".

Larys si pulisce lentamente la bocca con il tovagliolo, posa coltello e forchetta sul piatto, e si alza in piedi aiutandosi con il bastone. "Dovresti dormire, allora, posso chiedere di portarti una tisana e…"

Ma Alicent continua a scuotere la testa, il fastidio si tramuta in una vera e propria disperazione e le lacrime iniziano a riempirle gli occhi. "Non voglio mangiare e non voglio dormire, io…"

Larys è ormai davanti a lei, la fissa con espressione curiosa. "Tu cosa, Alicent?"

Lei non risponde, si getta quasi con furia tra le sue braccia e lo trascina letteralmente verso il letto. Continua a fissarlo mentre le lacrime scivolano adesso libere sulle sue guance. 

"Voglio smettere di pensare, tu puoi aiutarmi?".

 

*

 

Le giornate di Alicent hanno avviato una nuova macabra routine, punteggiata da dettagli che sembrano usciti da un sogno – o forse, meglio dire da un incubo.

Si sveglia.

Ascolta in Concilio i piani di attacco, le battaglie che continuano ovunque, i nomi dei caduti.

Veglia su Aegon che prega lo Sconosciuto di morire.

Lei prega la Madre, invece, che lui viva.

Piange con il viso nascosto tra le mani.

Dorme come può, per sfinimento.

Aemond indossa la corona di ferro e rubini, è lui il reggente ora e Criston Cole il suo Primo.

La notte invita Larys nel suo letto, ma sembra più un ordine e quello che ordina di avere sono carezze e baci, la dolcezza che ha appena conosciuto e già sente scivolare via dalle sue mani come granelli di sabbia. 

"Andrà tutto bene, alla fine" le dice Larys, e lei non gli crede, neanche di lui si fida in fondo ancora.

Però sta bene, davvero bene, quando lui sprofonda la testa tra le sue gambe e le mostra come sa usare la lingua per fare cose migliori che dire bugie.
 

/
 

Si sveglia.

Ascolta in Concilio i piani di attacco, le battaglie che continuano ovunque, i nomi dei caduti.

Veglia su Aegon che prega lo Sconosciuto di morire.

Lei prega la Madre, invece, che lui viva.

Piange con il viso nascosto tra le mani.

Dorme come può, per sfinimento.

Jacaerys Velaryon è morto: Rhaenyra chiederà nuova vendetta e Aegon implora la morte un po' più forte, stranamente piange per quel lutto come se fosse una perdita personale e non un punto segnato per loro.

La notte non invita più Larys nel suo letto, è lei ad andare nel suo e infilarvisi senza più alcuna formalità. 

"Che piacevole sorpresa" la saluta lui, quando entra nella stanza, e la sorpresa diventa autentica quando lei scosta lentamente le coperte e con inevitabile timidezza si mostra nuda.

"Alicent–" dice in tono di avvertimento. Non è ancora abituato a pensarla così disponibile, così bisognosa, per lui, soltanto per lui. E lui stesso non sa – lui che sa sempre tutto, ma da quando lei è sua si accorge all’improvviso sempre più spesso di non sapere – se quell'offerta tirerà fuori la sua mancanza di controllo animale oppure lo paralizzerà consacrandolo schiavo.

Ma lei lo fissa con gli occhi enormi e lucidi, con qualcosa che è animale e servile insieme.

"Non essere gentile, fammi male, ti prego" implora, stendendosi supina come una bambola immobile, e quello per cui implora sono cose che non credeva avrebbe mai desiderato. Eppure, ha scoperto che è l'indifferenza a fare male, e che anche la violenza a volte è passione, necessità. Ha scoperto che ha bisogno dei graffi e dei morsi sulla pelle in certe notti più delle carezze per smettere di sentirsi così impotente. Le carezze però poi le vuole lo stesso per riuscire a dormire: il corpo imperfetto ma caldo di Larys attorno al suo è una ninna nanna migliore delle lacrime.
 

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Si sveglia.

Ascolta in Concilio i piani di attacco, le battaglie che continuano ovunque, i nomi dei caduti.

Veglia su Aegon che prega lo Sconosciuto di morire.

Lei prega la Madre, invece, che lui viva.

Piange con il viso nascosto tra le mani.

Dorme come può, per sfinimento.

Daeron, il figlio che ha dimenticato, che non sa che faccia abbia adesso, ha salvato la battaglia sull'Altopiano.

La notte si infila nel letto di Larys e non chiede niente, per una volta è solo silenzio, sono due corpi che non devono dire più nulla perché ormai si conoscono come se si appartenessero da sempre. Restano entrambi supini, senza guardarsi, sono le braccia che si allungano e i polpastrelli che si trovano, sfiorandosi piano. Non è il modo in cui dormono un marito e una moglie, e nemmeno due amanti… è qualcosa di più intimo e profondo persino di essere l'uno dentro l'altra o scambiarsi vuote e cortesi parole d'amore.

Ed è lì, nella fragilità del buio, che Larys osa la domanda che involontariamente gli si è affacciata alla testa ogni singolo giorno con la voce che trema in maniera impercettibile.

"Stai prendendo il tè della luna?"

Non sa perché lo chiede, non sa perché ci pensa, non sa cosa vorrebbe lei rispondesse. O forse lo sa, però è facile, alla fine, mentire anche a se stessi. È che vorrebbe vederla portare dentro di lei qualcosa che è la somma di loro due insieme, però trova impossibile che lei possa volere per davvero la stessa cosa. E, poi, anche se fosse? Lo ha detto anche a lei, la guerra è alle porte, non è il momento. Non può distrarsi – non più di quanto sia già irrimediabilmente compromesso.

"Sì, lo sto prendendo" risponde lei dopo una lunga pausa.

Sente il corpo di Larys al suo fianco irrigidirsi invece di rilassarsi, e Alicent si meraviglia della donna che è diventata, si pente per un solo istante di avere imparato a mentire a sua volta. Sulle sue guance ci sono lacrime silenziose per presagi oscuri impossibili da esprimere: Rhaenyra ha perduto tre figli, quando toccherà a me, si prenderebbe anche quelli che non ancora esistono?
 

/
 

Si sveglia.

Ascolta in Concilio i piani di attacco, Aemond e Criston si preparano a piegare gli eserciti di Daemon a Harrenhal anche se questo significa lasciare Approdo del Re quasi indifesa. Lei, suo padre e Maestro Orwyle sono gli unici a votare contro, non la maggioranza. Larys non si esprime.

Veglia su Aegon che prega lo Sconosciuto di morire.

Lei prega la Madre, invece, che lui viva.

Piange con il viso nascosto tra le mani.

Dorme come può, per sfinimento.

Aemond e Criston sono partiti per Harrenhal.

La notte non va da Larys né lo invita. Aspetta che vada lui da lei, che sia lui a cedere, e poi prende da lui ciò che vuole – ciò che vuole è essere in comando, in controllo, perché sente che presto non lo sarà più di niente.

 "Harrenhal è soltanto una trappola, moriremo tutti, tutti" mormora, mentre stanotte l'orgasmo invece di liberarla dalla paura la fa sentire più vicina che mai alla morte. Soprattutto perché lui sembra il volto dello Sconosciuto stesso mentre le accarezza i capelli e posa le labbra sulle sue, consegnandole insieme a quel tiepido bacio una promessa di morte. 

"Lo so, Alicent, lo so". 

Sono parole stanche, Larys si è stancato di dire bugie inutili.

E Alicent si è stancata di piangere, perché lo sa fin troppo bene anche lei. Sa che Harrenhal, in fondo, è maledetta, come maledetto è sempre stato lui – e adesso lo è anche lei.

/

Si sveglia.

Le campane suonano in allarme, la parte di letto accanto a lei è vuota.

Due draghi volano sopra Approdo del Re, la fine sta venendo a prenderli tutti, come previsto, come promesso.

Non ci sarà alcun Concilio questa mattina, non ci sarà tempo né per piangere né per pregare.

 

*

 

Alicent fa quello che può, anche se sa che non è abbastanza. Fa sbarrare le porte della Fortezza, ordina alle guardie di non lasciare le stanze del Re, della regina e dei principi, e provvede a mandare messaggeri per avvertire Aemond di tornare indietro. È solo dopo queste prime – e inutili, non può non saperlo – disposizioni, che si reca da suo marito, che pur sapendo tutto non ha mosso un dito per cercarla, non ancora. Del resto, ancor prima di attraversare la porta con tutto il peso della sua frenetica disperazione, lei sa già cosa aspettarsi dalla fredda compostezza che trova dall'altra parte.

Le parole che lui le dirà le intuisce anche solo dal suo sguardo, ma esita abbastanza, immobile, il tempo necessario per fargliele dire lo stesso. 

"Andiamocene via".

L'obiezione che ha in mente è un'altra, sceglie però di conservarla per dopo, lasciandosi cullare nell'illusione che scappare sarebbe, in fondo, possibile.

"Dove?"

Larys non sembra sorpreso perché non lo è affatto: è uno stratega finissimo, un uomo che calcola sempre tutto, ed è probabile che ai piani di riserva, ai piani di fuga, avesse pensato già da giorni, settimane, mesi perfino. "Non preoccuparti di questo" si limita a dire, scuotendo appena la testa.

Alicent sospira, come risvegliandosi finalmente da quella inutile pausa che si è concessa, e si muove per raggiungerlo.

"E poi?" domanda, ed è una domanda che sa quasi di accusa. "Cosa faremmo una volta in fuga? Vivremo sotto falsi nomi, dimenticando chi siamo?"

Come due persone comuni oltre il Mare Stretto magari, pensa e le viene quasi da ridere. Si ricorda di Ser Criston, della disperazione che aveva provato mentre le raccontava di come avesse chiesto a Rhaenyra di fuggire insieme a lui, via dalle responsabilità per vivere una vita semplice. E si ricorda, anche, di come appena dopo la morte di Viserys aveva pensato anche lei di volere una proposta simile. Ma Rhaenyra aveva detto di no, e di no direbbe sempre anche lei – per i suoi figli, per il regno, per quello che è giusto.

"No" riprende, prima ancora che lui possa risponderle, "non è quello che siamo".

No, e lo sa benissimo anche Larys che annuisce lentamente. Una simile vita, segreta e anonima, è volutamente una esagerazione, e lui non l'ha mai neanche ipotizzata – non davvero, perlomeno.

"Tuttavia, l'alternativa sarebbe quella di restare qui? Rhaenyra prenderà la Fortezza, è inevitabile. Possiamo muovere le fila di nascosto, in attesa di tornare".

"E lasciare il castello del tutto sguarnito? Quale popolo seguirebbe mai chi abbandona la capitale nel momento del bisogno?"

Larys la guarda e tace, non perché non sa cosa dire ma perché, ancora una volta, le parole sono superflue. Alicent non è più la giovane regina che si era sentita morire nell'apprendere la fine di Lyonel e Harwin Strong; Alicent adesso sa benissimo chi è l'uomo che ha sposato e non ha paura di immaginare fin dove sarebbe disposto a spingersi.

"No" dice, e stavolta la voce le esce quasi in un singhiozzo. "Non posso lasciare qui i miei figli, non posso lasciare Aegon, non in queste condizioni. Lo uccideranno, uccideranno lui e Helaena e anche i bambini e–"

L'interruzione di Larys è calma, fredda, crudele.

"Pensi forse che la tua amica di infanzia risparmierà te?"

Alicent esita. Per un attimo pensa a Rhaenyra, a tutto quello che sono state, all'affetto incondizionato che ancora prova per lei, a come l'aveva considerata seriamente la sua regina, la sua unica amica, sua sorella – anche se mai una figlia. Volare fino al Mare stretto, lontani da tutto: che buffo, una volta era stato anche il sogno che avevano loro due.

"Forse" sussurra, cercando di aggrapparsi all'effimero residuo di quei ricordi frammentati, "forse risparmierà me perché sono inutile, ma farà fuori tutti gli altri per rendere sicuro il suo dominio… I miei figli e i miei nipoti, finché vivranno, rappresenteranno sempre una minaccia per la sua pretesa al trono. Per questo tu devi andare via con i bambini, devi portarli in salvo, devi salvare il nostro re".

Larys la fissa e basta, le sue parole che sanno essere miele continuano a essere soltanto fiele, adesso.

"A me non interessa niente del Re, né dei tuoi figli" dice di rimando, e lo fa senza cattiveria, sottolineando un semplice dato di fatto. "A me interessa soltanto di te, Alicent, non lo hai ancora capito?"

Lei sente le lacrime riempirle gli occhi, indecisa su quale aspetto di quella confessione catturare: Larys manderebbe i suoi figli al macello, forse, se questo fosse conveniente per lui, lo sa, ma non lei, mai lei. La falla nel piano, però, è che Alicent è una madre prima che una donna, che i suoi figli non sono soltanto il centro del suo affetto ma anche, sostanzialmente, parte della sua identità. Non è soltanto una madre (questo ha scoperto soltanto grazia a Larys) ma non potrà mai più essere soltanto una donna.

Per questo piange ormai apertamente e con lentezza si inginocchia a terra davanti a lui, giungendo le mani in segno di preghiera. 

"Larys, ti prego, devi salvare i bambini, devi portare via Aegon".

È una scena strana, sbagliata, una regina che si inchina, una regina che implora, qualcosa di eccessivo perfino per Larys, che è visibilmente a disagio, talmente tanto che non riesce a guardarla. Per questo cerca fisicamente di allontanarsi, ma prima che possa fare un singolo, faticoso, passo, lei lo afferra per le vesti e a quel punto la preghiera si fa ancora più disperata.

"Alicent, che stai facendo? Alzati".

"Ti prego! Non te lo sto chiedendo da Regina, guardami, te lo sto chiedendo come tua moglie. Te lo sto chiedendo come… Alicent. Se davvero ti interessa di me, come dici, tu devi farlo".

È solo con estrema riluttanza che infine l'uomo decide di guardarla e quello che vede riesce a farlo sentire perfino più a disagio di quanto si aspettasse. E non è per le lacrime, no, non per la disperazione, quanto per la speranza che nonostante tutto trapela dal suo sguardo. Come se lui potesse salvarla, come se lui potesse davvero…

Piega le labbra in un sorriso ironico. "Sarebbe ben sciocco dimostrare che tengo a te lasciandoti indietro, non credi? Perché mai dovrei agire in maniera così insensata?"

"Perché io… tu…". La donna s'interrompe, chinando la testa a terra. Non perché non sa cosa dire ma perché dirlo sarebbe troppo perfino per quel momento, è una verità talmente grande che dirla la renderebbe pericolosa.

Perché io ti amo.

Perché tu mi ami.

Follia. 

"Ti prego, Larys, ti prego".

Alicent ha ancora la testa abbassata mentre formula quell'ultima implorazione, quindi l'ultima cosa che vede di lui sono il suo piede deformato e la punta del suo bastone mentre lentamente – e silenziosamente – si allontana.

Resta in ginocchio, da sola, senza sapere se la preghiera è stata accolta. Senza sapere, neanche, in fondo, se si rivedranno mai più. 












 

NDA: Let's dance! Finalmente inizia la Danza – è stata una vera faticaccia riassumere tutti gli eventi cercando di non fare uno spiegone, spero non sia risultato pesante. Nel prossimo capitolo arriverà Rhaenyra e la Danza entrerà ancora più nel vivo, sebbene il punto di vista sarà quello estremamente parziale di Alicent.
A proposito, volevo precisare che nella long resterò principalmente concentrata su ciò che riguarda Alicent e Larys (e gli eventi direttamente modificati dal what-if), quindi tutto il resto, per quanto fondamentale, rimarrà abbastanza sullo sfondo.
   
 
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