Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |      
Autore: OmegaHolmes    23/01/2023    2 recensioni
Un angelo, un demone, molti dubbi e un biglietto compromettente.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quel pomeriggio una leggera pioggia invernale aveva iniziato a cadere ghiacciata sulle strade di Londra, obbligando la maggior parte delle persone a cercare calore e riparo nelle proprie abitazioni.

Chiuso nella sua libreria, Aziraphael si strofinava le mani nervoso, guardando fuori dalla finestra con aria leggermente rattristata, in quanto non amasse affatto la pioggia, in memoria della terribile calamità che era stata il diluvio universale.

Anche se un clima del genere invogliava maggiormente ad un buon the caldo o alla lettura dei suoi amati libri, questo implicava il non poter uscire a fare una bella passeggiata a St. James Park, sotto un tiepido sole invernale e magari con la compagnia di Crowley.

No, l’ultimo punto era irrilevante (o almeno così continuava a ripetere a sé stesso ogni qualvolta che il nome del demone gli saltava il mente).

Avrebbe voluto poter fare un piccolo miracolo e far cessare quella pioggia, ma avrebbe voluto dire andare contro il piano ineffabile e lui questo proprio non se lo poteva permettere, non dopo il gran pasticcio che aveva già combinato con il sabotaggio dell’Apocalisse.

Da un po’ di tempo a questa parte il pacifico angelo si sentiva turbato.

Anche nella sua calma e meravigliosa libreria, si sentiva inquieto, costantemente in allerta, con la terribile sensazione che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato a rovinargli “la festa”.

 

Con un sospiro arreso, decise di abbandonare la finestra per dirigersi verso la cucina, pronto a prepararsi una cioccolata calda e magari mangiucchiare qualche biscotto insieme.

Ma anche il mangiare ultimamente non lo riempiva più di gioia come un tempo, rovinando la sua grande passione per il cibo con quella terribile sensazione allo stomaco.

 

- Povero me...- mormorò tristemente, cercando nella dispensa.

Anche se a quanto pare tutto era andato per il verso giusto, Aziraphale continuava ad avere molti dubbi sul suo ruolo di angelo.

Dopo aver tradito il Paradiso per salvaguardare la Terra, era ancora uno di loro?

Ciò che aveva fatto era davvero considerabile tradimento?

Il grande capo… o meglio Dio, lo avrebbe prima o poi punito per tanta arroganza?

Ma se così fosse… perché glielo aveva permesso, insomma… dopotutto gli era sempre stato fedele.

Un vero angelo modello, con così tanti miracoli di bontà da far invidia agli Arcangeli.

Lui sapeva in cuor suo di aver fatto la cosa giusta, eppure si sentiva incredibilmente abbandonato dal Paradiso.

Non che amasse andare al cospetto di Gabriele o ricevere incontri di soppiatto da parte di Michele o Uriel, per non parlare poi di Sandalphon, ma l’idea che l’avevano quasi giustiziato per aver salvato la Terra…

Beh, questo lo feriva moltissimo, mettendogli molti dubbi.

Ed un angelo si sa, teme il dubitare, perché e a causa di ciò che gli altri angeli erano caduti, diventando demoni.

Al solo pensiero di poter fare una tale fine, rabbrividiva, sentendo il gelo fino alla punta delle proprie piume.

 

Preparata la cioccolata ed i biscottini, tornò nel suo studio, pronto ad immergersi in una stampa rarissima di un libro mai pubblicato di Oscar Wilde.

Per un’entità celeste ed immortale, il tempo scorreva ben con altri canoni, motivo per cui non si rese conto che quando rialzò il naso dal libro, il cielo si era fatto scuro e la sua cioccolata si era raffreddata.

 

- Santi numi… come vola il tempo! - e andando a guardare l’orologio da taschino si rese conto che era quasi ora di cena.

Al pensiero della cena, ovviamente, si innescavano un altra serie di ragionamenti i quali tutti avevano come filo conduttore passare del tempo insieme al demone Crowley.

Dopotutto era da ben due giorni che non si vedevano e la cosa rendeva ancora più turbato l’animo ansioso dell’angelo.

Magari gli era successo qualcosa, forse i suoi avevano capito il trucchetto dello scambio e avevano deciso di incenerirlo per sempre con l’acqua benedetta?

Oh, non voleva pensarci, non poteva immaginare di restare solo in quel mondo senza la compagnia del demone.

Erano passati un paio di mesi dall’Apocalisse e tra i due si era creato un legame ancora più saldo.

Si vedevano quasi tutti i giorni, si telefonavano, molto spesso Crowley passava la notte nella sua libreria e cenavano così tante volte al Ritz che ormai aveva perso il conto.

 

Fu così che per l’ennesima volta, Aziraphale si ritrovò con la mente persa tra i ricordi passati con il demone, ritrovando ad arrossire al pensiero di quella volta che il demone l’aveva salvato dai Nazisti, ricordandosi anche dei suoi amati libri.

Essendo un angelo era naturalmente predisposto a provare amore, benevolenza se non addirittura affetto, perché era proprio della sua natura. Motivo per cui aveva sempre immaginato che la causa del suo battito accelerato in presenza del demone fosse a motivo di ciò.

Eppure, stava iniziando ad ammettere a sé stesso che non per tutti gli esseri viventi o celesti riusciva a provare sempre amore, il che faceva crescere al suo interno un forte senso di colpa.

Ma quando si trattava di Crowley, non riusciva a smettere di cercare e scorgere nell’altro una bontà, una dolcezza che il demone cercava di mascherare bene.

Aziraphale ne aveva conosciuti tanti di demoni, ma era certo che nessuno fosse come Crowley.

Aveva passato 6000 anni a cercare di tenere una certa distanza fra loro, ma ora che il paradiso l’aveva praticamente ripudiato, si stava rendendo conto di quanto per tutti quegli anni il demone sia stato l’unico a prendersi davvero cura di lui, salvandolo almeno dalle situazione più pericolose ed imbarazzanti.

 

L’orologio di legno massiccio ticchettava deciso accanto il telefono, richiamando l’attenzione del libraio, che iniziò a fissare la cornetta antica con aria corrucciata, desiderando quasi che squillasse.

Dato che ciò non avvenne, decise di prendere coraggio e selezionare il numero che aveva composto centinaia di volte.

 

Tu—tu--

 

-...che c’è?-

 

-Oh-- C-Crowley, sono io, Azhiraphale...-

 

-Lo so che sei tu, angelo, lo leggo sul display.-

 

-Oh, sì certo, che stupido. Beh- ti chiamo, perché mi chiedevo come stessi o se avessi impegni per… stasera...- chiese saltellando sulla punta delle scarpe, sentendo il coraggio venir meno a quella richiesta.

 

-mmmh… beh, mi sto annoiando a morte in realtà, questo tempo mi innervosisce molto… cosa avevi in mente?-

 

-Cosa ne diresti del Ritz? Dopotutto un tavolo lo troviamo sempre per miracolo.-

 

Dall’altro lato della cornetta si udì il soffio di una lieve risata: -Sì, non mi sembra male come idea… stavo pensando, che ne dici di andare all’Opera dopo? So che stanno dando il “Don Giovanni”… potrei...aver trovato...miracolosamente due biglietti...-

 

Gli zigomi dell’angelo si alzarono contratti da un sorriso colmo di lusinga con una punta di rossore: -Oh! Direi magnifico! Sbaglio o fu opera tua per l’ispirazione sul finale?- chiese con tono leggermente pungente.

 

-Nnnnggh...- mugugnò il demone -Può darsi… che abbia dato una lieve spintarella a Mozart in via di scrittura...-

 

-Beh, allora passi a prendermi alle 8?-

 

-Come se fossi già lì. A dopo, angelo.-

 

Soddisfatto, Aziraphale raccolse i suoi libri, decidendo di andare a prepararsi a quella piacevole uscita, sentendo un improvviso tepore scaldargli il petto.

 

_________________________________________

 

Crowley aveva riattaccato la cornetta con un sospiro roco, lasciandosi cadere contro lo schienale della sua sontuosa poltrona regale.

Quell’angelo lo avrebbe fatto impazzire, ne era certo.

Essendo un demone, era naturalmente predisposto per non provare amore o sentimenti simili, mentre rabbia, delusione, senso di colpa, frustrazione, aggressività, erano parte decisamente integrante dell’indole demoniaca.

Eppure, per quanto avesse provato a spegnerlo, con il passare dei secoli, Crowley aveva iniziato a nutrire un terribile senso d’affetto nei confronti dell’angelo.

In sua presenza si sentiva pervaso da un senso di calore, di luce, naturalmente sprigionati dall’anima di Aziraphale, da renderlo con il passare del tempo, dipendente.

Il suo sorriso, il suo modo si sorprendersi ancora dopo 6000 anni, il modo con cui chiudeva gli occhi ogni volta che assaggiava un dolce o qualsiasi altra pietanza…

Ecco al solo pensiero, Crowley si sentiva sciogliere come la gelatina.

Ed anche se non lo voleva ammettere, adorava quando gli diceva “Grazie” con quella luce piena di riconoscenza negli occhi.

 

-Aaaarghh!- si alzò di scatto, calciando via la scrivania.

-Avevi promesso a te stesso di prendere le distanze, Crowley!-iniziò ad imprecare contro sè:

-Due giorni… due fottuti giorni! Lui ti chiama e tu...- sospirando nervoso si passò una mano tra i capelli fulvi, abbassando le spalle, rassegnato.

 

-Dio… o Satana… o chiunque esista… perché devo vivere con questo tormento? -mormorò rivolto al cielo, prima di fissarsi nello specchio: -… perché vorrebbe mai volere uno come me? Un demone? Un serpente…lui è un angelo, l’angelo più buono che abbia mai conosciuto...-le parole si spensero tra le sue labbra, tristemente.

Crowley ne aveva conosciuti molti di angeli, e anche quando era ancora uno di loro, non si era mai sentito a suo agio. Esseri perfetti, freddi, spietati in caso di necessità.

Aziraphale, invece, era la reincarnazione della bontà, della benevolenza, così dedito al prossimo, che avrebbe fatto impallidire qualsiasi santo… e Crowley se n’era innamorato.

Spesso era certo che anche l’angelo lo ricambiasse, ma finiva sempre con l’uscirsene con frasi come “Tu sei un demone, io un angelo” o “Corri troppo veloce per me” o “Dopo di tutto sei un demone è nella tua natura.”

 

Dall’Apocalisse le cose sembravano essere cambiate, notando nell’angelo un bisogno maggiore della presenza al suo fianco e Crowley adorava fare il salvatore della situazione.

Ma aveva bisogno di qualcosa di più, di riuscire ad entrare in contatto con l’altro in un modo più profondo.

 

Alle 19.30 Crowley uscì di casa, avvolto in un lungo cappotto nero, diretto a bordo della sua Bentley. Lungo il tragitto verso la libreria, i Queen suonavano dalla radio dell’auto “It’s a Hard Life” ed il demone pensò quanto fosse piacevole che dalla fine dell’Apocalisse i suoi non avessero più comunicato con lui tramite la radio.

O comunicato con lui in generale.

Gli piaceva sentirsi libero, senza scartoffie o terribili incontri notturni al cimitero con Hastur o Ligur. A lui piaceva vivere sulla terra, fare qualche tentazione qua e là, seminare un po’ di zizzania, rendere il mondo un posto peggiore, ma non per questo commettere crimini o condannare gli uomini, alla fine lo facevano già da soli.

 

____________________________

 

Alle 8 in punto il proprietario della libreria “Az. Fell & Co.” chiudeva a chiave la porta del negozio, avvolto in un lungo cappotto cammello con in capo un cappello del medesimo colore.

Un ruggito dall’angolo precedette l’arrivo della Bentley nera, facendo comparire sul volto angelico un sorriso luminoso.

Come Crowley scorse dal finestrino la figura della creatura celeste, sentì il suo respiro trattenersi, non che avesse in realtà bisogno di respirare.

La sua figura slanciata uscì dall’auto, andando ad aprire la portiera all’amico.

 

-Ciao angelo, bel cappello.-

 

-Oh, grazie!- rispose lusingato il biondo: -Ho pensato che era da un po’ che non lo indossavo e per l’opera, beh… da un tocco di classe in più!-

 

Salì in auto, abbassando lo sguardo a quello di Crowley, celato dalle lenti scure tenute anche in piena notte.

Lo sguardo di Aziraphale, appena il demone prese posto nell’abitacolo, fu subito rapito dal cambio d’abito del demone rispetto al suo solito. Indossava un tuxedo nero, con doppi bottoni ed una cravatta rossa che spiccava da sopra la camicia scura. Il modo in cui la blusa si chiudeva attorno al collo del demone attirò l’attenzione del biondo, incapace di staccare lo sguardo dal suo profilo.

 

-Ho qualcosa in faccia?- chiese confuso il rosso, notando lo sguardo indagatore.

Colto alla sprovvista, l’angelo sobbalzò, arrossendo un poco: -N-no, stavo solo osservando… come si dice ora? Il tuo outfit...-

-Non ti piace?- domandò ancora diretto l’altro.

-Oh, no! Tutt’altro! Ti… ti dona molto!- sorrise dolcemente -Mi ricorda molto gli anni ‘50!-

-Perchè l’abito è quello… non avevo voglia di… beh, miracolarmi uno smoking per una sera.- rispose con tono stizzito, cercando di nascondere il rossore sulle guance.

-Allora… chi suona stasera?-

-Ho… ho il programma nel porta oggetti, prova ad aprirlo-

Con delicatezza, le mani curate e delicate dell’angelo andarono a spalancare il porta oggetti, ritrovandosi di fronte ad una miriade di cianfrusaglie varie, occhiali da sole e cd, facendone rotolare qualcuna a terra.

-Oh santo cielo… perdonami, sono davvero un pasticcione!- si scusò sinceramente mortificato l’angelo.

-Aaanngh, non preoccuparti… non so nemmeno più io cos’ho lì dentro...dovrebbe essere un programma bianco e blu o qualcosa del genere. Credo…-

 

Gli occhi cerulei dell’angelo vennero però rapiti da un altro oggetto che era caduto: un foglietto bianco e spiegazzato, con sopra scritto con fervore (tipico della scrittura del demone) :

 

“Per Aziraphale”.

 

-L’hai trovato?- chiese il demone, vedendolo piegato da così tanto tempo.

-Oh sì! Eccolo qui!- ridacchiò nervoso l’angelo, andando a nascondere il foglietto in mezzo al programma di sala, rimettendo tutto in ordine.

Nervosamente, andò ad aprire il programma, facendo finta di leggere, sentendo il cuore battere all’impazzata all’idea di aver trovato qualcosa con il suo nome indirizzato a lui, ma che il demone non gli aveva mai consegnato.

 

-Allora chi suona?-

-Dove?-

-..Stasera… me l’hai chiesto tu…? Ti senti bene? Hai l’aria di uno che sta nascondendo qualcosa...- disse il demone assottigliando lo sguardo.

-Io?- ridacchiò ancora nervoso -Perchè dovrei nascondere qualcosa, sono un angelo, non ho segret-- Crowley! Sta attento, hai quasi investito quel povero monopattino!- guaì aggrappandosi alla portiera per la velocità dell’andatura.

-Aaaah, quelli sono oggetti infernali è ciò che si meritano.-

-Non mi sbalordirei li avessi inventati tu!- rispose con tono pungente.

-Naaah… ho smesso di fare quel genere di cose.-

 

Giunti al Ritz, trovarono miracolosamente posto a parcheggiare, esattamente di fronte al locale, come di consuetudine.

Alle 9 in punto i due uomini sedevano uno di fianco all’altro, in silenzio, mangiando e bevendo di gusto, come d’abitudine, soprattutto Aziraphale non faceva altro che emettere versi colmi d’approvazione per il pasto che stava consumando.

Crowley lo fissava da sotto le lenti scure, con quel lieve sorrisetto sghembo che gli si posava quand era divertito.

 

-Sai Crowley...- iniziò, asciugandosi con cura gli angoli della bocca con il tovagliolo -Era da tanto che non riuscivo a gustarmi davvero un pasto.-

Una delle sopracciglia del demone si alzarono verso l’attaccatura dei capelli:

-Ah sì? E come mai?-

L’angelo s’incupì leggermente, mostrando un volto teso: -Sono costantemente preoccupato… Mi sento così, in colpa. So che ciò che abbiamo fatto è stato giusto e lo rifarei ancora, mio caro, centinaia di volte! Ma...- un lieve sospiro fuori uscì dalle labbra gentili: -...mi sento un angelo senza Paradiso, anche se effetivamente non ci sono mai stato molto, solo per le scartof- -

-Ehi...- mormorò con tono premuroso il demone, andando a posargli una mano sul polso poggiato al tavolo, per calmarlo da quel turbinio di pensieri: -Tu sei l’angelo migliore che conosco e non lo dico per farti un piacere… perché lo sei. Hai salvato il mondo, nessuno è più angelo di te in questa Terra o Universo...o costellazione o qualsiasi altra roba ci sia là fuori.-

Gli occhi cerulei dell’angelo nel frattempo si erano riempiti di lacrime di commozione, guardando Crowley con una devozione che fece rabbrividire sul posto il demone.

-Oh Crowley, grazie, grazie inf- -

Il demone si mise a sedere dritto di scatto, facendo un gesto in aria per fermarlo dal parlare: -Guai a te se dici un’altra parola.- ringhiò a denti stretti.

Le labbra del biondo si strinsero in un sorriso divertito.

-Hai finito con quella torta, angelo? Dobbiamo andare… non vorrei che lo spettacolo iniziasse in ritardo per colpa di qualche piccolo contrattempo.-

-Oh no, caro, ho finito! Ma a questo giro offro io, dopo tutto ti ho invitato io.- e così dicendo si alzarono.

L’attenzione dell’angelo però non si era ancora allontanata dall’ardente contenuto che si trovava nella sua tasca destra. Con un tocco veloce passò la mano per controllare che fosse ancora lì al sicuro.

 

_____________________________________________

 

Sulle pareti fuori dall’English National Opera si stagliavano con presunzione i colori sgargianti dei poster sul “Don Giovanni” di Mozart.

Aziraphale si sfregò le mani scendendo dall’auto, osservando elettrizzato il tappeto rosso all’entrata del Teatro.

 

-Oh, che magnificenza, l’Opera! E’ da così tanto che non mi diletto con Mozart! Povero ragazzo, è morto così giovane! Ricordo ancora quella volta che lo incontrai a casa di Haydn. Che piacevole concerto fu quello!-

-Beh, angelo, io Mozart l’ho conosciuto in altre circostanze e purtroppo sempre con una bottiglia di troppo in mano… ah, il diciottesimo secolo non mi manca molto. Forza andiamo.-

 

Il cuore dell’angelo non smetteva che battere all’impazzata, rendendolo più sorridente e luminoso del solito.

Essendo creature celesti di fazioni (teoricamente) opposte, angeli e demoni erano stati creati per non percepirsi fra loro, quindi per gran fortuna di entrambi, nessuno dei sue poteva leggere i sentimenti dell’altro.

Crowley stava bruciando più del solito, perché il tutto suonava come un appuntamento e… dannazione, l’angelo non faceva altro che sorridergli elettrizzato per ogni minuscola cosa.

 

-Biglietti prego?- chiese la cassiera da dietro il vetro.

-2 a nome Anthony J. Crowley.-

-Oh, che persone meravigliose che ci sono in questo posto… sento così tanto amore!- esultò il biondo, sfiorandogli il braccio con una mano.

La cassiera li guardò malamente, consegnando i biglietti, tra l’aria truce di Crowley e un dolce sorriso di Aziraphale.

Ma l’emozione più grande per il biondo avvenne quando vide che posti aveva scelto il demone.

-Oh, Crowley! Ma da qui si vede perfettamente! Si vede che hai un certo fiuto. Possibile fossero liberi?-

-Beh….- si grattò la nuca: -Diciamo che chi li aveva...ha avuto un brutto contrattempo con il bagno.-

-Oh, santo cielo...- sospirò, per poi illuminarsi: -A proposito di bagno...a-arrivo subito!- e così dicendo saltellò tra le poltroncine rosse, correndo verso i servizi, lasciando il demone a braccia aperte travolto dalla confusione.

 

Chiuso dietro una porta bianca nel bagno del teatro, l’angelo iniziò con mani tremanti a prendere il foglietto trovato, fissandolo con occhi frementi d’ansia.

Avrebbe davvero dovuto guardare una cosa tanto privata?

Dopotutto Crowley l’aveva intestato a lui… anche se non lo aveva mai consegnanto.

 

-Oh per l’amor del cielo!- e così dicendo lo aprì in colpo secco, restando senza fiato a leggere ciò che segue:

 

 

 

Mio caro Azip

 

Ehi Angelo, senti

 

Aziraphale, non sono molto bravo con queste cose, ma cercherò di non fare un disastro.

Noi ci conosciamo da 6000 anni e ormai siamo buoni amici… siamo sopravvissuti ad una Apocalisse e siamo ancora sulla Terra.

Quello che sto cercando di Quello che vorrei dirti da tanto tempo è che SONO UN IDIOTA CHE NON SA SCRIVERE.

Quello che vorrei scriverti qui è che… tu mi piaci molto angelo.

Sto cercando di trovare le parole giuste per farti capire quanto tu sei importante per… me.

So che sono un demone, un orrendo, stupido, scontroso demone, ma…

Quando sono con te, mi sento meno uno schifo, si diciamo un po’ meno demone è più… “buono”. (NON DIRO’ MAI PIU’ UNA COSA DEL GENERE E NON OSARE AD USARLA CONTRO DI ME).

 

Vorrei essere alla tua altezza, Aziraphale.

Tu sei così intelligente, Dio solo sa quanto. Sei così gentile, buono, generoso e adoro fare tutte le cose che facciamo ogni giorno. Lo so, io sono uno che corre, che va in fretta, ma per te aspetterei altri 6000 anni se sapessi che un giorno potrei sperare di essere ricambiato almeno in minima parte.

Spero di passare l’eternità insieme a te e che un giorno andremo su Alpha Centaury…

E vorrei non essere così ubriaco da aver scritto una roba del genere.

Perchè probabilmente la brucerò.

Insieme ai miei sentimenti.

E alle poesie che ho scritto per te.

Che non leggerai mai.

 

Tuo,

A. J. Crowley.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due lacrime calde caddero su quel foglio di carta, mentre l’angelo cercava di soffocare i singhiozzi di gioia, che era arrivata a tal punto da illuminare la sua chioma dorata.

-Oh, Crowley...- mormorò, asciugandosi gli occhi arrossati -Stupido, stupido Cowley...-

Uscì dopo una decina di minuti, ritrovando la calma ed aver ritrovato un minimo di decoro, tornò in sala dove il demone pareva decisamente agitato.

 

-Ehi, stai bene?- gli chiese -Pensavo fosse accaduto qualcosa.-

-Magnificamente! Mai stato meglio! Incredibilmente bene!- esultò andando a sedersi al suo fianco.

-O-okay...e...angelo, lo sai che ti è comparsa l’aureola?- disse il demone arricciando leggermente il naso.

-Oh no!- esclamò il biondo, nascondendola sotto il cappello, arrossendo sfacciatamente.

Crowley si avvicinò, con un sorriso sghembo, sussurrandogli dolcemente: -Non temere, ti dona...-

A quel complimento, il biondino non riuscì più a trattenersi, girandosi di scatto per lasciare un leggerissimo bacio sulla guancia del fulvo: -Grazie, caro.-

 

Ora, Crowley aveva sempre pensato che se un angelo lo avesse toccato in un certo modo, sarebbe bruciato sul posto.

O meglio, se il suo angelo l’avesse mai minimamente baciato o sfiorato in un determinato modo, si sarebbe potuto scorporare, all’istante.

Invece, si ritrovò con il cervello in stallo, gli occhiali gli scivolarono sulla punta del naso per lo schoock a tal punto che per poco non gli caddero per terra, mentre la bocca si era socchiusa, senza parole e le orecchie quasi fumavano per il rossore.

Con la coda dell’occhio l’angelo lo guardò vittorioso, sistemandosi più composto contro lo schienale della sedia, mentre scendeva il buio in sala.

 

Per tutto il primo atto una nube si posò sopra la testa di Crowley.

Cosa aveva spinto l’angelo ad uno slancio del genere?

E l’aureola? Cosa l’aveva scatenata?

Anche in quel momento, gli pareva che Aziraphale fosse seduto più vicino a lui del solito, mentre fiero canticchiava, osservando verso il palco colmo di colori e vestiti d’epoca.

 

Un pensiero si illuminò nella mente del demone, un’idea che se fosse stata rifiutata, l’avrebbe portato a prendere tutto e scomparire per sempre dalle mappe.

Dato che era stato un serpente e stare seduto composto per lui era molto difficile, iniziò a scivolare verso la punta della poltroncina, stiracchiandosi, accennando uno sbadiglio silenzioso, alzando le braccia al cielo, fino a quando nel riabbassarle, una andò a cingere le spalle del biondino.

Lo aveva visto fare in centinaia di film e sperava di non riceversi un bello schiaffo sul naso.

Di risposta, invece, il busto di Aziraphale si inclinò maggiormente contro di lui, andando a posare la testa contro la sua spalla.

Il demone non riusciva a crederci, stava andando bene, sembrava tutto appena uscito da una commedia romantica inglese degli anni ‘90.

Preso dall’emozione, la sua lingua iniziò a sibilare nervosa fuori dalla bocca, attirando l’attenzione dell’altro:

 

-Crowley caro, la tua lingua...- ridacchiò a bassa voce, sfiorando la guancia del rosso con i propri soffici capelli.

-Ssssscussa...- deglutì, schiarendosi la voce, cercando di prendere di nuovo il controllo.

Il profumo dell’angelo gli arrivava dritto alle narici, in un misto di colonia, te, vecchi libri e miele. L’opera sembrava lontanissima rispetto a tutto quello che stava accadendo intorno a lui, così intenso da mandargli in corto circuito ogni abilità motoria.

Aziraphale aveva adorato quel primo atto, sentendosi così colmo di amore e gioia, da desiderare quasi di spiegare le ali.

Essere avvolto da quel corpo caldo, forte, sentire il dopobarba di Crowley sovrastare qualsiasi altro odore lo faceva fremere di gioia.

Infatti, al termine del primo atto, nella breve pausa con il riaccendersi delle luci, il demone abbassò lo sguardo sul viso angelico del biondo, notando quanto stesse tremando.

-Hai freddo?- chiese a bassa voce.

-Oh no, tutt’altro...- rispose dolcemente, incapace di alzare gli occhi su di lui: -Credo...credo che prenderò un po’ d’aria. Vuoi qualcosa dal bar?-

-No...no… ti accompagno fuori?- chiese titubante il rosso, con la paura che tutto quel momento potesse scomparire e non ripetersi mai più.

-Mi farebbe molto piacere.-

 

___________________________________

 

Il secondo atto terminò, ritrovandosi a tenersi per mano per tutto il tempo che le luci erano rimaste spente.

Usciti dal teatro, entrambi si comportarono come se nulla fosse accaduto.

Crowley accompagnò Aziraphale verso casa, che sembrava stranamente silenzioso seduto sul suo sedile ad arrovellarsi le dite tra le mani.

-Beh, angelo, eccoci arrivati...- sospirò malinconico il demone, voltandosi a guardare.

-Ti...ti andrebbe di bere qualcosa?- chiese l’altro, trovando finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi.

Un lieve sorriso si posò sulle labbra del demone: -Sì, certo… cosa hai da offrirmi sta sera?- lo guardò malizioso, facendo scivolare leggermente gli occhiali sulla punta del naso.

-Oh beh, ho dell’ottimo vino francese, posso tentarti?-

-Molto volentieri.-

 

All’interno della libreria il tempo sembrava essersi fermato al XIX secolo, facendo sempre tirare un leggero sospiro divertito al più alto.

-Mettiti comodo!- urlò il padrone di casa, dopo essere scomparso alla ricerca dell’alcool: -Come se fossi a casa tua!-

Crowley passò l’attesa a camminare dinoccolato tra le pile di libri sparse qua e là, buttando il cappotto sul divano, sfiorando le sagome di statue e mobili in legno con la punta delle dita, alla ricerca del vecchio grammofono.

Una volta trovato, iniziò a scorrere la collezione di gira dischi, tra versi rochi di dissenso e l’arricciata del naso di tanto in tanto.

Quando trovò un album che lo soddisfava, lo posizionò facendo partire una musica lenta.

 

-Eccomi!- giunse raggiante l’angelo con una bottiglia di vino e due calici in vetro.

-Oh, vedo che hai trovato già la musica… bene! Una delle mie preferite!-

-Frank Sinatra… un vero modello di stile...- mormorò il rosso, andando a prendere uno dei calici, sfilandosi lentamente gli occhiali dal naso, fissando con uno sguardo particolarmente intenso il biondo, che si sentì avvampare a tal punto da sentirsi svenire.

-Cosa...cosa hai detto caro?- deglutì l’angelo, fingendo un sorriso rilassato.

-Ho detto...- iniziò, avvicinandosi pericolosamente all’altro, andando a sussurrargli all’orecchio: -...un vero modello di ssssssstile.-

Restarono così fermi per qualche istante, fino a quando con uno scatto Aziraphale fece un passo indietro, porgendogli il calice di vino: -E-ecco...b-b-bevi.-

Crowley tornò al suo posto, continuando però a guardarlo con “quella” luce negli occhi.

L’angelo bevve il contenuto del bicchiere tutto d’un sorso, prima di sparire nuovamente in cucina.

-Ma cosa diav- cavolo sto facendo!!!- esclamò nervoso tra sé e sé raggiunta l’altra stanza: -Stupido d’un angelo… non rovinare tutto come tuo solito… oh devo dirglielo, devo dirgli che ho trovat- -

-Che hai trovato che cosa?- chiese calmo il demone appoggiato contro lo stipite della porta a braccia conserte.

-C-Crowley!- sorrise nervoso l’angelo, andando ad aprire la prima antina della dispensa, porgendogli un piatto pieno di biscotti ancora fumanti: -B-biscotto?-

Alzando un sopracciglio, il demone lo guardò serio: -Sbaglio o li hai appena miracolati?-

-N-no, ma che dici!-

-Azirap- -

- Sai che non posso fare queste cose...-

-Angel- -

-...e poi cosa ti fa credere che io debba fare una cosa del genere, insomma...-

-Aziraphale!- lo fermò prendendolo per le spalle, prima che continuasse con quelle stupidaggini.

L’angelo si bloccò come una statua, guardandolo immobile.

Crowley sospirò: -Vuoi dirmi che ti prende? Cosa devi dirmi che hai trovato? E’ da tutta la sera che sei strano… e sei un pessimo bugiardo. Sputa il rospo.-

Le guance del biondo si fecero purpuree, mentre una mano scivolò vigliacca nella sua tasca destra:

-Oh caro, perdonami… ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare… vedi questa sera, quando tutto si è rovesciato in auto ho trovato questo biglietto ed...è stato più forte di me. Non ho resistito e...Se sei arrabbiato lo capisco...-

Fino a quel momento il demone aveva osservato confuso gli occhi dell’altro e solo alla fine della frase li abbassò per scorgere il biglietto galeotto, che lo fece avvampare di colpo, strappandoglielo dalle mani, mentre la sua lingua impazziva fuori dalla bocca.

Lo aprì di scatto per leggere cosa aveva scritto (perché in realtà nemmeno se lo ricordava) bruciando sempre di più ad ogni cavolata che leggeva.

-Ttttsssss...tu l-l’hai letto?- la voce gli uscì più acuta di quanto si aspettasse.

L’angelo annuì: -...e mi è piaciuto molto, moltissimo.-

-Tttttuuusss? Per quello ssssstasssera h-hai… inssssomma?! Aaaargh per l’amor di ssssatana!che idiottasss- stava andando in escandescenza, ritrovandosi a stropicciare quel maledetto biglietto e a portarsi le mani tra i capelli.

-Crowley… caro...- iniziò l’angelo, avvicinandosi a lui, posando una mano sul suo petto: -...su una cosa hai ragione, sei uno sciocco a pensare di non essere abbastanza per me. Tu sei molto, moltissimo per me. Crowley, santi numi, io sono totalmente innamorato di te, possibile che ancora non l’abbia capito?-

-T-tu….?-

-Sì...-

-Me?!?- sorrise euforico il demone, portandosi entrambe le mani al petto per indicarsi.

-Sì… nessuno a questo mondo o beh, nemmeno in paradiso, ha mai fatto tutte le cose meravigliose che tu hai fatto per me in tutti questi secoli...o se non fosse per te, quante volte sarei morto? Ti devo tutto, Crowley… e anzi ti devo delle scuse.-

-Per cosa?-

-Per averti detto che correvi troppo… sono stato davvero uno sciocco, ma ero così spaventato all’epoca...-

I due si guardarono per qualche istante con le loro espressioni totalmente sconvolte da tutte quelle verità che finirono per scoppiare a ridere in una fragorosa risata.

 

___________________________________________

 

 

I fall in love too easily
I fall in love too fast
I fall in love too terribly hard
For love to ever last

My heart should be well-schooled
'Cause I've been fooled in the past
But still I fall in love so easily
I fall in love too fast


 

La musica suonava ovattata e con timbro graffiante dal vecchio grammofono, mentre un angelo ed un demone danzavano dolcemente abbracciati l’uno all’altro.

Il viso di Aziraphale poggiava contro lo sterno ampio del più alto, udendo con chiarezza il cuore scalpitante di Crowley che batteva ad una velocità che ad un certo punto parve preoccuparlo.

-Vuoi sederti un attimo, caro?- alzò lo sguardo preoccupato su di lui.

-Neanche per sogno...- rispose, cogliendo l’occasione per incatenare gli occhi celesti nei propri infuocati da serpente.

-Hai degli occhi stupendi, te l’ho mai detto?- gli sorrise il biondino, lasciando sorpreso il demone: -

-No...mai.-

-Beh, sono stato molto stupido a non farlo prima. Mi piacciono… solo tu hai occhi così.-

-Sono da serpente...- mormorò roco: -e a nessuno piacciono i serpenti...-

-Ma tu non sei un serpente, Crowley, sei molto di più. Sei...- deglutì: -Sei mio.- e così dicendo si sporse in avanti a baciargli uno zigomo.

Il rosso chiuse gli occhi, aumentando la stretta attorno al corpo dell’angelo che iniziò a dedicarsi ad una lunga scia di baci sul volto dell’amato, fino a giungere infine alle labbra.

Quando si sigillarono in un bacio colmo di amore, i battiti di entrambi si fermarono, non che ne avessero davvero bisogno.

Le dita esili del demone andarono a perdersi tra i riccioli dorati, trovandosi a corononare finalmente due sogni: baciare Aziraphale e accarezzargli i capelli.

L’angelo, a differenza di ciò che si aspettava, lo stava baciando con una passione e una forza tale degna di un guerriero.

Fu un bacio prima timido e poi così passionale che dovettero dividersi in cerca di fiato.

-S-scusami caro… ti ho stropicciato tutta la camicia...-

-Oh, al diavolo la camicia!- imprecò Crowley, prendendo l’altro di peso per buttarlo sul divano, baciandolo senza tregua, incapace di trattenersi ulteriormente.

Si sentiva come una bottiglia di Champagne che era stata chiusa per troppo tempo, follemente desiderosa di essere stappata.

Le braccia dell’angelo si aggrappavano attorno al suo collo, rispondendo a quei baci con passione, lasciandosi scappare qualche gemito di tanto in tanto.

-C-Crowley...- lo chiamò quando le labbra del demone andarono a posarsi sul suo collo, addentando e leccando la pelle perfetta dell’altro.

-...Troppo veloce?- ansimò, alzando lo sguardo su di lui.

-U-un pochino… anche se… mi piace molto… avrei solo bisogno di un po’ più di tempo.- arrossì l’altro, abbassando lo sguardo colmo di vergogna.

-Tutto il tempo del mondo, angioletto mio...- sussurrò andando a posargli un tenero bacio tra la zazzera bionda, andando a posizionarsi tra le sue gambe per posare poi la testa sul suo grembo.

-Posso stare qui stanotte, angelo?-

-Certo caro… -

E chissà perché, Crowley chiuse gli occhi, finendo per addormentarsi tra le braccia del suo angelo, cullato dal suo dolce respiro.


 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: OmegaHolmes