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Autore: Almawardy    26/01/2023    0 recensioni
How subtle can you be when asking your boyfriend to move in together?
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izzy Hands
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il caffè ancora non arrivava.

Colpa dell’ultima, stupida fissazione di Edward: la caffettiera francese. Diceva che non c’era paragone con il solubile, tutta un’altra qualità; ma intanto erano dieci minuti che Izzy aspettava la sua adrenalina in tazza. Con la testa infossata nelle braccia incrociate, i capelli non ancora spazzolati, e i pantaloni della tuta come unico indumento addosso, il ragazzo sbuffava a ogni respiro.

«Sai cosa, provo con del rum.» Izzy tirò fuori la testa dalle braccia, e spostò indietro la sedia. Ma:

«Niente goccetti post-sbronza.» Edward piantò la mano sulla spalla di Izzy. «Il caffè è quasi pronto.»

«Sono quindici minuti che lo dici.» Izzy si accasciò sulla sedia come un soldato ferito.

«La qualità richiede tempo.»

«Passami il solubile.»

Edward ignorò l’ordine e si concentrò sulla caffettiera: era il momento.

«Le uova bruciano.» Commentò Izzy come farebbe un telecronista, senza alcuna intenzione di rimediare lui stesso.

«Sei ancora più intrattabile dopo la sbornia.» Il tono di Edward era neutro, ma il suo corpo si muoveva veloce per stare dietro al multitasking. Spense sotto le uova, spostò la padella, girò il caffè, prese due tazze, poi due piatti. Sembrava un polpo indaffarato.

«…Vuoi una mano?» Izzy chiese stavolta senza sarcasmo.

«Nah, ci sono.»

Non era roba da tutti i giorni che Edward riuscisse a preparare una colazione decente per due persone con incluso un caffè degno di un locale hipster. Edward versò con una lentezza snervante il caffè nelle tazze, mentre Izzy sperava soltanto che la bevanda facesse il solito lavoro: lenire l’incipit di un mal di testa e svegliare i sensi di uno che si è alzato alle due del pomeriggio.

«Voilà.» Edward servì la tazza fumante all’altro ragazzo, che andò a stringerla con entrambe le mani. Un mugugno come ringraziamento. Edward portò in tavola piatti e uova, poi si sedette. I due erano adesso l’uno accanto all’altro, sul tavolo incasinato di una cucina incasinata di un appartamento incasinato che condividevano con altre tre persone. Una casa in cui mancava il silenzio.

Edward sorseggiò il caffè bollente con impazienza, perché voleva accertarsi che i soldi spesi fossero valsi la pena. «Oh.» Fece Edward senza aggiungere alcun commento.

«È una merda, vero?» Chiese Izzy a un passo dal bagnarsi le labbra con la bevanda.

«Uh-uh.» Edward immerse la faccia nella tazza, sorseggiando ancora. «Buono.»

«Vabbè.» Izzy assaggiò. Non gliene importava più di tanto, voleva solo riprendersi dalla sbornia post-concerto.

Poi si sentì qualcuno cantare a squarciagola da una delle stanze accanto. Edward alzò gli occhi al cielo.

«Mi ha svegliato più di una volta stamattina.» Commentò Izzy rabbioso.

«Intendi questo pomeriggio?» Precisò Edward.

«No. Intendo alle 9.» Ringhiò Izzy.

«Penso abbia le prove col gruppo oggi.»

La disturbante voce maschile continuava a cantare musica che si fingeva alternativa.

«Parlando di musica…» Edward riprese.

«Il concerto è stato fico.»

«Vero. Sei riuscito a vedere bene?» Edward cercò di mantenersi serio.

«Non cominciare. Mi sono alzato da troppo poco.»

Edward sforzò ogni muscolo facciale per riuscire a non ridere, e si infilò un cucchiaio di uova in bocca così da mascherare un sogghigno. Adorava punzecchiarlo quando si trattava della sua altezza; o bassezza.  

«Comunque, quello che volevo dire a proposito di–» Edward tentò di ricominciare.

«Il caffè è decente.»

«Sì.» Commentò Edward paziente. «Tu non sei stanco di questo posto?»

Izzy attaccò le uova con la forchetta. «’Posto’ sarebbe…?»

«Questo appartamento.»

«Mh.»

«Siamo cinque.»

«Vedo che alla fine hai imparato a contare.»

Edward ignorò il grazioso insulto. «Di cui uno è un cantante stonato, un altro è un mezzo tossico, e infine–»

«Tu, quello delirante.» Izzy masticò il primo boccone.

«Non fare il sarcastico, lo so che anche tu ne hai le palle piene.»

«Parla chiaro. Il caffè ancora non ha fatto effetto.»

«E se cercassimo un altro posto?»

«No.»

«No?»

«Potremmo trovare inquilini peggiori.»

«Improbabile.»

«Perché rischiare?»

«Parli come un vecchio.»

«Tu come uno svitato.»

«Non ti scoccia questo sovraffollamento? Il casino moltiplicato per cinque, l’assenza di privacy, quelli che non rispettano i turni di pulizia.»

«Tipo te.»

«Cosa? No, allora–»

«L’ideale sarebbe convivere in tre massimo. Su questo posso concordare. Ma al momento non è così.»

Edward sospirò e ingoiò altro cibo e altro caffè. «Perché proprio tre, poi?»

«Non lo so, è uno di quei numeri perfetti.»

«Per fare cose zozze?»

«Imbecille.»

«Heh.» Edward sghignazzò.

«’Heh’.» Izzy gli fece il verso.

Edward si liberò le mani e si voltò con tutto il corpo verso il compagno. «Okay, il punto è che ho una proposta.»

«No.»

Edward aveva smesso di contare i ‘no’ di Izzy ormai «Perché non cerchiamo un monolocale solo per noi due?»

Silenzio. Tranne per il coinquilino che ancora cantava.

«No.» Izzy ripeté per abitudine, senza aver davvero processato la proposta. 

Edward non sembrò sorpreso. «Elencami i motivi.»

Izzy sospirò, stanco. «Ed, è presto.»

«Sono quasi le tre del pomeriggio. Coraggio Izzy, dimmi perché no.»

«Cristo.» C’era dell’esasperazione nel tono di Izzy. «I costi.»

«Hai un buon contratto. E a me il prossimo anno assegneranno mansioni superiori. Non ci potrebbe essere momento migliore.»

«Hai idea di quanto tempo, energia, e pazienza ci vuole per mettersi a cercare una casa nuova?»

«La pazienza ce la metto io. Ci vorrà il tempo che ci vorrà. Ma almeno sarà il posto perfetto. Solo per noi.»

«Perché?»

«Ma l’hai bevuto il caffè? Perché sembri ancora rincoglionito.»

«Edward.»

«Lo so che anche tu vuoi maggiore privacy. E anche spostarti in un quartiere migliore.»

Izzy rimase in silenzio, poi chiese: «Stiamo parlando di cosa conviene, giusto?»

«Mh?»

«Cosa è più conveniente fare da un punto di vista pratico.»

«Uhm, sì… credo.»

«E nient’altro, no?»

«Non li capisco i giochetti. Cosa vuoi farmi dire?»

Izzy grugnì e si tirò indietro i capelli. «Non mi stai chiedendo di andare a convivere, giusto? Stai solo proponendo una soluzione abitativa meno stressante. Ho capito bene?»

Gli occhi di Edward si fecero stretti. Riusciva sempre a stupirlo la repulsione di Izzy verso qualunque asserzione di coppia o conversazione sentimentale. Per non agitarlo troppo, Edward era costretto a raggirare Izzy come un padrone farebbe con un animale domestico da portare dal veterinario.

«Esatto. Proprio così.» Fece Edward con una faccia da idiota.

«Levati quella faccia di dosso.»

Quella richiesta confuse Edward non poco.

Izzy si passò la mano sul volto e si schiarì la voce. «Solo per maggiore privacy.»

Edward annuì. «Un quartiere più pulito e silenzioso.»

«Meno coglioni con cui convivere.»

«Soprattutto.»

«L’importante è che non si tratti di andare a convivere.»

«Certo che no.» Fece Edward sforzandosi di essere convincente.

«Se accetto di cambiare appartamento assieme a te, non sto dicendo di sì a nulla di particolare che non riguardi strettamente l’appartamento.»

«Chiaro.»

«Non significherebbe nulla di più.»

«Nulla di nulla.»

«Non prendermi per il culo.»

«Sono serissimo.» Disse Edward con una faccia non seria.

Izzy lo fissò con aspirazioni omicide, ma non aveva le forze di continuare.

«Com’è il caffè?» Chiese Edward con un sorriso soddisfatto.

«È caffè.» Izzy troncò ogni aspettativa.

«Allora posso cominciare?»

«A fare cosa?»

«A cercare casa.»

«Fai quello che ti pare ma non rompermi le palle.»

Edward mostrò tutti i denti in un ghigno. Poi si avvicinò col viso a quello dell’altro.

«No.» Lo sgridò Izzy, continuando a dargli solo il profilo.

«No, cosa?» Edward gli stava parlando quasi sulla guancia.

Izzy lo lasciò respirare sulla pelle dello zigomo prima di voltarsi e dargli il via libera. Edward colmò la distanza tra i loro volti e lo baciò sulle labbra, restando lì come un’ape su un fiore. Era consapevole di essersi assicurato una grossa vittoria.

«‘giorno.» Il terzo coinquilino, né il cantante né il fattone, entrò in cucina.

Izzy si staccò dal compagno con un brontolio, stizzito per l’invasione che aveva interrotto il momento. Edward percepì la sua irritazione.

«Ehi.» Fece Edward rivolto all’altro coinquilino, in un saluto spento.

Izzy non disse nulla. Il terzo incomodo stava cercando qualcosa da mangiare in frigo. Edward si avvicinò all’orecchio di Izzy e gli bisbigliò dentro:
«Che ti dicevo? Privacy.»

«Basterebbe andare in camera.» Izzy bisbigliò a sua volta.

«Ma immagina se adesso potessi fotterti su questo tavolo.» Le parole di Edward si impregnarono di una carica graffiante e fecero drizzare i peli sulle braccia di Izzy.

Il ragazzo inspirò, deluso dal non poter offrire seguito a quella fantasia. Izzy incrociò le braccia al petto e lasciò che l’immagine gli scivolasse dietro le palpebre degli occhi. Ci volle del tempo. E poi:

«Trova in fretta il nuovo appartamento.»

   
 
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