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Autore: Khailea    26/01/2023    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lentamente, i colori del mare avevano preso a scurirsi. Sotto al sole che tramontava, e che tingeva il cielo di tenui sfumature rossastre, l’acqua di un azzurro brillante diventava mano a mano più vicina ad un blu notte, ed il vento si raffreddava.
Molte persone erano già tornate al resort, preparandosi per cenare, il gruppo però era voluto restare fino all’ultimo.
Capitava così di rado che potessero rilassarsi senza alcun pensiero, e soprattutto che questa pace durasse a lungo.
Alcuni osservavano il mare irrequieti, immaginandosi da un momento all’altro di scorgere un cadavere, o una nave sottomarina pronta ad attaccarli.
Era un pensiero sciocco, ma impossibile da scacciare, dopotutto era già successo.
I ragazzi avrebbero mentito se avessero detto di essere tutti completamente sereni. La calma non poteva mai durare a lungo, e la presenza del professor Zero ne era un promemoria, soprattutto visto l’uomo non si era ancora ripresentato.
-Che ne dite, andiamo a cambiarci?- disse ad un certo punto Zell, togliendosi gli occhiali da sole ormai inutili.
-Direi di sì, a che ora ha detto il signor Allister che ci aspettava?- chiese Johanna, mordendosi subito la lingua vedendo le espressioni di Grace e di Hope.
Nessuna delle due disse nulla.
Annabelle lanciò un’occhiata di sfuggita a Lighneers, sperando di riuscire a consegnargli il pranzo che aveva preparato per lui prima della fine della giornata.
In compenso almeno il cibo era l’ultimo dei pensieri del ragazzo al momento, che a forza di pensare e pensare aveva un nodo attorno allo stomaco.
Nel silenzio generale, Ailea si alzò in piedi. -Forza, ho una fame da lupi. Cosa dite ci sarà da mangiare?-
-Pesce nya!- sorrise Lacie tirandosi su da terra.
-Molto probabile.- annuì Seraph.
-Dite ci saranno anche dei dolci?- chiese Sammy.
-Come minimo.- rispose Nadeshiko. -Se questo posto non ha i dolci, avrà una pessima recensione da parte mia.-
Alle sue spalle Grace scosse il capo. Magari non andava d’accordo con il padre, ma non le piaceva quando qualcuno parlava male del suo resort.
Ci aveva trascorso buona parte della sua infanzia, lavorando nelle estati per dare una mano, e sapeva quanto avesse da offrire.
Difficilmente avrebbero trovato un posto migliore di quello.
Molte altre persone, incluse diverse famiglie, avevano cominciato a spostarsi verso il resort riempiendo il salone d’ingresso, ma i ragazzi riuscirono comunque a raggiungere ciascuno la propria camera, facendosi una doccia veloce e cambiandosi d’abito.
Solo Annabelle, appena fu certa che le porte di tutti i suoi compagni fossero chiuse, sgattaiolò fuori portando con sé un cestino verso la camera di Lighneers.
Bussò un paio di volte, e con sua sorpresa il ragazzo aprì subito.
-Ciao.- esordì lei, alzando il cestino. -Ti ho portato da mangiare.-
-Grazie…-
Era serio, più del solito, e forse quella era l’unica occasione per parlare.
-… va tutto bene?-
Lighneers si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia e lasciando il cestino a terra.
Avrebbe potuto darle un contentino, ma si sforzò di dire la verità, almeno a lei. -No.-
Entrambi furono sorpresi l’avesse ammesso così facilmente, anche se era solo il primo passo.
-Si tratta di Ayame?- lo incalzò Annabelle.
Un’altra breve pausa, e l’impulso di Lighneers di chiudere la porta si fece ancora più forte.
-Sì.-
Lo stomaco di Annabelle si strinse. -Cos’è successo.-
Stavolta il silenzio del ragazzo fu assordante, ma nemmeno lui sapeva come rispondere.
Annabelle poteva anche essere una delle poche che meritava di essere trattata con onestà, ma si stava spingendo in qualcosa di troppo grande.
Improvvisamente Lighneers si rese conto che non voleva lei lo guardasse come ora Ayame lo guardava.
-… Zero l’ha portata all’edificio nel bosco, ed ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Credo di averla spaventata.-
Annabelle non fece altre domande, non gli chiese cosa esattamente avesse visto, o perché il professore avesse fatto una cosa, simile.
Abbassò lo sguardo, annuendo. -Per qualsiasi cosa, sono qui.-
Sapeva che aprirsi in quel modo per lui era stato molto, nonostante fosse solo un piccolo spiraglio, ma apprezzava molto la fiducia che riponeva in lei, e non intendeva costringerlo a dire altro.
La sua porta sarebbe stata sempre aperta quando avesse avuto bisogno di qualcuno con cui parlare.
 
 
 
 
 
 
 
 
Come avevano immaginato già dalle camere e dalla bellezza del resort, il ristorante all’interno non era da meno.
Ci sarà stato spazio almeno per una cinquantina di tavoli, in un grandissimo salone dai muri ed il soffitto bianco, con una parete alla quale erano state installate delle grandi portefinestre che davano sul mare, e con dei lampadari dorati che illuminavano tutta la sala.
-Wooo-ooooh! A mamma piace questo posto!- esclamò Cirno, puntando al lungo tavolo da buffet con una fontana di cioccolato inclusa.
-Non prenderci l’abitudine, il cibo a scuola non è certo così.- l’avvertì Vladimir.
-Non tarparle le ali. Lasciale godere la vita.- lo rimproverò Nadeshiko.
-Va bene va bene, stavolta hai ragione.-
-Inoltre potrei sempre trasferirmi qui.- aggiunse Cirno.
Grace alle sue spalle sorrise. -Credo vada oltre il tuo budget.-
-Pagherei con la mia meravigliosa presenza!-
Per fortuna non era per la sua presenza che erano lì.
Il tavolo che il signor Allister aveva preparato era molto più grande di quelli degli altri, visto erano comunque quasi una trentina di persone, e si trovava proprio al centro della stanza.
L’uomo era già seduto al tavolo, con accanto il professor Zero che aveva già ordinato un’aragosta, ma non erano soli.
Accanto al proprietario del negozio c’era una donna dai capelli color nocciola e gli occhi scuri, dal morbido sorriso, e nella sedia vicina due bambini, che avranno avuto poco meno di sei anni. Entrambi avevano gli stessi occhi della donna, ma una tonalità più chiara di capelli.
Appena i due videro Grace e Nate, si alzarono subito in piedi.
-Grace! Nate!-
-Ehi piccoli birbantelli, vi sono mancata?- sorrise Grace, abbracciandoli entrambi.
Anche la donna si era alzata, avvicinandosi per salutare la ragazza. -Non vedevano l’ora di rivederti. Come è andato il viaggio?-
-Bene, ti ringrazio Angela. Immagino tu non centri niente.- rispose Grace, abbracciando anche lei.
-No, è stata una sorpresa.-
-Già, a mio padre piace molto fare sorprese alla gente.- annuì l’altra, lanciando un’occhiataccia all’uomo.
Angela era la nuova moglie del padre, lui e sua madre avevano divorziato quando Grace era ancora molto piccola, e l’aveva conosciuta qualche anno più tardi.
Lei era una donna molto gentile, e non aveva mai preteso di sostituire la sua vera madre, anzi aveva sempre cercato di andare d’accordo con lei nelle volte che si incontravano e di portarle rispetto.
Era decisamente tutto il contrario dell’immagine della matrigna cattiva, e quando i due bambini, Francesco e Leonardo, erano nati, Grace aveva subito voluto un mondo di bene ad entrambi.
Se solo suo padre non l’avesse tartassata con i suoi pensieri su come doveva vivere ogni volta che si incontravano, li avrebbe visti tutti molto più spesso.
-Beh, direi che è il momento di metterci a tavola. Spero che abbiate fame.- disse il signor Allister sorridendo cordialmente.
-Può scommetterci.- annuì Astral.
-Nya, sono pronta a rimpinzarmi di pesce!-
Ad uno ad uno si misero tutti a sedere.
Naturalmente, con il signor Allister a capotavola ed il professor Zero alla sua sinistra, a destra c’erano la moglie ed i due figli, poi Nate e Grace, che teneva lo sguardo sulle posate per evitare di incrociare lo sguardo dell’uomo.
-Allora Grace, come sta andando a scuola?- le chiese Angela.
La sua speranza di poter passare la cena senza parlare era già finita. -Benissimo.-
-Grace è una studentessa molto diligente.- si intromise Ryujin, più per cortesia e per il suo fare da gentiluomo che per altro, ma ottenne comunque un’occhiataccia da Nate.
-E tu come lo sai?-
-Sono in classe con lei.- rispose l’altro candidamente.
-E basta?-
Grace gli tirò una gomitata al fianco, per farlo tacere.
L’ultima cosa che ci mancava era che il padre pensasse avesse anche un ragazzo.
-Grace è sempre stata una ragazza molto intelligente.- rispose quest’ultimo.
Se credeva sarebbe bastato elogiarla per farle abbassare la guardia, si sbagliava di grosso.
-È anche un’ottima picchiatrice!- aggiunse Cirno, facendo trasalire la ragazza.
Con la boccaccia che si ritrovava, certamente avrebbe potuto raccontare di tutte le cose pericolose che erano successe a Rookbow, ed a quel punto sì che sarebbe finita la pace per lei.
-Oh, alle lezioni di box? Ammetto che quando mi ha detto che praticava quello sport…- cominciò il padre, ma la moglie lo interruppe.
-Siamo tutti felici che Grace abbia sperimentato varie discipline. È importante provare cose nuove.-
Grazie al cielo c’era Angela…
-Sì, a lezione di ginnastica fa comodo essere già allenati.- aggiunse Zell.
Grace strinse i pugni da sotto il tavolo, nervosa.
Come mai ad un tratto avevano tutti voglia di parlare?
-Il vostro professore è severo?- chiese il signor Allister.
-La prof è un’esaltata.- rispose stavolta Ailea.
-Però andiamo anche tante volte in piscina! Quello si che è bello!- sorrise Sammy felice.
-Spero che vi piacerà anche la piscina che c’è qui, ed il mare soprattutto. Magari Leonardo e Francesco potrebbero giocare con voi.- propose la madre.
A Sammy si illuminarono gli occhi. -Mi piacerebbe!-
-Abbiamo tanti giochi, ed un sacco di formine per la sabbia!- esclamò uno dei due.
-Domani potrete giocare quanto volete, ora però state composti. Sta arrivando da mangiare.- li avvertì la madre, ed effettivamente di lì a poco la tavola si riempì.
Interi piatti di pasta al pesce, cozze, vongole, lumachine di mare e perfino delle aragoste!
C’era tutto quello che si poteva desiderare.
-Pancia mia fatti capanna!- disse Vladimir sfregandosi le mani. -Dite che lo fanno anche da asporto?-
-Pensha a manshare.- rispose Zell, con la bocca già piena.
-Questa roba è veramente buona!- esclamò Ailea incredula.
Abituata a dei pasti istantanei ed a poca altra roba, quel pasto era un vero e proprio banchetto da re.
-Se ti piace, potrei fartelo preparare a casa.- le sorrise Khal.
Dal modo meravigliato con cui l’altra lo guardò, intuì che la cosa le avrebbe fatto decisamente piacere.
Jack, non molto distante dai due e con Daimonas accanto, rigirò la forchetta nella pasta, valutando se dire o meno ciò che gli passava per la mente.
Alla fine decise di buttarsi. -Sai… anche io so cucinare.-
Daimonas lo guardò, sorridendo con un leggero rossore alle guance. -Mi piacerebbe mangiare qualcosa di preparato da te.-
Jack non ci provò nemmeno a nascondere il sorriso, non tutti però riuscivano a godersi appieno le delizie che avevano di fronte.
Ayame a malapena aveva toccato qualcosa, appoggiata allo schienale della sedia completamente immersa nei suoi pensieri.
Lighneers non era lì, e la cosa in parte la rasserenava. Non aveva la forza al momento di stare nella stessa stanza con lui, non voleva affrontare ciò che stava provando ancora.
Yume lo capiva, e le teneva una mano da sotto il tavolo per rassicurarla che non fosse sola.
Se gli altri si erano accorti che qualcosa non andava, almeno avevano la gentilezza di non pressarla.
Annabelle in particolare si stava sforzando molto per non fissarla. Temeva che così facendo l’avrebbe messa a disagio, o l’avrebbe fatta arrabbiare.
Sorprendentemente comunque, lei aveva decisamente fame, e mangiò di gusto. Il fatto che Lighneers si fosse confidato con lei le aveva tolto un grosso peso, e contava grazie al mircoonde in camera di preparargli qualcosa nei prossimi giorni.
La cena, per grande gioia di Grace, non si protrasse eccessivamente, ed il padre ebbe la decenza di non iniziare una discussione con lei di fronte a tutti, perciò poteva anche considerare quella serata una vittoria.
-Se volete, il bar nella hall è aperto tutta la notte, e potete anche stare in spiaggia. Vi chiedo solo di divertirvi con morigeratezza.- disse il signor Allister.
-Non si preoccupi signore. Siamo le persone più morigerate del mondo.- gli sorrise Vladimir, mentre non molto distante Nadeshiko alzò gli occhi al cielo.
-Tu più di tutti.-
L’uomo non comprese il sarcasmo nella sua voce, ed annuì contento. -Bene, confido allora che trascorrerete una buona serata. Grace, Nate… magari potremmo vederci domani mattina per la colazione?-
-Se ne avrò voglia…- borbottò la ragazza, avviandosi prima di tutti verso l’uscita.
Nate scosse la testa. -Non preoccuparti. Ci saremo.-
Il padre gli sorrise, sospirando tristemente.
-Grazie figliolo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Ayame:
 
Dopo cena tutti avevano seguito il consiglio del signor Allister, ed erano scesi nella hall per godersi la serata assieme. Solo Ayame aveva preferito tornare in camera, e quando Yume le aveva proposto di organizzare una serata tra ragazze aveva rifiutato.
Le era veramente grata per gli sforzi che stava facendo nel consolarla, anche senza sapere veramente cosa stava accadendo, ma per una cosa tanto delicata non poteva confidarsi nemmeno con lei.
Per questo fu molto sollevata quando dallo schermo del suo cellulare comparve il volto del suo psicologo.
-Buona sera Ayame, come stai?- le chiese.
L’uomo aveva accettato di fare una seduta dell’ultima ora. Se avesse rifiutato probabilmente lo avrebbe pagato il doppio solo per parlare.
-Non bene…-
-Vuoi parlarmene?-
Passò qualche minuto, durante i quali ogni volta che la ragazza provava a cominciare il discorso, sentiva un nodo formarsi in gola.
-Non c’è bisogno di trattenersi. Piangere può aiutare a buttare fuori quello che hai.-
Lo sapeva, ma aveva già pianto così tanto, ed era tremendamente stanca… questo però non le impedì di piangere di nuovo.
Continuò a farlo convinta di stare sprecando l’intera ora in quel modo, ma quando si fu calmata lo psicologo era ancora in attesa.
I maggiordomi si erano veramente fatti in quattro per trovarne uno per bene.
-… qualche giorno fa… ho visto Lighneers.-
Ormai avrà detto quel nome un milione di volte ad ogni seduta, solo che stavolta aveva un sapore tanto amaro in bocca.
-Avete discusso?-
-No… io… l’ho visto in una catapecchia, e… e non era… come me lo immaginavo.-
L’immagine di quel corpo rattrappito, gracile e disgustoso le tornò alla mente, ed immediatamente desiderò tirarsi uno schiaffo.
Perché… perché aveva dovuto pensare proprio alla parola disgustoso?
-Cosa intendi?-
Ayame prese un altro respiro, alzando gli occhi al cielo per trattenere altre lacrime.
-Che… che non era come me lo immaginavo. Tutto ciò che pensavo di lui, tutto ciò che mi piaceva…- ripensò al primo giorno in cui l’aveva visto in quel bar, così sicuro, tenebroso e forte. Ripensò a quando lo aveva visto lottare, ed a tutti i colpi che aveva subito nel corso degli scontri. Ripensò ai suoi scatti d’ira, al modo in cui si isolava dal mondo intero, lei inclusa.
Una singola lacrima le bagnò la guancia. -Non è mai esistito.-
Quell’amore che lei aveva tanto cercato, non c’era mai stato. Non da parte del ragazzo almeno.
Per lui lei non era stata altro che una seccatura, glielo aveva detto svariate volte, ma Ayame si era convinta fosse un gioco tra loro.
Adesso però non voleva più giocare, non per qualcuno di talmente misero da non sapersi nemmeno reggere in piedi.
-Sono una cattiva persona per questo?- gli chiese, asciugandosi gli occhi.
-No Ayame. Non puoi costringerti a volere qualcosa che non desideri, come non puoi costringere gli altri a fare lo stesso. Se ti trovi in una situazione in cui non sei felice, allora staccarsi può essere un nuovo inizio. E chi lo sa, magari tu e Lighneers sareste più felici come amici che come coppia.-
Un nuovo inizio sembrava una cosa maledettamente difficile, ma anche qualcosa che lei desiderava con tutta sé stessa.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Woooowoooooh! Questa sì che è vita!-
-Vladimir, smettila di urlare! Non sei a casa tua.-
Seraph stava cercando, inutilmente, di contenere la gioia del ragazzo che, dopo avere visto la splendida piscina sul retro del resort ed il bar che, assieme a quello nella hall, gli garantiva libero accesso a tutto l’alcool che voleva, quasi era scoppiato in lacrime, ma si era trattenuto prendendosi un vodka lemon.
-Dai Seraph. Togliti la scopa dal culo e divertiti un po’.- la prese in giro Ailea, anche lei con un cocktail al rum tra le mani mentre era a bordo piscina assieme a Khal.
Guardandosi attorno, assicurandoci non ci fossero altri ospiti nei paraggi, Seraph le arrivò alle spalle, tirandole un calcio e facendola cadere in piscina. -Così va meglio?-
L’altra riemerse riuscendo miracolosamente a tenere il bicchiere fuori dall’acqua, guardandola in cagnesco.
-Bacchettona.-
-Alcolizzata.-
Khal accanto ridacchiò, fintamente divertito dalla scena, ed allungò una mano verso la sua ragazza tirandola a sé. -Se vuoi ti faccio preparare un altro drink.-
-Nah, è ancora buono.- rispose Ailea, mandandolo giù tutto in un sorso.
-Ne vuoi un altro?- chiese ancora lui.
-Vuoi farmi ubriacare?-
-Forse…-
Sorridendo Khal accarezzò la coscia della ragazza, che fu subito incantata dai suoi splendidi occhi ghiacciati.
-Magari un altro…-
Seraph alzò gli occhi al cielo, incapace di salvare il fegato dell’amica, ed andò a sedersi su uno sdraio a rilassarsi.
Le sarebbe piaciuto stare accoccolata assieme ad Astral, ma il ragazzo era in piscina a giocare con la sorella, Zell e Johanna, in una battaglia dove le ragazze erano sulle spalle dei due, e vinceva chi riusciva per prima a buttare l’altra in acqua.
-Nyaaa forza Astry forza! Vai con quelle gambe nya!- urlò Lacie muovendo la coda producendo degli schizzi in direzione di Zell.
-Ehi, non barare con quella coda!- l’ammonì il ragazzo, in piena vena competitiva.
-È parte del mio corpo, quindi vale nya!-
-Non dire così, che poi Johanna ti lancia il telefono in faccia.- scherzò Astral.
-Ehi!-
Johanna si finse offesa, ma dopo un’intera giornata passata a dispiacersi per non avere potuto salutare propriamente Mattia finalmente stava cominciando a rilassarsi.
In realtà fino a qualche minuto fa era ancora tremendamente giù di morale, e quando Astral e Lacie avevano proposto quella sfida lei non ci aveva nemmeno fatto caso.
Era stato Zell ad insistere perché giocasse, e le era veramente grata per questo.
Se Sammy fosse stata lì probabilmente avrebbe voluto partecipare, ma era già tardi e la giornata era stata lunga, quindi la piccola era andata a dormire in camera.
-Non ti lascerò vincere nya!- esclamò Lacie cercando di afferrarle le braccia ed a tirarla, Johanna però in qualche modo riuscì a mantenere la presa su di lei, e ad evitare di cadere.
Astral, proprio come la sorella, stava facendo il possibile invece per intralciare Zell, e se non fosse stato per gli allenamenti del ragazzo, che non saltava mai un leg-day, probabilmente ci sarebbe riuscito.
-Tutto qui quello che sai fare?- lo prese in giro Zell.
-No.-
Cogliendolo alla sprovvista, Astral prese la rincorsa contro di lui, abbandonando la presa sulle gambe di Lacie e dando al ragazzo una poderosa spinta che riuscì a fargli perdere l’equilibrio.
Sia lui che Johanna finirono in acqua, tra le risate vittoriose di Lacie.
-Ahahaha! Sìììì nya!-
Gli altri due riemersero poco dopo, con Johanna che aveva tutti i capelli appiccicati in faccia.
-Rivincita!- esclamò Zell puntando il dito contro Astral.
-Quando vuoi amico.-
La scena era assolutamente spassosa, ma c’erano alcuni che non riuscivano a godersela.
Yume normalmente era sempre pronta a divertirsi ed a bere un po’, ma non riusciva in quel momento a pensare ad altro se non ad Ayame.
Come stava? Avrebbe dovuto insistere di più sullo stare con lei?
Avrebbe fatto qualche sciocchezza?
Anche Lighneers non era lì, e questo la agitava solo di più.
-Ehi, un sex on the beach per la beach?-
Nadeshiko le si era avvicinata con due bicchieri in mano. Yume sorrise, annuendo.
-Ci sono un sacco di ragazzi carini da queste parti.- commentò Nadeshiko, riferendosi a molti che aveva visto in giro per il resort.
-Mh-mh.-
-Pensavo che a quest’ora ne avresti già accalappiato qualcuno.-
-Sì… non sono molto in vena ora.-
Nadeshiko non rispose subito, bevendo un po’ del suo drink. -Non dovresti farti trascinare in questo modo dalle faccende altrui.-
Non era stupida, aveva notato anche lei lo strano comportamento di Lighneers ed Ayame, l’uno più burbero del solito e l’altra più depressa, però era rimasta in disparte, soprattutto perché era dell’idea che, se qualcuno aveva bisogno di te, te lo diceva, altrimenti rompevi solo la sua privacy.
-Ci tengo a lei… come tengo a te, ed a tutti gli altri.-
-Sì, ma ribadisco, questo non significa amagonarsi e stare male. Rilassati, oggi hai fatto tutto il possibile ed anche di più. I vestiti nuovi di Wyen sono opera tua no? Quello si che è stato un miracolo.-
Yume non era d’accordo sul modo di fare di Nadeshiko, almeno non sul discorso di Ayame, ma la fece comunque sorridere al commento dei vestiti. -Le stanno molto bene, vero?-
-Sì, ma è ancora troppo rigida. Dici che berrà qualcosa?-
-Chissà, se non vuole, non deve farlo per forza.-
-Finché non mi rompe le scatole almeno.- obbiettò Nadeshiko, mandando giù un altro sorso guardando la bionda.
Se era vero che da un lato Wyen non condivideva appieno gli atteggiamenti delle due, tra cui i loro vestiti fin troppo scollati e la postura spaparanzata, c’era anche da dire che in quel momento non erano tra i suoi pensieri.
Era seduta su uno degli sdrai assieme a suo fratello, Jack, Milton e Ryujin, che gli stavano insegnando un gioco di carte.
Le regole erano chiare, ma per sicurezza le avevano fatto fare una partita di prova dove mostravano ciascuno le proprie carte, e l’aiutavano a capire le scelte migliori.
-Ecco, con questa carta, se peschi questo, ottieni otto punti.- disse Milton, mostrandole quale prendere.
-Capisco… non è un gioco complicato.-
-Altrimenti non sarebbe un gioco.- rispose Ryujin sorridendole.
-Permetto di dissentire. Io non ci sto capendo una mazza.- sbuffò Jack, grattandosi la testa confuso. -Non stavamo giocando a briscola?-
Daimonas sorrise, avvicinandosi a lui. I loro volti quasi si toccavano. -Questo spiegherebbe perché stai perdendo.-
-Ah-ha.- rispose Jack, arrossendo per la vicinanza. -Vuoi spiegarmi tu da capo? Sicuramente ci capirei di più che con la mia testaccia dura.-
-Non dire così. Sei molto intelligente, sono sicuro che capirai subito.-
In realtà, se continuava a stargli così vicino, non ci avrebbe capito proprio nulla. A malapena riusciva a riflettere sui propri pensieri.
Visto tutti si erano radunati in piscina Jack aveva valutato la possibilità di andare a lavorare da qualche altra parte, ma voleva anche essere un po’ egoista, e godersi qualche ora in compagnia di Daimonas.
In quel modo oltretutto non avrebbe destato troppi sospetti, e tutto sommato poteva anche svegliarsi all’alba per andare ad aiutare in giro.
Cercando di sforzarsi di mantenere la concentrazione provò a seguire le spiegazioni di Daimonas, ed effettivamente erano molto più chiare rispetto al provare a capire da solo.
Se qualcun altro si fosse unito a loro, probabilmente sarebbe stato perfettamente in grado di spiegare le regole adesso, ma Cirno era al bar a flirtare con la barista ed Annabelle accanto cercava di farle mantenere il contegno.
-Cirno, che ne dici di fare un tuffo?- le chiese, rossa in viso per le sue pessime battute.
-Preferirei tuffarmi in qualcos’altro.- ribatté la ragazza, continuando a guardare la barista che miracolosamente era ancora composta.
Annabelle in verità aveva una paura tremenda che prima o poi le avrebbe tirato una bottiglia in testa.
-Cirno, non monopolizzare il bar. Anche io voglio bere qualcosa.- si intromise Vladimir, al limite della sobrietà.
-Guarda che sto facendo affari qui! Affari di cuore…-
-Ed io affari da alcol.- ribatté il ragazzo, spingendola via. -Per curiosità, quanto ti pagano qui?-
-Abbastanza.- rispose la ragazza, senza scendere nei dettagli.
-Ti do cento jewel in più ad ogni servizio se fai in modo che questa mano non sia mai vuota, se capisci cosa intendo. E per tuuuuutto il tempo che starò qui.-
-Stai scherzando?- disse la ragazza sorpresa. -Hai idea di quanto ti costerebbe?-
-Penso lo scopriremo alla fine di questa vacanza.- sorrise il ragazzo aprendo la mano, e dopo qualche secondo prese un bicchiere dal bancone.
-Cosa desidera?-
-Sorprendimi!-
Ufficialmente si poteva salutare Vladimir per l’intera vacanza. Sicuramente sarebbe stato una compagnia eccezionale, vivace e frizzante.
Tutto il contrario di Hope, che in quel momento invece… era in un lettino assieme ad Alexander, a fissare il vuoto tristemente.
Era ovvio cosa le passasse per la testa, ma l’unica persona che poteva migliorare le cose era ancora ferma dall’altra parte della piscina.
-… non ti sembra ora di smetterla?- disse Nate, dandole una piccola spinta con la spalla.
Grace non rispose. In verità sì, voleva smetterla, ma non era così facile.
Non sapeva nemmeno come cominciare, più che altro perché non voleva dare all’amica l’idea che ora fosse tutto apposto.
Tra loro sicuramente sì, non ci sarebbero state ripercussioni, ma almeno fino al ritorno a Rookbow, Grace non sarebbe stata felice.
Allo stesso tempo però, non voleva passare chissà quanti giorni in quella maniera.
Alla fine, con un pesante sbuffo, si alzò, camminando verso Hope che la notò subito. Alexander accanto a lei fissò serio la rossa, ma questa non ne fu minimamente scalfita.
-Parliamo un po’.- disse semplicemente, e l’altra annuì alzandosi.
Grace le fece strada, uscendo dal cancello che circondava la piscina, andando verso la spiaggia.
Da sole almeno poteva essere più libera di parlare.
-Non mi è piaciuto quello che hai fatto.- cominciò, anche se la cosa era già molto chiara.
-Mi dispiace tanto…-
Passò qualche secondo, Grace sentì il vento della sera sferzarle le braccia.
Sulla spiaggia era molto più forte, ma aveva bisogno di quelle ventate fresche per mantenere la calma.
-… eri ubriaca. Posso capire che non sei stata in grado di pensare lucidamente.-
Hope si morse il labbro.
Non era proprio ubriaca ubriaca, ma non voleva contraddirla, non quanto potevano riappacificarsi. -Mi dispiace.- ripeté.
-Lo so…- Grace alzò la testa, guardando la luna sopra di loro. -Non voglio avercela con te tutto il tempo ok? Mio padre non avrebbe dovuto trascinarti in questa cosa, perciò… smettila di deprimerti, e fai le tue solite cose.-
Era rude, con poco tatto certe volte, ma Hope sorrise, perché quella era la sua migliore amica, e riusciva a capirla meglio di chiunque altro.
Anche se non la stava guardando, l’abbracciò sorridendo. -Va bene.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Lighneers:
 
Chiuso nella sua camera, Lighneers era seduto sul letto, fissando il muro davanti a sé.
Aveva già finito la cena che Annabelle gli aveva preparato ore fa, ma ogni boccone era stato come ingoiare un sasso.
Tutti i suoi pensieri andavano ad Ayame, ed a ciò che in quello stesso momento poteva stare raccontando a tutti.
Un moto di rabbia lo pervase, facendogli stringere i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, ma riuscì a cacciarlo con dei respiri profondi.
Se veramente avesse voluto dire qualcosa agli altri, lo avrebbe già fatto.
Forse voleva qualcosa in cambio del suo silenzio, e per il ragazzo non era difficile immaginare cosa…
Stavolta fu il disgusto a travolgerlo, ma anche stavolta frenò quei pensieri.
Continuare a fare ipotesi campate in aria non lo avrebbe aiutato. Appena possibile avrebbe dovuto confrontarsi con Ayame, e chiudere quella faccenda una volta per tutte.
-Cavolo, ed io credevo non potessi diventare più stupido di così.-
La voce del professor Zero lo fece saltare in piedi.
Come era entrato?
Non aveva sentito la porta aprirsi, e la finestra era chiusa.
Quelle domande svanirono rapidamente, e la rabbia tornò rapida, anche se stavolta con un bersaglio diverso.
-Lei…-
-Io!-
Lighneers digrignò i denti, valutando se prenderlo a pugni o meno.
-Si può sapere perché diamine l’ha fatto?!-
-Calmati scimpanzè. Non volevo spaventarti, ma abbiamo del lavoro da fare.-
Cosa? Credeva che ce l’avesse con lui solo perché l’aveva spaventato?
-Non parlo di questo! Mi riferisco ad Ayame! Perché l’ha portata all’orfanotrofio?!-
-Oooh, quello. Beh, ti ho fatto un favore, mi sembra ovvio.-
Un favore? quello lo chiamava un favore?
Era più una tortura, un orribile scherzo finito anche peggio del previsto.
-Non ti ripetevi di come desideravi liberartene? Ti ho dato la soluzione.-
A quelle parole, lo stomaco del ragazzo si restrinse, ed il sangue gli andò al cervello.
Intendeva… che ora aveva una scusa per sbarazzarsene?
Voleva che la uccidesse?
La rabbia si tramutò in furia, ed il suo corpo reagì d’istinto lanciandosi sull’uomo, ma questo svanì in un istante, ed al suo posto comparve una specie di specchio, oltre il cui riflesso non c’era altro che oscurità.
Lighneers vi cadde dentro, e sentì un vento gelido su di sé.
Ci volle poco perché gli occhi si abituassero al cambio di luce; era a Rookbow.
-Che cosa…-
-Te l’ho detto. Abbiamo del lavoro da fare.-
Il professore era di nuovo di fronte a lui, e prima che potesse ribattere gli mise il paraocchi sul viso, ed i pesi ai polsi ed alle caviglie.
-Cosa cazzo sta facendo?!-
-Santo cielo, quanto sei stupido. Credevi veramente che gli allenamenti sarebbero terminati solo per quella gita al mare? Ringrazia che ti ho dato un passaggio piuttosto. Potevo fartela fare a piedi.-
Quindi il lavoro a cui si riferiva non centrava con Ayame, ma con i soliti allenamenti.
Per un attimo Lighneers si sentì uno stupido per essersi fatto prendere nuovamente dalla rabbia, poi ricordò che aveva a che fare con uno stronzo.
-Bene, cominciamo. Ah, inoltre, le cose saranno leggermente diverse da oggi.-
Lighneers guardò i pesi, temendo quali altri ostacoli l’uomo potesse aggiungere. -Che tipo di cose?-
-Cose del tipo, che da oggi avrai degli allenamenti mirati. Ho preso spunto dai tuoi amici per questo. Quelli più forti di te, che se non fosse per la tua mera forza bruta potrebbero batterti con un nonnulla.-
La frecciatina colpì in pieno Lighneers, che però evitò di rispondere.
-Molti di loro, non tutti certo, si possono definire delle specie di esperti in una determinata categoria di combattimento. Chi corpo a corpo, chi con le pistole, ma per stasera, inizieremo con questo.- concluse l’uomo, consegnandogli un pugnale.
Ailea, questo allenamento centrava con lei, non c’erano dubbi.
-E cosa dovrei fare?-
-Imparare. L’avrai vista combattere, il suo stile, le sue strategie, i suoi punti deboli. Voglio che usi la testolina che ti ritrovi per assimilare ogni cosa dei suoi combattimenti, e farli tuoi.-
-E perché questa cosa?-
Il professore alzò gli occhi al cielo, snervato. -Perché sei un idiota. Credi che i veri vincitori lo siano perché sono bravi solo in una cosa? Tu a malapena sei capace di menare pugni. Devi essere in grado di adattarti ad ogni situazione possibile, ad ogni arma e nemico esistente, ma se è troppo da chiedere, allora torna al mare e scavati una fossa profonda, perché non sono tipo da sprecare inutilmente intere giornate senza vendicarmi.-
In parole povere, non aveva scelta.
-Chi devo ammazzare?- chiese quindi, rigirando il coltello tra le mani.
Il professore sorrise, indicando un palazzo di fronte a loro, dove un’unica luce attirò l’attenzione di Lighneers.
Non ci fu bisogno di dire altro, uscendo dal vicolo nel quale il professore l’aveva catapultato il ragazzo oltrepassò la strada, guardandosi attorno.
La luce veniva dal terzo piano, ma il portone principale era chiuso, e difficilmente qualcuno lo avrebbe lasciato entrare a quell’ora.
Guardando al lato dell’edificio vide la scala anti-incendio, ed assicurandosi che nessuno passasse in quel momento saltò sul muro aggrappandosi al bordo, riuscendo a salire. Il lato non era quello giusto, ed entrare in uno degli appartamenti era troppo rischioso, decise quindi di arrivare sul tetto, e da lì di utilizzare una porta che conduceva all’interno per entrare.
I corridoi erano bui, ma non era un problema per lui. Utilizzando l’ascensore scese fino al terzo piano, e da lì non dovette fare altro che muoversi verso la porta che corrispondeva alla finestra, già dal corridoio però si sentivano delle urla.
-Stupida vacca! Ti ho detto che non mi devi rompere le palle!-
Si sentirono rumori di percosse, e qualcosa che si frantumò a terra, forse un piatto.
Non c’era bisogno di aspettare oltre, era quella la stanza dove doveva entrare.
Doveva comportarsi come Ailea giusto? L’aveva vista un sacco di volte rompere una serratura con i coltelli, quindi quello era il primo passo.
La porta non era nemmeno di buona fattura, ed infilata la lama nella fessura bastò una semplice pressione per rompere il legno. La maniglia si staccò facilmente, e da lì Lighneers entrò rapido, individuando l’uomo che urlava.
Erano in cucina, lui stava dando le spalle alla porta, mentre la donna era a terra con del sangue che le colava dalla fronte.
Prima che l’uomo potesse colpirla ancora Lighneers si scagliò su di lui, accoltellandolo alla gola e pugnalandolo sotto l’ascella.
L’uomo rantolò qualche istante, cercando di voltarsi, ma il ragazzo non gli diede tregua.
Ailea utilizzava colpi mirati e precisi, ma anche furenti. Continuò a martoriare il corpo anche quando fu a terra, fino a quando la canotta non fu ricoperta dal sangue, e l’uomo smise di muoversi.
In tutto questo la donna era rimasta immobile, terrorizzata di fronte all’aggressore, che ora la guardava.
-Dirai alla polizia che sono entrati dei ladri, e che lui ha cercato di difenderti. Chiaro.-
Pallida, l’altra annuì, continuando a tremare. Assicurandosi non ci fosse nessun’altro in casa Lighneers uscì, nascondendo il coltello sotto la maglia, superando l’ingresso.
Il professore era già lì ad aspettarlo.
-Hai fatto proprio schifo.-
Il ragazzo lo guardò prima confuso, poi sorpreso.
-Che cazzo avrei dovuto fare?-
-Intanto, darti una calmata. Ti ho già detto che tutte queste emozioni non ti servono. Imbecille… poi, non hai usato minimamente alcuna tecnica della tua compagna di classe. Lei stordisce, mira alle gambe per fare cadere l’avversario, poi lo trucida come un macellaio. È un animale, ma almeno ha una strategia. Tu non ci hai minimamente pensato.-
Lighneers non rispose, stringendo i pugni mentre il professore fece apparire di fronte a loro lo stesso specchio che avevano usato per arrivare a Rookbow.
-La prossima volta, cerca di usare il cervello.-
   
 
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