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Autore: Wymagalt    27/01/2023    1 recensioni
Il mio nome è Delphini Mathildis Black e sono nata il 9 febbraio del 1976. Sono la figlia del Signore Oscuro, Lord Voldemort e della sua più fedele Mangiamorte, Bellatrix Lestrange. Ti chiederai perché abbia scelto di raccontarti la mia storia. Credo principalmente per lasciare una traccia di me che non sia stata riscritta, convalidata o manomessa da mani altrui. Spero avrai la pazienza di accompagnarmi per queste pagine, lasciando fuori i pregiudizi, le paure e le resistenze che naturalmente avrai nei miei confronti. Ti chiedo di tentare. E alla fine, magari, riusciremo a incontrarci da pari: tu con la tua storia e io con la mia.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Delphini Riddle, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Famiglia Nott | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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Parte prima.

I.

Prima di iniziare a confidarmi con te, di cui non conosco il volto, ho bisogno di attestare che dietro queste pagine c’è una persona, che quella persona sono io e che la verità che leggerai è la mia. Vorrei che alla fine di queste pagine, potessimo incontrarci da pari. E ti chiedo, per questo breve tempo che trascorreremo assieme, di ascoltare la mia storia senza pregiudizio. Data la mia posizione, è una richiesta grande da fare quanto chiedere a un centauro di vietarsi la lettura del cielo. Ma ti chiedo di tentare.
Il mio nome è Delphini Black e sono la figlia del Signore Oscuro, Lord Voldemort e della sua più fedele seguace, Bellatrix Black in Lestrange.
Il giorno in cui sono nata, nevicava. Era il 9 febbraio del 1976 e so che vicino a mia madre c’erano mia zia, Narcissa e mia nonna Druella. La camera di una partoriente diventa una stanza sacra del femminile, per cui i più sono spaventati dalla potenza del momento in cui viene al mondo una nuova vita. Anche zio Rodolphus, il marito di mamma, lo era e da quello che so, assieme a suo fratello maggiore Rabastan, aspettava dietro la porta della camera, cercando di rintracciare mio padre. Mio padre, l’irraggiungibile.
Ci trovavamo in Irlanda, nella contea di Clare, nella dimora invernale della famiglia Lestrange. I miei zii avevano fatto in modo che mia madre potesse godere della sua privacy durante gli ultimi mesi di gravidanza, ovvero erano andati in contro al desiderio, quanto mai reso chiaro, di tenere la mia nascita un segreto.
Così, alle 20.00 del 9 febbraio 1976, nacqui dopo un lungo travaglio mentre le scogliere di Moher iniziavano a ghiacciarsi.  Mia nonna fu la prima a prendermi in braccio e constatò che ero una bambina – straordinariamente sana per essere il prodotto di un uomo che trovava terrificante.
“Fammela vedere, madre. Fammela vedere!”
Mia madre è sempre stata una donna appassionata, sebbene la maternità non le si addica. La immagino sempre, però, con la stessa fierezza di una lupa che tiene per sé il suo cucciolo, nel momento in cui chiese a mia nonna di prendere il posto nella famiglia che un tempo era stato suo. In questo passaggio di testimone, la famiglia Black accoglieva una nuova strega nelle sue file.
“Oh”, disse mia madre “Ha i suoi occhi!”
Mia madre, l’entusiasta.
Se uno sguardo potesse uccidere, credo che mia nonna avrebbe tappato per sempre la bocca sconsiderata di mia madre in quello stesso istante.
“Come la chiamerai, Bella?” zia Cissa, la sorella pratica.
Mia madre mi teneva tra le braccia, forse per la prima volta con un accenno di tenerezza, ora che aveva visto che gli appartenevo.
“Non abbiamo ancora deciso… ma credo che Delphini… Delphini potrebbe andare…”
 Dopodiché, in un modo che mi sarebbe diventato familiare, mi passò un polpastrello delicato sulla fronte, spostandomi un sottile ciuffo di capelli neri.
“Ciao, piccola Delphini”
E, mentre mi teneva stretta al petto, le lacrime di fatica e qualcos’altro, tornarono a scorrerle dagli occhi scuri agli zigomi ancora arrossati dallo sforzo.
Mio padre, l’irraggiungibile.
   
 
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