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Autore: lmpaoli94    28/01/2023    1 recensioni
San Leo (Rimini), anno domini 1347
Un borgo incastonato nella tranquillità.
Abitanti però, restii a rimanere dentro le loro abitazioni per un terribile fatto che aveva scosso l'intera comunità.
Un abate cerca di sapere il terribile segreto incastonato in mezzo a quelle mura dopo il terribile omicidio che aveva colpito il paese.
Il silenzio non porterà mai a scoprire la verità.
E questo lo sa bene il prete che, improvvisandosi detective, porterà alla luce di quell'efferata notte trascorsa, verità maledette.
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< Hai fatto quello che ti ho chiesto? >
< Sì, Conte. Il giovane parroco verrà soffocato dal fumo e dalle fiamme dell'inferno che solo lui ha creato. >
< E il suo compare? >
< Mi dispiace Conte, ma non era insieme al parroco. >
< Mi vuoi forse dirmi che hai ucciso il parroco senza aver colpito colui che predica vendetta? >
< Non erano insieme... >
< Non m'interessa! > sbraitò il Conte Viscontini < Devi trovarlo. Alla svelta. >
< Ma il parroco non sarà più un problema. >
< Questo non vuole dire che tutti i miei problemi si sono risolti > replicò l'uomo prendendo per il collo il suo capitano < Quindi fai subito quello che ho detto, altrimenti anche tu finirai in mezzo alla fiamme dell'inferno. Mi sono spiegato? >
< Sì, signor Conte. Vado subito. >
 

 

Riprendendo i sensi dopo tutto quello che era successo, Don Lorenzo vedeva un enorme folla che era pronta per dirigersi verso quella cinta muraria che costernava l'intero borgo.
Quella gente era pronta per entrare in azione, vendicando i soprusi dei potenti alla loro maniera.
> Finalmente vi siete svegliato, padre. >
La voce di Carlo era inconfondibile.
Don Lorenzo non fu però così contento come poteva credere, a causa di quella gente furiosa che insieme a lui predicava vendetta.
< Avete organizzato voi tutto questo? >
< Ho dovuto farlo, padre. So che è sbagliato, ma la diplomazia è finita. Ora che il Conte è uscito allo scoperto, è giunto il momento che paghi. Paghi per le sue dannazioni o noi abitanti di San Leo non saremo mai liberi. >
Don Lorenzo non sapeva come replicare a tali parole.
Si sentiva inerme e allo stesso modo afflitto, ma in fondo comprendeva quel male che il suo cuore gli diceva di agire.
Doveva cercare di placare il suo buonismo per aiutare quel povero ragazzo bisognoso di vendetta.
< Don Lorenzo, siete con me o contro di me. >
< Mi state forse minacciando? >
< No, padre. Ma questa gente conta anche su di voi. >
Guardando gli occhi pieni di grinta e di rivalsa, Don Lorenzo sapeva bene che non avrebbe potuto fare niente per fermarli.
O semplicemente non avrebbe voluto farlo.
Cercando quell'aiuto che ormai aveva ottenuto, Don Lorenzo si doveva sdebitare.
E guidando il popolo verso la liberazione nel cuore di una notte di metà primavera, non si sarebbe fermato dinanzi a niente, visto che ormai amava giocare con la sua stessa vita.


Circondando l'intera cinta muraria mentre le guardie del castello erano inerme contro quell'enorme folla che si riversava all'interno delle mura, il castello stava cadendo velocemente sotto gli occhi di quella gente che aveva atteso tutto ciò da moltissimo tempo.
Le guardie venivano disarmate o peggio ancora uccise, mentre Don Lorenzo e Carlo si preparavano ad avanzare verso il salone principale del castello.
< Dove si trova il conte?! > tuonò Carlo prendendo in ostaggio una guardia.
Ma la guardia non aveva nessuna intenzione di rispondere, troppo orgoglioso per tradire il suo Signore.
< Parlate o soccomberete per sempre! >
< Ormai è troppo tardi. Il Conte sarà già fuggito chissà dove > replicò la guardia con sorriso compiaciuto.
Ma Carlo, che non voleva arrendersi in nessun modo, avrebbe trovato il Conte anche da solo, mentre Don Lorenzo gli predicava prudenza.
< Non posso fermarmi ora, padre. Sono troppo vicino! >
Giungendo nella sua camera, vide il Conte pronto a suicidarsi mentre i rivoltosi avevano messo a ferro e fuoco l'intero castello.
< Troppo tardi, stupido contadinotto in cerca di vendetta.. non potrete mai fare in modo che la vostra amata riposi in pace. Perchè il mio segreto che accomuna quella donna, verrà via con me. >
< Non te lo permetterò. >
Facendo in modo che il Conte non si suicidasse proprio dinanzi ai suoi occhi, Carlo era pronto per scoprire la verità.
Una verità molto dolorosa.
< Che cosa pensi di aver risolto salvandomi la vita? >
< Che cosa hai fatto a Giuliana? Parla! >
< Niente di che. Era la più bella donna di questo borgo ed io, essendo il padrone indiscusso di questo posto, ho voluto divertirmi con lei.
Quella donna sembrava estasiata da tutti i miei complimenti e gli avevo promesso che l'avrei salvata dalla sua povertà.
Ma lei amava troppo un certo Carlo e che non avrebbe fatto niente per tradirlo.
E fu in quel momento che i miei istinti presero il sopravvento.
Volevo possederla, fare quello che volevo con il suo corpo, ma quella donna cercava di liberarsi.
Alla fine, cercando di fermarla, ho cercato di abusare di lei mentre era svenuta.
Mi ero trasformato in un animale, ma ciò non m'importava: volevo essere il suo padrone e quello che gli avrebbe donato tutto il piacere necessario, ma lei me l'aveva impedito.
Scappando dal mio castello, avrebbe chiesto il solito aiuto dal tuo amico parroco e ciò non potevo permetterlo.
Dovevo fermare quella lingua biforcuta e quella fuga, e l'unico modo per farlo era ucciderla e farla soffrire in maniera indicibile alla solita maniera. >
< Quindi voi... l'avete bruciata viva? >
< Ho dovuto farlo, ragazzo. Ma credimi se ti dico che mi è dispiaciuto molto vederla gridare. Ma in fondo dovevo salvare la mia anima, non credi anche tu? >
Impazzito dopo quelle parole, il giovane Carlo cercò di uccidere a sangue freddo il suo nemico spietato.
< Non avresti dovuto farlo! Sei un maledetto! >
< Mi dispiace per quella donna. Davvero. >
< Non ti credo! >
Dovette intervenire Don Lorenzo prima che Carlo potesse commettere qualcosa di imperdonabile.
< Carlo! Fermati! >
< No, non posso farlo! Quest'uomo ha ucciso Giuliana ardendola viva! >
< Lo so ragazzo, ma quest'uomo pagherà. Pagherà per i suoi misfatti. >
< E come?! Si crede il padrone del mondo. Nessuno potrà condannarlo se non io, quindi fatevi da parte. >
Don Lorenzo non aveva mai visto Carlo in quelle condizioni.
Sembrava indemoniato, e prima che l'intero popolo prendesse il castello prima di giungere nella camera del Conte, Carlo riuscì nel suo intento uccidendo con le sue stesse mani il Conte.
In qualche modo il giovane ragazzo si sentiva appagato, ma in fondo al suo cuore sapeva che quella vendetta non gli avrebbe mai riconsegnato la povera Giuliana

 

Nei giorni seguenti, Don Lorenzo fece preparare una sepoltura degna per la giovane amata di Carlo, in modo che il suo amato e tutti coloro che la amavano, potevano parlargli di fronte alla sua tomba,
Il cuore di Carlo da quel momento non fu più lo stesso e il modo in cui aveva ucciso il Conte, lo aveva reso una persona diversa, ma questo non vuol dire un assassino.
Don Lorenzo non perdeva tempo nell'aiutare il ragazzo, domandandogli ogni volta se avesse bisogno di qualcosa.
Ma il ragazzo, anche se era molto giovane, rispondeva al parroco dicendogli che se la sarebbe sempre cavato da solo.
Ma questo Don Lorenzo non ci credeva, pensando che il ragazzo avesse bisogno di essere aiutato e di avere accanto a sé persone che lo avrebbero potuto amare.
< Padre, sapete che è passato un mese dalla morte di Giuliana? >
< Sì, ragazzo. E non passa giorno che io non riesca a dimenticare quello che gli è successo. Proprio oggi pomeriggio organizzerò una messa in suo nome. In modo che tutti noi possiamo ricordarla. >
< Una messa non servirà a riportarla indietro, padre. >
< Lo so. Ma servirà a pregare per la sua anima e per quel suo destino nefasto che gli uomini crudeli gli hanno tolto per sempre. >
< Padre, so che è peccato, ma non mi pento di quello che ho fatto. >
< Figliolo, se io non posso aspirare tutti i tuoi peccati, so molto bene che sei un bravo ragazzo. E lo sarai per sempre. In questa stessa vita. >
< La ringrazio, padre. Significa molto per me. >
Don Lorenzo fissava il ragazzo con occhi diversi, ma sinceri.
Sapeva bene che quello che aveva fatto era ingiusto e sbagliato, ma non avrebbe fatto altrimenti se non amarlo incondizionatamente.
< Per qualsiasi cosa, non esitate a chiedere il mio conforto. >
< Padre, ci pensate già da voi a confortarmi. >
< Lo so. E di questo non mi pento assolutamente > replicò il parroco abbracciando quel ragazzo che da lì a poco, avrebbe ricominciato a vivere.

   
 
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