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Autore: starlight1205    29/01/2023    3 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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When enemies are at you door 
I’ll carry you way from war
Give me reasons to believe 
That you would do the same for me”

(“Gone, gone, gone” - Phillip Phillips)

 


Durante tutto il viaggio di ritorno a bordo del vagone sferragliante della metropolitana, Fred studiò l’espressione di Diana e cercò di sondare il suo umore, dato che la ragazza era sprofondata in uno strano e inquietante mutismo.
- Mio padre è un bugiardo - sentenziò Diana con aria stanca stringendo le mani appoggiate sui propri jeans prima di iniziare a campare ipotesi - che cosa diamine ha fatto per tutti gli altri anni? Perchè non mi ha detto la verità? E Benjamin? Perchè tutti non fanno altro che mentirmi? - aveva sbottato l’ultima frase alzando il tono di voce, tanto che la signora seduta di fronte a loro, intenta nella lettura di una rivista, aveva sollevato lo sguardo su di loro, improvvisamente interessata.
Fred ovviamente non aveva una risposta a tutti quegli interrogativi. Si limitò a stringere la mano di Diana, sperando che almeno quel gesto potesse darle un minimo conforto. 
- Non lo so...- confessò Fred posando lo sguardo sulle porte del vagone che si stavano aprendo automaticamente.
Diana si alzò in piedi e gli indicò la loro fermata.
- Abbiamo già circa duecento cose da scoprire - commentò Diana passandosi stancamente una mano sul viso.
Lasciarono il vagone per dirigersi verso la scala mobile, facendo lo slalom tra i pendolari che sgomitavano per infilarsi il più velocemente possibile nel treno affollato per accaparrarsi dei posti a sedere.
- Ogni volta che scopriamo una cosa, ne saltano fuori almeno altre dieci senza una risposta! E io mi sto stancando! - Diana riprese il dicorso che era stato interrotto da un gruppetto di ragazzi che si era insinuato tra loro per raggiungere di corsa il treno in partenza.
Fred aprì la bocca per parlare, ma Diana continuò imperterrita il suo monologo.
- Non riesco a non pensare che il Blackhole sia in qualche modo collegato a Ben e a mio padre...
- E come potrebbe? - Fred riuscì a inserirsi nel discorso di Diana.
- Non lo so - sibilò lei tra i denti, come se stesse compiendo un grande sforzo per rimettere insieme gli sconnessi pezzi del puzzle che non sembravano mai combaciare - è una sensazione! Non deve avere per forza senso! Mi viene il mal di testa a furia di pensarci...

Fred cercò di distrarla con qualche battuta e vuote chiacchiere, mentre tornavano in superficie e  camminavano a passo spedito verso casa Jordan.
Una volta arrivati davanti alla villetta ordinata e ben tenuta, Fred bussò un paio di volte, fino a che la porta non si aprì in uno spiraglio lasciando intravedere il viso serio di Lee.
- Cosa hai appeso sul soffitto della sala comune di Grifondoro al quinto anno? - domandò Lee con apprensione e non accennando ad aprire del tutto la porta.
- Le mutande di Baston - rispose Fred sogghignando al solo ricordo dei boxer con i Boccini d’oro appiccicati con un Incantesimo di Adesione Permanente e l’espressione di Oliver Baston mentre minacciava di cacciarlo dalla squadra di Quidditch.
- Ah, siete voi... - sospirò Lee rilassando le spalle e facendoli entrare tranquillamente in casa  - ci avete messo secoli!
- Lee, devi cambiare domanda di sicurezza - suggerì Fred con un sorriso entrando in soggiorno - praticamente lo sapeva tutta Hogwarts delle mutande di Baston.

L’interno dell’abitazione rispecchiava perfettamente l’esterno per l’ordine che regnava sovrano: rispetto alla Tana, quella casa sembrava uscita da una rivista di moderni arredamenti babbani; i mobili laccati di bianco davano la sensazione di trovarsi quasi dentro a un ospedale; non c’era un oggetto fuoriposto e anche la distanza tra i pochi soprammobili sembrava essere stata misurata con millimetrica precisione.
Fred scrollò la testa nel confrontare inevitabilmente quella casa con la Tana, dove la confusione, il disordine e il baccano la facevano da padrone.
Non avrebbe scambiato le due abitazioni per nulla al mondo.
Anche Diana si guardava intorno con curiosità: aveva il naso leggermente arricciato in un’espressione adorabile a metà tra interesse e timore; se Fred aveva imparato a conoscerla almeno un po’, anche lei non poteva amare quel tipo di abitazione fredda e asettica, considerando che il negozio Harvey era una specie di accozzaglia di vecchi mobili e strani oggetti, tanto da poter benissimo fare concorrenza all’interno del capanno di Arthur Weasley.

George era seduto al tavolo in vetro del soggiorno chino a leggere qualcosa che attirava completamente la sua attenzione.
- Ehi - Fred lo salutò con un cenno del capo.
George alzò lo sguardo su di lui. Le labbra strette e lo sguardo corrucciato, mentre spingeva verso Fred la sua lettura. Era una copia de “La Gazzetta del Profeta” e il solo vedere la prima pagina fece ridurre gli occhi di Fred a due fessure. 
- Ma quello è Harry?! - esclamò Diana sbalordita fissando la pagina dove troneggiava una foto segnaletica di Harry Potter con scritto sopra, a caratteri cubitali: “Undesirable N.1” - che significa?
- Significa che il Ministero è fottuto - spiegò Fred strisciando la sedia sul pavimento in un suono raschiante e sedendosi accanto al fratello.
- Hanno iniziato il censimento dei Nati Babbani... - annunciò Lee con tono grave mentre con rabbia puntava lo sguardo fuori dalla finestra.
- Cosa? - esclamarono in coro Fred e George strabuzzando gli occhi.
- C’era da aspettarselo... - continuò Lee in tono amaro.
- Che vuol dire? - chiese Diana allarmata, lo sguardo smeraldino che cercava quello di Fred, in cerca di una spiegazione.
- Ti convocano al Ministero - spiegò Lee con lo sguardo duro e i pugni stretti - ti fanno domande sulle tue origini per sapere se ci sono altri maghi in famiglia. E’ tutta una farsa, perchè in realtà già lo sanno, ma è un pretesto per far si che si vada al Ministero. Ti fanno una specie di processo per toglierti la bacchetta, perchè dicono che non siamo veramente...maghi. I Nati Babbani non potranno nemmeno tornare ad Hogwarts quest’anno! Mi hanno anche licenziato. Hanno paura e hanno preferito darmi il ben servito...

L’aria si fece immediatamente pesante. Fred cercava di non pensare ad intere famiglie distrutte e separate da quelle stupide ideologie da psicotici Purosangue. Che cosa avrebbero fatto allora ai babbani come Diana? Li avrebbero calpestati come dei Vermicoli?

- Come sai queste cose? - chiese Diana. Gli occhi tristi e la fronte aggrottata come se soffrisse nell’ascoltare le parole di Lee.
- Lee lavorava per “La Gazzetta del Profeta” - spiegò Fred sbrigativo - giornalista e cronista sportivo.
Lee si muoveva avanti e indietro nel soggiorno scorrendo tra le mani un piccolo plico di buste.
- Voi due avete scoperto qualcosa? - chiese George cercando di cambiare argomento, mentre lo sguardo occhialuto di Harry nell’immagine sul giornale non smetteva di fissarli.
Raccontarono brevemente la loro avventura al Bedlam Royal Hospital e Diana, infine, domandò: - Lee, non è che per caso hai una cartina geografica della Gran Bretagna?
- Mmh...penso di si... - rispose Lee ancora assorbito dalla lettura della posta - vado a vedere... - e sparì al piano di sopra per tornare poco dopo con un vecchio atlante geografico dalla copertina verde.
Diana aprì il libro sul tavolo con un tonfo e iniziò a sfogliare freneticamente le pagine. Fred e George, alzatisi in piedi, sbirciavano alle sue spalle, confusi e incuriositi.
- L’ho trovato! - esclamò Diana dopo qualche minuto mentre con il dito indicava trionfante un punto sulla cartina - Drumnadrochit!
- Cos’è? - chiese George senza capire e facendole una smorfia - un incantesimo?
- E’ un paese - rispose Diana con un’altra smorfia per George continuando a tenere il dito premuto sul punto all’estremo nord della Gran Bretagna - in Scozia!

Rimasero in silenzio a fissare tutti e quattro la cartina geografica fino a che Fred interruppe il silenzio proponendo con tono ovvio: - Beh, andiamoci, no?
Diana lo fissò soppesando la sua proposta e mordicchiandosi il labbro inferiore: - Dici che è una buona idea? E se ora ci abitasse qualcuno? Insomma...la cartella clinica di mio padre risale ad anni fa!
- Secondo me vale la pena provare - rispose George guardando Diana e poi Fred e infine Lee - potrebbe essere lì!
- Si, anche perchè non abbiamo niente di meglio da fare... - continuò Fred percependo nel fratello la stessa urgenza di doversi tenere occupati con qualcosa da fare per non impazzire.
Lee sospirò allargando le braccia e inserendosi nella conversazione: - Di certo qui non possiamo stare! Dobbiamo andarcene il prima possibile - agitando una delle buste, in tono amaro aggiunse: - Mi hanno già convocato al Ministero due volte mentre non c’ero! E’ solo questione di tempo prima che mi vengano a cercare perchè non mi sono presentato!
Fred, George e Diana rimasero a fissare per un attimo Lee Jordan, senza riuscire a dire nulla di sensato.
- Va bene - Diana annuì con convinzione - come ci arriviamo in Scozia?
Fred e George si guardarono pensierosi.
- La materializzazione? - azzardò George.
- Potrebbe non essere sicura per i Nati Babbani - constatò Lee molto preoccupato - potrebbero aver trovato un modo per tracciare gli spostamenti...
- Automobile? -  propose Diana.
- Hai un’automobile e non ce l’hai detto, Pixie? - chiese George con sguardo omicida.
- No, in realtà, ma... - stava per protestare Diana con tono battagliero.
- In realtà - proseguì Lee grattandosi la nuca - i miei hanno un’automobile...
- Perfetto! - Diana unì le mani sorridendo vittoriosa a George - possiamo partire?
I tre ragazzi rimasero fermi a guardarsi senza muoversi.
- Che c’è? - chiese Diana.
- Io non la so guidare - ammise Lee portandosi una mano sotto al mento come se stesse valutando come risolvere un enorme problema.
- Io non molto - disse George incrociando le braccia, mentre tutti si voltavano a fissare Fred.
- Ehi - disse lui alzando le mani - io ho guidato solo l’auto volante di papà a quattordici anni! Non è che sono esperto...
Diana rimase a fissarlo con un’espressione strana: probabilmente indecisa se mettersi a ridere o mettersi le mani tra i capelli, mentre bofonchiava frasi sconnesse tra le quali Fred riuscì solo a comprendere auto volante e quattordici anni.
- Dammi le chiavi, Lee - Diana prese in mano la situazione roteando gli occhi al cielo - sembra che l’unica a sapere che cosa sia una leva del cambio sono io...
- Tu guidi? - domandò Fred sconcertato.
- Si io guido, Fred - rispose Diana con aria di sfida e sollevando il mento mentre Lee le consegnava il mazzo di chiavi - ti pare così strano? Non è il momento di fare il maschilista...
- Quante altre cose mi nascondi, Pixie, oltre alla tua età? - la prese in giro Fred, mentre Diana riprendeva a studiare la cartina geografica - e poi io non faccio...quello che hai detto!

Lee e George iniziarono a caricare i bagagli e qualche provvista in auto, andando avanti e indietro dal garage.
Visto che Diana non lo aveva degnato di una risposta, Fred si mise a guardare con aria assorta la pagina del giornale ancora aperto sul tavolo al fianco dell’atlante geografico.
- Hai guidato una macchina volante a quattordici anni? - Diana si era spostata ed era in piedi di fronte a lui con le braccia incrociate sotto al seno, il tavolo a dividerli. Aveva indossato un’espressione da ramanzina che ben presto fu rimpiazzata da un sorrisetto.
- Si, ti pare così strano? - domandò Fred prendendola in giro e utilizzando la stessa frase che Diana gli aveva rivolto poco prima.
- Un pochino - ammise lei aggirando il tavolo, avvicinandosi e rimanendo in piedi di fronte a lui, con lo sguardo sollevato verso l’alto per incrociare il suo - ma sembra eccitante...
- E io che pensavo che volessi rimproverarmi... - le sorrise Fred allusivo.
- Era proprio quello che avevo in mente - sorrise di rimando Diana avvicinandosi ulteriormente a lui senza smettere di guardarlo negli occhi.
Fred sentì il cuore accelerare il battito e si aprì in un sorriso malizioso, sciogliendo le braccia incrociate della ragazza per avvicinarla e baciarla.
- Giusto, perchè sai che mi piace essere rimproverato... - sussurrò staccandosi dalle labbra di Diana quanto bastava per parlare.
Diana riavvicinò le loro labbra con impeto, alzandosi sulle punte dei piedi e premendo il suo corpo contro quello di Fred; mentre una scarica elettrica sembrava percorrerlo, lui, con un rapido gesto, le afferrò da dietro le gambe per metterla a sedere sull’immacolato tavolo del soggiorno di casa Jordan, mentre Diana gli allacciava le braccia dietro al collo per essere sollevata.
- Se vuoi - propose Fred sorridendo tra un bacio e l’altro - posso sempre far volare anche la macchina di Lee! E’ una cosa gravissima che merita un graaaaande rimprovero...
- Ma non dovevamo evitare di attirare l’attenzione? - gli ricordò Diana ridacchiando, mentre Fred si chinava per baciarle il collo.
Diana emise un sospiro tremante piegando il collo sotto alle labbra di Fred: - Stiamo ancora parlando di rimproveri? - mormorò a fatica.
- Per Merlino, ragazzi! - la voce scandalizzata di Lee li interruppe bruscamente, mentre il ragazzo entrava in soggiorno coprendosi gli occhi con le mani - non sul tavolo di casa mia!
Diana scese di scatto dal tavolo risollevando la spallina della canottiera nera che indossava e che era scivolata verso il basso, avvampando. Mentre, Fred rideva della situazione e del viso di Diana, rosso come il fuoco e sprofondato a cercare qualcosa nello zaino per nascondere l’imbarazzo, si udì un rumore secco provenire dall’ingresso dell’abitazione.

Lee, Diana e Fred si irrigidirono istantaneamente alzando lo sguardo verso quel punto.
- George, sei tu? - chiese Fred incerto e sporgendo la testa verso l’atrio, dato che l’unico che non si trovava li con loro era il gemello.
- Che c’è? - chiese George arrivando dalla cucina con in mano dei panini e altro cibo.
- Se tu sei qui, chi ha fatto rumore nell’ingresso? - domandò Lee in tono irrequieto.
Come in risposta alla domanda di Lee, dei forti colpi rimbombarono sulla porta di casa e una voce  maschile esclamò: - Signor Jordan?
Lee rimase come congelato sul posto guardando spaventato Fred e George, altrettanto immobili. Diana aveva cominciato a mordicchiarsi le unghie, lo sguardo fisso sulla porta.
- Signor Jordan! - riprese la voce maschile alzandosi di un’ottava - sono un funzionario del Ministero, la prego di farci entrare!
- Merda - sibilò Lee angosciato.
- Facciamo finta di niente - propose Diana a bassa voce e con lo sguardo tormentato - se ne andranno!
- No, vado io ad aprire - si offrì Fred e indicando Diana e Lee disse: - voi due nascondetevi!
- Freddie, non so se è una buona idea... - cercò di dire George guardando prima il fratello e poi la porta che tremava sotto i colpi insistenti del funzionario.
- Vado io - disse Diana sgusciando tra i gemelli e avvicinandosi all’ingresso - non sanno chi sono!
- No, Pixie... - stava per dire Fred allungando il braccio per far cambiare idea a Diana, ma era troppo tardi, perchè la ragazza stava già aprendo la porta di casa.
Fred, George e Lee si rintanarono in tutta fretta in un angolo nascosto del soggiorno, cercando di ascoltare.
- Perchè deve fare sempre di testa sua? - domandò George in un esasperato sussurro.
Fred si limitò a grugnire un verso di disapprovazione e fece segno agli altri due di rimanere in silenzio.

- Buongiorno - salutò cordialmente Diana. 
Fred riusciva a vederla di spalle, in piedi sulla soglia.
- Buongiorno... - sentì la voce del funzionario vacillare incerta - lei è?
- Mi chiamo Jessica Kane, in che cosa posso esserle utile? - Diana continuò in tono educato.
Fred non riusciva a vedere il funzionario, ma lo sentì trafficare nelle tasche del mantello e recuperare delle pergamene, mentre tra sè e sè borbottava: - Kane...Kane...non ho nessuna informazione su questo nome...lei è...Come mai si trova a casa del signor Jordan?
- Sono babbana - ammise Diana prima di intrattenere l’uomo raccontando che era la fidanzata di Lee e prodigandosi in un lungo e dettagliato resoconto di come si fossero conosciuti. Fred riuscì a trattenere a stento una risatina mentre guardava Lee che attonito fissava il pavimento, in ascolto di tutte quelle bugie che lo vedevano come protagonista.
Il funzionario sembrò rivolgersi a qualcun altro. 
Il fatto che fosse venuto con un collega non era una cosa positiva.

- Dolores, qui c’è solo una babbana... - cercò di dire l’uomo per interrompere le chiacchiere di Diana.
Fred e George, chini e raggomitolati dietro il mobile del soggiorno, si guardarono sgranando gli occhi. 
- Quella Dolores? - sibilò Fred con aria assassina.
- Non lo so... - gli rispose il fratello cercando di sporgersi oltre il mobile per controllare - non vedo...
- Sta giù! - sibilò Lee strattonando il braccio di George e facendogli perdere l’equilibrio. George barcollò appoggiandosi alla credenza, ma urtò un soprammobile che cadde a terra andando in frantumi.
Fred si morse il labbro mentre chiudeva istintivamente gli occhi come se così avesse potuto evitare quello che sarebbe successo da lì a poco.
Diana si voltò di scatto verso di loro, mentre l’inconfondibile vocetta di Dolores Umbridge diceva: - Non mi sembra che tu sia sola in casa, mia cara...
- Oh, è solo il mio gatto - mentì spudoratamente Diana riuscendo sorprendentemente a mantenere la calma - combina un sacco di disastri.
- Per sicurezza vorrei dare un’occhiata - il tono della Umbridge trasudava falsità.
Fred riusciva facilmente a immaginare il suo finto e zuccheroso sorriso.
- Non credo sia necessario, signora - la fermò in tono duro Diana - le ripeto che sono sola in casa e non ho piacere che degli estranei entrino senza il mio consenso.

Fred chiuse di nuovo gli occhi e trattenne il fiato, in attesa. George aveva ragione, perchè Diana doveva fare sempre testa sua? Non aveva idea di chi avesse davanti e della cattiveria di cui potesse essere capace quella donna.
Dolores Umbridge si schiarì la gola con un piccolo colpo di tosse.
Il tonfo sordo e l’urlo soffocato fecero riaprire istantaneamente gli occhi a Fred.
Il funzionario, chiaramente visibile dopo aver praticamente fatto irruzione in soggiorno, aveva spinto con forza Diana contro la parete dell’ingresso ruggendo: - Fatti da parte, stupida!
Come una molla, Fred balzò in piedi fuori dal suo nascondiglio e, puntando la bacchetta verso l’uomo, gridò: - Non la toccare!
Sentiva la mano destra tremare per la rabbia, mentre vedeva l’uomo allentare la presa su Diana per prestargli attenzione e Dolores Umbridge, tossicchiando, si faceva largo sulla soglia.
La donna aveva la stessa espressione di deliziata cattiveria che Fred aveva imparato a odiare.
Riuscì a percepire George e Lee posizionarsi alle sue spalle, entrambi con le bacchette pronte.

- Mmh... - sospirò la Umbridge, come se avesse davanti qualcosa di estremamente interessante, per poi scoprire i denti in un sorriso inquietante che illuminava sinistramente il suo viso da rospo - ci rivediamo, Weasley! Se devo essere sincera, non accompagno mai le ispezioni, ma vista la faccia tosta del signor Jordan nel non presentarsi al Ministero, ho preferito passare a dare un’occhiata personalmente! - squittì una risatina infantile e aggiunse -  Che colpo di fortuna! Non è bello rivedersi?
Fred digrignò i denti mentre sentiva George irrigidirsi al suo fianco. Il solo udire il tono di voce mieloso gli aveva fatto ricordare tutte le ingiuste e sadiche punizioni a cui la donna li aveva sottoposti ai tempi del loro ultimo anno a Hogwarts. Torse automaticamente la mano destra, perchè gli sembrava quasi di risentire la punta della piuma d’oca penetrargli nella pelle e incidere le frasi che la donna si divertiva a far loro trascrivere fino a che il concetto non fosse penetrato.

- Fatevi da parte e lasciateci prelevare Jordan - sbottò il funzionario con rabbia e sputacchiando saliva.
Aveva un viso dalla mascella squadrata accentuato dal rigido taglio di capelli che lo faceva sembrare una grossa spazzola.
- Altrimenti? - domandò Fred con tono duro, mentre con la coda dell’occhio teneva sotto controllo Diana che stava lentamente scivolando verso la soglia di casa, dato che tutta l’attenzione dei due visitatori era focalizzata su loro tre. Non aveva la minima idea di cosa la ragazza avesse intenzione di fare.
La Umbridge squittì una risatina acuta ed eccitata mentre sfoderava la bacchetta: - Altrimenti verrete puniti, signor Weasley. Ormai dovreste saperlo... Bombarda!
L’incantesimo esplose e Fred fece appena in tempo a gettarsi di lato, mentre la credenza scoppiava in pezzi.
- Viaaa - urlò Lee coprendosi il capo per proteggersi dai frammenti - la porta sul retro! - e schivando gli incantesimi si diresse di corsa nell’altra stanza. Fred e George lo seguirono, mentre sentivano sibilare maledizioni e la Umbridge, incollerita, si faceva avanti lungo il corridoio.


                                                                                            °°°°°°°°°°°°°


Diana non riusciva a credere al sangue freddo che era riuscita a mantenere.
Era stata impulsiva e sciocca. Se ne era resa conto. Ragionava ancora come chi non potesse essere colpito da un incantesimo.
Semplicemente non aveva pensato al fatto che non ci fosse più il Blackhole a proteggerla.
Aveva agito d’istinto. 
Passare troppo tempo con dei Grifondoro spavaldi doveva averle dato leggermente alla testa. Per tutto il tempo in cui aveva tentato di intrattenere i due funzionari del Ministero della Magia, aveva percepito lo sguardo di disapprovazione di Fred. Ma era stufa di essere la babbana indifesa da proteggere. Così mentre nessuno l’aveva più degnata di uno sguardo solo perchè era “una stupida babbana”, si era resa conto di avere ancora in mano le chiavi della macchina di Lee. Era scivolata silenziosamente fuori di casa. Fred l’aveva notata e Diana sperava che avesse capito cosa avesse intenzione di fare. 
Aprì il garage e posteggiò velocemente la vecchia Ford Orion rossa della famiglia Jordan nel vialetto posteriore, mentre un’esplosione proveniente dal soggiorno la fece sobbalzare e stringere le mani sul volante per lo spavento.
Lee spalancò la porta sul retro e caracollò fuori guardandosi le spalle, mentre Diana gli faceva cenno di muoversi.
George corse fuori di casa seguito da Fred, mentre Lee si era già seduto sul sedile del passeggero di fianco a Diana.
George aprì con violenza la portiera lanciandosi sul sedile posteriore.
Fred, invece, procedeva lentamente. Troppo lentamente. 
Aveva le mani sopra la testa e un’espressione sconfitta e bruciante di rabbia, mentre dietro di lui avanzava la donna che sembrava una grossa rana trionfante e vestita di rosa: Diana si rese conto che teneva la bacchetta puntata alle spalle di Fred.

- Oh, adesso basta! - sibilò spazientita spegnendo il motore della macchina e schiaffeggiando il volante.
Sentiva i palmi delle mani sudati e brucianti, mentre una sensazione di coraggiosa rabbia le artigliava lo stomaco.
- Nononono - iniziò a cantilenare Lee con le mani intrecciate e lo sguardo spaventato.
- Cosa fai? - domandò George cercando di riemergere dagli zaini caricati sul sedile posteriore.
Diana non sapeva esattamente cosa stesse facendo, ma scese dall’auto sbattendo la portiera. Sia la donna simile a un rospo che Fred guardarono nella sua direzione, mentre il ragazzo le rivolgeva lo sguardo più torvo che le avesse mai riservato.
- Vai via - le sibilò Fred con gli occhi che dardeggiavano di rabbia.
- Te lo scordi - gli rispose Diana, mentre sentiva il sangue ribollire e una leggera brezza scompigliarle i capelli.
La donna spinse maggiormente la bacchetta contro la schiena di Fred tanto da provocare al ragazzo un grugnito di dolore.

Un ronzio le echeggiava nelle orecchie.
La rabbia e l’impotenza la stavano probabilmente portando sull’orlo della pazzia, perchè le sembrava di percepire la rassicurante vibrazione del Blackhole. 
Come se ancora lo avesse appeso al collo.
Come se non le fosse mai stato portato via.
Il tonfo di due portiere le comunicò che George e Lee erano scesi di nuovo dall’auto.

- Cosa pensi di fare? - l’uomo del Ministero le era apparso davanti con il viso deformato da una risata di scherno.
- Lasciatelo andare - sbottò Diana con fierezza. Si rese conto di aver praticamente gridato, perchè sentiva il sangue rombarle così forte nelle orecchie da percepire a fatica la propria voce.
Nonostante avesse ancora la bacchetta della donna puntata alla schiena, Diana vide Fred aprirsi in un minuscolo e orgoglioso sorriso.
- Toglila di torno! - abbaiò la donna con la sua voce acuta e gli occhi spalancati per sottolineare la perentorietà del proprio ordine al suo sottoposto - dobbiamo portarli al Ministero! Si sono opposti a un’ispezione!
L’uomo dai capelli a spazzola strinse le dita con forza intorno al polso di Diana e tentò di spostarla di lato, mentre allo stesso tempo teneva la bacchetta puntata su Lee e George, pronti a intervenire.
- Lasciami!! - Diana gridò con tutta la voce che aveva, buttando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni e tentando di divincolarsi convulsamente dalla presa dell’uomo e finendo per sferrargli una gomitata nello stomaco.
Fred gridava insulti verso l’uomo e prima che Lee e George potessero approfittare della distrazione dell’avversario, quest’ultimo, sbuffando come un rinoceronte per l’affronto subito, ruotò il polso per puntare la bacchetta su Diana ed esclamare: - Pietrificus Totalus!

Diana sentì le membra farsi improvvisamente fredde e pesanti, mentre gli arti cessavano di rispondere alla sua volontà.
Incrociò lo sguardo con quello indignato di Fred che tentava in tutti i modi di liberarsi dalla donna che ancora lo teneva in pugno.
Il rombo violento che le risuonava nelle orecchie fino all’istante precedente, cessò di colpo facendola precipitare in un silenzio sovrannaturale.
L’apparente congelamento provocato da quell’incantesimo, si dileguò all’istante e fu rimpiazzato da un prepotente formicolio che si trasformò presto in una sensazione di bruciore come se la sua pelle fosse stata attraversata da fastidiose punture d’insetto.
Un tremito la scosse dalla testa ai piedi.
Gli sguardi di tutti erano puntati su di lei, increduli e spaventati.
Il bruciore si fece più intenso e rovente fino a che un’onda d’urto dai contorni azzurrini esplose: non più dal Blackhole, ma da ogni parte del suo corpo lasciandola con un dolore acuto, come se mille coltelli l’avessero trapassata. Mentre stringeva i denti cercando di arginare quell’energia inaspettata, riuscì solo a sentire Fred gridare a Lee e George di mettersi al riparo.
Intravide Fred buttarsi a terra e gli altri due ragazzi nascondersi dietro l’automobile, mentre i due funzionari venivano sbalzati all’indietro.

Diana si ritrovò piegata sulle ginocchia con le mani affondate nell’erba verde e fresca di casa Jordan, incredula e ansante. Non sapeva che cosa fosse successo nè tanto meno come fosse stato possibile, ma si sentiva svuotata, sudata e dolorante.
- Pixie - mormorò Fred rimettendola in piedi - stai bene?
Ci volle qualche secondo prima che Diana riuscisse a mettere a fuoco il volto lentigginoso e preoccupato, lo sguardo burrascoso e le labbra strette di Fred che si schiudevano lentamente per dire - Guido io, dai...
- No, ce la faccio - protestò Diana barcollando - muoviamoci!
Fred non sembrava convinto, ma le lasciò aprire la portiera del guidatore.
Risalirono in macchina veloci, Diana al volante e, questa volta, Lee e George sul sedile posteriore.
Il motore rombò mentre Diana girava la chiave nel quadro. Il funzionario era disteso malamente nel prato privo di sensi, ma la rospa rosa si era rimessa in piedi e, con il viso ridotto a una maschera di rabbia e sdegno, cercò di avvicinarsi alla macchina ripulendosi il tailleur con gesti secchi e sprezzanti.
Fred e George tirarono giù di buona lena i finestrini dell’auto, mentre Fred sibilava: - Vecchia stronza...
- Ehi, che volete fare? - domandò Diana voltandosi indietro, ma con il piede già pronto a premere l’acceleratore.
- Stupeficium!! - i due gemelli sporgendosi entrambi dai finestrini avevano pronunciato il medesimo incantesimo che con doppia forza raggiunse il gonfio petto della donna che ruzzolò nel prato di casa Jordan, finalmente, priva di sensi.
Lee, con aria esasperata, aprì per l’ennesima volta la portiera e si precipitò in giardino per chinarsi prima sulla donna e poi sull’uomo, sempre con la bacchetta alla mano, mentre Fred e George, troppo inebriati dal successo, festeggiavano con grida di gioia, insulti verso la strega e si battevano il cinque vittoriosi.
Lee rientrò velocemente in macchina e Diana, occhieggiando con agitazione lo specchietto retrovisore, chiese: - Allora possiamo partire??
- Si si - rispose stancamente Lee Jordan e poi, rivolgendosi ai gemelli, aggiunse: - Sono andati a ripulire i vostri casini...come sempre!
- Oh, ma dai, Lee! - protestò Fred con aria afflitta mentre Diana dava finalmente gas - ora non ricorderanno nulla di questa seconda uscita di scena trionfale!
- Dovresti ringraziarmi! Almeno non avremmo mezzo Ministero alle calcagna oppure a indagare sulla vostra famiglia! 
L’ultima affermazione sembrò placare definitivamente le rimostranze di Fred e George.

Mentre si dirigevano verso la periferia di Londra, Fred rivolse uno sguardo a Diana.
- Sei stata... - si bloccò a metà frase e Diana si voltò leggermente per guardarlo. I capelli rossi scompigliati dal vento che si insinuava dal finestrino abbassato.
- Sei stata un’idiota - terminò la frase George al posto del gemello infilando la testa tra i due sedili e sporgendosi tra loro.
- Si - ammise Fred - sei stata un’idiota, ma... - si morse un labbro mentre lasciava in sospeso la frase come per cercare la frase giusta da dire - ma sei stata fantastica! Come cavolo hai fatto?
George grugnì un commento e sbuffò alzando gli occhi al cielo prima di lasciarsi ricadere all’indietro tra i sedili.
- Pensavo fossi babbana... - la testa di Lee prese il posto di quella di George tra i due sedili - che cos’era quella luce azzurra?
Diana strinse le dita sul volante. Si sentiva ancora troppo incredula, dolorante e spossata per trovare le forze di spiegare a Lee tutte le vicende di cui ancora non era stato messo al corrente.
- Non lo so... - ammise lanciando un’occhiata preoccupata a Fred - non l’ho fatto apposta!
- E’ stato come quella volta a Villa Conchiglia... - disse Fred pensierioso appoggiando il gomito sull’interno della portiera - ma più forte...
- Si, ma all’epoca avevo il Blackhole! 
- Quindi hai quello strano potere anche senza il Blackhole? - la testa di George era tornata a sporgere tra i sedili spingendo indietro quella di Lee.
- I poteri? Il Blackhole? Ma di cosa parlate, ragazzi? - li incalzò Lee senza capire mentre spingeva George per trovare spazio.
- Non lo so...non credo sia una cosa che riesco a controllare... - le parole uscivano a fatica dalle labbra di Diana. 
Si sentiva la gola secca e gli occhi le bruciavano per la stanchezza.
- Quindi, stiamo ben attenti a non farla arrabbiare - Fred le sorrise e cercò di mettere fine alle domande, mentre si immettevano nella superstrada che li avrebbe portati verso nord.

Era ormai tardo pomeriggio e pian piano si erano lasciati alle spalle la città per procedere tra campi verdi punteggiati da pecore e piccoli villaggi. 
Una volta scemata l’adrenalina dello scontro, George e Lee si erano lentamente assopiti sui sedili posteriori e il viaggio era proseguito per un po’ in silenzio, fino a quando Fred non si era messo a raccontare tutti gli scherzi che lui e George avevano organizzato contro la professoressa Umbridge, ossia la rospa vestita di rosa.
Diana non riusciva a godersi l’esilarante racconto di Fred, perchè non smetteva di pensare a chi o cosa avrebbero trovato una volta raggiunto l’indirizzo trovato all’ospedale.
- Tutto a posto? - Fred aveva interrotto il proprio monologo per scrutarla in modo indagatore - ti senti bene?
- Si... - sospirò Diana mentre imboccava la superstrada - mi domando se finalmente avremo delle risposte...su Ben, suo mio padre...
Fred strinse la mano intorno alla maniglia interna della portiera.
- So che Ben non ti piaceva molto - continuò Diana osservando Fred con la coda dell’occhio - ma...insomma, non credi che se avesse voluto farmi veramente del male avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento? Abbiamo vissuto insieme per mesi...
Fred strinse le labbra e tenne lo sguardo fisso davanti a sè: - E allora perchè scappare da Shaftesbury Avenue?
Diana si limitò ad alzare le spalle perchè non aveva una risposta e perchè avevano già affrontato quel discorso. Ogni volta che scoprivano qualcosa, le sembrava di affondare ancora di più nelle bugie come se si trovasse all’interno di una palude fatta di sabbie mobili.
- Magari tuo padre si trova dove stiamo andando... - ipotizzò Fred.
Diana non aveva valutato quell’opzione e non era sicura di desiderare che fosse così.
Da quando Fred le aveva chiesto se suo padre le avesse mai fatto del male, non aveva smesso di rivangare il passato per cercare di ricordare se fosse successo qualcosa del genere, soprattutto dopo quello strano sogno che aveva fatto, in cui aveva la fastidiosa sensazione che suo padre centrasse qualcosa.

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Ehilà!
Lo so che questo capitolo getta altra carne al fuoco, ma questa "svolta" era nella mia mente fin dall'inizio, quindi perchè non usare la simpaticissima Dolores Umbridge per far scaturire questo "potere" che Diana sembra avere anche senza Blackhole? Giuro che anche questo avrà una spiegazione...un po' più avanti però :D (si lo so, non mi sopportate più XD)
A parte questo mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate :)
Nel prossimo capitolo, ve lo anticipo già ci sarà la prima risposta ai milioni di interrogativi con cui vi ho tartassato fino a questo momento :)
Grazie a chi continua a leggere, seguire e commentare questa storia ❤️
A presto!
P.S. Vi lascio il link della canzone iniziale: io la adoro e la trovo perfetta per Diana e Fred 😍
https://youtu.be/oozQ4yV__Vw



  
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