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Autore: Pol1709    30/01/2023    1 recensioni
Ben ritrovati! Con questa storia si conclude il ciclo iniziato con "Il Cavaliere e la Strega" e proseguito con "La pietra della collana". Gli avvenimento sono ambientati ai giorni nostri (per ragioni di scorrevolezza della trama non ho considerato la pandemia Covid-19): Oscar verrà chiamata ad essere di nuovo un cavaliere e, con André al suo fianco, affronterà un'ultima battaglia per se stessa e per un mondo antico e dimenticato. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Oscar si fermò davanti ad un grande sarcofago bianco. Sul fianco, in latino, si poteva leggere la scritta “Rex Quondam Rexque Futurus”. Sul coperchio vide una ciotola di legno con una sinistra e fioca luminescenza verde. Poco distante notò una spada appoggiata e la riconobbe come Excalibur. Di fianco vide una piccola pietra rossa e una lunga lancia fatta di un materiale bianco come il latte e dalla punta strana.
Morgana appoggiò una mano sul sarcofago – Mio fratello! –
Morgause la imitò – Il mio amore! –
Viviana fece la stessa cosa – Il mio Re! –
Oscar tentennò e si avvicinò ancora: - Quindi…Hai salvato non solo la tua Patria, ma tutto il mondo, lottando contro i demoni dell’Annwn –
Morgana strinse le labbra – Come ti ho detto altre volte…Il sacrificio è solo una parte del nostro dovere e del nostro essere di nobile stirpe. Qualcuno doveva farlo e, detto tra noi, un mondo dominato da quel…Quel Hitler, non mi sembrava certo attraente –
Andrew aggrottò la fronte – Crowley è morto nel 1947…Come mai non si è mai vantato di quella vittoria o non ha rivelato al mondo l’esistenza di Avalon? –
Morgana lo guardò divertita – Era vincolato alla segretezza con il Governo Britannico e poi, se avesse rivelato l’esistenza nostra e di Avalon, quel furfante non avrebbe potuto intestarsi la vittoria –
Morgause si girò verso di loro – Oh! Ma non è stato l’unico ad arrivare qui. Sono stati molti quelli che, avendo in corpo il sangue dell’antico popolo, sono riusciti a raggiungerci. Ricordo con affetto William, era uno scrittore di commedie e drammi e ne ha scritto uno proprio sul mondo fatato e sul piccolo popolo (n.d.a.: Sogno di una notte di mezza Estate di William Shakespeare) –
Viviana sorrise – Tra i tanti, una delle ultime, fu una scrittrice in crisi creativa, così disse lei…Era salita sul Tor per cercare l’ispirazione, ma arrivò qui. E tornò altre volte e parlò con ognuna di noi…Ha scritto una serie di libri su una scuola di magia per adolescenti che lottano contro un potente mago oscuro… - disse e agitò le mani indicando sua sorella Morgana – E vi lascio immaginare a chi si è ispirata… -
Andrew e Oscar si guardarono aggrottando la fronte; Morgana fece una smorfia – E’ la mia maledizione, Viviana! A te l’onore, a nostra sorella Morgause il piacere e a me…Il resto…Qualunque cosa faccia. Oh! Ho smesso da anni…Secoli…Di Preoccuparmene -
Oscar tentennò e appoggiò le mani sul coperchio del sarcofago; lo sentì vibrare leggermente – Quando…Quando il Re sarà di nuovo tra noi? –
Viviana indicò la ciotola di legno – La sua luce si sta esaurendo e, da quando abbiamo saputo del tuo ritorno, si è affievolita ulteriormente. Credo che non manchi molto, ormai. Se siamo qui tutti noi, vuol dire che ci siamo –
Oscar inarcò le sopracciglia perplessa – E…E io e André…Cosa dovremmo fare, di preciso? Avalon ci ha portato qui, ci ha fatto ritornare la memoria…Insomma! Qui fa tutto l’Isola Sacra e quindi, mi chiedo, cosa dobbiamo fare noi? –
Viviana e Morgause si guardarono, poi guardarono entrambe Morgana che strinse le labbra e guardò Oscar. Quest’ultima strinse i pugni – Non ne avete alcuna idea! – disse e si piegò sul coperchio.
Morgana alzò il mento – Dobbiamo combattere la nostra ultima battaglia! –
Oscar si rialzò e la guardò negli occhi – Bene! Il problema è…Come!? L’isola sta scomparendo e, se tanto mi da tanto, c’è un plotone di mercenari composto da ex soldati delle forze speciali di ogni paese d’Europa che ci cerca…Tu non hai più la tua magia che avrebbe potuto…Anzi: dovuto aiutarci! In pratica abbiamo a disposizione solo Excalibur, leggendaria quanto si vuole, ma che può poco e nulla contro le moderne armi da fuoco. E lo stesso vale per la lancia di Lug…Di tutte le armi che un alieno di altri mondi poteva portare qui…Una lancia! Dico: una lancia! –
Morgana aggrottò la fronte – Tu sei il campione! Tu devi sapere cosa fare se quegli invasori arriveranno qui –
Oscar si girò a fronteggiarla – E tu sei la Dama del Lago! La strega nera di Cornovaglia! La nemica di mille battaglie dei Cavalieri della Tavola Rotonda! Sei tu quella che ha vissuto per secoli e secoli aspettando questo momento! Sei tu quella che deve sapere cosa fare! –
L’altra gli puntò un bianco dito contro – Io…Io non sono quella che viene descritta nei racconti! Non lo ero e non lo sono mai stata e non…Non ho tradito mio fratello – disse con gli occhi lucidi – Quello che in secoli hanno scritto sono solo delle maledette ed infamanti menzogne! E lo sapevo che Viviana sarebbe stata descritta come la buona e io sempre e solo come la cattiva –
Morgause sospirò – Io nemmeno quello…In quelle opere vengo ammazzata da uno dei miei figli…In un letto…Con il mio amante…Ah! Nemmeno una morte eroica mi è stata concessa! –
Andrew si passò una mano sul mento – Va bene…Va bene…Evidentemente Avalon…Non ha recepito il passare del tempo e delle innovazioni tecnologiche…Ma, in fondo, ci ha salvato più di una volta, mi pare e quindi…Poi non è detto che anche Fersen e i suoi mercenari siano qui con noi –
Oscar lo guardò e gli mise una mano sul petto, quel petto che, come ricordava bene, era stato colpito a morte secoli prima. Alzò la testa e vide i suoi occhi limpidi, sorrise – Lo spero…Lo spero proprio…E anche se quei maledetti sono qui, spero che il Re si svegli prima del loro arrivo –
In quel momento arrivò alle loro orecchie la voce lontana di un uomo: - Oscar! Oscar de Jarjayes! Sappiamo che siete lì dentro! Venite fuori adesso e senza combattere e andrà tutto bene, ve lo prometto –
Oscar sospirò e abbassò leggermente il capo – Anche avere sempre ragione è frustrante, alle volte –
Andrew si voltò verso l’uscita – E ora? Cosa facciamo? –
Dopo qualche istante di silenzio Oscar inspirò a fondo, si girò di nuovo e prese Excalibur impugnandola – Se sono il campione di questa terra…Questa sarà mia – disse e prese con l’altra mano la bianca lancia e la porse ad Andrew – E questa è per il mio scudiero e cavaliere sir André di Avalon –
Lui sospirò e impugnò la lancia con due mani. La guardò e strinse le labbra – Solida è solida, ma… - disse e volse gli occhi verso la spada che brandiva Oscar. Era un unico blocco di metallo lavorato. La lama era lucente e sembrava che il filo fosse perfetto, ma, si disse, era poca cosa contro le moderne pistole. Guardò anche le tre sorelle e vide che solo Morgana aveva sguainato una spada dall’elsa nera.
Oscar strinse le labbra e avanzò verso la luce. Quando oltrepassò la soglia strinse le pupille e per un attimo non vide nulla. Poi i suoi occhi si abituarono di nuovo alla luminosità di Avalon e li vide: come sul Tor, Fersen era al centro, con Martine al suo fianco e tutti gli altri, con le armi in mano, poco dietro di loro.
Fersen sorrise e fece un passo avanti – Bene! – disse solo e alzò lo sguardo sul Mound – E’ simile a quello di Newgrange, in Irlanda, solo più grande – aggiunse e Oscar sentì, in quelle poche parole, il tono genuino dello studioso che fa una scoperta inaspettata.
Fece ancora un passo avanti e protese il braccio – La mia offerta è ancora valida, Oscar. Vuoi stare con Andrew? Così sia! E non mi importa nemmeno di quelle tre pazze che sono al tuo fianco, dammi il Graal e nessuno si farà del male –
Oscar strinse l’elsa di Excalibur e sentì l’arma vibrare infondendole forza. Sorrise con l’angolo della bocca – Cosa vuoi fare del Graal? La leggenda dice che dona la vita eterna, che guarisce da ogni malattia…Che da i poteri…Di un…dio –
Lui si passò la lingua sulle labbra – E’ quello e molto di più e tu lo sai! E si, chi lo troverà avrà onori e gloria imperitura e tutti si inginocchieranno di fronte a lui e alla coppa. Te lo ripeto, Oscar, non voglio farti del male, se non devo – disse e, con uno scatto veloce, si mise di fianco a Martine e gli prese qualcosa dal fianco. Altrettanto rapidamente puntò la canna di una nera pistola verso Oscar – Ma sono pronto a farlo, se dovrò –
Oscar abbassò leggermente la testa – Non mi muoverò di qui –
Fersen strinse le labbra e a lei parve che la sua faccia avesse assunto un’espressione addolorata. Abbassò il cane della pistola – Mi dispiace. Mi dispiace tanto, ma non mi lasci scelta – disse e tirò il grilletto.
Oscar si piegò sulle ginocchia, convinta che il proiettile l’avesse colpita, ma non sentì alcun dolore. Fersen sorrise tristemente e abbassò il braccio con l’arma. Lei non capì, fino a quando udì la voce di Morgana: - Oscar! – chiamò.
Lei si girò e impallidì. Morgana e Morgause erano ai fianchi di Andrew e lo sostenevano mentre lui, con il volto bianco come un cencio, si teneva una mano sul petto. Oscar sentì il mondo crollarle addosso. Rivide, come in uno strano flashback, la stessa scena, solo che, secoli prima, entrambi indossavano un’uniforme dell’esercito francese. Ricordò esattamente l’incredulità, poi la paura, la consapevolezza e la certezza che il suo André, il suo amico, il suo amore, il suo compagno, era stato colpito a morte.
Le due donne si piegarono a terra accompagnando il corpo di Andrew. Morgana si inginocchiò sui talloni e gli tenne la testa alta sulle cosce. Arrivò anche Viviana con il volto tirato e nessuna di loro sembrò più badare ai loro avversari.
Oscar, con il volto rigato dalle lacrime, lasciò Excalibur di fianco al suo amato e gli mise le mani sul volto – Guardami! Guardami! Non chiudere gli occhi! Guardami! –
Lui annaspò in cerca di aria e fece una smorfia di dolore. Oscar guardò Morgana – Devi aiutarlo! Aiutalo! – ordinò quasi gridando. L’altra, a bocca aperta guardando sempre l’uomo, tentennò – Io…Io…Non… -
Oscar digrignò i denti come una belva e si piegò in avanti prendendola per le spalle. La scosse – Tu! Maledetta strega! Tu ci hai portato qui! Tu ci hai fatto questo! Mi hai portato qui solo per vederlo di nuovo morire…Che tu sia maledetta! –
Morgana la fissò impietrita senza proferire parola e Oscar sentì un tocco delicato sulla sua spalla. Morgause tirò su con il naso, anche lei aveva gli occhi lucidi: - Non può fare nulla. Anche se avesse ancora i suoi poteri…Non può salvarlo –
Oscar sentì un peso sulle spalle e si piegò su di lui singhiozzando. Appoggiò il volto sul petto offeso, come per soffiare dentro il suo corpo un alito di vita e sentì il sapore acre e salato delle sue lacrime. In un angolo della sua mente, ottenebrata dal dolore, si fece strada, però, un singolare pensiero: perché sentiva solo il sapore delle sue lacrime e un altrettanto forte odore di polvere da sparo e non vedeva il sangue di Andrew? Sollevò piano il capo e toccò il foro dal quale era entrato il proiettile. Andrew gemette e sollevò la testa, evidentemente anche a lui c’era qualcosa che non tornava. Morgana aggrottò la fronte e allungò il braccio, toccò delicatamente il foro, poi mise la mano dentro la maglia dell’uomo e ne tirò fuori un libretto nero nel quale si era fermato il proiettile.
Oscar si permise di sorridere e guardò Morgana, anche lei aveva snudato i suoi denti appuntiti in un sorriso e anche lei si ricordava di quello che era successo, anni e anni prima, al cerchio di pietre, quando uno degli uomini di Baxter le aveva sparato ed il colpo era stato fermato dalle cotte di maglia medioevale che lei, intelligentemente, aveva indossato sotto gli abiti. Andrew gemette di nuovo – Il…Il tuo libro…Lo avevi lasciato sul tavolo del ristorante e l’ho preso…Io…Credevo che… - disse, ma Oscar lo fermò gettandosi su di lui e facendolo quasi urlare dal dolore.
Lei si rialzò e gli sollevò la maglia e la camicia, sulla pelle c’era un grande ematoma violaceo, proprio come era accaduto a Morgana alla tomba di Boudicca, ma quello non era nulla di preoccupante, considerata la situazione. Oscar lo guardò e i loro occhi si incrociarono per un lungo attimo. Poi lei li abbassò e sospirò. Il dolore per il pensiero della perdita del suo amore era stato grande, ma gli aveva anche aperto la mente: come mai il colpo di una moderna pistola era stato fermato da quell’antico libro? I poteri di Avalon avevano agito ancora? Il loro amore aveva fermato la pallottola? Oppure era solo una combinazione di casualità dovuta alla distanza, all’arma che aveva sparato forse non del tutto funzionante unita ad una cartuccia difettosa e al classico colpo di fortuna che, ogni tanto, sembra aiutare gli eroi? Non lo sapeva e nemmeno gli importava. Quello che era importante era che André era vivo. La sua mente andò all’avventura vissuta tempo e tempo addietro, in un altro mondo ed in un’altra vita. Lei era stata la Lancia di Dio che aveva aperto la strada per l’Isola Sacra, diventandone, suo malgrado, il suo nuovo ed ultimo campione. Ma, prima ancora, quella stessa via era stata chiusa da un altro cavaliere che, per farlo, aveva sacrificato la sua stessa vita conficcando di nuovo la spada nella roccia dell’isola e sigillando il passaggio. Sorrise debolmente e accarezzò la guancia del suo uomo pensando a quella sera di Luglio di anni prima, quando, per un attimo, solo per un attimo, aveva pensato di fuggire con lui abbandonando tutto e tutti al loro destino. Non lo aveva fatto. Non si era tirata indietro, anche se sapeva che sarebbe andata incontro alla morte. Pensò alla coppa di legno in quella tomba maestosa. In sé quella cosa non aveva alcun valore, ma in suo nome intere nazioni avevano mosso armate e fatto guerre sanguinose. I popoli della Terra lo avevano bramato componendo racconti, ballate, canzoni e il suo mito, con i millenni, non era mai venuto meno. Chi l’avesse posseduto sarebbe diventato, suo malgrado, l’uomo più potente del mondo e quel qualcuno, si disse, non poteva essere Alexander Fersen.
Si piegò di nuovo e sfiorò le labbra di Andrew – Ti amo! – sussurrò – Ti ho sempre amato! –
Lui cercò di muoversi, ma il dolore al petto lo fece desistere. Oscar guardò le tre donne: Viviana e Morgause apparivano stordite e confuse, solo Morgana aveva gli occhi lucidi, indicando chiaramente che aveva capito quello che lei stava per fare. La vecchia Duchessa di Cornovaglia tentennò debolmente – Non deve finire così…Non volevo…Non volevo che finisse così…Io sono la Dama del Lago ed è mio il dovere… -
Oscar le mise una mano sul braccio – No…Non preoccuparti…Io…Io credo…Credo che dovrei, alla fine di tutto, ringraziarti per la splendida opportunità che ci hai dato. Non è da tutti avere una seconda occasione per vivere un amore…Un amore intenso e travolgente, come dissi una volta. Eppure…Sono felice di aver potuto, alla fine, salvarti, André – disse e si piegò su Andrew. Gli appoggiò le labbra sulle sue e poi lo guardò di nuovo accarezzandogli il volto – Vivi! Promettimi che vivrai! –
Lui cercò ancora di alzarsi, ma senza riuscirci, emettendo solo una serie di gemiti. Oscar guardò Morgana – Qualunque cosa accada, proteggilo –
L’altra annuì con le lacrime agli occhi e batté un pugno sul petto – Lo giuro! Oscar…Lady Oscar… - disse senza finire la frase.
Oscar impugnò di nuovo l’elsa di Excalibur: “Quindi è questo che vuoi, vero?” pensò e sentì di nuovo l’arma fremere. Sospirò e si alzò a fronteggiare il nemico.
 
Uno dei mercenari, una donna dai capelli neri e dalla pelle scura, si avvicinò a Fersen – Che cosa aspettiamo? Sono in pochi e non hanno armi. A cosa è mai servito sparare a quell’uomo? – disse impugnando il suo piccolo mitragliatore.
Fersen strinse le labbra e fece un cenno di impazienza indicando alla donna di tacere. Perché aveva sparato a Andrew? Sinceramente voleva colpire una delle strane donne che erano con loro, in particolare quella paludata di nero e pallida come un cencio, che sembrava proprio una strega delle antiche leggende. Eppure, inaspettatamente, aveva colpito il suo vecchio impiegato. Si disse che, dopotutto, non era un gran male. Lui e Oscar sapevano troppe cose e, alla fine, tutti quelli coinvolti in quella storia sarebbero morti, anche i suoi preziosi mercenari, forse avvelenati durante il banchetto per festeggiare la vittoria. Tranne Martine, ovviamente. Sentiva che il Graal, la Sacra Coppa, il Calice Divino, era là dentro, a pochi passi da lui e non vedeva l’ora di allungare le mani e sollevarlo al cielo e, una volta per tutte, presentarlo al mondo. Quel mondo di cui, ne era certo, sarebbe diventato il padrone. E non da solo.
In quel momento vide Oscar alzarsi impugnando una vecchia spada e la vide porsi proprio di fronte a loro. Lei strinse l’elsa di Excalibur, come per infondersi coraggio e alzò il mento – Io sono Oscar François! Ho comandato le Guardie di Sua Maestà il Re di Francia! Sono il comandante del reggimento delle Guardie Francesi di Parigi! Sono un libero cittadino che ha lottato per la libertà del popolo oppresso! Contro gente come voi! Contro gente come te, Alexander Fersen! –
Fersen aggrottò la fronte, guardò per un attimo Martine e poi di nuovo Oscar – Cosa…Cosa accidenti stai dicendo!? Oh! Adesso è proprio ora di finirla! – disse e alzò un braccio. A quel segnale i suoi uomini avanzarono di un passo puntando le loro armi.
Oscar sorrise debolmente – Per volontà di Avalon e della sua Dama del Lago, sono l’ultimo campione dell’Isola Sacra, un cavaliere della Tavola Rotonda di Camelot. Io ho aperto il passaggio e io…Io lo chiuderò! Mi dispiace…Mi dispiace tanto – disse e impugnò l’elsa a due mani. Alzò la spada sopra la testa e, invece di gettarsi all’attacco, la girò puntando la lama verso il terreno e piegò un ginocchio.
Si abbassò fino a colpire il terreno e sentì che la terra stessa si apriva al passaggio della lama, come se la volesse accogliere e prendere con sé. E spinse, spinse fino a quando la guardia toccò il terreno. La spada era di nuovo nella roccia. La spada era di nuovo nel grembo della Madre Terra.
 
Se Oscar avesse potuto guardare dentro il Mound, avrebbe potuto notare che, nello stesso istante in cui la guardia di Excalibur toccava la terra e si bloccava, la fioca luminescenza verde della ciotola di legno posata sul sarcofago che proteggeva il Re e che aveva illuminato la camera, dopo secoli e secoli, finalmente si spegneva.
 
Oscar deglutì e guardò il grande portone in legno di fronte a sé. Indossava la sua uniforme di colonnello delle Guardie Francesi, persino con la sua spada al fianco. Inspirò profondamente: “Queste visioni mi hanno stufato! Spero davvero che sia l’ultima!” pensò. Chiuse gli occhi per un attimo e pensò ad André, a Andrew. Era vivo. Era riuscita dove aveva fallito anni e anni prima. Lo aveva salvato. Purtroppo, però, aveva dovuto sacrificare la sua vita, proprio come il Primo Cavaliere Lancillotto, per chiudere definitivamente Avalon al mondo. Sperò che il suo amato, protetto da Morgana e le sue sorelle, fosse riuscito a raggiungere la salvezza.
Alzò il mento e avanzò, appoggiò le mani sulle ante che si aprirono senza alcuno sforzo. Entrò in una grande sala con pareti in pietra. Vide che il soffitto era fatto a volte acute e vide anche, di fronte a sé, una grande tavola circolare con un foro al centro. Attorno alla tavola c’erano degli scranni di legno e, davanti ad ogni scranno c’era una figura in piedi. Indossavano quelle che sembravano delle antiche armature. Solo due scranni erano liberi: uno era più largo e con lo schienale più alto, sormontato da una corona. Accanto all’altro uno degli uomini si girò e gli sorrise – Benvenuto, cavaliere! – disse con voce chiara e gioiosa.
L’uomo aveva dei lunghi capelli biondi a riccioli e una corta barba; i suoi occhi erano di un azzurro limpido e a Oscar sembrò, per un istante, di vedere la figura adulta del piccolo Principe Louis Joseph, il figlio di Maria Antonietta, morto prima della Rivoluzione e che mai aveva nascosto l’affetto, forse l’amore, per lei.
Lei sorrise e si avvicinò; tutti gli altri la guardarono e si portarono il pugno al petto. L’uomo da capelli biondi indicò il posto vuoto – Unisciti a noi, cavaliere –
Oscar rimase a bocca aperta, si avvicinò ancora e guardò tutti i cavalieri: erano uomini dai volti tirati, anche sporchi, ma furono i loro occhi quello che la colpì; erano gentili e buoni. Guardò l’uomo biondo – Ma…Cosa… -
Lui sguainò la spada che portava al fianco e l’alzò, imitato dagli altri: - La Tavola Rotonda è di nuovo completa! Un cavaliere è devoto al valore! Il suo cuore conosce solo la virtù! La sua spada difende i bisognosi! La sua forza sostiene i deboli! Le sue parole dicono solo verità! La sua ira si abbatte sui malvagi! (n.d.a.: codice cavalleresco secondo gli antichi scritti – fonte: ifratellidellaspada.org) – gridò. Gli altri cavalieri gonfiarono il petto – Si! – dissero ad una voce.
Oscar sentì il proprio cuore battergli forte nel petto: “Che strano per una persona appena morta…” pensò. Sguainò la spada e l’alzò verso il soffitto – Si! – disse solo.
Appoggiarono tutti le loro lame sul tavolo di fronte a loro. L’uomo biondo si avvicinò a lei e sorrise di nuovo – Grazie, nobile cavaliere. Hai salvato il Re e tutto il Regno –
Lei sbatté le palpebre – Tu…Chi sei…Mi sembra di averti già visto… -
Lui abbassò il capo e sorrise di nuovo, divertito – Mi hai visto nelle visioni della strega nera. Oh! Lo so! Non è mai stata malvagia, ma all’epoca…Credevamo in molte cose, oltre alla Cavalleria e non tutte erano vere, lo ammetto. Ma permettimi di presentarmi: sono il Dardo degli Elfi, il Primo Cavaliere della Grande Tavola Rotonda di Camelot. Mi chiamano Lancillotto del Lago –
Lei rimase a bocca aperta ricordando lo scheletro dentro l’armatura che aveva trovato appena messo piede ad Avalon. Gli appoggiò una mano sul petto – Ma…Come…Dove…Siamo…Siamo tutti morti…Quindi? -
Lui socchiuse gli occhi – E’ difficile dirlo. Noi lo siamo! Di certo! Non ho avuto la fortuna di morire combattendo, come ho sempre voluto, ma sono caduto cercando di salvare il mio Re. Il Re che ho amato più della mia stessa vita –
Oscar strinse le labbra – Ma…Tu e la Regina Ginevra… -
Lancillotto aggrottò la fronte – Ho amato Ginevra come donna! Ma la mia fedeltà al Re non è mai venuta meno! E’ per questo che, quando le nostre forze, inferiori per numero e mezzi, hanno affrontato il traditore a Camlann, mi sono gettato nella mischia. Ho provato a morire per dimostrare al mio Re, al mio fratello d’armi, che non l’ho mai tradito. Ma non ci sono riuscito. Le lame di quei cani sembravano schivarmi e alla fine sono rimasto solo io con lui…Ferito…Non solo nel corpo, ma anche nello spirito, vinto dal tradimento e dall’aver dovuto uccidere quello che, nel bene o nel male, era suo figlio. Le sue ultime parole sono state per le sue sorelle: Viviana, a cui chiedeva aiuto. Morgause, che mai aveva smesso di amare, ma soprattutto per Morgana. Implorava il suo perdono maledicendosi per averla creduta una traditrice –
Oscar lo guardò e vide che, si, non stava mentendo. Poi guardò gli altri, uno per uno, fino a guardare di nuovo lo scranno dietro di lei. Lancillotto sorrise tristemente – Quello era il posto di uno di noi, di colui che lo ha tradito –
Oscar aprì la bocca – Mordred – sussurrò – Suo…Suo figlio – aggiunse e poi guardò il seggio del Re – Ma…Lui… -
Uno dei cavalieri alzò il mento – Il Re non è ancora tra noi! Lui tornerà, come sempre ha fatto, ma ora non è il momento –
Oscar lo guardò e riconobbe Galvano, il figlio di Morgause. Si volse verso Lancillotto – Anch’io mi sono sacrificata per…Per salvare coloro che amo…E ora sono qui…Siamo già nel Paradiso degli eroi o dobbiamo andare oltre? Posso vedere ancora il mio André per un’ultima volta? –
Lancillotto sorrise e poi rise gaiamente – Il Paradiso degli eroi, come lo chiami tu, è solo per chi è defunto. Io sono morto per nascondere quell’isola ed il Re al mondo, ma non ho dato la mia vita per quello, io l’ho data per far vivere il Re –
Oscar sbatté le palpebre e capì – Ma…Il sacrificio, allora, non era per Avalon….Ma io…Io credevo…Credevo che il Graal curasse il Re -
Lui gli mise una mano sulla spalla – La coppa è impregnata della fede e della devozione dei cristiani e anch’essa rappresenta un sacrificio. Avalon ne ha solo fatto il tramite tra l’energia della Madre Terra e il Re. E’ un semplice oggetto, ma ha un valore simbolico che va ben oltre ogni immaginazione e bene hai fatto, cavaliere, ad impedire a quelle persone malvagie di impossessarsene. E’ stata una tua libera scelta. Hai scelto il sacrificio per salvare il tuo amore e i tuoi amici. Io dovevo decidere se tornare nel mondo e vivere la mia vita con la donna che amavo, oppure donare tutto me stesso a colui a cui, davvero, dovevo tutto. Ho scelto il Re perché quello imponeva il giuramento che ho fatto sulla mia vita –
Oscar tentennò – Ma sono passati secoli e secoli –
Uno dei cavalieri batté il piede a terra – Non importa! Lui è il Re! –
Oscar si girò a bocca aperta e poi guardò di nuovo Lancillotto. Lui annuì – Non è stato facile nemmeno per me. Per un attimo, solo per un attimo, ho pensato di abbandonare tutto, di nuovo e di vivere con Ginevra, ma poi…Cosa sarebbe successo? Forse sarei stato felice, o forse avrei maledetto lei e me stesso per quello che non avevo fatto…E so che anche tu hai provato lo stesso –
Lei annuì, incapace di dire qualunque cosa, pensando a quella sera di tanti e tanti anni prima in cui aveva deciso di gettarsi anima e corpo nella lotta, fino all’estremo sacrificio. Proprio come aveva fatto ad Avalon. Lancillotto sorrise – Avalon, l’Isola Sacra, ha esaurito, finalmente, il suo compito. Gli serviva solo l’ultimo scelta del suo ultimo campione per chiudersi per sempre e definitivamente al mondo e nessuno la troverà, mai più –
Oscar sentì le lacrime agli occhi – E…E io… -
Lancillotto annuì e strinse la mano sul suo braccio – C’è sempre una scelta, cavaliere. Puoi decidere di andare oltre, come noi, nell’attesa di rivedere il nostro Re e coloro che abbiamo amato. Oppure puoi tornare nel mondo...Così imperfetto, così triste, così…Grigio…E combattere battaglie e battaglie ogni giorno –
Oscar abbassò la testa e, per un attimo, solo per un attimo, volle proseguire il cammino e rivedere sua madre, la sua vecchia governante, Rosalie, Bernard, persino Alain e André. Il suo André che aveva donato tutto per lei e che lei aveva amato troppo tardi. Inspirò profondamente e guardò la porta a battenti che si aprì di nuovo su una bianca luce. Guardò i cavalieri della Tavola Rotonda e poi Lancillotto. Lui sorrise, abbassò il braccio e alzò l’altro indicando la porta – Che tu possa essere felice, cavaliere della Gallia. Quando verrà il tuo momento potrai, se lo vorrai, venire qui. Con il tuo scudiero, ovviamente –
Oscar sorrise e poi rise con le lacrime di gioia agli occhi. Si ricompose e guardò i cavalieri. Riprese la spada e l’alzò – Onore ai cavalieri di Camelot! Onore al Grande Re Artù! –
Tutti loro, all’unisono, si batterono il pugno sul petto in un ultimo saluto. Oscar rinfoderò la spada e andò verso la porta di luce. Si fermò a pochi passi e sospirò. Doveva voltarsi per un’ultima volta? No, si disse, non era necessario. Come non necessario vivere di ricordi e rimpianti. Da quel momento, giurò a sé stessa, Oscar de Jarjayes avrebbe avuto una nuova vita con nuovi amici e sempre con il suo amato André al fianco. Inspirò di nuovo e attraversò la luce.
   
 
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