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Autore: Justice Gundam    30/01/2023    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 14 – La questione di Trinia

 

Note dell’autore: ancora una volta, ringrazio il mio collega e collaboratore thunderfrank94 per l’aiuto che mi ha dato nella stesura di questo capitolo e per le sue idee!

 

 

Seguendo l'ordine di Krea, Verik condusse il gruppo ad una scorciatoia che permetteva di arrivare in strada senza essere notati. Lesto il gruppo, con al seguito Trinia che era sorvegliata a vista da Kostur e Runyar, seguì le indicazioni dell’ex-sergente, dirigendosi verso l’uscita del distretto.

"Perché?" chiese Trinia a Kostur, con un misto di curiosità e voglia di comprendere. "Perché volevi fare… quel gesto?"

I suoi occhi limpidi ma al contempo pieni di curiosità guardavano il mezzorco, che non schivò lo sguardo, anzi lo incrociò e rispose con un sorriso sincero.  "Beh, perché volevo dimostrarti che potevi sempre contare su di me. Sì, certo, ci siamo lasciati… ma io avevo fatto questo perche... non volevo far sì che le tue ali fossero tarpate per causa mia. Vedi… a quei tempi ti vedevo infelice, e anche priva di ispirazione."

Trinia sgranò gli occhi in un'espressione di sorpresa e rimpianto. "Kos... tur? Stai... stai dicendo sul serio? Perché dici che mi avresti... tarpato le ali?"

Rilo e Majenko si voltarono di scatto verso il mezzorco e la giovane pittrice, incuriositi da quello che stavano sentendo. Ma prima che il discorso potesse andare avanti, Krea si schiarì la voce e richiamò il fratello minore e il suo amico draco all'ordine. "Fratellino... non pensi che non sia educato origliare così gli affari degli altri?" chiese la Varisiana con finta severità. "Su, voi due curiosi... allontanatevi un po', così che i nostri amici possono parlare in libertà. Ho l'impressione che tra non molto vorranno chiarirsi a vicenda."

"Aww, ma Majenko pensava che essere divertente!" mormorò il piccolo drago con un sorriso acuto. Rilo fece una breve risata imbarazzata. "Beh... immagino che la sorellona abbia ragione. Okay, facciamo come dice lei.” Rispose.

Trinia aveva afferrato un lembo della camicia di Kostur, guardandolo dritto negli occhi. "Per favore, Kostur. Ho bisogno che tu risponda a questa mia domanda. Perchè pensi che mi avresti ostacolato?" chiese, desiderosa di saperlo una buona volta.

"Vuoi delle risposte?" chiese Kostur con tono serio. Si fermò per cinque lunghi secondi, come se volesse cercare le parole con cui spiegarsi… poi sospirò e continuò. "E sia, avrai le tue risposte. Quando sei venuta a convivere con me, cominciasti ad essere giù di tono e a dipingere da schifo, non eri più la Trinia che conoscevo, e avevo dei dubbi. Dubbi che tuttavia divennero realtà quando un giorno, mentre stavo venendo a portarti una tisana, ti sentii dire queste parole: potrei metterlo in pericolo se entra nella guardia, potrei essere bersaglio di qualche organizzazione che potrebbe ricattarlo o peggio."

Kostur schiari la voce e proseguì. "Ecco, ti ho detto tutto... anzi, ti voglio dire che quando ci siamo lasciati ho pianto e ho bevuto, ma poi ho scoperto che il dispiacere ritornava a galla e ben presto sarebbe riuscito a nuotare. Così mi sono ripromesso un giorno... quando la tua rabbia si fosse calmata… di cercarti e spiegarmi."

Trinia abbassò lo sguardo e si avvicinò al mezzorco, appoggiandogli gentilmente una mano sul petto. Kostur ringraziò di avere la pelle verde, cosa che gli impediva di arrossire visibilmente, e guardò con affetto e confusione la ragazza.

"Sciocco..." sussurrò lei, ma non c'era ostilità nel suo tono di voce, solo un misto di affetto, rimpianto e comprensione.

"T-Trinia?" chiese Kostur, tenendole delicatamente la mano.

"Ho detto che sei uno sciocco." mormorò Trinia trattenendo le lacrime. "Perché non me ne hai parlato? Perché non mi hai detto delle tue paure? Delle tue preoccupazioni? Avremmo potuto cercare un'altra soluzione... forse le cose sarebbero andate diversamente. Però... però è tipico tuo. Tu pensi sempre più agli altri che a te stesso. E questa è solo una delle cose che mi sono sempre piaciute di te."

"Io-io ... " disse Kostur, ma non riuscì a concludere la frase, una frase che gli riecheggiava in testa.

 Come posso pensare a me stesso mentre le persone che amo sono infelici? Io… sappi che ti amo perché sei grintosa, allegra e spensierata. Entrambi siamo orfani, ma se da un lato io ho avuto la fortuna di avere un orfanotrofio intero come famiglia, tu invece no. Ma non ti sei arresa e sei andata avanti. Ed è per questo che ti amo… ma proprio per amore io ti ho lasciata andare.

Ma ciò che gli usci dalla bocca, a causa di quel momento , di quella mano sul petto fu un semplice ma soffocato: "T-ti a-mo..."

Tutti i membri della compagnia si fecero silenziosi. Tutti spalancarono la bocca quando Trinia guardò intensamente Kostur. E dopo un lungo momento di silenzio, i due si avvicinarono e le loro labbra si incontrarono in un bacio intenso ed affettuoso, un gesto che voleva significare il loro riavvicinamento e i sentimenti reciproci che erano stati riaffermati.

"Anch'io ti amo... in realtà, non ho mai davvero smesso di amarti." ammise Trinia. "Sono stata arrabbiata, è vero. Ho pensato che per te ero stata soltanto un capriccio. Ci sono state notti in cui restavo sveglia a piangere e a sfogare la mia rabbia. Ma... adesso ho capito il perché l'hai fatto... e mi dispiace di aver dubitato di te."

"Mi dispiace, Trinia. In un modo o nell'altro, le mie azioni fanno soffrire le persone a cui voglio bene." rispose l'investigatore. "Ma ora che ci siamo ritrovati, non ti lascerò più. Te lo prometto."

Fedra sospirò con aria trasognata. "Beh, questa scena valeva la pena di passare tutti quei guai." commentò. "A proposito, Krea... ti chiedo scusa. Ho agito d'impulso, e per poco non mandavo tutto all'aria."

Krea sospirò a sua volta. "Ti chiedo scusa anch'io. Non avrei dovuto essere così acida nei tuoi confronti. Ero frustrata, e ho parlato senza pensare. Ad ogni modo... " la giovane Varisiana sbattè le mani per attirare l’attenzione. "Non possiamo stare qui a perdere tempo. Ci sono tizi che vogliono lei." disse indicando Trinia. "E noi dobbiamo arrivare alla cittadella, perciò ora dobbiamo muoverci. Dopo vi sbaciucchiate quanto volete!"

Trinia e Kostur abbassarono lo sguardo imbarazzati. “Sì, capo.” Dissero all’unisono.

 

ooooooooo

 

Il gruppo continuò per le strade di Korvosa, cercando di raggiungere la cittadella. Erano arrivati più o meno a metà strada, quando notarono un qualcosa che li allarmò non poco - un posto di blocco, e non uno qualsiasi. Era formato da due ippogrifi che accompagnavano due donne vestite con stivali neri sopra al ginocchio, pantaloni neri con cuciture rosse e lineamenti argentati, una cintura a cui stavano attaccate dei foderi per le spade ed una daga, maglia nera con scollo, una sciarpa bianca e a completare il tutto una giubba in pelle nera con imbottiture bianche e dei simboli ricamati in rosso.

Le due donne erano molto belle e avevano entrambe gli occhi azzurri, ma i loro capelli avevano un colore ed un taglio diverso, la prima aveva dei capelli color dell'oro e la seconda color d'argento.

"Merda…" sussurrò Krea.

Rilo si avvicinò, notando la preoccupazione della sorella. "Cos'è successo?" le chiese.

"Riconosco le uniformi di quelle donne, sono della Compagnia dello Zibellino." Rispose Krea. Si voltò e disse al gruppo. "Ragazzi, prendiamo una deviazione, non voglio stare qui un attimo di più."

Questa volta fu Runyar a farsi venire in mente un'idea. "Conosco una strada che dovrebbe permetterci di evitare quel posto di blocco." affermò. "Seguitemi. L'ho percorsa talmente tante volte che ormai la conosco come le mie tasche."

"Ricevuto." disse Fedra. "Ragazzi, restiamo assieme. Non allontanatevi."

Il gruppo cominciò a seguire il nano chierico, che si diresse con calma verso alcuni vicoli più stretti, nei quali era possibile camminare soltanto in fila per uno. Più di una volta, il gruppo si ritrovò sul punto di avere qualche altro pessimo incontro con gli uccelli stigei o con qualche ragno gigante che si nascondeva negli angoli più oscuri dei quartieri bassi e attendeva le sue prede... ma finalmente, grazie all'abilità di Runyar e ad alcuni passaggi che Verik conosceva, il gruppo riuscì a raggiungere le rive di un canale che passava per il quartiere dell'Erpete, con l'intenzione di costeggiarlo e risalirlo fino ai quartieri più alti.

"Infiliamoci in qualche strada che ci porti lontano dall’Erpete." propose Orik, indicando una strada che si dirigeva dalla parte opposta. Dopo averci pensato su rapidamente, il gruppo si disse d'accordo e si diresse verso quella direzione, infilandosi in un altro dedalo di stradine poco frequentate che sperabilmente li avrebbe condotti più vicini a Cittadella Volshyenek. Per un po', la fortuna continuò ad assisterli, e gli agenti della Guardia di Korvosa riuscirono a passare inosservati, anche in mezzo ai cittadini che si aggiravano in quei quartierini.

Finalmente, il gruppo si infilò in una strada più grande che si dirigeva verso la loro base. Dopo aver dato un'occhiata attenta, Verik fece cenno ai suoi compagni di raggiungerlo.

"Okay, ragazzi, da qui in poi, dovrebbe essere tutto regolare." affermò l'ex-sergente. "Niente più pattuglie. Niente più bestiacce alate o strangolatori."

"Perfetto. Allora siamo a posto." rispose Kostur con un sospiro di sollievo. "Hai sentito, Trinia? Ormai è fatta. Adesso ci penserà la comandante Kroft a metterti al sicuro. E' una donna in gamba. Vedrai che farà ogni cosa come si deve, e dimostrerà che sei innocente."

Trinia fece un sorriso speranzoso... ma le sue speranze si infransero un attimo dopo quando una mano guantata d'acciaio nero la afferrò per la spalla, e una voce fredda si rivolse a lei e ai suoi compagni.

"Trinia Sabor, dunque." disse freddamente una donna in armatura nera che Krea riconobbe dalla sola voce. "Per ordine del Lictor Severs DiViri di Cittadella Vraid, ti dichiaro in arresto."

"Cos... No!" Trinia non fece in tempo a finire la frase che l'altra mano corazzata della donna si posò sulla sua bocca zittendola di scatto. La barda venne rapidamente immobilizzata in una presa di sottomissione, e Krea si avvicinò allarmata. Ma dai due vicoli adiacenti spuntarono due figure massicce, anch'esse con addosso la pesante armatura nera tipica dei Cavalieri Infernali, che si frapposero tra lei e la donna in armatura. Anche il gruppo si accorse di loro, e rabbrividirono nel vederli. La figura alla sinistra aveva un volto spaventoso: pelle giallastra, testa rasata, borse scure sotto gli occhi,iridi gialle e pupille rosse, folte sopracciglia, naso adunco, tratti brutali e rabbiosi. A completare il quadro stavano le sue labbra nere, il cui sorriso mostrava dei denti stranamente bianchi.

L’uomo alla destra, invece, non aveva un aspetto ripugnante, ma incuteva comunque terrore: i suoi capelli erano bianchi ed avevano un taglio in stile militare, i tratti erano marziali ma gradevoli, la pelle era di un bianco limpido e il naso era normale, così come la bocca e i denti, l’unica cosa che risaltava erano i suoi due occhi di colore diverso: difatti uno aveva l’iride rossa e l’altro viola.

"Bene. Guarda un po’ chi si rivede.” Disse l’uomo dai capelli bianchi con una punta di crudele ironia, per poi rivolgersi alla donna. “Dimmi, Galare, non sei sorpresa anche tu nel rivedere i nostri amici qui?"

La donna, dai tratti glaciali e squadrati, gli occhi dalle iridi verde acqua ed i capelli rossi tirati all'indietro e raccolti in uno chignon tipico del minkai noto come chommagheru, guardò freddamente la Compagnia del Draco. "Walder, lo sai che io non m'interesso di vendette, ma solo del lavoro. E ora sto lavorando." disse con aria annoiata.

Trinia tentò di liberarsi, ma il tizio orrendo (probabilmente un tiefling), come se avesse un terzo occhio, se ne accorse e la colpì con un pugno allo stomaco. “Non ci provare, anarchica!” esclamò rabbiosamente. Trinia si afflosciò stordita, e Galare si voltò furiosa verso quell’individuo.

“Reznak, pezzo di scemo! Ci serve viva! Capito, demente?" esclamò.

“Ma Galare! Quella voleva scappare!”  disse lui, cercando di giustificare la sua brutalità.

Walder decise di intervenire. “Reznak, capisco il tuo zelo ma gli ordini sono di consegnarla viva, solo così intaschiamo la taglia."

“Walder, è una criminale! Sai che cazzo me ne frega se quest’agente del caos crepa o meno!” rispose Reznak. “Già, a te importa solo della ricompensa…”

“Basta!” esclamò Galare con tono grave ma solenne, nel tentativo di interromperli.

Kostur si sentì pervadere dal furore nel vedere quello che Reznak aveva fatto alla sua amata. Il suo primo istinto sarebbe stato quello di prendere quel dannato Cavaliere infernale e spaccargli i denti a pugni… ma prima che il mezzorco potesse agire, Fedra lo fermò e gli sussurrò qualcosa sottovoce. Kostur annuì, e seguì Fedra e Rilo verso Trinia.

"Signori!" esordì Krea con tono autoritario. I tre Cavalieri Infernali si voltarono, e la giovane Varisiana si schiarì la voce. "Signori, vi voglio ricordare..." disse Krea senza scomporsi "...che voi state parlando con degli agenti della guardia Korvosana. Agenti che hanno arrestato la presunta regicida prima di voi, e quindi..."

Si interruppe e cedette la parola a Runyar, che proseguì. "E quindi per legge lei è sotto la nostra giurisdizione e io…"

“Tu cosa?” lo interruppe Reznak con veemenza. “Razza di pigmeo strozzino servo di un dio strozzino? Mi picchi col piccone? Torna a scavare e non scocciare!”

Krea si erse a difesa di Runyar. “Hey, tu! Senti un po’, che problemi hai?” esclamò rabbiosamente. “Guarda che il mio collega qui ti sta spiegando che…“

Ma ancora una volta Reznak interruppe. “E me lo chiedi pure, zingara? Il problema che ho siete proprio voi due, quindi…” esclamò… ma prima che potesse continuare, Galare sferrò un manrovescio su quella sua faccia orrida, con sommo stupore del nano e della Varisiana. Reznak barcollò e si portò una mano alla faccia, perdendo sangue dal naso.

“Dovete scusarlo. Lui odia i Varisiani, e anche i nani.” Disse Walder con falsa gentilezza.

“Tornando a noi…” proseguì Galare, gettando un’occhiataccia a Reznak. “Noi saremmo disposti ad ascoltarvi anche stavolta. Ma prima rispondete ad una mia domanda, ricordandovi che noi possiamo individuare le bugie di chi abbiamo davanti: avete posto le manette sui polsi della prigioniera, quando ne avete ufficializzato l’arresto?”

Runyar corrugò la fronte con rabbia. Del resto, sarebbe stato inutile mentire. Sapeva che gli inquisitori avevano tutti la capacità di intuire le bugie di chi avevano davanti, e la loro posizione non avrebbe potuto fare altro che aggravarsi se avessero cercato di fare i furbi. "Non abbiamo ammanettato l'accusata..." ammise, cercando di pensare ad un modo legale per togliersi da quell'impiccio.

Galare contrasse le labbra in un sadico sorriso  e poi cominciò a battere le mani in segno di scherno.

“Aaaah… e allora ditemi… come avete convinto la regicida a seguirvi ,eh?” chiese Reznak con un sorriso repellente, per poi fissare Krea con disprezzo. “Non è che tu le hai lanciato il malocchio e lei ti ha ubbidito? D'altronde voi Varisiani siete specializzati in malocchi e cialtronerie varie, giusto?"

"Un po' come voi Cavalieri Infernali vi intendete di modi per fregare la gente restando dentro le regole, vero?" affermò Krea controbattendo a quella risposta piena di scherno con una altrettanto efficace e pungente.

"Se proprio volete saperlo, lei ci ha seguiti di sua volontà." rispose Runyar guardando in modo truce l’orrido Reznak. "Perché non provate a vedere se ho detto la verità, eh? Avete detto voi che potete farlo, giusto?"

Il duello di sguardi tra il nano e Reznak continuò per diversi attimi carichi di tensione...  mentre Fedra, Rilo e Kostur si avvicinavano a Trinia per sottrarla alle grinfie dei Cavalieri Infernali. I tre si avvicinarono rapidamente e con furtività, portando con sé Trinia, ancora semisvenuta.

“Signori,  dobbiamo tagliare la corda subito.” Sussurrò Fedra con tono titubante. “Se altri di quegli infami verranno qui per noi, dubito di poter ripetere lo stesso numero."

Rilo, che nel frattempo aveva fatto riprendere Trinia, annuì e fece un cenno alla giovane pittrice… e quest’ultima si sfregò il volto con un mano, poi sorrise ai suoi liberatori e lanciò un semplice incantesimo, facendo apparire un’illusione di sé stessa nel punto in cui si trovava fino ad un attimo prima.

“Ecco fatto. Con questo dovrebbero cascarci come tanti allocchi.” Sussurrò Trinia.

Rilo fece il segno dell’okay, e il gruppetto si ritirò, con Kostur che prendeva delicatamente la mano alla sua ragazza mentre raggiungevano i due Vancaskerkin in attesa. 

Dall'altra parte Galare, che aveva assistito al confronto verbale tra il nano e il suo tanto irascibile quanto orrendo collega, aveva usato la sua abilita di percepire le bugie per scandagliare i pensieri di Kostur…  constatando che in effetti stava dicendo il vero. "Tsk... mi secca doverlo ammettere, Reznak, ma stanno dicendo la verità. Non so come, ma la regicida si è consegnata a loro di sua spontanea volontà, dopo essere stata convinta a farlo." Affermò seccata.

Walder prese la parola. "Signori. È evidente che abbiamo cominciato col piede sbagliato, e che io e Galare non siamo riusciti a comprendere le vostre capacità, ecco perché ho una proposta interessante da farvi..." disse rivolto a Krea e Runyar. “Noi prendiamo la regicida e la portiamo dalla regina. Io convincerò Sua Maestà a darci il doppio della sua taglia, che poi divideremo in parti uguali. Cosa ne dite?"

Krea serrò gli occhi in un'espressione di disapprovazione. "Si tratta di un tentativo di corruzione, per caso?"

"In tal caso, dovreste già sapere che la risposta è no." affermò Runyar. "La corruzione è una pratica di cui il divino Abadar non approva."

Il disgustoso Reznak scoppiò in una risata beffarda. “Hah! Ma sentitelo, parla quello il cui dio pretende tasse per farsi curare e pur di favorire il commercio si allea con regnanti meschini e disonesti. E tu osi fare la predica a me?" ringhiò. “Walder, sai cosa? Al diavolo le trattative, prendiamo la prigioniera e andiamocene!"

Walder si chinò verso Trinia e fece per agguantarla... ma la sua mano passò attraverso l'immagine della ragazza, che sbiadì e scomparve un istante dopo davanti agli occhi increduli di Reznak e dei suoi compari.

"Che cosa..." esclamò Galare. "Per Asmodeus, era un'illusione!"

“Piaciuto lo scherzo?” chiese la voce dolce di Trinia in tono di scherno. Krea e Runyar si voltarono e la videro, accanto a Fedra, Rilo, Kostur e ai due Vancaskerkin. La barda sorrideva beffarda ai tre Cavalieri Infernali che, come stupidi, si erano fatti fregare da una fuggitiva.

"Bel colpo, ragazzi!" esclamò Krea. "Ed ora, via di qui!"

Ad un cenno della giovane Varisiana, il gruppo si affrettò verso Cittadella Volshyenek, infilandosi in alcuni vicoli più stretti e prendendo delle strade tortuose in modo da confondere il più possibile gli emissari di Cheliax e far loro perdere le tracce. Sentivano le imprecazioni di Reznak mentre si muovevano tra le stradine anguste, e ogni tanto uno di loro si voltava per rovesciare un mucchio di rifiuti sulla strada ed ostacolare i loro inseguitori.

"Tornate qui! Vi state rendendo responsabili di favoreggiamento!" esclamò Galare.

"Fossimo scemi!" esclamò Fedra, che si arrampicò agilmente su un muro e cominciò a correre su di esso conincredibile senso dell'equilibrio. "Vi siete lasciati fregare da una semplice illusione, e ora peggio per voi!”

Reznak era furente, al punto che neanche lo stesso Walder poteva calmarlo. Ebbro di furia, il disgustoso uomo balzò verso il gruppo dopo aver distanziato i suoi compagni… ma Rilo si fermò per un attimo e alzò una mano per lanciare un incantesimo.

“LAMPO!” esclamò. Una scarica accecante si dipartì dalla sua mano, abbagliandolo e costringendolo a fermarsi con un urlo di rabbia e frustrazione! I suoi compagni lo ignorarono, mentre il gruppo arrivava ad un piazzale che Verik riconobbe subito – da lì, potevano raggiungere un vicolo che conduceva alla cittadella.

Il gruppo capì di essere vicino alla meta, e si misero a correre... ma ecco che si sentì un sibilo, Rilo si voltò e vide arrivare rapida come una saetta una lancia scagliata da una rabbiosa Galare!

 "Muori, schifoso Varisiano!” urlò la donna in armatura. Rilo si gettò disperatamente di lato, e fortunatamente schivo l'assalto di appena qualche centimetro, e la lancia si conficcò nel muro di un'abitazione. Verik, per risposta, tentò di colpire la donna con la sua lancia… ma prima che Verik potesse fare qualsiasi cosa , si sentì uno stridio acuto pervadere l’aria, e i presenti guardarono in aria giusto in tempo per vedere uno stormo di drachi domestici che, guidati da Majenko, si avventavano in picchiata contro i Cavalieri Infernali!

“ABBASSO CHELIAX! ABBASSO I CAVALIERI INFERNALI!!!” esclamarono tutti assieme aggredendo Galare! La donna, stupita ed oltraggiata, estrasse la spada e trafisse al ventre uno dei drachi. Tuttavia un'altro la attaccò al volto, e altri cinque le saltarono addosso. Walder era stato a sua volta aggredito dai drachi, e aveva anche ricevuto da uno di loro un graffio su un occhio.

Majenko volò rapidamente da Rilo, che lo accolse affettuosamente. “Bel colpo, Majenko! Non credevo avresti chiamato i tuoi compagni!”

“Presto, scappare! Diversivo non dura molto!” esclamò il draghetto.

Il gruppo scappò in tutta fretta, seminando i Cavalieri Infernali in quei vicoletti. Fedra si voltò per un attimo verso i tre individui, che ancora cercavano di farsi strada nello stormo di drachi, e non resistette alla tentazione di dileggiarli. “Che vi serva di lezione, ipocriti schifosi!” esclamò soddisfatta. Sapeva che non l’avrebbero sentita ma poco le importava, era una soddisfazione che la caligni voleva togliersi.

“Eccoci! Finalmente siamo arrivati!” esclamò Krea dopo che il gruppo ebbe percorso un altro po’ di strada. Finalmente, erano giunti alle porte di Cittadella Volshyenek, e non persero tempo a varcarle e mettersi al sicuro.

“Uff… merda, per un attimo ho temuto che non saremmo riusciti a scrollarci di dosso quegli stronzi di Cheliax.” Commentò Orik. “Beh, eccoci qui. Ce l’abbiamo fatta, bene o male.”

"Ci siamo, finalmente." disse Kostur, rivolgendo a Trinia un sorriso rassicurante. "Siamo arrivati alla cittadella. Qui quei bastardi di Cheliax non hanno nessuna autorità. La comandante Kroft farà in modo che nessuno ti porti via... e dimostrerà la tua innocenza."

"Grazie, Kostur... per un attimo, ho davvero creduto che per me fosse la fine." affermò Trinia con un sospiro di sollievo. "Come... come potrò mai sdebitarmi con voi?"

"Magari un piccolo ritratto in una posa eroica, che ne dici?" scherzò Rilo, mentre osservava lo stormo di drachi domestici che si ritiravano in disordine. Krea e gli altri ci risero su mentre raggiungevano gli uffici principali di Cittadella Volshyenek.

Appena entrati nell’edificio, i ragazzi chiesero ed ottennero di vedere la Kroft, e la trovarono, come del resto si aspettavano, nel suo ufficio – ma non da sola. Con lei si trovavano altre due persone: un uomo di mezz’età che indossava degli abiti clericali molto simili a quelli di Runyar, e un individuo un po’ più giovane, biondo e vestito con degli eleganti abiti azzurri e grigi.

“Oh, ecco. Sono tornati i vostri agenti, comandante Kroft.” Disse l’uomo vestito di azzurro. “Ci dica, chi è il soggetto che dobbiamo interrogare?”

“Un po’ di pazienza, signori. Ogni cosa a tempo debito.” Rispose Cressida, per poi alzarsi e accogliere la Compagnia del Draco con un cenno di intesa. “Bentornati. Vedo che avete la signorina Sabor con voi. Spero che non ci siano stati problemi.”

“Comandante Kroft.” disse Krea mettendosi sull'attenti. "Ci sono state delle difficoltà, ma siamo riusciti a convincere Trinia Sabor a venire con noi." Si fermò, guardando con curiosità i due nuovi arrivati. "Sono... troppo indiscreta se chiedo chi sono i nostri ospiti qui presenti?"

La comandante guardò i due uomini dietro di lei."Ah sì, loro. Questi due signori sono parte della guardia e sono specializzati negli interrogatori che richiedono l'uso della magia, difatti sono rispettivamente un mago ed un chierico di Abadar." concluse lei.

"Capisco." disse Krea, per poi rivolgersi ai due sconosciuti. "D'accordo. In tal caso, ci affidiamo a voi per l'interrogatorio della signorina Sabor. Potrei solo chiedere se fosse possibile lasciarla riposare un po', per favore? Al momento non credo che lei sia nello stato mentale migliore per un interrogatorio..."

Trinia raggiunse Krea e le mise una mano sulla spalla. “Non ti preoccupare, Krea. Ce la posso fare.” Affermò. Quando Krea, un po’ interdetta, le lasciò spazio, Trinia si rivolse direttamente alla comandante. “Maresciallo, vorrei poter fare l'interrogatorio qui ed ora. Non voglio solo dimostrare la mia innocenza… ho anche un brutto presentimento."

La Kroft la guardò e poi annuì, e tutto il gruppo si spostò  in una sala spaziosa e spoglia ai cui lati stavano delle lampade mentre al centro della sala vi stava un tavolo ai cui lati stavano quattro sedie. Krea fece un cenno di assenso a Trinia, in modo da dirle che era disponibile per qualsiasi problema, poi si rivolse al resto del gruppo. "Okay, ragazzi. Adesso restiamo qui e prestiamo attenzione a quello che chiedono e alle risposte che dà Trinia. Ogni cosa che sentiamo qui potrebbe essere fondamentale più avanti."

Kostur disse rapidamente di sì con la testa, deciso a non perdersi neanche una parola del discorso. Cressida, da parte sua, si sedette a capotavola e fece poi segno a Trinia di accomodarsi. La giovane artista fece come le era stato chiesto, e i due addetti all’interrogatorio si piazzarono ai suoi lati e cominciarono a lanciare i loro incantesimi.

“Rivela Bugie.” Intonò il mago.

“Zona di Verità.” Esclamò il chierico.

Attorno al tavolo si accesero due aure sinergiche che avvolsero la sala. La Kroft fece cenno a Trinia di porgerle il braccio destro, in modo da controllare le palpitazioni della ragazza.

"Molto bene, Trinia Sabor. Sappiamo che sei stata commissionata dalla fu Sua Maestà Eodred Arabasti II per dipingere un suo ritratto. Ti sei intrattenuta con il sovrano oltre il tempo necessario per svolgere il lavoro?" chiese il chierico.

Trinia prese un bel respiro e rispose. "In certi giorni, Sua Maestà Eodred II mi ha invitato a passare un po' di tempo con lui. Mi ha anche offerto una cena una sera... e in effetti, ho accettato perché... beh, come potevo resistere alla tentazione di una cena raffinata, quando nella mia vita di tutti i giorni devo stare attenta a farmi bastare i soldi per vivere?"

Il mago annuì. "E in queste occasioni, come ti è sembrato il comportamento di Sua Maestà nei tuoi confronti?"

"In effetti... mi è sembrato che Sua Maestà stesse cercando di... fare conoscenza con me. Come se... fosse attratto da me. Ma con tutto il rispetto che ho per il nostro defunto sovrano, non posso dire che ricambiavo questa sua apparente attrazione." rispose Trinia, un po' nervosamente.

Stavolta fu la Kroft a prendere la parola. "Ora dimmi, in tutta sincerità... hai posto tu fine alla vita di Sua Maestà? Se si, è a causa di ciò che hai detto poc’anzi? Cioè, per via dei suoi atteggiamenti?"

Trinia non ebbe dubbi. "No, non ho ucciso Sua Maestà." rispose. "Ammetto che questi suoi atteggiamenti mi avevano un po' turbato. Ma non mi sarei mai sognata di colpire Sua Maestà."

Cressida annuì con decisione. "Capisco, bene allora.. "

Ma Trinia alzò una mano, avendo ancora qualcosa da dire. "Tuttavia credo di essere stata incastrata poichè penso che qualcuno di vicino a Sua Maestà mi guardasse con rabbia in quelle occasioni. Non so chi fosse, ma so che era una donna. Quella sera, dopo cena, mentre stavo per uscire sentii sull'uscio dell'entrata della sala da pranzo la voce di una donna che diceva più o meno così: ‘io quella bastarda non ce la voglio qua, quel depravato se la spoglia con gli occhi, un altro po’ e le salta addosso’. Se mi chiedete chi fosse, mi spiace ma non lo so. Quando aprii la porta, si era già allontanata."

Cressida fermò Trinia con un cenno della mano. "Va bene, basta così." Poi si alzò e guardo i due addetti agli interrogatori.

Il mago si voltò verso Krea e Cressida, e le guardò con espressione gentile e rassicurante. "La signorina Sabor è stata sincera. Qualcuno vuole incastrarla, non so il perché ma vuole che lei venga usata come capro espiatorio."

“Le pulsazioni della ragazza oltre ad essere regolari erano anche naturali.” Continuò Cressida. “Ciò significa che lei non ha cercato di falsare nulla, perché non aveva niente da nascondere.”

"Strano…” affermò Rilo con voce preoccupata, per poi guardare i suoi amici della Compagnia del Draco. “Che lei era stata incastrata… è la stessa cosa che ha detto a noi."

Cressida corrugò la fronte e annuì. Stava cominciando ad avere dei sospetti, ma non aveva nessuna prova concreta, e in ogni caso, sarebbe stato troppo pericoloso parlarne in quel momento. Per il momento, doveva tenersi tutto per sé, continuare ad investigare e sperare che questi suoi sospetti fossero infondati.

"Molto bene." affermò Cressida. "Abbiamo determinato l'innocenza di Trinia Sabor in maniera incontrovertibile. Tuttavia, se è vero che qualcuno vuole usarla come capro espiatorio, allora potrebbe non essere una buona idea rivelarlo adesso. La cosa migliore da fare sarebbe trasferire la signorina Sabor in un luogo sicuro."

Come la Kroft finì la frase, la porta della stanza degli interrogatori venne bruscamente aperta e alla soglia di essa si presentò un uomo dai capelli neri, sbarbato e dalla carnagione olivastra e con l'armatura da sergente della guardia Korvosana – un uomo che Krea e i suoi compagni riconobbero subito come Grau Soldado, in quel momento allarmato e ansioso.

Grau si pose davanti a Cressida e fece un formale saluto, che la donna ricambiò preoccupata. “Chiedo scusa per l’intrusione, Maresciallo Kroft…  abbiamo un problema." Affermò.

Kostur riconobbe immediatamente l'uomo. "Grau... voglio dire, sergente Soldado, non mi aspettavo di trovarla qui." disse, temendo che la sua presenza volesse dire che c'erano guai in vista.

Cressida assunse un'espressione preoccupata. "Qual è il problema, sergente Soldado?"

Grau salutò con un cenno del capo il mezzorco, poi rispose al maresciallo. “Tre Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid stanno andando a riferire a Sua Maestà Ileosa che la signorina Sabor è sotto la nostra custodia."

Krea e Trinia impallidirono, e la giovane barda dovette sedersi per non cadere a terra, venendo subito sostenuta da Kostur. "Come può essere...?" iniziò Krea. "Sergente Soldado… sapete dirmi i nomi di quei Cavalieri Infernali… o almeno il loro aspetto?"

Grau annuì rapidamente. "Si trattava di una donna dai capelli corti... un uomo dai capelli bianchi con una ferita su un occhio... e un uomo dall'aspetto disgustoso e con la pelle giallastra." rispose. "Ho sentito la donna chiamare Walder il tizio con l’occhio ferito."

Majenko strinse i denti. "Cavolo... quello era tipo che miei compagni sistemato..."

"Merda…" sussurrò Krea

Fedra scosse la testa con rabbia. "Sono quei bastardi di Galare, Reznak e Walder. Quegli schifosi stanno andando dalla regina per farsi pagare l'informazione a peso d'oro."

“Ma… ma mentre Sua Maestà manda le guardie reali a prelevare Trinia… qualcosa si potrà pur fare!” esclamò Rilo sconcertato. “Sì, insomma… se spieghiamo tutto forse…”

Cressida scosse il capo e si rivolse al mago e al chierico "Lasciateci subito." Disse con voce calma ma ferma, e quelli se ne andarono dalla sala chiudendo la porta.

Krea sospirò rabbiosamente e si massaggiò la fronte come se stesse covando un feroce mal di testa. "Quindi questa è la situazione... maledizione... E adesso, che cosa si può fare?" chiese.

"Non ho nessuna voglia di sottostare alle angherie di quegli sporchi Cavalieri Infernali." affermò Fedra. "Abbiamo già avuto abbastanza cattive esperienze con loro."

"Su questo sono d'accordo con voi." rispose la Kroft con volto granitico. "Ma dovete comprendere... che stavolta non si tratta dei Cavalieri Infernali, bensì di Sua Maestà Ileosa, e purtroppo ai suoi ordini volenti o nolenti dobbiamo sottostare."

Krea si fece pallida in volto. "Che significa... no, non può farlo!" esclamò sconcertata, per poi indicare una sconvolta Trinia. "Sua Maestà non può farlo, lei è…"

Rilo sbattè gli occhi allarmato. "Vorrebbe dire... che dovremmo consegnare Trinia alle guardie della regina?" chiese, sperando di sbagliarsi. "Ma... ma se lo facessimo... Comandante Kroft, ha detto lei stessa che non avrebbe nessuna possibilità di avere un processo equo! Non possiamo abbandonare così Trinia!"

La Kroft guardo i ragazzi che a loro volta la squadravano con aria di attesa, e chinò mestamente il capo. Sapeva di stare tradendo i suoi ideali, ma loro non sapevano la verità…

E cosa dovrei fare, eh? Se io adesso mi oppongo a loro, che di certo verranno con un mandato reale, essi lo riferiranno a Sua Maestà, che avrà una scusa in più per decretare lo smantellamento della guardia, la riassegnazione dei membri femminili al "Progetto Grigio"… e la condanna a morte dei membri maschili. Per dirla in breve, ciò decreterebbe la fine dei miei uomini... I MIEI UOMINI!

Questo era ciò che Cressida voleva dire. Anzi, che voleva urlare, con tutte le sue forze. Ma tutto ciò che ella fece fu cadere in ginocchio, distrutta dalla vergogna e dalla delusione, piegare il capo e sussurrare. "Mi ... mi dispiace. Ho le mani legate."

Un silenzio cupo cadde nella stanza, e Krea si sedette sulla panca più vicina tenendosi la testa tra le mani. Non sapeva più a cosa credere. Si sentiva scoppiare il cervello. Quando aveva saputo della morte di re Eodred, si era sentita persa e smarrita, in una città che stava precipitando nell'anarchia. Dopo aver incontrato la nuova regina, aveva avuto l'impressione che almeno adesso le cose avrebbero avuto un po' più di senso, ed era stata orgogliosa di essere al servizio di una sovrana che avrebbe dovuto riportare ordine e giustizia nella sua città. Ma adesso le veniva chiesto di abbandonare una donna innocente alle guardie della regina? E cosa le avrebbero fatto, poi? E la regina? Sua Maestà Ileosa avrebbe davvero dato un ordine simile? Che ne era della figura nobile e generosa che aveva visto assisa sul Trono Cremisi? Ci doveva essere un errore ... un errore!

"No. Io ho preso la mia decisione." esclamò improvvisamente Kostur con fredda decisione. Il mezzorco si alzò di scatto, e Krea vide un'ombra furiosa scivolare nei suoi occhi.

"Kostur?" chiese Fedra intimorita.

"Ci sono due cose che un uomo deve fare nella sua vita. Mantenere le sue promesse, ed essere devoto alla sua donna." ringhiò, afferrando il suo distintivo per poi strapparselo dalla giacca. "E io ho promesso a Trinia che l'avrei protetta. Che non avrei permesso che nessuno le facesse del male. Perciò adesso, fanculo gli ordini. Fanculo i Cavalieri Infernali. Fanculo la guardia reale e fanculo tutto il resto! Io e Trinia ce ne andiamo da qui! Non resteremo a farci mettere i piedi in testa! Andremo in un'altra città! O dovunque non ci possano prendere... e nessuno qui ci vedrà mai più!"

Con rabbia furiosa, il mezzorco si strappò il distintivo di dosso e lo scagliò a terra sotto gli occhi increduli dei suoi compagni. "E se qualcuno vuole impedircelo... CHE CI PROVI SOLTANTO!"

“K-Kostur…” sussurrò Trinia, sentendosi a tempo stesso scioccata e sollevata nel vedere fino a che punto il suo amato era disposto a spingersi per lei.

Grau guardò la scena attonito... ma appena Kostur concluse il suo discorso, si avvicinò alla comandante e disse la sua. "Maresciallo, se c'è una cosa che ho imparato stando con Vencarlo.. " disse, con uno sguardo leggermente schifato non appena nominò il maestro di spada "...è che un'innocente va difeso a spada tratta, su questo non si discute. Perciò io seguo l’investigatore Kostur e mi dimetto anch’io dalla guardia!"

Grau prese il suo distintivo e lo poggiò per terra, mettendolo in un punto distante rispetto a quello del mezzorco, ma vicino a Kroft, che era ancora in ginocchio ed interdetta. Poi, il giovane sergente andò dal mezzorco e disse con decisione. "Vengo con voi, investigatore."

Kostur e Trinia lo guardarono stupefatti. "S-Sergente Soldado! per quale motivo lei…" chiese Kostur.

Si interruppe quando il giovane sergente lo guardò intensamente negli occhi. "Perché se non lo facessi, mio nipote Edmyure non me lo perdonerebbe."

Cressida restò inginocchiata ancora per qualche secondo, guardando i distintivi che giacevano per terra e poi il resto della Compagnia del Draco. Krea stava rivolgendo alla comandante con espressione quasi implorante, come se la pregasse di trovare una soluzione a quel dilemma. Anche il più cinico Orik dava l'impressione di sperare che non finisse con la consegna di Trinia alle guardie reali, e Verik guardava anch’egli il maresciallo con espressione tesa. 

Lei sapeva che stava sbagliando… ma cosa poteva fare? Lei aveva una responsabilità, e quella responsabilità consisteva nel difendere le vite degli abitanti di Korvosa, che fossero comuni civili o uomini e donne della guardia Korvosana, di mantenere un minimo di ordine in quel periodo buio... era sua quella responsabilità!

Tuttavia, doveva trovare una soluzione... ma come fare? Tutte le possibilità che le venivano in mente le sembravano altrettanto improbabili...

A meno che...

Ma certo! Forse si poteva fare...

Lentamente, Cressida si alzò e guardò verso Krea. "E va bene... Per favore, signorina Aldinn... può andare a richiamare i nostri collaboratori?" chiese. "I due signori che hanno condotto con noi l'interrogatorio?"

Krea osservò con un’espressione stupita il maresciallo, ma ubbidì e richiamò i due, poi chiese alla Kroft cosa volesse fare… e Cressida prese un bel respiro.

"Qualcosa di rischioso. Ma se funziona, possiamo salvare la situazione." rispose. Vide i suoi due collaboratori entrare e si voltò verso di loro. "Molto bene. Ho bisogno di un incantesimo Inviare. Sono pronta a pagare, se necessario. Contattate chi sapete voi e ditegli che c'è una persona da proteggere. Di recarsi dove sa, e di metterla al sicuro."

Un po' spiazzati, i due si dissero pronti... e Cressida guardò verso Trinia. "E poi... un incantesimo Invisibilità per la signorina Sabor. E lei, signorina Sabor... mi dia un pugno." disse la comandante. "Con tutta la sua forza."

Trinia spalancò gli occhi. "C-come dice, maresciallo Kroft? Ma… se lo faccio, stavolta io passo veramente un guaio..." rispose con trepidazione.

Cressida non si scompose. Estrasse la spada e ferì leggermente Kostur al volto, aprendogli un taglio sulla guancia destra con la punta dell’arma. L’investigatore non si era difeso - aveva capito che voleva fare il maresciallo – ma Trinia si sentì travolgere dall’ira e colpì la Kroft con un potente destro in pieno volto!

Cressida non si difese e prese in pieno il colpo, restando a terra. Ma dopo essere caduta, la comandante fece un cenno al mago e gli sussurrò di procedere. Comprendendo cosa voleva fare la Kroft, il mago lanciò un incantesimo Invisibilità sulla giovane pittrice, che restò interdetta quando la sua immagine sbiadì e poi scomparve.

"Ma... ma cosa...?" cominciò a chiedere.

"Alla porta ovest della cittadella, signorina Sabor… e poi segua la strada verso la periferia, prima di tornare visibile!" esclamò il chierico, indicando la porta da cui era rientrato. "Prenda il passaggio sotterraneo nella stanza vicina!"

Fu allora che Trinia comprese quale fosse il piano, e guardò stupita verso Kostur. Anche se ora Trinia era invisibile, Kostur sapeva ancora dove fosse e le sorrise in segno di intesa - la ferita al volto era poco più che un graffietto, facilmente rimuovibile con un comunissimo incantesimo curativo.

"Buona fortuna, Trinia! Ci vedremo presto!" esclamò il mezzorco con rinnovata fiducia.

"Arrivederci, amore mio… e grazie di tutto!" disse Trinia. Pur invisibile, la giovane pittrice seguì il chierico che la portò verso la stanza vicina e le indicò il passaggio per raggiungere la salvezza.

"Un’ultima cosa, signorina Sabor: se qualcuno le chiede cosa fanno un'imp e un draco domestico quando s'incontrano, lei risponda che si ammazzano a vicenda. Questa è la parola d'ordine per riconoscere chi la porterà via da quì".

Trinia annuì ed entrò, percorrendo rapidamente il tunnel e poi una parte della periferia di Korvosa sotto la protezione della sua invisibilità. Finalmente, quando l’effetto dell’incantesimo cominciava a cessare, e il suo corpo inizia a riapparire, la ragazza raggiunse il punto che le era stato indicato, dove già la attendeva un volto noto a Korvosa – il famoso maestro spadaccino Vencarlo Orisini, accompagnato da un ragazzo con barba e capelli ben curati e di colore nero, pelle dalla carnagione olivastra e occhi verdi.

Il ragazzo si avvicinò, vedendo la figura che stava tornando visibile, e le chiese: "Cosa fanno un'imp e un draco del focolare quando s'incontrano?"

Trinia comprese che i due erano quelli che dovevano metterla al sicuro, e non ebbe esitazioni a rispondere. "Semplice, si ammazzano a vicenda".

Vencarlo sorrise e annuì con decisione. "Bene, è lei." Disse, poi guardò Trinia e continuò. "Signorina Sabor… io sono Vencarlo Orisini, e questo ragazzo è Edmyure Soldado, un mio allievo."

Il ragazzo di nome Edmyure prese parola. "Vi scorteremo in un posto in cui nessuno vi troverà, ossia... da mia madre. Là nessuno ci mette piede, e poi ho amici Sczarni che mi devono certi favori."

Trinia li guardò, pur non troppo convinta, e annuì rapidamente, seguendo i due uomini verso la salvezza…

 

ooooooooooo

 

Intanto, a Cittadella Volshyenek, il gruppo di Krea non poteva dire di sentirsi al massimo. Erano tutti scossi, chi più chi meno, e ognuno di loro non poteva nascondere di avere paura… e la più spaventata di tutti era proprio Krea, seduta su una panchina con la testa tra le mani.

Rilo notò lo stato d’animo della sorella maggiore, e dopo essersi seduto accanto a lei, le chiese, con un tono sorprendentemente maturo. "Qualcosa ti sta turbando molto, sorella. Vorresti parlarne, magari?"

"Sì…" rispose Krea nervosamente. "Io… vorrei capire come mai ... " Il suo tono di voce cresceva di angoscia "Come mai la regina ha fatto questo. Perchè? Avrei capito se avesse detto che voleva sentire la parola di Trinia... ma porla sotto arresto e… e… mandarla alla forca per chissà quale motivo? Non è giusto! Io… io… pensavo che fosse una donna buona e retta! Mi sono sbagliata? C’è qualcuno che la sta manipolando? Io… non so più a cosa credere, fratellino, e questo mi fa paura!”

“Sorellina…” mormorò Rilo, per poi guardarsi attorno e incrociare lo sguardo di Verik, che sospirò e guardò dall’altra parte.

Un attimo dopo, si sentirono dei rapidi passi… e sulla soglia apparve una guardia, che salutò il maresciallo e la Compagnia del Draco. “Maresciallo Kroft! Mi scuso per il disturbo, ma ci sono delle persone che vorrebbero parlarle.”

Cressida alzò lo sguardo, mostrandosi calma e controllata. A quanto pareva, era già arrivato il momento di vedersela con la regina e le sue guardie… “Si, soldato? Se si tratta delle guardie reali, dì loro che purtroppo la prigioniera ci è sfuggita. Si è liberata dalle manette, forse grazie a qualche stregoneria, mi ha colpito ed è fuggita.” Affermò.

Ma la guardia scosse la testa. “No… no, maresciallo Kroft, è qualcosa di peggio.” Affermò con evidente preoccupazione. “E’ venuto Mille Ossa… e ha delle brutte notizie per noi.”

 

oooooooooo

 

CONTINUA…

 

 

 

  
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