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Autore: Milly_Sunshine    30/01/2023    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[9 gennaio]
Erano passati nove giorni - poco più di otto e mezzo, in realtà - da quando Roberta aveva lasciato l'appartamento di Patricia insieme a John Stewart e non era sicura che tornarvi fosse la cosa giusta. Ormai, tuttavia, si era già accordata con Patricia per andare da lei ed era già sul pianerottolo: non poteva più tornare indietro, anche se non sapeva cosa aspettarsi e l'ignoto le faceva paura.
Patricia la attendeva sulla soglia e sembrava spaesata tanto quanto lei. La invitò a entrare e ad andare a sedersi. Si misero l'una di fronte all'altra e rimasero in silenzio fin troppo a lungo, come se nessuna delle due sapesse cosa dire.
Roberta si fece coraggio e riuscì a chiederle: «Cosa ne pensi, adesso? Ti senti almeno un po' colpevole per avere sempre sospettato di mio padre e non avermi mai detto niente?»
«Non ho niente di cui sentirmi colpevole» replicò Patricia. «Volevo giustizia per mia sorella, indipendentemente da chi fosse il colpevole. Lo stavo cercando da anni, non potevo certo immaginare che il punto di partenza fosse Melanie Miller.»
«Quindi hai dato per scontato qualcosa che non lo era» la accusò Roberta, «E hai deciso, di default, che siccome mio padre era un uomo inaffidabile ed era stato fidanzato con tua sorella, doveva averla uccisa lui senza alcuna ragione apparente, per poi avere iniziato a seminare il panico a Goldtown molti anni più tardi.»
«Non mi è mai importato niente delle vittime di Goldtown» obiettò Patricia. «O per meglio dire, mi dispiace molto per loro ma la loro morte non mi tocca in prima persona. Non ho mai cercato la verità per loro, ma solo per Lisa. E poi anche tuo padre ha le sue ombre. Da quanto tempo sospettava di Roger Callahan?»
«Mio padre non aveva alcuna prova contro Roger Callahan» puntualizzò Roberta, «E nemmeno una ragione per sospettare del suo coinvolgimento, fino a poco tempo fa. Si era messo il cuore in pace, pensava che l'omicidio di Jennifer fosse ormai una faccenda archiviata, di non potere tornare indietro. Vent'anni fa aveva pagato Will Mason perché facesse un'indagine parallela sull'assassinio di Linda Miller, finendo per provocare una scia di delitti. Non voleva correre il rischio che succedesse di nuovo, che altri innocenti potessero pagare con la vita qualcosa che non li riguardava. Si è rassegnato e solo quando il killer ha ripreso a uccidere ha deciso di iniziare a scavare e di cercare di capire. Non ha mai sospettato di Callahan finché non ha scoperto che a casa sua abitavano due giornaliste che stavano indagando sui delitti di Goldtown. Non puoi tacciarlo di non avere fatto niente. Anzi, è forse la persona che, più di ogni altra, ha contribuito a risolvere la situazione.»
«Tu c'eri.» Patricia la guardò negli occhi. «Com'è andata? È stato terribile, vero?»
Roberta sostenne il suo sguardo e approfittò della sua considerazione per sostenere: «Terribile, sì, ma non nel momento in cui succedeva. Non ho avuto il tempo di rendermene conto, è stato tutto così veloce.»
Patricia insisté: «Ti andrebbe di raccontarmi quello che è successo?»
«No.»
«Credo ti farebbe bene parlarne.»
Roberta scosse la testa.
«No, non mi fa bene per niente. Solo felice che quell'uomo abbia smesso di essere un pericolo, ma non è stato molto bello vederlo morire davanti ai miei occhi.»
«C'è dell'altro, vero?»
«No, per nulla.»
«Ti conosco. Ormai riesco a capire quando menti.»
Roberta puntualizzò: «Per anni mi hai scambiata per mia sorella Jennifer, non sono sicura che tu riesca a capirlo così bene.»
Patricia sbuffò.
«Ogni volta in cui inizio a sentirmi a mio agio con te, finisci sempre per dire qualcosa che non va!»
«Sono sempre stata così» obiettò Roberta. «Non è colpa mia se mi hai idealizzata. E, a dire la verità, nemmeno se, a un certo punto, ti eri messa in testa di stare con me a ogni costo per carpirmi informazioni su mio padre, convinta che fosse l'assassino di tua sorella. Io ti ho mentito, è vero, ma tu hai fatto la stessa cosa.»
«Stai cercando di dire che sono peggio di te?»
«Non sto dicendo niente di tutto ciò, hai detto tutto da sola. Forse perché lo pensi?»
Patricia abbassò lo sguardo.
«Non lo so. Mi dispiace avere creduto che il killer fosse tuo padre, e sinceramente anche di essermi avvicinata a te solo per questo, anni fa. Ti assicuro che ho capito molto in fretta che non c'entravi niente. Mi sono innamorata davvero di te. Ho sempre pensato che fossi la donna della mia vita, anche quando andavi e venivi senza darmi grosse spiegazioni, solo perché dovevi recitare la parte di Jennifer. Vorrei solo che gli ultimi mesi non ci fossero mai stati. Eravamo così felici insieme. A me non importa se tu sia Roberta o Jennifer, tutto quello che volevo era stare con te... e credo di volerlo ancora.» Di colpo alzò lo sguardo. «Però ho bisogno di capire. Devi dirmi cos'è successo quella sera. Siete stati tu e tuo padre, vero?»
Roberta finse di non avere capito.
«A fare cosa?»
«Non me la bevo, la storia di Callahan che cade dalle scale e sbatte la testa.»
«È esattamente quello che è successo.»
«È la versione ufficiale, ma sappiamo che non sempre la versione ufficiale corrisponde a realtà. Siete stati tu e tuo padre a spingerlo o a farlo inciampare? Ci siete voi dietro alla sua morte?»
«Ti ricordo che stai parlando dell'assassino di tua sorella, è lo stesso uomo che ha ucciso Jennifer quando aveva solo otto anni e chissà quante altre persone. Vuoi davvero farlo passare per una vittima?»
Patricia negò con fermezza.
«Vi capisco, se l'avete fatto.»
«Io non ho fatto niente» replicò Roberta. «Non sapevo nemmeno cosa c'entrasse con i delitti. L'ho riconosciuto come il vecchio proprietario dello studio fotografico di Steve, ma non lo ricollegavo certo agli omicidi, quella sera.»
«Però tuo padre sì.»
«Non gli ho mai letto nella mente.»
Patricia si arrese: «Va bene, non sei stata tu e non ne avevi motivo. Per caso è stato lui?»
Roberta avrebbe voluto mentire, ma si rese conto di non sentirsela. Si limitò a replicare: «Mi hai fatto una domanda a cui preferirei non rispondere.»
«Una non risposta che vale più di mille risposte.»
«Cosa ti cambia come sia andata davvero? Quell'uomo è morto, non può più fare del male a nessuno. Lascia in pace mio padre, per una volta. Volevi che il killer di Goldtown pagasse per avere ucciso Lisa. Quello che è accaduto è la cosa più simile a quello che desideravi. Non ti basta?»
«Sì, mi basta, ma è l'ennesima prova che devi sempre mentire o nascondere qualcosa.»
Roberta rimase in silenzio qualche istante, chiedendosi se valesse la pena di replicare. In un primo momento non le sembrò una buona idea, ma cambiò subito opinione.
«Non voglio né mentire né nascondermi» mise in chiaro. «Se quella sera ci fossi stata solo io, se quello che è successo riguardasse solo me, non avrei problemi a dirti chiaro e tondo come sia andata. Purtroppo non è così. Non fraintendermi, tu sei la persona più importante della mia vita e sento di poterti dire tutto, quando si tratta di me. Però non si tratta solo di me. Non sono legata a mio padre e probabilmente non lo sarò mai, ma non è giusto fingere che quello che è accaduto con Callahan riguardi me e non lui.»
«Quindi» dedusse Patricia, «Hai bisogno di proteggere la tua famiglia da me.»
«No, ho bisogno di proteggere noi due dalla mia famiglia» replicò Roberta. «Perché pensi che non abbia mai voluto presentarti i miei genitori? Non certo perché non volevo che tu facessi parte della loro vita. Volevo solo tenerli lontani, impedire che potessero interferire con la nostra esistenza. È stata mia madre ad allontanarmi da lei e da John e, alla fine, non sarebbe potuta andarmi meglio. Sophie non mi ha mai messa in difficoltà, mia nonna nemmeno. Mia madre, però, sì, e John Stewart ancora più di lei, nonostante abbia avuto ben poco a che fare con lui. Voglio solo dimenticare. Lo so che sembra banale da dire, e un po' una frase fatta, ma vorrei tornare a quando era solo una figura defilata con cui dovevo mettermi in contatto ogni tanto. Se non fosse mai venuto a cercarti al bar, non vi sareste mai conosciuti.»
«Perché è venuto a cercarmi, quel giorno?»
«Perché voleva fare parte della mia vita e anche della tua, credo. Oppure perché eri la sorella di Lisa e forse non l'ha mai davvero dimenticata. Non lo so, ho smesso molto tempo fa di chiedermi che cosa gli passi per la testa e non intendo ricominciare ora. Anzi, cominciare, temo di non averlo mai fatto.»
«E quindi? Se io e te tornassimo insieme, dovrei accontentarmi di averti solo a metà?»
«Sono i miei genitori che devono accontentarsi di avere una figlia a metà, indipendentemente dal fatto che io e te torniamo insieme o no.»
Roberta sperava che Patricia dicesse qualcosa, ma si ritrovò di fronte soltanto il suo silenzio. Era chiaro che parlasse ancora per ipotesi, che non si sentisse pronta a riprendere la loro relazione. Era comprensibile, come del resto la stessa Roberta aveva ancora molti dubbi sul loro futuro insieme.
Se ne andò senza avere concluso nulla, se non confessarle pur senza dire niente come fosse morto Roger Callahan. Cercò di togliersi dalla testa la conversazione avuta con la sua ex, ma non fu semplice. Peraltro sapeva per certo che di lì a qualche ora qualcuno le avrebbe chiesto come fosse andata.
Si stava già pentendo sia di essersi confidata con Danny sia di avere accettato di vedersi quel tardo pomeriggio, ma non poteva tirarsi indietro.

 

Si incontrarono a casa di Roberta, che quella sera era sola. Danny entrò, trovando l'amica di sempre con indosso uno degli abiti che un tempo erano "appartenuti" a Jennifer.
La fissò, spiazzato, per diversi secondi, chiedendosi se fossero tornati indietro nel tempo.
Roberta, frattanto, lo invitò a entrare.
«Vuoi qualcosa da bere?» gli chiese.
«No, non voglio niente da bere, voglio solo capire» replicò Danny. «Chi sei veramente?»
Roberta ridacchiò.
«Dai, piantala, non essere come tutti gli altri. Vieni a sederti e raccontami come stai, come va con il nuovo lavoro.»
«Sei sicura di volerne sentire parlare?» obiettò Danny, mentre la seguiva nel soggiorno in cui più di vent'anni prima si erano riuniti con i loro amici per commemorare Mark. «Non credo che le esche per la pesca siano un argomento di tuo interesse.»
«In effetti no, sono pure un po' disgustose» ammise Roberta, mentre si sedevano. «Per il resto va tutto bene?»
«Nessuno mi ha portato dei cadaveri nel garage e l'unica persona capace di avere simili intuizioni ha lasciato questo mondo» replicò Danny, con amarezza. «Spero non sia più in alcun mondo, che non ci sia nemmeno una minima particella di quel maledetto Roger Callahan, perché sarebbe in grado di fare dei danni anche da morto.» Riprese a fissare l'abito di Roberta. «Chi sei davvero? La storia che hai raccontato, secondo cui sarebbe Jennifer la bambina morta, è vera?»
«Perché non dovrebbe?»
«Perché sei vestita come lei.»
«Jennifer è morta quando aveva otto anni» gli ricordò Roberta. «Da allora ci sono sempre stata io a impersonarla. Fingevo di essere Jennifer, ma i suoi vestiti erano miei, anche se stavo recitando una parte. Sono Roberta ed è mia sorella la vittima di quel maledetto Callahan, ma tutto ciò che ho mostrato di Jennifer era solo quello che credevo che Jennifer potesse diventare. Ho cercato di renderla l'opposto di Roberta, ma nel frattempo rendevo sia l'una sia l'altra sempre più estreme. Non c'erano più Jennifer e Roberta, c'erano solo due lati opposti di me. Ho sbagliato tante cose e non solo nel mio rapporto con gli altri. Ho mentito a tutti e nel frattempo mentivo anche con me stessa.»
Danny le domandò: «Non è che stai solo cercando un modo per dimostrare a Patricia che sei diversa da come ti crede?»
«Intendi dire che, se Roberta non ha più speranze con lei, io stia cercando di farla innamorare di Jennifer?» Roberta parve divertita da quell'ipotesi. «No. Io sono di più. Non sono solo l'ex fidanzata di Patricia. La vita contibua, con o senza di lei. Nessuno meglio di te dovrebbe riuscire a capirmi.»
Danny scosse la testa.
«Mi sono stancato di cercare di capire le altre persone. È estenuante. Basta girarsi un attimo e all'improvviso tutto sfugge. Fino a due settimane fa mi sembravi interessata a Jack, adesso vuoi tornare insieme a Patricia...»
«Io e Jack non siamo fatti per stare insieme» replicò Roberta. «Mi è piaciuto quello che c'è stato tra di noi, ma basta così. È Patricia la persona con cui vorrei stare. O lei o nessuno, almeno per ora. Comunque sono fiduciosa, anche Patricia vorrebbe tornare insieme a me. Ti prenoto già come testimone, se un giorno dovessimo sposarci.»
«Non fare il passo più lungo della gamba. Neanche state insieme, al momento.»
«Possiamo chiamarla una pausa di riflessione. È stato un periodo lungo ed estenuante per tutte e due. È successo tutto e il contrario di tutto.»
«Le dirai di te e di Jack?»
«Non lo so.»
Danny esitò, non sapendo se fosse il caso di confidare le proprie impressioni a Roberta. Per via della fiducia insindacabile che nutriva nei confronti dell'amica, si decise.
«È da un po' di tempo che vedo Jack più pensieroso e tormentato del solito. Mi viene il dubbio che possa dipendere da quello che c'è stato tra di voi. Se tornerai insieme a Patricia, credo ti convenga mettere bene in chiaro le cose con entrambi, per evitare problemi futuri.»
Roberta alzò le spalle con indifferenza.
«Jack pensieroso e tormentato? Chissà mai che novità. Non credo proprio di essere io la causa dei suoi malesseri interiori. Se mai dovesse esserci una donna di mezzo, credo sia Elizabeth. E comunque non penso nemmeno che si tratti di lei. A Jack piace inventare scuse. Solo perché non è in grado di vivere in pace con se stesso, finisce sempre per dare la colpa ad altri: prima Elizabeth che lo lascia, poi Elizabeth che si mette insieme a Ray, poi io, poi Patricia... no, non siamo noi la causa dei suoi conflitti interiori. Non so cosa lo tormenti, ma sono certa che non c'entriamo noi.»
«Mhm.»
Danny non era convinto, ma non avrebbe saputo come replicare. Lasciò correre e tornò a parlare di Patricia. Roberta l'aveva incontrata, nel primo pomeriggio, e ci teneva a sapere che cosa si fossero dette esattamente.

   
 
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