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Autore: Stillathogwarts    30/01/2023    4 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Weight of Us



CAPITOLO 15
The Thrill Of It All


 






POV HERMIONE

Hermione era china sul tavolo con tutto l’occorrente necessario per costruire il modellino di un vulcano.
Era del tutto intenzionata a far rimanere di stucco sia Draco, sia Sirius, nessuno dei quali le aveva creduto quando aveva assicurato loro che si potessero fare “magie” anche senza, di fatti, ricorrere alla magia.
Era una distrazione piacevole, anche se a volte poteva ugualmente vedere lo sguardo del marito assentarsi e ritornare alla spiacevole esperienza di qualche sera prima, quando McLaggen era piombato in casa loro, in vesti ufficiali, avanzando velate accuse nei suoi confronti che si erano, ovviamente, rivelate infondate e false.
Hermione aveva cercato di fargli capire che non era il caso di dare importanza a quelle faceva o diceva Cormac, il quale non aveva mai accettato il suo costante rifiuto alle sue moleste avances, ma per Draco era ancora molto difficile affrontare il sospetto della gente dovuto al suo passato, soprattutto quando riguardava lei o la loro famiglia in generale.
Gli toccò una mano con dolcezza e quando incontrò i suoi occhi argentei gli sorrise dolcemente.
Sirius sbuffò. «Io vado a chiedere uno spuntino a Tilly e Tippy», annunciò annoiato. «Chiamatemi quando siete pronti.»
Hermione lo guardò con la bocca spalancata, offesa dal poco entusiasmo mostrato dal figlio in merito al suo esperimento. Si voltò verso Draco e gli rivolse un’occhiata torva. «È proprio tuo figlio.»
Il biondino si accigliò. «Cosa?!» esclamò, arricciando il naso, indignato. «Io sono qui! Sono interessato!»
Lei sbuffò, ma poi sorrise, perché lo stava solo punzecchiando. Si passò la lingua tra le labbra, poi casualmente, butto lì: «Mi sono dimenticata di dirti che la Parkinson è incinta.»
Lo guardò con la coda dell’occhio e lo vide corrugare la fronte e sollevare il naso in una smorfia incredula. «Weasley è riuscito a entrare nelle sue mutandine alla fine?», commentò. «Considerami scioccato.»
Hermione sollevò entrambe le sopracciglia. «Vedo che parli ancora con affetto delle sue mutandine
Draco sbuffò. «Non dire stupidaggini.»
«Non è di Ron, comunque» proseguì lei con nonchalance. «Non ci avrebbe mai neanche provato.»
Il biondino si irrigidì. «Hermione, perché mi stai dicendo queste cose?»
Hermione fece spallucce e tornò a concentrarsi sull’esperimento.
«Ehi», mormorò lui, posizionandosi alle sue spalle e prendendole un braccio per attirare la sua attenzione. «Non penserai mica che potrebbe… che…»
«No, tranquillo» gli assicurò lei. «Il padre è Nott, gli ha proposto lo stesso accordo dopo che hai rifiutato tu.»
Draco si accigliò. «Ah, quindi non nutri sospetti solo perché sai già che Nott è il padre del bambino?»
«Non ho detto questo.»
«A me pare proprio di sì» replicò lui, stizzito.
Hermione fece per rispondergli, ma il biondino glielo impedì; le afferrò un polso e se la trascinò dietro, dritta nel suo ufficio. «Vieni con me.»
Gridò a Tilly e Tippy di tenere d’occhio Sirius per un po’, poi chiuse la porta, rivelò il Pensatoio e vi versò dentro delle strisce argentee.
«Forza», la esortò con un gesto della mano.
Hermione deglutì. Non riusciva a decifrare lo sguardo sul suo volto.
Mentre valutava di dirgli che stava solo scherzando e che non c’era bisogno di reagire in quel modo, si avvicinò a lui, gli prese la mano e insieme scivolarono nel ricordo.
 
Hermione era di spalle, premuta contro il torace di Draco, che le circondava il petto con un braccio.
Lo spazio era ristretto, probabilmente si trovavano in uno dei tanti armadi delle scope in disuso nel castello.
L’altra mano del biondino, chiusa sulle sue labbra, scivolò giù, sfiorando il suo mento, la sua gola, i lati del suo seno, fermandosi in vita.
Entrambi avevano le orecchie tese per ascoltare all’esterno.
C’era qualcuno.
Se li avessero sentiti, li avrebbero scoperti.
«Non so esattamente cosa stia passando» stava dicendo la voce. «Sono mesi che ormai non lo capisco più.»
«È la Parkinson» bisbigliò Hermione, agitata, ma Draco stav
a sorridendo.
 
La Hermione che assisteva solamente al ricordo avvertì chiaramente l’eccitazione che il ragazzo aveva provato in quel momento.
 
I passi si interruppero, mentre la conversazione tra la Serpeverde e qualcuno di sconosciuto proseguiva.
Draco sapeva che stavano parlando di lui ed era certo che anche Hermione lo avesse capito.
La sentiva rigida contro di sé, i suoi muscoli erano tesi.
«Continua a rifiutarmi, non lo ha mai fatto per così tanto tempo…»
Sapeva che Hermione si stava innervosendo.
Non gli diceva mai niente, forse per non dargli soddisfazione, ma lo capiva benissimo da sé che Pansy la infastidiva, soprattutto quando gli si avvicinava troppo e flirtava con lui.
Draco chiuse le mani attorno alle spalle di Hermione e con uno scatto repentino la voltò, viso contro il muro, il corpo premuto addosso alla parete. La giovane emise un piccolo singulto di sorpresa.
«Ssh, Granger» le sussurrò sottovoce, posando le labbra contro il suo orecchio. «Non è silenziato.»
«Che stai facend-oh
 
Dal momento che Hermione stava vedendo il ricordo dal punto di vista di Draco, era perfettamente in grado di vedere cosa stesse accadendo, di individuare le dita della mano destra del biondino che risalivano lungo la parte interna della sua coscia, si insinuavano sotto la sua gonna e poi sparivano dentro di lei.
Mentre i loro sé del ricordo erano completamente incuranti delle persone all’esterno che avrebbero potuto sentirli, fare irruzione in quell’armadio delle scope e vederli, e mentre il suo Draco sghignazzava alle sue spalle, Hermione iniziò ad agitarsi.
«Rilassati», le sussurrò in un orecchio. «Nessuno ci ha mai scoperti.»
 
La sentiva tremare contro di sé, fremere a causa dei suoi movimenti e la soddisfazione che provava nel vederla lottare contro l’istinto di gemere rumorosamente, di pronunciare il suo nome con voce spezzata e ansimante, era immensa.
Ghignò compiaciuto quando riconobbe il momento in cui raggiunse il suo apice, il modo in cui si muoveva involontariamente sulle sue dita, il modo in cui soffocava a stento i singulti di piacere, le dita che provavano ad arricciarsi e afferrare qualcosa, ma incontravano solo la parete dura.
Hermione appoggiò la fronte contro il muro freddo e rimase immobile, l’unico movimento quello delle sue spalle che si alzavano e si abbassavano rapidamente.
Draco si premette contro di lei, posò nuovamente le labbra sul suo orecchio.
«Come ci si sente, Granger?» le sussurrò con voce roca. «Come ci si sente ad avermi qui, a farti questo, con lei lì, a domandarsi perché la respingo da tempo, sapendo che appartengo a te?»
 
La Hermione del ricordo non rispose, ma lei poteva leggere nel suo stesso sguardo come si sentiva. C’era un certo luccichio nei suoi occhi, una sorta di soddisfazione personale nella consapevolezza di essere lei il motivo per cui Draco non guardava più Pansy in quel modo, di essere lei quella con cui trascorreva il suo tempo libero; c’era una sorta di vittoria sulla Parkinson che l’aveva considerata sempre e solo spazzatura e neanche sapeva di aver perso Draco perché lui aveva già scelto lei e al contempo una sorta di rivincita nei confronti dello stesso biondino, che ora la desiderava almeno dieci volte quanto in passato l’aveva disprezzata. E lo sapeva anche Draco, perché quello era molto più di un rapporto in un contesto eccitante per l’alto rischio di essere scoperti: quella era la dimostrazione di una resa definitiva, quella di Draco a lei, a ciò che avevano, a ciò che li legava. Era l’ammissione che lui era incondizionatamente suo.
 
I passi della Parkinson e quella che avevano identificato come Millicent Bulstrode riecheggiarono tra le parenti mentre si allontanavano.
Hermione si voltò a guardarlo, con lo sguardo acceso, si protese verso di lui per baciarlo, ma Draco fece un passo indietro e lei dovette poggiarsi con la schiena al muro in cerca di equilibrio, ancora a corto di respiro.
Il biondino si passò la lingua tra le labbra. «La prossima volta che sei gelosa di lei, pensa a questo.»
Hermione scivolò lungo la parete e si sedette sul pavimento.
Draco le lanciò un ultimo sguardo compiaciuto, poi uscì dall’armadio e si incamminò per i corridoi.
 
Quando uscirono dal Pensatoio, Hermione aveva il fiato corto.
Posò una mano sullo strumento di pietra per sorreggersi e poi azzardò a guardare Draco negli occhi.
Sapeva di essere rossa in viso e che lui fosse perfettamente in grado di riconoscere l’eccitazione in lei.
«La prossima volta che hai dei dubbi», disse il biondino, come un eco di quello che avevano appena visto, «pensa a questo.»
Hermione deglutì. «Veramente, io stavo solo facendo conversazione» asserì ansante. «Pensavo più all’orribile fatto che suo figlio e la nostra Lyra potrebbero essere nello stesso anno una volta a Hogwarts.»
Draco sollevò le sopracciglia. «Ah.»
La giovane si schiarì la gola. «Cos’era quello?», gli chiese ancora. «È stato irresponsabile! Potevamo essere scoperti!»
Il biondino rise. «Lo facevamo continuamente», le raccontò, esilarato. «Come se il fatto che la nostra fosse una storia di per sé proibita non fosse eccitante abbastanza, ci divertivamo ad avere rapporti in posti o momenti in cui potevamo venire facilmente scoperti.»
«Che cosa?»
«Oh sì, piaceva a te e piaceva a me» precisò lui. «Non credevi sul serio che lo facessimo esclusivamente nella sicurezza della Stanza delle Necessità, vero?»
Hermione avvampò.
«Il reparto proibito», continuò a rievocare il giovane. «L’aula della Cooman, la classe di Pozioni… persino la scrivania della McGranitt.»
La mascella di lei cadde a terra.
«Quando riavrai i tuoi ricordi, sarai sorpresa di realizzare quanti posti ci fossero a Hogwarts per quello, con il favore del buio della notte e se sapevi dove cercare e come muoverti senza farti vedere.»
«Quello non è successo di notte», gli fece notare lei.
Draco fece spallucce. «Non sempre riuscivo a tenere le distanze di giorno», rispose con nonchalance. «Era maledettamente estenuante starti lontano.»
«Eravamo impazziti o cosa? Se ci avessero scoperti-»
«Ehi, calma il tono d’accusa», soffiò lui, divertito. «Da chi credi sia partito questo giochino? L’audacia e il rischio alla base sono praticamente i principi fondamentali di Grifondoro. Io sono solo stato al gioco, anche se potrei averci preso un po’ troppo la mano a un certo punto.»
Lo guardò sbattendo le palpebre per un po’. Glielo aveva detto che erano leggermente diversi al sesto anno, ma Hermione non riusciva a immaginarsi di essere impulsiva fino a tal punto, non in quel periodo della sua adolescenza, quando correre dei rischi del genere poteva mettere a repentaglio non solo la loro vita, ma l’esito stesso della guerra. Ma l’amore a volte fa fare cose folli e stupide e al sesto anno lei era pur sempre un’adolescente in piena fase ormonale.
Draco le si avvicinò e lei arretrò fino ad essere bloccata contro il muro. «Non pensare che non abbia avuto la mia parte di vittoria quella notte» le disse. «Merlino, era meraviglioso vederti perdere il controllo, la facilità con cui ti abbandonavi a me, come se anche tu non potessi farne a meno…»
Tracciò il contorno delle sue labbra con il pollice, lentamente; il suo sguardo intenso la stava accendendo internamente. Hermione sospettava che ne fosse pienamente consapevole.
Era profondamente ingiusto che lui la conoscesse molto più di quanto lei conoscesse lui; lei stava ancora imparando, Draco sapeva alla perfezione ognuno dei suoi punti deboli in quel senso. La sola esistenza di Sirius era sufficiente a dimostrare che avessero avuto una vita sessuale molto attiva al sesto anno, ma solo in quel momento realizzò fino a che punto erano arrivati a conoscersi.
«Eri stupenda quando ti lasciavi andare.»
Le dita del biondino risalirono lungo la parte interna delle sue cosce, esattamente come gli aveva visto fare nel ricordo, mentre le sue labbra si chiudevano sulle sue e l’altra mano le teneva la nuca.
«Lo sei ancora…»
Poi udirono bussare alla porta. «Mamma, papà! Voi la volete un po’ di crostata di albicocche?» trillò Sirius, tutto allegro.
Draco si fermò all’istante. Chiusero entrambi gli occhi, probabilmente imprecando mentalmente, cercando di regolarizzare il respiro per far sì che la loro voce uscisse ferma.
«No, grazie» risposero in coro i genitori, sospirando.
«Il vulcano» gli ricordò Hermione, ricomponendosi.
«Già» convenne il biondino, ritrovando a sua volta contegno. «Anche se avrei preferito mostrarti la mia versione metaforica dello stesso esperimento, prima.»
Lei rise. «Abituati ad essere interrotto», gli disse, l’angolo delle labbra incurvato in un mezzo sorriso. «Tra poco saranno in due.»
*
La crostata, pensava Hermione, era veramente ottima.
Draco continuava a sostenere che avesse usato la magia con il vulcano, mentre Sirius si era convinto a studiare le materie babbane a cui Hermione voleva introdurlo; sarebbe presto stata a casa in maternità, con la decisione del Ministero di farla partire obbligatoriamente dal settimo mese di gravidanza, e dal momento che stavano sistemando gli appunti presi dai libri durante la loro ricerca e li avrebbero presto inviati a Harry e Kingsley, era già in cerca di qualcosa da fare per tenersi impegnata.
«Potrei dare delle lezioni anche a te», propose Hermione. «Sembri particolarmente interessato a Scienze.»
Il biondino sollevò un sopracciglio. «Potrei accettare, ma solo perché mi ecciterebbe da matti vederti in versione professoressa. Anatomia, magari?»
Hermione gli tirò un leggero schiaffo sulla spalla, poi si fece seria. «Sai, c’è una cosa che non riesco a spiegarmi.»
Draco le rivolse un’occhiata interrogativa.
«Beh, capisco tutta quell’attività e persino l’attrazione del rischio, ma…» si morse il labbro. «Non fraintendermi, amo Sirius e mai, neanche una volta, ho desiderato che le cose fossero andate diversamente. Ma non ho neanche mai capito come ho fatto io a non badare alle precauzioni, a non stare attenta.»
Il biondino si inumidì le labbra. «Siamo stati attenti», disse, «solo nel modo sbagliato.»
«Scusami?»
Draco si passò una mano tra i capelli, segno che era nervoso. «Beh, sai la mia contrarietà alle pozioni commerciali acquistate in fatto di contraccezione.»
Lei annuì.
«Quando abbiamo iniziato ad avere rapporti, ti ho chiesto di non cominciare a prenderle. Le odio così tanto che ho chiesto a Piton di insegnarmi a prepararle da me.»
Hermione quasi si soffocò con il gelato che aveva tirato fuori dal frigo per accompagnare la crostata e per poco non gli rise in faccia per quanto era diventato rosso in viso.
«Hai chiesto… a Piton…?»
Aveva le lacrime agli occhi. Perché non gli aveva posto prima quella domanda?
«Sì, sì, ridi, volevo vedere te a morire dall’imbarazzo in quel modo» sbuffò lui, seccato. «Ci ho messo anche un’infinità di tempo a convincerlo perché lui… non approvava quello che stavo facendo. Era certo che ci saremmo fatti male.»
Hermione fece scioccare la lingua. «Ovvio che lo credesse.»
«Scusami?»
«Piton era innamorato della madre di Harry», gli rivelò. «Come ben sai, non è andata a finire bene su tutti i fronti. Avrà proiettato la sua esperienza su di noi.»
La mascella di Draco cadde a terra. «Piton e la madre di Potter?»
Lei annuì e gli raccontò brevemente la loro storia.
«Cazzo, vivere con la consapevolezza di aver causato la morte della donna che ami…» soffiò lui, scuotendo il capo, amareggiato. «Non mi sorprende che fosse così insensibile, voglio dire, per andare avanti devi per forza spegnere tutto in quel caso e in un modo in cui io non sarei mai capace di fare.»
Hermione convenne con un cenno del capo. «Come lo hai convinto, comunque?»
Draco sorrise. «Gli ho detto che lo avrei fatto comunque perché ti volevo troppo e ha pensato che avrebbe fatto meglio ad aiutarmi.»
La giovane divenne scarlatta. «Hai detto a Piton che mi volevi troppo?», ripeté a metà tra lo scioccato e l’imbarazzato. «Oh, buon Merlino! Piton sapeva che facevamo sesso
Lui rise. «Sotto sotto ci invidiava.»
Hermione scosse la testa con disappunto, si portò le mani sul viso. «Perché diavolo lo ha permesso? Insomma, era un professore, non avrebbe dovuto impedircelo in qualche modo?»
«Ero il suo pupillo» chiarì il giovane, con ovvietà. «Mi lasciava fare quasi tutto quello che volevo.»
Lei fece schioccare la lingua, perché in realtà ricordava benissimo quell’ingiusta tendenza di Piton.
«Quindi, c’è stato un problema con la pozione?» chiese Hermione, dopo essersi concessa una breve pausa per metabolizzare quella scoperta sconcertante.
«No, niente del genere», ammise lui. «È che ci vuole tempo per prepararla e quando… insomma, alla fine abbiamo sempre usato l’Incantesimo.»
«Non sapevo che fosse meno sicuro della pozione.»
«È meno sicuro della pozione» confermò il biondino, «ma nel nostro caso è stata un altro tipo di svista. Non si parla molto di queste cose nel mondo magico e a me non era comunque concesso di avere dei rapporti prima del matrimonio; quindi, mi era stato insegnato ad eseguire l’incantesimo, ma non mi avevano spiegato bene i dettagli
Hermione corrugò la fronte. «I dettagli?»
«Beh, sì, tipo… che se lo fai due volte di fila devi ripetere l’Incantesimo ogni volta su entrambi», spiegò, imbarazzato. «Io ero convinto che non ci fosse bisogno di ripeterlo su di te… e non lo sapevi neanche tu, altrimenti me lo avresti fatto notare. Capitava spesso che lo facessimo per due volte di fila, perché a volte trascorrevano giorni prima che avessimo la possibilità di… insomma, ho scoperto questa cosa solo dopo aver saputo di Sirius, perché ho fatto delle ricerche per capire come fosse possibile, visto che, in teoria eravamo stati attenti. Se avessi saputo che c’era la possibilità… io avrei controllato prima, te lo giuro.»
«Capisco» sussurrò lei, mentre elaborava quelle informazioni nuove, poi, finalmente, si decise a porgergli la domanda che voleva fargli da mesi. «Draco, io non ne ho mai prese in vita mia perché non ne ho mai avuto il bisogno, ma… perché sei così contrario alle pozioni contraccettive commerciali?»
Draco deglutì. «Non mi fido.»
Hermione restò in attesa di sue argomentazioni e alla fine, lui sospirò.
«Avrei dovuto avere un fratellino, sai», raccontò con voce assente. «Mio padre non voleva un secondo figlio, sospetto che se non fosse stato per l’eredità del Casato dei Malfoy non ne avrebbe voluto neanche uno, ma comunque, mia madre lo aveva convinto.»
Hermione lo studiò con attenzione mentre si apriva sulla questione; era davvero raro che si lasciasse andare a racconti della sua infanzia o correlati ai suoi genitori.
«Durante la Prima Guerra Magica, al picco dello scontro… la gente non usciva di casa per comprare pozioni contraccettive. Ai tempi c’era solo un venditore e pare che abbia venduto pozioni scadute quando le attività hanno riaperto i battenti», le spiegò. «Ha causato problemi su più fronti. Ci hanno impiegato mesi a scoprire la faccenda, se ne sono accorti quando il San Mungo ha iniziato ad essere invaso da gente che presentava problematiche simili e hanno dato il via alle indagini. Dopo l’uso prolungato di quelle pozioni… Molte streghe non sono più state capaci di concepire, altre hanno avuto difficoltà o problemi di vario tipo.»
La giovane ricordò che Andromeda le aveva detto che per molti anni lei e Ted avevano provato ad avere un secondo figlio, ma che a causa di un incidente non era stato possibile per loro e collegò le due cose. Improvvisamente, cominciò a sospettare che anche dietro la fretta del Wizengamot di fare qualcosa in merito al ridotto tasso di natalità avesse a che fare con timori correlati a quella faccenda. Avevano, di fatti, aumentato i controlli sulle aziende produttrici di pozioni dopo la guerra.
«Non so bene quale sia stato il problema di mia madre, puoi immaginare che non dovrei sapere nulla di tutto questo, ma a me è sempre piaciuto origliare le conversazioni dei miei genitori, da piccolo» ammise il biondino, sospirando. «Volevo veramente un fratellino. Era uno dei motivi per cui non sopportavo i Weasley a scuola. Volevo anche io una famiglia numerosa, magari mi sarei sentito meno solo. I miei genitori non sono mai stati molto amorevoli, neanche mia madre. Non parlo di attenzioni, me ne davano tante, a modo loro, parlo solo di… calore umano, immagino» confessò ancora. «Solamente durante la guerra ho capito che forse è stato meglio così. Era già difficile per me a sedici anni, avere un fratellino o una sorellina più piccoli coinvolti in quella merda… Voldemort che viveva al Manor…», deglutì con forza. «Non ho mai capito come mia madre possa essere stata sorpresa quando le ho detto che non avevo la minima intenzione di rimettere piede in quel posto, dopo il processo. Era scontato che non l’avrei fatto, soprattutto dopo quello che è successo a te lì.»
Hermione gli si avvicinò, lasciando che la aiutasse a sedersi sul suo grembo, poi lo abbracciò.
«Mi dispiace» gli disse sinceramente. Lui la strinse a sé e la baciò con dolcezza.
«Comunque, sono un pozionista certificato» le assicurò. «E ho studiato privatamente con Piton per anni. So sicuramente prepararla meglio di…»
«Draco, non devi convincermi a lasciartela preparare per me» lo interruppe lei. «Mi fido.»
Il biondino le sorrise e le accarezzò una guancia.
Hermione sbadigliò e si rialzò. «È comunque una stronzata che non si ponga maggiore attenzione sulla questione. Si dovrebbe sensibilizzare sulla prevenzione.»
«Beh, in teoria finché gli studenti sono a Hogwarts non dovrebbero avere rapporti sessuali e dopo ognuno è libero di informarsi tranquillamente.»
Lei rise. «Quante persone conosci che non lo hanno fatto solo perché a Hogwarts è vietato?»
«Ehi, quasi tutti i Serpeverde rispettano quella regola! Almeno per l’atto in sé. I preliminari non contano.»
«Solo per via di quella regola che avete sul non farlo prima del matrimonio», ribatté lei. «Comunque, riguardo il tuo ragionamento in merito, di cui hai parlato nel diario, non credo che fosse proprio così riguardo alle tempistiche.»
Il biondino fece spallucce. «Per me aveva senso.»
Hermione rise più forte e scosse il capo. «Sei un mistero vivente, Draco Malfoy.»
Draco si rimise in piedi a sua volta e le cinse la vita con le braccia. «Lascia, ci penseranno Tippy e Tilly a lavarli. Andiamo di sopra, abbiamo un discorso in sospeso noi due.»
Hermione avrebbe voluto obiettare, ma le sue labbra erano già sul suo collo, allora quando la prese in braccio e si diresse verso la loro stanza, non protestò in alcun modo. 

 
   
 
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