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Autore: Farkas    30/01/2023    1 recensioni
Dopo la guerra, Garrick Olivander viene a sapere della morte di Gregorovitch e sentendosi in colpa decide di fare una visita alla sua tomba e in seguito al suo negozio, dove troverà una sorpresa che riuscirà a rincuorarlo. Un piccolo sguardo al secondo dopoguerra magico e alla vita di Gregorovitch.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gregorovitch, Nuovo personaggio, Olivander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un degno erede

 

Capitolo 1: Sorpresa

 
“Non indugiare sui peccati e gli errori del passato in modo così esclusivo che non ti restino energia e risorse mentali per vivere correttamente oggi, e non pensare che i peccati di ieri possano impedirti dal vivere puramente oggi.” - James Lane Allen
 
Aveva rimandato quel viaggio per mesi e non senza buone ragioni: c’era stato il doversi riprendere dalla prigionia, la situazione pericolosa della guerra, poi la riapertura del negozio più necessaria che mai visto quanti avevano perso le loro bacchette in quel maledetto conflitto.
Garrick Olivander era certo che mai nessuno nella storia della sua famiglia avesse venduto tanto in una sola estate, ma francamente avrebbe rinunciato volentieri a fare tanti affari visto quale ne era stata la causa. In genere nella sua bottega entravano ragazzini entusiasti, non persone segnate da una guerra, che in molti casi aveva portato via loro ben più della bacchetta.
Gli era rimasto particolarmente impresso un giovane mago che era stato l’unico membro della sua famiglia a sopravvivere a un attacco dei Mangiamorte e l’espressione smarrita tipica di chi non trova più un senso alla propria vita che gli aveva visto negli occhi; per quanto fosse sempre bello per lui vedere una delle sue creazioni trovare la persona giusta, in quel caso non era riuscito a non pensare che fosse un’amara ironia del destino, che quel ragazzo fosse stato scelto proprio da una bacchetta di tasso. Pensando di fargli piacere, gli aveva detto che pochi potevano vantarsi di possedere bacchette di quel legno che creava sempre strumenti potenti, ma dalla sua espressione era palese che l’informazione non gli avesse fatto né caldo né freddo.
E certo non era stato l’unico caso: c’era stata la madre che aveva visto morire la figlia, il marito che aveva perso la moglie dopo pochi mesi di matrimonio, la ragazza che aveva visto la sorella unirsi ai Mangiamorte… tutta gente che doveva ricostruire la sua vita dalle macerie e che cercava disperatamente di tornare alla normalità. Quando se li era ritrovati in negozio, non era riuscito a non paragonarli ai bambini euforici che aveva conosciuto tanti anni prima e per quanto amasse il suo mestiere, ciò aveva coperto il suo lavoro di un velo di amarezza.
Alla fine però il via vai nel negozio era cessato e Garrick aveva capito di potersi allontanare per un giorno senza problemi, in modo da fare ciò che la sua coscienza gli aveva imposto fin da quando gli era arrivata la notizia.
I fabbricanti di bacchette non erano molti, ma spesso si tenevano in contatto per discutere delle loro teorie e così aveva saputo casualmente della morte di Gregorovitch da una lettera di Cosme Acajor, in cui il fabbricante francese si diceva felice di saperlo vivo e in salute e che aveva sinceramente temuto che fosse stato vittima del Signore Oscuro come Mykew. Così aveva saputo della morte del collega e da allora sentiva il peso enorme della propria responsabilità. Era stato lui a mettere il mago più malvagio di tutti tempi sulle tracce di Gregorovitch.
Se avesse taciuto… se fosse riuscito a resistere alla Maledizione Cruciatus…
Ormai era inutile piangere sulla pozione versata, ma comunque si era sentito in dovere di andare a dire una preghiera sulla tomba del collega. Ecco perché quel giorno si trovava in quel piccolo cimitero alla ricerca del luogo del riposo eterno dell’altro fabbricante. Ci mise un po’ a trovare la lapide e con sorpresa notò che c’erano fiori freschi.
Con un sospiro l’inglese ne fece comparire altri con un colpo di bacchetta e borbottò: -Mi spiace Mykew-.
Lui e Gregorovitch non erano mai stati in rapporti molto stretti, ma Garrick nutriva un certo rispetto per il collega. Spesso si erano trovati in disaccordo su molti dettagli del loro lavoro, ma nessuno dei due si era mai nemmeno sognato di negare la competenza dell’altro.
Olivander rimase presso la tomba per qualche minuto, borbottò una preghiera e poi se ne andò.
Chissà che ne era stato della bottega di Gregorovitch. Gli pareva di ricordare che suo figlio facesse il Guaritore. Si sentì in obbligo di passare anche lì… dove avrebbero comprato i maghi dell’est Europa la loro bacchetta adesso? Gli dispiaceva l’idea che tanta gente si sarebbe ritrovata con bacchette scadenti uscite dalle mani di chissà chi… forse avrebbe potuto rilevare il negozio, ma non sarebbe stato irrispettoso nei confronti della memoria del collega? E poi si poteva permettere di aprire una filiale lì? E chi avrebbe mandato a dirigerla? Suo figlio non era ancora pronto per un impegno del genere.
Quando arrivò davanti al negozio, rilevò che era identico a come lo ricordava, anche troppo. Non c’erano segni di lotta e sembrava aperto e funzionante. Da fuori si vedevano le scatole delle bacchette e il bancone. Tutto era in perfetto ordine.
Decisamente perplesso, Garrick decise di entrare. Nello stesso momento in cui il campanello appeso alla porta trillò, una voce gridò qualcosa in bulgaro.
Circa due minuti dopo un ragazzo sui venticinque anni lo raggiunse dicendo: - Zdraveĭte, kak moga da vi pomogna? * -.
Garrick rimase senza parole, non tanto perché non avesse capito una parola, ma perché la somiglianza tra quel ragazzo e Gregorovitch era innegabile.
-Scusi, posso sapere chi è lei? - domandò.
Fu il turno del suo interlocutore di fissarlo perplesso, ma un attimo dopo rispose in ottimo inglese, sia pure con un forte accento: - Sono il proprietario di questo negozio, Anton Gregorovitch. Desidera comprare una bacchetta? -.
In genere se qualcuno gli avesse fatto una domanda del genere, Olivander si sarebbe messo a ridere, ma in quel momento era troppo sorpreso. Di colpo gli venne in mente un vaghissimo ricordo: anni prima si era recato da Gregorovitch per discutere con lui di alcuni esperimenti fatti sul legno di biancospino (le cui proprietà era uno dei pochi argomenti su cui si trovavano in perfetto accordo) e lo aveva trovato a giocare a un-due-tre-stella con un bambino dai capelli neri di cinque o sei anni. Una cosa decisamente insolita per quel vecchio brontolone, che era parso piuttosto imbarazzato.
Il discorso del figlio Guaritore, forse era saltato fuori proprio in quell’occasione. Lui e Gregorovitch in fondo parlavano quasi solo di lavoro.
-Se invece necessita di servizi di riparazione…-.
-No, no, no. Sono Garrick Olivander-.
Fu il turno del suo giovane interlocutore di rimanere sorpreso. Di certo non si aspettava una visita di uno dei più grandi fabbricanti di bacchette del mondo.
-Ho saputo della tragedia e be’… ho pensato che fosse giusto fare visita alla tomba e al negozio-.
Non ebbe il coraggio di ammettere del suo ruolo in quella faccenda. Il ragazzo però parve contento.
-Non è stato l’unico, sa? Anche altri colleghi hanno voluto rendergli omaggio-.
-Tuo nonno era un grande fabbricante- disse Olivander e in fondo era quello che pensava. Non gli piaceva il design delle creazioni di Gregorovitch, ma non poteva negare che le sue bacchette funzionassero bene e fossero di qualità migliore rispetto a quelle di molti colleghi.
-Lui diceva lo stesso di lei. E spero che presto diranno lo stesso di me. Ho già venduto qualche prodotto di mia creazione-.
Quella frase distolse Olivander dai suoi sensi di colpa: non voleva dubitare delle buone intenzioni del ragazzo, ma ricordava che Gregorovitch era andato in pensione, limitandosi a vendere le bacchette prodotte fino a quel momento senza crearne più. Forse sperava che il nipote facesse lo stesso.
-Mio nonno non faceva favoritismi; non mi avrebbe lasciato in eredità il negozio se non fossi stato in grado di portarlo avanti. Mi consegni un attimo la sua bacchetta e vedrà- fece in tono deciso il ragazzo.
Olivander lo fissò dubbioso, ma poi estrasse la bacchetta e gliela porse.
-Mmm… mmm…- mugolò il bulgaro rigirandosi lo strumento fra le dita. Dopo un paio di minuti disse: - Carpino, corda del cuore di drago, trentadue centimetri e tre quarti, leggermente flessibile-.
Di certo lui l’avrebbe identificata in meno tempo, ma era tutto giusto. Be’ non era proprio certo della misura, visto che in Inghilterra si usavano i pollici…
-Le bacchette di carpino si adattano più rapidamente di quasi tutte le altre allo stile di magia del loro proprietario e ne assorbono il codice d'onore, tanto da diventare difficili da usare per chiunque altro, anche per praticare gli incantesimi più elementari e si rifiuteranno di compiere atti che non corrispondano ai principi del loro padrone. Come vado? – riprese il giovane Gregorovitch.
-Non male. E sai che tipi di padroni prediligono queste bacchette? -.
-Streghe e maghi di talento con un'unica, pura passione. La corda del cuore di drago invece crea le bacchette più potenti ma anche le più inclini a cambiare lealtà e a causare incidenti. Inoltre è un nucleo che si adatta bene alle Arti Oscure, ma non tende naturalmente verso di esse-.
-Tuo nonno ti ha insegnato bene-.
Il giovane distolse lo sguardo: -Mio padre e mia sorella non sono mai stati molto interessati, ma io ho sempre trovato affascinante questo lavoro. Lui… ne era contento. Sa quando sono venuto qui dopo… dopo l’apertura del testamento, ho trovato i suoi appunti nello stesso posto dove da piccolo tenevo i giocattoli che lasciavo a casa sua. Li aveva lasciati lì per me-.
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi il ragazzo disse: - Vorrebbe dare un’occhiata a una delle mie bacchette? -.
Olivander esitò per un istante. Non era andato lì per quello… però il ragazzo sembrava tenerci davvero a portare avanti l’eredità di suo nonno. Visto l’accaduto non era forse suo dovere cercare di aiutarlo? Mykew poteva averlo preparato bene, ma era così giovane… più di suo figlio che al momento non era ancora pronto ad aiutarlo nella sede principale del negozio e faceva la gavetta nella filiale di Hogsmeade.
Annui e si fece consegnare una scatola che aprì con delicatezza rivelando una bacchetta grigiastra, lunga e sottile.
-Melo, tredici pollici e mezzo, corda del cuore di drago, rigida- mugolò Garrick. Se la girò davanti agli occhi per un po’, per poi agitarla e far diventare blu la scatola che l’aveva contenuta.
Il giovane fabbricante rimase in attesa del verdetto, nervoso, ma fiducioso nel suo lavoro.
-Un buon prodotto. Conosci la tecnica e hai talento. Ti manca un po’ di esperienza, ma quella è una cosa che potrai acquisire solo col tempo. Mykew sapeva ciò che stava facendo quando ti ha lasciato il negozio- dichiarò.
Un gran lode quella considerato da chi proveniva, ma il giovane Gregorovitch si sforzò di non mostrare le proprie emozioni. Lui e l’inglese discussero del loro lavoro per un po’ e alla fine Olivander se ne andò.
Uscito dalla bottega il vecchio inglese sorrise. La sua responsabilità nella morte di Mykew era rimasta invariata, ma si sentiva più leggero al pensiero che maghi e streghe dell’est Europa avrebbero potuto continuare ad adoperare bacchette di prima qualità.
Una cosa era certa: ovunque fosse, Mykew in quel momento era molto orgoglioso di suo nipote. Aveva conosciuto il collega abbastanza da capirlo.
Si sarebbe tenuto in contatto col ragazzo, gli avrebbe dato consigli su come gestire il negozio se necessario. Lo avrebbe aiutato a placare la sua coscienza.
 
 
 
 
 
  • Traduzione bulgara di “Buongiorno, come posso esserle utile?” in cirillico sarebbe “Здравейте, как мога да ви помогна?” ma ho preferito usare il nostro alfabeto.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Dopo qualche one-shot decido di azzardare una mini-long in questa sezione. Anche se si sa pochissimo di Gregorovitch e non si sa nulla del suo rapporto con Olivander, sono certo che Garrick lo rispettasse molto dato che ha ammesso esplicitamente di trovarlo bravo di fronte ad altre persone e che nei suoi appunti si rivolgeva a lui come “grande fabbricante di bacchette”. Mi immaginavo che saputo della morte del collega, si sarebbe sentito in colpa e da lì è nata questa storia. Ringrazio tutti coloro che l’hanno letto e tutti cloro che vorranno lasciarmi una recensione.
Se poi vi interessasse rivedere Anton, sappiate che compare nella mia raccolta “La scelta della bacchetta” in cui si vedono i personaggi di Game of Thrones acquistarne una.
A presto!
  
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