Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Puffardella    01/02/2023    0 recensioni
Eilish è una principessa caledone dal temperamento selvatico e ribelle, con la spiccata capacità di ascoltare l’ancestrale voce della foresta della sua amata terra.
Chrigel è un guerriero forte e indomito. Unico figlio del re dei Germani, ha due sole aspirazioni: la caccia e la guerra.
Lucio è un giovane e ambizioso legionario in istanza nella Britannia del nord, al confine con la Caledonia. Ama il potere sopra ogni altra cosa ed è intenzionato a tutto pur di raggiungerlo.
I loro destini si incroceranno in un crescendo di situazioni che li spingerà verso l’inevitabile, cambiandoli per sempre.
E non solo loro...
Genere: Guerra, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 4

CHRIGEL
«Maledetti Romani» digrignò fra i denti il re Akon al riparo dietro la vegetazione sopra la collina, mentre faceva scorrere febbrilmente lo sguardo sulle tende dei legionari che avevano attraversato il fiume Tay e si erano accampati sull’ampia radura in riva al fiume.
Al suo fianco, Chrigel osservava in silenzio le fortificazioni esterne del campo. Un fossato correva tutto intorno alla palizzata, subito seguito da un terrapieno a ridosso della stessa, sul quale erano stati conficcati una fila di pali appuntiti.
I Romani riuscivano a costruire solide fortificazioni con sorprendente velocità, bisognava dargliene atto.
«Dovremmo coglierli di sorpresa e attaccarli immediatamente» intervenne Ludwig, padre di Willigis e fratello del re.
«Sarebbe un’idea folle» disse Chrigel, senza staccare gli occhi dall’accampamento.
«E perché mai?» gli chiese il re in tono denigratorio. Chrigel non ne fu sorpreso. Lui e il padre erano arrivati ai ferri corti, ormai.
«È esattamente quello che sperano che facciamo, che andiamo ad attaccarli mentre si trovano in campo aperto, dove non avremmo nessuna possibilità di sopraffarli.»
«E tu che ne sai di cosa bisogna o non bisogna fare? Sei stato forse tu a condurre l’ultima guerra con quei porci laggiù?»
«No» ammise Chrigel sostenendo senza timore lo sguardo feroce del padre. «Ma ero presente, se ben ricordi. Non usasti nessun tipo di strategia con loro, e se funzionò fu solo perché eravamo superiori di numero e loro erano guidati da un incompetente. Ora sono tre volte più numerosi, e dieci volte più determinati.»
«E allora, tu cosa suggerisci di fare?» gli chiese Ludwig.
«Per prima cosa, avvertire Alasdair che i Romani si stanno preparando all’attacco. Dobbiamo racimolare il maggior numero di guerrieri nel minor tempo possibile. Dopodiché aspetteremo che siano loro a fare la prima mossa.»
«Alasdair?» urlò Akon in preda al furore. «Quel figlio di un cane non ci appoggerà! O sei davvero così stupido da non averlo ancora capito? Il Caledone è a soli cinque giorni di cammino da qui, credi davvero che non sia già al corrente della presenza dei Romani? Lo sa, razza di imbecille, e se non è venuto a informarci è perché non vuole averci niente a che fare, stavolta!»
«Dobbiamo fare comunque un tentativo.»
«Quello che dovevi fare, maledetto bastardo, era ubbidire al mio volere e sposare la troia caledone. Se lo avessi fatto ora non saremmo obbligati a chiedere uomini ad Alasdair, avremmo solo dovuto ordinare a quei contadini di impugnare le armi e scendere in battaglia» lo riempì di improperi Akon schiumando dalla bocca, mettendoglisi sotto il naso. Ma Chrigel non era solo più alto di lui: era anche più giovane e più forte, pertanto non si fece intimidire. Non si mosse né abbassò lo sguardo. Piuttosto, lo intensificò.
«Qualsiasi rancore nutri nei miei riguardi non è questo il momento di tirarlo fuori» dichiarò con fermezza. «E comunque non ho chiesto il tuo parere, ho solo esposto la linea tattica che intendo seguire.»
«Che intendi seguire? Tu? Figlio di una cagna, tu non sei nessuno! Io sono il re!» tuonò Akon alzando il braccio. Fece per colpirlo ma Chrigel glielo impedì afferrandogli il polso.
«Sei re, ma non questa volta. Gli uomini hanno espresso il desiderio di votarne uno nuovo, e sappiamo già tutti e due chi sarà. Perciò, o ti atterrai alle mie decisioni o farai meglio a tornare al villaggio e aspettare la fine della guerra insieme alle donne e ai bambini.» Poi avvicinò le labbra al suo orecchio e bisbigliò, in modo che potesse udire solo lui: «Osa di nuovo dare della cagna a mia madre o sollevare il pugno su di me e giuro sugli dei che sarà anche l’ultima cosa che farai, padre.»
Dopodiché lo scartò spintonandolo con la spalla, raggiunse il suo cavallo e si allontanò, seguito da Willigis e dal resto dei giovani.

Nei campi, uomini robusti zappavano la terra intorno alle piantine di grano, che ondeggiavano placidamente al soffio della leggera brezza proveniente dal mare. Chrigel si indignò dinanzi a quella scena. La terra sulla quale i Caledoni stavano buttando il meglio delle loro energie era minacciata dai Romani e loro, anziché prepararsi a difenderla, si comportavano come se nulla fosse. Serrò le mascelle e incitò ancora di più il suo cavallo al galoppo, seguito da Willigis e dal resto degli uomini al suo seguito.
Era furioso con Alasdair. Sebbene non si trovasse quasi mai d’accordo col padre, doveva riconoscere che stavolta la pensava esattamente come lui sul re caledone. Riteneva impossibile che non si fosse accorto della presenza dei Romani sul suo territorio.
Troppe erano le domande alle quali non trovava risposte. Perché non li aveva avvisati? E perché si comportava come se non ci fosse nessuna minaccia ad incombere su di loro?
Entrarono nel villaggio con una foga tale che tutti quelli che incrociavano interrompevano le loro faccende per guardarli, con un misto di meraviglia e di terrore. Chrigel arrestò la corsa davanti alla Capanna delle Assemblee, smontò da cavallo e mandò un uomo in cerca del re.
Alasdair ci mise poco a raggiungerlo. Aveva ciuffi di lana sparsi su tutto il corpo, segno che stava tosando le pecore prima di essere chiamato.
«Principe Chrigel, non mi aspettavo di vederti…» lo accolse con un’espressione sorpresa sul volto.
Chrigel si pietrificò. Possibile che non sapesse nulla? «Da quanto non vai ad ispezionare le terre intorno ai villaggi?» gli chiese saltando i convenevoli.
Alasdair si incupì. «Perché me lo chiedi?»
«I Romani hanno oltrepassato il Grande Fiume e si sono accampati nella zona circostante.»
I muscoli facciali del re cedettero come cera al sole e Chrigel ebbe la certezza in quel momento che Alasdair non ne fosse a conoscenza.
«Quanti sono?»
«Tre volte il numero dell’ultima volta, come minimo. E meglio equipaggiati, da quel poco che ho potuto constatare.»
«Spiriti della Foresta, aiutateci voi» alitò il re.
«Alasdair, ho bisogno del tuo sostegno…» iniziò a dire Chrigel, ma il re lo interruppe. Sembrava non averlo nemmeno udito. Si guardava intorno smarrito, come se stesse cercando qualcosa.
«Devo vedere tuo padre, subito. Faccio preparare il mio cavallo…» farfugliò.
«Non sarà necessario, è con me che devi parlare. Sarò io a condurre gli uomini in questa guerra» dichiarò. Il re, a quelle parole, sembrò riprendersi dal panico in cui era caduto alla notizia della minaccia che incombeva su di loro.
«Tu, giovane Chrigel? Ritieni di esserne all’altezza?»
«È quello che pensano gli uomini che mi hanno eletto» affermò, un po’ risentito.
«Ovviamente, non intendevo offenderti. Conosco bene la tua forza e il tuo coraggio. Però manchi di esperienza…»
«Alasdair» lo interruppe bruscamente Chrigel «non sono venuto per avere la tua opinione sulla mia nomina. Quello che mi serve di sapere, e piuttosto in fretta, è se ci appoggerai anche stavolta. E se sì, quanti uomini pensi di poter raccogliere.»
Alasdair sospirò a fondo e allargò le braccia. «Il punto è che io non posso farlo» lo informò con evidente rammarico. Chrigel sentì la terra franarglisi sotto i piedi. Se affrontare i Romani con l’appoggio dei Caledoni equivaleva a un’impresa colossale, farlo senza era praticamente un suicidio. Una luce feroce comparve nel suo sguardo.
«Che significa?» chiese.
«È quello che vogliono gli dei» dichiarò Alasdair.
«Gli dei?» ripeté incredulo.
«Quando i falchi sono comparsi nei cieli abbiamo chiesto il loro consiglio, com’è nostra abitudine. E loro ci hanno risposto, dicendo di non entrare in guerra…»
«Ti rendi conto dell’assurdità delle tue parole? Se non uniremo le forze non avremo nessuna possibilità di farcela. I Romani arriveranno e distruggeranno tutto ciò che incontreranno nel loro cammino, iniziando dalla tua terra e dalla tua gente! È questo che vogliono i tuoi dei? Che vi sacrifichiate in questo modo?»
«Non conosco i disegni degli dei ma non intendo mettere in discussione il loro volere. Non scenderò in guerra contro i Romani. Tutto quello che posso fare per la mia gente è riunire i clan e mandarli a nascondersi nelle foreste.»
«È una maledetta follia!» ringhiò Chrigel. «Che tu sia dannato, Alasdair! Condurrai la tua gente a morte certa, e anche la mia! Dov’è il guerriero audace che eri un tempo, Caledone? Di quell’uomo non è rimasto che un’ombra!» lo biasimò duramente, per poi scartarlo e dirigersi verso il cavallo che aveva legato ad un albero di nocciolo. Per quanto lo riguardava, non avevano altro da dirsi.
Alasdair lo seguì. «Forse c’è un modo per evitare un’altra guerra…» dichiarò titubante.
Chrigel si fermò di scatto e si voltò a guardarlo. «Quale?» chiese, senza troppa convinzione.
Il Caledone prese a torturarsi le lunghe treccine della barba, indeciso se affrontare il discorso o meno. «Potremmo stringere un patto di clientela con Roma…» iniziò poi col dire, ma si interruppe bruscamente dinanzi alla sua espressione sdegnata. Chrigel gli si fece vicinissimo.
«Perché sei così convinto che ai Romani basterebbe?» sibilò sospettoso.
Alasdair sospirò. «Perché è ciò che i Romani stessi sono venuti a propormi una luna fa circa.»
«E perché non sei venuto subito a riferirci della visita dei Romani?»
«Non credevo che avrebbe fatto alcuna differenza. E, dal tuo sguardo, capisco che non avrei dovuto farlo nemmeno ora.»
Chrigel annuì con vigore. «È la prima cosa sensata che ti sento dire oggi. Piuttosto che piegarmi al volere di quei porci preferirei dare io stesso fuoco alla mia terra con tutto ciò che c’è sopra, compresa la mia gente. Ora sai come la penso in proposito, perciò non azzardarti mai più a offendermi con simili proposte. Quello che adesso mi domando, invece, è cosa devo pensare di te. Hai deciso di allearti coi Romani? Perché questa è l’impressione che dai, Caledone. Come puoi, in un momento come questo, impiegare il tuo tempo a tosare pecore anziché pattugliare le tue terre?»
«Non credevo che i Romani ci avrebbero attaccato così presto. Speravo di avere più tempo per ammassare provviste prima di far evacuare la mia gente verso la costa e, data l’urgenza, ho impiegato tutte le risorse a questo unico scopo. Sono stato uno sciocco ingenuo, lo riconosco, ma questo è tutto. Non intendo tradirti alleandomi con i Romani, non lo farei mai. Ma, a differenza tua, io non sono disposto a compiere azioni tanto estreme in nome di uno stupido orgoglio. Solo l’idea mi ripugna.»
«Orgoglio? È questo che pensi?» chiese Chrigel con gli occhi sbarrati colmi di indignazione. «Se è questo che pensi allora ringrazio gli dei per avermi impedito di mischiare la mia gente con la tua. Spero che tu non debba mai conoscere sulla tua pelle il motivo che mi spinge ad essere tanto orgoglioso con i Romani. E, soprattutto, spero che tu non commetta mai l’errore di farlo provare alla tua gente. Per questo, nonostante io non possa essere d’accordo con la tua decisione di scappare anziché combattere, spero che tu riesca in qualche modo a proteggerla. Ma sappi che, nel caso in cui dovessi scoprire che mi hai ingannato, non esisteranno foreste in grado di tenervi al riparo dalla mia ira, né te né la tua gente. Sono stato chiaro?» lo minacciò. Alasdair dilatò le narici del naso e iniziò a respirare velocemente, mentre il viso prendeva il colorito dei suoi capelli.
«Sì, sei stato più che chiaro!» digrignò fra i denti, per poi voltarsi e allontanarsi furibondo.
«E ora, che faremo?» gli chiese Willigis a quel punto.
Chrigel scosse lentamente la testa. «Abbiamo altra scelta? Dovremo affrontare i Romani da soli» rispose. Finì di raggiungere il suo cavallo e, mentre scioglieva il nodo con cui lo aveva assicurato all’albero, sollevò lo sguardo e si sorprese di vedere Caitriona ferma in fondo al sentiero. La donna lo fissava a sua volta, altezzosa come sempre. Chrigel increspò le sopracciglia. La moglie di suo cugino non solo si trovava dove non avrebbe dovuto essere, ma era anche visibilmente incinta. Lanciò a Willigis un’occhiata di rimprovero e lo vide impallidire nell’accorgersi a sua volta della moglie. Ma, anziché andarle incontro come si era aspettato, Willigis distolse lo sguardo da lei, sorprendendolo ancora di più.
«Che ci fa lei qui?» gli chiese.
Willigis montò in sella. «Col dovuto rispetto, cugino, non è una cosa che ti riguarda. Del resto, anche tu qualche volta tieni per te i tuoi sentimenti. O sbaglio?»
«Io, però, non sto per diventare padre. Volevi tenerti per te anche questo?» gli fece notare Chrigel. Willigis strinse le labbra e sollevò lo sguardo su un punto imprecisato del paesaggio.
«Non ne ero a conoscenza nemmeno io…» confessò poi amaramente.
Chrigel tornò a guardare Caitriona con diffidenza e si chiese cosa avesse combinato per farsi disprezzare così tanto dal marito. Stava per accingersi a montare in sella quando, alle spalle di Caitriona, sopraggiunse Eilish.
Era passato quasi un anno dalla prima ed ultima volta che l’aveva vista, e la trovò ancora più bella di quanto ricordasse. Più bella perché più donna. Portava le brache, di nuovo, ma il suo aspetto era dignitoso e pulito. La folta chioma riluceva ai raggi del sole, così come i suoi occhi. Lo fissavano smarriti e per un attimo ebbe l’impressione che volesse dirgli qualcosa, che fosse sul punto di correre da lui. Ma ciò non avvenne e lui aveva questioni più urgenti alle quali pensare, perciò si costrinse a distogliere lo sguardo e montò in sella.
Le diede un’ultima veloce occhiata e spronò il cavallo al galoppo.

Poche miglia dopo, Chrigel decise di fare una breve sosta in prossimità di un ruscello, per far abbeverare i cavalli e dare modo agli uomini di espletare bisogni fisiologici. Dopo quella, non intendeva farne altre. Aveva fretta di tornare all’accampamento, che era stato allestito nella foresta diverse miglia più a nord rispetto a quello romano.
Da quando avevano lasciato il villaggio caledone, si era chiuso in un rigoroso silenzio. Una moltitudine di pensieri gli affollavano la mente. Si era recato da Alasdair pieno di speranze, ma da quell’incontro aveva ottenuto solo una cocente delusione.
Quando aveva capito che Alasdair non era a conoscenza dell’invasione dei Romani, aveva tirato un sospiro di sollievo. Le cose non erano poi così drammatiche come sembravano, si era detto. E poi era stato costretto a ricredersi: erano anche peggio.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che il Caledone preferisse dare retta alle parole di una veggente, che per quanto ne sapeva poteva essere solo un po’ fuori di testa, piuttosto che difendere la sua gente.
Si chiese cosa ne sarebbe stato di Eilish. Rivederla non gli aveva fatto bene: aveva riacceso sentimenti che pensava di essere riuscito a seppellire, sentimenti anche piuttosto contrastanti fra di loro.
Tornò a chiedersi per quale motivo fosse tanto attratto da quella ragazza dai capelli rossi e le lentiggini sul naso, graziosa sì, ma non più di tante altre che conosceva.
Le risposte che si dava erano molteplici. Prima fra tutte, la sua indomabilità. Il fatto che osasse contrastarlo avrebbe dovuto disgustarlo, invece sentiva che proprio questa sua caratteristica la rendeva più apprezzabile ai suoi occhi. Eilish non aveva niente a che vedere con la stragrande maggioranza delle donne a cui era abituato, le quali generalmente manifestavano un atteggiamento di remissiva sottomissione nei confronti degli uomini, soprattutto nei suoi, rendendole a lungo andare noiose.
Pensando a lei si voltò per l’ennesima volta in direzione del villaggio, anche se ormai si trovava fuori dalla sua visuale.
Stava per dare l’ordine di ripatire, quando Willigis attirò la sua attenzione.
«Chrigel, guarda!» disse, indicando il cavaliere sotto di loro che si avvicinava velocemente. Chrigel riconobbe la cavalla bianca, quella che aveva donato a Eilish.
Ma, prima di tutto, riconobbe lei.
La sua folta chioma ondeggiava vivacemente seguendo il ritmo della cavalcatura. Nessun’altra aveva i capelli simili ai suoi.
Fu aggredito da una violenta emozione. Da quando avevano lasciato il villaggio non aveva mai smesso di sperare di rivederla.
«Voi proseguite, vi raggiungo presto» ordinò a Willigis, il quale annuì e diede il comando agli altri di proseguire, ma solo dopo aver indugiato a lungo. Era sembrato sul punto di dirgli qualcosa e Chrigel gli fu grato che infine non lo avesse fatto. Eilish continuava ad essere il suo tormento per ragioni che lui stesso non riusciva a spiegarsi del tutto, e detestava parlarne. Perfino con lui, al quale non aveva mai nascosto niente e che amava come un fratello.
Smontò da cavallo, lo legò a un ramo e le andò incontro, mentre Eilish lo raggiungeva. La principessa caledone scese a sua volta dalla puledra e lo investì furibonda.
Aveva lo sguardo lucido e Chrigel pensò nuovamente che fosse bella come nessun’altra donna che avesse mai amato in passato, bella da fare male.
«E così hai già deciso! Hai deciso di annientarci tutti!» lo biasimò con la voce incrinata dal risentimento.
Chrigel si concesse un istante per riprendersi dalla delusione. Come aveva potuto illudersi che lo scopo della sua visita fosse un altro? Inasprì lo sguardo, le voltò la schiena e si incamminò nuovamente verso il suo cavallo.
«Se sei venuta a parlarmi di questo hai sbagliato uomo. Quello che ha deciso di annientarvi tutti è tuo padre. È a lui che dovresti muovere simili accuse, non a me.»
«Gli dei, loro gli hanno consigliato di non combattere contro i Romani…»
«Gli dei? Non è a loro che si deve chiedere il permesso di andare in guerra. A loro si può solo chiedere il coraggio di affrontarla e la forza di vincerla.»
«Tu hai i tuoi dei e noi i nostri…»
«Allora prenditela con i tuoi dei perché sono loro che vi porteranno alla rovina» disse, sciogliendo il nodo e afferrando le redini, pronto a montare in sella. Ma Eilish gliele strappò dalle mani con grinta. 
«No!» gridò. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. «È il tuo stupido orgoglio che ci porterà alla rovina, tutti noi, la mia gente e anche la tua! Tu non hai nemmeno voluto ascoltare ciò che mio padre aveva da dire! Se esiste anche solo un modo per continuare a vivere senza spargimenti di sangue, perché ti ostini a non volerlo prendere in considerazione?»
Chrigel sentì la rabbia esplodergli violenta nelle vene. «Vivere? Sotto il giogo romano? Tu non sai di che parli, Eilish!»
«Nemmeno tu!»
«Tu credi?» disse avvicinandosi a lei. L’impeto con il quale avanzava la costrinse ad indietreggiare. «Tu dimentichi che la mia stirpe è arrivata dal continente. Potrei raccontarti centinaia di storie che ti farebbero accapponare la pelle, cose accadute ai miei avi, al sangue del mio sangue. Fu per sfuggire ai Romani che la mia tribù si spinse sulle coste della Grande Isola, quella che è diventata la nostra terra, e non permetterò che ci caccino di nuovo. Perciò, Eilish, non venirmi a dire che non so di che parlo, sei tu quella che non sa niente! Tutto quello che credi di sapere lo hai sentito dalle mendaci bocche dei mercanti, individui senza scrupoli capaci di vendersi come prostitute al miglior offerente per una manciata di soldi. Cos’è che ti hanno raccontato dei Romani? Che costruiscono ponti e strade e case alte quanto montagne, non è così? Ma ti sei mai chiesta chi le costruisca quelle cose? E semmai il tuo orgoglio ti lasciasse arrivare alla conclusione giusta, chiediti come facciano a rifornirsi degli schiavi che gli occorrono per costruirle, le loro maledette città! Chiediti cosa se ne facciano dei nostri figli, in quale modo vergognoso li usino, o in quale modo i nostri padri vengano lasciati morire!»
Aveva parlato senza mai interrompersi, con fervore e rabbia, avanzando sempre più verso di lei e costringendola con le spalle al tronco di un albero. Le si era avvicinato tanto da sentire il suo fiato sul collo, tiepido e vibrante.
Eilish chiuse gli occhi con un sospiro. Le lacrime le colarono sulle guance e Chrigel se ne dispiacque.
«Ma rifiutare il loro accordo potrebbe significare morire» obiettò lei debolmente.
«E accettare significherebbe vivere come uno schiavo, e io non condurrò mai il mio popolo in prigionia» disse chetandosi, mettendole una mano sul viso e asciugandole le lacrime con il pollice.
«Questa volta, Chrigel, l’orso potrebbe essere più forte di te…»
«Allora avrò quanto meno una morte gloriosa.»
«Perché non vuoi capire?» tornò a gridare lei istericamente, scostando la sua mano con rabbia e liberandosi dalla posizione in cui l’aveva inchiodata. «Tu e la tua stupida vanità! Si deve fare sempre e solo come desideri tu, non è così?»
«Ma di che parli, donna? Se io avessi il potere di far decidere gli altri secondo la mia volontà, tuo padre mi sosterrebbe in questa guerra anziché astenersene. E tu, Eilish, saresti già mia moglie» le fece notare.
Lei digrignò i denti con rabbia, altre lacrime le scesero silenziose sul viso.
«Tu non saprai mai quanto ti odio!» singhiozzò.
Quelle parole lo colpirono duramente. Ciò nonostante, incassò il colpo e mascherò il rincrescimento dietro un’espressione imperturbabile.
Raggiunse il suo cavallo e montò in sella.
«E come potrei non saperlo quando fai del tutto per renderlo evidente? E ciò nonostante non intendo rinunciare a te. Vedi, Eilish, il tuo odio nei miei confronti rende solo la caccia più interessante, e io sono un abile cacciatore. Quando inseguo una preda non la mollo finché non diventa mia. Continua pure ad odiarmi, se devi, ma un giorno, che a te piaccia o meno, sarai mia moglie!» disse, ostentando tracotanza ma col cuore gonfio di amarezza.
Non le diede il tempo di ribattere: fece voltare il cavallo e lo incitò al galoppo, verso il resto dei suoi uomini e l’incerto destino che gravava su tutti loro.

EILISH
Il dolore era simile a quello che avrebbe potuto provare se una lama le avesse lacerato la carne e fosse arrivata al cuore, dilaniandolo. O almeno era così che se lo immaginava.
Le mancava il respiro e la gola le faceva male dal troppo urlare.
Senza nemmeno rendersene conto, dopo che Chrigel se ne era andato, aveva raggiunto la capanna di Morhag. Aveva bisogno di sapere che la sua gente aveva una speranza di sopravvivere all’attacco di Roma. Che tutti loro ce l’avevano.
Trovò la Veggente seduta sul masso di roccia davanti al capanno, con le dita intrecciate sul ventre e il viso sollevato, come se stesse fiutando l’aria. Eilish smontò dalla cavalla e la legò ad un palo lì vicino. Sedette accanto a lei sbuffando, senza dire nulla. In testa le frullavano così tante cose che non sapeva bene da dove iniziare. Così pensò di partire dal principio.
«Sono venuti dei Romani al villaggio, qualche giorno fa.»
La Veggente annuì debolmente. «Lo so, Kentigern me lo ha riferito.»
«Lui è convinto che uno dei due possa essere l’uomo della tua profezia. Te lo ha detto?»
Morhag indugiò un istante. «Mi ha detto che sembravi particolarmente attratta da lui» le rispose poi, sorprendendola. Eilish aggrottò le sopracciglia, confusa. Perché Kentigern le aveva riferito una cosa simile? Tuttavia accantonò la sua perplessità: aveva questioni più urgenti da affrontare.
«Quel Romano non può essere quello della tua profezia. Lui non porterà salvezza, ma distruzione. Me lo ha fatto intendere chiaramente, Morhag. La sua gente spazzerà via il villaggio… Tutti i villaggi…» bisbigliò affranta. Sentì la disperazione sopraffarla nuovamente. Le afferrò le mani e gliele strinse forte.
«Esiste davvero quell’uomo, Morhag? L’uomo che salverà tutti noi?» le chiese, fissandola con occhi speranzosi.
Morhag strinse le labbra in una smorfia buffa che, in altre circostanze, le avrebbe strappato un sorriso divertito. «Gli dei lo metteranno sul nostro cammino, piccola Eilish, ma molti di noi saranno chiamati ad adempiere quella profezia. L’evolversi degli avvenimenti sarà infine determinato dalle nostre stesse decisioni.»
Eilish balzò in piedi, spazientita. «Perché fai sempre così? Perché agli interrogativi che ti pongo ne aggiungi di nuovi, invece di darmi risposte?» la accusò con veemenza.
«Te l’ho spiegato tante volte, non posso scrutare troppo oltre. Sarebbe poco saggio e molto pericoloso.»
Eilish sospirò a fondo e chiuse gli occhi. La domanda che serbava nel cuore, quella che la vecchia le aveva consigliato di farsi con sincerità, esitava a uscire fuori. La verità era che lei stessa si sentiva terribilmente confusa, al riguardo. Per questo si prese una lunga pausa, prima di decidersi ad affrontare l’argomento.
«Più cerco di allontanarlo dai miei pensieri, più lui ci si infila con prepotenza. E lo odio per questo. Lo odio perché mi costringe a subirlo, anche se non vorrei. E odio la sua arroganza, la sua determinazione e il suo sciocco bisogno di guerreggiare. Lo odio con tutta me stessa, è questo che cerco di dirmi…» Allargò le braccia e le lasciò ricadere pesantemente lungo i fianchi, con fare rassegnato. «Più cerco di vedere chiaro dentro di me, più mi sento confusa. A volte mi sento inevitabilmente attratta da lui, altre lo trovo solo fastidiosamente odioso! È tutta colpa del suo caratteraccio. Prendi questa circostanza, ad esempio… Poco fa è venuto al villaggio per chiedere a mio padre di radunare gli uomini e scendere in guerra. Potremmo evitarla stringendo un patto coi Romani, ma lui non ha voluto ascoltare ragioni, tanta è la sua sete di guerra. Si è affrettato a raggiungerla, come se ad attenderlo ci fosse un’amante viziosa anziché un destino avverso. È un maledetto egoista che pensa solo a se stesso» disse, in preda ad un crescente turbamento.
«Lui pensa soprattutto a proteggere la sua gente, e in questo non ci vedo nulla di egoistico, Eilish» intervenne Morhag.
«E non pensa alla nostra gente? Non pensa a me? Non si danna l’anima al pensiero che possa accadermi qualcosa?»
«Mentre tu, invece, te la danni per lui, non è così? È questo che ti affligge? Temi che gli possa accadere qualcosa?» le chiese Morhag.
Eilish si fermò davanti a lei e gridò indignata: «No!» Poi, però, prese un lungo respiro e ammise, fiaccamente. «Non lo so… Il punto è che poco fa gli ho gridato che lo odio. Potrei non rivederlo mai più e l’unica cosa che ho saputo dirgli è una bugia… Io non lo so cosa provo per lui ma di certo non lo odio e mi dispiace di averglielo fatto credere. Soprattutto in un momento come questo.»
Eilish si morse le labbra. Sentì le lacrime agli occhi e dovette fare uno sforzo immane per riuscire a trattenerle.
«Lui lo sa, piccola Eilish. Sa che non lo odi. Per questo la speranza non ha mai abbandonato del tutto il suo cuore» la rassicurò la Veggente con infinita dolcezza.
«Come fai a dirlo? Come fai a esserne tanto sicura?» gemette lei.
«Perché siete due anime affini. Lui legge molto bene dentro di te. In te si specchia e in te si riconosce.»
A quelle parole, Eilish sentì la tensione sciogliersi e permise senza più remore alle lacrime di scenderle calde sulle guance. Morhag aveva ragione. Aveva saputo descrivere alla perfezione la straordinaria empatia che esisteva fra lei e il principe dei Germani, di cui lei si era accorta già da tempo.
Si asciugò le lacrime con un gesto brusco e tirò su col naso. Ora aveva un nuovo motivo per odiare il Germano. Prima o poi gli avrebbe fatto pagare ogni cosa, anche le lacrime che stava versando a causa sua. Comunque, doveva ammettere che si sentiva meglio.
Alla fine, Morhag non aveva saputo dirle niente di concreto sul destino che attendeva tutti loro, ma forse, in fondo, quello di cui aveva bisogno e per cui si era recata da lei era essere ascoltata e dare sfogo alla tensione che da giorni le artigliava il cuore.
«Grazie…» alitò riconoscente. Morhag si alzò a sua volta, aiutandosi col bastone di nocciolo che di solito usava quando si recava nei boschi, e ad Eilish sembrò che facesse più fatica del solito.
«Piccola mia, qualsiasi cosa ci attenda non devi darti pena. La morte non è altro che un passaggio obbligatorio verso una nuova vita. Il buio precede sempre l’alba e, oscuro per quanto possa sembrare, non può impedirle di nascere» disse stancamente.
Eilish sospirò. «Lo so. Vorrei solo portare a compimento alcune cose in questa esistenza, prima di varcare quella soglia e iniziarne un’altra…»
«Oh, avrai modo di farlo, piccola Eilish. Avrai modo di farlo…» ripeté la vecchia con un sorriso enigmatico sulle labbra, per poi incamminarsi verso il capanno zoppicando vistosamente, con una lentezza che non era da lei.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Puffardella