Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Vane_26rt    01/02/2023    0 recensioni
Alyson Roberts è una ragazza americana con una passione incondizionabile per la musica e il teatro: il suo sogno più grande è quello di diventare un'attrice di musical e, durante il suo ultimo anno di liceo, riceverà una possibilità per provare a poterlo realizzare. Alyson è dotata di una forte immaginazione alimentata dal suo amore per la lettura e scrittura trasmessa dalla nonna materna. Presto la nostra protagonista capirà di poter volare libera in luoghi fantastici, vivendo un'avventura a lei familiare, con un potere ed una capacità oltre il confine della realtà. Riuscirà Alyson a raggiungere la meta o farà la stessa fine di Icaro?
Genere: Avventura, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mancano poche ore alla mezzanotte, tra poco arriveranno i miei nonni e amici più stretti - sempre i soliti, manca solo Peter a causa di un impegno precedentemente fissato - ed io mi trovo chiusa in camera, seduta sul mio letto e con una penna tra le mani. 

24 Settembre  7:45 p.m.

Dicono che i diciotto anni si compiono una sola volta nella vita e che bisogna goderseli. Non so cosa aspettarmi e ho una leggera paura al riguardo. Se non dovessero piacermi? Se dovessero pesare troppo? Diciotto anni, devo ammettere però che suona bene. Io che per seconda in famiglia sto per entrare nel mondo dei grandi. Vorrei tanto dire di essere pronta, ma non lo sono. Non si può scappare, non posso fuggire dai miei diciotto anni imminenti, dalla grande festa che ho dovuto organizzare, non posso evitare di trovarmi seduta al tavolo accerchiata dai miei parenti e amici e scartare nel silenzio generale i regali. Ho sempre pensato che sarebbe stato un giorno bellissimo, un giorno speciale… Sembra quasi che debba cambiare il mondo. Eppure rimane tutto uguale là fuori, tutto immutato, con gli stessi pensieri di prima, le stesse immagini, le stesse realtà concrete. 

 

*Flashback*
«Ei Alex!» irrompo in camera sua e lo trovo seduto sul suo letto con le gambe incrociate e la chitarra poggiata su di esse; davanti a sé tiene dei fogli con matita e gomma, probabilmente sta scrivendo una nuova canzone «Posso farti una domanda?»
«È una cosa lunga? Perché sono leggermente impegnato, come puoi vedere» dice con indifferenza, senza togliere gli occhi dal pentagramma nemmeno per un secondo. 
«Dipende dalla tua risposta» spero che riesca a capire l'importanza della mia domanda dal tono serio e deciso con cui mi esprimo.
«Spara» sospira impaziente. 
«Come ti sei sentito quando hai compiuto diciotto anni?» il mio tono acquista un leggero tremolio nel pronunciare la domanda e questo basta per far alzare lo sguardo di Alex verso di me.
«Sei agitata?» ridacchia lui mentre sposta i fogli per farmi sedere.
«Giusto un po’» minimizzo quello che in realtà mi sta consumando ma la mia ansia è abbastanza percepibile.
«Non devi mica salvare il mondo!» ride per sdrammatizzare o per prendermi in giro «Non ti creare chissà quale aspettativa perché non cambia nulla rispetto a prima» assume un tono di nonchalance ma il suo abbassare lo sguardo mi fa capire che anche lui aveva delle aspettative «L’unica cosa è che devi stare attenta a quello che fai perchè le responsabilità ricadranno su di te d’ora in poi» non mi aiuta provocandomi in questo modo.
«Beh, per te è cambiato decisamente qualcosa!» esclamo alludendo al contratto con la band ma consapevole che non c’entrasse nulla con l’età.
«Sarebbe potuto accadere anche prima o in un qualsiasi altro momento!» concorda con il mio pensiero «Ogni cosa ha il suo tempo e questo è l’unica cosa che non puoi controllare quindi pensa solo a godertelo e sfruttare quello che hai» 
Ecco, questo sì che mi è d’aiuto; mi sento già più tranquilla.
«Da quando sai diventato così filosofico?» scherzo per eliminare quel briciolo di tensione che ancora si insinua nel mio stomaco.
«Da quando ho scoperto che è un ottimo metodo per toglierti dai piedi!» dice, spingendomi leggermente verso l'estremità del letto.
Effettivamente stavamo andando d’accordo da troppo tempo, sarebbe stato strano se avessimo finito di parlare in modo pacifico. Lascio la sua camera con il sorriso sulle labbra e un po' più leggera di quando ero entrata.
*Fine Flashback*

Ecco, forse a cambiare siamo noi. La consapevolezza di avere diciotto anni vuol dire tante cose: la cognizione di essere parte di uno stato, responsabilità importanti che ricadranno su di te e non più sui tuoi genitori, firmare giustificazioni scolastiche senza la paura che il professore scopra i falsi scarabocchi… Ammetto che non ho proprio idea di come andrà, di chi ci sarà, non so nemmeno chi mi farà gli auguri domani mattina e chi se ne ricorderà il giorno dopo a scuola, ma una cosa so per certo: voglio divertirmi. Voglio godermi questi istanti prima della mezzanotte, vivere gli ultimi momenti da minorenne, e brindare con le persone che voglio bene. Chi lo sa che non cambi veramente qualcosa: magari avrò il coraggio di fare tutto quello che non ho fatto fin’ora, magari arriverà tutto assieme come un regalo del cielo e non saprò da che parte iniziare a scartarlo. Ma in fondo che saranno mai diciotto anni? Sono pronta a sentirmi un vaso traboccante di responsabilità per ogni pensiero, sono pronta a non avere idea di quale decisione prendere, sono pronta ad avere ancora paura del dentista senza la mamma che mi accompagni alla poltrona, sono pronta ancora a correre nel buio perché i fantasmi mi terrorizzano, sono pronta a sentirmi grande. Diciotto è quell’età che non sembra arrivare mai ma quando arriva ti travolge in una sera, abbandonandoti con le tue sole capacità e istinti. Penso che ci voglia coraggio per portarli in giro, e una certa dose di grazia e di dignità. Ci vogliono anche gli amici di una vita, ci vuole la migliore amica: quella che conosce bene ogni tua incertezza, ogni tua paura, ogni tuo punto debole, quello che ti rende felice e ti fa sorridere il cuore, quella che un’ora prima della tua festa aspetta che tu la chiami, quella che saprà convincerti che non importa quale vestito indosserai, quale borsa porterai, perché l’importante è esserci. Ecco, esserci. Diciotto anni probabilmente vuol dire esserci, lottare per riuscire ad essere presente nei momenti più importanti, perché siamo noi padroni del nostro destino. 

La porta di camera mia si spalanca improvvisamente: «Alyson, che ci fai ancora quassù? Ti stiamo aspettando tutti!» esclama euforica e curiosa allo stesso tempo «Va tutto bene?» chiede cambiando la sua espressione in preoccupazione e tristezza, sa cosa significa quando ho il mio diario tra le mani.
«Sì Susan, tranquilla, è tutto apposto. Tu vai pure, io arrivo subito» le sorrido dolcemente.
Mi ricambia il sorriso comprensiva e lascia la mia stanza senza aggiungere nulla, chiudendosi la porta alle spalle.

Devo molto a quella ragazza e ringraziare le nostre madri per averci permesso di crescere insieme. Anche Sam ha avuto la sua parte, devo molto anche a lui, ma è arrivato molto tempo dopo, quando una parte del mio carattere era già stato forgiato; lui mi ha aiutato a ridefinire i dettagli. Io e Sam siamo la dimostrazione che l’amicizia tra machio e femmina può esistere, anche se ancora c’è gente che crede che tra noi ci sia qualcosa e che attende di emergere. Credo che ad attendere saranno loro e anche per tanto tempo! Il mio tempo da minorenne sta finendo quindi è meglio che vada a godermi quello che mi resta. È difficile staccarmi da questa pagina perché so che quando tornerò, tu resterai immutato ma io sarò diversa: non sarò più una ragazzina ma una donna. Ho paura del tipo di donna che potrei diventare? Sì, ma il tempo scorre incessante, incurante delle nostre esigenze.

Non si può tornare più indietro, il conto alla rovescia è iniziato e più diminuisce il numero, più in me cresce l’ansia che sto cercando tanto di reprimere per potermi godere al meglio questi ultimi secondi. 
«Tre… due… uno… AUGURI ALYSON!» esclamano in coro sollevando i calici di spumante. 

25 Settembre  1.35 a.m.
Eccomi, è una nuova Alyson che ti scrive: la mezzanotte è scoccata già da un paio d’ore, ho la mia migliore amica che mi dorme affianco, Sam e Alan in camera con mio fratello dormendo nei sacchi a pelo; sembrerebbe tutto normale ma in questa oscurità illuminata dalla luna e dai lucernari della strada, già percepisco la diversità della mia vita, una vita che ancora non ho nemmeno ufficialmente iniziato. È stata come un onda di emozioni che mi ha travolto completamente. Ho fatto il conto alla rovescia, ho brindato, ricevuto i primi auguri dai presenti, fantasticato su quello che succederà stasera alla vera festa, mi hanno perfino sbattuto una fetta di torta in faccia! Che simpatica la mia amichetta…

*Flashback*
«Ei Alyson!» mi volto verso la voce amica ignara di quello che mi sarebbe successo: sento sbattermi in pieno viso una sostanza dalla consistenza soffice, umida e appiccicosa, è stato quando ho aperto la bocca per respirare che percepisco sulla punta della lingua il suo sapore zuccherino e capisco che si trattava di panna montata. «Ancora tanti auguri amica mia!» sento ridere Susan a crepapelle.
Mi passo le dita sugli occhi per poterli aprire e la vedo che ride a perdifiato con ancora il piatto in mano pieno di panna residua.
«Grazie Susan, perché non vieni e ti fai dare un abbraccio?» la sfido con tono vendicativo, porgendomi verso di lei. 
In sua difesa, poggia il piatto sul tavolo e inizia a girarci attorno con me che le vado dietro cercando di prenderla per sporcarla a mia volta.
Tutti ridono alla vista dell’inseguimento, soprattutto la mia sorellina che batte le mani allegramente e saltella in un angolo della cucina vicino ai miei genitori.
«E dai Alyson, che sarà mai un po’ di panna» ridacchia Alex.
Neanche il tempo di finire nel pronunciarsi che si ritrova con della panna in faccia anche lui, spalmata direttamente con le mie mani. Vediamo se adesso ha ancora la faccia tosta di prendermi in giro!
«Forse era meglio che ti facevi gli affari tuoi, amico mio» ride Sam al suo fianco.
«E tu faresti meglio a non ridere» ribatte mio fratello inseguendo l’amico che aveva intuito la sua prossima mossa.
*Fine Flashback*

Alla fine ci siamo ritrovati tutti con della panna spalmata in faccia e la casa piena di risate. In questo momento dovrei dormire per fare il mio “sogno di bellezza” e potermi svegliare presto - domani mi aspetta una giornata frenetica tra parrucchiere, truccatrice e fotografo - ma non riesco a chiudere occhio, sono troppo agitata, impaurita ed eccitata allo stesso tempo. Spero che vada tutto bene e non parlo solo della festa.

26 Settembre  3.25 a.m.
Sono appena tornata a casa ed ho i piedi distrutti, sono stanchissima ma strafelice, la serata è stata fantastica: abbiamo ballato, cantato, giocato… tutte le persone a me più care erano lì per festeggiare questo giorno importante per me. Sono tante le cose che ricorderò di questa festa, una tra queste saranno sicuramente le parole di nonna Josie.

 

*Flashback*
«Accogliamo con un caloroso applauso la nostra neomaggiorenne Alyson!» sento il Dj annunciare il mio ingresso.
Davanti a me è presente tutta la mia famiglia al completo: i miei genitori, Alex e Maggie, i nonni, Susan, Sam e Alan, Peter, vecchi compagni di danza, zii e cugini. Ci sono proprio tutti, con il sorriso sul volto, applaudendo alla sottoscritta piena di agitazione ed emozione.
Mia nonna materna è la prima a venirmi incontro e stringermi forte tra le sue braccia: «Sfrutta i tuoi diciotto anni e questa sera che ti appartiene, vivi con il cuore ogni secondo e non cercare l’apparenza, perché so che non fa per te. Non lasciare che i diciotto anni ti cambino e lotta sempre per i tuoi sogni.» 
Nonna Jo, sempre molto saggia. 
*Fine Flashback*

Ho sempre ammirato quella donna, mi ha insegnato che nulla è impossibile. Non ricordo di avertene mai scritto: nonna Jo desiderava diventare una scrittrice ma i suoi genitori non l’hanno mai supportata né economicamente né emotivamente. Si chiudeva in camera sua a scrivere su un quaderno delle storie che non videro mai la luce fino ai suoi ventitre anni quando - grazie a colui che divenne nonno James - ha conosciuto un consulente editoriale che propose il romanzo di nonna al suo superiore; la storia piacque e venne pubblicata. È stata la prima e ultima che ha deciso di espandere: aveva capito che per lei scrivere era una cosa personale, come un rituale da applicare per liberare la mente, divertirsi, immaginare un mondo in cui voler vivere. Se ci è riuscita lei nonostante tutte le complicazioni, allora posso riuscirci anch’io. È stata lei ad avermi regalato il mio primo diario, avevo solo sei anni ma ricordo che saltai di gioia per tutto il giorno e quella sera stessa iniziai a scrivere sulla prima pagina. Ritornando alla festa: alla mia entrata in sala sono rimasti tutti a bocca aperta: nessuno sapeva del vestito e ne sono rimasti affascinati. Ricevevo complimenti da tutte le parti, ma quello che mi fece arrossire è stato da parte di Peter, vestito con il completo nuovo che avevo già visto al negozio.

 

*Flashback*
Sono circondata da tutti i miei parenti e amici che mi fanno gli auguri e si complimentano per il mio aspetto. Dopo qualche minuto, finalmente riesco ad avere un attimo di respiro che non dura moltissimo perchè vedo avvicinarsi il biondo dal completo bianco e nero: «Posso farti anch’io gli auguri o devo prendere un appuntamento?» sorride.
«Credo che sia l'inconveniente di essere la protagonista della serata» ridacchio arrossendo imbarazzata.
«Non solo della serata…» i suoi occhi sono fissi su di me «Sei bellissima Alyson, credo di non averti mai vista così radiosa» la sua voce è decisa e calda.
«Grazie Peter, è bello sentirlo dire da parte tua» riesco a dire senza balbettare.
*Fine Flashback*

Sono sicura che stava per dirmi qualcosa ma venni trascinata dal Dj per poter dare ufficialmente il via alla festa. Non poteva aspettare ancora qualche minuto? Ovviamente la musica è stata l’elemento fondamentale: abbiamo cantato e ballato per la maggior parte della serata e ovviamente, avendo musicisti in familia, la musica dal vivo è un must! Per mangiare ho chiesto di fare un giro pizza, come si usa in Italia; in realtà ho costruito la maggior parte della festa con lo stile italiano. Dovrò ritornarci prima o poi, una tappa fondamentale nel mio programma in giro per il mondo. Il ballo lento con mio padre non poteva mancare: diciamo che il dolore ai piedi è dovuto maggiormente a questo: mio padre è bravo a suonare e cantare ma non di certo a ballare. Al contrario di sua sorella maggiore Alice che da giovane è stata per molto tempo in America Latina: lì si è appassionata allo stile di ballo locale e ha conosciuto il suo attuale marito. Quando ha deciso di tornare a casa è stato nel periodo che era incinta di mio cugino Colin. Durante la gravidanza, zio Julio ha lavorato nella stessa scuola di mamma insegnando balli latini agli alunni, seguito poi da zia Alice uscita dalla maternità. Io facevo già classico da due anni ma convinsi lo stesso i miei a partecipare alle lezioni di latino: volevo imparare più stili possibili e poi, sapendo che la mia insegnate sarebbe stata zia Alice, rendeva tutto molto più bello! Io e Colin siamo diventati partner inseparabili fin dal primo giorno e ovviamente non potevo evitare di esibirmi proprio oggi.

*Flashback*
Il lento con mio padre finisce ed io riesco ad ottenere un po’ di pace per i miei piedi.
«Ei cuginetta!» sento chiamarmi alle mie spalle: mi ritrovo davanti un ragazzo dagli occhi scuri come i suoi capelli, fisico snello dalla postura dritta e composta «Hai i piedi troppo distrutti per tornare ai vecchi tempi?» ride Colin mentre mi porge la mano.
«Salsa?» sorrido accettando l’invito.
Ci dirigiamo al centro della pista proprio come due ballerini professionisti nelle esibizioni formali. Chi ci conosce sa già quello che stavamo per fare infatti si spostano tutti ai lati e lasciandoci lo spazio per poter ballare.
«Facciamogli vedere come si balla!» è un ragazzo molto competitivo su questo aspetto, anche quando la situazione non lo richiede.
*Fine Flashback*

Dopo un pò si unirono anche gli altri invitati: chi conosceva solo il passo base e chi qualcosa in più. Ci divertimmo come pazzi. La lunghezza della gonna non era un problema anzi, la leggerezza del tessuto rendeva tutto più bello: seguiva i miei movimenti e creava dei giochi dando l’illusione che stesse danzando anche lei. Mentre ballavo con mio cugino, percepivo con la coda degli occhi che c’erano alcuni strani spostamenti, il mio sesto senso lo percepiva, a momenti stava per succedere qualcosa ed ero quasi certa che ci sarebbe stato sotto lo zampino di uno dei miei amici, solo dopo ho avuto la conferma da Sam che il vero colpevole era stato l’interessato stesso.

*Flashback*
Mentre gli invitati applaudono, la canzone passa ad un altra traccia che non ricordavo di aver messo nella playlist.
«Credo che tu mi debba un ballo stasera» quella voce così maledettamente e facilmente riconoscibile giunge alle mie orecchie, sapevo di non poterlo ignorare ancora per molto.
Mi volto verso di lui: una mano esposta verso di me e l’altra dentro la tasca del pantalone, uno sguardo sereno ma intenso puntato fisso sul mio, un leggero sorriso accentuato sull’angolo sinistro delle sue labbra, perfino la sua voce ha qualcosa di diverso, sembra quasi un’altra persona. Ci siamo solo noi al centro della pista, circondati da tutti gli invitati con gli occhi puntati contro, sono senza via d’uscita.
Cerco di non incantarmi troppo a lungo sul “nuovo Peter” che ho davanti: «Chiedo al Dj di cambiare traccia» 
Non faccio in tempo nemmeno a provare ad allontanarmi che sento la sua presa sul mio polso e il secondo dopo mi ritrovo con il viso a due millimetri di distanza dal suo.
«Non è necessario» la sua voce è così calma, calda e intensa.
Un brivido mi percorre lungo la schiena. Non c'è nulla di preparato in questa coreografia ma i suoi movimenti sono così sicuri che non ho difficoltà a seguirlo. Siamo un tutt'uno, i nostri sguardi non si separano, siamo io e lui.
«Non sapevo che sapessi ballare la bachata così bene» sospiro, sento le sue mani accarezzare il mio corpo e il suo fiato sul collo. 
«Ci sono tante cose che non sai di me» le nostre labbra quasi si toccano. 
*Fine Flashback* 

Fortunatamente avevo richiesto di rendere la gonna rimovibile così da farlo diventare un abito corto e avere le gambe libere. Stento ancora a crederci che eravamo lì a ballare sulla pista da ballo, lui con quel suo modo provocante, le sue mani intorno alla mia vita, petto contro petto, faccia a faccia. Ora che ripenso a quel momento, mi viene in mente la canzone Don’t stop the music di Rihanna. Avrei tanto voluto fermare il tempo e restare lì con lui a ballare per tutta la sera. avrei voluto che tutte quelle persone si fossero smaterializzate improvvisamente lasciandoci da soli nel nostro mondo perfetto. Magari sarei riuscita finalmente a dirgli quello che provo ma non ne avrò mai la certezza; non posso tornare indietro nel tempo, anche se ammetto che una Giratempo funzionante servirebbe ogni tanto, ma non sarebbe comunque l’opzione migliore. Direi che la scelta migliore da fare in questo momento è dormirci su, dopotutto si dice che la notte porti consiglio e a me ne serve parecchio. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Vane_26rt