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Autore: Angel_7    01/02/2023    0 recensioni
“Tu sei un senziente, Harry.”
“Io sono cosa?”
“Un senziente. Una persona con un avanzato livello di empatia che ha sviluppato una profonda connessione psichica con un simile, me... in questo caso.”
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Storia ispirata a Sense8 e in cui Draco è un consumatore compulsivo di biscotti al cioccolato.
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Draco/Harry, Luna/Neville
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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La quiete che lo stava avvolgendo fino a pochi attimi prima era stata spazzata via dal suoni di una voce familiare che lo chiamava e lo esortava ad alzarsi.
Era convinto di averla già sentita da qualche parte, ma non riusciva proprio a ricordare né dove né quando.
Al suono della prima voce se ne aggiunge un altro, più duro, fastidioso, che gli causava uno strano formicolio alle mani.
Voleva riposare, ma qualcuno non sembrava intenzionato a permetterglielo tanto facilmente.
Era sul punto di lasciar perdere e ignorare la fastidiosa sensazione che dalle mani si era rapidamente diffusa in tutto il corpo, quando la sentì. Una forte ondata di potere, di potere e rabbia feroce. Anche quel potere, così come il suono della prima voce che aveva sentito, gli era familiare.
Non sapeva bene di cosa si trattasse, ma sentì la pressione sui suoi polsi farsi sempre più leggera e avvertì uno strano tintinnio di oggetti in ferro provenire dalla sua sinistra.
Fu allora che ricordò. Ricordò di come lo avessero stupidamente rapito mentre tornava a casa un po’ alticcio da una delle sue solite bevute con Blaise e di come lo avessero poi legato e imbavagliato per portarlo Dio solo sa dove. Ricordò l’uomo con quell’assurda capigliatura e cosa gli avesse detto poco prima di sedarlo.
Fu un attimo.
Prima che la voce fastidiosa potesse concludere ciò che stava dicendo, Draco spalancò gli occhi e con un gesto rapido si liberò definitivamente dai lacci che lo tenevano fermo, afferrò il primo oggetto appuntito che trovò nei paraggi e lo conficcò nel collo dell’individuo che aveva tentato di aprirgli la testa in due, colpendo un punto che sapeva bene gli sarebbe stato fatale.
Benedetto libro di anatomia.

-“Avadafanculo, pezzo di merda.” - disse soddisfatto dopo averlo visto cadere rovinosamente a terra.

Quello fu il giorno in cui Jerome Durand morì, portando con sé tutto l’odio e il rancore che la sua famiglia aveva provato per anni nei confronti dei Malfoy per qualcosa che non avrebbero mai potuto avere.
Quello fu anche il giorno in cui nessuno seppe chi avesse salvato chi, anche se Draco non smise mai di sottolineare come il suo eroico intervento avesse salvato il culo a tutti. Che tutti si trovassero lì per salvare il suo di culo, quello passò in secondo piano.
 
 
 
 
L’alba illuminava il freddo paesaggio normanno quando Harry, Draco, Neville e Luna uscirono dall’edificio, stanchi ma soddisfatti che tutto si fosse risolto per il meglio.
Dopo aver sistemato Jerome, Draco si era fiondato sul corpo dolorante di Harry alla ricerca di qualcosa di rotto e, dopo aver constatato l’entità dei danni, lo aveva aiutato a rialzarsi.  Insieme si erano poi diretti in quella che doveva essere la sala comandi, dove avevano trovato Neville e Luna svenuti. Neville aveva delle piccole abrasioni all’altezza degli avambracci, sicuramente dovute allo scontro avvenuto poco prima, mentre Luna sembrava non aver riportato alcuna ferita. 
Harry non poté che constatare quanto le loro mani fossero vicine, come se prima di svenire avessero lottato per stare il più possibile vicini fino all’ultimo.
Lo notò anche Draco, che provò per i due sconosciuti un senso di gratitudine e riconoscenza che poche volte aveva provato nei confronti di qualcuno. Li avrebbe ripagati tutti quanti, in un modo o nell’altro. Harry in particolare, inutile sottolinearlo.
Una volta ripresi i sensi, anche se a fatica, Neville e Luna si rimisero in piedi e, dopo delle brevi e imbarazzanti presentazioni, si diressero tutti insieme all’uscita. Ci sarebbe stato tempo per conoscersi meglio.

-“Per noi è ora di tornare a casa. Avremo modo di parlare dell’accaduto davanti a un bel vassoio di biscotti fatti in casa, ma adesso è meglio mettere qualcosa su questa brutta ferita, non è vero Nev?”-

-“Ma…”- Neville tentò di ribattere.

-“Ovviamene l’invito è rivolto anche a te, Draco. Sentiti libero di venirci a fare visita quando vuoi nello Yorkshire.”-

E prima che il ragazzo al suo fianco potesse anche solo proferire parola, Luna smaterializzò entrambi, lasciando Harry e Draco da soli.
Tra i due calò il silenzio finché Draco non si schiarì la voce.

-“Carini i tuoi amici.”-

Ma Harry sembrò non aver dato minimamente peso alle sue parole e molto lentamente, come se stringendolo troppo forte sarebbe scomparso da un momento all’altro, avvolse le braccia attorno al suo busto, cullandolo con dolcezza.
Draco rimase per un attimo spiazzato dal comportamento dell’altro, ma ben presto ricambiò l’abbraccio, poggiando una guancia suo capelli scompigliati del moro.
Fu proprio come se lo era immaginato. Caldo, accogliente e rassicurante. Si sentì a casa.

-“Se ti fai rapire di nuovo, giuro che prima ti salverò e poi sarò io stesso a ucciderti.”-

-“Tranquillo, nella mia lista di cose da fare prima di morire c’era solo una voce su un possibile rapimento. Credo di essere apposto, almeno per questa di vita.”-

Harry si staccò dall’abbraccio quel tanto che bastava per guardare Draco negli occhi.
Finalmente. Finalmente quegli occhi erano di nuovo suoi.

-“E dimmi, cosa c’è sulla tua lista di cose da fare?”-

-“Te lo dirò quando sarai più grande.”-

Dopo aver dato un pugno non tanto delicato alla spalla del ragazzo e dopo averlo sentito emettere un versetto oltraggiato, Harry si incamminò, ancora barcollante, in direzione del cespuglio dietro il quale aveva nascosto lo zaino e una delle due passaporte con cui erano arrivati in Normandia.

-“Per curiosità, dove avresti trovato ben due passaporte internazionali?” - ma gli ci vollero pochi secondi per capire di cosa effettivamente si trattasse. -“Oh no.”- Era il fottutissimo orologio da taschino di suo padre.

E in un attimo si ritrovarono nello Wiltshire.






Villa Malfoy non era cambiata di una virgola da quando aveva fatto le valigie e se ne era andato. Anche i pavoni erano probabilmente gli stessi.
Ad aprire il maestoso portone fu ancora una volta Pucci che fece accomodare entrambi nel medesimo salone in cui Harry aveva preso il tè con la padrona di casa.
Dopo quelli che furono forse un paio di minuti, Narcissa fece il suo ingresso nella stanza e con passo svelto raggiunse il figlio e gli strinse affettuosamente le mani.

-“Draco! Draco, figlio mio, ero così in pensiero.”-

-“Sto bene mamma, è stata una mia disattenzione.”-

Ma quando gli occhi della donna si posarono sul segno che Draco aveva sulla fronte, scoppiò in lacrime.
Draco stava per chiederle gentilmente di calmarsi, quando sentì il rumore del bastone di suo padre farsi sempre più vicino. Aveva imparato a riconoscerlo tra mille.

-“Datti un contegno, Narcissa. Non siamo soli.”- alluse l’uomo in direzione di Harry, che nel frattempo aveva fatto qualche passo indietro per lasciare un po’ di spazio a Draco e a sua madre.

-“Hai ragione, caro. Harry, ti chiedo scusa per il mio comportamento e ti sono immensamente grata per aver portato indietro il mio bambino.”-

-“Veramente…” - cercò di controbattere il biondo, ma fu bruscamente interrotto dalla voce di suo padre.

-“Signor Potter, le dispiacerebbe lasciarci soli? Avremmo delle questioni di cui parlare.”-

Harry avrebbe preferito restare ancora un po’ con Draco, ma il tono del signor Malfoy sembrava non ammettere obiezioni.

-“Certo, con permesso.”-

Prima che potesse andarsene, Draco gli afferrò la mano e a bassa voce lo informò che si sarebbero visti la sera stessa.
Harry annuì e dopo un ultimo cenno di saluto si allontanò dalla villa e si diresse verso casa.
Una volta rimasti soli, Lucius si avvicinò al figlio e gli poggiò una mano sul braccio, spingendolo quanto bastava per fare in modo che si accomodasse sul divano.

-“Sono contento che tu sia sano e salvo, Draco, ma sono anche incredibilmente deluso dal fatto che qualcuno sia riuscito a rapirti tanto facilmente. Una faccenda del genere non si dovrà mai ripetere e a tal fine voglio che mi spieghi per filo e per segno cosa è successo.”-

Per questa volta, Draco non obiettò e anzi obbedì al padre, che ascoltò con molta attenzione tutto ciò che usciva dalle sue labbra.
Narcissa si allontanò dal salone, colta da un improvviso giramento di testa dovuto probabilmente allo sconcerto che quel racconto aveva causato in lei.

 -“J. Durand hai detto?”-

-“Così diceva la targhetta.”-

-“È impossibile. L’unico Durand che conosco è morto anni fa tra le fiamme dell’Ardemonio lanciato dalla sua stessa madre.”-

-“Evidentemente anche i Malfoy commettono errori a volte.” - asserì Draco con tono di sfida, guardando il padre dritto negli occhi.

-“Non scherzerei tanto fossi in te. Se non fosse stato per l’incantesimo localizzante per il quale hai fatto tante storie, a quest’ora saresti morto.”-

-“Se non fosse stato per Harry, a quest’ora sarei morto.” - confessò  per poi alzarsi, con il chiaro intento di allontanarsi nuovamente da quella casa il più in fretta possibile.

-“Dove hai intenzione di andare? Credevo che avessi finalmente imparato la lezione. Il tuo posto è qui, accanto a noi.”-

-“Credevi male, padre. Te lo ripeto per l’ennesima e spero anche per ultima volta. Non ho intenzione di occuparmi degli affari di famiglia e tantomeno di sposare Astoria.”-

Il bastone di Lucius batté pericolosamente a terra e Pucci apparve magicamente all’interno della stanza, a qualche metro di distanza dal padrone.

-“Pucci, accompagnalo fuori. I Greengrass hanno molta pazienza, Draco, ma a tutto c’è un limite.”-

-“Conosco la strada, grazie. Porgi i miei saluti alla mamma. Addio, padre.”-

Era proprio lì. Quella sensazione amara all’altezza della bocca dello stomaco era proprio lì ogni volta che metteva piede in quella maledettissima villa. Se fosse dipeso da lui, non ci avrebbe mai più fatto ritorno.






Nel frattempo, Harry si era letteralmente buttato sul divano non appena attraversata la soglia di casa e solo dopo aver sentito la consistenza dei cuscini sotto di sé si era ricordato di quanto quello schiantesimo gli avesse effettivamente fatto male. Doveva farsi visitare da qualcuno, ma ci avrebbe pensato dopo un breve pisolino restauratore.
La stanchezza stava vincendo sul dolore, ma quando Orfeo stava per avvolgerlo nel suo caldo abbraccio, la porta d’ingresso si aprì di colpo, sbattendo violentemente contro la parete.

-“Harry James Potter! Con quale coraggio osi sparire per ben due giorni poco prima del nostro matrimonio?”-

Il moro aprì svogliatamente un occhio quanto bastava per guardare la sua ragazza gesticolare come una pazza, dopodiché lo richiuse.

-“Gin, io…”-

-“Io un corno! Domani ci sposiamo, domani! E tu che fai? Sparisci nel bel mezzo dei preparativi lasciandomi sola.”-

-“Io…”-

-“Per lo meno hai provato il vestito? Hai chiamato il parrucchiere? Hai…”-

Ginny continuò a parlare ancora per qualche minuto prima di accorgersi che Harry si fosse addormentato e così come era entrata se ne andò, sbattendo la porta.
Le labbra di Harry si contrassero in un piccolo sorriso mentre ricordava la sensazione che aveva provato nello stringere Draco tra le braccia.
Era salvo ed era l’unica cosa che gli importava.




 
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