Fanfic su artisti musicali > Marilyn Manson
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Autore: Moira2020    02/02/2023    0 recensioni
Un amore perduto improvvisamente. Dieci anni insieme per poi vederla andare via nel momento più felice della sua vita. Brian conosceva bene il profondo dolore che si prova ad essere abbandonati in quel modo.
Cosa avrà spinto Jessica, ad abbandonare l'uomo che ama?
[NB: I personaggi, seppur realmente esistenti, avranno delle modifiche ai fini della trama. Se troverete delle inesattezze sono volute]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, John 5, Johnny Depp, Marilyn Manson, Twiggy Ramirez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


L'aria era ormai pesante e viziata. Nella stanza alleggiava l'odore pungente di vomito misto a sudore. Da quanto tempo erano lì? Jessica prese una generosa boccata di fumo dalla sigaretta che teneva pigramente tra le dita. L'esalazione si alzò verso il soffitto, unendosi all'altro fumo ormai stantio. Guardandosi intorno si rese conto di essere seduta a terra. Trovò il bicchiere quasi vuoto di rum che aveva appoggiato sul divano e ne finì il contenuto. Era svenuta durante la serata? Quelle feste stavano diventando sempre più frequenti e sempre più affollate. 
Accanto a lei un uomo sconiosciuto stava dormendo nel suo vomito. Per come era messo poteva sembrare addirittura morto. - Merda... - sussurrò lei cercando di mettersi in piedi. Una fitta dolorosa le percorse tutto il corpo arrivando fino alla testa. La nausea divenne sempre più forte constringendola a raggiungere di corsa il bagno. Vomitò una sostanza gialla e amara e quando ebbe finito si accasciò sul pavimento. 
- Ehi, tesoro. Tutto bene?-. 
La voce biascicante di Brian proveniva alle sue spalle. Jessica si voltò sobbalzando nel vederlo. Aveva delle occhiaie profonde e scure. I capelli lunghi e neri erano intrisi di acqua o forse sudore. Il corpo magro e quasi completamente nudo era ricoperto di sangue.
- Che diavolo hai fatto?- chiese alzandosi bruscamente, procurandosi un nuovo conato di vomito. Brian si guardò distrattamente, era completamente fatto e non ricordava assolutamente come si fosse procurato quei tagli.
- Credo durante il concerto... non ricordo. - rispose alzando debolmente le spalle. 
Dall'uscita del primo album "Portrait of an American Family" la loro vita era stata attirata in un vortice di alcool e droghe. Jessica aveva provato soltanto una volta la cocaina e non ne aveva più voluto sapere, ma Brian ne sembrava ormai dipendente e questo non le piaceva affatto. Erano sempre stati degli ubriaconi, amavano bere ma sapevano controllarsi. Adesso, però, era molto più difficile; i soldi li avevano corrotti. Il non dover più lavorare li aveva spinti sempre più in basso, in un mondo fatto solo di feste e sostanze che lei non aveva mai neanche sentito nominare.
-Devi smetterla con quella merda- disse lei appoggiando la schiena al muro, massaggindosi le tempie pulsanti.  
Brian le si avvicinò, cingendole i fianchi. - Bunny, stai tranquilla. Posso smettere quando voglio, lo sai...- 
- Già, dicono tutti così. Bere poteva anche starci, insomma prendevamo qualche sbronza e poi il mattino dopo eravamo sobri. Da quando non ti svegli sobrio, Brian? Non mangi, non dormi...- 
L'altro si allontanò, osservandola con odio improvviso. Jessica aveva visto molte volte quello sguardo, ma mai puntato su di lei. 
- E tu? Guardati, non riesci a stare in piedi!- 
Lei lo guardò delusa e amareggiata. Perchè erano finiti così? Era il loro sogno, stavano vivendo il loro sogno, ma il tutto si stava trasfromando in un incubo. Era molto più felice quando vivevano in quel buco di appartamento in periferia. In inverno era freddo e d'estate faceva caldo, ma era felice. -Me ne torno a casa... - disse lei sospirando. Sapeva bene che sarebbe stato inutile discutere con lui in quelle condizioni. Era una partita persa in partenza.
-Fà come vuoi, io resto. Sono felice, Jess. Vorrei che anche tu lo fossi...- 
Jessica fece per andarsene, ma una ragazza corse verso di lei costringendola ad indietreggiare. La sconosciuta li osservò per qualche secondo con occhi vacui. - Scusate... devo cambiare l'assorbente- disse con voce atona. A giudicare dal fisico pelle ossa e il colorito bluastro della ragazza era quasi un miracolo che avesse ancora le mestruazioni. 


***


Era riuscita a guidare fino a casa nonostante la sbronza e il pianto incontrollabile che l'aveva sorpresa durante il tragitto. Quando parcheggiò nel vialetto d'ingresso appoggiò la fronte sul volante. Pianse ancora e poi si asciugò il naso con il dorso della mano. Guardandosi nello specchiato retrovisore vide un'altra ragazza. Quella non poteva essere lei. Era magra e i suoi occhi un tempo cerulei erano di un grigio spento. - Cristo santo, Jess!- esclamò nella solitudine della notte. Guardò il sedile del passeggero e si ricordò del momento in cui era andata in farmacia prima di arrivare a casa. La ragazza tossicodipendente del locale le aveva ricordato che non aveva saltato le ultime mestruazioni e poi c'era il problema della nausea. Non era stupida e sapeva fare uno più uno. 
Quando entrò in casa si precipitò in bagno sedendosi sul WC. Nella sua vita aveva già fatto altri test di gravidanza. Insomma, era normale se sei fidanzata da dieci anni e scopi almeno due volte al giorno. Pregò che non fosse incinta, pregò di non dover abortire. 
I cinque minuti di attesa furono i più lunghi della sua vita. Una tortura, un secolo compresso in trecento secondi. 
Il cronometro dello smartphone che aveva poggiato sul lavabo suonò e finalmente potè riprendere tra le mano lo stick. Tutto si fermò, tutto divenne opaco. 
Era incinta. 

   
 
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