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Autore: SSONGMAR    03/02/2023    1 recensioni
Elizabeth Liburn ha ventiquattro anni, una vita agiata e l'amore di una nonna che vive con lei gli ultimi istanti della sua vita.
Nonostante la malattia dell'anziana donna, Elizabeth cerca di organizzare i giorni che la separano dalla fine creando con lei un involucro di equilibrio e serenità. Tale equilibrio viene sconvolto un giorno da Reece Woodville, un affascinante scapolo figlio di un ricco imprenditore che resta sinceramente colpito dalla bellezza della giovane donna. Elizabeth, lusingata dalle genuine attenzioni dell'uomo, cede alla sua corte senza badare alle conseguenze che quell'azione comporterà. Riusciranno a far fronte al loro destino e a trovare la loro ragione per vivere?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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A Reason for living
Capitolo VI
 
Lo specchio rifletteva la figura di un uomo che faceva fatica a riconoscersi. Mentre annodava la cravatta, infatti, Reece si era reso conto di aver trascorso gli ultimi mesi in compagnia di una versione di se stesso peggiorata.
Il denaro, il potere, la successione e la convenienza erano diventati così importanti da fargli dimenticare completamente l’ultimo anno trascorso, e ad abbracciarlo alla fine dei conti erano rimasti solo il fallimento e lo sconforto.
Era consapevole di essere bravo in tante cose, di aver avuto quasi sempre il coltello dalla parte del manico grazie al suo fascino e alle sue competenze, ma aveva compreso di essere altrettanto bravo anche a complicarsi la vita e a prendere decisioni che non lo avevano mai reso veramente felice.
Quello era il giorno del suo matrimonio con Catherine, una donna che non amava e che probabilmente non avrebbe amato mai, avvezza tanto quanto lui alla fama e al potere. Il loro sarebbe stato un matrimonio prettamente politico, privo di qualsiasi forma d’affetto o dialogo. Non a caso, da quando Catherine era arrivata, non una parola era stata pronunciata tra loro, se non le tipiche frasi di cortesia puramente sporadiche. L’unico ad appoggiare e pretendere quel matrimonio era stato Roger, ormai ad un passo dalla morte.

La piccola chiesetta che era stata scelta per il rito si ergeva su di una collina, dove Roger e Meryl in passato avevano scambiato le loro promesse. Gli invitati erano accorsi numerosi, spinti e incuriositi dai pettegolezzi circa il “lieto” evento; nessuno, infatti, sapeva che fine avesse fatto Elizabeth.
Mentre la sposa percorreva la navata, il silenzio era stampato sulla bocca di tutti. La musica era l’unica ad accompagnare i passi della donna e a riempire gli interminabili spazi vuoti che svolazzavano sulle teste dei presenti. Solo in quella di Reece vi era un rumore assordante…I pensieri non facevano altro che confondersi tra loro e riversarsi con una certa prepotenza.
Roger Woodville e Alfred Finch (padre di Catherine) erano seduti in prima fila l’uno di fianco all’altro e un’espressione soddisfatta e compiaciuta li accomunava, ma più Catherine si avvicinava, più i pensieri di Reece si proiettavano altrove.
Quel giorno, nei suoi ricordi, il cielo sospeso sul mare era di un pesante grigio piombo. E sebbene le temperatura non fosse proprio mite, Elizabeth indossava un meraviglioso vestito dal taglio scozzese. Reece ne ricordava i lineamenti morbidi sotto la punta delle dita e la sua candida voce faceva riverbero nei suoi pensieri.
Solo in quel momento si era reso conto di averla lasciata andare e che il suo sciocco e offuscato orgoglio gli aveva chiuso gli occhi.

«Oggi siamo qui riuniti per accompagnare i nostri fratelli nel Sacro vincolo del matrimonio…»
Prima che riuscisse ad accorgersene Catherine lo aveva raggiunto. La musica aveva smesso di suonare e il parroco si era schiarito la voce per cominciare a parlare. Ma Reece seguiva il tutto in disparte, distante dalla realtà che lo circondava. Fisicamente era lì, ma il suo cuore era rimasto su quella spiaggia.
«Catherine Finch, vuoi tu accogliere Reece Woodville come tuo sposo, promettendogli di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarlo ed onorarlo tutti i giorni della sua vita?»
«Sì, lo voglio.»
Catherine aveva detto di sì a un’enorme casa, a una vita fatta di svaghi, gioielli e feste di lusso. Di abiti ricamati ed esseri umani costantemente al suo servizio; una condizione che già naturalmente viveva ma in uno stato nubile che alla sua età non era ben visto dalla società. Reece era stato il suo pollo da spennare, la gallinella dalle uova d’oro che le avrebbe dato sempre esattamente ciò che desiderava, senza nulla chiedere in cambio, poiché per lei era stato quasi impossibile sedurlo.
Il parroco aveva ripetuto la domanda all’uomo che per qualche istante aveva esitato a rispondere.
“…Così Dio, nell’assistere a un tale dolore, decise che nessun amore sarebbe mai stato impossibile e concesse loro un modo per incontrarsi…”
«Reece?» Il parroco aveva richiamato la sua attenzione.
“Quale?”
“L’eclissi, un momento unico e raro. Nell’esatto momento in cui il sole e la luna ritornarono a sfiorarsi, nacque l’eclissi.” «
Reece!» Con tono imperativo questa volta era stata Catherine a chiamarlo.
“E secondo te, mia cara Elizabeth, quale morale ci vuole insegnare questa leggenda?”
“Ci insegna che nessun amore è veramente impossibile se vi è la volontà di trovarsi.”

D’improvviso Reece sembrava essere stato destato da un sogno. Aveva spalancato gli occhi e respirato a pieni polmoni, quasi come se avesse trattenuto il fiato tutto quel tempo. Si era guardato intorno e aveva notato gli occhi di tutti i presenti puntati su di lui, compresi quelli del suo malato padre. Come poteva aver promesso e consegnato il suo cuore a una donna e poi sposarne un’altra? Quanto Elizabeth aveva sofferto a causa sua? Le ultime parole che le aveva rivolto erano state così dure che adesso gli esplodevano violentemente nelle tempie. Le aveva mentito ammettendo di non amarla e da responsabile ne avrebbe pagato le conseguenze. Nessun amore è veramente impossibile se vi è la volontà di trovarsi, ma lui quella volontà, purtroppo, non era più in grado di trattenerla poiché piegato a un volere terzo e minacciato da una clausola testamentaria.
«Sì, lo voglio» aveva risposto dopo interminabili istanti e un respiro di sollievo si era propagato nell’aria.

Qualsiasi rispettabile romanzo o storia d’amore avrebbe visto i protagonisti, nonché eroi della storia, ricongiungersi alla fine del libro e uscire vittoriosi dalle sgradevoli vicende vissute. Ma la vita di Elizabeth e Reece non era un romanzo e la realtà era come una donna violenta e assetata di sangue, pronta a trafiggere le proprie vittime con lame infuocate. In un mondo come quello che li aspettava l’amore non era abbastanza ed era poco in grado di sopperire le mancanze e vincere sulle difficoltà. Elizabeth non lo avrebbe mai saputo e a Reece stava bene così. Egoisticamente aveva deciso per entrambi il loro destino; quella che lei avrebbe considerato una Ragione per vivere.
  
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