Anime & Manga > Owari no Seraph
Segui la storia  |       
Autore: A_Typing_Heart    04/02/2023    0 recensioni
Due morti accidentali identiche. Dubbi, sospetti e insabbiamenti. Una chiesa che cela gelosamente i suoi segreti e i suoi tesori. E una richiesta silenziosa che Mikaela, sopravvissuto a una pericolosa setta, non può lasciare inascoltata.
* segue Il Vampiro di West End *
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Crowley Eusford, Ferid Bathory, Krul Tepes, Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La spada di Dio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Percorrere la familiare Ashland Street non dava a Crowley una buona sensazione quel giorno, perché per lui quella strada del West End era qualcosa di prezioso finché sapeva che ci abitava un uomo che amava. Purtroppo quell'uomo non era più lì, di nuovo.

Ismael, al volante della sua Jeep, o non si accorgeva della cupezza del suo umore o fingeva di non farci caso per non fare domande e dargli modo di sfogarsi. Tamburellò le dita sul volante e rallentò, osservando le case su quel lato della carreggiata.

«Hai detto che era il numero…»

Crowley ci mise qualche secondo a riscuotersi dai suoi malumori e a capire che cosa Ismael gli stesse chiedendo, ma prima che potesse aprire bocca per ripetere il civico aveva già la risposta.

«Ah, eccola!»

«Come fai a sapere che è… no, ritiro la domanda.»

Infatti quando Ismael accostò di fronte al cancellino anche Crowley capì come l’aveva riconosciuta: sul frontone della veranda spiccava un pentacolo di rami d’albero legati insieme, c’era una manciata di pannocchie a testa in giù accanto alla porta e quella che sembrava una bambolina legata al battente. Uno sgradevole brivido percorse la schiena di Crowley mentre Ismael apriva lo sportello.

«Io… è meglio se aspetto qui.»

«Oh, non essere ridicolo, Ginger» lo rimproverò lui, scendendo. «Ti rendi conto che letteralmente tutti quelli che hai fatto entrare in casa tua nell’ultimo anno credono in qualcosa che non è il tuo Dio?»

«Non è la stessa cosa» protestò il tenente, stizzito, e lanciò un’occhiata alla porta. «Questa è… lei è una strega

«Vai a letto col demonio da quando avevi ventitré anni, pensi che parlare a una strega farà qualche differenza quando ci sarà da scegliere tra il paradiso e l’inferno?»

«Le tue argomentazioni non mi aiutano!»

«Non voglio farti sentire meglio. Sto cercando di dirti di cosa dovresti preoccuparti davvero.»

Crowley guardò ancora la casa. Una finestra sul davanti era stata aperta e si vedevano degli oggetti luccicanti penzolare nel rettangolo visibile della stanza.

«Scendi, Ginger, o farai la figura dell’idiota davanti a me» fece Ismael, seccato. «Se la cosa significa qualcosa per te.»

Sbatté lo sportello e si avviò al cancellino. Crowley lo guardò controllare le colonnine, ma non vi trovò un campanello e si avventurò dentro il giardino ingombro di piante. Pur con mille pensieri in testa e qualche tormento nel cuore, si decise a scendere e lo raggiunse quando stava per salire i gradini della veranda.

«Alleluja, Ginger. Hai visto? Non sei stato ancora fulminato.»

«So che non mi capisci, ma avrei preferito che accettassi i miei stati d’animo.»

«C’è differenza tra capriccio e stato d’animo. È perché è la donna della vita di Pepper che non vuoi incontrarla?»

Crowley restò in silenzio, ma qualcosa nella sua espressione doveva averlo tradito, perché mentre bussava Ismael sospirò con aria grave.

«Quanto sei prevedibile.»

Crowley persistette nel suo silenzio, fissando gli occhi sulla bambola appesa al battente. Era una figurina fatta di paglia e foglie di mais secche, ed era sicuro di averne vista una simile in casa di suo cugino Nathaniel e di Florence. Una tradizione contadina a quanto ne sapeva, ma vederla alla porta di una strega iniziava a farlo sentire inquieto.

La porta si aprì e sull’uscio comparve la bassa figura di Krul Tepes, ma Crowley la riconobbe a malapena: non era fisicamente molto diversa, ma l’aveva sempre vista all’apice della ferocia e con quell’espressione tranquilla gli sembrava di stare guardando la gemella buona. Aveva anche smesso i vestiti da gothic lolita e quel giorno indossava un abito senza maniche con la gonna lunga, di colore verde prato, un grembiule da cucina in un tessuto grezzo simile al lino e molte collane fatte di conchiglie, ciondoli di legno dipinti e lacci di alcantara.

«Buongiorno, signora Bosley, noi…»

«Vi aspettavo» disse lei, interrompendo l’esordio di Ismael. «Entrate. Lasciate le scarpe sotto la panca.»

Lei scomparve dentro la prima stanza a sinistra, ma Crowley guardava Ismael con più perplessità di quanta gliene mostrò lui guardandolo di rimando.

«Bosley?» sillabò sottovoce.

«È sposata con quell’amico di Pepper, Liam Bosley… non te l’ha detto?»

Ovviamente non glielo aveva detto, come non gli aveva detto di essersi tenuto in contatto con loro. Per la prima volta sentì le viscere bruciare davvero. Non era per la loro recente relazione sessuale, ma per il fatto che Ferid sembrasse confidarsi più con quell’amante occasionale che con l’uomo che diceva di amare.

Ismael entrò per primo in casa e sfilò le sue eleganti scarpe lasciandole sotto la panca di legno – dove c’erano anche le piccole scarpe di tela di Krul e un paio di scarpe da jogging da uomo – e Crowley cominciò ad assimilare la novità.

Krul era sposata con un uomo, uno che non era ovviamente Ferid, quindi qualsiasi cosa ci fosse stata era una storia conclusa… ma poi un’immagine fugace di Horn Skuld balenò dietro le sue palpebre e contribuì a espandere il bruciore in tutto il torace.

«Che posticino interessante!»

Ripose le scarpe e sollevò la testa per capire di che cosa Ismael stesse parlando. La prima cosa che vide lì vicino era un tavolino addossato a una parete, che ospitava una scatola di legno intagliato, una statua raffigurante una donna con una grande falce di luna sopra la testa, una ciotola di madreperla e una coppa d’argento, immerse in una sovrabbondanza di pannocchie di mais, spighe d’orzo e alcune stelle decorative ricavate intrecciando gli steli rigidi del mais. Al centro c’era un girasole che andava appassendo.

«Così questo è quello che chiamano altare! È la prima volta che ne vedo uno da vicino!»

Krul ricomparve sulla porta, sorridendo. Crowley trovava innaturale quella sua espressione.

«È decorato per la festa dell’estate, il Lughnasadh… è passato da pochi giorni. È il tempo in cui il raccolto prospera, appena prima di essere maturo e qualcosa è già sulle tavole, secondo il capriccio della natura… è usanza decorare gli altari con tutto ciò che simboleggia la ricchezza che viene dalla terra.»

«È proprio interessante! Sarebbe maleducato se io…?»

«Fallo.»

Ismael prese il cellulare per fotografarlo, come se si trovasse in un museo, e Krul lanciò uno sguardo intenso a Crowley. Non sarebbe riuscito a evitarlo neanche volendolo, si sentiva attratto in modo magnetico.

«Ferid conosce bene mio marito, ma io e te sappiamo a malapena dell’esistenza uno dell’altra» gli disse, mentre giocherellava con una delle sue collane. «L’ho trattato in modo orribile, eppure per lui sono ancora una persona cara… non lo trovi giusto, vero? Per questo hai preferito evitarmi per tutto questo tempo?»

Non si aspettava che Krul volesse un confronto così diretto con lui e se solo l’avesse immaginato non sarebbe sceso da quella macchina. Confidava che si sarebbero ignorati reciprocamente e che Ismael sarebbe stato l’unico a parlarle.

«Non… non è così importante che noi due ci conosciamo.»

«Siamo parte della famiglia di Ferid, tutti e due. Che ti piaccia o no, la realtà è che lui non rinuncerà a nessuno di noi… e se lo costringerai a tenerci in due aree separate della sua vita non farai che ferirlo.»

L’argomento affondò come un arpione dentro di lui e non seppe che cosa replicare, perché si rese conto che lei aveva ragione: per Ferid lei sarebbe sempre stata importante e il fatto che si fosse sposata con un suo caro amico non faceva che rafforzare il loro legame.

D’altronde, come si sarebbe sentito lui se Ferid avesse deciso di non rivolgere la parola ai suoi nonni, o ai suoi cugini? Ne sarebbe stato addolorato.

«Venite in cucina» li invitò Krul. «Sedetevi. Siete i benvenuti.»

«C’è un buon odore~»

Ismael la seguì in cucina e Crowley si accodò mentre si guardava intorno. A quanto ne sapeva lui di magia, quella casa urlava stregoneria da ogni angolo: dall’altare decorato alla scopa appoggiata a rovescio dietro la porta, dalle candele su ogni scaffale ai mazzi di erbe appesi davanti a una porta in fondo, sotto il palco delle scale. Anche arrivati in cucina si respirava lo stesso odore, con altre erbe appese, mais, nastrini legati in punti sospetti e un gioco di vento fatto con pezzi di vetro appeso alla finestra che dava sulla strada.

«Ho della birra artigianale che ho fatto per il Sabba… a meno che non siate in servizio.»

«Non lo sono» replicò Crowley, dato che guardava lui. «Ma non bevo più, ormai.»

«Allora della ginger beer. È analcolica, la facciamo per chi non può bere alcol o per i bambini.»

«Ginger beer, perfetto, no?»

Crowley scoccò un’occhiataccia a Ismael mentre si sedeva al tavolo e prese posto accanto a lui, guardingo. La padrona di casa prese una bottiglia dal frigorifero e versò loro un liquido giallo chiaro e torbido in due boccali di vetro. Faceva la schiuma come una birra.

«Per “facciamo”, intendi… quelli come te?»

Ismael gli lanciò un’occhiataccia come mai ne aveva ricevuta prima, ma Krul restò tranquilla mentre portava loro i bicchieri.

«Intendi le streghe? In questo caso parlavo di streghe, ma una bevanda può essere fatta in casa da chiunque. Anche da te… anche dai frati. Mi risulta che la birra originale l’abbiano inventata loro.»

«Infatti, ma Ginger pensa ancora che le streghe mangino i bambini» replicò Ismael, con evidente intento di mettere a tacere le sue domande.

«Non sono così sorpresa. È un Eusford, dopotutto.»

Anche lei sapeva che gli Eusford discendevano da un valoroso condottiero crociato, e si aspettava da lui l’atteggiamento ottuso di un cattolico medievale. Non si vergognava che i suoi antenati fossero stati devoti a sufficienza da versare sangue in Terra Santa, ma si sentì in imbarazzo per i termini che aveva scelto: gretti, impastati di stereotipi, come odiava essere.

«Tu, piuttosto…»

Krul tornò al tavolo con due pagnottelle di pane fatto in casa e tre tortini a forma di fiore che mandavano un odore di vaniglia e miele terribilmente seducente. Si arrampicò sullo sgabello davanti a loro e i suoi occhi studiarono Ismael, che stava già godendosi la ginger beer.

«Tu chi sei? So che sei una figura potente che sta vicino a Ferid, ma non ti conosco.»

«Oh! Sì, è vero. Sono Ismael» si presentò lui, asciugandosi sopra il labbro superiore con la mano. «Tu ovviamente sei Krul Bosley. So tutto di te, o quasi. Ferid adora parlare di te, per fermarlo devo dargli da mangiare.»

Krul rise con allegria e tagliò il suo tortino in quattro parti prima di prenderne una.

«Ismael… mi ha detto qualcosa di te quando è stato a cena qui. Dice che gli devi un vino costoso e un grosso favore.»

«Ah, no, ora il favore l’ho restituito… ma il vino credevo fosse offerto. Che spilorcio.»

Krul spostò lo sguardo su Crowley e spinse appena il piatto verso di lui.

«Mangia. Mangia e bevi. Ti sentirai meglio.»

«Io sto benissimo.»

«No, non è vero… il senso di colpa sta divorandoti un pezzo per volta.»

Crowley distolse gli occhi dal boccale di birra torbida e incontrò i suoi ancora una volta.

Come fa a saperlo? Gliel’ha detto… Ferid?

«Non ho bisogno che qualcuno me lo dica, so che cosa affligge le persone… specie quando è così grande da vedersi subito. Ai miei occhi è come se avessi un lupo che ti sbrana dalla schiena» insistette lei. «Mangia e bevi, dammi retta.»

«Hai messo qualche magia dentro il pane?»

«Certamente» rispose Krul, ignorando il suo sarcasmo. «Come in tutto quello che faccio. Questa è casa mia, siete nel mio tempio e qui tutto contiene la mia magia… non lascerai questa casa con lo stesso dolore che ci hai portato dentro, Crowley Eusford. Ora mangia, mentre il tuo amico mi dice quello che siete venuti a dirmi.»

Parlare con quella donna era una delle esperienze più inquietanti che ricordasse, perché non gli era mai parsa più strega di ora: era come se gli leggesse dentro la testa, come se avesse saputo che Ferid aveva qualcosa da dirle e che sarebbe andato anche lui a casa sua.

Prese la pagnotta di pane e la spezzò in due. Dentro era lievitato come il pane impastato e cotto sapientemente, era ancora tiepido e il suo profumo lo riportò ai suoi anni infantili a Eanverness: a quei tempi sua nonna faceva spesso il pane in casa, e per loro che erano bambini faceva piccole pagnotte che il pomeriggio tagliava a metà e farciva con la crema di cioccolato, la marmellata fatta da lei, o la crema di latte con la frutta fresca. Erano ricordi piacevoli legati al cibo e lo convinsero a prendere un boccone.

Masticò lentamente, quasi svogliato, mentre Ismael raccontava a Krul del messaggio lasciato da Ferid sulla casella sicura in cui raccontava una strana esperienza. Aveva appena iniziato a spiegarle della comunità e dell’uomo che la guidava, Nereus, che Crowley si trovò a staccare il terzo boccone di pane, famelico come se non mangiasse da giorni.

C’è qualcosa per davvero… non so che cosa sia, non è qualcosa che posso capire, ma… non è soltanto il pane fresco e il calore della cottura. Qualcosa nel modo in cui va giù è… magico.

Non riusciva a spiegarsi quella sensazione di conforto che provava mentre mangiava e beveva, ma era uguale a quella che aveva provando quando, dopo la partenza improvvisa di Ferid, era arrivato a Eanverness e si era seduto a mangiare i suoi piatti preferiti con una famiglia che non vedeva da tanto tempo. Provava lo stesso conforto, lo stesso sollievo… lo stesso amore. E dal cibo di una donna che conosceva a malapena non se lo aspettava.

«Sì, deve essere il re alleato» stava dicendo Krul, giocherellando con una collana. «Una cosa che ho visto nelle conchiglie e di cui gli avevo parlato prima che partisse… serviti ancora, Crowley Eusford.»

Con un cenno indicò il banco della cucina, dove altre pagnotte erano allineate su un panno verde.

«Ah… no, grazie, io…»

«Non è per cortesia. Ne hai ancora bisogno» insistette lei con l’aria di un medico. «Mangia finché non sarai sazio, non importa se servirà tutto il pane che ho preparato.»

Esitò, ma la sensazione dentro il suo addome scelse al posto suo e lo convinse ad abbandonare lo sgabello e avvicinarsi ai panini tiepidi. Si accorse che Ismael lo guardava con lo spettro della preoccupazione negli occhi, ma gli avrebbe spiegato più tardi quell’istintiva sensazione: si sentiva come un animale che, ascoltando la sapienza di molti anelli di catena evolutiva, sapeva cosa mangiare per curare un malessere.

«Ginger è una buona forchetta, potrebbe mangiare tutto!» commentò Ismael, in un sussurro così enfatizzato da non poter non essere sentito.

«Va bene così. L’ho preparato per le persone che sarebbero arrivate oggi… per voi due. Mangiate finché ne sentite il bisogno, bevete a volontà. Può solo farvi bene.»

Ismael prese un boccone del pane e fece una strana espressione mentre guardava la mollica, e quello fece credere a Crowley che anche lui avesse sentito qualcosa di simile. Doveva essere più resistente di lui alla magia o aver meno bisogno dell’incantesimo di Krul, però, perché non fu preso dalla smania di mangiare e poté continuare a parlare della questione importante.

«È delizioso… devi darmi la ricetta.»

«Te la invio, l’ho presa su Biancofarina. Ma dicevi qualcosa di interessante sul fiume.»

«Ah, sì. Stavo dicendo, mentre Pepper era con Nereus al fiume…»

«Pepper?» ripeté lei, divertita. «Si fa chiamare così dai suoi amici?»

«Beh, da me non ha mai fatto storie.»

«È carino. Lo chiamerò così anch’io» sentenziò la strega, e balzò giù dallo sgabello per avvicinarsi a un bollitore smaltato sul fornello. «Scusa l’interruzione. Che cosa è successo?»

Crowley la guardò versarsi un liquido rosso in una tazzina decorata a pipistrelli stilizzati – un residuo della donna che era stata – e pochi istanti dopo l’odore di quell’infuso gli arrivò alle narici: pesca e melograno, il preferito di Ferid…

Ha cominciato a berlo su suggerimento di Ferid o lui lo beveva perché gli ricordava lei?

Rimase lì in piedi, alienato dal resoconto di Ismael, a osservare i suoi dubbi, le paranoie, le fitte di gelosia, il disagio delle incomprensioni, gli strascichi dei litigi, rabbia, paure e ansia sollevarsi dalle acque della sua mente per dissolversi senza dolore mentre masticava.

Gli parve improvvisamente tutto così sciocco: aveva lasciato che foglie e rametti accumulati sulla superficie lo ingannassero, facendogli scambiare una meravigliosa piscina blu per una melmosa palude insidiosa. Aveva lasciato che lo stress di circostanze avverse e dubbi su se stesso offuscassero la purezza del sentimento che lo legava a Ferid.

L’amore è una quiete accesa…

Guardò il piccolo pezzo di pane che gli era rimasto in mano e si sorprese di rendersi conto che stava sorridendo. Si ficcò in bocca l’ultimo morso e tornò allo sgabello per bere un po’ di quella deliziosa ginger beer. Krul stava bevendo dalla tazza di infuso e aveva un’aria molto seria.

«Tu… so in che condizioni sei» esordì Krul. «Tu, Ismael, cosa sai di esoterismo?»

Lui sbatté gli occhi qualche volta di seguito e scrollò le spalle.

«Pressappoco quello che posso aver sentito di vero dai film, direi… sono un ex cristiano e un convinto Shivaista, quindi…»

Crowley lo guardò aggrottando le sopracciglia e sentendosi osservato anche lui lo guardò, solo per scrollare di nuovo le spalle.

«Questa è la prima volta che la sento… che ne sai tu di dei indiani?»

«Un dio che dice “dove c’è un membro eretto, là sono io” merita la mia attenzione se non addirittura la mia stima.»

Crowley scosse la testa, ma rimandò ogni genere di polemica. Krul sospirò e posò la tazza.

«In tutte le culture antiche c’è traccia del potere mistico dell’acqua… diversi popoli amerindi, asiatici ed europei veneravano divinità di fiumi, laghi, mari e delle piogge. In popoli anche molto distanti antropologicamente riscontriamo una profonda connessione tra l’acqua, la veggenza e i miracoli della divinità…»

Crowley non aveva mai sentito Krul spiegare qualcosa in modo pragmatico, ma era molto affascinante. Come Ferid, si spiegava trasmettendo il suo interesse per ciò che sapeva e la volontà di regalarlo a qualcun altro, in un modo tale che la cadenza della voce sembrava voler cullare le parole dentro la memoria di chi li ascoltava.

«In Mesopotamia i sacerdoti delle divinità compivano rituali immersi in acqua e ciò è stato tramandato culturalmente all’ebraismo, con il battesimo praticato con l’acqua del fiume. Dal punto di vista esoterico posso dirvi che è provato da molte correnti diverse che l’acqua ha una frequenza simile a quella degli spiriti. In luoghi dove scorrono canali e fiumi è più complesso per i medium distinguere le vibrazioni, come se voci simili si sovrapponessero.»

Benché non avesse fatto alcun riferimento a Shiva o a un membro eretto Ismael l’ascoltava con una concentrazione rara per un uomo che amava fingersi annoiato da tutto ciò che non fosse satira o sesso.

«Ferid… l’ho assunto per un motivo preciso, quando è venuto in negozio.»

«Vale a dire?»

«Emetteva un fluido meraviglioso.»

Forse Krul pensava che fosse una scelta di parole chiara e cristallina, ma Crowley non aveva la più pallida idea di che cosa avesse inteso dire e Ismael, a giudicare dal sorrisetto, aveva avuto quella peggiore.

«Un… fluido. È un termine che usiamo noi dell’ambiente, è… diciamo che intorno alle persone si capta qualcosa, se hai l’attitudine a farlo… qualcosa che ha un colore e una forma. Che si muove, qualcosa tra il fumoso e il liquido… lo chiamiamo fluido» si spiegò lei, un po’ più impacciata. «Anche chi non lo vede può avvertirne la natura… siete mai stati vicino a una persona che sembra ribollire come una bibita gassata?»

Ismael si grattò la testa, Crowley lo guardò con la sensazione che lui rispondesse esattamente al requisito. Krul annuì.

«Sì, esatto. Lui ha quel tipo di fluido, che si muove incessantemente in modo caotico.»

«Lo sapevo» commentò Crowley.

«Che… Ginger, adesso sei anche medium?»

«Lo conosco bene il tuo fluido, ormai» tagliò corto, e tornò a lei. «E quello di Ferid… com’è?»

«Luminoso» rispose lei, lasciandolo un po’ sorpreso. «Ed è… sinuoso, lo spiegherei così… ha un movimento costante, regolare… ordinato… e soprattutto, quello che mi sorprese molto allora, è che è enorme.»

Crowley intravvide un angolo della bocca di Ismael sollevarsi e accavallò le gambe tirandogli un calcio nello stinco di proposito. Lei non si accorse di niente o finse di non averlo notato.

«Dovete sapere che i miei poteri di questo tipo si sono amplificati moltissimo dopo che ho rischiato la morte con quella coltellata… ma prima, cose come il fluido e l’aura erano qualcosa di cui leggevo e basta. Ma quando lui entrò nel negozio la prima volta fu come se la porta l’avesse spalancata un temporale, l’avvertii chiaramente… e fu impressionante, per me che non l’avevo mai sperimentato.»

Crowley ricordava di aver provato una sensazione particolare incontrandolo in libreria, ma non riuscì a convincersi che fosse qualcosa di diverso dal naturale interesse per un uomo bizzarro nello stile e splendido nella forma.

«Sapevo che aveva un dono… non capivo quale, ma l’aveva, e dopo un po’ che era mio cliente gli chiesi se era interessato a lavorare per me. Mi aveva detto di aver lasciato il lavoro per un dissidio con i titolari e… mi venne d’istinto chiederglielo e lui accettò subito, quando gli dissi che avrebbe dovuto occuparsi del reparto libreria.»

«Sì, me lo immagino com’era contento» fece Crowley con un accenno di sorriso. «E alla fine l’hai capito che cosa avesse?»

«Mi ero fatta un’idea… ma adesso che mi avete raccontato questo credo di averne una molto più precisa.»

«Ah, sì? E cosa?» saltò su Ismael. «Qualcosa di figo?»

«Aspettate un momento qui. Devo avere qualcosa di sopra su questo argomento.»

Krul saltò ancora una volta giù dallo sgabello e sparì a passi svelti verso le scale. Crowley bevve l’ultimo sorso di ginger beer e si chiese se la padrona di casa si sarebbe offesa se avesse riempito il boccale senza chiederglielo.

«Che cosa pensi che sia Pepper esattamente?»

Crowley guardò Ismael, confuso.

«A quanto ne so io è l’uomo che amo. Per il resto potrebbe essere un vampiro, un gargoyle o il Mothman, non me ne importerebbe niente.»

«Ah, che amore incondizionato… e se, ipoteticamente, fosse qualcosa di terribilmente concreto e anticristiano?»

«Tipo che cosa, il figlio di Lucifero?» ribatté Crowley, sarcastico. «Sua madre era abbastanza crudele da essere Lucifero, in effetti, ma lui è una persona fantastica. Nessuna strampalata teoria cambierà questo ai miei occhi.»

«È questo il punto… e se non fosse affatto una persona?»

Quell’uscita fu sparata con un’espressione così seria che Crowley, preso in contropiede, non seppe che cosa dire. In realtà faticò anche a elaborare un senso: come poteva avere l’aspetto di una persona, mangiare, bere, dormire, ridere, fare sesso, restare ferito e provare emozioni senza essere una persona?

Il tenente sobbalzò vistosamente quando sentì qualcosa sulla sua gamba, poi incrociò un paio di occhi sonnolenti e delle macchie bianche, rosse e nere che conosceva. Rise e passò la mano sulla testa pelosa di Pandora, scatenando immediatamente le sue fusa.

«Ciao, Pandora… ti ricordi ancora di me?»

«Oh, la micia!» esclamò Ismael, abbandonando la tortina al miele immediatamente. «Vieni qui, bellezza!»

Pandora si lasciò prelevare da Ismael – per il quale aveva già dimostrato due anni prima di provare solo un immenso quanto inspiegabile affetto – e attaccò fusa ancora più rumorose mentre lui le grattava le orecchie e l’accarezzava ovunque, dai baffi alla coda fino alle zampe tastandole i cuscinetti come bottoni di un cicalino antistress. Solo il ritorno di Krul convinse la gatta a sottrarsi a Ismael per andarle incontro miagolando, ma la strega del Magick non portava con sé soltanto un libro.

Ma che diavolo…

«Metti giù quel bicchiere, zio Crowley» esordì lei avvicinandosi con un fagottino che emetteva dei sottili vagiti. «Visto che sei qui e lei è sveglia, è ora delle presentazioni… Naisha, questo è lo zio Crowley, sai, sta con lo zio Ferid che ti piace tanto. Ti piacerà anche lui… zio, questa è Naisha.»

Gliela mise tra le braccia quasi a forza, ma per fortuna l’esperienza fatta in tempi recenti con il piccolo Cameron gli aveva insegnato come tenere in braccio un neonato senza sembrare uno con in mano un vassoio di flute di champagne in equilibrio precario.

Dentro un lenzuolino color pesca c’era una bimba piccolissima con addosso solo un pannolino e un body rosa; aveva pochi capelli color nocciola e un paio di occhi grandi e blu che andavano scurendosi: Crowley pensò che, come era successo a suo nipote, sarebbero diventati presto castani. Si perse così tanto nella sua vocetta, nel vigore con cui sgambettava e nel modo in cui si strofinava gli occhi e le guance tonde con le manine che non badò affatto al libro che Krul aveva portato.

«Tu… tu sei proprio una bellezza

Lasciò scorrere l’indice sulla sua testa e sul nasino finché la sua manina non glielo afferrò con una forza sorprendente. Non lo sfiorava più il pensiero che era la bimba di una donna che conosceva appena: era come uno dei suoi nipoti, una seconda Desirée.

Distolse a fatica lo sguardo da lei per sorridere alla madre.

«È meravigliosa, Krul.»

«Me l’aveva detto che avresti reagito così… che ti illumini quando vedi una bambina. Aveva ragione.»

«Sì, sei tutto una luce, Ginger. Mi imbarazza guardarti.»

Ismael sembrava confuso, disgustato, diffidente e preoccupato; tutto fuorché imbarazzato si poteva dire. Crowley gli avvicinò Naisha e questi si ritrasse così bruscamente che quasi scivolò giù dallo sgabello. Mikaela sarebbe stato meno fulmineo davanti a uno dei rospi che gli mettevano tanto terrore addosso.

«Oh, su! Guardala, non è splendida?»

«Chiedimelo fra una ventina d’anni.»

«Non essere burbero, Ismael… tu sei uno che bacia al primo appuntamento, salutala come si deve!»

«Se è una tattica da poliziotto per accusarmi di pedofilia non ci cadrò, tenente O’Brian Eusford! Ora rinfodera quella neonata o ti denuncio per abuso di potere!»

Crowley scoppiò a ridere e diede al suo amico un po’ di pace, lasciando Naisha ad appoggiarsi sulla sua spalla. Ismael, ricomposta la sua posizione dignitosa sullo sgabello, riportò la conversazione a qualcosa di importante accennando al libro.

«Che hai lì? A Ginger interessa strafarsi di borotalco per bambini, ma io sono rimasto appeso sulla risposta.»

Crowley scosse la testa per la sua frecciatina, ma si sporse un po’ per vedere la copertina del libro mentre lei lo spingeva verso di loro.

«Quello che io penso è che Ferid sia quello che la comunità esoterica definirebbe uno sciamano.»

«Prego?» replicarono all’unisono i due uomini.

«Uno sciamano. Un uomo che è un tramite tra l’umano e il divino… tra questo mondo e quello degli spiriti, quello degli dei, o dei morti… uno che è capace di abbandonare il proprio corpo per raggiungere il mondo superiore e ottenere risposte che altrimenti non avrebbe. Poteri che non avrebbe.»

«Io… no, okay, sei seria?»

«Certo che lo sono! Ti sembra sensato che io scherzi su queste cose?»

Crowley aggrottò le sopracciglia, ragionò qualche secondo in silenzio e poi prese un profondo respiro.

«Tu mi stai dicendo che pensi che Ferid sia uno di quelli… tipo i nativi, uno di quelli?»

«Tra i molti esempi di sciamano esistenti al mondo, sì, immagino che quelli nativi siano i più iconici» confermò lei serena, senza la minima agitazione. «Credo che quello che Ferid ha fatto ieri sia esattamente un’esperienza di questo tipo… ha raggiunto uno stato di alterazione psichica che gli ha permesso di attingere al fluido di cui dispone per natura, e tornare in piena coscienza al suo subconscio. Lo farà di nuovo, se le condizioni saranno soddisfatte.»

«Altro che alterazione psichica! Ferid non si svegliava!»

«Non poteva svegliarsi. Era in trance. Forse addirittura separato dal corpo per collegarsi al Tutto… il flusso cosmico che collega tutte le vite e tutti i tempi. Non poteva sentire nulla di ciò che stava succedendo al suo corpo fisico.»

Crowley sbatté gli occhi più volte, ma per ragioni che non afferrava Krul non si metteva a ridere e Ismael non trovava necessario dire che tutto ciò era ben oltre l’assurdo. Si mordicchiò il labbro e tentò di riordinare, se non i pensieri, almeno le sue emozioni.

«Io spero ti renda conto che per una persona normale sentirsi dire che il proprio fidanzato era diventato un corpo senza l’anima è sconvolgente. E che visto che sono cristiano tutto questo mi lascia… scettico, come minimo.»

«Sì, questo lo capisco» ammise Krul, accondiscendente. «Ma nel tuo caso non è qualcosa di cui aver paura. Ricorderai che Ferid ha rischiato la morte, dato che lo hai salvato tu dal veleno… le esperienze di premorte acuiscono tantissimo i poteri spirituali di una persona, e lui era già un uomo con un dono spaventosamente grande… credo che da adesso in avanti dovrai aspettarti che capitino più spesso cose strane che lo coinvolgono, Crowley.»

«Cosa strane di che genere?»

«Tipo diavoli che ballano intorno al letto quando fate sesso, Ginger~»

«Tu… non è il momento delle buffonate, okay?»

Krul si fece pensierosa mentre girava la tazza sul piattino spingendola dal manico.

«Non so dirti come possa cambiare… ma uno sciamano non è più una persona ordinaria una volta che è chiamato, non può rifiutare il suo destino… il suo potere non svanisce. Resterà sempre con lui, dentro di lui… e sarà sempre legato al mondo superiore.»

«Che cos’è? Cosa intende la gente come te per mondo superiore? Fammi capire qualcosa, per favore!»

Krul lo guardò negli occhi, restando in silenzio. Prese un profondo respiro.

«Per i nativi è il Grande Spirito… per una strega come me, uno sciamano comunicherebbe con la Grande Madre, la Terra e tutto ciò che le sta nel ventre… per lui… lui è un cattolico, quindi immagino che quando comprenderà che il suo è un dono e non uno strano sintomo… sarà convinto di essere in contatto con il vostro Dio.»

«E non lo sarà?»

Naisha lanciò un lamento acuto e Crowley la dondolò un po’ per calmarla. Krul lo guardava come se si fosse trovata davanti un cane che faceva bizzarri giochi da circo.

«Una curiosa domanda, Crowley… tu credi che lassù ci sia il tuo Dio assoluto, no? Che osserva tutti e tutto, che stabilisce le prove delle vostre vite e ascolta preghiere… quindi perché stai chiedendo a me che cosa Ferid troverà nel mondo superiore? Dovresti essere sicuro di quello che ci troverà.»

L’argomentazione diede uno scossone deciso alle fondamenta di Crowley, perché si rendeva conto che doveva essere quello il suo primo pensiero: se Ferid poteva parlare con qualcosa di ultraterreno, quello era Dio o almeno uno dei suoi angeli. Eppure non era affatto sicuro.

«È vero che intorno a Ferid succedono fatti incredibili… e io… sono cattolico, ma non ho mai fatto una vera esperienza di Dio. Ho avuto la sensazione che mi ascoltasse, ma non l’ho mai sentito, né visto, neanche in un sogno. Dio era inconoscibile e invisibile per me, finché Ferid non è arrivato nella mia vita.»

Crowley era a disagio come nudo a parlare di qualcosa di così intimo con una strega e Ismael.

«Mi ha salvato con quel medaglione… ha salvato la bambina nel bosco… e quando io ho salvato lui ho cominciato a vedere un disegno in tutto questo, e… per la prima volta ho capito che nei piani di Dio non ero del tutto marginale… che si ricordava di me.»

Ismael inclinò appena la testa mentre lo guardava, ma non accennò a commentare.

«Quando lui è entrato nella mia vita ho iniziato a vedere Dio ovunque… anche in luoghi e forme in cui la mia religione non mi ha insegnato a trovarlo. Quindi… non sono più certo di sapere esattamente che cosa ci sia sopra e cosa sia sotto, e se sono cosciente di tutto quello che posso trovare nel mezzo.»

«È un buon modo di vedere le cose, Crowley… ti aiuterà, specie se Ferid ti costringerà senza volerlo a mettere in discussione tutto quello in cui hai creduto fino ad ora.»

Ismael alzò le mani a palmi aperti e strinse gli occhi.

«No. No, time out, non capisco.»

«Mh?»

«Parlate come se un pantheon di divinità antiche dovesse usare Pepper per irrompere nel mondo, sta diventando inquietante ascoltarvi!»

«Beh, è una visione drastica ma potrebbe non essere del tutto assurda» replicò Krul con la massima calma. «Se il mondo moderno ha preso un grosso granchio astrale e un pugno di antiche divinità babilonesi sono i regnanti del mondo superiore, potrebbero anche decidere di farlo.»

Lui aprì e chiuse la bocca senza emettere suono, troppo scioccato per parlare.

«Sarai contento, Ismael» commentò Crowley con una tranquillità che non sentiva. «Ci saranno finalmente peni eretti ovunque con il tuo Shiva.»

«Sbaglio o hai detto un momento fa che non è il momento delle buffonate?!»

Krul li interruppe con uno sbuffo sonoro.

«Quanto guaite per essere due uomini grandi e grossi! Ho per caso detto che Ferid sia l’Anticristo? Che sia il ponte definitivo che riporterà sulla terra i veri dei creatori del genere umano? Uomini e donne come lui nascono da millenni e non ci siamo mai estinti. Probabilmente, come succede per la magia, la scelta di come usare il suo dono dipende solo da lui.»

Ismael ponderò la questione, poi sorrise.

«Sì, questo mi piace di più.»

«Per quanto so di lui, Ferid è un guaritore più che un medium» fece poi Krul, pensierosa. «Tra noi due sono io quella che vede cose future, per lo più. Lui… sì, lui è stato in grado di guarire come nessuno che io abbia mai conosciuto nel mio ambiente ha mai potuto.»

Crowley appoggiò Naisha sull’altra spalla, dalla quale lei poteva puntare gli occhi su Ismael e renderlo decisamente nervoso, ma stava pensando a un’altra bambina che conosceva.

«Parli di Mary?»

«Mary? Chi è Mary?»

«Una bambina malata della nostra parrocchia… aveva una malattia degenerativa agli occhi e stava diventando cieca. La prima volta che ho portato Ferid a vedere la chiesa le ha segnato la fronte con l’acqua benedetta perché non arrivava all’acquasantiera» snocciolò, e a quel punto si toccò la fronte. «La malattia si è arrestata e poi è regredita, e ora Mary è sana. Nella mia comunità sono convinti che sia stato lui a farlo.»

«Probabilmente hanno ragione» affermò Krul, con un sinistro luccichio negli occhi. «Io so che è capace di qualcosa di straordinario perché ha guarito me. Qualcosa che neanche la mia magia è stata capace di fare.»

«Guarita da cosa?»

«La mia è una condizione genetica. Comporta una bassa statura e uno sviluppo non normale di organi nel corso della vita… c’è un limite a quanto forti possono diventare le mie ossa, i miei muscoli, o alla maturazione del mio utero, nello specifico. Non potevo avere bambini.»

Ismael fissò la neonata accigliato, ma non parlò.

«Mi ha detto di… quell’episodio» disse Crowley ermetico, per farle capire che sapeva di loro.

«Non credo che sia un caso che sia stato l’unico tra moltissimi uomini a mettermi incinta e dopo una volta soltanto.»

Ismael sgranò gli occhi e fissò Krul, poi fissò Crowley.

«Cosa? Chi? Chi ha messo incinta chi?»

Crowley decise che ignorarlo fosse la reazione più opportuna.

«Beh, a meno che tu non abbia delle brutte notizie per me, pare che ci sia riuscito anche il signor Bosley.»

Krul rise.

«Non ho notizie scioccanti, Naisha è figlia del signor Bosley oltre ogni dubbio… ma sono certa che sia stato Ferid a renderlo possibile.»

«E come avrebbe fatto?»

La piccola strega si mosse sullo sgabello, fece un sospiro profondo e un sorriso.

«Una volta che era da me in ospedale… parlavamo, niente di che, solo sciocchezze. Mi ha toccato la pancia» raccontò lei, e si toccò il ventre con una mano. «Mi ha dato una benedizione, sa che mi irritano le formule liturgiche cristiane e gli ho risposto male… lui mi ha nominato questa Mary, ma ero arrabbiata con lui e non l’ho lasciato parlare. Credo cercasse di raccontarmi di quella storia, ma aveva un tono… come quando fa lo stupido, quindi pensavo stesse inventando qualcosa di ridicolo.»

«Questo è un tantino tirato per i capelli» commentò Ismael.

«Sono tutte coincidenze… ma tutte insieme con Ferid al centro non cominciano a sembrare un disegno preciso?»

Ismael sembrava alle prese con il problema di Galois inverso, tanto era accigliato.

«Okay, quindi secondo voi due c’è una sorta di… geometria sacra con Pepper come punto centrale in cui si uniscono le linee?»

Krul ponderò il paragone, Crowley ci pensò su un momento. Lei scrollò le spalle, lui assunse un’espressione più convinta man mano che ci rifletteva.

«Sì, è un buon modo per riassumerlo.»

«Messa così concordo» fece il tenente.

Ismael li guardò come non credesse alle sue orecchie e sollevò le mani al cielo.

«Cioè, sono il solo qui a non bersi la storia della spada di Dio puntata dritta al cuore dei malvagi?»

Crowley sorrise: era tanto che non ripensava a Ferid in quei termini, ma ricordava come fosse successo ieri di aver chiesto a Dio la sua spada… e non si sarebbe mai aspettato di ricevere un’arma così bella. Ismael davanti al silenzio dei due presenti emise un borbottio indistinto.

«Dovete essere membri di un qualche ordine esoterico segreto che trama contro le insidie soprannaturali, voi e Pepper. Non può essere diversamente» brontolò lui masticando svogliato un pezzo di tortino. «La spada di Dio… siete invasati, lo sapete? Sciamani spade di Dio. Il Tomahawk di Dio, che cazzo.»

Sia Crowley che Krul scoppiarono a ridere.

«Sì, voi ridete, ma io che cosa dico a Pepper?!»

Il primo a riprendersi abbastanza da parlare fu Crowley, che non perse il sorriso.

«Credo che basterà dirgli che Krul gli fa sapere di confidare senza riserve nelle sue doti di taumaturgo… dopotutto l’hai detto anche tu, no? Cosa Ferid può fare più di un agente dell’MI6 è…»

«Fare miracoli» concluse Ismael, con l’aria di essersi pentito di quella scelta di parole.

Fece un sospiro molto teatrale, gettò la testa sull’avambraccio sul tavolo e sollevò il boccale.

«Posso avere quella birra? O anche qualcosa di più forte… ne ho bisogno.»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Owari no Seraph / Vai alla pagina dell'autore: A_Typing_Heart