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Autore: Domenico De Ferraro    04/02/2023    0 recensioni
ho visto un vagabondo dialogare con un angelo
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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HO VISTO UN VAGABONDO DIALOGARE CON UN ANGELO
 
Il mio viaggiare  mi conduce  per terre sconosciute ,ove provo a cantare  il mio  dolore                                                                 Il sofferto sogno di molte generazioni passate, mi trasformo  nel divenire che mi conduce  verso altri lidi      ed in altri miti in idillici espedienti. Mi riposo in   esclusive alcove ove il gallo cantò  il suo egoismo
 il suo vivere in  rime surreali .
 Poi rimango in attesa dell’’inizio di una nuova era che  solleverà le classi sociali verso il paradiso
Il sogno mio si perderà  tra le ore perduranti  nell’attimo di una felicita remota
La ruota  della speranza macinerà il grano   cresciuto dalla terra brulla
Coltivato sotto nuvole di cristallo.  il grano della guerra ucraino , il grano di trinacria
IL Grano mangiato sotto gli archi della citta assopita nella morte della sua civiltà
E verranno da lontani mondi con le loro navi galattiche alla ricerca di una risposta
Nella sera amorosa  la sirena   nuoterà per mari immaginari verso  altre sponde
Verso  isole sognanti illuminate dalla luna.
Annegherà nel sangue   il mostro della guerra
Annegherà nel mare   dell’ oblio il  signore ben vestito
Chi  rideva  degli ultimi cresciuti  sotto  il cielo che divide e  moltiplica
nell’essenza di una  verità divina.
Cresciuti sono  gli interrogativi sotto i  tralicci di vite secolari
Sotto gli archi  dolorosi ove dormono di solito i  disperati
Io Credo di non aver mai visto tanta indifferenza per strada.
Io penso mi farò   un altro  bicchiere vino
Poi mi guarderò un film  di avventura
Ma  lo sai  quasi,quasi me ne vado a coccare
Fai bene la realtà ti seguirà nel tuo dormire
Mi rinega io sono  un negro
Io sono quella che te la fatta vedere
Uhe non diciamo  cose sconce
Mi tieni  sopra il pisello
Tutto il resto  fa parte di varie pagine di  cronaca nera
Mi hanno chiamato dalla questura
Ho confessato ogni cosa   mi sono guardato allo specchio
Sei  sempre la stessa
Forse  prima ero bella mo’ so vecchia
Non piangere  il mondo e vecchio come te
Anch’io  non  ricordo quant’anni tengo me so scordato quando so morto  l’ultima volta.
Tutto quello che ho desiderato  ho dimenticato .
Mi sono messo a ridere .
O tiempo se pigliate a vita mia
Se pigliate tutte le mie cose belle e brutte che mi hanno arricriato  l’esistenza
 
Sai che ti dico fai quello che devi fare, poi lasciati andare
Poi tira  il discarico. Non c’è ragione per giungere a tanto.
Il mondo va avanti anche senza di noi due.
Non c’è ragione,  ne religione che possa spiegare  tanto orrore
Mi vorrei fa na bella cammenate sotto e stelle.
Bermi nu caffe  poi aspettare  l’alba dagli occhi lucenti.
Vorrei spiegare quello che mi passa per la testa
Fai buono  nun  te piglia collera.
Chi si piglia  collera e un ladro o una spia.
Io me voglio briacà.
 
CANTO
 
 
Tutto il dolore provato oggi non giungerà alla soglia della coscienza
Tutto quello che abbiamo perseguito ci condurrà verso altre logiche
Innati  mutamenti  algebrici,  che  diventeranno  tanti numeri primi
Ed il mondo ruoterà  per altri intendimenti
Esploderà nella sua stupida  rinascenza
Ed il rimembrare ci condurrà  verso  questo viaggio ai  limiti della ragione
Ai margini di un foglio ove le parole ballano sotto le luna
 si spogliano si accoppiano
Si moltiplicano nell’amplesso carenale
Nella sensualità del divenire il signore ci  parlerà del miracolo  della moltiplicazione dei pesci e dei pani
  
 
 
   
 
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