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Autore: Star_Rover    06/02/2023    6 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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XXI. Il ritorno  
 

Verner ravvivò il fuoco, restando ad osservare le fiamme che ardevano nella penombra. I recenti eventi gli avevano dato molto su cui riflettere. I Rossi erano pronti a combattere, avevano il supporto dei bolscevichi, era solo una questione di tempo prima che giungesse l’ordine di insorgere.
Verner non aveva più dubbi, aveva conosciuto la fame e la sofferenza, la sua famiglia meritava un futuro migliore. La Rivolta era l’unica soluzione e la sola speranza.
Inevitabilmente ripensò agli insegnamenti di Aleks, la sua improvvisa partenza l’aveva lasciato privo di una guida, ma non avrebbe smesso di seguire i suoi consigli. Poteva comprendere le sue motivazioni, in fondo quella non era la sua guerra. Aleks non aveva mai nascosto le sue vere intenzioni, non era un codardo e viveva il suo esilio come una terribile punizione. Sapeva che al momento opportuno non avrebbe esitato a combattere per il suo popolo e la sua terra. Provò comunque profonda tristezza nel ritrovarsi nuovamente solo.
Verner stava pensando a questo avvertì un’altra presenza nella stanza.
Irina si avvicinò al figlio, sedendosi anch’ella davanti al camino.
Il ragazzo cercò di mostrare un sorriso rassicurante.
La donna lo guardò con commozione.
«È bello rivederti a casa»
Verner non volle illuderla: «ripartirò presto»
Irina non poté far altro che rispettare la sua volontà, si fidava del figlio.
«Avevo bisogno di parlarti, è importante»
«Di che si tratta?»
«Sono preoccupata per tuo fratello»
Il giovane si interessò subito alla questione: «per quale motivo?»
«Egli è intenzionato a fare il suo dovere per aiutare i tuoi compagni, temo che possa mettersi in pericolo»
Verner non fu sorpreso, ma non poté evitare di mostrare apprensione.
«Ha solo quindici anni e tu non dovresti parlargli di certe cose…» continuò Irina.
«Non puoi pensare di proteggerlo per sempre dal mondo. È meglio che sappia da me la verità piuttosto che scoprirla da solo»
Sua madre lo rimproverò: «credi di sapere tutto su questa guerra, ma presto scoprirai che la realtà è ben diversa da quel che immagini»
«Tutto quel che so è che voglio aiutare la mia famiglia» rispose Verner in sua difesa.
Irina guardò il figlio negli occhi, riconoscendo in lui la stessa determinazione del padre. In quel momento ebbe la certezza di non poter fare nulla per impedire ai suoi figli di prendere parte alla rivolta. Seppur con le migliori intenzioni, entrambi avevano intrapreso una strada pericolosa. Si domandò se fosse stata colpa sua, una buona madre avrebbe potuto permettere ciò? I suoi figli erano cresciuti, ed ora rischiava di perderli.
Verner uscì per prendere altra legna, le fiamme si stavano affievolendo.
Irina tornò nella sua stanza, soltanto quando fu sola si abbandonò ai singhiozzi.
 
Prima di avvertire i passi di suo fratello, Verner udì Saija abbaiare con entusiasmo. La lupacchiotta era sempre felice di rivedere il ragazzino che l’aveva salvata. Tra loro si era creato un legame speciale.
Verner accolse Hjalmar con un abbraccio, per poi invitarlo a sedersi al tavolo della cucina.
Inizialmente parlarono di questioni di poco conto, scambiandosi opinioni e battute come una normale coppia fratelli che si ritrovava dopo tanto tempo. Ad un certo punto però Verner si sentì in dovere di affrontare una conversazione più seria.
«Mamma è preoccupata per te e conoscendoti temo che ne abbia motivo»
Hjalmar abbassò lo sguardo, ma non disse nulla.
«Voglio solo sapere la verità, ti prometto che la questione resterà tra noi»
Il più giovane esitò, ma alla fine cedette, sapeva di non aver nulla da dover nascondere al fratello.
«A volte consegno messaggi per il tenente Hedmann» ammise.
Verner sgranò le iridi celesti.
«Hai intenzione di unirti alla sua squadra?»
«Non voglio combattere, cerco solo di rendermi utile»
Il fratello maggiore rimase in silenzio.  
«Sei arrabbiato con me?» domandò Hjalmar.
Egli scosse la testa.
«No, voglio solo che tu sia consapevole di quel che stai facendo»
«So che si tratta di un compito pericoloso, ma i miei compagni si fidano di me»
Verner poté comprendere le sue ragioni: «non posso impedirti di fare ciò che ritieni giusto»
«Ti prometto che starò attento, non ti deluderò»
Il giovane mostrò un mesto sorriso, aveva sempre cercato di fare del suo meglio per proteggere il fratello, anche in quell’occasione tentò di optare per la scelta più prudente. Se l’avesse obbligato a stare lontano dai ribelli sicuramente avrebbe ottenuto l’effetto opposto.
Inoltre si fidava dei suoi compagni e voleva credere che anche loro potessero aver cura di Hjalmar. In fondo aveva solo quindici anni, si sentiva grande, ma era poco più di un ragazzino.
«A proposito, ieri ho recapitato un messaggio che potrebbe interessarti…»
Verner guardò il fratello con curiosità.
«Gli Jäger torneranno presto» affermò Hjalmar.
Il giovane ebbe un momento di esitazione.
«Sei sicuro?»
Il ragazzino annuì.
Verner rimase sconvolto da quella notizia, tanto che non seppe come reagire. Per tutto quel tempo aveva sperato che Jari potesse tornare sano e salvo, ma ormai erano cambiate tante cose, loro erano cambiati. Lo considerava pur sempre un traditore, forse avrebbe preferito non rivederlo mai più.
Hjalmar continuò a parlare: «il tenente Hedmann dice che la guerra scoppierà presto»
Verner preferì non affrontare l’argomento.
«È tardi, riparleremo di questo domani»
Hjalmar percepì l’angoscia del fratello, senza aggiungere altro si avvicinò a lui per abbracciarlo.
«Sono felice che tu sia tornato» disse prima di scomparire sulle scale.
 
***

Jari aveva provato a immaginare molte volte il suo ritorno in Patria, soprattutto dopo l’armistizio che aveva determinato la fine dei combattimenti sul fronte orientale.
Jari era convinto che i tedeschi avrebbero assegnato al 27° Battaglione un nuovo ruolo nella riorganizzazione delle forze belliche. Per questo era rimasto sorpreso quando gli era stato riferito che finalmente gli Jäger avrebbero fatto ritorno in Finlandia. Aveva chiesto più volte conferma a Bernhard, il quale l’aveva sempre rassicurato sulla veridicità di quelle informazioni.
Ben presto tra i volontari iniziarono a diffondersi opinioni contrastanti sull’esito della guerra e sul destino della Finlandia.
Nonostante dubbi e incertezze, tutti si mostrarono lieti di tornare a casa. Quando giunse la notizia ufficiale l’intero campo si dedicò ai festeggiamenti.
Yrjö fu l’unico a non partecipare, preferendo restare nella solitudine della sua stanza. Qualcosa in lui era cambiato da quando aveva lasciato l’ospedale di Libau.
Il dottor Lange si era accorto di ciò, ma aveva preferito lasciare del tempo al suo giovane assistente per stare solo con i suoi pensieri. Quella sera però il medico si decise ad affrontare la questione.
«Credevo che saresti stato felice di tornare in Finlandia» iniziò con dovuta discrezione.
Il ragazzo sospirò: «suppongo che non sarà così semplice…»
«Già, ma non è la situazione politica incerta ad affliggerti in questo momento. Dico bene?»
Yrjö intuì di non poter mentire al suo collega più anziano. Dopo qualche istante di esitazione decise di confessare la verità.
«Non riesco a darmi pace per quello che è accaduto» ammise tristemente.
«Hai svolto il tuo dovere»
Il giovane non parve convinto: «probabilmente è così…eppure continuo a sentirmi in colpa»
«Non hai responsabilità a riguardo» replicò il medico.
«Forse avremmo potuto fare di più»
«Eravamo al fronte a combattere contro un’epidemia di tubercolosi, le cose sarebbero potute andare anche molto peggio di così» fu l’oggettiva risposta.
Yrjö scosse la testa: «dunque non dovrei far altro che accettare la morte dei miei compagni?»
«No, è giusto che tu stia provando dolore in questo momento. In qualche modo però dovrai superare tutto questo. Non è semplice, ma prima o poi tutti noi dobbiamo far fronte alla triste realtà. Prima di essere medici siamo uomini, abbiamo i nostri limiti. Non possiamo salvare tutti. L’importante è sapere di aver fatto il proprio meglio»
Yrjö rifletté su quelle parole.
«Hai dimostrato di essere un ottimo medico. Quando tornerai in Finlandia i tuoi connazionali potrebbero aver ancora bisogno del tuo aiuto. La paura di fallire non può fermarti dalla volontà di fare del bene»
Il giovane sollevò lo sguardo: «crede davvero che potrei diventare un buon medico?»
«Non ho alcun dubbio a riguardo, ma dipende tutto da te»
Yrjö rivolse al suo mentore uno sguardo colmo di riconoscenza e gratitudine.
«Farò tesoro dei suoi consigli»
Il dottor Lange mostrò un benevolo sorriso: «credo che tu debba tornare dai tuoi compagni adesso»
Il giovane annuì, non era ancora pronto a superare l’accaduto, ma condividere la gioia dei suoi amici per l’imminente ritorno a casa poteva essere una necessaria distrazione.
Il medico tedesco rimase qualche istante immobile per osservare la figura del ragazzo scomparire oltre al corridoio. Nel suo giovane assistente aveva riconosciuto il se stesso del passato, quando ancora era tormentato da timori e incertezze. Crescendo non aveva trovato una risposta a tutte le sue domande e ancora soffriva a causa del suo mestiere, nonostante tutto era consapevole di non potersi arrendere.
Questa esperienza, per quanto terribile, avrebbe aiutato Yrjö a capire il valore delle sue scelte.
Il dottor Lange aveva fiducia in lui e nelle sue capacità, era certo che il suo allievo non avrebbe deluso le sue aspettative.
 
 
Pur restando in disparte Yrjö fu lieto di vedere i suoi connazionali coinvolti nei festeggiamenti. Dopo aver trascorso più di due anni lontano da casa i volontari erano felici di poter finalmente far ritorno.
Il medico si avvicinò ai suoi compagni che si erano radunati intorno al fuoco.
Lauri porse all’amico la sua borraccia, Yrjö avvertì l’odore dell’alcol, ma quella volta accettò. D’altra parte si trattava di un’occasione speciale e almeno per quella sera poteva permettersi un goccio di brandy. Il giovane buttò giù un sorso, non essendo abituato si ritrovò a tossire con un’espressione di disgusto.
Lauri rise recuperando la sua borraccia: «scusa, avrei dovuto avvertirti»
«Non importa, avevo bisogno di qualcosa di forte»
L’amico si sistemò al suo fianco.
«Che succede? Non sembri affatto felice di tornare a casa»
Yrjö prese un profondo respiro.
«Dopo tutto quello che è successo non penso di poter semplicemente voltare pagina»
«Nessuno pretende che tu debba farlo»
«E come dovremmo affrontare il nostro futuro?»
«Non lo so, ma…l’importante adesso è essere vivi»
Yrjö rimase a lungo in silenzio, osservando le fiamme con lo sguardo perso e vacuo.
«Dunque la vedrai?»
Il giovane medico sussultò, sorpreso da quella domanda.
«Cosa?»
«La ragazza della fotografia…la incontrerai quando tornerai in Finlandia?»
Yrjö dovette ammettere che, nonostante tutto, non aveva mai smesso di pensare a Kaija.
«Suppongo che certe cose possano sopravvivere solo in guerra» ammise con amarezza.
Lauri non esitò a ribattere: «sei così riluttante solo perché si tratta della sorella di Jari?»
L’amico arrossì con lieve imbarazzo.
«Davvero credevi che non l’avrei scoperto? Non sono stupido!»
«Non…non è questo il problema. Il fatto è che…oh, dannazione! È tutto così complicato…»
«Tu sei complicato. La situazione è semplice. A te piace quella ragazza e c’è una buona probabilità che anche lei sia innamorata di te. A questo punto perché vuoi tirarti indietro?»
Yrjö non trovò una risposta, in fondo nemmeno lui conosceva il motivo della sua titubanza. Credeva di non meritare nulla di bello, non dopo quel che era successo. Percepiva ancora le mani sporche di sangue…il senso di colpa gli impediva di aprire il suo cuore a un sentimento puro e nobile come l’amore.
 
 
Jari si allontanò dalla folla di soldati già mezzi ubriachi per cercare il suo comandante. Vagò nell’oscurità tra le baracche del campo, seguì la rete di filo spinato e proseguì lungo il sentiero fino a raggiungere l’alloggio del tenente. Bussò alla sua porta sperando di trovarlo solo, aveva bisogno di parlare con lui in privato.  
Winkler era seduto al tavolo, impegnato a scrivere lettere su carta dai timbri imperiali. Jari non ebbe dubbio che fossero destinate a Berlino.
«Devo dedurre che anche il nostro ritorno sia stato pianificato»
Il tedesco annuì: «abbiamo fornito il nostro contributo in questa guerra»
«Che cosa accadrà adesso?»
Bernhard guardò l’amico negli occhi: «non lo so, ma di certo non resteremo fermi a lungo. La nostra Patria ha bisogno di essere difesa e protetta»
«I tedeschi continuano a sostenere la nostra Indipendenza?»
L’ufficiale annuì: «abbiamo armi e uomini ben addestrati, tutto questo grazie al supporto della Germania»
Jari non poté contraddire le sue parole, non aveva motivo per sospettare ancora dei loro alleati. Tutta quella diffidenza non era più necessaria. Soltanto in quel momento poté comprendere il vero obiettivo di Winkler e si pentì per aver dubitato di lui in passato.
Bernhard si rialzò in piedi, avvicinandosi lentamente.
Il giovane rimase immobile, fremendo tra incertezza e desiderio.
Winkler lo strinse a sé, Jari non trovò il coraggio di sottrarsi a quell’abbraccio. Sapeva di non poter pretendere nulla da quel rapporto ed era consapevole che una volta tornati in Finlandia le loro strade si sarebbero separate nuovamente. In quel momento però si sentì al sicuro.
Non aveva dubbi, era certo che i sentimenti del suo compagno fossero sinceri. Come per dimostrare ciò Winkler prese il suo viso tra le mani e lo baciò.
Jari cedette ancora una volta a quella passione proibita, desiderando soltanto trascorrere quell’ultima notte tra le sue braccia.
 
***

L’accampamento delle Guardie Bianche nascosto tra le montagne era quieto e silenzioso, nella notte si udiva solamente il rumore delle sentinelle che camminavano nella neve.
Il soldato Lars Sjöberg offrì una sigaretta al suo compagno.
«La situazione a sud è sempre più preoccupante…Helsingfors non è più sicura»
«Intendi Helsinki?» domandò Kris con aria perplessa.
«Già…anche se quando le Guardie Rosse prenderanno in controllo la città tornerà ad essere russa»
«Questo non possiamo permetterlo!»
«Purtroppo le Guardie Bianche non riusciranno ad organizzarsi in tempo per difendere la capitale»
«Per quale motivo?»
«Perché nessuno poteva immaginare quel che sarebbe successo in Russia. Non pensavamo che i Rossi avrebbero deciso di portare la Rivoluzione anche oltre al confine»
Kris provò un’intensa sensazione di rabbia e frustrazione: «avremmo dovuto agire per difenderci!»
«Calmati ragazzo, non è ancora troppo tardi per questo»
«E nel frattempo cosa dovremmo fare? Restare nascosti sulle montagne come esiliati?»
«Il reclutamento ha avuto successo, ma i volontari come te devono essere addestrati prima di essere schierati in prima linea»
«Non sono un novellino, so sparare con un fucile!»
L’uomo mostrò un ironico sorriso: «i Rossi sono ribelli senza alcuna disciplina, noi invece siamo un vero esercito, i nostri soldati sono ben addestrati. Il maggiore Tanner è un ex-ufficiale dell’esercito imperiale, mentre il capitano Blomström è appena tornato dalla Germania. Gli Jäger hanno visto la guerra con i loro occhi, sanno bene quel che dovremo affrontare. Dunque, se vuoi un consiglio, cerca di apprendere il più possibile dai tuoi comandanti»
Kris ascoltò attentamente quelle parole. Inevitabilmente pensò al fratello di Kaija, si domandò se anche lui fosse tornato in Finlandia. Forse il capitano Blomström sapeva qualcosa su di lui. Alla prossima occasione avrebbe tentato di indagare a riguardo.  
«Fortunatamente abbiamo il supporto dei tedeschi. L’ultima nave ci ha riforniti di armi a munizioni. Abbiamo abbastanza risorse per mantenere la pace, almeno per il tempo necessario a rafforzare l’esercito»
«Perché i tedeschi vogliono aiutarci?»
«Semplice. Perché anche loro vogliono sconfiggere i comunisti!»
«Si tratta di questioni che riguardano la guerra?»
«Anche la Germania sta lottando per l’Indipendenza, suppongo che l’alleanza sia nata per questo»
Kris non poté far altro che fidarsi del suo compagno.
«Per quale motivo il capitano Blomström è tornato mentre altri Jäger sono rimasti in Germania?»
«Non lo so, ma è probabile che questa decisione abbia a che fare con la Cavalleria. Quasi tutti gli Jäger che sono tornati con l’ultima nave dalla Germania appartengono a quel Reparto»
Kris rimase perplesso a riguardo.
«In ogni caso sono certo che presto tutti gli Jäger faranno ritorno in Patria» continuò Lars.
Il giovane volle credere alle parole del suo commilitone.
In quel momento il silenzio della notte fu interrotto da alcuni rumori sospetti.
Istintivamente Kris strinse il fucile, immediatamente riconobbe il rumore degli zoccoli che battevano sulla neve ghiacciata.
I due soldati si appostarono vicino al sentiero, poco dopo notarono un civile a cavallo, era solo e sembrava avere fretta di raggiungere l’accampamento. Appena riconobbe i due soldati il giovane sconosciuto si fermò.
Kris gli ordinò di scendere da cavallo, egli obbedì senza protestare.
«Chi sei? Cosa fai qui?»
«Devo parlare con il vostro comandante, c’è stata una rivolta in città»
Lars esitò: «è la verità?»
Il ragazzo aveva il volto arrossato dal pianto, ma la sua voce rimase ferma e decisa.
«Sì, signore. I Rossi hanno ucciso mio padre e mio fratello»
Kris avvertì un nodo alla gola nel sentire quella testimonianza. La situazione stava degenerando rapidamente.
Sjöberg non perse altro tempo.
«Coraggio ragazzo, vieni con noi»             
Il giovane seguì i due soldati, per tutto il tragitto rimase in silenzio, ma il suo sguardo cupo manifestò a pieno la sua brama di vendetta.
 
***

Il ritorno degli Jäger in Patria fu ostacolato dal gelo. Una rompighiaccio giunse in soccorso per liberare il passaggio e permettere alla nave tedesca di raggiungere Vaasa, la nuova capitale della Finlandia non comunista.
I soldati furono accolti come degli eroi. Una gran folla si radunò nella piazza della città per omaggiare i soldati tra applausi e grida di approvazione.
Il 27° Battaglione era ormai stato dismesso dallo Heer ed ora era pienamente parte del nuovo esercito finlandese. Jari era stato lieto di disfarsi delle divise tedesche per indossare l’uniforme delle Guardie Bianche. Tutti coloro che avevano ricevuto un addestramento speciale avevano ottenuto un’immediata promozione. Così anch’egli mise piede sul suolo finlandese con il grado di sottotenente.
Fu orgoglioso di partecipare alla parata ufficiale dove i volontari ricevettero gli onori dal generale Mannerheim in persona.
Ovviamente i nuovi arrivati erano preoccupati per la situazione in cui si trovava la Finlandia, in Germania avevano seguito le ultime notizie riguardanti la guerra civile, ma non avevano idea di cosa fosse realmente successo. Avevano abbandonato la Finlandia sotto il comando degli invasori russi, ritrovandosi a distanza di pochi anni in una Nazione divisa, dove due fazioni appartenenti a ideologie diverse e ceti sociali opposti stavano combattendo un’aspra guerra di conquista per il potere.
Ufficialmente gli Jäger erano un Reparto speciale dei Bianchi, così come Winkler e i suoi sostenitori avevano pianificato fin dall’inizio. A differenza del piano originale però i russi non erano il loro unico nemico.
Jari aveva affrontato decine di volte quei discorsi con i suoi compagni, nessuno era realmente convinto di quella guerra, ma non c’era altra possibilità. Le Guardie Rosse dovevano essere fermate, la Finlandia non poteva diventare comunista.
Le motivazioni politiche, sociali ed economiche potevano avere la loro rilevanza, ma per Jari e i suoi commilitoni si trattava di senso del dovere. Avevano lottato per l’Indipendenza ed ora dovevano continuare a combattere per difendere l’amata Patria.
Jari pensava a questo mentre la banda suonava le note di Sibelius e i soldati intonavano in coro il ritornello della marcia militare.
 

Il nostro dovere non sarà compiuto,
finché il popolo della Finlandia non avrà ottenuto la Libertà.
   
 
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