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Autore: sidphil    07/02/2023    0 recensioni
Mickey e Mandy hanno tutto quello che una persona potrebbe desiderare: tanti soldi, una bella villa, Mickey scaffali pieni di libri e una chitarra che ama alla follia, Mandy un migliore amico che le vuole bene, popolarità e orde di ragazzi ai suoi piedi. Tuttavia, entrambi portano il peso di numerosi segreti sulla loro vita e la loro famiglia. Ian, migliore amico di Mandy, è tenuto costantemente all'oscuro per essere protetto, anche se lui stesso deve convivere con amare sofferenze.
Una storia un po' diversa dal solito, dove vedremo una Mandy e un Mickey diversi ma in un certo senso sempre uguali a quelli che conosciamo e un Ian un po' perso che ha bisogno di trovare sè stesso e che ci riuscirà proprio grazie a loro, senza rendersi conto di quanto può offrire in cambio lungo la strada.
Questa storia è una TRADUZIONE, per cui ho ottenuto il permesso dall'autrice originale.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nel tentativo di alleviare un po’ la tensione per gli esami imminenti, Ian andò in palestra. Finì di allenarsi verso sera e fu lì che scorse Mickey seduto sul bordo della balconata del complesso in cui si insegnava Storia, il viso nascosto da un giornale, ma questo non impedì comunque a Ian di riconoscerlo. Era nella sua figura, nel modo in cui si vestiva, in cui era in grado di stare comodo nonostante fosse quasi sul punto di cadere da un’altezza di quasi cinque metri, il modo in cui era semplicemente Mickey, che lo rendeva così facile da riconoscere.

- Ehi – lo chiamò quando arrivò sotto di lui. – La prossima volta che cercherai di farmi credere che non sei un gatto, ti ricorderò questo momento. Mickey non rispose quindi Ian entrò, salì le scale e aprì la porta di accesso al balcone. Mickey non si era mosso di un millimetro né aveva detto una parola, totalmente preso dal giornale. - Ehi, che succede? – ci riprovò Ian appoggiandosi alla ringhiera con un tale scatto che Ian dovette fare un passo indietro.

- Non può essere, sto allucinando – disse in tono teso, mettendogli il giornale sotto al naso.

- Ehi aspetta, con calma – rise Ian prendendo il giornale per leggere. Ispezione la pagina per trovare il motivo dell’agitazione di Mickey; aveva gli occhi talmente spalancati che Ian cominciava ad aver paura ma alla fine trovò la ragione di tutto quell’entusiasmo e rimase a bocca aperta. – Porca troia. È… oh mio dio, Mickey –

- Leggi, leggimelo ad alta voce, cazzo –

- “In seguito a precedenti accuse… molte vittime dello stesso fenomeno si sono fatte avanti per confermare atti di estorsione, ricatto e corruzione da parte della compagnia, riportando che tali avvenimenti sono piuttosto frequenti e si sono protratta per un lungo periodo di tempo. Recenti testimonianze stanno portando nuove prove al caso che sostengono l’accusa di crimine organizzato…” –

- La parte più importante – lo rimproverò Mickey afferrandolo per i polsi, come se avesse bisogno di sostenersi a lui per restare in piedi. Gli occhi di Ian tornarono sulla pagina e la sua voce riecheggiò nel vuoto terrazzo.

- “Anche con un avvocato del calibro di Raven Segal, ci sono così tante testimonianze contro Terry Milkovich che…” –

- “Sara difficile che riesca a cavarsela senza conseguenze” – continuò Mickey, la voce sottile per il freddo e le dita che scavavano così tanto nei suoi polsi da lasciare dei segni rossi prima di lasciarli andare, le pupille dilatate. Ian riflesse tutta la pagina, per essere sicura anche lui di non aver immaginato nulla.

Molte persone stavano testimoniando contro Terry Milkovich, perlopiù compagnie minori che esponevano i piccoli e sporchi segreti della sua attività. Qualsiasi cosa Terry avesse fatto o stese facendo, stava saltando fuori tutto dalle fondamenta del suo impero, facendolo crollare qualche gradino più in basso dalla sua posizione privilegiata in cima alla scala gerarchica.

Mickey si sentiva come se un vulcano di energia fosse esploso dentro di lui e non sapeva cosa fare. – Nero su bianco, stronzo – sussurrò, ancora incredulo all’idea che finalmente Terry si stesse scontrando con la giustizia. L’uomo che si credeva invincibile stava per essere fermato, il suo mondo stava andando in frantumi e poteva solo continuare a crollare sempre di più.

 - Mickey – disse Ian raggiante. – È fantastico, cazzo. Quello stronzo finalmente… -. Lasciò cadere il giornale perché Mickey gli si lanciò addosso, mozzandogli il fiato con un abbraccio mentre rideva come un pazzo. Fu così scioccante che inizialmente Ian non seppe cosa fare, se ridere insieme a lui o no. Ascoltò la sua risata genuina e sentì un nodo alla gola quando qualcosa cambiò nel suo tono, che divenne più rauco e dopo poco aveva lasciato da parte le risate per essere sostituito da un lieve ansito. Ian lo strinse e lo baciò sulla testa, rassicurandolo che non c’era niente di male nello sfogarsi.

Mickey non si preoccupò di coprire le lacrime che stavano bagnando la camicia di Ian perché tanto lo avrebbero comunque tradito il tremolio delle spalle e delle ginocchia, quindi che senso aveva? Chi avrebbe mai cercato di soffocare quel tipo di felicità? Quel tipo di felicità che si prova quando si scopre che l’incubo in cui hai vissuto, che credevi non sarebbe mai finito, può sparire, non può più tornare a tormentati e riportarti all’inferno. Terry sarebbe finto in prigione , sarebbe sparito e avrebbe perso tutta la sua protezione, quindi qualcosa di terribile gli sarebbe successo, no? Questo era il segno che il karma era davvero una puttana, no? Anche se fosse stata un’illusione, per Mickey era come se gli avessero appena tagliato una corda attaccata alla sua gamba che lo trascinava giù con il suo peso e quella paura continua nella sua testa svanì, anche solo per un secondo.

 

 

 

Il silenzio della libreria lo distraeva, era tutto troppo calmo e Ian riusciva a concentrarsi a stento per studiare. Ma non era l’unica distrazione. Non riusciva a smettere di guardare Mickey ogni dieci secondi da quando erano arrivati due ore prima. Avrebbe dovuto vergognarsi, arrivato a quel punto rasentava l’inquietudine, ci mancava solo che cominciasse a sbavare, ma ormai non gliene importava più.

L’unica cosa c’è gli ricordava di dover studiare gli appunti invece della faccia di Mickey era Mandy che continuava ad alzare gli occhi al cielo, controllandolo. Non era estranea all’euforia data dal sesso, che faceva con Mickey ogni sera dal loro ritorno da Miami; era più il fatto che lei ne fosse al corrente ad essere sia imbarazzante che rassicurante. Almeno non aveva dovuto dirle ad alta voce che entrava nei pantaloni di suo fratello in ogni occasione possibile.

Mickey sembrava totalmente ignaro, troppo immerso nel romanzo che aveva scelto al volo quando erano entrati, completamente distante da resto del gruppo. In effetti, Ian era abbastanza sicuro che l’unico motivo per cui avesse accettato di unirsi a loro nel suo giorno libero era che aveva esaurito le cose da fare a casa.

Sorrideva tanto, incapace di nascondere l’immensa felicità alla notizia su suo padre. E anche Mandy. Il suo ragazzo era seduto in silenzio che studiava accanto a lei e Ian si era accorto che si stavano perlopiù mandando messaggi romantici, quindi non avrebbe dovuto sentirsi troppo in colpa per aver fissato Mickey invece di studiare, anche se non veniva ricambiato.

E poi c’era Sean, che non smetteva neanche per un secondo di parlare di qualsiasi cosa non centrasse con lo studio, incluse le sue soffocate esultanza per la partita di basket che stava guardando sul portatile. L’unico motivo per cui esultava sottovoce era un livido sulla caviglia, cortesia di un calcio ben assestato di Mickey.

La parte peggiore di quel gruppo di studio era Blake che si era presentato senza invito e si era seduto proprio accanto a Ian, provandoci con lui proprio sotto il naso di Mickey, che in quel momento non doveva funzionare molto dato che era totalmente preso dal libro che teneva in mano.

Ma ad Ian non importava più di tanto, era troppo distratto a guardare Mickey leccarsi la panna della cioccolata calda dall’angolo della bocca. Quando si alzò per andare in bagno, Blake invase immediatamente lo spazio di Ian. Non sembrava disturbato dal suo visibile disagio.

- Vuoi che ti legga ad alta voce quelle flash card? È più facile memorizzarle così -. Il suo ginocchio sfiorò quello di Ian sotto al tavolo e Ian lo spostò con un sussulto, fingendo un sorriso educato.

- No, tranquillo –

- Non è un problema, faremo piano, non daremo fastidio agli altri -. Fu così suggestivo che ad Ian quasi finì il caffè di traverso è questo provocò un sorriso soddisfatto a Blake. Fantastico, proprio ciò che ci voleva.

- Un sinonimo di inquietudine? – lesse Blake sporgendosi ancora di più verso di lui. Ina guardò altrove, sperando che cogliesse il messaggio.

- Turbamento – sospirò Ian facendo traballare il dito sul proprio braccio.

- Che paroloni – commentò con un sorrisetto Blake sfogliando le carte. – Ti piacciono le cose grosse? –

Ian non sapeva neanche come diavolo rispondere a una cosa del genere ma spostò con cautela la sedia più lontano da Blake, verso l’estremità del tavolo. Blake non sembra notarlo e lesse un’altra carta.

- Sinonimo di bestiale? –

- Disumano, selvaggio – rispose Ian lentamente, mentre la definizione gli tornava in mente poco a poco. Blake avanzò con la sedia, avvicinandosi di nuovo alle gambe di Ian.

- Mi sento un po’ selvaggio in questo momento se ti va di andare a fare un giro – suggerì Blake a voce bassa e fu in quel momento che qualcuno lo tirò in piedi alzandolo dalla sedia.

- Porta quella faccia da culo fuori di qui, pervertito del cazzo – sbraitò Mandy trascinandolo per il colletto e spingendolo lontano da tavolo. – La prossima volta preparati ad essere preso a calci nel culo –. La bocca di Sean sfiorava quasi il pavimento per lo stupore a quella reazione e Ben non era da meno, con la faccia d’uno che si stava chiedendo cosa diavolo fosse appena successo. Alcuni studenti nelle vicinanze osservarono la scena mentre Blake si risistemava la maglia alternando lo sguardo tra uno e l’altra.

Mickey tornò giusto in tempo e si sedette al suo posto cercando Ian con gli occhi e alzò le sopracciglia in uno sguardo interrogativo. – Sembra che abbiate appena visto un fantasma, cos’è successo mentre pisciavo? –

- Credo che anche Blake se la sia appena fatta sotto – sorrise Ian lanciando un’occhiata a Mandy che si stava sedendo di nuovo vicino a Ben. Sorrise e tornò a studiare mentre Mickey invece si alzava e faceva il giro del tavolo per andare a sedersi nel posto occupato poco prima da Blake. Rimase incollato al libro quando parlò.

- Stavo cercando di comportarmi da signore per rispetto tuo – disse beffardo. – Lo avrei preso a calci quando avremmo finito qui, ma la giornata è ancora lunga e il campus non è così grande –

- Mick – lo rimproverò Ian senza troppa convinzione; si sentiva stranamente contento. – Non ti preoccupare, ormai so gestire i pervertiti –

- Ma non dovresti trovarti nella situazione di doverlo fare – replicò deciso Mickey alzando gli occhi. – La prossima volta se non sarai tu a fare qualcosa lo farò io – aggiunse dopo un attimo di silenzio. Si fissarono per qualche secondo e Ian si affrettò a tornare allo studio, arrossendo. Era il modo in cui Mickey lo guardava, come se riuscisse a penetrarlo con i suoi occhi. Era tutto il giorno che lo guardava di nascosto e nel momento in cui Mickey ricambiata il suo sguardo si voltava imbarazzato? Grugnì contro al palmo della mano e non alzò più la testa.

 

 

Passò un’altra ora al termine della quale Ian stava rosicchiando la penna, nervoso per il tema che doveva scrivere siccome stava facendo fatica a mettere insieme i risultati delle sue ricerche. Le palpebre cominciavano a calargli e aveva la vista annebbiata. Fece traballare ripetutamente il piede sul pavimento per restare sveglio e si rialzò di scatto quando gli ciondolò la testa.

- Ehi – lo chiamò gentilmente Mickey, sfiorandogli il piede con il proprio. – Hai bisogno di un sonnellino? –

- No, devo finire qui – borbottò copiando gli appunti dal computer sul quaderno. Si stropicciò gli occhi e bevve un sorso di caffè mentre Mickey lo guardava storto.

- È il quarto che bevi da quando siamo qui e a quanto pare non sta facendo niente per tenerti in piedi. Vai a casa e dormi un po’ –

- Non posso, devo finire – fece spallucce Ian scuotendo la testa. Quando gli si chiusero di nuovo gli occhi, gli sembrò che la stanza stesse girando in un vortice di colori e che l’unica cosa che lo teneva ancorato al pianeta terra era il gusto amaro del caffè e il profumo dello shampoo di Mickey. Gemette e cercò di trovare il pavimento, aprendo finalmente gli occhi e respirando a malapena. Mickey gli teneva il viso tra le mani e stava dicendo qualcosa, ma era tutto distorto, proprio come le figure sfuocate delle persone dietro di lui. Ian scosse la testa, cercando di dirgli che non capiva e improvvisamente la terra sotto i suoi piedi svanì.

 

 

 

 

Ian si sedete e cominciò a tossire, cercando freneticamente con lo sguardo intorno alla stanza. Non era più in biblioteca ma nella quiete della sua stanza al dormitorio, nel letto. I suoi occhi si poggiarono su Mickey spaparanzato alla scrivania e che si avvicinò a lui in un lampo. – Cosa… - cerco di chiedere Ian, incapace di formulare la frase che voleva dire.

- Sei svenuto – rispose Mickey. – Hai bisogno di più riposo –

- Potrebbero essere le medicine – spiegò Ian grattandosi la guancia con il dorso della mano.

- Ti ho riportato nella tua stanza, Mandy ha detto he odi il dottore –

- Grazie –

- Hai bisogno di qualcosa da bere o da mangiare? Hai male da qualche parte? –

- Sono già svenuto in passato, non è niente di che, stai tranquillo – sorrise Ian sdraiandosi di nuovo comodamente sul cuscino. – Scusami –

- Ti stai seriamente scusano per questa cosa? – lo riproverò in tono beffardo Mickey sedendosi sul letto.

- Sai come sei fatto – rispose serio Ian. – Ti preoccupi più di qualsiasi altra persona io abbia mai incontrato –

Le sopracciglia di Mickey schizzarono vero l’alto e incrociò le braccia. – Ma sei sicuro di conoscermi bene? –

- Per esempio – continuò Ian. – Hai finto di non essere preoccupato per tua mamma in ospedale pure le hai rimboccato le coperte quand’era ubriaca –

- …okay? –

- E Mandy – proseguì. – Ti preoccupi sempre per lei. Per non parlare del tuo vecchio migliore amico e di tuo zio. Ti preoccupi costantemente per gli altri, soprattutto quando non c’è nessun altro per loro –

- Nel caso non l’avessi notato, o scelto volontariamente di lasciare la donna che mi ha partorito da sola in Florida – ribatté Mickey girandosi verso la finestra. – Perché non me ne fregava proprio di avere a che fare con le sue cazzate –

- Sei bravo a mentire – ridacchiò Ian mettendosi di nuovo a sedere. – Una parte di te vorrebbe star con tua madre, Mickey, e non sei davvero lo stronzo senza cuore che cerchi di sembrare –. Mickey non disse nulla quindi Ian gli posò il più dolcemente possibile una mano sulla schiena. – Penso che tu eviti di andare da lei perché hai paura che si farà del male quando ci sei tu. Magari, sai, un giorno non sarai più capace di andartene e cederai, resterai con lei –

- Non ti stanchi mai di trasformare sempre tutto in una soap opera? Sei tu quello che è svenuto, pensiamo a quello – rispose con una smorfia Mickey spostando il viso dall’altra parte, ponendo qualche centimetro di spazio tra loro.

- Non mi stancherò mai di elencare le cose che mi piacciono di te – sussurrò Ian facendo risalire le mani lungo la sua schiena finché non arrivarono al suo collo. La luce dorata che sbiadiva sempre di più nella stanza creava anelli dorati nelle iridi di Ian mentre percepiva il battito di Mickey sotto alla sua pelle, le pupille dilatate.

- Una lista breve? – chiese piano Mickey, il battito che aumentava.

- Tu che dici? – lo prese in giro Ian.

- Fottiti – sorrise debolmente il moro finché Ian non si chinò su di lui facendolo irrigidire.

- Sei protettivo – cominciò a elencare Ian sfiorandogli la mascella con le labbra mentre le dita si insinuavano tra i suoi capelli. – Generoso –. Credeva di non aver mai sentito Mickey accaldarsi così rapidamente. – Sorprendentemente delicato – ridacchiò lasciando sul suo collo il bacio più legger che avesse mai dato, rapito dal suo respiro soffocato proprio in quel punto.

- E tu invece parli troppo – lo interruppe Mickey spingendolo sul letto. – Questo è in cima alla mia lista –

- E quindi? Mi piaci davvero – si difese Ian sorridendo e incrociando le braccia dietro alla testa. – Non riesco a stare zitto quando ho intorno un bel ragazzo -. Se solo avesse avuto una videocamera per riprendere il rossore di Mickey, non aveva prezzo. Chiese gli occhi e si sistemò comodamente sul cuscino, rapito dal profumo di Mickey. – Sto dicendo queste cose perché non voglio che ti preoccupi per me. Ti fai sempre carico dei problemi degli altri. Riposiamoci un po’ e vedrai che il sonno se ne andrà e non sverrò più, sarò come nuovo –

Quando disse questo, Mickey si chinò e gli diede un lungi e lento bacio che Ian ricambi immediatamente, avvolgendogli le braccia intorno al collo e tirandolo a sé. Si baciarono per un tempo interminabile, abbracciati, e Ian temete di svenire ancora visto che era senza fiato.

Il sole riversava la sua luce indorando le ciglia e la pelle di Mickey mentre stava sopra di lui e gli slacciava la giacca; non protestò quando Ian si intromise per affrettare il tutto e togliergli la camicia. Una volta rimossa lo baciò lungo la clavicola e si staccò quanto bastava affinché Mickey gli sfilasse anche la felpa.

- Tu non mi piaci e basta, provo molto, molto di più – buttò fuori Mickey trascinando le dita sulla sua schiena nuda, baciandolo di nuovo. Ian rabbrividì e si mise sopra di lui, pronto a togliergli i jeans, quando Mickey scambiò le loro posizioni e posò le mani sulle sue.

- Ian – disse in tono disperato, sbattendo ansiosamente le palpebre come se dovesse assicurarsi che ciò che voleva dire uscisse davvero prima che fosse troppo tardi. Ian alzò gli occhi per guardarlo, la voce che gli morì nella gola completamente secca. Si sentiva febbricitante, forse aveva davvero la febbre ed era per questo che era svenuto, ma sotto a quello sguardo si sentiva bruciare. Mickey era a disagio ma mantenne gli occhi nei suoi e abbassò appena la testa, osservando Ian attraverso le ciglia scure. Le labbra erano socchiuse e gonfie di baci e le sue guance erano di una sfumatura più scura, lo sguardo nei suoi occhi luminosi inquieto. Ian avrebbe voluto essere in grado di usare la propria voce per rompere quel silenzio perché lo stava uccidendo.

Il tempo passò finché Mickey non pass dalla timidezza alla disperazione, al coraggio e si chinò per baciare cautamente Ian, prendendoli il viso tra le mani. – Ti amo –

Fu solo un mormorio contro alle sue labbra, solo tre parole, tutto lì, ma Ian inalò ogni sussurrò di Mickey e lo fece proprio come se fosse qualcosa di davvero prezioso, voleva assaporarlo, custodire quel messaggio e assicurarsi che non fosse un sogno. Nessuno gliel’aveva mai detto, non così, non in quel modo.

Mickey non smetteva di baciarlo, probabilmente per nascondere l’imbarazzo, ma Ian rigirò i loro corpi un’altra volta e intrecciò le loro dita. I loro respiri si mescolarono insieme, alla ricerca di qualcosa. Ian credeva di poter cominciare a piangere perché Mickey non se lo stava rimangiando, non stava scappando o cercando di nascondersi, restava semplicemente lì, pronto a prendere qualsiasi cosa Ian gli avrebbe dato. Riusciva a vedere quanto fosse difficile per lui sul suo viso, gli si leggeva in faccia quanto fosse terrorizzato dalle sue stesse parole perché non si era mai concesso, non lo aveva ma detto a nessuno prima, probabilmente da quando era piccolo, prima di essere risucchiato nell’universo infernale di odio intorno a lui.

Quindi Ian lo baciò di nuovo, promettendogli il proprio futuro in ogni respiro, tenendogli le mani per ricordargli di essere prezioso per qualcuno e che non l’avrebbe lasciato andare e dopo pochi secondi si ritrovarono avvolti l’uno all’altro, persi l’uno nell’altro così com’erano sempre stati.

- Io non ti amo e basta, molto, molto di più –

 

 

 

FINE




 

Nota mia: Cari/e lettori e lettrici, come sempre anche questa storia è giunta al termine. Sono molto contenta di essere riuscita a tradurla e pubblicarla per voi perché è in assoluto una delle mie fanfiction preferite. Spero che voi abbiate potuto amarla come l'ho amata io, anche se forse è leggermente diversa dalle altre che ho tradotto.

Con quest'ultima fanfiction, vi voglio salutare. Non per sempre forse, ma per un periodo di tempo indeterminato. Purtroppo, come avrete notato dagli ultimi aggiornamenti sempre in ritardo, non ho più lo stesso tempo di prima per poter scrivere e mi dispiacerebbe troppo portarvi delle storie lasciate poi incompiute. Non è l'unico motivo per cui mi assenterò senza sapere quando tornerò, magari un giorno vi svelerò anche gli altri, ma per ora la ragione principale è questa.

So che manca ancora il sequel di Watch Me Baby, che vi avevo detto vi avrei tradotto e pubblicato, ma purtroppo non ho aggiornamenti da darvi a riguardo siccome non ho più saputo nulla neanche io dall'autrice originale. Se mai dovesse uscire, farò in modo di riuscire a lavorarci sopra così la serie non resterà inconclusa.

Magari mi vedrete ancora pubblicare qualcosa nel frattempo, anche se la vedo difficile, ma non saranno traduzioni di fanfiction. Per ora mi prenderò una pausa, che sarà un po' più lunga delle altre.

Vi voglio ringraziare tutti di cuore, tutti quelli che hanno letto, seguito, commentato, votato, condiviso le mie storie e mandato un messaggio, anche voi lettori più silenziosi ma che so che ci siete. Ognuno di voi ha un posto speciale nel mio cuore per aver reso questo possibile e per avermi sempre lasciato un sorriso. È sempre bello vedere apprezzato il proprio lavoro, vedere il vostro interesse e sapere le vostre opinioni. Quando ho cominciato a pubblicare queste traduzioni non ero nemmeno sicura di volerlo fare perché pensavo di non essere abbastanza brava e che nessuno l'avrebbe lette. E invece non è stato così. Per questo vi dico che se avete un'idea in mente, un progetto, qualcosa che volete davvero fare, buttatevi. Non abbiate paura di sbagliare, anzi, accogliete gli errori, perché sono sempre un grande insegnamento che vi aiuterà a migliorare. So che è più facile a dirsi che il a farsi, ma... Provateci, con i vostri tempi. Arrivederci a tutti e grazie ancora!

   
 
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