Crossover
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Autore: evil 65    12/02/2023    6 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura.




Capitolo 37 - The Challenge

 
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“I am the master of ceremonies
So let me set you straight
With just a wave of my magic wand, I'm…
Master Of Your Fate!”

Andy Sturmer - Master Of Your Fate



Nell’arena era calato un silenzio di tomba. Il Colosseo di Re Loki, che fino a pochi minuti prima era stato teatro di uno degli scontri più devastanti e sanguinari nella storia di Asgard, ora sembrava una specie di fortezza fantasma, dove anche il più piccolo suono scompariva nella quiete provocata dall’arrivo del Maestro.
Ognuno dei presenti si bloccò sul posto e girò lo sguardo verso di lui. Con sconcerto, si resero conto che a bloccarli, soprattutto in quel momento, c’erano la paura, lo smarrimento e un disgustoso, avvilente timore reverenziale: i Time Warriors erano fra le poche persone al mondo in grado di resistere all’influenza del tiranno, ma molti di loro erano comunque cresciuti sotto il suo condizionamento… e adesso, nonostante tutto, ne risentivano. Ma anche senza questo, il Signore del Tempo trasudava un’aura di carisma spaventosa, e in quel momento fu sufficiente per farli vacillare tutti.
Il Signore Supremo di Battleground scrutò attentamente ogni singola persona, poi sorrise e allargò le braccia verso gli spalti: ormai non c’erano più asgardiani tra gli spettatori, eppure questo non sembrava importargli. No, a lui bastava che tra il pubblico ci fossero i suoi due scagnozzi e i suoi nemici, lì alla completa mercé del suo ego e del suo sconfinato potere.
<< Signore e signori! Lo avete letto sui giornali! E ora fremerete d’orrore osservando con i vostri stessi occhi il più raro e tragico degli scherzi della natura! >>
Rivolse lo sguardo verso i Time Warriors.
<< I ribelli! Fisicamente sfiancanti, possiedono peraltro un sistema distorto di valori. Notate l’abnorme rigonfiamento del senso di moralità. La coscienza deforme e l’ottimismo atrofizzato nei confronti degli oppressi. Non è certamente per i deboli di stomaco, vero? Sommamente repellenti sono le loro fragili e inutili nozioni di ordine e giustizia. Come possono questi poveri, patetici esemplari sopravvivere nel mondo da me creato? La triste risposta è …>>
Sorrise di un sorriso sadico e compiaciuto.
<< Non molto bene. >>
Poi sospirò e scosse il capo.
<< Miei cari, sgraditi ribelli… mi concedevo del riposo >> disse, con voce sorprendentemente calma << Ero sul punto di assistere ad una piacevolissima lotta tra gladiatori alla vecchia maniera, piena di lacrime e tanto sangue versato. E all’improvviso, proprio sul più bello… boom! Ecco che scoppia un baccano d’Inferno. >>
I suoi occhi gialli incontrarono quelli grigi del Dottore.
<< E inizialmente l’ho pure considerata una piacevole svolta degli eventi! Dico davvero. Non c’è niente di meglio di un bell’assalto ribelle per smuovere un po’ la situazione. Ma poi… >> Schioccò la lingua. << Le cose sono sfuggite di mano anche fin troppo. Riuscivo a malapena a capire chi stesse vincendo! Buona idea… pessima esecuzione. Però possiamo ancora rimediare, non è così? >>
Lentamente, il Maestro camminò verso l’altro Signore del Tempo, tendendogli un braccio.
<< Dottore >> lo salutò con un sorriso gioviale.
Da parte sua, l’anziano Signore del Tempo assottigliò lo sguardo, pur accettando l’arto offerto: << Maestro. >>
Se possibile, il ghigno sul volto del tiranno si fece più accentuato. << Mi piace quando usi il mio nome! >>
<< Cosa che non smetti mai di ricordarmi >> borbottò l’altro, mentre si liberava della polvere accumulata sui vestiti.
Il Maestro ridacchiò, apparentemente divertito dal commento del rivale.
<< Serve un dettaglio memorabile in ogni storia, no? E la nostra è più vecchia dello stesso universo… o almeno, di ciò che ne rimane >> aggiunse, pensieroso << Alcune cose non cambiano mai. Vita e Morte, Nascita e Distruzione, il Dottore e il Maestro… e naturalmente, le sventurate vittime coinvolte nella loro eterna lotta per il predominio. Perché non andiamo a conoscerle? >>
Superò il ribelle e diede una rapida occhiata al resto dei presenti. << Dunque, vediamo un po’… ci sono alcune facce familiari, e altre di cui ho solo sentito parlare. Thor! Di te mi ricordo assai bene. Come te la passi da quando ti ho detronizzato e ammazzato il papino? >>
Thor guardò il suo interlocutore con un’occhiata di odio e disgusto. Non aveva mai dimenticato quel giorno, ad Asgard, quando aveva duellato contro il Maestro in persona. In verità… non era stato neppure un combattimento, solo un massacro unilaterale.  E nonostante tutti i suoi sforzi per proteggere Odino, Thor non era stato capace di impedirne la morte, nonché l’ascesa al trono di Loki.
<< Gli dèi Aesir non temono la morte e non si lasciano abbattere dal dolore, Signore del Tempo. Il Padre di Tutti è ritornato nella Grande Sala, mentre tu ti sei nascosto come un codardo, lasciando il lavoro sporco a dei tirapiedi che uccideresti solo per un capriccio. Ti fai vivo solo ora, perché sai che siamo un’effettiva minaccia per te. Regoliamo i conti sospesi trent’anni fa, così ti mostrerò la veridicità delle mie parole: un Ase non teme la morte! >>
Ciononostante, il Signore del Tempo si limitò a scrutarlo con quel suo sorriso apparentemente intramontabile.
<< Oh, suvvia, piccolo dio, non sono certo venuto fin qui per litigare! Se davvero avessi voluto farvi del male... >> i suoi occhi lampeggiarono brevemente << vi avrei ucciso qui e ora >> sussurrò, la voce molto più gracchiante e profonda.
Sopra di lui, il cielo sembrò incupirsi... ma il tutto cessò in pochi secondi, come se non fosse mai avvenuto.
<< Ma fortunatamente per voi, sono venuto fin qui per risolverla con le buone. Solo… per parlare. Croce sui miei cuori, ve lo assicuro >> disse con tono calmo e raccolto.
<< Tu, dannato, di cosa mai vorresti discutere!? >> sibilò il principe di Asgard.
Il Maestro ridacchiò. << Oh, vi sono molte cose di cui vorrei discutere. Andiamo, non chiedo molto! Solo una chiacchierata amichevole, tutto qui. In fondo, che cos’avete da perdere? Ve l’ho detto, potrei uccidervi in qualsiasi momento. Una situazione del genere potrebbe volgere solo a vostro favore. >>
<< Maestro, non farai sul serio!? >>
La voce di Loki Laufeyson si fece alta. << Sono tutti qui, uccidiamoli adesso! Mi basta un ordine, sono nostri ormai! Non perdiamo altro tempo! >>
<< Ho già dato un ordine, Loki >> affermò il Signore del Tempo, con un sorriso, bonario ma minaccioso << Sei pregato di rispettarlo. >>
Fire deglutì a fatica.
Aveva storto più volte le labbra davanti ai volantini che lo raffiguravano con quel maledetto sorriso idiota. Gli ribolliva il sangue nelle vene ad ogni discorso esaltato fatto in mondovisione. Ma il ritrovarselo davanti, in carne ed ossa, non era niente al confronto. L’odio e la rabbia brucianti provati in precedenza lo invasero di nuovo, riempiendolo di nuova insospettabile energia.
Subito, approfittò dell’esitazione di Shen per colpirlo; quest’ultimo non si aspettava di vederlo contrattaccare, così riuscì a coglierlo di sorpresa e a farlo ritrarre. Sgusciò via dalla sua presa e si scagliò con un urlo dritto contro il Maestro. Obbedì, una seconda volta, al cieco, sinistro, rabbioso istinto di attaccare… di uccidere.
Uccidere il Maestro, il responsabile di tutte le tragedie che erano capitate in questa galassia. L’uomo che odiava più di quanto ora non odiasse Shen.
Forse fu troppo lento, o forse non aveva colpito il governatore tanto forte da stordirlo. Prima che potesse anche solo pensare di colpirlo a mani nude, alla cieca, l’albino gli fu addosso. Gli assestò con un secco calcio al fianco, facendolo stramazzare a terra, lontano dalla portata del Maestro.
Il ragazzo vide puntini neri danzargli davanti agli occhi e il dolore mozzargli il fiato. Si sentiva nuovamente svuotato delle forze.
Shen lo agguantò per le braccia e lo tirò in piedi. Gli strinse un braccio attorno al collo, serrando la presa tanto forte da farlo boccheggiare e sbiancare in volto. Si gustò la scena con un sorriso, poi, ad un cenno del Maestro, allentò la presa, quel tanto che bastava per non soffocarlo e tenerlo semplicemente bloccato.
Fire ansimò, recuperando il fiato, e alzò lo sguardo a fissare il Signore del Tempo, come se volesse ucciderlo con lo sguardo. Le fiammelle nei suoi occhi scarlatti non erano mai state tanto reali, mai tanto intrise di odio, rabbia e disprezzo. Faceva paura.
<< Vaffanculo, tu e i tuoi propositi del cazzo! Te li strappo dal fottuto petto i cuori, pezzo di merda! >> gli strillò contro, fuori di sé.
<< Padron Fire! >>
La vocetta acuta, scioccata e preoccupata di Rowlet, appollaiato sul gomito del Dottore, si levò alta. Il barbagianni aprì le ali, ma il Signore del Tempo lo trattenne delicatamente per gli artigli, impedendogli volare dal suo padroncino.
<< No. Aspetta >> gli sussurrò. Quindi guardò il Maestro negli occhi, accennando con fare sprezzante all’albino. << Se vuoi parlare, va bene. Ma di’ ai tuoi cani di lasciare stare i miei amici. >>
Il Maestro sorrise soddisfatto, poi lanciò una rapida occhiata verso i due bellicosi. << Non mi hai sentito, Shen? Sono venuto fin qui con buoni propositi. Quindi facci un favore e libera Bird Boy... adesso. >>
<< Perdonami, mio Maestro. >> Shen indicò con un cenno infastidito il ragazzino che si divincolava come un ossesso. << Ma sembra che a “Bird Boy” la cosa risulti alquanto difficoltosa. >>
Accelerator prese a ringhiare ferocemente contro il Maestro, lo sguardo che diceva chiaramente: “Vorrei strapparti le budella e mangiarmele per colazione”. Poi sentì Fire inveire, e agitarsi, e si girò verso di lui, impensierito. Conosceva bene quella rabbia, era la stessa che aveva animato lui per molto tempo, ma al momento non capiva da dove provenisse.
Si calmò, riflettendo sulla spinosa situazione nella quale ora erano invischiati, e capì che era meglio ascoltare. Per il Maestro, i Time Warriors non erano altro che insetti. Avrebbe potuto spazzarli via in un attimo, eppure – per qualche ragione che ancora non riusciva a comprendere – era venuto per contrattare.
Tra lui e l’altro adolescente non erano mai servite troppe parole, così gli bastò solamente guardarlo negli occhi e scuotere la testa, comunicandogli così che, purtroppo, al momento, la sua rabbia era inutile.
Una profonda espressione di dolore, esitazione, riflessione, tormento e frustrazione si disegnò nello sguardo color del fuoco del ragazzo dai capelli verdi. Si morse le labbra a sangue e alla fine stese i muscoli, facendo un cenno col capo, e abbassò lo sguardo in segno di resa e sconfitta.
A quel punto, lanciò un’occhiata a Shen colma dell’odio più puro.
<< Toglimi le mani di dosso. >>
L’albino sorrise e lo liberò. Dopo, il suo sguardo si fece impassibile, ma dentro di sé ribolliva per essere, ancora una volta, costretto a lasciarlo scivolare via dalle proprie grinfie.
Fire barcollò e si allontanò, sorreggendosi con la mano ad una spalla. Era ferito, ma ad impedirgli di reggersi in piedi, più di ogni altra cosa, erano le emozioni che si accavallavano tutte insieme dentro di lui e lo sforzo inenarrabile per domarle. Raggiunse lentamente il fianco di Accelerator, e rifilò un altro sguardo infuocato al Signore del Tempo.
Tutto, pur di non guardare il corpo di suo padre che giaceva a cinque metri dallo stallo in cui si trovavano.
Il Maestro ridacchiò alla scena e indicò la coppia di adolescenti.
<< Visto, mio vecchio amico? Anche i gerbilli più irritabili possono essere domati, quando mostri loro cosa sia il VERO potere. >>
I suoi occhi spaziarono verso un certo ragazzo dai folti capelli rossi.
<< E a proposito di potere... tutto quello che ho guadagnato lo devo soprattutto a te, caro il mio Angel >> disse con tono mellifluo << Dopotutto, Najimu ha deciso di conferirmi il SUO potere solo per salvarti. Qui davanti a noi, miei fidati alleati, abbiamo il responsabile della nostra ascesa! Facciamogli un bell’applauso, sì? >>
E, detto questo, cominciò a battere sonoramente le mani, presto imitato dai riluttanti Loki e Shen.
Il rosso serrò con forza la presa sulla sua lancia. Quella provocazione gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Fece un profondo respiro e, messosi il cappello di paglia in testa, guardò il Signore del Tempo con un sorriso storto.
<< Non ho mai voluto tutto questo. Non ho chiesto io a Najimu di salvarmi, né ho mai desiderato che il Multiverso venisse trasformato in una dittatura. Avevi tutto il potere per realizzare un’utopia… invece hai scelto di renderlo il tuo parco giochi personale. >>
Ripose la lancia e si incamminò a sua volta verso il Dottore, non degnando il Signore di Battleground di uno sguardo. Se lo avesse fatto, difficilmente avrebbe trattenuto l’impulso di colpirlo.
Ruby annuì alle parole dell’amci. << Angel ha ragione! Non si può negare che Battleground abbia il suo fascino… ma fin troppe persone sono state ferite dal vostro modo di governare. >>
Il Maestro sbuffò sprezzante, agitando una mano.
<< Tutti critici, di questi tempi. Sul serio, nessuno apprezza più il duro lavoro! Non è affatto facile creare una distopia militarista gestita da almeno una decina di megalomani, sapete? Ricordo ancora i primi giorni di Battleground... erano tutti sempre a litigare! Specie Vader e Shen, erano come cane e gatto >> disse, facendo un cenno verso il governatore della Cina.
Poi, i suoi occhi incontrarono quelli di Auth. << Tu sai a cosa mi riferisco, non è vero, cara? Tutte le preghiere che questi mortali ci rivolgono... be’, sono così irritanti da farti uscire di senno! Quindi perché non lasciarli bollire nel loro brodo... e divertirsi un po’? Non meritano la nostra compassione, e certamente non meritano alcuna libertà... non dopo tutti gli errori che hanno commesso quando credevano che fosse un loro diritto. >>
<< I mortali >> sussurrò Auth, agitando pigramente le braccia << Sono noiosi, i loro desideri banali, le loro richieste vuote. Avete ragione, Maestro, essere una divinità al centro del tutto è un tormento. Dover passare lunghi periodi a sentire decine e decine di voci diverse, a dover cercare di mettere d’accordo i signori della guerra, a perdere tempo a star lì, cercando di sbrogliare i fili che s’intrecciano nelle tue mani… beh, è a dir poco estenuante. >>
Scosse la testa.
<< Eppure, senza le loro preghiere, senza di loro noi, la nostra esistenza...non avrebbe senso >> disse alla fine, sollevando altezzosa il mento << Dai miei lunghi secoli, ho compreso che non vi può essere un dio senza un fedele, un re senza un popolo, un pastore senza gregge... E se noi abbiamo il potere, allora forse, anziché lamentarci della stupidità dei fedeli, perché non tentare, almeno, di cavarci fuori qualcosa? Voi stesso l’avete fatto con i vostri sottoposti, o vado forse errando? >> chiese con curiosità, inclinando la testa da una parte.
Il Signore del Tempo sembrò rifletterci per quasi un minuto buono, poi raddrizzò il capo.
<< Eh... non hai tutti i torti >> ammise << Un tempo i miei alleati erano tutti bambini bisognosi, semplicemente in attesa di qualcuno che dicesse loro cosa fare per raggiungere il loro massimo potenziale. Per come la vedo io, ho fatto proprio un gran bel lavoro! Anche se... forse sono stato un po’ egoista a rivolgermi solo a coloro che condividono la mia visione delle cose... quella giusta, ovviamente. >>
Si rivolse al resto dei Ribelli. << Forse è arrivato il momento di offrire anche a voi pecorelle smarrite la possibilità di banchettare alla grande tavola. Ecco perché sono venuto fin qui... per offrirvi un accordo. >>
<< Quale accordo potrà mai offrire un mercante di morte come te? >> sbottò il dio del tuono. << Tu che conosci solo la guerra e la crudeltà, cosa puoi saperne di pace e armistizi? Tu non sei qui per offrire noi una proposta, ma solo per portare avanti il tuo nefasto piano. Cosa ti impedisce di ucciderci tutti, qui ed ora? Tolti di mezzo noi, non rimarrà altro che il tuo impero. Che cosa vuoi davvero, Maestro? >>
C’era qualcosa che non gli quadrava. Loki aveva ragione, quella era l’occasione d’oro per soffocare la Ribellione, ma il Maestro non la stava cogliendo. Aveva in mente qualcosa, qualcosa di orribile. Thor non poteva esserne sicuro, ma era una sua convinzione.
Il Signore del Tempo scrollò le spalle. << Semplice: siete stati una spina nel fianco così a lungo... che avete finito col diventarmi simpatici. Tutti voi! Anche quelli che ancora stanno combattendo dietro quel muro... a proposito, meglio renderli partecipi. >>
Alzò la mano e schioccò le dita. In un lampo di luce azzurra, le figure di Blake e James si materializzarono in mezzo al gruppo, accompagnate dal cadavere di una guardia pretoriana.
<< Ma che.... ragazzi!? >> esclamò Heller, sobbalzando, confuso << Cos’è successo?! >>
Nell’istante in cui notò il Maestro, avvertì la sua smisurata potenza premere contro il minuscolo barlume che era la sua Aura, e fece subito un balzo indietro.
 << E che ci fa lui qui!? >> sibilò, nascondendo malamente il tremore della voce.
Blake invece si avvicinò con cautela alle compagne, le stesse domande ben evidenti sul suo volto.
<< Ha.... ha detto che vuole farci un’offerta >> li informò Weiss, la sua tipica guardia praticamente paralizzata in una posa da combattimento << Mentirei se dicessi di volerla rifiutare a priori.>>
<< Ti capisco >> sospirò la fauna gatta << risolvere la faccenda senza combattere ancora è una tentazione enorme anche per me.>>
Marie si portò accanto ad Auth, tenendo la stretta sull’elsa della spada e si leccò le labbra ancora sporche di sangue, stringendo le ali contro la schiena.
<< Ho già fatto un patto col diavolo, tempo fa >> disse, con un velo di sarcasmo nella voce, facendo balenare una luce sinistra negli occhi << e anche se il prezzo è stato alto, non posso negare che ne sia valsa pena... e considerando le circostanze, non abbiamo molta scelta se non quella di ascoltarti, non è così? >>
<< No, direi proprio di no >> disse il Maestro, per poi lanciare un’occhiata al Dottore << Quindi che ne dici, vecchio amico? Al tavolo delle trattative per un ultimo ballo? >>
Il Signore del Tempo rimase inizialmente in silenzio, lo sguardo fisso in direzione del tiranno. Poi, sospirò stancamente e si rivolse al resto dei Time Warriors.
<< Sono sempre stato il tipo che preferisce evitare inutili spargimenti di sangue... ma questa volta, non dipende solo da me. Farò ciò che mi chiedono. >>
Tutti i presenti sembrarono chiudersi a riflettere su quella situazione a dir poco critica. Ruby appariva assolutamente immobile a qualunque osservatore, ma dentro stava tremando dal terrore. Sua madre le aveva ripetuto più volte che un Cacciatore deve sempre provare paura, o troverebbe la morte contro qualsiasi avversario superiore a lui, però quello che sentiva dal Maestro era qualcosa di semplicemente inimmaginabile.
Era come se la sua Aura si fosse frantumata per poi smettere di rigenerarsi e le ossa si fossero trasformate in budino. Ma era pur sempre la leader del suo gruppo di Cacciatrici, e, in quel momento, voleva fare il possibile per proteggere sia loro che gli altri.
Kirby si tenne il braccio sinistro, e osservò il suo team, almeno la parte che aveva combattuto nell’arena. Sia Emil che Penny sembravano tutt’altro che pronti a continuare lo scontro, a giudicare dalle loro condizioni fisiche. Scossero la testa, comunicandogli un’inevitabile verità: non avevano chance… specialmente, non contro il Maestro.
James e Ruby, dopo uno sguardo di intesa, annuirono. Emil si morse a sangue il labbro coi canini, maledicendo la propria impotenza.
Allora, il leader del team JEKP prese la parola a nome di tutti i Cacciatori: << Ci appelliamo al giudizio e ai valori del Dottore e della Ribellione. Deponiamo le armi, ma solo per starti a sentire. Scegli con cura le parole. >>
Il dio del tuono ancora non si fidava. La risposta del Maestro alla sua domanda era volutamente vaga e menzognera. Vi era un disegno, ma di una cosa era sicuro: poteva fidarsi ciecamente del Dottore. Thor annuì e posò una mano sulla spalla del Signore del Tempo.
<< Ero con te fin dall’alba della Ribellione, e lo sarò anche in questo. Sono con te, Dottore. Sediamoci a questo “tavolo delle trattative.” >>
Accelerator schioccò la lingua e camminò fino a portarsi di fianco a Thor. Le ferite subite nell’arena ancora gli dolevano, ma avrebbe continuato a lottare. Lo doveva fare per la sua famiglia.
<< Sì, va bene. Ascoltiamo questa brutta copia di James Moriarty. Evitiamo... altra violenza. >>
Thor sorrise lievemente e diede una leggera pacca sulla spalla dell’albino. Poteva dirsi fiero della crescita che stava attraversando.
Fire strinse i pugni con forza, sentendo letteralmente le unghie affondargli nella carne. Le vene sulle tempie gli pulsavano, e vedeva ancora il mondo in chiazze di nero e rosso.
Non avrebbe voluto niente del genere. Avrebbe voluto rompere qualcosa, o continuare a gridare e a dimenarsi. Ma sapeva bene di non poterlo fare. Sapeva che adesso c’era in gioco altro. Sapeva che doveva farsi forza e calmarsi, così guardò nuovamente il Maestro con disprezzo.
<< Smettila di tergiversare, e parla. Ora. >>
<< Siamo tutt’orecchi >> aggiunse Angel, pur senza nascondere il suo sospetto.
Auth sorrise appena, guardando il loro carnefice e dominatore, e sollevò un angolo della bocca, agitando le mani in un gesto rassegnato.
<< Molto bene, sarò lieta di sapere cos’hai da dire. >>
<< Eccellente! >> esclamò il Maestro, battendo le mani in un sonoro rintocco << Sapevo che in fondo eravamo tutti persone ragionevoli. >>
Fatto ciò, squadrò il gruppo da capo a piedi.
<< Non è forse un piccolo miracolo? Nel mondo di oggi, con il livello di conflitto e incomprensione, alcune persone possono starsene in un’arena affollata a chiacchierare con calma, con tranquillità... mentre intorno a loro l’universo cade a pezzi. >>
L’uomo volse lo sguardo in direzione del Dottore.
<< Ma guardaci, Doc. Come siamo arrivati a questo? >> domandò con un sorriso divertito.
Quando l’altro non rispose, il Signore del Tempo continuò dicendo:
<< Oh, io me lo ricordo. Ero all’accademia, un giorno, quando mi resi conto di essere destinato alla grandezza. Sai come la gente si preoccupa delle apparenze? Questo è giusto, quello no... Cosa completamente superata per me. Cominciai a fare quello che per gli altri era solo un sogno: resi la conquista una forma d’arte >>
Lanciò un’occhiata nei confronti del vecchio.
<< Ricordi le nostre prime battaglie? Sono stato un esempio di genialità nel campo dell’attività criminale. Il rapimento del Primo Ministro, la Terra in ginocchio in numerose occasioni…  e il mio glorioso rapimento del brigadiere, e poi sua figlia. Omicidio di massa… menomazioni. Tortura e terrore! Li ho fatti tutti, signori! Davanti a voi c’è l’Einstein del crimine! >> esclamò a gran voce, allargando ambe le braccia.
Il Dottore strinse ambe le palpebre degli occhi.
<< E ricordo di averti sempre fermato, ad ogni occasione >> dichiarò con tono freddo.
Al sentire tali parole, il Maestro si limitò a roteare gli occhi e disse: << Beh, tu sei l’eroe calmo e ragionevole, io il pazzo omicida che chiacchiera sempre. E che diavolo. Almeno abbiamo un lavoro, no?>>
Il Dottore rilasciò un sospiro infastidito. << Ci hai chiesto di parlare solo per vantarti, come tuo solito? Cos’hai intenzione di proporci? Cosa vuoi fare davvero? Magari ucciderci in platea, come un esempio? >>
<< Mi credi davvero così noioso?>> ribatté l’altro << Non trattarmi come un Dalek. Mi considero un uomo con più… lungimiranza di un semplice assassino. Infatti, il motivo per cui oggi sono qui davanti a voi... è perché ho intenzione di mostrarti quanta lungimiranza posso avere. >>
Ridacchiò appena.
<< Non che non abbia bramato di uccidervi, certo. Dopotutto sono pur sempre un essere senziente. Provare risentimento verso qualcuno che ti ha costretto a patire tutte queste seccature mi sembra una reazione più che naturale. Poi però mi sono detto: “Maestro, se uccidi questi ribelli cosa otterrai? Un attimo di felicità e niente di più, giusto?” >>
Volse al gruppo un sorriso accomodante.
<< Ma averli dalla mia parte... quello sarebbe una gratificazione molto più grande. >>
Detto ciò, allargò le braccia verso i presenti. << Qui davanti a tutti voi, sano di mente e di corpo, offro queste condizioni: unitevi a me... e io non vi ammazzo tutti. Fine. >>
E con quelle parole, l’arena sprofondò ancora una volta nel silenzio più totale.
Quell’affermazione per James fu la prova che, almeno finché le trattative fossero continuate, erano al sicuro. Un normale terrorista o militare, avesse voluto ingannarli in qualche modo, o preparare l’ennesima sgradevole sorpresa, avrebbero prima cercato di farli sentire più a loro agio. Il Maestro d’altro canto, non faceva mistero di quanto li ritenesse insignificanti, perché era vero.
Accelerator, al contrario, si era imposto la calma, ma questa volta non poté davvero trattenersi. Sbatté con furia il piede a terra, generando un piccolo cratere sotto la suola della scarpa.
<< Ma che cazzo di accordo è questo!? >> sbottò, stringendo i denti << Tu, lurido avanzo della tua stessa specie! Pensi davvero che ci berremo queste stronzate? Con la forza e le alleanze che disponi, non hai bisogno di noi! Questo non è affatto un accordo, e se credi che accetteremo, allora hai sbagliato di grosso. Meglio morire, che fare la fine di Vader e degli altri seguaci che ti leccano il culo! >>
Il Maestro annuì cortese, senza mostrare alcun segno di rabbia e stizza.
<< Posso comprendere le tue perplessità. Vedete, la ragione per cui ho sempre cercato di investire in nuovi talenti come Vader e i miei colleghi è semplice: sappiamo tutti che un branco di animali è più forte quanto più forti sono i suoi componenti. Tu metti insieme le singole parti e avrai il tutto >> disse congiungendo le dita di ambe le mani. << Inoltre, è evidente che vi sfugge il punto. Cosa mai potreste farmi, nelle condizioni attuali e future? Credevo che il Dottore avrebbe usato il TARDIS per chissà cosa, e invece il vostro piano si è rivelato un buco nell’acqua! Altrimenti nessuno di noi sarebbe ancora qui, dico bene? Era la vostra unica possibilità di detronizzarmi… e l’avete persa. Nessuno di voi può sconfiggermi… e perché dovreste volerlo? Ciò che resta del Multiverso continuerà ad esistere solo finché IO sarò in vita! Questa realtà è mia, e provando a togliermela, rischiereste solo di causare la morte di miliardi di persone. Unitevi a me… e vinciamo tutti! Io avrò nuovi e potenti alleati, mentre voi avrete la possibilità di migliorare Battleground dall’interno. >>
Sorrise mellifluo.
<< Sono un Maestro generoso, dopotutto. Premio sempre i miei alleati! Anche quelli più difficili da gestire. Unitevi a me… ed io farò in modo di ricompensarvi. Ad esempio, non lo so… potrei riportare in vita il tuo guardiano >> dichiarò l’uomo, volgendo lo sguardo in direzione di Fire.
Quest’ultimo si aspettava di tutto, tranne che una risposta del genere. Sgranò gli occhi di scatto, agganciandoli a quelli del Signore del Tempo, quasi fosse in trance.
<< Che cosa vuol dire? >>
La vocetta di Rowlet si interpose nella discussione. Il barbagianni guardò prima il Maestro e poi il proprio padroncino, con una viva espressione confusa negli occhioni scuri.
Il ragazzo strinse i pugni con forza, ma non riuscì a reprimersi, non questa volta. Serrò le labbra con forza e spostò lo sguardo altrove, mentre avvertiva un nodo serrargli la gola.
<< Fire…? >>
Non l’aveva mai sentito chiamarlo direttamente per nome, non con quel tono tanto spaurito.
<< Fire… dov’è padron Logan? >>
Il Vigilante tenne ostinatamente lo sguardo basso, senza avere il coraggio di guardare l’amico piumato. Non vedendolo rispondere, Rowlet spostò lo sguardo sul Maestro, e poi guardò ciascuno dei presenti, come aspettandosi di trovarlo in mezzo a loro.
<< Dov’è padron Logan? >> domandò ancora, e il suo tono si faceva sempre più ansioso.
Shen sogghignò. << Vuoi concedermi questo piacere, passerotto? >>
<< Non ti azzardare! >>
Il giovane gli lanciò uno sguardo colmo d’odio e fece per scattare un’altra volta, ma Accelerator, controvoglia, lo trattenne saldamente per la spalla.
Il governatore sorrise e volse il capo in direzione del barbagianni. Assunse un’espressione diversa, fintamente contrita e accondiscendente.
<< Mi dispiace, piccola palletta di piume, ma non troverai da nessuna parte il tuo papino umano. Vedi, lui… è morto! >>
Fire trasalì, come se fosse stato improvvisamente pugnalato al cuore. Rowlet fissò l'albino dritto negli occhi, non potendo credere né alle proprie orecchie né al suo interlocutore. Guardò ancora una volta il padroncino, con uno sguardo implorante. Stavolta, quest’ultimo trovò la forza di alzare lo sguardo. Si morse il labbro e annuì, impotente, gli occhi umidi.
Allora il barbagianni si rannicchiò nel collo del Dottore, e scoppiò sonoramente a piangere.
Penny rifilò a Shen uno sguardo assassino. Aveva conosciuto Logan solo per pochi giorni, ma senza le sue cure immediate sarebbe morta. Le reazioni di James ed Emil non furono molto diverse: anche loro avevano un debito verso l’uomo che li aveva accuditi e curati, e in breve Shen si ritrovò sotto il tiro delle loro armi.
<< Ti consiglio di dosare le parole, pollo >> sibilò Emil, trattenendo a stento l’Aura che gli rimaneva << l’unico motivo per cui sei ancora vivo è il tuo capo. >>
<< Ed è anche l’unico motivo per cui NOI siamo vivi, ragazzo >> disse Auth, gelida << Questo non è il momento di lanciare vuote minacce. Hanno il coltello dalla parte del manico. >>
Il Signore di Battleground annuì compiaciuto.
<< Felice di sapere che siamo sulla stessa lunghezza d’onda, mia cara. E la mia offerta rimane la stessa. Non posso riportare i vostri universi, una tale impresa è fuori perfino dalla mia portata… ma posso fornirvi altri incentivi. >>
Lanciò un’occhiata in direzione di Kirby.
<< Anche tu, ragazzo, non vorresti poter riabbracciare tuo padre? E per quanto riguarda te… >> disse, rivolgendosi a Penny << Potrei renderti umana. E tu… >> continuò, puntando verso Accelerator, << potrei fare sì che la tua famiglia ottenga una vita agiata nei piani alti dell’Impero. Sarà al sicuro, nessuno mai più oserà perseguitarli. Soprattutto, nessuno oserà mai più perseguitare te! >>
Si volse verso tutti quanti i Time Warriors. << Pensateci! Ogni vostra richiesta… sarei in grado di soddisfarla. >>
Kirby strinse i denti. Ovviamente voleva rivedere suo padre, gli mancava ogni singolo giorno da cinque anni, gli mancava parlare con lui, gli mancava allenarsi insieme, e gli mancava il sorriso di sua madre quando lui era ancora vivo. Luna aveva fatto del suo meglio per mantenersi viva e forte per il figlio, ma la mancanza del marito e della sua migliore amica Beatrice non l’aveva mai lasciata del tutto, e anche King Dedede, più di una volta, si era dato all’alcol ripensando ai vecchi tempi del Team BLMD.
Si sentiva come se il Maestro gli avesse conficcato una mano dritta nel petto e ora gli stesse stritolando il cuore fra le dita.
Preda del dolore, Fire guardò Rowlet rannicchiato a piangere nel collo del Dottore. Guardò il Maestro, per la prima volta senza odio e rancore, incapace di distogliere lo sguardo da quello dell’uomo.
Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Logan trafitto. La rivedeva nella sua mente, ancora e ancora. Provò ancora il dolore, poi l’odio bruciante per Shen, e poi uno schiacciante e dilaniante senso di colpa.
Non aveva mantenuto la promessa che si era fatto come Vigilante Mascherato. Non era riuscito a proteggerlo. Avrebbe dovuto impedirgli di venire con loro. Se l’avesse fatto, niente sarebbe mai accaduto.
Era solo colpa sua se Logan era morto.
Una vocina nella testa gli suggerì che non doveva andare così per forza. C’era qualcuno che poteva rimediare al suo errore, che poteva restituirgli l’uomo che aveva davvero amato come padre, più di quanto potesse affermare di amare Vader.
Il Maestro poteva aiutarlo. Il Maestro poteva riportare in vita Logan.
Ma c’era un prezzo da pagare, lo sapeva. Nessuno dava nulla per nulla. Avrebbe dovuto abbandonare la Resistenza, avrebbe dovuto abbandonare i Time Warriors, avrebbe dovuto unirsi al Maestro, ai suoi seguaci…
Avrebbe dovuto riunirsi a Darth Vader.
Il disperato desiderio di stargli accanto, di conoscerlo, di volergli bene si impossessò nuovamente di lui. Per un attimo, tutti gli anni passati a combattere l’Impero parvero diventare nulla, nulla al confronto di potersi riunire alla famiglia che tanto aveva disperatamente cercato.
Ma così sarebbe venuto meno ai propri principi, al proprio giuramento, a quanto Logan gli aveva insegnato… Logan!
Logan non c’era più, e la colpa era solo sua.
Sentì le lacrime scorrergli prepotenti lungo le guance. Non poteva, non voleva rinunciare a Logan. Gli voleva bene. Un bene dell’anima. Non si era meritato di morire, non si era meritato di avere per figlio uno come lui, che non era nemmeno capace di proteggerlo. Lo voleva di nuovo accanto, più di qualsiasi altra cosa.
La sua famiglia.
Questo era il pensiero di Accelerator. Il pensiero dell’esper era rivolto a Yoshikawa, Yomikawa e Last Order. Coloro che si erano sempre prese cura di lui, che lo avevano trattato come... come un essere umano.
Alla mente di Accelerator, ritornarono i ricordi di quando era piccolo: tutti lo evitavano e lo scacciavano per il suo potere, gli altri bambini gli lanciavano le pietre. Degli adulti vestiti in nero avevano provato ad assassinarlo con le loro armi da fuoco... e infine un intero esercito lo rintracciò e gli diede la caccia come un dannato animale.
Dopo quelle esperienze, aveva maturato una fredda indifferenza alla vita degli altri, uccidendo o incapacitando chiunque considerasse un potenziale fastidio alla sua esistenza. Per certi versi, non era stato poi così diverso da persone come Darth Vader e Shen, nient’altro che un mostro affamato di potere.
Ma poi aveva incontrato quelle due donne… e soprattutto, quella bambina. E qualcosa in lui era cambiato per sempre. Avrebbe fatto qualunque cosa per loro... qualunque cosa.
Osservò il Maestro negli occhi, mentre quel dilemma interiore gli divorava lo stomaco come una termite rosicchia il legno.
Nel mentre, Auth si volse verso Marie e portò una mano su quella della vampira, stringendola delicatamente, e quest’ultima le sfiorò la mente col pensiero: sofferenza, dubbio, una rabbia profonda e catastrofica. Un torrente di magma in quel momento attraversava l’animo dell’amata, un fiume ribollente, crudele, che le faceva ardere ogni fibra del corpo. Come una carezza, spinse un tentacolo della propria coscienza verso quella di lei e si protese in avanti stringendola con le braccia.
I loro pensieri erano in pieno tormento e la vicinanza aiutava, anche se di poco, a placare i loro animi. Alla fine, entrambe arrivarono a pensare all’unica cosa che avrebbe potuto donare loro quella felicità a cui agognavano: poter avere dei figli, una vera famiglia in una casa sulla riva di un lago, libere da tutto ciò che erano state e che avevano vissuto.
Non sarebbe forse stato perfetto? Non avevano sofferto abbastanza?
<< E il mio popolo? >>
Dal nulla, la voce di Thor si levò alta, interrompendo ogni speculazione mentale dei presenti. Ciascuno di loro era incatenato a riflettere sulla proposta fatta dal tiranno di Battleground, ma quando egli parlò, fu come se si fossero risvegliati da un sogno.
<< Puoi forse risanare... l’onore del mio regno? >>
A quel punto Loki, accanto al Maestro, batté il suo bastone a terra. << Quali idiozie vai dicendo, fratello?! Il Maestro può esaudire qualunque richiesta, e tu pensi al mio, e sottolineo, mio, popolo?! >>
<< Non parlo con te... fratello. >> Thor disse quest’ultima parola con una punta di evidente ribrezzo. << Io parlo dell’onore del mio popolo. Heimdall, Hogun, Fandrall, gli einherjar di quel giorno, Odino... la loro anima ancora è nel Valhalla e grida vendetta contro di te. Tu mi chiedi di allearmi, di mettere al tuo servizio il mio martello... e per cosa? Tradire la memoria di coloro che sono morti sotto il tuo pugno?! Voglio sentire cosa hai da offrire per questo, Maestro! Lo esigo in quanto legittimo re di Asgard! >>
<< TU NON SEI RE! >> urlò Loki.
<< Calma, signori. Ho anch’io da fare la mia richiesta. >>
Angel fece un passo avanti. << Sì, come tutti loro, anch’io ho un desiderio. Se davvero puoi esaudire qualsiasi cosa… allora cancella quello che hai fatto. Restituisci a Najimi tutti i suoi poteri, torna il semplice Signore del Tempo che sei, e libera tutti quanti dall’illusione in cui li hai imprigionati, sopprimendo la loro vera volontà. Se il libero arbitrio della collettività che tanto temi ti verrà incontro, allora accetterò la tua proposta. >>
Il soleano blu rivolse uno sguardo intenso ai propri compagni. Non c’era giudizio in esso, solo profonda comprensione, empatia, accoglienza. Perché anche lui, proprio come tutti loro, in quel momento… era stato ammantato dalla tentazione. La tentazione di accettare senza pensare alle conseguenze, solo per riottenere ciò che aveva perso, per cui si sentiva così tanto in colpa.
<< Ma la verità è che non lo faresti mai. >>
Il rosso strinse i denti, il rammarico e lo sdegno stampati in corpo. << Non intendi accettare una simile condizione, perché così perderesti tutto. Questo perché sei solo un pazzo affamato di potere! Qualcuno che considera gli altri dei semplici giocattoli con cui divertirsi. >>
Il Maestro arricciò le labbra in un leggero cipiglio.
<< Ti consiglio vivamente di non essere così maleducato, ragazzino. Devi vedere le cose con più obiettività! Guardare… guardare non basta mai. Bisogna osservare con attenzione. Sai come si chiama questo? Principio di indeterminazione. Lo so, sembra un’idea bislacca, ma anche Einstein l’ha presa in considerazione. Se osservi tutto quello che hai intorno, allora ti renderai conto di un’unica semplice verità: io vi ho salvati. Se non fosse stato per me, sareste tutti morti. Avete tutti un debito nei miei confronti. L’unica cosa che chiedo in cambio è la vostra gratitudine e il vostro rispetto. Non mi sembra di pretendere troppo. >>
<< Gratitudine?! Rispetto?! >> tuonò Thor << Di cosa dovrei esserti grato?! Hai ucciso tutto ciò che mi era di più caro, e non sono vivo grazie a te! Non hai risposto alla mia domanda: cosa puoi offrire tu, alle anime che dal Valhalla gridano e pretendono la tua testa? Cosa dovrei fare, Maestro... dimmi... che cosa dovrei fare, io? >>
Il Maestro assottigliò lo sguardo e prese un respiro profondo.
<< Va bene, impostiamo le cose in modo logico, vi va? Ecco cosa succederebbe se decideste di continuare a combattermi: per prima cosa ucciderò alcuni di voi per mostrare la mia determinazione, e se voi ne avrete altrettanta… be', non mi resterà altra scelta che farvi a pezzi uno ad uno. Pensate di conoscere il potere? È solo l’illusione di un bambino. Nei vostri universi sareste anche risultati delle minacce credibili. Ma qui, di fronte a me… siete come una macchia di schifezza spiaccicata sulla pagina sportiva del mio giornale! >>
A quelle parole, Fire sentì il sangue ribollire nelle vene e nella testa tanto da farla girare.
Aveva pensato davvero di acconsentire. Era stato sul punto di accettare. Aveva perfino pensato, per un istante, che quel bastardo non fosse poi così pazzo come gli era apparso. Si era sentito disposto a seguirlo, pur di riabbracciare Logan.
Ma poi aveva seguito i discorsi di Thor e Angel. Non era qualcosa che poteva ignorare. Non poteva ignorare quello che il Maestro aveva appena detto… e non poteva ignorare nemmeno ciò che Logan avrebbe pensato al vederlo sacrificare la propria moralità, solo per salvarlo. L’avrebbe deluso davvero, se avesse acconsentito. Sarebbe diventato niente più di una stupida pedina da manipolare. Ciò che aveva giurato di non essere mai.
<< Dunque starebbero realmente così le cose >> sibilò, nuovamente livido di rabbia << Sarebbe questa la trattativa? Unitevi a me, altrimenti vi eliminerò uno ad uno? Pensi che solo perché hai ottenuto dei poteri cosmici, hai il diritto di pretendere quello che vuoi da noi, pensi di avere il diritto di governarci, di giocare con le nostre vite, solo per il tuo schifoso tornaconto e il tuo ego maledetto? Tu non sei un dio! Sei solo un pazzo furioso, un mostro drogato di potere e ubriaco di superbia! >>
Auth alzò di scatto la testa, gettando una lunga ombra sui presenti.
<< Il ragazzo dice il vero >> disse, indicando il Maestro << Potrai anche atteggiarti come un dio onnipotente… ma nel profondo sei ancora un mortale. Non sei nato con questi poteri, né hai faticato per ottenerli, semplicemente ti sono stati regalati. E come tutti i mortali con fin troppo potere nelle loro mani, hai scelto di usarlo per sottomettere coloro che non ne hanno. Ne ho visti di individui come te, nel corso della mia lunga vita… così tanti che credevano di avere il diritto di governare sugli altri, perché li consideravano inferiori. E sai cosa ho imparato? Che non importa quanto potere possa avere una persona, che sia un dio o un mortale: un giorno quando anche questo universo finirà, di te non resterà altro che un impronta contorta nella memoria della realtà. Sarai ricordato… come nient’altro che un mostro, proprio come tutti quei tiranni venuti prima di te. Una pagina sbiadita nel grande libro dell’eternità. >>
Un silenzio inesorabile sembrò calare nelle profondità dell’arena. Perfino l’eco causato dal vento… tutto cessò all’istante. E la cosa sembrò propagarsi per un tempo che a molti parve interminabile.
Poi, come dal nulla… il Maestro ridacchiò. Cominciò come una risata bassa e gutturale, che presto si trasformò in uno schiamazzo in piena regola.
Affianco al Signore del Tempo, sia Loki che Shen si spostarono, a disagio.
Dopo quasi un minuto buono, l’alieno si bloccò di colpo, gli occhi gialli che menavano lampi.
<< Wow. Solo… wow. >>
Puntò un dito in direzione di Auth,il volto adornato da un sorriso che rasentava la follia.
<< Tu… hai dei numeri, mia cara. No, dico sul serio. TU… hai… dei numeri! >> esclamò, per poi scoppiare in un’altra risata.
Dopo un paio di respiri calmanti, chiuse il volto in un’espressione leggermente corrucciata.
<< Sai, da un certo punto di vista hai ragione. Tu sei molto più antica di me, su questo c’è poco da discutere. Probabilmente conosci cose che io non riuscirei nemmeno a concepire >> disse, prima di stringersi nelle spalle.
<< Ma suppongo di avere un’eternità a disposizione per impararle. Tu, invece… hai i giorni contati. Come il resto di voi >> continuò, facendo una rapida panoramica del gruppo << Mi dispiacerebbe molto doverti ucciderti, Baelfire. Sai quanto sarebbe dura doverlo raccontare a tuo padre? Con il tempo, ho cominciato a considerarlo quasi come un figlio. Avrebbe il cuore spezzato! >>
Il colorito già pallido dell’arciere diventò dello stesso color del gesso a quell’insinuazione. Per tutta risposta, aprì la bocca e ritrasse le labbra, mostrandogli i denti ed emettendo un ringhio bestiale che fece raddrizzare le piume a Rowlet.
Accelerator ringhiò a sua volta. Guardò in direzione del ragazzo e poi del Maestro.
<< Tch… pezzo di merda. Non ti basta che lo stronzo albino l’abbia ammazzato!? Ora vuoi pure prendere per il culo la sua memoria!?  >>
<< Oh, ma davvero? >> Lord Shen era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma all’improvviso la sua voce melliflua e malignamente divertita si intromise nella loro conversazione. << Sai, è una sorpresa sentirti parlare in questo modo, Demone Bianco di Kyoto. Oh, ma cosa dico, è più che naturale! È evidente che non sai, altrimenti non saresti qui a difenderlo. Vedi, ho letto i rapporti su di te e sulla tua… piccola, devastante incursione contro suo padre. Il suo vero padre. Se non sbaglio, era sul punto di ucciderti, ha massacrato l’intero villaggio in cui vivevi e, sono pronto a scommettere… deve aver certamente minacciato anche la vita delle persone a cui tenevi! >>
Le fiamme negli occhi di Fire ardettero senza sosta, incutendo un terrore gelido. Rifilò sia a Shen che al Signore del Tempo il precedente sguardo assassino e lo mantenne fermo.
<< E così è vero, non gli hai ancora svelato il tuo piccolo segreto! >> gongolò il governatore << Andiamo, Fire! Ora hai l’opportunità di rivelarlo a tutti! >>
Fire strinse i pugni con tanta forza da farsi male da solo e spostò lo sguardo altrove, pur di non voltarsi a guardare in faccia Accelerator, o Thor, o Rowlet, o il resto degli altri. Non riusciva ad aprire bocca, era paralizzato.
Angel raddrizzò il capo, mentre un’espressione confusa gli si disegnava negli occhi a quelle parole. << Ma di che cosa sta parlando? >>
In risposta alla domanda del rosso, il sorriso sul volto del Maestro sembrò allargarsi.
<< Il vostro caro Robin Hood, qui, non è altri che il figlio appena ritrovato del mio secondo in comando. Forse lo conoscete. Alto, vestito di nero, spaventoso... gli piace giocare con le spade laser. Come, non ci siete ancora arrivati!? Conquistatore di pianeti, torturatore il lunedì, genocida il venerdì... Oscuro Signore dei Sith e sterminatore di ribelli per hobby. >>
Si portò una mano al mento, in un gesto falsamente pensieroso. << Credo che lo conosciate meglio... come Darth Vader. >>
Silenzio.
Sussulti condivisi.
Occhi sgranati e increduli.
<< COSA!? >>
Le voci dei due team di Cacciatori si levarono alte di colpo, a metà fra l’incredulità e l’isterismo.
Gli occhi di Accelerator si spalancarono dinnanzi a quella rivelazione. Anche se il suo nome non era stato pronunciato all’inizio, ancora prima che il Maestro lo confermasse, l’insinuazione di Shen era stata fin troppo palese: Fire era il figlio di Vader, l’uomo che aveva ucciso la gente del villaggio e che aveva quasi eliminato Last Order. Dentro di sé sentì crescere la rabbia, l’odio e lo sdegno: avrebbe voluto dire qualcosa, urlare, rompere qualcosa, ma aveva talmente tanta negatività in corpo da non poter fare altro che restare fermo a tremare di bile.
Thor sentì la mente in tumulto. Stentava a crederci. Lada e Vader, insieme... il solo pensiero gli recava disgusto, ed era furibondo al pensiero di un’altra vita rovinata da quel mostro mascherato.  
Rimase in silenzio, ancora scosso dalla rivelazione, ma poi vide come Accelerator stringeva forte i pugni e inceneriva con lo sguardo il ragazzo al suo fianco; provò a tranquillizzarlo mettendogli una mano sulla spalla, ma si vide scansato con un secco gesto.
Loki, che aveva osservato la scena, deformò le labbra in un una smorfia di disgusto. Suo fratello Thor cercava sempre di fare il santo, di ergersi come baluardo di saggezza. Allora non poté esimersi dal punzecchiarlo con la sua lingua velenosa:
<< Per quanto ti sforzi, fratello, non riuscirai mai a combinare nulla. Il marmocchio è il figlio dell’uomo che ha rovinato la vita all’esper. Hai fallito con loro, proprio come hai fallito con Magni e Modi. >>
Il dio del tuono non riuscì a trattenere un ringhio, mentre fissava impotente Accelerator che respirava pesantemente, i muscoli tesi, pericolosamente arcuato come una belva pronta a balzare, lo sguardo furioso, tutto in direzione del ragazzo dai capelli verdi.
Kirby era diviso in due, tuttavia non poteva trattenere un gran moto di rabbia verso Fire, sia per avere il sangue di colui che aveva attaccato la sua amata Dreamland… sia per non averglielo detto, perché era innegabile lo sapesse ormai. Perché non si era fidato da loro abbastanza da dir loro la verità, come aveva fatto Ruby con Salem?
Scintille rosa percorsero gli arti e gli occhi del giovane Cacciatore, mentre si rivolgeva al compagno.
<< Fire, ti farò una domanda, e sei obbligato a rispondermi. Quando l’hai scoperto? >>
La vergogna e il senso di colpa erano ben evidenti nella figura dell’arciere. Fire si ritrasse quasi di scatto e distolse lo sguardo, fissando un punto impreciso del terreno. Ma anche in quel modo, poteva vederle chiaramente, anzi, le sentiva, le espressioni di sgomento, rancore e sconvolgimento dei propri compagni, i loro occhi sgranati tutti unicamente puntati su di lui.
Provò di nuovo la disgustosa sensazione di essere sporco, contaminato da un germe, indegno anche solo di camminare in mezzo a loro. Rimase ostinatamente in silenzio per un tempo che gli parve infinito.
Gli occhi gli si riempirono prepotentemente di lacrime.
<< Durante la festa di Anakin Skywalker >> rispose in un soffio, pur sentendosi soffocare << Lada mi ha lasciato il suo anello magico. Quando Vader ha tentato di uccidermi, l’ha riconosciuto. Se non l’avessi avuto… probabilmente sarei morto. >>
Ecco, l’aveva detto. Aveva detto non solo la verità, ma anche troppo. Tanto, quale differenza avrebbe fatto? Era già miserabile così com’era.
Marie assimilò piano la notizia e tamburellò le dita sul proprio braccio, mordendosi il labbro inferiore; Auth dal canto suo osservò i presenti e agitò infastidita la lunga coda prima di portarsi la mano destra al volto. Né lei né la Nosferatu dissero nulla, attendendo di vedere come si sarebbe evoluta la situazione.
Loki ascoltò le parole del ragazzo, ed era deciso più che mai a interferire, per deformarle e volgere a favore la situazione.
<< Lada ha avuto un anello da Vader, che poi ha donato al figlio. Questa sì che è una rivelazione ancora più interessante. State pensando quello che penso io? Lada era un’imperiale, dopotutto... >>
<< Loki, non osare... >> disse Thor, fremendo di rabbia.
<< Non osare cosa, fratello? Osare dire che Lada vi ha traditi tutti? E che sta portando avanti il tradimento tramite suo figlio? Quest’ultimo non è altro che un mero strumento nelle mani di Vader e della sua donna! Conoscendo il Signore dei Sith... è probabile che lo abbia pianificato. Il ragazzo non è altro che un agente dormiente all’interno della Ribellione! Ma è solo un’ipotesi. Chiedetelo al diretto interessato. >>
Qualcosa scattò dentro Fire. La rabbia. Una rabbia sorda che covava dalla morte prematura di Logan, e che solo in parte aveva ricacciato indietro.
<< Ripetilo! >> gridò, gli occhi che lampeggiavano << Ripetilo se ne hai il coraggio, maledetto! Tu non sai niente! Io vi uccido, sottospecie di maledetti schifosi figli di…! >>
<< Non scaldarti troppo, traditore >> disse Loki, per nulla impressionato da quello sfogo di rabbia, ma comunque soddisfatto. Era ciò che voleva. << So cosa stai provando ora: rabbia, rimorso, risentimento. Tutto canalizzato su tuo padre. È come guardarsi in uno specchio… col riflesso di un sé più giovane. Avanti, Thor, non ti ricorda un po’… me? >> ridacchiò mellifluamente il dio degli inganni.
L’Ase strinse i pugni con tanta forza da far sanguinare il palmo delle mani.
<< IO NON SONO COME TE! >> urlò ancora il giovane, mentre, attorno a lui, alcune macerie cominciarono pericolosamente a scuotersi.
<< E chissà che, magari, non abbia passato informazioni all’Impero. >>
Shen aveva compreso cosa Loki stesse facendo, e non poteva resistere al farsi coinvolgere. Perché questa era la capacità di Loki: una volta che la sua lingua biforcuta era innescata, era impossibile fermarla, e coloro che gli somigliavano non potevano che essere scatenati a propria volta.
<< La Forza è un potere misterioso, sapete? Due utenti possono collegarsi mentalmente se i loro cuori sono sincronizzati, e lui e Vader sono padre e figlio! Mi chiedo che cosa avrà mai letto Vader nella tua testolina… ma già posso immaginarlo! >>
<< Naturalmente. Visto che a Trenzalore eravamo preparati al vostro arrivo. Chissà come mai… >> Loki rise. << Davvero, non ci avete pensato, piccoli ribelli? Come mai sapevamo dove sareste andati? Come facevamo ad avere un piano per contrastarvi? Ecco la vostra risposta! È proprio lì, davanti a voi. Il ragazzino che ha appena avuto un’esplosione di rabbia molto similmente a quella che avrebbe un Sith. >>
<< RAGAZZO, NO! >> gridò Thor con tono colmo d’anticipazione.
Accelerator ruggì e scattò in avanti, dritto contro Baelfire, che era rimasto situato al suo fianco per tutto quel tempo. L’adolescente, colto di sorpresa, colpito dall’orrore per quella visione, sussultò, la sua luce si spense e cadde all’indietro, mentre l’albino gli metteva le mani addosso con un solo pensiero: fargli del male. Ucciderlo.
Il dio del tuono pose in avanti le enormi braccia muscolose e afferrò saldamente l’esper, trattenendolo. A causa dei chip avuti intorno al collo, i loro poteri erano ancora deboli: la Reflection non ebbe alcun effetto sull’asgardiano.
<< Lasciami andare! Lasciami andare, cazzo! >>
<< Ragazzo… calmati… calmati, è quello che vogliono, è quello che vuole Loki! >>
Ma Accelerator non lo stava ascoltando. Era in preda alla rabbia: quella rivelazione gli aveva riesumato il ricordo di Last Order quasi uccisa dal Sith, e adesso non ragionava più.
<< Bastardo! BASTARDO! È colpa tua! È TUTTA COLPA TUA! >> sbraitò contro il ragazzo dai capelli verdi << Tu lo sapevi! Lo sapevi, e non hai detto NIENTE! Io mi stavo fidando di te! Ti ho raccontato cose del mio passato! E tu eri in contatto con Vader tutto il tempo! Ha quasi ucciso la mia famiglia! La mia famiglia, CAZZO! Io ti uccido… TI UCCIDO! >>
Fire si risollevò sulle ginocchia, il corpo squassato da spasmi, il volto deformato dalla disperazione. Si coprì col braccio, come se questo avrebbe impedito alle parole dell’albino di ferirlo, ma era impossibile: ognuna era una coltellata nel suo cuore e nella sua psiche. Mai, come in quel momento, provò il desiderio di sparire, di non essere mai esistito.
<< Oh, Fire, sei di nuovo nei guai… >> lo tormentò la voce di Shen << ma questa volta non c’è il tuo papino a salvarti. E ora, tutti sanno perché! >>
<< No… >> gemette il giovane, cercando debolmente di sostenere lo sguardo infuocato di Accelerator e di parlare sopra le sue grida sconnesse e ingiuriose << no… ti prego… mi dispiace, mi dispiace, io... io… non volevo… non pensavo… >>
<< Che li avresti delusi? Che li avresti traditi? Dopo tutto questo tempo, credevi davvero che avrebbe funzionato? Tu non sei uno di loro. Non lo sei mai stato. Non ti accetteranno mai fino in fondo. >>
<< Ora basta! BASTA! >> gridò il Dottore, facendo un passo avanti, gli occhi dardeggianti << Questa non doveva essere una trattativa?! Dove sono finiti i tuoi buoni propositi, Maestro?! >>
<< Ehi, sai come sono i bambini. >> L'altro Signore del Tempo scrollò le spalle con un sorriso disinvolto << Ogni tanto bisogna lasciarli divertire, no? >>
Marie sentì un brivido gelato lungo la schiena. Fece per avvicinarsi, ma Auth la trattenne, guardandola negli occhi.
<< Aspetta… non possiamo ignorare questa possibilità. >>
<< Andiamo, Auth, è esattamente ciò che vogliono, non dirmi che gli credi ciecamente!? >>
La dea scosse adagio il capo, facendole cenno di non muoversi. << Non possiamo escluderlo di base, Marie... se dovesse essere vero, qualsiasi piano futuro andrebbe in pezzi. È brutale, ma ora come ora, possiamo solo aspettare. Non li conosciamo e io… io voglio vederci chiaro. >>
Marie annuì col capo, pur sentendo il sangue pulsare nelle sue vene. Per l’oscurità che albergava nel suo animo, si sentiva affine al ragazzo e al suo tormento, ma non poteva negare la veridicità di quelle parole.
In tutto quel disastro, Angel era rimasto in silenzio. Come poteva parlare, quando il senso di colpa lo attanagliava? Senza nemmeno volerlo, aveva gettato un alleato nell’occhio del ciclone.
<< Lasciateli stare! >> sibilò, e camminò in avanti fino a frapporsi nello stallo tra i due giovani, il Dottore e infine il trio di uomini in piedi sulla lontananza << Siete solo un branco di iene assetate di sangue! Volete vedere qualcuno massacrato? >>
Il rosso si girò a guardare Accelerator dritto negli occhi.
<< Allora, che sia io. Se vuoi uccidere qualcuno, se vuoi accusare qualcuno della vita di merda che hai vissuto qui, te la devi prendere ma con me. Perché Battleground è nata a causa mia e solo mia! Senza di me, tutto questo non sarebbe mai accaduto. >>
James digrignò i denti, mentre si faceva avanti, verso di loro.
<< Angel, qui non è in discussione solo la parentela di Fire, ma la sua lealtà. Io… >>
Il soldato si interruppe, incerto come nessuno dei suoi compagni l’aveva mai visto prima.
<< Io vorrei credere subito alla sua lealtà, ma non riesco a negare i miei dubbi dopo quanto abbiamo passato. >>
Poi fu la volta di Ruby. Tremando, fissò i presenti coi suoi luminosi occhi argentati, non nascondendo il moto di disgusto quando capitò su Shen e Loki.
<< Io.... non giustifico Fire per avercelo tenuto nascosto. Per lo scopo che ci siamo prefissi serviva una fiducia reciproca, e lui non ce l’ha data. Ma... non metterò in dubbio la lealtà di qualcuno che ha combattuto al fianco dei miei genitori! Mio padre si è sacrificato per salvarlo da quel verme! >> Volse un cenno sprezzante a Shen. << E io… sono nella sua stessa esatta situazione. Perché sono la nipote della Regina Salem di Remnant. So benissimo… come ci si sente. >>
Nel frattempo, il Dottore si era avvicinato a Fire, e l’aveva aiutato a rialzarsi. Rowlet fece per stringersi a lui, ma il ragazzo lo respinse delicatamente. Guardò il Signore del Tempo dritto negli occhi, per farsi coraggio, quindi parlò a tutti loro.
<< Se fossi stato compromesso fino al punto di cui mi si accusa... lui se ne sarebbe accorto >> accennò all'uomo accanto a lui << Ma tutto questo... è comunque colpa mia. Sono stato io a chiedergli di non svelare nulla. Perché non ero pronto. Perché ho avuto paura, paura di questa situazione. Sì, lo ammetto. Lo ammetto. Avevo paura di come avreste reagito, ma soprattutto, avevo paura di quello che avevo scoperto, avevo paura di questi nuovi poteri che ho manifestato. Sì, è la verità, ho sviluppato la Forza. Sì, io e Vader ci siamo connessi. Lui ha guardato dentro di me, e io ho guardato dentro di lui. Ma lo giuro sulla mia vita... non sapevo a cosa stavo andando incontro. L’ho fatto per salvarmi, perché se non gli avessi permesso di connetterci, lì, su Trenzalore... sarei morto. Per colpa loro. >>
Si girò, sprezzante, verso il Maestro e il Shen. << Hanno mandato la loro creatura ad uccidermi, e per poco non c’è riuscita. Sono salvo grazie a Vader. Ma questo per me non significa niente. Non gli devo, e non gli ho mai dovuto… nulla, se non la mia nascita. Non ho mai svelato niente su di voi, non ho mai svelato nulla sulla Ribellione. Potete non credermi, e non vi biasimerei. Ma a questo potete credere: io non potrei mai servire il Maestro! Mai. Perché oggi mio padre, il mio vero padre, Logan Royston… è morto, e il colpevole continua ad essere uno soltanto. >>
Camminò verso Angel e gli poggiò una mano sulla spalla, allontanandolo delicatamente. << Non puoi darti la colpa se Battleground è nata, lo sai benissimo... e rimane il fatto che sono il figlio del demonio che ha quasi ucciso lui e la sua famiglia. Lascialo, Thor. >> Quindi tornò a fissare Accelerator dritto negli occhi. << Va bene così. Fallo. Vendicati, se vuoi. Non mi interessa. Non mi importa più. Mio padre è morto. Mia madre è morta. Avrei solo voluto onorarli facendo la cosa giusta, perciò… meglio andarsene così, che come un vero traditore che si allea col nemico solo perché tutti voi l’avete cacciato. >>
<< Padron Fire! >> stridette Rowlet, terrorizzato da quella dichiarazione.
Ma Thor non ebbe bisogno di rifiutarsi, né di trattenere oltre l’esper. L’intera situazione e i discorsi di tutti i Time Warriors combinati insieme, erano serviti a placare, sebbene non del tutto, la rabbia di Accelerator. In cuor suo, sapeva che Fire stava dicendo la verità… ma ancora non era pronto a perdonarlo. Non ora.
Fu allora che un battito di mano risuonò nell’arena, spingendo ogni singola persona a voltarsi.
<< Wow >> disse il Maestro, con tono di voce al limite tra il beffardo e il cordiale << Io... sul serio, credo di essermi commosso. Davvero, è stato un bel finale, anche se personalmente ho apprezzato più la parte centrale. >>
Le sue pupille dorate si posarono su Accelerator. << Il modo in cui ti sei accanito su di lui, ragazzo... cheff kiss! Che performance! Quale rabbia, quale sete di sangue... così pronto a scatenarti anche sui tuoi alleati. Saresti davvero un’ottima aggiunta alle mie fila. >>
Si voltò verso i team RWBY e JEKP.
<< E voi? Pensate di far parte di una squadra... ma non siete mai stati più divisi. Ve lo leggo negli occhi! Fidatevi, sono un vero asso nel riconoscere le divergenze d'opinione. Non avete idea di quanto possano essere utili per rovesciare un governo o due... basta solo una piccola spinta. >>
Incontrò lo sguardo di Angel. << E tu... piccola spina nel fianco... ti ergi a paladino dei tuoi compagni, sei disposto a batterti per loro... ma pensi davvero che sarà sufficiente per compensare tutti gli errori che hai commesso? Per liberarti delle colpe che ti porti dentro? Be’, lascia che ti offra un po’ di sollievo: non succederà. Perché non puoi fare NIENTE per riparare ciò che è stato irrimediabilmente rotto! E per quanto riguarda voi due... >> Si voltò verso Auth e Marie. << Be’... voi non fate parte di questa storia. Siete solo vagabonde prive del minimo significato o scopo. Siete NIENTE. E niente resterete... tutti voi. >>
Detto ciò, lanciò una rapida occhiata nei confronti di Fire.
<< Sembra che tu ti sia scelto davvero una fedele gamma di alleati, ragazzino >> commentò, con un sorriso divertito. << Avrai un bel po’ da fare, a restare in una squadra che non si fiderà mai più di te. >>
Quando il giovane non rispose, limitandosi a mantenere un’aria impassibile, il Maestro ridacchiò e lo fissò dritto negli occhi di fuoco.
<< Ma non deve andare per forza in questo modo. Oh no! Al contrario, tu sei colui che più di tutti ha una poltrona praticamente già prenotata nelle nostre fila. Non devi fare altro… che lasciarti alle spalle questa marmaglia di piccoli ingrati. >>
<< Non lo farò >> replicò il ragazzo, asciutto << Io sono nato in quest’universo da te plasmato, e forse più di tutti dovrei ringraziarti, secondo il tuo perverso modo di vedere le cose. Ma sappi che se tutto quello che hai da offrirmi è un carcere mentale, travestito dalla promessa di riportare in vita mio padre, pretendendo in cambio la mia cieca obbedienza… non mi avrai mai. >>
Sillabò lentamente quella parola, accentuandola in un verso di disprezzo.
Un sorriso ferino si disegnò sulle labbra del Maestro.
<< “Mai”, dici, eh? “Mai” è una parola molto più relativa di quanto puoi solo pensare, ragazzino. “Mai” è una parola sempre di moda, ma come tutte le mode… è destinata a passare, prima o poi. Perché si direbbe “mai dire mai”, altrimenti? >>
Ridacchiò << Ma suppongo questo implichi che hai fatto la tua scelta…come tutti, qui. >>
<< Sì. >> Il Vigilante alzò il mento a mo’ di sfida. << Dillo pure a Vader. Ma io credo che, in qualche modo, lo sappia già. Questo è il mio posto, questa è la mia scelta, questo è quello che sono. >>
Scoprì con un gesto secco il rosso taglio a forma di ideogrammi che recava sull’avambraccio, perché tutti lo vedessero. << Feccia ribelle, e fiero di esserlo. >>
Guardò Shen, mentre lo diceva. L’albino aveva in volto quell’espressione di gelida compostezza che, aveva imparato, era il suo modo di manifestare la rabbia e lo sdegno. Socchiuse gli occhi color del sangue quando incrociarono gli sguardi, poi piegò gli angoli delle labbra in un sorriso feroce e predatorio.
Poi Fire tornò a guardare il Maestro. L’uomo lo fissava come se lo vedesse davvero per la prima volta. Mantenne quello sguardo per quasi un minuto buono.
Poi gettò il capo all’indietro e scoppiò di nuovo a ridere. Una risata stridula e grottesca, priva di qualsiasi connotazione umana.
<< Non potevo aspettarmi nulla di meno dal figlio di quella donna. >> Il suo sorriso si trasformò in qualcosa di più simile ad un ghigno demoniaco. << Sai cosa mi disse Lada, la prima volta che la incontrai? “Ciò che è del Drago, al Drago apparterrà, e a nessun altro”. Aveva ragione, dopotutto. Tu appartieni a lei. Al Drago. >>
Ci fu un bagliore di ferocia in quegli occhi di brace, quando si posarono nuovamente in quelli del giovane.
<< Ma dato che il Drago è morto… appartieni alla tomba >> sibilò, minaccioso.
Si portò una mano al mento.
<< Volete fare un match di wrestling su vasta scala? Mi piace l’idea. Io e voi. Il mio esercito contro il vostro. Un round! Niente trucchi >> disse con improvvisamente cordiale, sollevando ambe le mani in un gesto conciliante.
<< Se vincete… vi riprendete l’universo. Se vinco io… be’… tanto ho vinto >> terminò con un ghigno impertinente.
Quando nessuno rispose, il Maestro allargò le braccia, in maniera plateale.
<< Che ne dite, signori? Scommetto un violino d’oro in cambio delle vostre vite, perché so di essere più forte. >>
Thor sollevò immediatamente Mjolnir. << Accetto la tua sfida, Maestro! Io, Thor, dio del tuono e re di Asgard, combatterò contro di te, e sta’ pur certo... non andrà come l’ultima volta. Morirai per ciò che hai fatto! >>
<< Sai… >> si intromise Accelerator  << prima mi hai quasi convinto, anzi si può dire che mi avevi in pugno... ma ripensandoci... perché mai dovrei unirmi a colui che ha dato la caccia alla mia specie come bestie selvagge? >> Si esibì in una grossa e sadica risata. << Bene, accetto la tua sfida! Sarà un piacere farti a pezzi! >>
<< Mi schiero con i miei compagni. >> Le braccia di James si animarono dei suoi caratteristici viticci. << A nome del mio team, accetto la tua sfida, Maestro. >>
Emil, Kirby e Penny annuirono in accordo, gli sguardi assottigliati.
Ruby a sua volta sfoderò Crescent Rose, e i suoi occhi si illuminarono di luce argentea, mentre veniva affiancata dalle sue compagne, con cui si scambiò una rapida occhiata.
<< Il team RWBY ti affronterà. >>
Angel strinse i pugni, fissando il Maestro con occhi gelidi. Fece un lungo respiro per calmare la rabbia che nell’ultima ora si era fatta largo nel suo animo.
<< Tutti noi, provenienti da mondi diversi, abbiamo visto la tua realtà. L’abbiamo vissuta da vicino, dalle luci più abbaglianti fino alle sue ombre più fitte… e quello che abbiamo visto ci ha disgustato. Tu, falso dio, sei al centro di tutto. Ti combatterò, in nome di coloro che ho perso, e in nome dell’alleanza che mi lega alla Ribellione. >>
<< E anche se dovessimo perdere… >> intervenne Auth << quantomeno lo faremo liberi… e fermi nelle nostre convinzioni. Questo non potrai mai togliercelo. >>
Gli occhi del Maestro incontrarono quelli del Dottore. << E dimmi, vecchio amico… anche tu ti unirai a loro in un ultimo disperato tentativo di sconfiggermi?  >>
Il vecchio Signore del Tempo lo scrutò placidamente, poi osservò i volti determinati dei nuovi compagni, prima di rivolgersi nuovamente al rivale.
<< Sempre >> disse, con un tono che non ammetteva repliche.
Il Maestro assottigliò lo sguardo. << Non puoi vincere. >>
<< E allora? >> ribatte l’altro, stringendosi nelle spalle. Questo fece infuriare il tiranno.
<< Allora perché? >> ringhiò, quasi supplicando una risposta << Io non riesco proprio a capirlo. >>
Il Dottore si passò una mano tra i capelli argentati.
<< Perché? Be', visto che ne abbiamo l’occasione, cerchiamo di chiarire questa cosa una volta per tutte. >>
Prese un lungo respiro, mentre il Maestro lo guardava in attesa.
<< Vincere… pensi che si tratti di questo? >> disse il vecchio Signore del Tempo, scuotendo la testa << Io non sto cercando di vincere! Non faccio quello che faccio perché voglio sconfiggerti, o perché ti odio, o perché ce l’ho con te. Non lo faccio perché è divertente, e Dio sa che non lo faccio perché è facile! E non lo faccio nemmeno perché funziona, dato che la maggior parte delle volte funziona a malapena! >>
Puntò un dito verso il suo eterno rivale.
<< Io faccio quello che faccio perché è giusto! Perché è dignitoso! E soprattutto… perché è gentile! Semplicemente, per questo. Semplicemente perché è gentile! >>
Fire chiuse gli occhi, sentendosi quasi rinvigorito dalle parole dell’alieno. Dopotutto… quelli erano gli stessi ideali che l’avevano spinto a combattere l’oppressione del Maestro, ed erano anche quelli che ora alimentavano i cuori dei Team JEKP e RWBY, non più semplici ingranaggi della macchina di Battleground, ma veri e propri difensori di una giustizia che per troppo tempo era rimasta schiacciata sotto le scarpe del Maestro.
Thor, d’altro canto, non riuscì a trattenere il sorriso orgoglioso che gli sbocciò in viso, rammentando gli stessi ideali che avevano animato Capitan America, il caposquadra degli Avengers, suoi vecchi compagni. Anche la mente di Angel venne invasa dal ricordo dei suoi vecchi amici, persone che per nulla al mondo si sarebbero tirate indietro di fronte alla sfida del Mestro.
Auth osservò affascinata quello strano vecchietto. Nient’altro che un mortale… eppure, egli non mostrava la minima paura di fronte a qualcuno che aveva il potere di un dio. Al contrario, sembrava quasi che gli stesse impartendo una lezione! E accanto a lei, perfino Marie provò un improvviso rispetto per il bizzarro individuo che le aveva salvate dalla loro prigionia.
Solo Accelerator distolse lo sguardo, poiché quelle parole erano fin troppo simili a quelle pronunciate da un certo Level 0… lo stesso che lo aveva convinto ad abbandonare il cammino del mostro e ad abbracciare quello del salvatore. Un promemoria costante di tutti gli errori che aveva commesso.
L’espressione del Dottore sembrò addolcirsi.
<< Non abbiamo bisogno di combattere >> sussurrò, visibilmente stanco << Queste persone vogliono solo vivere in pace. Perché, almeno per una volta… non puoi essere solo un po’ gentile? Ti prego. >>
Il Maestro rimase in silenzio, gli occhi fissi in quelli del Dottore. E per un breve attimo – che a molti di loro sembrò durare anche fin troppo – i Time Warriors osarono sperare che il loro leader fosse davvero riuscito a fare breccia nei cuori dell’odiato tiranno. Almeno, fino a quando questi non arricciò le labbra in uno dei suoi crudeli sorrisi.
<< Vedi questa faccia? >> domandò beffardo << Guardala con molta attenzione. Questa è la faccia… di chi non ha ascoltato una sola parola di quello che hai detto. >>
E proprio così, sfumò anche l’ultima possibilità di un’intesa pacifica.
Il Dottore abbassò tristemente lo sguardo, mentre il Maestro faceva un’altra panoramica del gruppo.
<< Vi darò una settimana per prepararvi. Non sono un uomo crudele, dopotutto. Voglio che passiate questa settimana con la consapevolezza… che sarà l’ultima! >>
Rilasciò un’altra risata.
<< Sì, forse sono crudele. Perciò, ecco la mia proposta finale: potete combattere e morire tutti quanti… oppure non combattere, e morire solo per la maggior parte. >>
Compì un passo avanti, il viso contorto da un’ombra minacciosa.
<< E che l’idea di nascondervi per continuare la vostra crociata non vi sfiori nemmeno. Perché se non sarete presenti tra sette giorni esatti, nelle piane desolate di Renmant… spazzerò via metà della popolazione di quel pianeta, e mi divertirò nel farlo >> sussurrò freddamente.
Infine, si rivolse al Dottore.
<< Una settimana, amico mio >> ripetè << è tutto ciò che avete. >>
E, pronunciate quelle parole, sparì in un lampo di luce assieme alle figure sorridenti di Loki e Shen. Ancora una volta, nell’arena di Asgard si levò un silenzio tombale.
 
* * *
 
 
Nell’atmosfera di Renmant, Jetboy continuava a destreggiarsi attorno agli scudi dello Star Destroyer Chimera, pilotando la navetta attraverso le decine di torrette che cercavano di abbatterlo. Con la sua velocità irrisoria, l' X- Wing pareva quasi una scia bluastra che serpeggiava sulla corazza della nave ammiraglia, lasciandosi dietro piccole esplosioni. 
Tra lo schivare un laser e il successivo, Tim non potè fare a meno di chiedersi il perchè di quell'attacco. E dopo averci riflettuto attentamente, si rese conto che la risposta ad un quesito tanto funesto poteva essere una sola: il Maestro aveva trovato prove riguardanti la collaborazione tra Dreamland e la Ribellione… e proprio per questo, aveva scelto di spazzare via il regno dalle mappe.
A bordo dello Star Destroyer, Esdeath osservava lo svolgersi della battaglia con un sorriso al limite tra il compiaciuto e l’estasiato, beandosi del sangue e della violenza che inondava l’oscurità dello spazio in un turbinio di esplosioni e cadaveri. Tuttavia, non avrebbe lasciato che la sua sete di sangue la distraesse dal potenziale pericolo rappresentato da Jet Boy.
<< Fate esplodere le mine nella sezione k-5 >> ordinò, conscia che se non si fosse sbarazzata in fretta del volantino, questi avrebbe sicuramente trovato un'occasione per colpire la sala comando.
<< Signora, è sicura? >> domandò incerto uno degli ufficiali, probabilmente intuendo che l’attacco avrebbe ucciso anche alcuni dei loro soldati.
Lo sguardo di Esdeath lo penetrò come una delle stalattiti che era solita lanciare ai suoi nemici.
<< Non sono stata abbastanza chiara?>> chiese con un tono non meno gelido, e il povero soldato non potè che obbedire, deglutendo a fatica.
In meno di cinque secondi, un cerchio di esplosioni illuminò la zona attorno a Jet Boy. Mentre diversi T-Fighters venivano ridotti ad un cumulo di detriti spaziali, l'uomo riuscì ad evitarle per un pelo… ma non fu altrettanto rapido nell’allontanarsi dalla conseguente onda d’urto, e così la sua navetta cominciò a roteare nel vuoto.
<< Lo scudo sta subendo troppi danni! >> esclamò un altro membro della squadra, portando l'attenzione dei piloti sui continui colpi ricevuti dalla barriera di Dreamland, la cui energia cerulea cominciava a oscillare pericolosamente.
<< Non fatevi prendere dal panico! >> esclamò Jetboy << Possiamo ancora… farcela. >>
Così terminò il combattente, mentre -sotto gli sguardi terrorizzati del gruppo-  la cupola di energia a difesa del loro regno si apriva in due, per poi svanire lentamente.
Distratto da quell’evento, l'astronauta non si accorse di tre caccia che gli finirono in coda, sparando sui suoi motori.
Una scia di fumo percorse lo spazio che separava l'X- Wing dal trio di inseguitori, allertando anche altri membri della flotta. Altri colpi vennero messi a segno, danneggiando ulteriormente il motore della nave, la cui andatura si fece via via più sgangherata, funzionante solo grazie all'abilità del pilota.
“Non può finire così. Fa finta che sia Indipendence Day e fai il tuo cazzo di dovere” pensò irritato, mentre compiva una brusca virata per portarsi davanti agli avversari, distruggendoli con un colpo ciascuno. Una piccola, ma meritata rivincita, per quanto Dreamland aveva perso negli ultimi minuti. Ma in cuor suo, sapeva che non sarebbe bastato.
<< Capitano, sta bene?>> chiese uno dei suoi compagni, mentre cercava di riunirsi al resto della squadriglia. Ma prima che Jetboy che potesse rispondere, una nuova raffica di razzi investì la sua navetta.
Il prototipo riprese a roteare, senza più direzione.
Non volendo dare ai suoi avversari la possibilità di abbatterlo, il suo pilota si mise a sparare alla cieca, pigiando ripetutamente i pulsanti nel tentativo di abbattere quanti più nemici possibili e saltare nello spazio, avvolto nella cupola di supporto.
Sfortunatamente, anche il sistema di salvataggio era stato danneggiato. E in caso di espulsione, senza la suddetta cupola… la mancanza d’aria lo avrebbe ucciso in pochi secondi.
In un ultimo, disperato tentativo di far valere la sua morte, mise tutta l'energia rimasta nei cannoni e utilizzò il roteare della navetta a suo vantaggio.
In una serie di piccole esplosioni, le astronavi nemiche distrutte si accompagnarono a quella dell'X- Wing, il cui pilota si trasformò in una nuvola di cenere. Jetboy, il più grande pilota di Dreamland… era morto.
Sulla cima dello Star Destroyer, Esdeath sorrise, persa in quello che per lei era il più meraviglioso degli spettacoli. Fu in quel momento che una seconda nave comparve dall’iperspazio, ancora più grande della Chimera.
Lo Star Destroyer imperiale Esecutore fendette un oceano di navi, e seguì una pista di gas combusti e di particelle crepitanti.
La luce di Renmant si riflesse opaca sullo scafo della nave mentre entrava nel pozzo gravitazionale del pianeta e puntava verso il regno di Dreamland.
Darth Vader osservò il caos che circondava l’Esecutore e lo riordinò dietro il rosso bagliore della sua maschera.
Riconobbe le manovre delle squadriglie di caccia di entrambe le parti, e identificò i piloti che infrangevano la formazione con un effetto positivo e negativo. Vide la battaglia a livello microscopico e macroscopico, istintivamente consapevole di come ogni colpo avrebbe contribuito alla vittoria o alla sconfitta finale. Tuttavia, i caccia nemici erano la sola cosa che lo interessava.
Compì un singolo movimento della mano quando le navette nemiche arrivarono a portata di tiro.
Gli echi dei turbolaser che seguirono il gesto suonarono come un groviglio di statica all’interno del suo casco. Fiotti di energia si riversarono dall’Esecutore verso il nemico, illuminando l’oscurità come fulmini.
I Caccia stellari sorpresi fra le due massicce navi furono disintegrati all’istante.
A quel punto, attivò un collegamento olografico con la collega.
<< Ben arrivato, mio signore >> disse Esdeath, cordiale << Dreamland è pronto ad accoglierla >>
<< Ben fatto, Ammiraglio >> si congratulò il Signore dei Sith << Preparate i cannoni della vostra nave. Voglio il palazzo reale e tutte le zone circostanti rase al suolo entro i prossimi dieci minuti. Non lasciate superstiti. >>
<< Come ordinate, Lord Vader >> fu la pronta risposta della donna.
Si rivolse agli operatori dei cannoni e ordinò: << Iniziate il conto alla rovescia. >>
<< Sissignora! >> esclamarono questi, all’unisono << 10, 9, 8… >>
Esdeath chiuse gli occhi e si lasciò cullare dall’aspettativa della devastazione imminente. In pochi secondi, uno dei regni più fiorenti di Battleground sarebbe stato ridotto ad un cumulo di macerie, e i suoi abitanti a scheletri fumanti. Un’altra vittoria schiacciante contro la futile Ribellione.
<< È un vero peccato >> sussurrò, con tono sognante << Questo regno era così promettente. >>
<< …3, 2, 1… >>
<< Interrompete l’attacco. >>
La voce di Vader giunse rapida e improvvisa, facendola irrigidire.
Subito, gli occhi di Esdeath scattarono verso la proiezione olografica dell’uomo.
<< Mio signore? >> chiese, pensando di aver capito male.
Il Signore dei Sith esitò a elaborare.
<< Ci sono stati degli… sviluppi inattesi >> disse, sembrando scontento quanto lei di questa interruzione << Il Maestro in persona mi ha ordinato di interrompere l’operazione seduta stante. >>
Le pupille della donna si allargarono per la sorpresa.
Il Maestro aveva davvero ordinato la cessazione di un attacco contro la Ribellione? Contro il regno che probabilmente l’aveva aiutata finanziariamente più di qualsiasi altro?
Sembrava così assurdo… ma sapeva anche che Lord Vader non avrebbe mai potuto mentire su una cosa del genere.
<< E per quanto riguarda i ribelli, mio signore? >> domandò incerta.
La risposta dell’Oscuro Signore giunse rapida e concisa.
<< Non devono essere perseguiti. >>
<< Molto bene >> sospirò la donna, delusa, prima di rivolgersi agli addetti della nave << Interrompete l’attacco! >>
Le teste dei sottoposti scattarono praticamente in contemporanea verso di lei.
<< Ma mia signora, li abbiamo in pugno…! >>
L’uomo non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Una scheggia di ghiaccio partì dalla mano tesa della donna, conficcandosi nel suo petto e impalandolo ai comandi dello Star Destroyer. L’uomo emise un gorgoglio soffocato, poi si accasciò sul freddo metallo, sotto gli sguardi terrorizzati dei colleghi.
<< Non sono stata abbastanza chiara? >> sibilò Esdeath, fissandoli freddamente << Vi ho ordinato di interrompere l’attacco >>
Subito, gli addetti cominciarono ad armeggiare con i pulsanti dei cannoni, mentre la donna si lasciava cadere sulla poltrona di comando con un sospiro.
<< Dopotutto… le vie del Maestro sono infinite. >>
 
 
 
 
 
 
Eccome se lo sono. So che molti di voi si stanno facendo la stessa domanda: perché il Maestro non li ha uccisi?! Erano lì, alla sua mercé, e invece da loro la possibilità di allontanarsi e prepararsi per una battaglia finale?!
Ormai ci conoscete abbastanza da sapere che i nostri personaggi non fanno mai niente per caso. E non pensate che l’abbia fatto per arroganza… tutto sarà rivelato…
P.S. La conversazione tra lui e il Dottore è ripresa in parte dalla decima stagione di Doctor Who. Visto che in questo universo il Dottore non ha mai incontrato Missy (perché il Maestro non è mai finito a Gallifrey) non hanno mai avuto la possibilità di avere questo confronto, ma visto quanto ci è piaciuto abbiamo deciso di inserirlo qui.
  
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