Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Son of Jericho    12/02/2023    0 recensioni
Nella testa di un ragazzo stanco e combattuto. Il viaggio di una sera, che potrebbe trasformarsi in qualcosa di più.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Feelings I regret


 

Seduto su un muretto, con il cappuccio tirato sulla testa e i guanti a fasciare le mani infreddolite.
Ogni tanto veniva illuminato dai fari delle poche auto che passavano da quella strada, trafficata solo da chi abitava tra quelle case. Allora alzava lo sguardo per incrociare in maniera anonima quello del guidatore, per poi ributtarlo giù subito dopo e tornare nel suo mondo.
Aveva scelto apposta quella zona, per stare un attimo in silenzio con se stesso, seduto nel suo angolo, stretto nel freddo abbraccio della solitudine.

Il sole era sparito da poco meno di un paio d’ore, e Chris avrebbe voluto sparire con lui.

Era una sera di tardo Novembre, eppure avrebbe potuto essere un qualunque altro giorno.

Stringeva e fissava il telefono, scorrendo assorto tra le chat di Whatsapp. Gruppi abbandonati, amici spariti, messaggi vecchi, messaggi senza risposta. Sorrise amaramente. Messaggi addirittura ancora senza spunte blu.

Frammenti di una vita che aveva preso tante direzioni, senza mai però portarlo a qualcosa, anzi, a qualcuno.

Difficile trovare una quadra a qualcosa che non avresti voluto sapere.

Tornò su quel messaggio che non aveva mai visto una luce. Vederlo così, vuoto, ignorato, era uno schiaffo allo stomaco. Ci aveva studiato dieci giorni prima di mandarlo, ci aveva pensato e ripensato, aveva valutato ogni singola parola e ogni singola virgola. E soprattutto, ci aveva creduto.

Si era illuso che potesse significare un nuovo inizio. Invece, era stato solo l’inizio di una nuova illusione.

Via via che i giorni passavano e le spunte restavano grigie, il tempo aveva fatto il possibile per alleggerire il dispiacere. Chris ci aveva bevuto su, e aveva capito che da quella fonte non avrebbe ottenuto un’altra goccia d’acqua o lacrima che fosse.

Difficile per lui, in quel momento, non provare una certa nostalgia a rivedere quel nomignolo e ripensare a lei, un nodo che tutto sommato non era mai riuscito a sciogliere completamente.

Continuò a scorrere nelle chat, mentre un’altra auto passava e lo inondava coi suoi fari per qualche secondo. Quanti nomi, quanti numeri salvati. Tutta gente che era entrata a far parte della sua vita e che quasi in un istante ne era uscita come se nulla fosse.

Quasi ogni giorno Chris si pentiva di aver dato un pezzo della sua fiducia a quelle persone. Certo, anche lui aveva commesso degli errori ed era ben lontano dall’essere privo di difetti, ma quello che aveva provato, visto e sentito era stato tanto forte da fargli proprio male fisicamente.

E come in un cocktail pericoloso la nostalgia si mescolava a rabbia, verso tutti quei nomi, verso quello che c’era intorno, verso se stesso.

Si rimise in tasca il telefono sbuffando vapore dalle labbra, e con le mani strette nel giubbotto, si avviò verso la macchina, parcheggiata lì vicino. Non aveva voglia di tornare a casa, magari a fissare un libro o uno schermo. Quella sera aveva bisogno di farsi un giro e far prendere aria ai suoi pensieri. Mise in moto con la superficiale intenzione di girovagare per le strade le paese.

In realtà, qualunque avesse preso, a quel punto gli era ben chiaro quale sarebbe stata la fermata successiva del suo giro, reale e metaforico. Andarci direttamente poteva fargli almeno risparmiare un po’ di benzina.

Parcheggiò in una stradina a fondo cieco e si mise a sedere sul cofano. Da lì riusciva a vedere tutta la casa, il giardino e la terrazza.

Il suo stare appoggiato al cofano sembrava quasi la scena di un videoclip. Note di una canzone malinconica gli si accavallavano in testa mentre osservava le finestre con le tapparelle abbassate, dalle quali filtrava la luce accesa all’interno.

Era più o meno ora di cena, e il traffico si stava lentamente azzerando. Nessuno lo avrebbe visto lì. Probabilmente anche lei in quel momento stava cenando con la sua famiglia.

Non era la prima volta che si fermava sotto a quella casa, che fosse mattina, pomeriggio o al buio della sera. Quando era lì sperava di vederla, eppure allo stesso tempo ne era spaventato, e non riusciva a spiegarsi il perché. Onestamente non riusciva a spiegarsi nemmeno perché continuasse a tornare lì.

Lo faceva sentire strano, ma era una sensazione a cui non riusciva a mettere un freno, un malvagio piacere che si iniettava in maniera insicura. Era come una calamita che lo attirava senza motivo e senza risposta. E lui non opponeva chissà quale resistenza.

Non era mai stata sua. L’unica cosa che aveva avuto di lei era una foto e tante occasioni in cui si era reso ridicolo.

Era finito così, dopo essersi giocato con pessime carte uno scontro nato alla pari con l’ipocrisia e la falsità. Ne era uscito sconfitto e deluso, per aver fatto un enorme errore di valutazione e aver considerato una persona per quello che invece non era.

Il silenzioso addio era stato una lezione che si era tatuato sulla pelle. E trovarsi ancora lì quella sera doveva servire anche a scrollarsi di dosso tutto il veleno con cui aveva avuto a che fare.

Rimontò in auto e partì. Non molto lontano da quella zona, c’era un’altra casa, all’apparenza un banale appartamento. Un banale appartamento in cui anni prima suo padre si era offerto di trasferirsi, per stare più vicino a lui. Chris gli aveva risposto secco di no, tutte e tre le volte.

Proseguì oltre, guidando verso la zona verde della città, come alla ricerca di ulteriore silenzio, spazio e libertà. Si fermò in un prato, ai piedi di una vecchia villa, e rimase sul sedile con lo sportello aperto.

Era quello che stava cercando, una sorta di libertà dal significato però oscuro e poco comprensibile. Era facile parlare di libertà. Meno facile era dare un reale significato a quella parola.

Finché restava da solo poteva fare i conti con se stesso. Un riflesso fisicamente stanco, mentalmente abbattuto e nervosamente azzerato.

Perché allora non andare via? Perché non mettersi a guidare per molto più tempo e andare lontano, magari senza nemmeno una vera meta? Perché non cercare quel qualcosa da qualche altra parte?

Un’ora passò molto rapidamente, forse si addormentò pure. Decise di rientrare a casa, non perché avesse delle ragioni per farlo, ma perché aveva esaurito quelle per stare fuori.

Voleva trovare risposte a quelle domande, che si poneva ormai quasi tutti i giorni.

Partire sembrava l’idea migliore, l’aiuto più utile che potesse darsi. Ci aveva già provato qualche tempo prima, ed era andata male. Ma forse allora era troppo presto, e lui troppo giovane.

Adesso sì, era tempo di andare e farsi un giro ben più lungo, per far in modo che quell'orizzonte sembrasse meno lontano.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Son of Jericho