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Autore: Dreamer47    12/02/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's legacies
Capitolo 43.
 
 
 
"Al vecchio Dean tu piacevi, dico sul serio! Ti amava, ti venerava! Tu davi senso alla sua esistenza! Ma a me, il nuovo me, non importa niente di te, né di Sam che continua a sperare di riuscire a riportare indietro la mia parte umana, né tanto meno mi frega un accidente della tua preziosa bambina". 
Si risvegliò di soprassalto nel suo letto tirandosi a sedere immediatamente e respirando affannosamente, con la fronte madida di sudore ed il cuore che le batteva forte nel petto, strizzando appena gli occhi per mettere a fuoco la stanza intorno a sé; guardò l'orologio e vide che ormai erano quasi le sei di mattina e si chiese chi, fra Sam e Dan, l'avesse portata a letto la sera precedente. 
Abby ricordava solamente di essersi presa l'ennesima lunga sbronza nella cucina, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con la versione demoniaca di Dean, legato per bene ad una sedia con delle corde intrise di acqua santa nella 7b ed intrappolato con una chiave di Salomone disegnata sul pavimento. 
Si passò una mano sulla fronte e respirò più lentamente, deglutendo a fatica ed iniziando a pensare che quell'estate fosse stata davvero folle: si alzò per dirigersi nel suo bagno personale e si specchiò rapidamente, notando quella versione pallida e troppo magra di sé stessa che era venuta fuori dopo tre mesi in cui avesse pensato che Dean fosse davvero morto e che Crowley avesse infilato dentro il suo corpo uno schifoso demone, per poi scoprire invece che il demone al suo interno fosse proprio Dean stesso, tornato in vita grazie al Marchio. 
Lasciò scivolare sul pavimento la camicia a quadretti rossa di Dean che le arrivasse a metà coscia e si diresse sotto la doccia, lasciando che l'acqua calda portasse con sé tutto il dolore e la stanchezza di quei mesi: nonostante Dan avesse mollato il lavoro per stare vicino a lei e a Mary, tornando alle sue umili origini da cacciatore da cui si era discostato in fretta con forza quando era solamente un adolescente e deludendo suo padre, che invece lo voleva impavido e guerriero come Abby.
La ragazza sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta senza suo fratello, senza il suo aiuto nelle cacce per rintracciare Crowley e Dean, né senza il supporto che le dasse con la piccola Mary, che da poco aveva compiuto un anno e aveva iniziato a cercare di parlare sempre di più ed a gattonare sempre più velocemente in giro per il bunker, arrampicandosi ormai su quasi tutti i mobili. 
Abby era davvero molto orgogliosa di sua figlia, ma nel frattempo non riusciva ad occuparsene davvero come volesse perché tutto ciò che provava ogni volta che guardava nei suoi occhi verdi era solamente Dean: non voleva che Mary crecesse senza un padre, nonostante in casa avesse numero figure maschili a cui fare riferimento, partendo da Dan, a Matt, fino ad arrivare a Sam stesso che nei momenti liberi si dedicava davvero a sua nipote, facendola ridere e giocare ed iniziando sin da subito ad aiutarla nello sviluppo psicomotorio, aiutandola a camminare reggendola dalle manine e nel parlare, ripetendole spesso delle parole che Mary puntualmente sbagliasse. 
Inoltre Abby iniziò a credere che Mary sentisse la mancanza di suo padre, perché non riusciva mai a quietarsi come avesse spesso fatto fra le braccia di Dean. E questo faceva male ad entrambe. 
Uscì in fretta dalla doccia e si vestì velocemente, lasciando i capelli umidi lungo le spalle e dirigendosi a grandi passi verso la cucina perché aveva un grande bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e mandare giù un'aspririna per il forte mal di testa, conseguenza della bevuta della sera precedente. 
Trovò un grande piatto pieno di pancake, la sola cosa che Silver mangiasse la mattina come risultato della gravidanza, ed Abby sorrise pensando che sua sorella e Matt avrebbero avuto un bell'ometto capriccioso con cui fare i conti, date le voglie che Silver avvertisse a tutte le ore del giorno e della notte; presto però il suo sorriso scemò, pensando che lei non avesse avuto una gravidanza normale, né tanto meno aveva potuto tenere la piccola con sé dopo la nascita. 
"Oh tesoro, guarda: la tua mamma è riuscita a riemergere dalla sbronza dopo che ieri sera si è bevuta più della metà dell'armadietto degli alcolici..". 
La voce ironica di suo fratello la fece voltare di scatto e distrarre dai suoi pensieri, osservando Dan tenere fra le braccia Mary ed avvicinarsi verso di lei con un'espressione di rimprovero sul viso; Abby deglutí l'ultimo morso di pancake e si voltò verso il fratello, che la guardò con aria quasi arrabbiata per ciò che lei si facesse ogni notte, crogiolandosi nella disperazione alcolica fino a collassare sul tavolo della cucina o della sala lettura. 
Ignorò Dan ed istintivamente si sporse per prendere fra le braccia la sua piccola. Mary le sorrise e iniziò a mugolare qualcosa come per salutarla, dandole l'impressione che quando avrebbe iniziato a parlare non avrebbe più smesso; la madre le sorrise e baciò il viso profumato della piccola, stringendola forte a sé.
Abby sollevò poi lo sguardo su quello del fratello che ancora la guardava in cagnesco e ricambiò l'occhiataccia, scuotendo la testa e muovendosi per la cucina fino ad arrivare al frigo, dove estrasse il biberon della piccola e le scaldò un po' di latte nel fornetto. "Già che ci sei potresti fare anche una battuta sul padre demoniaco che teniamo legato nella prigione, fratellone. Potresti anche sottolineare come io stia lentamente distruggendo la mia vita, no? Così Mary saprà la verità su che razza di genitori le sono capitati". 
Dan sbuffò e si avvicinò alla sorella con aria di rimprovero, sollevando un sopracciglio e studiando i suoi occhi circondati da profonde occhiaie e completamente annientati dal dolore che si portava dietro; sospirò e le sfiorò il braccio sinistro con delicatezza, osservando poi Abby porgere il biberon alla piccola, che lo afferrò mugulando di piacere e portandoselo alla bocca. "Troveremo un modo, vedrai. Si sistemerà tutto, Sam ci sta lavorando". 
"Lo so" rispose brevemente Abby distogliendo lo sguardo e sospirando, allontanandosi dal fratello perché non voleva più continuare quella conversazione con chi la conoscesse così bene e fosse in grado di leggere il suo dolore. Uscì dalla cucina per dirigersi verso la sala lettura, salì i due piccoli gradini che separassero le due aree ed arrivò in prossimità dei due tavoli di legno, al centro di cui vi fosse il box della piccola Mary: la mise giù con un sorriso e la osservò sedersi da sola e continuare a succhiare il suo latte con fame. 
Un rumore attirò l'attenzione della madre e della figlia, facendole voltare verso la porta in fondo alla sala, ed Abby vide il ragazzone avvicinarsi a loro con un sorriso tirato nonostante il suo viso fosse notevolmente provato dalla notte passata a pungere il fratello con una siringa ripiena di sangue benedetto. 
Nonostante Sam tenesse lo sguardo basso, Abby sapeva quanto fosse a pezzi e devastato: erano riusciti a riprendersi Dean dopo più di tre mesi, lo avevano portato al bunker con loro e stavano provando a somministrargli del sangue benedetto per annientare la sua parte demoniaca e riportare a galla l'umano che fosse in lui. 
Ma la strada era in salita e Dean non voleva collaborare. 
Abby si avvicinò a Sam e affondò il viso sul suo petto chiudendo gli occhi mentre lui le carezzò le spalle delicatamente con un forte sospiro, stringendola delicatamente a sé. "Come sta andando con Mr. Demoniaco?". 
Sam sorrise appena e fece spallucce, cercando di scacciare le parole malefiche che Dean gli avesse detto fino a qualche istante prima, come ad esempio che la loro mamma non sarebbe mai morta se lui fosse stato nato, e scosse la testa; sentí la ragazza sciogliere l'abbraccio ed allontanarsi per guardarlo in viso mentre tornava vicina al box della figlia per osservare che non si affogasse o che non tentasse di arrampicarsi sulle sponde di legno per poi cadere giù rovinosamente. 
Il ragazzo guardò Mary, questa volta con un sorriso pieno e quasi felice, e si avvicinò a lei chinandosi per sfiorarle la testa capelluta, sentendola però rispondere con un tentativo di sillabare qualcosa di ancora incomprensibile. "Ci sono vicino, molto! Ce la posso fare a salvare mio fratello, Abby. So che posso". 
La ragazza annuì sorridendogli e sospirò, abbassando lo sguardo verso la sua piccola che aveva iniziato a dimenarsi e aveva mollato di lato il biberon sul cuscinone per puntare su i piedi e sollevarsi, ridendo di gusto mentre con le manine si reggeva alle aste di legno, pronta a sollevarsi. 
Sam rise di gusto e l'afferrò fra le braccia, perché sua nipote trovava sempre il modo di strappargli una risata anche nel momento maggiore di sconforto, tirandosela fra le braccia e respirando il suo odore da bambina, mentre Mary per tutta risposta iniziava a studiare il suo viso come era solita fare, per poi aggrapparsi al colletto della sua camicia e stirngerlo in un forte abbraccio. 
 
 
 
Due nocche bussarono leggermente alla sua porta ed Abby trasalí svegliandosi completamente e sgranando gli occhi, guardandosi attorno nella sua stanza e sedendosi sul letto, trovandosi rivolta verso il lettino di Mary posto di fianco al suo; si passò una mano sul viso, sentendosi completamente stanca e indolenzita per la lotta avvenuta qualche giorno prima nel bunker, e si alzò silenziosamente ringraziando che la bambina non si fosse svegliata insieme a lei. 
Si passò una mano fra i capelli per ravvivarli ed aprí la porta sentendo ancora gli occhi intorpiditi dal sonno, sapendo già chi fosse ancor prima di aprire: Abby sorrise e si passò una mano sul collo, inclinando la testa verso sinistra per la forte stanchezza, ma accennò un sorriso nella sua direzione. "Sei tornato! Ma che ore sono?". 
La voce ancora assonnata e stanca della ragazza arrivò fino alle orecchie di Dean, il vero Dean, che sorrise e si intenerí a quella vista. "Si, io e Sammy siamo appena arrivati. Sono le otto e venti, comunque". 
Abby sospirò e si voltò a guardare la piccola che dormiva beata nella culla, pensando che qualche altra ora di sonno le avrebbe fatto bene dato che Mary l'avesse tenuta sveglia per gran parte della notte, ma fece spallucce e tornò a guardare il ragazzo davanti a lei con un sorriso. "Ho fame, andiamo a fare colazione?". 
La ragazza non aspettò neanche la risposta di Dean e si chiuse la porta alle spalle, dirigindosi a grandi passi verso la cucina e tenendo fra le mani il babymonitor, sentendo i passi del ragazzo dietro di sé; si sedette sulla panca del tavolo, appoggiando i gomiti e mettendosi le mani sul collo ad occhi chiusi con aria davvero stanca, stiracchiando i muscoli, e senza neanche accorgersene ritrovò davanti a sé un'abbondante tazza di caffè fumante. 
Abby gli sorrise appena e subito ne bevve qualche sorso ringraziando il ragazzo con lo sguardo, che nel frattempo aveva preso ad armeggiare con padelle e fornelli per prepararle la colazione, aspettando che il caffè facesse effetto per poter parlare con la ragazza. 
Dean era tornato umano ormai da un paio di giorni grazie agli innumerevoli tentativi di Sam, che non aveva perso la speranza neanche per un istante ed aveva continuato a iniettargli il sangue benedetto per curarlo, finché Dean non fosse diventato decisamente meno demoniaco quel tanto che gli bastasse per eludere le trappole e iniziare a dare la caccia ad ognuno di loro all'interno del bunker, nel tentativo di vendicarsi ed ucciderli tutti. 
Abby e Dean si erano trovati faccia a faccia in uno scontro fisico fin troppo sanguinolento, e la ragazza non aveva idea che proprio lui avrebbe usato quella forte violenza contro di lei; eppure esternamente sembrava sempre il solito ragazzo, anche se gli occhi neri alterassero decisamente quella visione: le aveva puntato contro un martello, dicendole che l'avrebbe uccisa lentamente e l'avrebbe mantenuta in vita fino a farla supplicare di sopprimerla come si fa con un cane, ma Abby era pur sempre una cacciatrice e sapeva come difendersi. 
Avevano lottato uno contro l'altra  facendosi davvero fin troppo male a vicenda, ma Dean era pur sempre un demone ed era decisamente più forte di lei: era riuscito a sottometterla e a stordirla quel tanto che bastasse per ucciderla ferocemente, se non fossero arrivati Dan e Sam in tempo per fermarlo; Castiel ed Anael erano arrivati appena poco dopo e subito l'angelo col trench aveva fermato il ragazzo, riportandolo in cella mentre Anael si era occupata delle ferite di Abby, guarendola completamente prima ancora che si rendesse conto di cosa Dean le avesse fatto e stesse per farle. 
Dopo che Sam continuò a procedere con la cura e riuscì a riportare indietro Dean dall'abisso in cui fosse precipitato, quest'ultimo aveva deciso di comune accordo con gli altri cacciatori di smettere di cacciare per un po' per assicurarsi di stare bene, e si era scusato con Abby e con suo fratello per ciò che avesse detto e fatto loro, ma nessuno dei due fu davvero arrabbiato con lui; Sam lo abbracciò felice di essere riuscito a riavere indietro suo fratello ed Abby fece altrettanto, portandolo da Mary ed osservando la sua reazione emozionata non appena la vide, prendendola in braccio subito e piangendo quando Mary per la felicità lo abbracciò forte. 
Tutto rimase tranquillo e calmo almeno fino a due giorni prima, quando Dean trovò un caso e non riuscì a resistere al richiamo della caccia ed insieme al suo fratellino era partito lasciando Abby e Dan da soli nel bunker a badare a Mary. 
"Oddio, ne avevo proprio bisogno, grazie!".
Quasi Abby pianse per la gioia quando vide arrivarle incontro un piatto fumante di pancake ricoperti di sciroppo d'acero, sollevando poi lo sguardo verso il ragazzo che rise della sua affermazione mentre si sedeva sulla panca davanti a lei, osservandola divorare con un morso dopo l'altro i primi due pancake. 
Lo guardò per qualche secondo dopo essersi svegliata completamente ed aver assunto almeno la metà della sua tazza di caffè, e lo guardò con aria sospettosa, sollevando un sopracciglio e guardandolo dritto negli occhi, notando solo in quel momento che non avesse mangiato neanche un pancake ed il modo nervoso in cui stesse giocando con le sue stesse mani. "Perché mi guardi così? Ho del vomito di bambina sui vestiti?". 
Dean rise ancora e scosse la testa allungando una mano verso la sua per sfiorarla con delicatezza, e sospirò sentendosi per la prima volta meno cattivo dopo tanto tempo, nonostante il senso di colpa per ciò che avesse fatto a Abby e a suo fratello fosse sempre latente dentro di lui. "No, non hai nessun vomito addosso. Ti guardo così solamente perché sei davvero fin troppo bella e mi sei mancata da morire". 
Abby lo guardò negli occhi per un istante con titubanza, mandando giù l'ultimo boccone di pancake e si schiarí la gola, allontanando la propria mano dalla sua ed abbassando lo sguardo sul suo piatto ormai vuoto, scostandolo di qualche centimetro. 
Non era facile per lei affrontare tutta quella situazione, perché Dean aveva già un carattere abbastanza difficile e particolare quando si svegliava con la luna storta, ma adesso che era stato un demone ed aveva commesso un atrocità dopo l'altra tutto si amplificava e complicava. 
Eppure Abby non riuscì ad essere ipocrita con sé stessa, né tanto meno con Dean che aveva capito perfettamente quale fosse il punto della sua rabbia malcelata: Dean le aveva confessato tutto ciò che avesse fatto durante la sua estate con Crowley, non dimenticandosi di menzionare ciò che avesse fatto in quel bar, come l'ubriachezza molesta, le innumerevoli risse.. ed il sesso con quella barista, Anne. 
"Quindi siamo arrivati a questo punto: la colazione perfetta, i complimenti dopo aver badato da sola per giorni a nostra figlia perché tu avevi bisogno di sfogarti. Potresti regalarmi anche dei fiori o dei diamanti e saresti perfetto". 
"Sto solo cercando di aiutarti, Abby.." sussurrò Dean sospirando e tornando a mettersi dritto con la schiena, allargando le braccia. 
La ragazza scosse la testa e si alzò di scatto, sentendosi troppo stanca persino di litigare; sospirò e incrociò le braccia al petto con sconforto misto a rabbia e lo guardò dritto negli occhi mentre ogni tanto gesticolava nervosamente. "No, vuoi rimediare e lo capisco, davvero. Ma io ti ho chiesto del tempo, perché è già difficile occuparmi di Mary completamente da sola, non posso occuparmi anche di te!". 
Dean serrò la mascella e le riservò un'occhiata gelida, alzandosi anche lui dalla panca e dirigendosi verso il ripiano della cucina d'acciaio dietro di lei, appoggiandovi i palmi e sospirando; scosse la testa e si trovò distrattamente ad osservare parte del Marchio che sbucasse dalla porzione di camicia arrotolata quasi fino al gomito, ed in un momento tornarono nella sua mente le immagini di quando avesse inseguito Abby per tutto il bunker con un martello nel tentativo di ucciderla. 
Lo guardò con disprezzo per ciò che lo aveva costretto a diventare e si abbassò velocemente la camicia per non doverlo più vedere. 
"Cosa vuoi che faccia? Dimmelo Abby, faremo prima. Io ti amo, ti ho sempre amata e abbiamo una bambina, una vita insieme. Ma in questi tre mesi non ero io, non avevo controllo su me stesso!". 
Abby lo vide voltarsi nuovamente verso di lei con aria afflitta e dispiaciuta, e lei sapeva quanto le sue parole fossero vere e sapeva benissimo anche quanto l'amasse, eppure in quel momento per Abby nulla di tutto ciò sembrò sufficiente.
Scosse la testa e fece un passo verso di lui, scostandosi i lunghi capelli rossicci dietro la schiena, facendo spallucce e sospirando rumorosamente. "Lo so, infatti razionalmente non ce l'ho con te per quello che hai fatto; ma poi ti guardo e mi chiedo solamente quante altre volte dovrò sentire queste frasi. Perché ci sarà sempre qualcosa del genere fra noi: ieri era la morte di Bobby, oggi è il Marchio, domani chissà. Ed io sono stufa.. quindi da oggi sta un po' con Mary e lasciami del tempo per pensare se è davvero questa la vita che voglio e a cui voglio condannare anche nostra figlia!".

 
 
Il cuore le risalí in gola e venne colta da una forte paura paralizzante quando vide la pistola di Cole puntata dritta verso il petto di Dean, in quel vicolo della strada dove i tre cacciatori erano finiti per inseguire la strega a cui stessero dando la caccia. 
Ed in un attimo tutti i suoi timori tornarono ad attanagliarla: Abby aveva paura di vederlo morire per l'ennesima volta, paura di non rivederlo più, paura di vederlo tornare con gli occhi neri. 
Dentro di lei iniziarono a girare mille pensieri negativi e non importava più che Abby gli avesse detto di volere tempo, di non voler stare con lui perché era davvero confusa dopo tutto ciò che fosse capitato nell'ultimo anno: la paura era tanta che la paralizzò sul posto, bloccandola e rimanendo inerme mentre Sam prendeva in mano la situazione e si avvicinava al fratello ed a Cole, spalleggiando Dean che si aprí completamente con quell'uomo che non avesse smesso di dargli la caccia per vendicare l'uccisione di suo padre avvenuta più di dieci anni prima. 
Abby non disse più neanche una parola per tutto il resto del tempo, rimase in silenzio quando Cole andò via e quando i due ragazzi le dissero che fosse arrivata l'ora di tornare al bunker, mentre Dean guidava velocemente sulle ampie strade per arrivare il più velocemente possibile a casa e rivedere la loro bambina. 
Ignorò le occhiate che Dean le riservasse dallo specchietto retrovisore, abbassando lo sguardo perché dentro di sé sapeva cosa avrebbe dovuto fare: non sopportava più di vedere Dean costantemente sull'orlo del precipizio, lo sentiva urlare durante la notte quando gli incubi avevano il sopravvento tanto da svegliare anche lei e Mary. 
Poi Abby aveva visto Dean perdere  definitivamente il controllo quando, qualche giorno dopo la storia di Cole, Anael fosse apparsa nella sala lettura per chiedere loro aiuto per conto di Castiel, che nel frattempo aveva individuato la figlia del suo tramite Jimmy: Abby aveva visto il modo in cui Dean avesse sterminato la famiglia adottiva poco raccomandabile che Claire si fosse scelta, aveva visto il massacro che avesse fatto ed il modo in cui avesse ucciso tutti quegli uomini uno dopo l'altro senza neanche accorgersene. 
Le costò tanto tenersi in disparate a quella vista, portando Claire via all'esterno della casa per non farle vedere più quell'atrocità, cercando di tranquillizzarla; ma adesso Abby sapeva cosa avrebbe dovuto fare, sapeva come agire e come aiutarlo.
Adagiò silenziosamente il suo borsone pieno di vestiti all'esterno della cucina, per poi schiarirsi la gola mentre entrava nella stanza, osservando il ragazzo seduto al suo posto sulla panca del tavolo che sollevò brevemente lo sguardo verso di lei, per poi abbassarlo nuovamente sul bicchiere pieno e sulla bottiglia mezza vuota che avesse comprato lungo la strada per tornare a casa. 
Dean non disse nulla, ma con una breve occhiata si era già accorto del borsone che Abby avesse portato con sé e della giacca di pelle nera che indossasse. Aveva già intuito cosa fosse venuta a fare la ragazza che avesse davanti e che si morde a il labbro con nervosismo. 
Abby riusciva a leggere sul suo viso marchiato dalla battaglia e nei suoi occhi il dolore e la paura, e ciò le fece più male di ciò che stesse per fare. 
Si avvicinò al tavolo sedendosi sulla panca di fronte a lui e appoggiò i gomiti al tavolo, rubandogli il bicchiere e bevendo qualche sorso di quello Scotch scadente che sorseggiasse per farsi coraggio. "Me ne vado". 
Fu molto concisa e breve limitandosi a guardare nella sua direzione con espressione seria, trattenendo il respiro mentre aspettava una sua reazione; Dean non sollevò il volto né la guardò negli occhi, limitandosi ad accennare un sorriso amaro mentre tornava a giocare con il suo bicchiere come se fosse rassegnato, come se se lo aspettasse e avesse visto arrivare quel colpo da almeno un miglio. "Si, lo avevo capito". 
Abby sospirò e deglutí a fatica, mettendosi più dritta e sperando che lui la guardasse negli occhi, che scorgesse in lei ciò che la sua bocca non stesse dicendo, che la fermasse, ma così non fu: Dean si limitò a restare in silenzio, versandosi un altro bicchiere di Scotch mentre indossava la sua migliore faccia da poker per non farle capire quanto quella scelta lo stesse ferendo, perché non lo stava solamente lasciando, lo stava lasciando in un momento delicato come quello. 
"Dean..". 
Il ragazzo la interruppe bruscamente, scuotendo la testa mentre teneva ancora le spalle curve e gli avambracci appoggiati al tavolo, parlando velocemente e con freddezza, per poi tornare a bere un grosso sorso del suo Scotch badando bene ad evitare il suo sguardo attento. "Non c'è bisogno. Ho capito: non sono la persona giusta per te e vuoi andare via, lo accetto". 
Abby sentí gli occhi pizzicare udendo quelle parole, perché era l'esatto opposto di ciò che volesse dire, eppure non riuscì a dirlo perché se Dean avesse davvero saputo cosa avrebbe avuto intenzione di fare l'avrebbe fermata e avrebbe coinvolto anche Dan; sospirò e si guardò attorno, scuotendo la testa perché la cosa giusta da fare era sempre la più difficile. "Vuoi che porti Mary con me? O vuoi stare un po' da solo con lei?". 
Dean sollevò un sopracciglio mentre ancora fissava il bicchiere, sorprendendosi della sua voce tremante ed incrinata dal dispiacere ma anche del fatto che Abby si fidasse a tal punto da lasciare la loro bambina innocente da sola con lui; perdere Abby era doloroso, ma perdere anche Mary era fuori discussione. 
Scosse la testa e bevve l'ultimo sorso, posando il suo bicchiere completamente vuoto sul tavolo e sollevandosi dalla panca con un forte sospiro, per poi incrociare il suo sguardo per la prima volta da quando avessero iniziato a parlare.
Dean strinse i denti ed i pugni mentre guardava nei suoi occhi e sentiva il cuore battere più velocemente, perché Abby era pur sempre l'amore della sua vita e lo stava lasciando proprio quando aveva più bisogno di lei.
Non avrebbe permesso che portasse via anche sua figlia. 
Scosse la testa e parlò con voce perentoria, guardandola con aria seria. "No, Abby. Mary resta con me". 
Avrebbe voluto fermarlo, dirgli quanto le dispiacesse ma che le cose fra di loro si sarebbero presto appianare, che stesse andando via proprio per lui e che non avesse smesso di amarlo come sicuramente Dean avesse iniziato a pensare; invece rimase ad osservarlo mentre usciva dalla cucina in silenzio, senza aggiungere altro né tanto meno guardarla in viso per un'ultima volta prima di andare via. 
Sentí il rumore dei suoi passi farsi sempre più debole e sospirò, scuotendo la testa ed alzandosi a sua volta dalla panca, mentre si spazzava via le lacrime che fossero scivolate silenziosamente sul suo viso; afferrò il suo borsone e si diresse nel garage, dove accese il motore della amato Hyundai azzurra e sorrise amaramente sfrecciando via dal bunker, pensando che prima o poi tutto si sarebbe sistemato. 
 
 
  
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