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Autore: Afaneia    14/02/2023    1 recensioni
Più ci pensa e più Rocco si convince che sposarsi all’improvviso in un’altra regione senza darne notizia a nessuno non sia stata una grande idea.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Adriano, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo I

 

Adriano gli ha scritto un messaggio stanotte, a un’ora tanto assurda che Rocco, ovviamente, l’ha letto solo stamattina al risveglio. Diceva soltanto: posso offrirti un caffè in questi giorni? Mi farebbe piacere scambiare quattro chiacchiere con un amico.

Oh-oh, ha pensato Rocco quando ha letto il messaggio. Conosce Adriano abbastanza bene da sapere che, per scrivergli una cosa del genere, dev’esser successo qualcosa. Perciò si è inventato di avere, del tutto casualmente e per mera coincidenza, degli affari da sbrigare a Ceneride per l’ora di pranzo, ed è contento che Adriano non gli abbia chiesto di che affari si trattasse perché, seriamente, non avrebbe saputo cosa rispondergli; e gli ha proposto di trovarsi nel primo pomeriggio a quel bar così carino che affaccia direttamente sul mare.

Quando raggiunge la terrazza panoramica del locale, ancor deserta, Adriano che è già lì ad attenderlo s’alza in piedi per salutarlo. Indossa un enorme paio di occhiali da sole a specchio, e il sospetto che Rocco ha avuto sin da quando ha visto l’orario d’invio del messaggio, e che quegli occhiali hanno accresciuto, viene pienamente confermato quando Adriano se li toglie: è evidente che non ha dormito. Ha gli occhi rossi e gonfi, il viso vagamente truccato per alleviare le occhiaie pesanti, e anche il suo sorriso è stanco.

Ragazzi belli come Adriano Rocco non ne ha visti mai, o di certo se li ha visti se li è dimenticati quando ha incontrato lui. Oggi è vestito in modo insolitamente dimesso per i suoi standard: un paio di jeans grigi, ovviamente aderenti in un modo che dovrebbe essere dichiarato anticostituzionale o quantomeno legalmente perseguibile, e una morbida T-shirt bordeaux colle maniche arrotolate sulle sue spalle magre. Adriano lo abbraccia senza parlare di un abbraccio che vorrebbe essere amichevole ma che sembra più una richiesta d’aiuto, e ormai Rocco ne è certo: qualcosa dev’essere successo.

Tuttavia è consapevole che, con Adriano, non bisogna prendere le cose troppo di petto. Perciò si siede, ordina un caffè e, nell’attesa, si limita a osservarlo in silenzio per un po’.

«Ti vedo stanco» constata semplicemente, a mo’ di saluto, e l’altro si limita a sorridere appena.

«Perché lo sono.»

«Allora... come mai avevi voglia di vedermi?» Rocco si appoggia con simulata indifferenza allo schienale della propria sedia, ma nel frattempo lo scruta con attenzione per tener d’occhio le sue reazioni.

Adriano esita appena, distogliendo lo sguardo per un istante, e tamburella nervosamente sul tavolino con la punta delle dita sottili. Infine, come avendo preso una definitiva risoluzione, sospira stringendosi nelle spalle.

«Beh, non volevo scaricarti subito addosso i miei problemi, ma... tanto lo sai anche tu che è per questo che ti ho chiamato. Ho lasciato Commodo» dice guardandolo negli occhi.

Oh. Rocco si era aspettato qualche litigio, forse persino un altro mezzo tradimento, ma... questo no. Non riesce a neppure a ricordare da quanto tempo Adriano stesse con Commodo, forse perché quando l’ha conosciuto quei due erano già fidanzati, e ora pensarlo single è... beh, impensabile.

«Com’è successo?» domanda a bruciapelo, e immediatamente dopo, pensando che quella domanda fosse stata un imperdonabile cedimento di fronte alla curiosità: «Voglio dire, mi dispiace così tanto. Io... stai bene?»

Ha conosciuto Commodo alla sua prima Lega Pokémon da Campione, dove aveva accompagnato Adriano, e ricorda di aver pensato che fossero una bella coppia. Commodo era il tipico modello delle riviste, di quella bellezza calda ed eccitante che però pare quasi esaurirsi dopo un paio di sguardi, e forse non era esattamente un genio. In fondo però sembrava un bravo ragazzo, solare e premuroso verso Adriano, ed era questo l’importante, no?

Certo, quando la sua amicizia con Adriano si è approfondita, Rocco si è accorto che proprio una coppia fantastica non erano, ma in fondo che ne sapeva lui di coppie? Commodo sembrava a posto, certo, ma col suo lavoro frequentava un sacco di modelli belli come lui, e Adriano si è lamentato un po’ troppo spesso degli orari a cui rincasava e degli amici con cui usciva... nulla di troppo grave, ovviamente, fino a quando, sei mesi fa, non ha scoperto per caso sul portatile rimasto acceso una lunga chat decisamente ambigua con un bellissimo modello dall’aria diafana di Nevepoli.

Rocco ricorda ancora la rabbia di Adriano, la sua confusione e la sua mortificazione, e anche la sua coraggiosa decisione di rimanere e di cercare di salvare la sua relazione, di sistemare le cose e migliorare, perché una storia di anni non si può certo gettar via così alla prima difficoltà. Rocco non ha obiettato perché lui, di storie serie, non ne sa proprio niente; ma nella sua mente una conversazione proseguita online per più di una settimana non è esattamente un piccolo cedimento, tanto più visto che questa conversazione verteva perlopiù su argomenti di sesso e suonava molto come il mio ragazzo passa un sacco di tempo a lottare in palestra e penso che lo lascerò. Comunque, proprio perché di storie serie non è nella condizione per parlare, si è limitato a farglielo notare con discrezione, per poi, come al solito, offrirgli semplicemente il suo supporto incondizionato.

Ora, seduti davanti a lui con gli occhi gonfi di qualcosa che non è solo sonno, Adriano si limita a stringere un poco le labbra in un sorriso triste. «Ero stanco, Rocco. Speravo che le cose si potessero aggiustare, ma...» Guarda altrove, e per un attimo la sua voce pare subire una lieve contrazione dolorosa. «A quanto pare non si possono aggiustare se è uno solo dei due a volerlo, e alla fine mi sono reso conto che non lo volevo più neppure io.»

La sua stanchezza Rocco la legge nella curva delle sue spalle, nel suo sguardo lontano, e non è solo fisica. Dentro di sé, è perfettamente consapevole che sbarazzarsi di Commodo è di certo più un guadagno che una perdita, per un ragazzo bello e giovane e promettente come Adriano, che ha tanti interessi e talenti da investire. Eppure gli dispiace egualmente, perché sa quanto Adriano abbia investito in questa storia.

«C’è stato qualche altro...» comincia piano, ma non sa neppure con precisione che cosa chiedere: qualche altro tradimento, qualche altro ragazzo bellissimo e disponibile?

In quel momento arrivano le loro ordinazioni e Adriano è costretto a esitare un momento, in attesa che il cameriere li lasci di nuovo soli. Scuote la testa con un sospiro.

«È difficile dirlo quando il tuo ragazzo non fa che cancellare tutti i messaggi che gli arrivano subito dopo averli letti.»

Eh già... dev’essere difficile. La voce di Adriano ha un accento amaro che fa quasi male: Rocco riesce a percepire l’agitazione bruciante di non riuscire a sapere, di cercare di indagare invano.

«Mi dispiace, Adriano» dice a bassa voce. «Ma sono convinto che... meriti di meglio. Davvero.» Se ti avesse amato veramente, non avrebbe avuto bisogno di quel modello biondo; ma non è questo che bisogna dire.

Adriano gli rivolge uno sguardo riconoscente, ma non aggiunge altro, e per un po’ tacciono entrambi in questa Ceneride irrorata dal sole che discende dal cielo e pare persino risalire dal basso nel riflesso abbacinante dell’acqua. Nel silenzio Adriano è bello e triste come uno specchio infranto, e Rocco non sa neppure cosa dire per aiutarlo.

Adriano gli è sempre vagamente piaciuto, ma in quel modo un po’ ozioso e noncurante in cui ci piacciono le persone che sappiamo che non potremo mai avere e con le quali non ci interessa neppure provarci perché tanto già sappiamo che sono irraggiungibili; e davvero, va bene così. Coltivare anche solo una speranza vana sarebbe troppo doloroso, e Rocco preferisce bearsi in silenzio della sua compagnia e del suo affetto senza desiderare oltre.

«Se n’è già andato di casa?»

Adriano si stringe nelle spalle. «Non lo so. Gli ho detto che avrei dormito in Palestra un paio di giorni per dargli il tempo di preparare le valigie, ma non sono tornato a casa a controllare. Penso di sì, comunque. Mi è parso che fosse una liberazione anche per lui.»

Rocco non riesce a immaginare un universo conosciuto in cui perdere Adriano possa esser considerato una liberazione, ma in questo momento non si parla di lui, e questo pensiero preferisce tenerselo per sé. Senza pensarci troppo, allunga verso di lui la mano attraverso il tavolino.

«Vorrei poter fare qualcosa per te» dice, ed è sincero, e solo dopo averlo detto e aver allungato la mano s’accorge che nella sua semplicità forse quel gesto è troppo intimo tra loro due.

Prima che faccia in tempo a ritirare la mano, Adriano la stringe o forse vi si aggrappa, e balugina un sorriso in fondo ai suoi occhi arrossati dal pianto.

«Sei venuto qui. Stai già facendo qualcosa. Grazie.»

Non c’è bisogno di dire altro, per il momento, e rimangono in silenzio per un po’ ad ascoltare le onde che s’inerpicano lungo gli scogli e il rumore della risacca che le allontana.

 

   
 
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