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Autore: Be_Yourself    14/02/2023    0 recensioni
NOTA: nonostante la storia sia una sorta di AU di un'altra mia fanfiction, può tranquillamente essere letta anche senza conoscere l'altra, dato che ognuna delle due storie è completamente a sé.
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E se nell’epoca di oggi le lotte tra le nobili famiglie italiane del Rinascimento non avessero cessato di esistere, ma si fossero soltanto spostate in altri ambiti? Se il desiderio di conquista e potere avesse assunto altre forme e dato vita a battaglie meno sanguinose ma ugualmente spietate e sleali?
Lorenzo de’ Medici, rettore di una delle università più prestigiose d’Italia fondata dalla sua stessa famiglia, si ritrova a dover fronteggiare gli ignobili sotterfugi di Sisto della Rovere, rettore dell’università di Roma, che farebbe di tutto per impedire al rivale di partecipare al più importante concorso nazionale in ambito accademico, un concorso che stabilisce quali siano le migliori università d’Italia, con indubbi vantaggi per i vincitori.
Forse Leonardo da Vinci, abile artista sempre al passo con i tempi, ed Emilia Rinaldi, capace di scoprire i segreti di chiunque, potrebbero essere la sola speranza di Lorenzo per contrastare i subdoli piani di Sisto.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOTE ALLA STORIA (Icarus and the Sun AU)
Il titolo di questa storia, Dove tutto ha avuto inizio, si riferisce al fatto che la prima fanfiction che io abbia mai scritto su Da Vinci’s Demons e per cui ho creato il personaggio di Emilia è proprio questa.
Era una storia scritta per puro diletto, senza l’intenzione di pubblicarla, ma alcuni anni dopo l’ho fatta leggere alla mia cara amica
Merlin_Colin_Emrys
 che aveva cominciato ad appassionarsi alla serie, e a lei è piaciuto così tanto il personaggio di Emilia, che mi ha convinta a riscrivere una versione della serie inserendoci però questo nuovo personaggio, ed è nata Icarus and the Sun.
Ora, a distanza di quasi sette anni, ho voluto riprendere questa storia e, fatte le dovute correzioni, ho deciso di pubblicarla.
La storia può essere tranquillamente letta anche se non conoscete Icarus and the Sun, il collegamento tra le due storie è minimo e, anzi, questa è stata addirittura creata prima.
Se conoscete l’altra fanfiction, invece, vi informo che i toni di questa sono molto meno seri e solenni, è una storia scritta soprattutto per divertimento, senza troppe pretese, perciò non prendetela troppo sul serio.
Inoltre, per ragioni di trama, ho dovuto modificare un po’ le età dei personaggi, rendendoli più giovani o più grandi ed aumentando o accorciando le differenze d’età tra di loro.
Fatte tutte queste premesse, non mi resta che augurarvi buona lettura!

 
 
 
 
 
CAPITOLO 1


Un nuovo anno era cominciato all’Università de’ Medici, l’accademia più prestigiosa di Firenze e forse dell’intera Toscana, nonché una tra le più conosciute anche all’estero.
Leonardo Da Vinci camminava per i corridoi dell'università insieme a due dei suoi migliori amici: Zoroastro e Nico. Dopo un anno sabbatico passato in giro per il mondo, tutti e tre avevano deciso di riprendere gli studi ed erano tornati alla de’ Medici.
Giunti a pochi passi dall'aula in cui si sarebbe tenuta la loro prossima lezione, però, Leonardo si bloccò di colpo, la sua attenzione era stata catturata da una donna di rara bellezza e portamento, con due meravigliosi e magnetici occhi di smeraldo.
Si guardarono per un istante, poi lei proseguì per la sua strada, superando Leonardo e i suoi amici, ma prima di sparire in un'aula si voltò a lanciare un'altra fugace occhiata all'uomo che non le aveva ancora tolto gli occhi di dosso.
«Chi è?» sussurrò appena, continuando a guardare la porta dietro la quale era sparita quella meravigliosa donna.
«Qualcuno a cui faresti bene a non pensare troppo» era stata una voce femminile a parlare. Leonardo si voltò verso la persona in questione.
In piedi davanti alla porta dell’aula se ne stava una ragazza interamente vestita di nero, il volto ovale circondato da lunghi capelli castani da cui spuntava una frangia scalata tinta con le tonalità pastello dell’azzurro, del viola e del verde che andava a coprirle l’occhio destro. Sul sopracciglio sinistro spiccava un piercing di metallo con una borchia appuntita sul lato superiore
Per un brevissimo istante Leonardo non la riconobbe, non conciata in quel modo.
«Possibile che tu stia sempre a cercare di infilarti nel letto di qualcuno?» continuò lei, spostando il ciuffo di capelli colorati che le ricadeva davanti all’occhio.
In un attimo Zoroastro e Nico videro Leonardo correre ad abbracciare la ragazza.
«Emilia!» esclamo allegro, stringendola così forte che quasi avrebbe potuto stritolarla.
Dopo alcuni istanti la lasciò andare e continuò a fissarla, facendo correre lo sguardo tra il suo volto, i suoi capelli ed i suoi vestiti.
«E questo look così…punk?» domandò in un tono tra il divertito e l’incredulo.
L’altra fece spallucce «Che posso dire? Si vede che l’aria di Firenze ha una brutta influenza su di me».
Zoroastro tossicchiò per attirare l’attenzione di Leonardo, sia per chiedergli come mai tutto quell’entusiasmo e chi fosse quella ragazza, sia per fargli notare che stavano bloccando la porta dell’aula e si era creata una fila abbastanza lunga di studenti che li guardavano in cagnesco.
Entrarono in aula e presero posto in una delle file al centro, a quel punto Leonardo fece le dovute presentazioni e finalmente gli altri due capirono che la ragazza era la famosa Emilia di cui il loro amico gli aveva tanto parlato.
Lei e Leonardo erano amici di vecchia data, si conoscevano fin dall’infanzia perché vicini di casa e praticamente erano cresciuti insieme quasi come se fossero fratelli, almeno fino al secondo anno di superiori, dopodiché Emilia e la sua famiglia si erano trasferiti all’estero.
Ovviamente erano rimasti in contatto, anche se non erano più riusciti a vedersi di persona fino a quel momento.
Poco più di un anno prima Emilia lo aveva chiamato e gli aveva detto di aver fatto domanda per entrare alla De’ Medici, dove Leonardo aveva già frequentato il primo anno… ma quella telefonata era arrivata nel momento esatto in cui Leonardo aveva messo piede fuori dall’aeroporto di New York, prima tappa del suo viaggio in giro per il mondo.
Una tra le tappe programmate era Vienna, durante il viaggio di ritorno verso casa, per andare finalmente da Emilia e rivederla dopo quattro anni in cui non erano mai riusciti a farlo, ma a quanto pareva sarebbe dovuto ritornare a Firenze per poter riabbracciare la sua più cara e vecchia amica.
Ora, con Emilia iscritta dall’anno precedente e Leonardo, Nico e Zoroastro che invece si erano presi un anno di pausa, si ritrovavano a frequentare tutti il secondo anno di università.
«È proprio come ai vecchi tempi. Io e te a seguire insieme le lezioni, pronti ad imparare i segreti del mondo» disse Leonardo con una buffa espressione solenne che fece scoppiare Emilia a ridere.
«Io ricordo che ai vecchi tempi eri più interessato ad imparare come toccare nel modo giusto un clitoride o come succhiare perfettamente un…».
«Emilia!» Leonardo la fisso con una strana espressione, un misto di sconcerto e divertimento. Era strano sentire Emilia parlare in quel modo, davanti a persone che aveva appena conosciuto e in un’aula piena di gente che non conosceva. Non che lei fosse mai stata timida o in imbarazzo nell’affrontare certi argomenti, tutt’altro, ma lo aveva sempre fatto con una certa discrezione. Veniva da una famiglia importante, di origini nobili, e l’educazione che aveva ricevuto era stata di un certo tipo.
Era anche vero, però, che l’ultima volta che Leonardo le aveva parlato di persona avevano soltanto sedici anni, quindi era molto probabile che Emilia avesse cambiato atteggiamento in quegli anni. Dopotutto le era bastato un solo anno a Firenze per decidere di tingersi i capelli di colori improponibili e farsi un piercing.
Lei rise ancora per l’espressione di Leonardo, così come fece anche Zoroastro. Nico, invece, arrossì vistosamente per quello che aveva detto Emilia.
Non ci fu più tempo per chiacchiere e battute, perché il professore entrò in aula e la lezione di storia dell’arte moderna ebbe inizio, inaugurando quella prima giornata del nuovo anno accademico.
 
 
Lorenzo de’ Medici, ad appena trent’anni, era già il rettore dell'università che portava il nome della sua famiglia. Suo nonno Cosimo aveva fondato l'università e, alla morte del suo figlio prediletto, padre di Lorenzo, aveva riposto tutte le sue speranze nel giovane nipote.
Quella mattina si era alzato presto, molto prima di quanto fosse necessario per andare al lavoro, reduce da una notte di sonno agitato. Si sentiva come se avesse un brutto presentimento per l’inizio del nuovo anno accademico… e in effetti non si sbagliava.
Appena giunto nel suo studio aveva appreso con sgomento che il rettore Sforza dell'università di Milano, con cui aveva un rapporto di gemellaggio, era stato sollevato dall'incarico a causa di alcuni scandali, e che il nuovo rettore aveva intenzione di sancire un rapporto di gemellaggio con l'università di Roma. Pessima notizia, soprattutto perché Sisto, il rettore e fondatore dell'università di Roma, sembrava intenzionato a distruggere la famiglia Medici ed impossessarsi della loro università per farne una succursale della sua Accademia Santa Sede, di stampo fortemente religioso. Che uomo presuntuoso.
Lorenzo era immerso in quei pensieri quando sua moglie Clarice entrò nello studio senza neppure bussare, il corpo snello e slanciato avvolto in un tailleur grigio che, assieme alla sua espressione tragicamente seria, contribuiva a conferirle un’aria ancor più austera del solito.
«Avevo detto alla segretaria di non far entrare nessuno, ho dei seri problemi da risolvere con l'università di Milano» disse Lorenzo osservando la moglie avvicinarsi alla scrivania.
«Lo so» rispose lei, con un tono che lasciava ben intendere la sua preoccupazione a riguardo «Tutta l'accademia lo sa, le notizie viaggiano in fretta tra gli studenti».
Lorenzo sbuffò cominciando a massaggiarsi le tempie in cerca di una soluzione. Il gemellaggio con l'università di Milano era fondamentale. Entro pochi mesi si sarebbe tenuto il concorso nazionale per scegliere le migliori università italiane, un’occasione importante che avrebbe portato indubbi vantaggi.
Per il concorso ogni università avrebbe dovuto presentare un progetto di importanza tecnologica, artistica, economica o sociale che poteva essere il frutto di un lavoro individuale o di un gemellaggio tra due università, gli istituti vincitori avrebbero avuto automaticamente diritto a partecipare al concorso mondiale ed avrebbero ottenuto finanziamenti e sovvenzioni.
La De’ Medici vantava i migliori corsi e i più capaci studenti in ambito umanistico, soprattutto per quanto concerneva le arti grafiche, ma era carente in altri ambiti, e il gemellaggio con l'università di Milano avrebbe consentito un reciproco scambio di competenze e studenti così da creare un progetto che avrebbe permesso ad entrambe le università di vincere.
«Non temere, marito mio, non abbiamo bisogno dell'università di Milano per vincere» disse Clarice in tono rassicurante, appoggiandosi alla scrivania di legno massiccio «Cosa ne pensi di una festa, invece?»
Lorenzo la guardò allibito, come se fosse uscita di senno e quell’idea fosse la più sciocca ed inopportuna che avesse mai sentito «Una festa?».
«Solleverebbe il morale di tutti, dimostrerebbe che non abbiamo bisogno del gemellaggio con l'università Sforza per vincere e che dunque ciò che è accaduto non ci preoccupa».
Il rettore si strofinò il mento, l’espressione pensierosa. Forse non era una cattiva idea, in effetti. Una festa in pompa magna avrebbe dato l’idea che quella situazione non lo spaventava, avrebbe mostrato che, nonostante tutto, confidava ancora di poter vincere e che non si sarebbe certo lasciato distrarre o intimorire dagli sporchi sotterfugi di Sisto della Rovere.
«Inoltre potresti chiedere ad alcuni studenti di realizzare l’intrattenimento per la festa, magari uno spettacolo che sia degno di nota. Questo ti aiuterà a trovare qualche valido candidato per la realizzazione di un progetto per il concorso» continuò Clarice in tono pratico, come se fosse la cosa più ovvia da fare.
Lorenzo non lo avrebbe mai ammesso, ma spesso sarebbe stato perduto senza Clarice. Tra i due lei era quella in grado di pensare lucidamente senza lasciarsi sopraffare troppo dalle emozioni e dallo sconforto anche di fronte alle difficoltà e agli imprevisti.
Dopotutto era una donna che continuava a stare con un uomo incapace di esserle fedele, e neppure quello era riuscita a sconfortarla.
Lui le sorrise, le prese la mano e gliela baciò «Tu sai sempre qual è la cosa migliore da fare» disse con tono di sincera gratitudine «Penso che mi convenga andare a parlare con Andrea Verrocchio, lui saprà suggerirmi su quale studente riporre la mia fiducia».
 
 
Approfittando della pausa prima delle lezioni e laboratori extra del pomeriggio, Leonardo, Emilia, Nico e Zoroastro erano andati a sedersi sulle scale che portavano a quella che un tempo era stata la cappella del palazzo signorile che ospitava l'università. Stavano passando il tempo chiacchierando e mangiando pizzette comprate al bar, dato che nessuno di loro aveva voglia di mangiare in mensa a causa della folla.
«Devo dire che è un vero piacere averti finalmente incontrata» stava dicendo Zoroastro ad Emilia «Da quando l’ho conosciuto, tre anni fa, Leonardo non ha fatto altro che parlarmi di te ad ogni occasione. Però non mi aveva detto che fossi così bella ed interessante».
Lei, che stava dando un morso alla pizzetta, si bloccò con i denti affondati a metà nella morbida pasta lievitata e prese a fissare Zoroastro con un sopracciglio inarcato in un’espressione tra il perplesso e lo schifato. Infine morse la pizzetta, masticò, deglutì e guardò Leonardo.
«Oh quindi è lui l’amico di cui mi parlavi, quello che fa sempre l’affascinante e ci prova con qualunque cosa dalle forme femminili che sappia respirare».
Leonardo ridacchiò e annuì, cercando di non strozzarsi con il pezzo di cibo che aveva in bocca.
Zoroastro gli scoccò un’occhiata fintamente offesa «Ah perciò è così che parli di me in giro? Come se tu fossi un santarellino!»
«Ma io non ci provo con tutte come fai tu, ci provo solo con chi attira in modo particolare la mia attenzione» ribatté Leonardo prendendo un sorso d’acqua.
«Beh, anch’io ci provo solo con chi attira in modo particolare la mia attenzione».
«Certo, Zo’, il problema è che tutte le ragazze attirano in modo particolare la tua attenzione».
Emilia e Nico scoppiarono a ridere, mentre Zoroastro guardava tutti e tre con un’aria fintamente offesa, ma non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito e, alla fine, anche lui scoppiò a ridere.
«Tu segui qualche laboratorio extra?» domandò Leonardo alla sua vecchia amica, dopo che ebbero finito di mangiare.
La De’ Medici metteva a disposizione degli studenti, oltre alle attività curriculari, un gran numero di laboratori extra per ottenere crediti in più ma soprattutto per ampliare le conoscenze e coltivare interessi anche al di fuori dei piani di studio del corso di laurea scelto, e tali laboratori potevano essere affini agli studi oppure riguardare tutt’altro: partivano dal laboratorio di pittura pratica e arrivavano fino a quello di cucina. C’era davvero una vasta scelta.
Leonardo seguiva quello di pittura e quello di informatica applicata alle arti grafiche.
Emilia annuì «Seguo il laboratorio di teatro e recitazione, e sono il caporedattore del giornale dell’università, per il laboratorio di giornalismo e scrittura».
Gli altri tre la guardarono stralunati.
«L’università ha un proprio giornale?» domandò Leonardo sorpreso.
«Abbiamo un laboratorio di giornalismo e scrittura?» gli fece eco Nico.
«Sì, beh, non mi sorprende che non lo sappiate, in effetti quasi nessuno lo sapeva quando sono arrivata qui l’anno scorso» disse Emilia, poi guardò Leonardo «Tu sai che sono sempre stata appassionata di scrittura e mi piace l’ambito giornalistico, dopotutto sto studiando perché un giorno mi piacerebbe diventare una critica d’arte ed avere una mia rivista dedicata a quest’ambito. Per queste ragioni ho cercato di capire se ci fosse un laboratorio affine al mio interesse, così ho scoperto il laboratorio di scrittura e giornalismo, ma è un laboratorio creato e gestito da studenti, e prima erano davvero in pochi, inoltre senza la direzione di un docente non sapevano bene come organizzare il tutto. Il giornale usciva sporadicamente, soltanto in versione digitale, e gli articoli non erano accattivanti, quasi nessuno lo leggeva e la maggior parte degli studenti ne ignorava addirittura l’esistenza» smise di parlare un istante per poter prendere un sorso d’acqua.
«Ovviamente era un peccato che un laboratorio tanto interessante dovesse trovarsi sull’orlo dell’estinzione, così mi sono unita al gruppo e ho provato a risollevare le cose. Alla fine, con un po’ di organizzazione sono riuscita a far uscire il giornale ogni settimana, stampandolo anche, gli studenti e i professori hanno cominciato a leggerlo e sempre più persone si sono iscritte al laboratorio di giornalismo e scrittura».
Nico e Zoroastro la guardavano ammirati per la sua intraprendenza e tenacia, Leonardo, invece, aveva su un’espressione divertita e un po’ irriverente.
«Maniaca del controllo come al solito, eh? Se le cose non funzionano come secondo te dovrebbero allora fai di tutto per farle andare come vuoi tu» disse infatti lui con aria canzonatoria.
Lei alzò gli occhi al cielo «Così mi fai sembrare una psicopatica».
«Ma tu sei una psicopatica, Emilia» lo disse con affetto, come se più che altro le stesse facendo un complimento. E lei, in effetti, non sembrò prendersela.
Cinque minuti dopo salutarono Nico e Zoroastro, che quel pomeriggio dovevano seguire alcune lezioni. Emilia, invece, non avrebbe avuto impegni almeno per un’altra ora, così aveva deciso di accompagnare l’amico nell’aula in cui il professor Verrocchio teneva il laboratorio di informatica applicata alle arti grafiche. Era stato Leonardo ad insistere perché lei andasse con lui, dicendole che sicuramente quel laboratorio le sarebbe piaciuto e che il professore era davvero eccezionale.
Emilia sospettava che Leonardo volesse passare più tempo possibile con lei ora che finalmente erano di nuovo vicini dopo anni ad accontentarsi esclusivamente di messaggi, telefonate e qualche sporadica videochiamata. In effetti separarsi era stato traumatico per entrambi dopo quasi una vita passata a condividere praticamente ogni singolo momento della giornata, talmente legati l’uno all’altra che nessuno credeva che non fossero fratelli.
Una volta entrati in aula, trovarono il rettore Lorenzo de’ Medici intento a discorrere con il professore.
«Oh, lo studente di cui le parlavo, il prodigioso Leonardo da Vinci» disse il più anziano, indicando Leonardo «Sono certo che lui potrà soddisfare le sue richieste».
Lorenzo si avvicinò a Leonardo con un sorriso di circostanza che non raggiungeva nemmeno lontanamente gli occhi «Lieto di conoscerla» disse osservandolo da capo a piedi, con fredda diffidenza.
Emilia si guardò intorno, osservando l’aula decorata con riproduzioni di dipinti di varie epoche, ma con una particolare attenzione per l’arte contemporanea, intanto ascoltava il rettore parlare con Leonardo di una certa festa e di qualcosa di spettacolare che l'artista doveva creare per l'evento.
«Signorina Rinaldi?» la chiamò Lorenzo quando ebbe finito di parlare con Leonardo.
Lei distolse la propria attenzione da un’opera che aveva iniziato ad osservare con particolare attenzione «Sì, signor de’ Medici?» rispose con tono piatto, ma dentro si sentiva piuttosto agitata. Non aveva dei lieti trascorsi con il rettore.
«Le invierò un’e-mail con tutti i dettagli dell’evento che stiamo organizzando e mi aspetto che lei ci dedichi un buon numero di pagine nelle prossime uscite del giornale, magari senza mettere in imbarazzo l’università. Se farà un buon lavoro, potrei anche decidere di dimenticare l’inconveniente di alcuni mesi fa».
Un sorriso tirato e finto apparve sul volto di Emilia «Certamente».
Lorenzo si congedò, salutando il professore ed uscendo a passo svelto dall’aula.
A quel punto, mentre anche gli altri studenti arrivavano, Emilia e Leonardo presero posto ad uno degli ultimi banchi della piccola aula.
«Cosa hai combinato con il rettore? Sembrava che volesse fulminarti. E di che inconveniente parlava?» domandò Leonardo all’amica, incapace di trattenere la propria curiosità.
Lei lo guardò assumendo un’espressione fintamente contrita, ma si notava lontano da chilometri che in realtà la cosa la divertiva «Sì, ecco, diciamo che da come sono arrivata qui mi sono fatta notare. Prima ho avuto una discussione con il rettore quando non ha accettato di stanziare dei fondi in più per il laboratorio di giornalismo, perché a detta sua non valeva la pena investire più di tanto in un laboratorio creato e gestito da studenti. Poi, prima della fine delle lezioni dello scorso semestre…» e qui Emilia dovette mordersi il labbro inferiore per riuscire a trattenere un sorrisetto irriverente «Devi spere che si vocifera di una relazione tra Lorenzo e una studentessa, Lucrezia Donati, la ragazza che stamattina hai guardato come se volessi spolpartela viva».
«Allora è così che si chiama!» esclamò Leonardo, tutto contento per aver appreso inaspettatamente chi fosse la ragazza in questione, e per nulla turbato al pensiero che potesse essere l’amante segreta del rettore.
«Leonardo!» lo ammonì Emilia, come per dire che non era quello il punto della loro conversazione, ma poi non riuscì a trattenersi dal ridacchiare «Comunque è successo che alcuni mesi fa un vignettista del giornale ha fatto questo disegno che alludeva alla relazione “segreta” tra il rettore e Lucrezia Donati... beh, a lui la cosa ovviamente non è piaciuta, e se l’è presa con me per il fatto che avessi approvato che una cosa simile venisse pubblicata».
Leonardo la guardò con un misto di sorpresa, ammirazione e divertimento «Sei diventata proprio una teppistella. Chi sei? Che ne hai fatto della Emilia sempre attenta alle regole che conoscevo io?».
Lei fece spallucce, continuando a sorridere «Che posso dirti? Mi mancavi. Tra noi due eri sempre stato tu il combinaguai che rendeva meno noiose le mie giornate e bilanciava il mio essere una signorina tutta precisione ed eleganza, perciò da quando siamo stati separati ho dovuto arrangiarmi da sola»
L’altro le rivolse uno sguardo ed un sorriso carichi di sincero affetto, poi le cinse le spalle e l’attirò a sé «Devo ammettere che mi piace questa nuova versione di te» disse per poi darle un bacio sulla fronte.
«Signor da Vinci, potrebbe limitare queste effusioni con la sua ragazza a luoghi che non siano la mia aula? Gliene sarei molto grato» era stato il professore a parlare, attirando l’attenzione di tutti gli altri studenti su loro due.
«Lei non è la mia…» farfugliò Leonardo, separandosi rapidamente da Emilia. Entrambi erano arrossiti.
Spesso erano stati scambiati per fratelli, ma fino ad allora mai nessuno aveva pensato che fossero una coppia.
Gli altri li guardavano sghignazzando, e persino Verrocchio parve divertito. Un attimo dopo attirò nuovamente l’attenzione della classe e cominciò la lezione che aveva preparato per quel primo giorno di laboratorio.
Ancora rossi per l’imbarazzo, Emilia e Leonardo si guardarono e a stento riuscirono a trattenersi dallo scoppiare a ridere.
  
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