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Autore: lmpaoli94    16/02/2023    0 recensioni
La guerra continuava ad imperversare su quelle montagne in cui quando ero un fanciullo giocavo spensierato insieme a tutta la mia famiglia.
Il mio piccolo paese si era completamente svuotato a causa di una guerra al limite dell’indecenza per combattere su ideali che per me non avevano nessun valore.
Una guerra sfornata dall’odio verso la razza con il diniego di Dio che aboliva tale prova.
Sembrava quasi la fine del mondo tutto quel silenzio.
Ma in fondo la fine del mondo per me era solo l'inizio di una prova che mi avrebbe ricondotto verso la mia famiglia fuggita chissà dove e lasciatomi da solo a vagare in mezzo a tutta questa desolazione che ormai sapevo che non poteva ormai mai più appartenere.
Genere: Drammatico, Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto senza capire che cosa sarebbe successo da lì a poco.
Era l’estate del 1944 e il fresco delle montagne rendeva la mia mattinata soleggiata fredda.
Non esistevano feste da molti anni ormai perché i pochi uomini rimasti non avevano più voglia di festeggiare.
San Rocco, il nostro santo protettore, sembrava averci voltato le spalle.
ma se già era un pretesto per non smettere di pregare, io uscii dalla mia abitazione guardando la vallata verdeggiante e alquanto silenziosa.
Silenzio, non riuscivo a sentire altro.
Camminavo nervosamente con la speranza che ci sarebbe stato qualcuno a tenermi compagnia, ma ero da solo.
I miei genitori mi avevano abbandonato e i miei fratelli e le mie sorelle erano fuggite per paura di incontrare quei dannati tedeschi che ormai ci avevano reso la vita impossibile.
Ricordi incommensurabili e dolorosi che mi facevano quasi piangere in quella fredda giornata d’estate che sanciva la fine delle mie paure e l’inizio della mia avventura che mi avrebbe potuto portare lontano.
Avevo poco con me e senza pensare al tempo che non passava mai, speravo che un giorno di questi io e la mia famiglia ci saremmo potuti ritrovare insieme, per essere ancora felici e per poter ancora festeggiare insieme come era successo ogni anno prima dell’inizio della fine.
Mi recai verso la chiesa di San Rocco in quella conca di montagne che sembrava quasi proteggerci dalle intemperie.
Qui i tedeschi non erano giunti o forse sorpresi da tale abbandono, non riuscirono a trovare nessun italiano come me da poter catturare.
E fu per questo che la mia resistenza sarebbe iniziata da quella sera.
Io ero solo un giovane ragazzo di vent’anni che non aveva mai combattuto prima d’ora.
Come poteva riuscire a fronteggiare il suo più grande nemico.
Avevo il timore di venire tradito da ignobili fascisti che avevano venduto la loro vita a quei dannati invasori, senza capire che anche loro avrebbero rischiato la loro stessa esistenza
Come si poteva credere che il nostro futuro sarebbe ancora stato legato a quel futuro tedesco che aveva come preciso pensiero una razza perfetta e la conquista del mondo?
Tutto ciò era folle. E ignobile.
Ma non correvo il pericolo di venir tradito.
La Turrite era quel suono rinfrancante in cui si ergeva sotto la chiesa mentre i rintocchi delle campane stavano per cominciare a suonare.
Era quasi mezzogiorno e il silenzio sarebbe stato rotto dallo scrosciare dell’acqua e dal suono della campana.
Una campana che non riusciva a suonare a festa come un tempo.
Tutto era ricoperto da un silenzio surreale, fino a quando non adocchiai un vecchio pescatore che sperava di poter portare a casa qualcosa da mangiare per poter sopravvivere ancora un giorno. Un giorno come tanti.
Mi avvicinai a lui cercando di non disturbare la sua quiete, con la paura che mi avrebbe potuto uccidere per rapinarmi.
Ma in fondo che cosa gli potevo offrire? Avevo indosso solo dei vestiti logori e fortunatamente non ero colto dagli spasmi della sete e della fame, altrimenti sarei morto di stenti.
ma quando incrociai i suoi occhi azzurri, quel vecchio pescatore mi domandò immediatamente perché non ero a combattere insieme a tutti gli altri giovani italiani che amavano la loro stessa patria.
< Non so combattere. Non riesco a fare niente con in braccio un fucile o una pistola. Ho paura di uccidere. Non sono nato per queste cose. >
< Allora che cosa vorresti fare, ragazzo? >
< Ritrovare la mia famiglia, fuggita altrove in una sola notte per paura di venire catturata. >
< Quindi sei stato abbandonato? >
< In verità sì. Non credo che i tedeschi… >
< I tedeschi non sono mai giunti fin qui. Di questo non devi preoccuparti. >
La tranquillità con cui quel pescatore di parlava, mi rendeva il cuore colmo di speranza ma allo stesso tempo di tristezza.
In fondo, che cosa ci rimanevo a fare a San Rocco in Turrite.
Perché dovevo ascoltare lo scroscio dell’acqua e il suono di quella campana mentre i rintocchi sembravano davvero infiniti?
Il mio pensiero fisso era poter scoprire perché ero stato abbandonato. Ma chi poteva aiutarmi se non la mia famiglia e i miei stessi genitori?
< Come ti chiami, ragazzo? >
< Alberto. E lei? >
< Lei chi? Dammi del tu, per favore. Mica sono una persona pi importante di te, Alberto. >
< Scusa. Non era mia intenzione. >
< Chiamami Filiberto. Filiberto il pescatore. >
< Quanti anni hai, Filiberto? >
< Troppi per combattere… Ma non abbastanza per sperare che un giorno possiamo essere liberi dall’oppressione. >
< Tu dici? >
< Giovane Alberto, la guerra è brutta per tutti, sai? Ma se tu rimani con le mani in mano senza riuscire a fare nulla, come credi di poter dare ai tuoi figli e ai tuoi nipoti un futuro roseo lontano dalla maledizione della guerra? Dobbiamo tutti fare la nostra parte. >
< Ma io non so combattere! >
< Dovrai cominciare proprio adesso, ragazzo. Perchè se vuoi ritrovare la tua famiglia, dovrai combattere. >
< Ma io… >
< Evita di lamentarti. Non ti servirà a niente. >
Cercava di spronarmi quel pescatore. Ed io che lo credevo analfabeta e ignorante… Era davvero una persona intelligente e determinata, cosa che io non ero.
< Dove posso cercare i miei genitori? Non sono mai uscito da questa conca di montagne! >
< Tu devi ascoltare il suono del vento che sferza la tua faccia e il suono della campana del tuo paese per ricordarti che potrai riuscire a combattere in ogni frangente. Ma devi crederci, ragazzo mio. Altrimenti i tuoi flebili sforzi non serviranno a niente… Tu ascolta le parole di questo povero vecchio. Io non sono un pazzo. Voglio solo cercare di aiutarti. >
< Lo so bene. Ormai l’ho capito. >
< Allora che cosa ci fai ancora qui imbambolato? Vai! La tua avventura ha inizio. >
Purtroppo però non avevo niente per riuscire a difendermi o a combattere.
Come potevo credere di riuscire in un’impresa impossibile.
Avevo ancora molte domande da fare a quel vecchio saggio, ma quando rialzai la testa per ringraziarlo, vidi che improvvisamente era sparito nel nulla.
“Che fosse uno spirito guida? O la mia coscienza?” pensai alquanto sorpreso.
Non sapevo davvero come agire, ma non potevo fermarmi.
L’avevo promesso a quel pescatore.
Lo dovevo alla mia famiglia.
Ed è per questo che la mia avventura aveva finalmente inizio.

   
 
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